CHE COS’E’ IL SUFISMO

sufi-dancer-egypt-photographic-print-c12851258.jpeg
Brani Scelti Da Un Discorso Pronunciato Alla Sorbonne Nel 1963. (di Dottor Javad Nurbakhsh)

Introdutzione:

Essenza e definizione del Sufismo: L’essenza del Sufismo è la Verità, la definizione del Sufismo è l’esperienza e la realizzazione disinteressata della Verità.

Pratica del Sufismo: Il metodo del Sufismo è l’intenzione e la determinazione ad andare verso la Verità con i mezzi dell’Amore e della devozione. Questo pratica ha per nome Tariqat, la via spirituale o il Cammino verso Dio.

Che cosa è un Sufi: Il Sufi è l’innamorato della Verità; è colui che per mezzo dell’Amore e della devozione, va verso la perfezione di cui tutto il mondo è realmente in cerca. Come lo necessita la dignità dell’Amore, il Sufi si distacca da tutto fuorché dalla Verità Reale. per questa ragione è detto nel sufismo che: “Coloro che sono interessati all’Aldilà non possono dare importanza al mondo materiale. Alla stesso modo, coloro che sono coinvolti nel mondo materiale non possono essere interessati all’Aldilà”. Ma il sufi (per la dignità dell’Amore) è incapace di occuparsi dell’uno o dell’altro di questi due mondi.

Questa stessa idea è espressa da Shebli che diceva: “Colui che muore per amore del mondo materiale, muore da ipocrita. Colui che muore per amore dell’aldilà muore da asceta. Ma colui che muore per Amore della Verità muore da Sufi”.

Il Sufismo

Il sufismo è una scoula di realizzazione etica mediante illuminazione interiore e non mediante ragionamenti intellettualistici; implica rivelazione, testimonianza e non logica.

Per Etica si intende la morale che trascende semplici convenzioni sociali; un modo di essere che è la realizzazione degli Attributi di Dio.

Spiegare cosa è la Verità non è facile. Le parole limitate come sono, non potranno mai esprimere la Perfezione dell’Assoluto, dell’Illiminato. Così in coloro che sono imperfetti nascono dubbi e smarrimenti. Ma se non si può esaurire l’acqua dell”oceano, vi si può almeno smorzare la propria sete.

I filosofi hanno scritto innumerevoli volumi e parlato senza fine della Verità, ma senza essere esaurienti. Per cui vedono solo una parte dell’Assoluto e non l’Infinito nella sua globalità.

E’ infatti vero che i filosofi vedono è giusto; ma non è che una parte dell’insieme. Unanimemente sappiamo che la parte corrisponde al tutto.

A tale proposito ricordo la famosa storia, raccontata da Rumi, di un gruppo di Indù che non avevano mai visto un elefante. Un giorno, giunsero in un luogo in cui ce n’era uno. Nell’oscurità completa si avvicinarono all’animale e ognuno, dopo averlo toccato, descrisse ciò che pensava di aver percepito. Naturalmente le descrizioni erano diverse. Coloro che avevano toccato la zampa dell’animale, pensavano fosse una colonna. Altri, che avevano toccato l’orecchio, dissero che era un ventaglio, altri ancora lo definirono dalla proboscide e così via.

Ciascuna delle descrizioni corrispondeva esattamente alle diverse parti che ognuno aveva toccato, ma la realtà dell’insieme era ben lontana dai singoli concetti. Se avessero avuto una candela, le divergenza di opinioni non sarebbero emerse. La luce avrebbe rivelato nel suo insieme l’elefante. E’ soltanto con la luce della Via spirituale e della Via mistica, che la Verità può realmente essere conosciuta.

L’individuo deve divenire testimonianza della Perfezione dell’Assoluto, perché possa vedere con la vista interiore di chi percepisce la Realtà nella sua interezza.

Questa testimonianza si manifesta quando si diventa perfetti, cioè quando si perde la propria esistenza parziale nel Globale.

