I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE

Gli atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio Pilato.
Io Ainia, protettore, ero ebreo e conoscitore della legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso. Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo battesimo. Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel tempo erano stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli Ebrei sotto Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per volere del Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho tradotti nella lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio, l’anno 17 del suo consolato, e l’anno 5 di Valentiniano, durante la indizione nona. Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro libro preghi per me, per me piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia per i peccati da me commessi contro di lui. A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro casa sia pace per sempre. Amen.
L’anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando Erode era re della Galilea all’inizio del suo diciannovesimo anno, il venticinque di Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l’anno quarto della duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo sacerdote degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù Cristo sia dopo la sua crocifissione. 1]
[1] Accuse delle autorità ebraiche. Nicodemo, principe degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri Ebrei fecero contro il Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in scritti ebraici, tali e quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i loro nomi: Anna, Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad accusare nostro Signore Gesù Cristo, dicendo: “Noi conosciamo Gesù, figlio del falegname Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono figlio di Dio e sono re. Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri padri e vuole distruggere la nostra legge”. Gli Ebrei dissero ancora: “La nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma Gesù, di sabato e in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e indemoniato”.
[2] Pilato disse loro: “Ma quali sono le sue azioni malvagie?”. Gli Ebrei risposero: “Egli compie queste cose in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa”. Pilato disse loro: “Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone, bensì il demone viene scacciato nel nome di Dio”.
Gli Ebrei risposero a Pilato: “Preghiamo la tua grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo pubblicamente”. Disse loro Pilato: “Ditemi come! Non è decoroso che un governatore convochi un re in tribunale!”. Gli risposero: “Noi non diciamo che sia re”.
[3] Il turbante del cursore. Pilato chiamò dunque un cursore e gli disse: “Conducimi Gesù, ma in modo pacifico”. Il cursore uscì, e quando riconobbe Gesù, l’adorò. Tolse poi dalla testa il suo turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù e gli disse: “Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il governatore ti chiama”.
Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: “Perché non l’hai tu convocato per mezzo di un banditore, ma l’hai, al contrario, onorato con un cursore? Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla testa il suo turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per terra e poi gli disse: cammina sopra!”.
Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: “Perché ti sei comportato così?”. Il cursore rispose: “Il giorno in cui tu mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l’ho visto sopra un trono, mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo dei rami nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi piedi, dicendo: “Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!””.
[4] Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli gridarono: “I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai tu potuto sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?”. Il cursore rispose loro: “Ho domandato a un Ebreo: “Che cosa dicono costoro in questa lingua ebraica?”. E questi me lo spiegò”.
Pilato domandò loro: “Che cosa gridavano in ebraico?”.
Risposero: “Essi dicevano osanna”. Pilato domandò: “Che cosa vuole dir osanna?”. Gli risposero: “Osanna vuol dire: salvaci!”. Pilato disse loro: “Se voi stessi testimoniate in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha commesso il cursore?”. Essi tacquero.
[5] Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al cursore: “Esci, e introduci Gesù nella maniera che tu vorrai”. Uscito che fu, il cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all’inizio, e disse a Gesù: “Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti chiama”. Quando Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si inchinarono da sole e adorarono Gesù. Allorché gli Ebrei videro il modo con cui avevano agito le insegne e come le loro facce anteriori avevano adorato Gesù, gridarono contro gli uomini che le tenevano asserendo che essi le avevano inchinate.
[6] Il governatore disse agli Ebrei: “Non meravigliatevi del modo in cui le facce anteriori dei vessilli si sono inchinate da sole e hanno adorato Gesù e non gridate accusando i vessilliferi asserendo che siano stati loro a inchinarle e a fare loro adorare Gesù”. Gli Ebrei risposero a Pilato: “Noi sappiamo in qual modo i vessilliferi hanno inchinato i vessilli fino a fare adorare Gesù”. Il governatore chiamò i vessilliferi e disse loro: “E’ così che vi siete comportati?”. Risposero a Pilato: “Noi siamo dei gentili e servitori di templi. Come potremmo adorarlo? E difatti, mentre tenevamo i vessilli, le loro facce anteriori si sono inchinate da sole per adorarlo”.
[7] Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani del popolo: “Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che vengano dal popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce anteriori si inchineranno da sole per adorarlo”. Gli anziani degli Ebrei, presero dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero un vessillo e sei l’altro vessillo davanti al tribunale del governatore.
Pilato disse al cursore: “Conduci fuori Gesù e poi introducilo nel modo che tu vorrai”. [8] Gesù uscì dal pretorio con il cursore. Il governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli precedentemente e disse loro: “Giuro per la salute di Cesare! Se questa volta quando entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non l’adoreranno, io prenderò la vostra testa”. Il governatore ordinò di fare entrare Gesù per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò Gesù di camminare sul turbante della sua testa. Gesù entrò. E quando entrò, i vessilli s’inchinarono e adorarono Gesù.
[2]
[1] La moglie di Pilato. Allorché Pilato vide questo, ebbe timore e cercò di alzarsi dal suo tribunale. Mentre rifletteva su di questo, sua moglie gli mandò a dire: “Tienti lontano da quest’uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua”.
Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro: “Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso la parte degli Ebrei”. Risposero: “Sì, lo sappiamo”. Disse Pilato: “Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da quest’uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua”. Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: “Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua moglie!”.
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato dunque chiamò Gesù e gli disse: “Perché mai costoro ti accusano senza che tu proferisca parola?”. Gesù rispose: “Se non fosse stato conferito loro il potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della propria bocca per proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che fanno!”. I sacerdoti ebrei risposero a Gesù: “Che cos’è che noi sappiamo bene? Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell’adulterio; in secondo luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per causa tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in Egitto perché non godevate della fiducia del popolo”.
[3] La difesa. Alcuni tra gli Ebrei presenti erano giusti, e dissero: “Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché non fu concepito nell’adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano di Maria: dunque non l’hanno concepito nell’adulterio”. Agli Ebrei che pretendevano che Gesù fosse venuto dall’adulterio, Pilato disse: “Sì, questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata a suo marito”.
[4] Anna disse: “O Pilato! Tutt’intera la nostra moltitudine afferma ch’egli viene dall’adulterio, e tu non ci credi! Quelli là sono dei proseliti e sono suoi discepoli”. Domandò Pilato: “E che cos’è un proselito?”. Risposero gli Ebrei: “E’ colui che nacque tra i Greci e divenne Ebreo in questi giorni”.
Coloro che avevano asserito che egli non era stato generato nell’adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero con un’unica voce: “Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti, noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e Maria”.
