PICO, LA CABALA CRISTIANA E LA MAGIA DEL RINASCIMENTO

di Mike Plato

Pico della Mirandola-FD.jpg
un noto profilo di Pico della Mirandola

Valente studioso della Tradizione per antonomasia e uomo dalla cultura vastissima, Pico della Mirandola seppe fondere la sapienza ermetica ebraica con quella cristiana, portando al mondo occidentale la conoscenza della Cabala.

Non v’è bisogno di descrivere la vita di Pico dei Conti della Mirandola, meglio noto come Pico. Si tratta di uno degli Intelletti spirituali più brillanti, non solo del Rinascimento ma dell’intera storia dell’umanità, tenendo conto del fatto che il suo tentativo di sintesi universale è avvenuto a un’età assai precoce. Nato nel 1463 a Firenze, solo 23 anni dopo, sicuro di se stesso, si recò a Roma con le sue 900 tesi o sentenze estratte da tutte le filosofie, offrendosi di provare come tutte fossero conciliabili. La pubblicazione delle Tesi avvenne senza la preventiva approvazione della Commissione Pontificia, il che, già di per sé, suonò come una sfida. Si tratta di una vera Magna Charta della Sapienza universale, il manifesto dell’universalismo religioso-filosofico-magico, il proclama del vero sincretismo. Il dibattito, che egli intese suscitare, non ebbe mai luogo e piuttosto alcune tesi più che altre suscitarono l’ira dei teologi legati al Vaticano e la condanna da parte della Santa Sede, irritata dalla sfrontatezza del giovane genio. Ciò costrinse Pico a stendere un’Apologia, solo l’anno seguente, contenuta all’interno di quel capolavoro che ha nome Horatio de Dignitate Hominis. Ciò che più indignava Roma era il tentativo di conciliazione pichiano dell’Ebraismo col Cristianesimo, e delle due religioni con l’astrologia antica e dotta e la magia. Ma più di tutti era la parola Cabala che fece saltare dal trono Papa Innocenzo VIII. Tre Tesi furono dichiarate eretiche, dieci non cristiane, ma tutte furono condannate. Troppo illuminato e ispirato era il Pico, per essere tollerato. Egli era un portatore di luce, faceva conoscere all’Occidente la Cabala ebraica, le sephiroth, l’ultra-fisica della Merkaba, e intuiva che il vero Cristianesimo fosse connesso con l’esoterismo ebraico celato nella Torah. Intuiva, cosa gravissima per l’establishment religioso, che il Cristo avesse a che fare con Cabala e Magia, e questo non poteva essere sopportato da chi tentava di gettare strati e strati di tenebra sugli intelletti di quel secolo. La furia arcontica che ne seguì portò ai sinistri roghi veneziani, in cui le Tesi pichiane furono bruciate per ben 14 giorni consecutivi! Pico fu costretto a fuggire in Francia, ma a Lione fu arrestato dai messi di Filippo di Savoia e poi rilasciato grazie all’intervento di Lorenzo il Magnifico, grande estimatore del piccolo genio. Pico fu costretto alla sottomissione e convinto a non insistere.

La Concordia Universalis
Come accennato, Pico a 23 anni era già un profondo conoscitore di filosofie antiche e di religioni, in particolare Ebraismo e Cristianesimo. Un intelletto luminoso tende sempre a unire ciò che è sparso e riesce sempre a vedere l’unità nella molteplicità, la luce unificante nel caos. Pico non fece eccezione. Teologie, filosofie e religioni dovevano cercare un denominatore comune e tendere alla concordia universale, ciò che Pico chiamava Pax Unifica. Questo tentativo richiedeva una conoscenza senza pari ed è sorprendente pensare che questo genio l’avesse conseguita in così giovane età. Nell’Apologia citata egli scrisse: «quelli che seguono una qualunque scuola filosofica, di San Tommaso per esempio o Duns Scoto… cimentano la loro dottrina nella discussione di poche questioni. Io, al contrario, mi sono proposto di non giurare sulla parola di nessuno, di frequentare tutti i maestri di filosofia, di esaminare tutte le posizioni, di conoscere tutte le scuole». Sembra che Pico aderisse a quello che è il modello del “cercatore perfetto”, descritto mirabilmente nel Libro di Siracide o Ecclesiastico 39:1. Si tratta di un passo che tutti dovrebbero, leggere, meditare e attuare: «differente è il caso di chi si applica e medita la legge dell’Altissimo. Egli indaga la sapienza di tutti gli antichi, si dedica allo studio delle profezie, conserva i detti degli uomini famosi, penetra le sottigliezze, indaga il senso recondito dei proverbi e s’occupa degli enigmi delle parabole». Si tenga conto che all’epoca Pico non aveva a disposizione l’impressionante patrimonio conoscitivo tipico della nostra epoca, vi era una mole di scritture assai più limitata rispetto a quella che oggi possiamo trovare in una qualsiasi libreria. Ciò rende l’impresa di Pico ancor più prodigiosa. Le 900 Conclusiones mostrano quale fosse l’ampiezza del raggio d’azione di Pico, poiché esse furono dedicate a: Alberto Magno, Giovanni Scoto, Enrico di Gand, Egidio Romano; gli arabi Averroè, Avicenna, Alpharabi, Avenpace; Teofrasto, Ammonio, Simplicio; i neo-platonici Plotino, Proclo, Porfirio, Giamblico; Platone, Pitagora ed Ermete Trismegisto col suo Pimandro e Asclepio; conclusioni teologiche e filosofiche; conclusioni matematiche; Zoroastro e i Caldei. Ma le sezioni più profonde e a noi più care sono quelle legate alla Cabala. In ogni modo, l’impegno profuso, per cercare l’unità in questo ginepraio sapienziale, è notevolissimo. Non fu così enfatico il cabalista cristiano Guillaume Postel, allorché così descrisse Pico: «divino e davvero angelico, e più che umano spirito che abita dentro il signor Pico della Mirandola» (E. Dermenghem, T. Moruset Les Utopistes de la Renaissance).