Se il tutto può essere paragonato all’Oceano, e la parte a una goccia, il sufi dice che è impossibile vedere l’Oceano con l’occhio della goccia. Tuttavia, quando la goccia si confonde con l’Oceano, può vedere l’Oceano con l’occhio dell’Oceano.

Come è possibile raggiungere la perfezione?

L’uomo è dominato dai sensi e, se permane imprigionato dagli istinti abituali, si allontana dall’armonia e dunque si ammala.

La sua malattia, causa alterazione dei sentimenti e, di conseguenza, pensieri e percezioni diventano incerti.

Così sia la fede che la conoscenza individuale della verità si allontanano dalla realtà.

Per poter progredire verso Perfezione, l’individuo deve, prima di tutto, cambiare il suo modo negativo di pensare e tramutare le sue passioni in virtù. Perché ciò avvenga bisogna armonizzarsi con la Natura Divina. Questa via d’Armonia (la Via Spirituale), consiste nella povertà spirituale; nella devozione e nel ricordo constante di Dio; totalmente dimentico si sé. In questo modo, l’individuo percepisce la Verità quale essa è veramente.

Ascetismo e astinenza nel sufismo

Per poter percorrere la via, il sufi ha bisogno di energia che trae da una buona alimentazione.

E’ stato detto che tutto ciò che il sufi mangia è trasformato in qualità e luce. Mentere il nutrimento di coloro che sono schiavi dei propri desideri e turbamenti non farà che aumentare le pulsioni egoistiche, allontanandoli ancora di più dalla Verità.

A questo proposito, Rumi ha scritto:

Costui mangia e solamente avarizia e invidia ne risultano,
invece costui si nutre e il risultato è la luce dell’Unico.
Quest’altro mangia e gliene viene solo impurità,
mentere quello nutrendosi
diventa luce di Dio.

E’ allora chiaro che il Sufismo non è fondato su pratiche ascetiche come l’astinenza dal cibo. Nella nostra scoula, al viaggiatore sulla via di Dio; viene consigliato di astenersi dal mangiare soltanto quando è malato o preda delle passioni. In questo caso, il Maestro o la Guida Spirituale, lo autorizza ad astenersi dal mangiare per un certo lasso di tempo, consigliandogli di concentrarsi piuttosto su pratiche spirituali.

In questo modo, l’eccesso è trasmutato e l’essere interiore del viaggiatore diventa armonioso. Il darvisc potrà così continuare la sua difficoltosa ascesa verso l’Infinito.

I filosofi che praticano l’induismo, credono che nel digiuno si trovi la forza necessaria per la purificazione dell’individuo.

Nel sufismo, invece, la sola astinenza non basta a purificare l’individuo. E’ vero che l’ascetismo e l’astinenza danno uno stato spirituale particolare, nel quale la percezione dell’individuo potrebbe essere acuita. Ma le nostre passioni potrebbero essere paragonate ad un drago, che diventa meno potente durante il digiuno, ma appena sazio, si rianima, diventa più forte che mai e cerca di soddisfare i suoi desideri.

Nel Sufismo è per mezzo della Tariqat (la Via Spirituale) che le passioni vengono progressivamente purificate e trasformate in Attributi Divini, finché tutto ciò che è coercitivo dell’io individuale, scompare. Allora, tutto ciò che resta è il Perfetto, I’Io Divino. Ascetismo e astinenza, al confronto di un impresa così precisa, sono praticamente senza valore.

La via spirituale (Tariqat)

La Tarigat è il cammino, la Via attraverso la quale il sufi si pone in armonia con la Natura Divina. Come abbiamo detto, questa via comprende il “fagr”, cioé la povertà spirituale, la devozione, e il ricordo continuo e disinteressato di Dio, che sono rappresentati dal Kherqe, investitura onorifica del discepolo.

