IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO

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MOLTI DI VOI NON CONOSCONO QUESTO MODELLO NE’ LA TEORIA DEI GIOCHI….

SI STUDIA IN ECONOMIA POLITICA

IL GIOCO PIU’ IMPORTANTE è detto:

DILEMMA DEL PRIGIONIERO

Il dilemma del prigioniero è un gioco ad informazione completa proposto negli anni cinquanta del XX secolo da Albert Tucker come problema di teoria dei giochi. Oltre ad essere stato approfonditamente studiato in questo contesto, il “dilemma” è anche piuttosto noto al pubblico non tecnico come esempio di paradosso. Il dilemma in sé, anche se usa l’esempio dei due prigionieri per spiegare il fenomeno, può descrivere altrettanto bene la corsa agli armamenti, proprio degli anni cinquanta, da parte di USA e URSS (i due prigionieri) durante la guerra fredda.

Il dilemma può essere descritto come segue. Due criminali vengono accusati di aver commesso un reato. Gli investigatori li arrestano entrambi e li chiudono in due celle diverse, impedendo loro di comunicare. Ad ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l’accaduto, oppure non confessare. Viene inoltre spiegato loro che:

se solo uno dei due confessa, chi ha confessato evita la pena; l’altro viene però condannato a 7 anni di carcere.

se entrambi confessano, vengono entrambi condannati a 6 anni.

se nessuno dei due confessa, entrambi vengono condannati a 1 anno, perché comunque già colpevoli di porto abusivo di armi.

Questo gioco può essere descritto con la seguente bimatrice:

                                 confessa non confessa
confessa                    (6,6)             (0,7)
non confessa             (7,0)            (1,1)

La miglior strategia di questo gioco non cooperativo è (confessa, confessa). Per ognuno dei due lo scopo è infatti di minimizzare la propria condanna; e ogni prigioniero:

confessando: rischia 0 o 6 anni
non confessando: rischia 1 o 7 anni

La strategia non confessa è strettamente dominata dalla strategia confessa. Eliminando le strategie strettamente dominate si arriva all’equilibrio di Nash, dove i due prigionieri confessano e hanno 6 anni di carcere. Il risultato migliore per i due (“ottimo paretiano”) è naturalmente di non confessare (1 anno di carcere invece di 6), ma questo non è un equilibrio.

Supponiamo che i due si siano promessi di non confessare in caso di arresto. Sono ora rinchiusi in due celle diverse e si domandano se la promessa sarà mantenuta dall’altro; se un prigioniero non rispetta la promessa e l’altro sì, il primo è allora liberato. C’è dunque un dilemma: confessare o non confessare. La teoria dei giochi ci dice che c’è un solo equilibrio (confessa, confessa).

Se pensiamo agli Stati Uniti e all’URSS come ai due prigionieri, e alla confessione come l’armamento con l’atomica (per contro la negazione equivarrebbe al disarmo unilaterale), il dilemma descrive come per le due nazioni fosse inevitabile al tempo della guerra fredda la corsa agli armamenti, benché questo risultato finale fosse non ottimale per nessuna delle due superpotenze (e per l’intero mondo).

Il dilemma del prigioniero ha causato interesse come esempio di gioco in cui l’assioma di razionalità pare apparentemente fallire, prescrivendo un’azione che procura più danno ad entrambi i contendenti della scelta alternativa (non confessa, non confessa).

Una possibile soluzione è la seguente, ma richiede due precisazioni e non è universalmente accettata:

a) si deve dare per scontato che tutti i personaggi abbiano una capacità logica pressoché perfetta. Questo non vuol dire che debbano essere buoni, altruisti o altro, ma solo che tutti capiscano il gioco allo stesso modo, e non facciano alcun errore;

b) dato il punto a) è facile capire che tutti prenderanno la stessa decisione. Non può esistere uno che fa il furbo a scapito degli altri, perché questo automaticamente vorrebbe dire che anche gli altri faranno come lui. Solo il lettore “disattento” può pensare di far fare il furbo ad un solo personaggio.

A questo punto appare chiaro che, se uno dei prigionieri capisce che le conclusioni a cui arriva lui sono le stesse a cui arriva l’altro, scegliere non confessa è l’unica azione possibile.

Infatti se ci si convince che è impossibile che diano risposte diverse (vedi il punto b), allora il discorso egoista cade. Rimanendo solamente le possibilità (confessa, confessa) e (non confessa, non confessa) la scelta è a prova di dubbio.

NOTA MIA:
STA A VOI COMPRENDERE LE IMPLICAZIONI ESOTERICHE DEL DILEMMA DEL PRIGIONIERO.

I DUE PRIGIONIERI NON COMUNICANO…

MA SE INIZIASSERO A COMUNICARE?

SIA LA STORIA DEL CRISTO CHE QUELLA DEL CONTE DI MONTECRISTO (CHE IN CARCERE INIZIA A COMUNICARE CON L’ABATE FARIA) CI DICONO CHE PER SALVARSI ENTRAMBI, UNO DEI DUE DEVE SACRIFICARSI.

I DUE PRIGIONIERI SONO L’ANIMA E LA PERSONALITA’ CHE LA POSSIEDE. L’EGO CREDE DI ESSERE LIBERO, MA NON LO è, è PROGRAMMATO PER DEVASTARE L’ANIMA SOTTO OGNI ASPETTO POSSIBILE, MA ESSENDONE IGNARO. L’UNICO MODO IN CUI TUTTO QUESTO PUO’ STRAVOLGERSI è CHE L’ANIMA RIESCA A PARLARE ALL’EGO…E NON è FACILE….

A QUEL PUNTO L’EGO COMPRENDE CHE IL SUO DRAMMA è NULLA IN CONFRONTO A QUELLO DELL’ANIMA; E CHE EGLI NON è LIBERO COME PENSAVA. E CHE L’UNICA VIA DI SALVEZZA é PERDERE, LA RINUNCIA A SE STESSI. PERCHE SE EGLI VINCERA’, LA SUA ANIMA PERDERA’ E LUI CON LEI…

VEDIAMO IL DILREMMA DEL PRIGIONIERO AMMETTENDO CHE PIETRO e CRISTO SIANO I DUE PRIGIONIERI CHE NON COMUNICANO

CRISTO TACE, MA PIETRO PARLA. AMMETTIAMO CHE PIETRO AVESSE SCELTO QUELLO CHE POI HA SCELTO DI FARE…OVVERO TRADIRE L’ALTRO SE’, IL CRISTO, PRIGIONIERO COME LUI

QUAL’è IL RISULTATO? L’ALTRO SE’ VIENE CONDANNATO E LUI CREDE DI AVERLA SCAMPATA; MA NON è COSI’

PIETRO, NEL DILEMMA DEL PRIGIONIERO; è COLUI CHE IN ASSENZA DI COMUNICAZIONE CON L’ALTRO, SCEGLIE IL MASSIMO SOLO PER SE STESSO….RINNEGA L’ALTRO SE’… LO TRADISCE NON CONFESSANDO E PALESANDOSI INNOCENTE

IL DILEMMA DEL PRIGIONIEROultima modifica: 2014-06-27T17:23:13+02:00da mikeplato
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