 

Guillaume_Postel.jpg

Guillaume Postel

Anche il profeta Daniele era descritto avere un tale spirito superiore (Daniele 5:12), senza il quale è impossibile squarciare i veli dell’illusione e interpretare i segni del divino.

Le Conclusiones Cabalistice
Le 139 conclusioni cabalistiche confermanti i fondamenti della Religione Cristiana sono il piatto forte dell’esposizione sapienziale pichiana. Si dividono in 72 tesi secondo la propria opinione, e 47 secondo l’opinione dei dotti ebrei. Per alcuni ricercatori Pico apprese l’ebraico per poi trovare interesse nella Cabala dei sapienti ebrei (come da lui definiti), ma è più facile pensare che Pico abbia intrapreso lo studio della Cabala orale (shebe al pe – da bocca a orecchio) e poi abbia tentato di apprendere l’ebraico, per mettersi in grado di leggere testi cabalistici, tra i quali forse lo Zohar. Il suo maestro fu un ebreo convertitosi all’Ebraismo, Raimondo Moncada, che utilizzava anche lo pseudonimo di Flavio Mitridate. Non contento di leggere in ebraico, Pico, con l’aiuto del suo insegnante, tradusse una discreta quantità di testi cabalistici, oggi ancora contenuti nei Codici Vaticani ebraici 189, 190 e 191, contenenti la traduzione di 37 testi cabalistici. Ciò implica che Pico si era profondamente immerso nello studio della Cabala ebraica, trovandovi “segreti meravigliosi” e il fondamento e il nucleo del vero messaggio di Cristo. Il fatto che egli abbia inserito le 72 Conclusioni al termine dell’elenco, implica che la Cabala fosse, nel modo di vedere pichiano, il punto d’arrivo di tutte le discipline filosofiche, di tutte le teologie, religioni, sistemi di magia ed ermetismi. La Cabala è in tutto e spiega tutto. In particolare, per Pico, il sistema-fondamento di ogni cosa è l’Albero delle Sephiroth. Molte delle Conclusioni sono dedicate all’analisi della natura delle Sephiroth, dei legami tra loro esistenti e di come la Torah ne veli la verità. Pico intuì e abbracciò con entusiamo la “teoria della catena emanativa”, che trova proprio nella struttura sephirotica il suo fondamento. La teoria emanativa è considerata, a torto, esclusiva dei sistemi gnostici, in particolare quelli descritti dai maestri Valentino e Basilide attraverso le emanazioni eoniche (gli eoni sono gli Spiriti del Pleroma o Regno di Luce), e ancor più lontano da Zoroastro e dal suo sistema, con i suoi Spenta emanati da Ahura Mazda. L’Albero cabalistico ha il pregio di render più chiaro il fatto che le emanazioni del Grande Uno (En Sof Aur o Luce Eterna) non sono altro che Potenze o Volti-Qualità dell’Altissimo, oltre che Intelletti. Lo schema delle 10 sephiroth (più 1 nascosta, ossia Daath) rappresenta la gerarchia all’interno della coscienza di Adam Qadmon, ossia la struttura degli stati di coscienza (Scala di Giacobbe) che l’Uomo può scendere o salire, evolvendo spiritualmente o involvendo (come evincesi dal sogno in cui Giacobbe vede gli angeli scendere e salire dalla scala). Questo, Pico, lo comprese talmente bene che, nell’Orazione sulla Dignità dell’Uomo, scrisse che il Creatore aveva generato-emanato (e non creato) Adamo, ponendolo in un luogo di mezzo, affinché potesse scegliere di salire e completare la sua “immagine e somiglianza”, oppure scendere e degradare, come è accaduto, al rango di uomo carnale, e persino al rango della bestia. Questo luogo di mezzo non è un luogo fisico, come i profani lo intendono, ma uno stato di coscienza intermedio tra un Dio e una Bestia. L’Uomo Primordiale aveva entrambe le nature: a lui la scelta di far trionfare l’una anziché l’altra. Gli Gnostici – che Pico non poteva conoscere, giacché le scritture gnostiche furono scoperte cinque secoli dopo – sostenevano che la Psiche fosse posta tra Pneuma e Soma e, contesa da entrambi, avrebbe potuto liberare lo Pneuma-Spirito dall’abbraccio ottundente con il Soma-Materia. Senza conoscere lo Gnosticismo, Pico, con il suo Adamo di Mezzo, fece capire che l’Uomo Primordiale era un ente psichico, sottile, astrale, e che il suo essere fatto di carne (i sette veli) fosse la prova della sua caduta e involuzione di coscienza, una prova dell’allontanamento da Dio. L’Uomo, tuttavia, poteva risalire attraverso le Sephiroth e quindi mutare stabilmente il proprio stato di coscienza, fino a giungere alla prima sephira, Kether-Corona, che identifica l’Uomo come Re del Mondo, ossequioso dell’immagine e somiglianza, finalmente restaurata. Fu grazie a Pico che la Cabala fu conosciuta in Europa, aprendo la pista a quella cristiana e al fiorire di grandi saggi, che compresero il fondamento cabalistico-ebraico nella religione cristiana: Johannes Reuchlin (colui che intuì il nesso fra YHWH e YHSWH, il nome sacro di Dio e il nome di Gesù), Francesco Zorzi, Egidio da Viterbo, Guillaume Postel, ma anche Jacob Bohme, George Gichtel e , più tardi, Christoph Oetinger.