1. La Poverta Spirituale (Faqr)

E’ contemporaneamente il sentimento di essere imperfetto e bisognoso e l’aspirazione alla Perfezione. Il Profeta Maometto diceva: ” La povertà spirituale è il mio orgoglio “. E Dio rivelò al Profeta: ” Di, o Dio, accresci la mia vera conoscenza di Te “(Corano: Ta Ha; 144).

Come indica quest’ultima frase, benché il Profeta avesse il compito onorifico della Profezia, era necessario che si sentisse povero e quindi desideroso di essere più vicino all’Essenza di Dio.

2. L’Investitura Onorifica (Kherqe)

Il Kherqe è il mantello d’onore del darvisc. Esso simbolizza la Natura Divina e i Suoi Attributi. Alcuni hanno erroneamente pensato che il mantello possieda, di per sé le proprietà relativa agli Attributi Divini e hanno ritenuto che portandolo si divenga santi. Al contrario il fatto di portare un ” abito spirituale “, non rende necessariamente spirituali.

I sufi indossano ciò che vogliono o ciò che piace a loro, ma restando in armonia con ciò che è socialmente accettato. Ali, il primo Imam, diceva: ” Il tuo abito non deve essere tale da provocare disprezzo, ammirazione o invidia” . perciò non è l’abito che fa il sufi, sono piuttosto i suoi atti e il suo stato interiore.

” Riposa sul trono del cuore,
sei un Sufi
nella purezza delle tue maniere”.

— di Sa’di

Il mantello è tessuto con l’ago della devozione e col filo del Ricordo Permanente di Dio. Colui o colei che voglia essere onorato di questo mantello di povertà deve, con devozione, sottomettersi ad una Guida Spirituale.

La vera devozione attira il cuore dell’individuo verso il Beneamato. Ciò implica un’ attenzione continua alla Verità Reale e uno sforzo costante nel distogliere l’attenzione dal “sé”.

L’indiscutibile sottomissione alla guida spirituale è indispensabile.

La guida, con mezzi spirituali, penetra nelle profondità dell’anima del discepolo, trasmutando le sue qualità negative liberandolo dalle impurità del mondo della pluralità. In altri termini, la guida prende l’ago della devozione dalle mani del discepolo e tesse per lui il mantello del sufi, con il filo del Ricordo Permanente di Dio. Solo allora per mezzo della Grazia del mantello dei Nomi e degli Attributi divini, il discepolo diventerà un Uomo Perfetto.

3. RICORDO PERPETUO DI DIO (Zekr)

Le forze dell’Unicità Assoluta, attraverso il canale della Divinità, possono manifestarsi negli esseri.

Ogni essere secondo la sua capacità, beneficia di queste Forze Divine.

Nell’ambito del linguaggio, le manifestazioni di queste forze o verità sono espresse dai Nomi Divini. Così, per esempio: il Vivente (al-Hayy), che significa che la vita universale gli è subordinata, e il Trascendente (al-Ali), che significa che la forza dell’universo gli appartiene.

I Nomi Divini, nel ricordo continuo e permanente di Dio (zekr), sono prescritti dal Maestro della Via Spirituale, allo scopo di preservare i discepoli dal dominio dell’ego, dalle pulsioni naturali. Ma questo ricordo ha valore solo se tutti i sensi dell’individuo vengono a centrarsi totalmente sul Significato Reale di questi diversi Nomi. E’ solamente per mezzo di una perfetta conoscenza del significato e della Verità di questi Nomi Divini che l’attenzione sull’io sparisce. Allora l’ego si purifica e si orna dagli Attributi Divini. Il poeta Maghrebi ha detto:

” Il Beneamato si manifestò così lungamente
al mio cuore predisposto
che dei suoi Attributi e della sua Natura
completamente si impregnò “.

E’ soltanto così che la ripetizione dei Nomi Divini (litania o zekr) poù essere definita ricordo disinteressato di Dio. Il discepolo è simile ad una macchina la cui energia proviene dalla devozione. questa macchina, con l’aiuto prezioso dello zekr, trasforma tutte le passioni in Attributi Divini.