[5] Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato ch’egli non era stato generato nell’adulterio, e li scongiurò per la salute di Cesare, dicendo: “Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non è stato generato nell’adulterio, è proprio la verità?”. Gli Ebrei risposero a Pilato: “Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è un peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non abbiamo detto la verità, e noi siamo pronti a morire”.
Pilato disse ad Anna e a Caifa: “Voi non dite la verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?”. Essi risposero a Pilato: “Sono dunque quei dodici uomini che sono degni di fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell’adulterio; mentre a noi, a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch’egli vi è nato, che è un mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?”.
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell’adulterio. Ordinò di fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: “Per qual motivo lo vogliono fare morire?”. Risposero a Pilato: “Ce l’hanno contro di lui perché guarisce nel giorno di sabato”. Esclamò Pilato: “E’ dunque per questa azione buona che lo vogliono fare morire!”.
[3]
[1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse loro: “Mi è testimone il sole, ch’io non trovo neppure un motivo di accusa contro quest’uomo”. Gli Ebrei risposero e dissero al governatore: “Se non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo consegnato”. Rispose Pilato: “Prendetelo voi stessi e giudicatelo secondo la vostra legge”. Gli Ebrei risposero: “A noi è vietato giudicare gli uomini”. Pilato disse: “Dio vi ha ordinato: non ucciderete. Ma io…”.
[2] Il regno di Gesù. Pilato entrò nel pretorio, chiamò Gesù in disparte e gli disse: “Tu sei il re degli Ebrei?”. Rispose Gesù a Pilato: “Tu lo dici da te stesso, oppure l’hanno affermato altri a mio proposito?”. Pilato rispose a Gesù: “Forse ch’io sono Ebreo? La tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me”. Gesù rispose: “Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si consegnasse agli Ebrei. Or dunque il mio regno non è di questo mondo”.
Pilato domandò a Gesù: “Dunque, sei tu re?”. Gesù rispose a Pilato: “Tu l’hai detto! Io infatti sono stato generato per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla verità ascolti la mia voce!”.
[3] Pilato domandò: “Che cos’è la verità?”. Gesù rispose: “La verità viene dal cielo”. Domandò Pilato: “Non c’è verità sulla terra?”. Gesù rispose a Pilato: “Tu vedi come coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che sulla terra posseggono la potenza!”.
[4]
[1] Pilato attesta l’innocenza di Gesù. Dopo queste cose, Pilato lasciò Gesù all’interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: “Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui”. Gli Ebrei gli risposero: “Costui ha affermato: ho il potere di distruggere il tempio e di farlo risorgere il terzo giorno”.
Pilato domandò loro: “Che tempio?”. Gli Ebrei gli risposero: “Quello che Salomone ha edificato nel periodo di quarantasei anni. Egli infatti ha detto: “Io lo distruggerò e io lo riedificherò in tre giorni””.
[2] Pilato disse loro: “Io sono innocente del sangue di quest’uomo. Vedetevela voi!”. Gli Ebrei gli dissero: “Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli”
Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse loro in segreto: “Non comportatevi così! Giacché non c’è (contro di lui) alcun capo d’accusa capitale. Non c’è che la vostra accusa a proposito delle guarigioni e della violazione della legge”.
I leviti dissero a Pilato: “Quando qualcuno bestemmia contro Cesare è o no degno di morte?”. Pilato rispose: “E’ degno di morte”. Gli Ebrei dissero a Pilato: “Se colui che bestemmia contro Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro Dio”.
[3] Angoscia di Pilato. Il governatore ordinò agli Ebrei di uscire dal pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: “Che hai fatto?”. Gesù rispose: “Mosè e i profeti furono i primi ad annunziare la mia morte e la mia risurrezione”.
Gli Ebrei stavano attenti e l’ascoltarono proferire queste cose. Dissero a Pilato: “Che vuoi udire ancora di più enorme di questa bestemmia?”. Pilato rispose agli Ebrei: “Se questa parola è una bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge”.
Gli Ebrei dissero a Pilato: “La nostra legge afferma: se un uomo pecca contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi meno uno, ma colui che bestemmia contro Dio viene lapidato” Pilato rispose: “Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete”
Gli Ebrei gli dissero: “Noi lo vogliamo crocifiggere”.
[4] Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro: “Non è degno di essere crocefisso”, guardò coloro che stavano davanti alla moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che piangevano. E disse: “Non tutta la folla vuole ch’egli muoia”. Gli anziani risposero a Pilato: “Noi tutti e la nostra moltitudine siamo venuti affinché egli muoia”.
Pilato domandò agli Ebrei: “Per qual ragione deve morire?”. Gli Ebrei gli risposero: “Lui stesso ha affermato: io sono il figlio di Dio, io sono re”.
[5]
[1] Intervento di Nicodemo. Un Ebreo dal nome Nicodemo andò davanti a Pilato. Gli disse: “Ti prego, o pio governatore, di ordinarmi di dire qualche parola”. Pilato gli rispose: “Dilla!”.
Nicodemo rispose dicendo: “Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e anche a tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro sinagoga io ho detto: che avete da fare voi con quest’uomo? Ha operato miracoli e prodigi, prodigi grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e che nessuno potrà operare in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del male. [2] Se questi miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini, si dissiperanno. Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto miracoli grandi che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone. Anche Iamne e Iambre fecero i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che non riuscirono a fare. E gli Egiziani consideravano Iamne e Iambre come dèi, ma in seguito i miracoli fatti da costoro, che non erano da Dio, perirono come coloro che credevano in essi. Or dunque che avete da fare voi con quest’uomo? Egli, infatti, non è degno di morte”.
[3]Gli Ebrei risposero a Nicodemo: “Tu sei diventato suo discepolo. E’ per questo che parli in suo favore”. Nicodemo domandò: “Forse che il governatore è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? E’ forse per questo che Cesare l’ha posto in questo ufficio?”.
Gli Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti contro Nicodemo. Allorché Pilato li vide, disse loro: “Perché digrignate i denti? E’ forse perché avete udito la verità?”.
Gli Ebrei dissero a Nicodemo: “Tu riceverai la parte di Gesù”. Nicodemo rispose: “Amen! Ch’io la riceva come avete detto!”.
[4] Testimonianza di un paralitico. Un altro Ebreo prese coraggio e disse a Pilato: “Ti prego di permettermi una parola”. Il governatore gli rispose: “Dì quello che vuoi”. Quello gli parlò in questi termini: “Io ho passato quarant’anni sdraiato su di un letto preso da grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c’era un buon numero di indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di me e mi disse: “Amico, prendi il tuo letto e vattene”. E all’istante io fui guarito, presi il mio letto e camminai”.