 

johannes_reuchlin_5636.jpg

il cabalista cristiano Johannes Reuchlin

Oetinger2.jpg

Il cabalista cristiano Christoph Oetinger

Essendo un classico “precursore”, è naturale che le sue idee fossero ritenute eretiche e Pico era troppo giovane per domare l’entusiasmo dovuto alle sue scoperte. Non esperto, voleva che tutto il mondo sapesse, come accade ad alcuni di noi quando ricevono o intuiscono verità straordinarie. Ma il Cristo ci insegnò: siate astuti come serpi, vigilate…

La scienza delle Conclusioni Cabalistiche
La conclusione cabalistica che suscitò l’ira e l’invidia della Santa Sede fu questa: «non vi è scienza che ci dà maggiore certezza della divinità di Cristo della Magia e della Cabala». In un’epoca oscurantista come quella del Rinascimento, nonostante vi fosse un risveglio del pensiero, la parola Cabala doveva suonare davvero eretica, poiché pochi ne intendevano il significato autentico. Ancor oggi, se chiedete alla gente comune cosa sia la Cabala, sempre che vi rispondano, vi diranno che è un termine che allude a numeri e statistiche. Ergo, non molto è cambiato dall’epoca in oggetto. Pico, comunque, sapeva da Mitridate che Mosè aveva ricevuto sì la Legge sul Sinai, ma che questa Legge avesse una duplice direzione: 1) letterale, cui gli ebrei letteralisti e dogmatici si aggrapparono, pur custodendola; 2) spirituale, avente natura orale, passata da Mosè ai 70 anziani e da questi a uomini fidati e rigorosamente selezionati. Pico non poteva sapere che l’apice di questa scienza orale e la sua custodia furono pertinenza degli iniziati ebrei di Qumran, altrimenti noti come Esseni. Cristo non cancellò la Torah, né poteva farlo, poiché nella lettera era contenuto il messaggio di Dio. Quel che fece fu mostrare la sua Via nascosta, quella che conduce alla restaurazione dell’Uomo Perfetto, dell’Adamo di Luce. Quindi fu il Cristo a manifestare la vera Cosmogonia e l’Antropogonia primordiali celate nella Torah, portando nuove verità che furono trasferite oralmente ad alcuni discepoli (i tre Boanerghes) e di lì a tutta una catena di cui abbiamo smarrito le tracce, ma certamente fino al nucleo iniziatico dei Templari, che ricevettero le chiavi alchemiche della trasmutazione e reintegrazione dell’Adam Aur (uomo di luce). Pico fu forse il primo a capire e a dire che non c’era vera rottura tra Ebraismo e Cristianesimo e che il Cristianesimo vero era lo scheletro celato nella Torah, come qualsiasi mente illuminata potrebbe ben capire. Dalle Conclusioni si evince che Pico avesse intuito il divino schema 3-3-3 che appare come un frattale universale, fondamento di ogni cosa: tre Sephiroth in alto (mondo intellettivo, cervello); tre al centro (mondo del sentimento e della morale, cuore); tre in basso (mondo delle emozioni, fegato). Pico scoprì la corrispondenza tra le 10 Sephiroth da un lato e: 1) i dieci comandamenti; 2) i dieci punti maggiori del corpo governati dai dodici segni astrologici, di cui 2 sono doppi, (pesci, associati ai due piedi, e gemelli associati alle due braccia). Pico probabilmente dovette intuire che il famoso 10 contro 12 dell’ermetismo era una guerra tutta animica fra le 10 potenze spirituali e le 12 forze zodiacali, che determinano gli eventi della nostra vita profana, imponendo Heimarmene (destino) e Ananke (necessità astrale). E intuì che vi fosse un nesso fra le Klipphot (anti-Sephiroth) e i segni zodiacali stessi, come insegnava l’ermetismo del Pimandro, che proprio in quell’epoca, grazie al Ficino, fu tradotto e meditato alla corte dei Medici dai saggi che gravitavano intorno a essa. La guerra fra Provvidenza (destino superiore) e il destino infero doveva