L’archetipo degli archetipi:Atlantide

 

 

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di Mike Plato

È opinione comune, in ambito esoterico, che la Tradizione Primordiale derivi da Atlantide, cioè da un popolo quasi estinto, i cui superstiti civilizzarono l’intero globo, offrendo non solo una conoscenza scientifica avanzata, ma soprattutto una conoscenza spirituale di altissimo profilo. La stessa Tradizione, a noi pervenuta, tramanda che gli Atl-deì fossero alti sacerdoti di pelle chiara, provvisti di lunga barba caprina, iniziatori delle stirpi dei Re-Sacerdoti sovrumani dell’Antichità, noti spesso come Re sacri o Re Sacerdoti. È un fatto che la Tradizione, soprattutto quella massonica, tramandi che la sacra scienza sia stata insegnata dalla razza degli Atlantidi: “coloro che emergono dalle acque” o “coloro che si salvano dalle acque”, non solo perché scamparono ad un catastrofico diluvio esterno, ma soprattutto a causa del fatto che essi fossero dei potenti alchimisti, la cui opera era finalizzata a dominare il piano animico: le emozioni, le acque.  Se da una parte il grande Mosé era, sul piano animico, un vero atlantideo, poiché era un salvato dalle acque, dall’altra l’altro atlantideo Gesù ne emerse e vi camminò, dominandole. Nel Rito Antico Filosofico Scozzese, al grado 30 di Cavaliere Kadosh, è detto: “L’origine della Massoneria è dovuta al Mercurio Egiziano, meglio conosciuto come il Trismegisto (Toth), cioè Tre Volte Grande, poichè questo antico sovrano di Tebe, che ha dato il suo nome alla Filosofia Ermetica, fu insieme gran Filosofo, gran Sacerdote e gran Politico. Questo essere, di cui la gratitudine degli uomini ha fatto l’apoteosi, ponendolo nella classe degli Déi, era della famiglia degli Atlanti, che hanno portato nei paesi meridionali e settentrionali dell’Asia e sulle sponde del Nilo gli avanzi delle Arti e delle Scienze di un antico mondo sepolto sotto le acque”. Non è ancora certa l’ubicazione di Atlantide, ma non ci sentiremmo di escludere che fosse una civiltà multi-dimensionale, poi “caduta” (sommersa) in vibrazioni, e destinata a civilizzare il globo, tentando la risalita. La stirpe adamica, quindi, potrebbe essere qualcosa di diverso dall’homo sapiens, e mi pare che i ritrovamenti dei crani dolicocefali possano rappresentare un valido indizio in tale ottica, poiché la loro diversa struttura fisica e conformazione cranica rifletterebbero una diversità animica, secondo il sacro principio per cui ciò che è dentro è anche fuori. Supporterebbe quest’ipotesi la traduzione araba del termine “Atlas”. Nella cosmogonia del sommo maestro sufico Ibn Arabi, come descritta nel suo Il Nodo del Sagace (ediz. Mimesis), questo termine-chiave significa “cielo senza stelle”, il corrispondente dell’Empireo (regni celesti più vicini a Dio) dei misteri greci, dell’Eden e della Salem biblici, del Qaf dell’Islam, del Pleroma dello gnosticismo, dell’Ogigia greca, dell’Avalon dei celti, del Wahalallah degli scandinavi, dell’Agharta dei miti sul Re del Mondo, del Mer e del Kert egizi, del Meru induista, dell’Alborj Mazdeo, della Mshunia Kushta mandea, dell’Hurqalya (terra di luce) dei manichei, della Terra dei Vivi (Tir-na-m beo) dei sacerdoti Bon del Tibet, del Dilmun dei sumeri e della misteriosa Azuchan del Libro di Enoch. La mitica Atlantide non sarebbe quindi un luogo fisico, ma rappresenterebbe un piano di coscienza superiore a quello umano, una dimensione più elevata. Ritengo che l’archetipo atlantideo non debba godere di un’interpretazione esclusivamente materiale. In tal senso, è sterile la guerra dei ricercatori sulla reale ubicazione di Atlantide, da essi cercata nel Mediterraneo, nell’Atlantico, nel Pacifico o chissà dove. L’approccio all’archetipo, perché di archetipo si tratta, deve essere di natura intuitivo-spirituale, ed in dimensionssv6.jpgtale direzione il livello più profondo suggerirebbe che Atlantide e la sua sommersione siano fenomeni di natura metafisica. La tradizione cabalistica, in particolare la branca luriana, è quella più coerente con un simile approccio. Isaac Luria tramandava un’antica verità, poi ripresa in ambienti non propriamente cabalistici da Jacob Böhme e da Martinez de Pasqually, secondo cui prima del ciclo narrato in Genesi 1, tutti i livelli dell’universo fossero al loro giusto posto, finchè una catastrofe cosmica fece sì che ogni livello-regno (dimensionale) collassasse e cadesse a quello immediatamente inferiore. Il penultimo, ossia l’Eden-Atlantide, collassando, si mescolò con l’ultimo: di qui il mito cabalistico delle scintille divine intrappolate nel regno delle diaboliche qlipphoth (le scorze di dura materia), ed il mito gnostico che vede questo mondo dimensionale come “orrida mescolanza”. Nel trattato gnostico della Pistis Sophia, Gesù allude proprio a questo come al Mondo della Miscela.  