[5] Gli Ebrei dissero a Pilato: “Domandagli in qual giorno l’ha guarito”. Pilato disse a colui che era stato liberato dalla sua malattia: “Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?”. Egli rispose: “Un giorno di sabato”. Gli Ebrei dissero a Pilato: “Non è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni di sabato”.
[6] Altre testimonianze. Un Ebreo disse: “Io ero cieco dalla nascita. Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e quando Gesù passò gridai a gran voce: “Abbi pietà di me, figlio di David, abbi pietà di me!”. Egli stese le sue mani sui miei occhi, e all’istante io vidi”.
Un altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così: “Io ero storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca”.
Ed ecco che un altro prese coraggio. Disse: “Io ero lebbroso e mi ha purificato”.
Una donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse: “Io perdevo sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue si arrestò”.
Gli Ebrei dissero: “Abbiamo per legge che una donna non può testimoniare o proferire parola”.
[7] Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano: “Quest’uomo è un profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi demoni”.
A questi che dicevano: “Gli stessi demoni gli obbediscono”, Pilato domandò: “Perché non gli obbediscono i vostri dottori?”. Essi risposero a Pilato: “Risuscitò dai morti Lazzaro che era morto e si trovava nella sua tomba”.
Il governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: “Perché volete versare un sangue innocente?”.
 
[6]
[1] Ultimi tentativi di Pilato. Infine, Pilato chiamò nuovamente Nicodemo e i dodici uomini che avevano detto ch’egli non era stato generato nell’adulterio e disse loro: “Che farò io? Il popolo è in agitazione”. Essi gli risposero: “Noi non sappiamo, tocca a loro decidere”.
[2] Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e disse loro: “Sapete che tra voi c’è l’uso che ad ogni festa sia liberato un prigioniero. Ho in prigione un brigante omicida, di nome Barabba, e Gesù, che è qui in piedi, nel quale non trovo alcun motivo di condanna. Chi è quello che voi volete ch’io liberi?”. Gli Ebrei gridarono a gran voce: “Barabba!”. Egli domandò: “Che farò io di Gesù, detto Cristo?”. Gli Ebrei risposero: “Crocifiggilo!”.
[3] Altri Ebrei dissero: “Tu sei l’amico di Cesare. Ora egli ha detto: “Io sono figlio di Dio e sono re””. Pilato salì in collera e disse agli Ebrei: “In ogni tempo, la vostra nazione è stata ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene”.
[4]Gli Ebrei domandarono a Pilato: “Chi ci ha fatto del bene?”. Pilato rispose: “Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto dalla terra d’Egitto, da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora per voi una strada come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la manna e le quaglie. Per dissetarvi estrasse per voi l’acqua da una roccia; vi diede una legge. E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva distruggervi. Mosè pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del male contro di me”.
[5] Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di andarsene, ma gli Ebrei gridarono e dissero a Pilato: “Conosciamo il Cesare come re, ma Gesù non lo conosciamo. I magi, infatti, dall’Oriente gli hanno portato dei doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che era stato generato un re, cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo padre, Giuseppe, prese lui e sua madre e fuggì in Egitto. Erode poi, a causa di quanto aveva saputo, uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme”.
[6] Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato ebbe timore. Impose silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e disse: “E’ Costui che era cercato da Erode?”. Gli risposero: “Sì, è lui”.
Pilato prese allora dell’acqua e si lavò le mani davanti a tutti dicendo: “Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete voi”. Gli Ebrei gridarono: “Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli”.
[7] La sentenza. Allora Pilato ordinò di tirare il velo del tribunale sul quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore: “Sentenza di Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. E’ per questo ch’io ti condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle leggi degli imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui sei stato preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te”.
[7]
[1] Gesù in croce tra i ladri. Dopo queste cose, Gesù uscì dal pretorio con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si spogliò dei vestiti, lo si cinse di un linteum e si pose sulla sua testa una corona di spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema alla sua destra e Cista alla sua sinistra.
Gesù disse: “Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò che fanno”.
[2] I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò in piedi a guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano dicendo: “Colui che ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il figlio di Dio, da lui scelto”.
I soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e innalzarono verso di lui aceto e fiele, dicendo: “Se tu sei il re degli Ebrei, salva te stesso!”.
[3] Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere il titulus in lettere greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era stato detto dagli Ebrei, cioè: “Egli è il re degli Ebrei”.
Uno dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui nome era Cista, gli disse: “Se tu sei il Cristo, salva te e noi”. L’altro il cui nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con collera: “Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua condanna; ma noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo fatto, lui invece non ha fatto alcun male”.
[4] Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista, questo stesso Dema gridò e disse: “Ricordati di me, mio Signore, quando sarai nel tuo regno!”. Gesù gli rispose: “In verità ti dico, oggi tu sarai con me nel paradiso”.
[5] La morte. Era l’ora sesta. In quel giorno si fecero tenebre su tutta la terra fino all’ora nona; nel momento in cui si oscurò il sole, il velo del tempio si strappò in due, dall’alto in basso, e Gesù gridò a gran voce: “Padre mio, rimetto l’anima mia tra le tue mani”. Proferite queste parole, rese il suo spirito.
[6] Allorché il decurione vide quanto era accaduto, diede gloria a Dio e disse: “Veramente, quest’uomo era giusto”. E tutti coloro che erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste cose, si battevano il petto e se ne ritornavano.
[7] Il decurione informò il governatore sugli avvenimenti. E allorché il governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza si afflissero molto. Quel giorno non mangiarono a causa del loro grande dispiacere. [8] Infine Pilato mandò a chiamare gli Ebrei. Disse loro: “Avete visto quanto è avvenuto?”. Essi tacquero.
[9] Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo. Anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea videro questo.
Ecco che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e giusto che non aveva partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli Ebrei poiché egli era ad Arimatea nell’attesa del regno di Dio, venne a trovare Pilato, e gli chiese il corpo di Gesù. Quando l’ebbe ricevuto l’avvolse in un panno molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata (nella roccia) nella quale non aveva ancora deposto nessuno.
[8]
[1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Allorché gli Ebrei sentirono che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono e con lui i dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato concepito nell’adulterio, tra i quali c’era Nicodemo e un certo numero di altre persone, volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e gli avevano rivelato i miracoli di Gesù.