essere stata intuita da Pico, altrimenti non avrebbe scritto nella tesi XII delle 47 Conclusioni: «sarà vero che ogni cosa dipende dal Destino, se lo intenderemo nel senso di Destino Superiore (ebraico mazal ah elyion)». Eppure il nostro non aveva letto né il verso 16 del Vangelo di Filippo, che allude al potere superiore di Sophia sugli Arconti del Destino (Signori del Karman), né la stupenda esposizione qumranica sull’infallibile predestinazione operata dall’Altissimo: «prima che gli esseri siano, Egli stabilisce tutto il loro piano e allorché esistono essi compiono le loro azioni, in base a quanto è stato per essi determinato, senza alcun mutamento del piano» (Regola della Comunità III:16). Pico comprese che l’En Sof (Altissimo) era talmente alto, inaccessibile, talmente trascendente da non essere in collegamento con le altre Sephiroth da Lui stesso emanate a partire da Kether (IV tesi). Scrisse che l’ultima Sephira, Malkuth-Regno, a causa del peccato originario, non avesse più collegamento col resto dell’albero, tesi alquanto interessante poiché Malkuth è l’Ego umano, il che implica che l’Uomo è scollegato dal mondo dell’anima e dello spirito (tesi IV). Egli definì questa catastrofe truncatio regni. Essa non coinvolge solo l’ego, ma tutte le anime facenti capo alla Shekina, ossia Israel spirituale, e solo dopo il ripristino del collegamento si potrà parlare di restaurazione del divino nell’Uomo. Questo implica la morte anticipata dell’ego stesso, cui Pico dedicò la splendida tesi I delle 47 Conclusiones : «come l’Uomo, in quanto sacerdote inferiore, sacrifica a Dio le vite di animali irrazionali, così Michele, in quanto sacerdote superiore, offre in sacrificio al Padre le anime degli esseri razionali». Direi che fra le tante tesi con cui vi consiglio di confrontarvi (vedi su Internet il blog di Mike Plato), questa mostra come il genio avesse compreso in poco tempo quanto gli stessi Ebrei, in secoli di storia, avessero completamente male interpretato il vero significato. Pico mostra qui la pochezza assoluta del sacerdozio umano (il sacerdozio aronnita, nel caso degli Ebrei) rispetto al vero sacerdozio cosmico ed eterno, amministrato da quel Melkizedek che Pico chiama qui Michele. L’annientamento dell’ego (fanà del Sufismo) implica un sacrificio dell’animalità e dell’umanità che può essere operato solo dal sacerdote interiore, il quale sacrifica una parte di se stesso, tribolando, come mostra la nota effigie di Mithra che sgozza il toro. Se l’um-animalità, il nostro corpo di tenebra, è un indice chiaro della caduta, la rinuncia a essa è l’unico presupposto per la risalita. E in questo possiamo trasformarci tutti in Michele, il sacerdote superiore. Anche questa tesi dovette sembrare eversiva ai solerti teologi papali, in quanto presupponeva, di per sé, un rapporto diretto tra Uomo e Dio, poiché la Via di Melkizedek non postula intermediari se non l’Uomo stesso. Cristo-Melkizedek ci illuminò su questo sacrificio, allorché disse che occorreva rinascere, abbandonare tutta la vita precedente, mai più guardarsi indietro, e persino mozzarsi un braccio se fosse stato di scandalo al divino. In questi tempi di grande oscurità ma, paradossalmente di grande disponibilità di tesori sapienziali, il dovere di alcuni di noi è quello di recuperare il contributo di uno dei grandi fratelli di questa catena che noi chiamiamo Tradizione

Pico della Mirandola ebbe non solo il merito di unire la Cabala alla rivelazione cristiana e di tentare una grande sintesi fra le correnti ermetiche, neo-platoniche e cabalistiche, ma anche quello di ridefinire correttamente la magia e l’archetipo dell’uomo-mago.

 

