DISCESA DI GESU’ AGLI INFERI (testo integrale)

[1] (17) Invito di Giuseppe. Disse Giuseppe: “E perché vi stupite che Gesù sia risorto? Ciò non costituisce una meraviglia; la meraviglia sta invece nel fatto che egli non sia risorto solo bensì siano risorti anche molti altri morti e siano apparsi, in Gerusalemme, a parecchie persone. E se finora non conoscete altri, conoscete almeno Simeon, che ricevette Gesù, e i suoi due figli che ha fatto risorgere: almeno questi li conoscete. Li abbiamo, infatti, sepolti da poco tempo, ed ora i loro sepolcri furono visti aperti ed essi sono vivi ed abitano ad Arimatea”.
Mandarono allora degli uomini e videro le loro tombe aperte e vuote. Giuseppe esclamò: “Andiamo a trovarli ad Arimatea”.
[2] Due risorti. Sorsero allora i sommi sacerdoti Anna e Caifa Giuseppe, Nicodemo, Gamaliel ed altri con essi ed andarono ad Arimatea e trovarono coloro di cui aveva parlato Giuseppe. Fecero dunque una preghiera, si salutarono l’un l’altro, vennero con essi a Gerusalemme, li condussero nella sinagoga e sprangarono le porte; poi posero nel mezzo l’Antico (Testamento) degli Ebrei e i sommi sacerdoti dissero loro: “Vogliamo che giuriate per il Dio di Israele e per Adonai, e diciate così la verità sul modo in cui siete risorti e su chi vi ha fatto risorgere dai morti”.
[3] Udito ciò, gli uomini che erano risorti si fecero il segno della croce sul viso e dissero ai sommi sacerdoti: “Dateci carta, inchiostro e penna!”. Allorché furono loro consegnati, essi si sedettero e scrissero così.
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[1] (18) Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita del mondo, dacci la grazia di potere parlare della tua risurrezione e delle meravigliose opere che tu hai compiuto nell’Ade.
Abramo, Isaia, Giovanni Battista. Allora abitavamo nell’Ade con tutti i morti dell’eternità. E nell’ora di mezzanotte in quei luoghi oscuri sorse e risplendette una luce come quella del sole, ne restammo tutti illuminati e ci vedemmo l’un l’altro.
Subito il nostro padre Abramo e con lui i patriarchi e i profeti furono ripieni di gioia e dissero l’un l’altro: “Questa luce viene da un luminare grande”.
Il profeta Isaia che era là presente disse: “Questa luce viene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo, come ho profetizzato quando ero tra i vivi, dicendo: “La terra di Zabulon e la terra di Neftali, il popolo seduto nelle tenebre, vide una grande luce””.
[2] Poi, dal deserto venne là in mezzo un asceta, e i patriarchi gli domandarono: “Chi sei tu?”. Egli rispose: “Io sono Giovanni, l’ultimo dei profeti, colui che ha appianato le vie del figlio di Dio ed ha annunziato al popolo la penitenza nella remissione dei peccati. Venne da me il figlio di Dio e, vedutolo, da lontano, dissi al popolo: “Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”. Con le mie mani io lo battezzai nel fiume Giordano e vidi, come colomba, lo Spirito santo discendere su di lui, e udii la voce di Dio Padre che gli diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Per questo mi ha mandato anche da voi per annunziare che l’unigenito figlio di Dio viene quaggiù affinché chiunque crede in lui sia salvo, e chiunque non crede sia condannato. Dico quindi a tutti voi di venerarlo tutti, non appena lo vedrete, giacché a voi, solo ora è concesso un tempo di penitenza per voi, per gli idoli che avete venerato nel mondo vano e per i peccati che avete commesso; ed è impossibile che questo capiti in un altro tempo”.
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[1] (19) Adamo e l’albero della misericordia. Mentre Giovanni stava così ammaestrando quelli dell’Ade, il primo creato e il primo padre, Adamo, udì anche lui e disse a suo figlio Set: “Set, figlio mio, voglio che tu dica ai primi padri e ai profeti dove ti ho mandato allorché caddi nella malattia di cui morii”.
Disse allora Set: “Profeti e patriarchi, udite! Mio padre Adamo, il primo creato, allorché giunse alla fine mi mandò a compiere una preghiera a Dio, nell’immediata vicinanza della porta del paradiso affinché fossi condotto da un angelo all’albero della misericordia per prendere l’olio e ungere mio padre e farlo risorgere dalla sua infermità. Ed è quanto io feci.
Dopo la preghiera venne un angelo del Signore e mi disse: “Che cosa chiedi, Set? Chiedi l’olio che fa risorgere gli infermi oppure l’albero dal quale scorre quell’olio per l’infermità di tuo padre? Ciò ora non si può trovare. Vai dunque e dì a tuo padre che dopo che saranno compiuti cinquemila e cinquecento anni dalla creazione del mondo, discenderà sulla terra l’unigenito figlio di Dio fatto uomo: egli lo ungerà con questo olio e risorgerà; con acqua e Spirito santo monderà sia lui sia i suoi discendenti e allora guarirà da ogni malattia. Ora però questo è impossibile””.