[2] Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si nascosero. Soltanto Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli Ebrei. Disse loro: “Come siete entrati nella sinagoga?”. Gli risposero: “Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte sarà con lui”. Nicodemo rispose: “Amen, amen!”.
Anche Giuseppe andò a trovarli e disse: “Perché siete in collera contro di me? E’ forse perché ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco: l’ho posto in una tomba nuova, l’ho avvolto con un panno bianchissimo, ed ho arrotolato una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete compiuto una sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi siete neppure pentiti d’averlo crocifisso e di averlo trafitto con una lancia”.
[3] Gli Ebrei montarono in collera. Si impadronirono di Giuseppe e ordinarono che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero: “Sappi che non è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è sabato; ricordati, tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una sepoltura: daremo le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge della terra”. Giuseppe rispose loro: “Questa è una parola accanita; ma io non ho paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate il giudizio a me e io farò giustizia, dice il Signore. [4] Avete visto che ora colui che è circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso dell’acqua e si è lavato le mani davanti al sole dicendo: “Io sono puro del sangue di questo giusto”. Voi avete visto e avete risposto a Pilato, dicendo: “Il suo sangue è su di noi e sui nostri figli”. Ed ora io temo che la collera di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto”.
All’udire questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e lo gettarono in un luogo oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a guardia degli uomini, e sigillarono la porta con il loro sigillo.
[5] L’indomani mattina, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti si affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga. Tennero consiglio per vedere come farlo morire. Allorché il sinedrio fu seduto, ordinarono di condurlo con disprezzo. Ma quando fu aperta la porta, Giuseppe non fu trovato.
Tutto il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta era stata trovata chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella mano di Caifa.
Cessarono dunque dal mettere la mano su coloro che avevano parlato bene di Gesù davanti a Pilato.
[9]
[1] Testimonianza delle guardie. Mentre tutto il popolo sedeva ancora nella sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché non l’avevano trovato, alcuni tra quelli della guardia andarono da loro: erano quelli cioè che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la guardia alla tomba di Gesù nel timore che i suoi discepoli venissero a prenderlo di nascosto. Costoro avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti di quanto era accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi vegliavano.
[2] “Noi tutti – essi proseguirono – abbiamo visto un angelo del Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era davanti alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come la neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell’angelo che parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù. Disse loro: “Non temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato crocifisso. E’ risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era il Signore. Andate e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed ecco che vi precederà in Galilea. Lo vedrete in quel luogo”. Ecco, vi abbiamo riferito quanto abbiamo visto”.
[3] Gli Ebrei domandarono: “Chi erano le donne con le quali parlava l’angelo?”. Le guardie risposero: “Non sappiamo chi erano”. Gli Ebrei domandarono: “Che tempo era?”. Le persone di guardia risposero: “La mezzanotte”. Gli Ebrei domandarono: “Perché non vi siete impadroniti di queste donne?”. Le guardie risposero: “Eravamo rimasti come morti a causa della paura. Non pensavamo di rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto impadronircene?”. Gli Ebrei dissero alle guardie: “Non vi crediamo”.
[4] Le guardie dissero agli Ebrei: “In quest’uomo avete visto tutti quei segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi credeste a noi? Abbiamo inteso pure un’altra cosa prodigiosa. Colui che ha domandato il corpo di Gesù, cioè Giuseppe, voi l’avete chiuso in un luogo tenebroso e dietro di lui avete serrato la porta, l’avete sigillata… dopo questo avete aperto la porta e non l’avete trovato. Dateci dunque prima Giuseppe, e poi noi vi daremo Gesù”.
[5] Gli Ebrei dissero: “Dateci prima Gesù, e poi noi vi daremo Giuseppe”. Le guardie risposero: “Dateci prima Giuseppe, dopo vi daremo Gesù”. Gli Ebrei risposero: “Giuseppe se n’è andato nella sua città”. Le guardie dissero: “Anche Gesù se ne è andato in Galilea come abbiamo inteso dire dall’angelo che rotolava la pietra davanti al sepolcro. Diceva: “Egli vi precederà in Galilea””.
[6] Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero timore che fossero divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un consiglio. Diedero ai soldati molto denaro dicendo: “Dite: durante la notte, mentre noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero furtivamente.
Se la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo credere questo e distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione”. Essi allora ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato.
Tra gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno d’oggi.
[10]
[1] Gesù sul monte Mabrech. Un sacerdote di nome Finee, il dottore Adda e il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i capi della sinagoga e il popolo degli Ebrei, dicendo: “Abbiamo visto Gesù e i suoi undici discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama Mabrech e diceva ai suoi discepoli: “Andate nel mondo intero ed evangelizzate ogni creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà salvo. Colui che non crederà sarà condannato al giudizio. [2] Quanto a voi, miei discepoli, ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome: scaccerete i demoni, parlerete lingue nuove, prenderete serpenti velenosi nelle vostre mani senza che vi facciano del male; vi si darà a bere delle bevande mortali per uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere; poserete le mani sui malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi domanderete nel mio nome, le riceverete”. Abbiamo inteso Gesù dire queste parole. Dopo di ciò salì al cielo in una grande e indicibile gloria”.
[3] Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: “Rendete gloria al Dio di Israele e dategli l’attestazione che avete visto e sentito queste cose”. Essi risposero: “Per la vita del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, queste cose le abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo”.
[4] Gli Ebrei dissero loro: “Voi siete dunque venuti in questo luogo per evangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per fare preghiera a Dio, allora pregate per domandare perdono dell’insolenza che avete dimostrato davanti al popolo”. Il sacerdote Finee, lo scriba Adda, e il levita Ogia dissero: “Se queste parole a proposito delle cose che noi abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che noi siamo davanti a voi. Fateci ciò che vi piacerà”.
[5] Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non ripetere assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero. Furono gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre uomini che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace.
Angoscia delle autorità ebraiche. Quando questi uomini andarono in Galilea, gli Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano con grande tristezza, dicendo: “Che cos’è mai questa cosa straordinaria che è capitata in Israele?”.
[6] Anna e Caifa dissero: “Perché la vostra anima è abbattuta in questo modo? Non sono degni di fede; e così neppure i soldati che hanno detto che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla porta della grotta. Il fatto è invece che i discepoli hanno dato molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù. [7] Sono essi che hanno insegnato la lezione, dicendo: “Dite che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla tomba”. Ignorate forse che non bisogna credere nulla da chi è incirconciso? Certo, comunque, che hanno ricevuto molto oro anche da noi ed hanno agito nel modo che abbiamo detto loro”.