Mago.jpg

Abbiamo appurato che per Pico la dignità primordiale dell’Uomo si incentra nel suo rapporto con Dio. Il concetto pichiano, avanzato ed estremamente elevato, di magia tiene per forza conto di questo rapporto, e la magia esprime la sua efficacia solo in tale ambito. Dio è il vero mago, poiché magia è semplicemente creazione, oppure trasformazione. La creazione avviene sempre partendo da un desiderio, che esprime una forza di volontà, un’immaginazione (da cui la parola “magia”), e il verbo che sigilla l’atto creativo. Il prologo del Vangelo di Giovanni rivela che tutto è stato fatto col Verbo, descrivendo solo l’atto finale del processo creativo. Parimenti Sapienza 9:1 recita: «Dio dei padri e Signore di misericordia, che tutto hai creato con la tua parola…». Ciò è descritto nel primo capitolo di Genesi: «Ed Elohim disse “sia fatto”… e fu». Attingendo a una comune fonte sapienziale, anche il Pimandro del Corpo Ermetico rivela che il Logos, figlio del Nous, compiva l’atto creativo concepito dal Nous stesso. I Libri Sapienziali dell’Antico Testamento, ossia Salmi, Proverbi e Sapienza, al Verbo sostituiscono la Sophia divina in qualità di principio creativo, come è scritto: «Ha creato i cieli con Sapienza» (Salmi 135:5). «Il Signore ha fondato la terra con la Sapienza» (Proverbi 3:19). Tuttavia, siamo comunque di fronte a un’ipostasi divina, che è nota da sempre come Melkizedek Re di Salem. Lui è il Verbo, Lui è la Sapienza, Lui è la vera magia divina, colui che controlla tutte le forze, dominatore dei tre regni: fisico, astrale, spirituale. L’Uomo, lasciato solo, non ha alcun potere, ma basta cha aderisca anche un poco al Sovrano interiore per esprimere poteri creativi. Credo che Pico sapesse, come sapevano i cabalisti ebrei prima e i veri Rosacroce poi, che solo l’Altissimo ha il potere della creatio ex nihilo, solo El Elyon può creare dal nulla. Questa è la suprema magia creatrice. A qualunque altro essere sono concessi solo poteri demiurgici, il potere di creare da una materia preesistente sottile, che è possibile manipolare e modellare con la mente: la magia trasformatrice. È a questa forma di magia che Aleister Crowley si riferiva quando enunciava la sua definizione di magia: «magia è la capacità di alterare la realtà con la forza di volontà». Alterare, non creare. In buona sostanza, Pico sapeva che all’Uomo è concesso il potere di plasmare la luce astrale, la cui condensazione è pura materia nei suoi quattro elementi. Il verbo non è il creatore, è solo il mezzo attraverso cui l’Altissimo crea dal nulla. A maggior ragione, il verbo è essenziale per compiere l’atto demiurgico ab astra, ovvero dominando la materia astrale. Gli Arconti, sotto questo aspetto, possono essere considerati potenti maghi, essendo dotati di quel potere demiurgico col quale è possibile controllare la vibrazione della sottile materia astrale. Sono convinto che possano farlo anche su se stessi, controllando lo stato vibrazionale del loro imperfetto corpo di luce e mostrandosi persino in forma umana, anche se per tempi limitati, dato che questa operazione richiede sforzo e dispendio di energia mentale. Volendo utilizzare una terminologia quantistica, gli Arconti sanno imporre la propria volontà sul e nel campo quantico. Essi sono i Signori del campo quantico e di qui dell’illusione, di Maya, termine strettamente connesso con Magia, poiché nella mente di Dio tutto è illusione, persino la Luce Eterna che egli ha creato dal nulla. La capacità di dominare l’illusione fa dell’Uomo un vero re, vero sacerdote e vero guaritore-mago. Per questo i Re Magi si presentano al fanciullo divino, in quanto la nascita del Logos in noi manifesta il Dominatore Supremo, colui la cui volontà va oltre quella dei Dominatori Astrali, va oltre persino il campo quantico.