Gradualmente, l’io del discepolo sparisce e lascia il posto alla Natura Divina; solo allora il discepolo può ricevere l’investitura del sufi. Il suo cuorre e la sua anima si illuminano della grazia degli Attributi Divini. In questo stato, il discepolo è pronto a partecipare alla festa spirituale dei sufi che ha luogo nella ” Taverna della Rovina ” (Kharabàt). Questo è lo stato spirituale del totale annullamento in Dio (fana). Ora il sufi percepisce direttamente i segreti della Verità. Come è detto nel Corano (al-waqe’a, L’Avvenimento; LVI: 79): ” Solo i puri possono provarla “. Puri, nel sufismo, sono chiamati gli esseri perfetti.

Per poter dimostrare come si pratica il ricordo di Dio (zekr), prediamo l’esempio del ” la elàha ella’ llàh ” che significa ” non c’è alcuna divinità oltre a Dio Unico “.

I sufi si siedono, con le gambe incrociate o sui talloni, la mano destra posta al di sopra del ginocchio sinistro, e la mano sinistra sul polso destro. In questa posizione le mani e le gambe dell’individuo formano un “la” (no in arabo) che simbolizza la non esistenza del sufi di fronte al suo Beneamato. In questa posizione il sufi deve rinunciare a questo mondo, all’altro mondo e a sé medesimo. Il “la” delle braccia comincia dall’ombelico e continua su sino al collo del discepolo. E’ come un paio di cesoie, che simbolizzano il distacco; l’assenza della testa, del sé, e la rinuncia della fede e dell’attaccamento all’esistenza limitata dell’individuo.

Con la elàha (Dio), il sufi inclina la testa e la gira verso destra in un semicerchio. Questo è chiamato arco dell’esistenza possibile (emkàn). Questa parola simbolizza la negazione o piuttosto la rinuncia alla credenza di tutto ciò che non è Dio o il mondo di emkàn. ” Altro all’infuori di Dio ” nel sufismo significa ogni esistenze effimra, limitata e possibile; gli esseri umani si preoccupano di queste esistenze possibili al posto dell’Eternità che comprende il Necessario e l’Assoluto Reale di Dio. Allora, con ella llàh, inclina e volge la testa a sinistra. Questo è chiamato arco della necessità (l’arco del vogiube) e simbolizza la realtà del Necessario, la Realtà Assoluta.

La Manifestazione del Divino (Mazhariat)

Poiché le parole simbolizzano oggetti, conceti e realtà, i sufi credono che coloro che iniziano a percorrere la Via (i discepoli) con l’aiuto del ricordo costante e con la completa attenzione al significato del ricordo do Dio, diventano la vera manifestazione del ricordo stesso; in altri termini ricordando costantemente e disintressatamente Dio, il sufi diviene Superiore e questo è uno degli Attributi Divini.

I sufi credono che ci sia un attributo Divino particolare che domina l’essere di ogni profeta e di ogni santo (wali), per cui si potrebbe dire che ciascuno di loro è la manifestazione di una teofania particolare. Per esempio, i sufi considerano Mosè come il simbolo di oluwyàt (superiorità o aspetto trascedente della realtà), grazie alla capacità che aveva di indirizzarsi direttamente a Dio senza alcun intermediario. Nel Corano, Dio dice a Mosè: ” non temere nulla perché sei il Superiore ” (Il Corano: Ta Ha; XX: 68).

Gesù è la manifestazione della Profezia. In effetti, ancora bambino, esclamò: ” Dio mi diede il Libro e mi nominò suo inviato ” (Il Corano: Maria; XIX: 30).

Tutti i profeti incarnano l’Unita Divina e la Perfezione, ma il profeta Maometto ne è la manifestazione suprema. E’ il simbolo del Nome Superiore (al-A’zam). Il Suo Nome è il più glorificato di tutti i Nomi Divini, poiché li comprende tutti. Perciò Maometto è l’incarnazione spirituale e la manifestazione dei Nomi Divini.