All’udire questo i patriarchi e i profeti gioirono moltissimo.
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[1] (20) Alterco tra Satana e l’Ade. E mentre tutti si godevano questa gioia, venne Satana, l’erede delle tenebre, e disse all’Ade: “O tu che divori tutto e sei insaziabile, ascolta le mie parole! Per un mio artifizio gli Ebrei hanno messo in croce un certo Gesù della stirpe degli Ebrei; egli chiama se stesso figlio di Dio, ma è un uomo, ed ormai che è finito è pronto per essere qui rinchiuso. So infatti ch’egli è un uomo e l’ho udito affermare: “L’anima mia è terribilmente triste fino alla morte”. Nel mondo di sopra, allorché viveva con i mortali, mi ha fatto molto male. Ovunque trovava dei miei servi, li perseguitava, e quelli che io avevo reso storpi, ciechi, lebbrosi, zoppi, o simili, li guariva solo con una parola e diede vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti, solo con la parola”.
[2] L’Ade disse: “E’ proprio così possente da poter fare, con la sola parola, cose del genere? E se è così, gli puoi tu resistere? A me pare che nessuno potrà resistergli. Tu dici di avere udito che era timoroso della morte: ma egli disse ciò per ridere e giocarsi di te, volendo afferrarti con mano forte. E guai, guai a te in eterno, per sempre!”.
Satana rispose: “O tu che divori tutto e sei insaziabile, hai tanta paura per quanto hai udito a proposito del comune nostro nemico? Io non ne ebbi paura, ma lo consegnai in mano agli Ebrei che lo misero in croce e l’abbeverarono con aceto e fiele. Preparati dunque ad afferrarlo fortemente allorché verrà”.
[3] L’Ade rispose: “O erede delle tenebre, figlio della perdizione, diavolo, tu mi hai detto or ora che, con la sola parola, egli ha dato la vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti: se ha liberato altri dal sepolcro, come e con quale forza potrà essere egli trattenuto presso di noi?
In verità, poco tempo addietro io inghiottii un morto di nome Lazzaro e dopo poco tempo uno di tra i vivi lo strappò dalle mie viscere con la sola parola. Penso che costui sia quello di cui tu hai parlato. Temo dunque che se lo riceviamo qui, metteremo in pericolo anche gli altri. Io ho inghiottito tutti gli uomini fin dall’inizio; ma ecco che sono agitati, ed io ho male alla pancia. Per me non è un buon segno quel Lazzaro che mi è stato strappato: egli infatti fuggì da me non come morto, ma come un’aquila; la terra lo respinse fuori istantaneamente così. Ti scongiuro, perciò, per tutto ciò che è caro a te e a me, di non condurlo quaggiù. Penso, infatti, che verrà qua per risuscitare tutti i morti. Questo ti dico: in verità, per le tenebre che ci circondano, non portarlo quaggiù se no in me non rimarrà più alcun morto”.
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[1] (21) Aprite le porte! Mentre Satana e l’Ade parlavano così tra loro, ci fu una voce grande come un tuono, che diceva: “Alzate le vostre porte, o prìncipi, aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria”. L’Ade udì e disse a Satana: “Esci e resistigli, se puoi!”. Satana dunque venne fuori, e l’Ade disse ai suoi demoni: “Rafforzate bene le porte bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure, vigilate tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!”.
[2] Udito ciò, i primi padri incominciarono a disprezzarlo, dicendo: “O tu che divori tutto e sei insaziabile, apri affinché possa entrare il re della gloria!”.
Il profeta David disse: “Non sai, o cieco, che quando vivevo nel mondo profetai questa parola: “Alzate le vostre porte, o prìncipi”?”.
Isaia disse: “Illuminato dallo Spirito santo io previdi e dissi: “I morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe saranno svegliati e si rallegreranno quanti si trovano sulla terra”; e: “Dov’è il tuo pungolo, o morte? Dov’è la tua vittoria, o Ade?””.
[3] Venne allora una voce che diceva: “Aprite le porte!”.
Udita questa voce per la seconda volta, l’Ade rispose come se non lo conoscesse, dicendo: “Chi è questo re della gloria?”. Gli angeli del padrone gli risposero: “Un Signore forte e potente, un Signore potente in guerra!”.
A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante e ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati in catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re della gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell’Ade.
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[1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L’Ade gli gridò subito: “Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che hai una tale autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto qui? Tu che sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto, servo e padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui vivi? Tu sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei diventato libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù del quale ci ha parlato l’archisatrapo Satana e che per opera della croce e della morte sei in procinto di ereditare tutto il mondo?”.
[2] Poi il re della gloria afferrò per il capo l’archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: “Con catene ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell’Ade dicendo: “Prendilo e tienlo fino alla mia seconda venuta!””.