Le diverse forme di Magia
Per come intesa da Pico, la vera Magia è spirituale e non astrale. Talismani, amuleti, sigilli, magia astrale alla Picatrix, sono assolutamente da evitare. La conoscenza dei pagani era una magia cerimoniale che si basava sul culto degli astri, che Pico aborriva ben conoscendo la verità di questo mondo, che egli velava nel nome “Aquilone” o “Settentrione” (Geremia 1:14), ossia la Ruota del Destino gestita dagli Spiriti Immondi. Anche Jakob Böhme, a primi del XVII secolo, criticò aspramente questa magia, affermando che essa era un segreto culto alle Potenze zodiacali-planetarie. La Magia di Pico, magia puramente cabalistico-ermetica, cercava di attingere ai poteri superiori a quelli del nostro universo. I neo-platonici chiamavano Teurgia questa forma di agire magico, e lasciavano alla magia propriamente detta la possibilità di agire sul piano-psichico astrale. Ritengo che sarebbe più corretto contrapporre non tanto la teurgia alla magia, ma la magia teurgica alla magia astrale. La cabala rituale-pratica, vera e propria magia teurgica, invoca le Sephiroth e i nomi sacri di Dio, nello stesso modo in cui l’ermetismo del Pimandro insegna a invocare le Potenze interiori. E non c’è alcuna forma di magia più potente della glorificazione rivolta all’Altissimo, l’unico mezzo attraverso cui far scendere la luce-energia dell’Altissimo su di noi. Nella I Tesi cabalistica secundum opinionem propriam, egli scrive che: «la prima distinzione interna tra scienza delle Sephirot e scienza dei Sacri Nomi la equiparerei alla distinzione tra scienza pratica e scienza speculativa». La scienza delle Sephiroth, la cabala pratica, è quella che opera nel mondo con effetti mirabili, mediante il ricorso alle corrispondenze mistiche tra Sephiroth, potenze angeliche (le 9 potenze della gerarchia, secondo lo pseudo-Dionigi), comandamenti e Nomi divini. La scienza dei Nomi è la branca speculativa della Cabala, quella che consente la devequt, l’adesione alla divinità interiore mediante l’invocazione dei Volti di Dio attraverso i nomi corrispondenti. Secondo Pico, l’ebraico era la lingua magica per eccellenza. La Torah era stata scritta in ebraico, i nomi di Dio vanno pronunziati in tale lingua, così come la celebrazione della ritualità magica. Il potere della parola era noto fra i grandi ermetisti-cabalisti del rinascimento, pur tuttavia Yoshua, nei Vangeli, non utilizza l’ebraico, ma l’aramaico: «talithà kum – io ti dico, alzati!» (Marco 5:41); «Effata – apriti» (Marco 7:34). Questo è ciò che i Vangeli testimoniano, ma ciò che non è riportato potrebbe essere dominio di una tradizione orale segreta. Queste parole di potenza in aramaico sono citate solo nel Vangelo di Marco, il che potrebbe essere una prova che tale scritto provenga da un originale aramaico. Pico espresse l’importanza del Verbo e delle parole di potenza nella XIX e XX delle Tesi magiche: «voci e parole hanno efficacia nell’operare magicamente, poiché ciò in cui la natura esercita, prima di tutto la magia, è la voce di Dio… in magia, qualsiasi voce ha potere nella misura in cui prende forma dalla voce di Dio. La voce umana diviene creatrice e produttrice di potenti effetti magici solo se essa accoglie la voce divina e il Verbo di Dio parla per il nostro tramite. Gli Esseni e i primi cristiani, legati tra loro molto più di quanto non si pensi, erano ben consci delle parole di potenza e dei toccamenti, per produrre effetti terapeutico-magici. La Magia di Pico deve essere abbinata alla Cabala, quindi alla conoscenza dell’Iperuranio e delle cose di Dio Altissimo, altrimenti risulta inefficace. Fra le 900 Tesi pichiane, ve ne sono 26 dedicate alla magia, alcune a quella cerimoniale (magia bassa di natura astrale) e altre a quella cabalistica. La Tesi XXV esprime il concetto dell’assoluta inefficacia della magia, priva dell’intervento della Cabala e delle sue annesse conoscenze: Sephiroth e nomi sacri. La prima delle Conclusioni magiche rivela: «tutta la magia che si pratica presso i moderni non ha nessuna solidità, nessun fondamento, nessun fondo di verità, poiché dipende dalle mani dei nemici della Verità prima, da quelle potenze oscure che profondono tenebre di inganno sugli intelletti disposti al male». In un’epoca in cui i testi gnostici che illustravano il dominio degli Arconti erano completamente ignoti, Pico usava la frusta contro coloro che utilizzavano forme di magia nera che, al contrario della spersonalizzante e divina magia bianca, erano utilizzate per portare vantaggi materiali alla propria persona, spesso a danno di altri individui. Queste forme di magia attingevano al potere degli Arconti, che Pico chiama Potenze oscure e nemici della Verità. Secondo Pico, la contaminazione demonica avveniva non solo con la magia astrale, ma anche con una Cabala oscura, che insegna a invocare i nefasti influssi delle Qlipphot (i gusci), le contro-Sephiroth, la Sitra Hara (lato sinistro, lato maligno), che Pico chiama mala dispositio. Egli era troppo incline alla purezza per servirsi di demoni planetari o zodiacali come faceva, senza saperlo, l’Abate Tritemio, che venerava, invocandoli, gli spiriti azonici, ossia le Intelligenze astrali; o coloro che invocavano i 72 spiriti dello Shemhaforash (nome espanso di YHWH), in realtà i 12 Arconti zodiacali divisi in sei sestili. Nella II delle 26 Tesi magiche, Pico sostiene che la Magia Naturale è lecita, seppur inferiore alla magia cabalistica, e che essa serva per comprendere e cavalcare il mondo sublunare-materiale con le sue leggi. Con tale tesi, l’impianto magico di Pico è completo: 1) la magia nera, da lui definita magia astrale-demonica; 2) la magia bianca, distinta in magia naturale e magia cabalistico-teurgica, una che opera sull’anima del mondo e l’altra che attinge alle super-forze del Regno della Luce, la causa prima.