Maometto stesso diceva: ” La prima cosa che Dio ha creato era la mia Luce “.

Inoltre, ogni profeta è la manifestazione di un solo Attributo Divino, mentre tutti gli Attributi si ritrovano nel nome più glorificato: il nome al-A’zam di cui Maometto era il simbolo.

In altri termini, Maometto è la manifestazione del Grande Nome.

Così, per il fatto che la sua manifestazione include tutti i Nomi, egli viene gerarchicamente prima di tutte le creature. per questa ragione ha detto: ” Ero l’inviato di dio, quando Adamo era ancora fra acqua e fango “.

Samà

Se nonsei con il Beneamato,
perché non lo cerchi?
E se arrivi al tuo Beneamato,
perché non ne gioisci?

L’aspetto musicale ed estatico del sufismo si chiama samà. Il Sufi durante il suo rapimento spirituale, rivolge l’attenzione del suo cuore al Beneamato attraverso movimenti particolari, spesso con una musica speciale e ritmica ripetendo lo zekr. In questo stato di ebbrezza spirituale, il sufi è paragonabile all’innamorato per eccellenza che non ha niente altro nella sua mente fuorché Dio. Con tutte le sue facoltà è attento al Beneamato ed è totalmente distratto per tutto il resto e dimentico di sé. Non tutti i discepoli sono autorizzati ad impegnarsi nel Samà. Soltanto la guida spirituale decide dell’opportunità di tale pratica.

Può perciò prescrivere il Samà come un vero e proprio rimedio o talvolta proibirlo.

La Santità (Welayat)

Abbiamo detto sopra che il fine del Sufismo è formare Uomini Perfetti che riflettano i Nomi e gli Attributi Divini.

Nell Sufismo, l’Uomo Perfetto è chiamato anche “Wali” (santo), parola che significa letteralmente “amico sincero”; tutti i profeti sono stati anche santi. Il grado spirituale di santità è uno stadio che indica lo stato interiore dell’individuo, mentere il rango di profeta riflette la missione dell’individuo come inviato di Dio.

La missine profetica di Maometto era contemporaneamente la Santità Assoluta e la Profezia. Ali pur non essendo un profeta ha raggiunto la stessa Sanitità Assoluta.

Maometto diceva: ” Ali ed io siamo della stessa luce ” e Ali diceva: “Spiritualmente, sono sato con tutti i profeti”.

Per i grandi sufi, i santi comprendono i successori di Ali, nel suo ruolo politico-spirituale, come primo Imam sciita. Tra i santi ci sono anche i Grandi Maestri degli Ordini Sufi che hanno seguito la via esoterica tracciata da Ali.

Questi Esseri di luce, ciascuno secondo la propria capacità, si sono dissetati alla fontana della Verità.

Solo Dio conosce veramente i loro diversi livelli spirituali. In una delle tradizioni del profeta, (hadith), Dio dice: ” I miei amici sono sotto il mio vessillo, nessun altro all’infuori di Me li conosce “.

La maggior parte della gente non ha l’attitudine necessaria per conoscere i santi. Inolte, bisogna aggiungere e sottolineare che il contenuto non poù mai conoscere il contenente. La vera conoscenza dei santi, che non è una facoltà facile o comune, proviene dall’essere consapevoli di avere una realtà interiore.

Un errore comune a molta gente è credere che vivendo da eremita, si diventi santi. Mentere nella via del sufi, di Maometto e di Ali, si deve vivere in società. Restare in isolamente, lontano dal contatto col mondo, non ha valore spirituale duraturo.