 
[11]
[1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Quand’ebbero proferito queste parole, Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si espresse così: “Voi parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono discesi dalla Galilea, come essi temano Dio; sono uomini che odiano il mercanteggiare e odiano l’amore esagerato della ricchezza. Sono uomini pacifici e sono appunto essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti, queste parole: “Abbiamo visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech con i suoi discepoli, e insegnava loro le cose che voi avete sentito”. E sono essi che lo videro rapito in cielo.
[2] Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul Giordano, lo traversò e andò a Gerico… I figli dei profeti vennero davanti a lui. Domandarono a Eliseo: dov’è il tuo maestro Elia? Egli rispose: è stato trasportato in cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non sarà forse uno spirito che l’ha rapito e l’ha trasportato su di una montagna? [3] Su, prendiamo con noi i nostri servi per cercarlo; e persuasero Eliseo ad accompagnarli: ed egli andò con loro. Lo cercarono per tre giorni, senza trovarlo. [4] Allora seppero ch’era stato rapito.
Ora dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di Israele per vedere, se per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non l’abbia posato su di una montagna”.
Questa parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le montagne di Israele per cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però Giuseppe d’Arimatea. Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire gli anziani, i sacerdoti e i leviti in questi termini: “Abbiamo percorso tutte le montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo trovato Giuseppe d’Arimatea”.
[5]Missione a Giuseppe d’Arimatea. Quando essi intesero questo a proposito di Giuseppe, resero gloria al Dio di Israele e tennero consiglio, sia i capi della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo: “In che modo ci presenteremo a Giuseppe?”.
[6] Convennero di prendere un foglio di carta e di scrivere a Giuseppe in questa maniera: “Pace a te e a tutti coloro che sono con te! Sappiamo di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto contro di te. Prega dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi figli. Noi tutti siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché abbiamo aperto la porta e non t’abbiamo trovato, abbiamo capito che era un disegno maligno quello che noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il nostro disegno contro di te, o padre nostro Giuseppe venerato da tutto il popolo”.
[7] In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini amici di Giuseppe e amati dallo stesso Giuseppe. I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero loro: “Fate attenzione a questa parola. Se Giuseppe riceverà la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che verrà da noi, ma se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e si affligge molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi”. E li condussero fuori.
[8] Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad Arimatea presso Giuseppe. Lo videro. L’adorarono e gli dissero: “Con te sia la pace!”. Egli rispose: “Pace sia a voi e a tutto il popolo di Israele”. Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e benedisse Dio, dicendo: “Benedetto sia il Signore che ha salvato Israele e non gli ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto sia il Signore che ha mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto le sue ali”.
Li abbracciò, li baciò e apparecchiò loro la tavola. Essi mangiarono, bevettero e dormirono da lui.
[9] Testimonianza di Giuseppe. All’indomani, alla prima ora, Giuseppe bardò la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero alla città santa di Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe, mandando grida e dicendo: “Pace al tuo ingresso!”. Giuseppe disse a tutto il popolo: “Pace a voi”. L’intero popolo abbracciò Giuseppe, meravigliato di vederlo.
[10] L’accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in casa sua e fece per lui un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna e Caifa e gli anziani affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si rallegrarono e mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò a casa propria. Giuseppe restò nella casa di Nicodemo.
[12]
[1] L’indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i leviti si affrettarono ad andare nella casa di Nicodemo. Egli si presentò davanti a loro e disse: “Pace a voi!”. Gli risposero: “Pace a te, a Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe”. Entrarono in casa sua. Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in mezzo a loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò dirgli una parola.
[2] Giuseppe disse loro: “Qual è il soggetto a proposito del quale mi avete mandato a chiamare?”. Essi fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così: “Nostro padre Giuseppe, venerato da tutto il popolo, tu sai che i più venerabili tra gli scribi, i sacerdoti e i leviti anelano di udire una parola da te”. Giuseppe disse: “Interrogate su ciò che desiderate”.
[3] Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare Giuseppe dicendogli: “Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la confessione della verità. E’ stato scongiurato anche Achar e non ha giurato menzogne, ma ha detto la verità senza nascondere una sola parola. Anche tu, non nasconderci nulla, neppure una parola”. Giuseppe rispose: “Io non vi nascondo nulla”.
Gli dissero: “Noi siamo rimasti molto rattristati perché tu hai chiesto il corpo di Gesù, l’hai avvolto in un sudario molto bianco e l’hai deposto nella tua tomba nuova. [4] A causa di ciò ti abbiamo rinchiuso in una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo chiuso la porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per vigilare sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L’indomani abbiamo aperto la porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto il popolo del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci quanto è accaduto”.
[5] Giuseppe disse: “Mi avete imprigionato il sesto giorno alla decima ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo della notte ero in piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu sospesa per aria ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un lampo. In quell’istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove io ero caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell’acqua discendendo poi in basso fino ai miei piedi, ed un profumo giunse fino alle mie narici.
[6] Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia faccia, mi abbracciò e mi disse: “Giuseppe, non temere! Apri i tuoi occhi e riconosci chi ti parla”. Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù, ed ebbi paura. Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui pure li recitò con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a ingannare qualcuno, viene scacciato, se ne va e l’abbandona a causa dei comandamenti.
Dunque, quando vidi che li recitava con me, io dissi: “Rabbi Elia!”. Egli mi rispose: “Io non sono Elia”. Gli dissi: “Chi dunque sei tu, signore?”. Mi rispose: “Io sono Gesù del quale tu ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l’hai avvolto in un panno molto bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella grotta nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della grotta, e l’hai chiusa”.
[7] A colui che parlava con me, io dissi: “Mostrami il luogo ove io ti ho posto”. Egli mi prese, mi mostrò il panno e il sudario ch’io avevo messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese, mi condusse fuori a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece mettere sul mio luogo di riposo e mi disse: “Pace e te!”. Mi abbracciò, e disse: “Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io andrò dai miei fratelli in Galilea””.
[13]
[1] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti allorché sentirono queste parole restarono come delle mummie, caddero a terra e digiunarono fino all’ora nona.
Nicodemo e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e Caifa, ai sacerdoti e ai leviti, ed aggiunsero: “Perseverate dritti sui vostri piedi, mangiate il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani è il sabato del Signore”. Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono, bevettero, e ognuno andò a casa sua.
[2] Testimonianza di Levi. L’indomani, sabato, gli scribi, i sacerdoti e i leviti sedettero, dicendo: “Che è questa collera che ci ha colpito? Eppure conosciamo suo padre e sua madre”.