La Magia Naturale
Nella III tesi, Pico sostiene che «la magia (naturale) è la parte pratica della scienza naturale». Maghi naturali sono oggi coloro che giocano con gli atomi e con la genetica, coloro che cercano di operare con la natura sulla base dei postulati della scienza naturale, forse spingendosi troppo oltre. Comunque, per Pico «la magia è la parte più nobile della scienza naturale» (IV Tesi), e di qui sarebbe corretto dire che il mago è lo scienziato della natura, piuttosto che il contrario come qualcuno oggi suggerirebbe. In quanto tale, il mago naturale «marita la terra al cielo, e cioè le forze inferiori alle doti e alle proprietà superne» (Orazione sulla Dignità dell’Uomo). Si tratta di un principio ermetico che divenne il cavallo di battaglia della filosofia tipica della Corte dei Medici, dopo che Ficino tradusse il Pimandro del Corpo Ermetico e il suo postulato di fondamento: «ciò che è sopra è anche sotto». Legare la terra al cielo significa agire sull’alto (la causa) per produrre effetti in questo basso mondo (l’effetto), e agire sul basso per portarlo in alto. Senza volerlo, Pico si allinea alle Tavole di Smeraldo che insegnano: «Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te». E poiché l’alto è dentro, ciò significa che occorre agire dentro per produrre effetti fuori, ossia nel mondo manifestato, mai il contrario. Chi oggi dice che l’attività mentale umana produce effetti nefasti o positivi sul mondo dell’alto (invisibile) non ha compreso nulla, in quanto l’effetto non può influenzare la causa, ma il contrario. Non avevano torto i grandi alchimisti nel sostenere il principio secondo cui l’unica magia davvero utile è l’alchimia: se l’interiore cambia, a cascata cambia anche l’esteriore. Hanno quindi ragione i veri buddhisti nel dire che non si può cambiare il mondo se prima ognuno di noi non cambia se medesimo. Se tutto ciò è vero, allora la vera magia non consiste nel catturare energie esterne per influenzare l’esterno, poiché questo è il dominio magico delle Forze Oscure. Occorre piuttosto attingere alle Potenze dell’Albero della Vita, alle Virtù divine, per influenzare l’esterno: captare e catturare le energie interiori per modificare l’esteriore. E poiché l’interiore è formato da anima e spirito, magia naturale è quella che attinge alla forza dell’anima e del suo regno (regno celeste-astrale), magia teurgica è quello che promana dalle virtù spirituali (regno al di là di stelle e pianeti). Il regno di Dio è dentro di noi. Per utilizzare il gergo quantistico, il teurgo è colui che sa attingere alle ultra-energie degli strati più vibranti del capo quantistico, il che corrisponde al cabalista che riesce a invocare la triade superiore dell’Albero delle Sephiroth. Nonostante ciò ricordo che, secondo Louis Claude de Saint Martin, la teurgia, seppure quella nobile insegnatagli dal maestro Martinez e Pasqually, era nulla in confronto alla mistica cardiaca, che implicava il sacrificio alchemico, mistica che de Saint Martin aveva mutuato da Jakob Böhme. Non credo che Pico fosse rimasto fermo alla teurgia cabalistica. Certamente aveva una sua forma di misticismo cardiaco, e ciò lo evinco da alcune rivelazioni di un’altra sua opera, l’Heptaplus. Ivi, Pico dice che per aderire alle nature superiori, dobbiamo seguire il culto con preghiere, inni, glorificazioni e supplicazioni, il che implica anche un certo utilizzo dei salmi davidici.

Gli Inni Orfici e i Salmi
Sulla Magia Naturale Pico torna nelle 31 Tesi sulla magia degli Inni Orfici, in particolare nella I Tesi ove rivela che «nulla, in Magia Naturale, è più efficace degli Inni Orfici, se saranno state adottate la musica adatta, l’intenzione dell’animo e le altre circostanze riconosciute dai saggi». Intuisco che Pico conoscesse l’uso “teurgico” dei Salmi, decisamente più possente di quello degli Inni Orfici, non foss’altro che per due motivi: 1) i Salmi, ispirati dallo Spirito e impregnati di potere spirituale, erano utilizzati dagli alchimisti per ottenere una trasmutazione interiore, ossia ciò che io definisco il vero e necessario atto di magia trasformatrice. Se non c’è trasmutazione animica, qualsiasi atto di magia è vano e non salvifico; 2) venivano recitati per scacciare tutte le forme-pensiero mefitiche ed energie demoniche, poiché attraverso il verbo si creava uno scudo di energia mistica. La prova di questa conoscenza è nella tesi IV delle 31: «Come gli Inni di David si prestano mirabilmente all’operato della Cabala, così gli Inni di Orfeo si prestano alle operazioni della magia naturale, lecita e autentica». Di qui si evince che i Salmi sono lo strumento di eccellenza della Teurgia, e gli Inni orfici lo sono della magia naturale.

Nihil sine Deo
A conferma di quanto scrivevo all’inizio dell’articolo, Pico esprime il nocciolo del suo pensiero magico nella VI Tesi, ove è chiaro che egli comprende che di per sé l’Uomo nulla può operare in senso magico senza Dio: «qualsiasi opera mirabile, sia essa magica o cabalistica, o di qualsiasi altro genere, deve in primissima istanza essere riferita a Dio glorioso e benedetto, la cui grazia fa quotidianamente piovere acque sovracelesti di mirabili virtù sopra gli uomini contemplativi di buona volontà». Ora, Paolo affermò di aver sentito il Cristo parlare in lui e rivelargli: «la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Corinzi 12:9). Si tratta di una chiave magica fondamentale, secondo cui la potenza creativa del Logos può esprimersi in noi solo se indeboliamo il nostro ego a vantaggio del Sé. La volontà di potenza descritta da Nietzsche e da Schopenauer, se generata dall’ego umano, può creare atti magici, ma saranno sempre e comunque atti egotici, ergo atti di magia nera, atti che esauriranno la loro efficacia in ambito eminentemente psichico. Il vero atto magico è lasciar agire il Verbo in noi, un principio che mi sembra completamente disatteso, in un mondo attuale travolto da un esoterismo decaduto e da una new-age dilagante. Il potere è in Dio e di Dio, e il mago deve solo lasciar agire questa forza con riti, parole, gesti, segni, immaginazioni creative. La conferma di ciò è nella XII Tesi: «la forma di tutto il potere magico ha la sua radice nell’anima umana, che sta e non cade». Pico non afferma che la radice del potere magico è l’anima, ma è nell’anima. E ciò che è nell’anima (Eva) è lo Spirito, colui che è sempre destinato a calpestare il serpente, ossia i poteri immondi che dominano sulla psiche, Spirito che sta e non cade, ossia è immune al divenire e alle sue leggi, stabile e imperturbabile. Ma lo Spirito si esprime attraverso l’uomo nobile e non decaduto. Merito di Pico è stato quello di proporre una nuova definizione di uomo, l’uomo-mago, un uomo che vada oltre le leggi naturali e che sappia affrancare il suo destino dal terribile potere degli Arconti astrali. Quest’uomo-mago è semplicemente l’Adamo che fu, che avrebbe dovuto essere e che sarà di nuovo.