Maometto diceva: ” La fede di un credente non è perfetta fino a che mille uomini di irreprensibile rettitudine non lo abbiano incolpato di ateismo “. Quello che voleva dire è che la conoscenza divina di un credente perfetto è al di là del livello della capacità di intendere della maggior parte della gente. Coloro che sentono parlare un tale Uomo Perfetto, premesso che non possono percepire la verità di ciò che dice, lo tacciano di miscredenza. Un vero credente, un sufi, deve vivere nella società, servirla e guidarla, deve essere il veicolo attraverso il quale la società riceve la Grazia Divina. E’ per questa ragione che l’accordarsi, l’adattarsi, e l’armonizzarsi con l’ambiente, l’essere in pace con il tutto sono requisiti basilari dell’Uomo perfetto.

La Purificazione e i suoi stadi

Gli stadi della Purificazione sono i seguenti:

1. L’io svuotato da sé stesso (L’eliminazione o takliyà).
2. L’io illuminato (L’illuminazione o tajliyà).
3. L’io ornato (L’ornamento o tahliyà).
4. L’io scomparso (L’annichilimento o fanà).

Questi stadi si manifestano nel corso del ricordo disinteressato di Dio (zekr).

Il primo stadio, l’essere svuotato di sé stesso, implica il rigetto delle qualità negative, delle passioni che vengono dall’io egoista.

Il secondo stadio, quello dell’io illuminato, implica svuotare il cuore e l’anima dalle impurità.

Nel terzo stadio, l’essere interiore dell’individuo si adorna degli Attributi Divini.

Finalmente l’essere interiore del discepolo diventa completamente colmo degli Attributi della Verità-Reale, nella misura in cui non c’è più alcun segno della propria esistenza limitata. Questo quarto stadio è chiamato ” l’io scomparsa ” (fanà). Un poeta sufi ha detto:

Ho pensato a Te così spesso
che sono diventato Te.
A poco a poco Tu sei avvicinato
e a poco a poco io sono scomparso.

Il discepolo attraverso questi gradi di purificazione, viaggia sulla Via interiore, la Via spirituale (Tariqat). Ma egli (o ella) può fare questo viaggio solo seguendo i doveri e gli obblighi della religione. Dopo aver percorso questa via, il discepolo diventa un Uomo Perfetto e arriva alla soglia della Verità (Haqiqat).

Maometto ha detto: ” La shari’at è la mia parola, la tariqat le mie azioni e l’haqiqat è il mio stato “.

Si potrebbe considerare il viaggio attraverso l’haqiqat, attraverso la Verità come una formazione nell’Università Divina, la ” Taverna della rovina ” (Kharabat). In questo reale centro di studi superiori non ci sono professori, la sola guida dello studente è l’Amore Assoluto. Qui L’Amore è il solo maestro, il solo programma di studi, ma anche l’essere interiore dell’individuo. Prima del suo ingresso in questa Universita, un individuo perfetto potrebbe essere ancora definito. Ma una volta entrato nella Realtà, egli diventa indefinibile, al di là mondo delle parole.

Fino alla riva dell’Oceano del fanà
si intravendono le orme
che spariscono poi
nell’Oceano del ” la” (non).
— di Rumi

Se gli domandate il suo nome, come Bayazid, risponderà: ” E’ da molto tempo che l’ ho perduto. Più lo cerco, meno lo trovo”.

Se gli chiedete della sua religione, come Rumi, risponderà:

“La via di un innamorato
non è fra le religioni.
La chiesa e lo stato degli amanti
è Dio “.

Se gli domandate come sta, come Bayazid risponde: ” Non c’è che Dio sotto il mio mantello “.

Se parlasse come Hallaj, potreste sentirlo cantare: ” Sono la Verità ” (Ana’l-Haqq).

Tali parole veramente non possono venire che da Uomini Perfetti che hanno perduto il loro “io” e sono divenuti la manifestazione della Natura dei Misteri Divini. Il loro io ha preso il volo e solo Dio è rimasto.

CHE COS’E’ IL SUFISMOultima modifica: 2009-07-24T15:37:35+02:00da mikeplato
Reposta per primo quest’articolo