Lo scriba Levi disse: “Io conosco i suoi genitori: temevano Dio, non tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte all’anno. Allorché nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono i loro sacrifici e i loro olocausti a Dio.
[3] E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia e disse: “Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi hanno visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli per illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo Israele”. E Simeone li benedisse. Disse a sua madre Maria “A proposito di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per la caduta e risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima, c’è una spada che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del cuore di moltissime persone””.
[4] Anna e Caifa dissero: “Come hai tu saputo queste cose?”. Lo scriba Levi, rispose: “Ignorate voi ch’io sono stato ammaestrato nella legge da Simeone?”. Gli risposero: “Noi siamo il sinedrio dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere”. Egli mandò a cercare suo padre.
Allorché giunse suo padre, disse loro: “Perché non credete a mio figlio Levi? L’ha istruito nella legge il beato e giusto Simeone”.
Il sinedrio disse: “La parola che tu hai detto è verità”.
[5] Testimonianza di Adda, Finee, Ogia. E i capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio insieme.
Dissero: “Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini che sono venuti l’altra volta e ci hanno parlato dell’insegnamento di Gesù e del modo con cui era stato rapito in cielo, affinché ci dicano come l’hanno visto trasportato nei cieli”. Questa parola piacque a tutti e mandarono a prendere questi tre uomini dalla Galilea.
Quando giunsero, dissero: “Sei tu il rabbi Adda, siete voi Finee e Ogia? La pace sia con voi e con tutti coloro che sono con voi. Nel sinedrio ci fu una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi uomini affinché veniate nel luogo santo di Israele”.
[6] Gli uomini andarono in Galilea. Trovarono costoro seduti che leggevano la legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a coloro che erano venuti da loro: “Sia pace al popolo di Israele! Perché siete venuti in questo luogo?”.
Gli inviati risposero: “Il sinedrio vi chiama nella città santa di Gerusalemme”. Quando quegli uomini udirono che erano ricercati dal sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini che erano venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e camminarono con essi, in pace verso Gerusalemme.
[7] L’indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga. Interrogarono quelli che erano venuti, dicendo: “In verità, avete voi visto Gesù sul monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e l’avete visto anche quando era rapito in cielo?”.
Anna disse: “Prendeteli e separateli l’uno dall’altro, per vedere se la loro parola concorda”. Li separarono. Li posero separati l’uno dall’altro.
[8] Chiamarono prima Adda e gli domandarono: “Dì, come l’hai visto allorché era rapito in cielo?”. Adda rispose in questi termini: “Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech ammaestrando i suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo copriva con i suoi discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò in cielo. I suoi discepoli erano invece stesi a terra e pregavano”.
Chiamarono il sacerdote Finee. L’interrogarono in questi termini: “Come l’hai visto allorché era rapito in cielo?”. Ed anche lui disse la stessa parola.
Interrogarono Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose ancora la stessa parola.
Allora i membri del sinedrio dissero l’un l’altro: “La legge di Mosè afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di due o tre testimoni”.
[14]
[1] Testimonianze del sinedrio. Uno degli scribi prese la parola, e disse: “E’ scritto che Enoc fu trasportato e che non lo si trovò perché era stato trasportato”.
Anche lo scriba Hierio disse: “Anche della morte di Mosè abbiamo sentito parlare, ma non l’abbiamo vista, giacché è scritto nella legge del Signore: “Mosè è morto al cospetto del Signore e nessuno, fino al giorno d’oggi, ha conosciuto la sua tomba””.
[2] Il rabbi Levi si espresse così: “Quando Simeone vide Gesù, disse: “Ecco che costui è posto per la rovina e per la risurrezione di una moltitudine in Israele””.
Un altro, di nome Isacco, disse: “E’ scritto nella legge: “Ecco ch’io manderò un angelo davanti a te affinché vegli su di te in tutti i tuoi sentieri, giacché su di te è il mio nome””.
[3] Conclusione di Anna e Caifa. Presero la parola anche Anna e Caifa, in questi termini: “Avete ricordato in modo esatto le cose scritte nella legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno ha parlato della morte di Elia. Ma Gesù, l’abbiamo visto parlare con Pilato, l’abbiamo visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava sulla sua persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e lo si flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo del Cranio.
[4] Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu abbeverato di aceto e fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal soldato Longino, il nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed egli è risuscitato dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito i tre dottori, dicendo: l’abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre, il rabbi Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè: “Costui è posto per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine in Israele e come un segno contro il quale si combatterà””.
[5] Conclusione della sinagoga e del popolo. I dottori, in mezzo a tutto il popolo del Signore, dissero: “Costui doveva essere come una persona che suscita stupore davanti ai nostri occhi, ed invece sappiate, o casa di Giacobbe, che sta scritto: “Maledetto chiunque è sospeso a un legno”. E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che non hanno creato il cielo e la terra morranno”.
I sacerdoti e i leviti dissero l’un l’altro: “Il suo ricordo durerà fino a Sum e fino al cosiddetto Iobel. Se è così, vedrete che il suo nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo nuovo”.
[6] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti annunziarono al popolo di Israele: “Sia maledetto l’uomo che adora l’opera della mano degli uomini, sia maledetto colui che adora una creatura preferendola al Creatore”. E tutto il popolo rispose: “Amen, amen, amen”.
[7] Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo: “Benedetto sia il Signore che ha dato pace al popolo di Israele in conformità di tutte le parole ch’egli aveva detto. Non cadrà neppure una sola parola della sua bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto per mezzo di Mosè, suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il Signore, secondo quanto ha detto ai nostri padri.
Non abbandonarci, Signore, non permettere che ci allontaniamo da te! Fai sì che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te, che camminiamo sulle tue vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non vergogniamoci di abbandonarci a te, Signore.
Signore, proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a noi e così le tue verità a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo, come già ai nostri padri.
[8] Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore rimasto in piedi è uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! E’ lui che ci salverà. Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande è il tuo nome.
[9] Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua parte, siamo la tua eredità.
Il Signore non abbandonerà il suo popolo, a causa del suo grande nome.
Il Signore ha cominciato a fare di noi il suo popolo”.
Terminato quest’inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in pace. Amen.
 
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Mamerioe di Nicodemo – Recensione latina**
PROLOGO
Io Enia, protettore, di stirpe ebraica, e seguace della legge, fui afferrato dalla grazia del Salvatore e dal suo grande dono. Conobbi Cristo Gesù nella santa Scrittura, a lui mi avvicinai e ho abbracciato la sua fede per divenire degno del suo santo battesimo.