PICO, LA CABALA CRISTIANA E LA MAGIA DEL RINASCIMENTOultima modifica: 2010-01-17T16:37:00+01:00da mikeplato
Reposta per primo quest’articolo

4 Responses

  1. lestat
    at |

    grazie mike di questo fantastico post. non ho ancora fatto in tempo a leggerlo tutto. hai notato come ricorre spesso il numero 72, o 70? astronomicamente è il tempo precessionale per lo scatto di un grado, da cui il “grande anno cosmico”…ma esotericamente? ciao.

  2. Francesco Bordignon
    at |

    Padova, gennaio 2010

    Salve, sono Francesco Bordignon, faccio parte di Net1News e mi occupo della categoria Ufo e Paranormale. Ho visto che il tuo sito è molto interessante, per questo vorrei farti una proposta seria e gratuita. Stiamo dando vita al progetto Net1News, il primo canale di informazione trasparente e remunerativo del web. Si tratta di un nuovo modello di organizzazione delle informazioni già presenti in Rete che premierà gli autori più letti. Net1news (o Nettuno) è molto più di un semplice aggregatore: è la prima net news italiana. L’abbiamo ideato per cercare di risolvere i due principali problemi che si trova ad affrontare chi fa informazione sul Web: trovare visibilità e ottenere una retribuzione per migliorare la qualità dei contenuti proposti. Pensiamo davvero che questo sistema possa contribuire a risolverli.

    La gerarchia delle notizie sarà decisa unicamente dagli utenti: più una notizia sarà visualizzata, più otterrà spazio nelle homepage delle varie categorie (argomenti e regioni). La più cliccata di ogni categoria finirà nell’home page nazionale. Senza filtri. Senza censure.

    Ti piace l’idea?

    Entrando a far parte del network Net1News otterrai questi benefici:

    – Aumentare esponenzialmente le visite al tuo sito attraverso link diretti ai tuoi articoli o pagine web.

    – Guadagnare dai ricavi pubblicitari che il network genererà sulle sue pagine, grazie ai tuoi contributi e a quelli di tutti gli altri siti e blog partecipanti. Il 50% dei ricavi pubblicitari verrà distribuito ai siti aderenti in totale trasparenza e proporzionalmente al successo dei contenuti, il restante servirà per coprire le spese del progetto e per farlo crescere.

    – Sfruttare l’effetto leva creato dalla visibilità che i siti aderenti daranno al network e dalla pubblicità che Net1News farà per far parlare di te (comunicati stampa, pubblicità, redazionali, viral marketing…).

    Per saperne di più: http://www.net1news.org dove per ora, in attesa del lancio della piattaforma previsto per i primi mesi del 2010, reindirizza il blog che racconta di questa avventura fin dall’inizio.

    E ora guarda la demo della piattaforma su http://demo.net1news.org (è in fase di rifinitura, se hai dei suggerimenti, scrivici).

    Se vuoi altre informazioni non esitare a contattarmi.

    Se vuoi aderire, rispondi immediatamente a questa e-mail e dai la tua adesione al progetto. Non dovrai pagare assolutamentre nulla, anzi sarà Net1 a pagare! L’unica richiesta è mettere un discreto banner di collegamento nella tua home page che sarà uguale per tutti. Nient’altro.

    Se uniamo le forze, saremo travolgenti.

    A presto e grazie per l’attenzione.

    Nome e cognome Francesco Bordignon
    responsabile Net1News
    Categoria: Ufo e Paranormale
    indirizzo mail: francesco.bordignon@net1news.org
    contatto skype: cespollon
    telefono cellulare 3290114768

  3. lestat
    at |

    non riesco ad accettare l’idea di una creazione dal nulla, come proporrebbe vico. si dice “dal nulla, nulla”, no? anzi, credo sia una tesi del tutto antimetafisica e fuorviante..dio è un raggio, che necessariamente procede in linea RETTA, benchè, lì e solo lì, vi sia il regno della gioia e della libertà.

  4. STEFANO
    at |

    io come erasmo e plico nel mio piccolo vivo e cerco di capire le magie che accadono poi magie non sono ma solo realtà rivelate gradualmente

Comments are closed.