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[1] (23) Preso Satana, l’Ade gli disse: “O Beelzebul, erede del fuoco e del tormento, nemico dei santi, che cos’è che ti ha costretto a determinare la morte in croce del re della gloria sicché venisse qui a spodestarci? Guardati attorno e osserva come a noi non è più rimasto alcun morto e come tutti quanti avevi guadagnato per mezzo del legno della conoscenza, li hai persi tutti per il legno della croce, e tutta la tua gioia s’è mutata in tristezza: mentre volevi dare la morte al re della gloria, hai dato la morte a te stesso. Avendoti ricevuto per tenerti ben sicuro, imparerai per esperienza quali mali addosserò su di te.
[2] O arcidiavolo, principio della morte, radice del peccato, compimento di ogni male, che cosa hai trovato di male in Gesù che hai brigato per la sua distruzione? Come hai osato compiere un male così grande? Come hai potuto agognare di introdurre in queste tenebre un uomo simile lasciandoti togliere da lui tutti coloro che sono morti fin dall’inizio?”.
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[1] (24) Il re della gloria e Adamo. Mentre l’Ade così parlava con Satana, il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò il primo padre Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: “Dietro di me voi tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco, infatti, che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della croce”.
Così dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro primo padre Adamo fu visto pieno di gioia, e disse: “Ti ringrazio per la tua grandezza, o Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo Ade”. Così tutti i profeti e i santi, dissero: “Ti ringraziamo, o Cristo, salvatore del mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla corruzione”.
[2] Dopo che si erano espressi così, il salvatore benedisse Adamo con il segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente fece per i patriarchi, i profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì dall’Ade. E mentre egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano salmodiando e dicendo: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Alleluia! A lui la gloria di tutti i santi”.
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[1] (25) Incontro con due vegliardi. Proseguendo dunque il cammino verso il paradiso, tenne per mano il primo padre Adamo e affidò lui e tutti i giusti all’arcangelo Michele. E mentre entravano per la porta del paradiso, si fecero loro incontro due vegliardi ai quali dissero i santi padri: “Chi siete voi che non avete visto la morte né siete discesi nell’Ade, bensì dimorate in paradiso in anima e corpo?”.
Uno di essi rispose: “Io sono Enoc, colui che fu gradito a Dio, dal quale fui trasferito qui. E questo è Elia, il tesbita. Vivremo fino alla fine del mondo, quando saremo mandati da Dio a resistere all’anticristo e ad essere uccisi da lui. Ma anche a risorgere dopo tre giorni, a essere presi nelle nubi per andare incontro al Signore”.
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[1] (26) Incontro con il bhuon ladrone. Essi parlavano così allorché venne un altro uomo umile portando egli pure una croce sulle spalle. A lui domandarono i santi padri: “Chi sei tu dall’apparenza del predone?”. Rispose loro: “Come dite, nel mondo io ero predone e ladro, perciò gli Ebrei mi presero e condannarono alla morte in croce insieme a nostro Signore Gesù Cristo. Quando egli pendeva dalla croce, io, vedendo i segni che avvenivano, credetti in lui e lo pregai dicendo: “Signore, non dimenticarmi allorché regnerai!”. E subito egli mi rispose: “Amen, Amen, io ti dico che oggi sarai con me nel paradiso”.
[2] Portando dunque la mia croce, venni in paradiso, trovai l’arcangelo Michele e gli dissi: “Il Signore nostro Gesù che fu crocifisso mi mandò qui; conducimi perciò alla porta dell’Eden”. Quando la spada fiammeggiante vide il segno della croce, mi aprì ed entrai. Allora l’arcangelo mi disse: “Aspetta un poco, giacché viene Adamo, il primo padre del genere umano, con i giusti, anch’essi per entrare qui. Ed ora, vedendovi, vi sono venuto incontro””.
Quando i santi udirono queste cose, gridarono tutti a gran voce: “Grande è il Signore nostro e grande è la sua potenza!””.
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[1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Noi due fratelli abbiamo visto e udito tutte queste cose, e siamo stati mandati dall’arcangelo Michele e incaricati di annunziare la risurrezione del Signore, ma prima ancora di andare nel Giordano ed essere battezzati. Ove appunto ci siamo recati e siamo stati battezzati con altri morti risorti. Poi siamo venuti a Gerusalemme e abbiamo terminato la pasqua della risurrezione.
Ma ora non possiamo intrattenerci oltre in questo luogo. L’amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la comunione dello Spirito santo sia con voi tutti.
[2] Essi scrissero così, sigillarono i rotoli e ne diedero uno al sommo sacerdote e l’altro a Giuseppe e Nicodemo.
E subito sparirono, a gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Amen.
DISCESA DI GESU’ AGLI INFERI (testo integrale)ultima modifica: 2017-02-23T19:14:00+01:00da mikeplato
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