Per prima cosa cercai le memorie scritte in quei tempi a proposito di nostro Signore Gesù Cristo, pubblicate dagli Ebrei all’epoca di Ponzio Pilato, e le abbiamo trovate scritte in caratteri ebraici all’epoca del Signore Gesù Cristo. Io le ho tradotte in lettere etniche mentre regnavano le eccellenze Teodosio, che compiva il diciassettesimo consolato, e Valentiniano, quinto console, durante la nona indizione.
Voi tutti che leggete questo libro e lo trascrivete in altri codici, ricordatevi di me Enia, piccolissimo servo del Signore, affinché egli abbia misericordia di me e perdoni i peccati che io ho commesso contro di lui.
Sia pace a tutti coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro famiglia, per sempre. Amen.
Si era nell’anno decimo ottavo di Tiberio Cesare imperatore dei Romani e nell’anno decimo ottavo del regno di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell’ottava calenda di aprile, cioè il giorno venticinque del mese di marzo, durante il consolato di Rufino e di Rubellione, nel quarto anno della olimpiade duecentesimaseconda, sotto il principato dei sacerdoti degli Ebrei Giuseppe e Caifa.
Le cose compiute dai prìncipi dei sacerdoti e dagli altri Ebrei le ha narrate Nicodemo dopo la croce e la passione del Signore e lo stesso Nicodemo ha ordinato che fossero scritte in lettere ebraiche.
[1]
[1] Accuse delle autorità ebraiche. Anna e Caifa, Summa e Datan, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e tutti gli altri Ebrei vennero da Pilato accusando il Signore Gesù Cristo di molte cose e dicendo: “Sappiamo che costui è figlio del falegname Giuseppe ed è nato da Maria, e dice di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e vuole abrogare la nostra legge paterna”.
Pilato domanda: “Che cos’è che fa e quale legge vuole abrogare?”. Gli rispondono gli Ebrei: “Abbiamo una legge che vieta di curare nel giorno di sabato: costui invece, con opere malvagie, di sabato cura zoppi, gobbi, ciechi, paralitici, lebbrosi e indemoniati”.
Pilato domanda: “Con quali opere malvagie?”. Gli rispondono: “E’ un mago, e caccia i demoni per opera di Belzebub principe dei demoni e tutti gli sono sottomessi”. Pilato dice: “Questo non è uno scacciare i demoni per opera di uno spirito immondo, ma per opera del dio Asclepiade”.
[2] Gli Ebrei gli dissero: “Preghiamo la tua grandezza di convocarlo in udienza al tuo tribunale”. Pilato chiama a sé gli Ebrei e dice loro: “Ditemi, come posso, io che sono preside, udire un re?”. Gli rispondono: “Noi non affermiamo che egli sia re, è lui stesso che lo dice”.
Gesù sul sudario del cursore. Chiamato un cursore, Pilato gli dice: “In un modo conveniente, sia convocato Gesù”. Il cursore uscì, lo riconobbe, lo adorò, stese a terra il fazzoletto che portava in mano per asciugare il sudore e gli disse: “Signore, cammina su di questo ed entra, perché il preside ti chiama”. Gli Ebrei, vedendo quanto aveva fatto il cursore, gridarono contro Pilato, dicendo: “Perché non l’hai convocato con il banditore invece che con il cursore? Il cursore, infatti, al vederlo, l’adorò, e stese a terra davanti a sé il fazzoletto che teneva in mano per asciugare il sudore e gli disse: “Signore, il preside ti convoca””.
[3] Chiamato il cursore, Pilato gli domandò: “Perché hai fatto questo e hai onorato Gesù detto Cristo?”. Gli rispose il cursore: “Quando mi mandasti in Gerusalemme da Alessandro, lo vidi che sedeva su di un asino e i ragazzi ebrei che spezzavano i rami di alberi e li stendevano sul cammino, mentre altri tenevano dei rami in mano, altri stendevano le loro vesti sul cammino gridando e dicendo: “Salve, dunque, tu che sei nei luoghi eccelsi! Benedetto colui che viene nel nome del Signore””.
[4] Gli Ebrei gridarono contro il cursore dicendo: “I ragazzi ebrei gridavano in ebraico, e tu, che sei gentile, come potevi capire?”. Risponde loro il cursore: “Interrogai un Ebreo dicendo: “Che cos’è che dicono in ebraico?”. E quello me lo spiegò”. Pilato domanda loro: “Come gridavano in ebraico?”. Gli Ebrei rispondono: “Osanna negli altissimi”. Pilato li interrogò: “Che cosa significa: Osanna negli altissimi?”. Gli rispondono: “Salva, tu che sei nei luoghi eccelsi!”. Disse loro Pilato: “Se voi stessi attestate le voci e le parole con le quali acclamavano i ragazzi, che ha fatto di male il cursore?”. E tacquero.
Gesù e i vessilli romani. Il preside dice al cursore: “Esci, e introducilo nel modo che tu vorrai”. Il cursore, uscito, fece come prima, e disse a Gesù: “Signore, entra, poiché il preside ti chiama”.
[5] Entrato Gesù, i vessilli portati dai vessilliferi inchinarono da soli le loro cime e adorarono Gesù. Gli Ebrei alla vista dei vessilli che si erano inchinati e avevano adorato Gesù, gridarono ancor più contro i vessilliferi. Pilato dice però agli Ebrei: “Non vi meravigliate che i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù?”. Rispondono gli Ebrei a Pilato: “Noi abbiamo visto come gli uomini che portano i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù”.
Il preside, chiamati i vessilliferi, dice loro: “Perché avete agito così?”. Rispondono a Pilato: “Noi siamo uomini gentili e servi dei templi. Come potevamo adorarlo? E’ piuttosto che mentre noi li tenevamo, le facce dei vessilli si curvarono da sole e lo adorarono”.
[6] Pilato dice ai prìncipi della sinagoga e agli anziani del popolo: “Scegliete voi degli uomini forti e robusti che tengano i vessilli e vedremo se si inchinano da soli”.
Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini fortissimi e robustissimi, fecero tenere loro i vessilli sei a sei e li posero davanti al tribunale del preside. Pilato dice al cursore: “Manda Gesù fuori del pretorio, e poi introducilo di nuovo nel modo che vorrai”. Uscirono dunque fuori del pretorio sia Gesù che il cursore. Pilato chiamò coloro che avevano tenuto le insegne prima e disse loro: “Per la salute del Cesare, se i vessilli, quando entra Gesù, non si inchineranno, vi amputerò la testa”. E il preside ordinò di introdurre Gesù per la seconda volta. Il cursore si comportò come prima e supplicò molto Gesù affinché passasse sopra e camminasse sul suo fazzoletto per asciugare il sudore. Gesù vi passò sopra ed entrò. All’ingresso di Gesù, i vessilli subito si inchinarono e adorarono Gesù. 2]
[1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu preso dal timore, e volle subito alzarsi dalla sedia curule. Mentre pensava di alzarsi e andarsene, sua moglie gli mandò a dire: “Non ci sia nulla tra te e quest’uomo giusto: questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa sua”.