Allo stesso modo il mito egizio dello smembramento di Osiride in mille pezzi (scintille di luce), il mito induista del Purusha smembrato, quello biblico dell’Adam Qadmon smembrato, il Primo Adamo del sesto giorno che fu ridotto in “afar” (ebr. polvere) identificano simbolicamente questo evento metafisico. Per essere pratici, il mondo di sopra, più sottile, inteso come un Eone (grande essere o grande uomo) si intrecciò inestricabilmente col mondo di sotto, più denso. Questo è il livello più elevato di interpretazione dell’archetipo della “sommersione di Atlantide”. Per questa ragione, dicono sia gli gnostici che i cabalisti, questo mondo è sia buono che cattivo. Per questo, spirito e materia sono uniti in matrimonio e si combattono continuamente.  Luria insegnò il principio del tiqqun, visto come un processo di restaurazione macrocosmico relativo alle particelle di luce disperse nella materia in seguito alla sommersione cosmica che si reintegrano. E’ ovvio che questo processo di restaurazione dovesse essere operato non solo a livello cosmico, ma anche individualmente attraverso l’iter reintegrativo alchemico, attraverso cui tutte le cose riprendono il loro giusto posto. Un secondo e meno profondo livello interpretativo vedrebbe Atlantide come una Tradizione e una stirpe perduta su questo piano, seppur originante da un piano superiore, e la sua sommersione indicherebbe che la sacralità fu sostituita dalla profanità, che il vero male sommerse il vero bene (conoscere Dio e servirlo). Forse, l’addentellato è Genesi 6:5: “Elohim vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male”. Di qui la decisione di Elohim di sommergere l’umanità. Ma chi è Elohim, e in cosa consisteva tale sommersione? In un opuscolo conservato dal ramo nazirita-ismaelita intitolato Hafi Bab-i-Sayydna, si tramanda qualcosa di illuminante sulla reale valenza simbolica della “sommersione atlantidea” e si offrono le risposte agli enigmi che ho posto: “Malik Solem (Melkisedeq Re di Salem, n.d.a.) verrà alla resurrezione. Egli giudicherà e svelerà i misteri divini che i profeti hanno tenuti segreti durante il periodo della Legge religiosa. Nell’era di Adamo, Egli era chiamato Mawlana Malik Solem. Gli incidenti causati da Iblis (il Serpente ingannatore n.d.a.) ebbero luogo nel periodo di questo personaggio. Nell’epoca di Noè, in cui il popolo è costituito dai Brahamani, il nome benedetto di Mawlana era Malik Yazdak. Sotto di lui si produsse il diluvio, e fu a Lui che Noè si rivolse per far perire il popolo con il diluvio. Egli esaudisce la preghiera di Noè e stabilisce che il periodo della Legge Religiosa (che fu consegnata a Mosè n.d.a.) venisse istituito al fine di annegare (si badi bene al termine “annegare” n.d.a.) tutti gli uomini sotto la Sari’a (il senso esteriore delle sacre scritture n.d.a.). Quelli che erano ciechi alla verità furono sommersi (altro termine associabile al diluvio metafisico n.d.a.); furono salvati solo coloro che Dio (Mawlana) volle. Ancor oggi il popolo di Noè afferma che alla resurrezione (la fine dei tempi n.d.a.) Malik Yazdaq ritornerà, presiederà al grande giudizio e invierà al paradiso o all’inferno coloro che li avranno meritati. Nell’epoca di Abramo, Malik Yazdak si presenta ad Abramo con il nome Maliku’s-Salam. Nell’epoca di Mosè, si manifesta sotto il nome di Du’l Qarnain, quello dalle due corna”.  Quindi, Elohim sarebbe Melkizedek-Metatron che decise di allontanare l’umanità indegna dai misteri, facendoli custodire solo a pochi eletti che, ciclicamente, si riunivano in ordini che fossero il riflesso in terra del supremo Ordine di Melkizedek: il Cristo. La Tradizione Atlantidea si rivelerebbe, di conseguenza, una Tradizione proveniente da un superiore piano dell’essere, acquisibile solo da coloro che, pur essendo caduti, da quel piano provengono e a quel piano devono tornare, utilizzando proprio la più grande delle arti: l’alchimia.

L’archetipo degli archetipi:Atlantideultima modifica: 2009-03-11T13:56:00+01:00da mikeplato
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One Response

  1. frantzisca
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    Ciao
    mi sono permessa di utilizzare la foto del tuo post per illustrare una mia poesia, ne ho citato la fonte, se sei contrario fammi sapere provvederò a rimuoverla.
    Cmq grazie alla ricerca ho scoperto il tuo blog, molto piaciuto tornerò, ho visto articoli che m’interessano, questo su Atlantide dovrò rileggerlo ci sono delle implicazioni che debbo metabolizzare…
    felice di averti scoperto

    frantzisca

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