Radunati gli Ebrei, Pilato disse loro: “Sapete che mia moglie è devota verso Dio e riguardo al giudaismo simpatizza con voi”. Gli Ebrei gli rispondono: “Così è, lo sappiamo”. Pilato dice loro: “Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: non ci sia nulla tra te e quest’uomo giusto. Questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa sua”. Gli Ebrei risposero a Pilato, dicendo: “Non ti abbiamo detto, forse, che è un mago? Ecco che ha inviato a tua moglie i fantasmi dei sogni”.
[2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò Gesù e gli disse: “Che ne è di ciò che costoro attestano contro di te? E non rispondi loro nulla?”. Gesù rispose: “Se non ne avessero il potere, non parlerebbero. Ognuno ha la padronanza della sua bocca per dire cose buone e cose cattive: essi vedranno”.
[3] Gli anziani degli Ebrei risposero dicendo a Gesù: “Che cosa abbiamo da vedere noi? Primo, che tu sei nato dalla fornicazione; secondo, che alla tua nascita in Betlemme è stata fatta l’esecuzione dei bambini; terzo, che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché non avevano fiducia nel popolo”.
[4] La difesa. Alcuni degli Ebrei presenti erano benevoli e dissero: “Noi non affermiamo che egli venga dalla fornicazione, ma sappiamo che Maria è sposata a Giuseppe e non è nato dalla fornicazione”.
Pilato, rivolto agli Ebrei che avevano asserito ch’egli era (nato) dalla fornicazione, dice: “Questo vostro parlare non è veritiero, poiché c’è stato il matrimonio, come affermano le stesse persone della vostra gente”. Anna e Caifa dissero a Pilato: “Noi con tutta una moltitudine affermiamo che è nato dalla fornicazione e che è un mago: costoro poi sono proseliti e suoi discepoli”.
Chiamati Anna e Caifa, Pilato domanda loro: “Chi sono i proseliti?”. Gli rispondono: “Coloro che per nascita sono figli di gentili e ora si sono fatti Ebrei”.
Coloro che avevano affermato che Gesù non era nato dalla fornicazione, e cioè Lazzaro e Asterio, Antonio e Giacomo, Anne e Azara, Samuele e Isacco, Finee e Crispo, Agrippa e Giuda, risposero: “Noi non siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti eravamo presenti al matrimonio di Maria”.
[5] Convocati a sé questi dodici uomini che asserivano come Gesù non era nato dalla fornicazione, Pilato disse loro: “Vi scongiuro per la salute del Cesare, ditemi se è vero che Gesù non è nato dalla fornicazione”. Quelli rispondono a Pilato: “Noi abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Giurino essi, per la salute del Cesare, che non è come abbiamo detto, e noi saremo rei di morte”.
Allora Pilato domandò ad Anna e a Caifa: “Non rispondete a ciò che attestano costoro?”. Anna e Caifa rispondono a Pilato: “Si crede a questi dodici che non sia nato nella fornicazione. Mentre tutto il popolo grida che è nato dalla fornicazione, che è mago, che si dice figlio di Dio e re, e non siamo creduti”.
[6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di fare uscire tutta la moltitudine, ad eccezione dei dodici uomini che avevano detto ch’egli non è nato dalla fornicazione; e ordinò di separare Gesù da loro. Poi domanda loro Pilato: “Per quale motivo gli Ebrei vogliono uccidere Gesù?”. Gli rispondono: “Gli sono rivali perché guarisce di sabato”. Pilato disse: “Per una buona opera, lo vogliono uccidere?”. Gli rispondono: “Proprio così, signore”.
[3]
[1] Pieno di ira, Pilato uscì fuori dal pretorio e dice loro: “Mi è testimone il sole ch’io non trovo in quest’uomo una sola colpa”. Gli Ebrei risposero e dissero al preside: “Se costui non fosse un malfattore, mai te lo avremmo consegnato”. Dice loro Pilato: “Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge”. Gli ebrei risposero: “A noi non è lecito uccidere alcuno”. Dice loro Pilato: “Dio ha detto a voi di non uccidere alcuno. Disse dunque a me di uccidere?”.
[2] Il regno di Gesù. Entrato di nuovo nel pretorio, Pilato chiamò a sé Gesù segretamente, e gli disse: “Tu sei il re degli Ebrei?”. Gesù rispose a Pilato: “Parli da te, oppure sono altri che te lo dissero a mio riguardo?”. Pilato risponde: “Forse ch’io sono ebreo? Il tuo popolo e i pontefici ti consegnarono a me; che hai fatto?”. Gesù rispose: “Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi certo combatterebbero affinché non fossi consegnato agli Ebrei. Ma ora il mio regno non è di qui”.
[3] Gli disse Pilato: “Dunque sei tu re?”. Dice a lui Gesù: “Tu lo dici perché io sono re. Io, infatti, sono nato così e per questo sono venuto, per rendere testimonianza alla verità e ognuno che è dalla verità ascolta la mia voce”. Gli dice Pilato: “Che cos’è la verità?”. Gesù risponde: “La verità è dal cielo”. Pilato domanda: “Non c’è verità, in terra?”. Gesù risponde a Pilato: “Osserva come coloro che dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra”.
[4]
[1] Pilato attesta l’innocenza di Gesù. Lasciato Gesù nel pretorio, Pilato uscì fuori dagli Ebrei e dice loro: “Io non trovo in lui alcuna colpa”. Gli Ebrei gli dicono: “Costui disse: “Posso distruggere questo tempio e in tre giorni risuscitarlo””. Disse loro Pilato: “Che tempio?”. Gli rispondono gli Ebrei: “Quello che Salomone edificò in quarantasei anni. E costui parla di distruggerlo e di edificarlo in tre giorni”. Dice loro Pilato: “Io sono innocente del sangue di quest’uomo. Vedrete voi”. Gli Ebrei gli risposero: “Il sangue sopra di noi e sopra i nostri figli”.
[2] Chiamati gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato disse loro segretamente: “Non fate così! Mentre voi lo accusate, io non l’ho trovato degno di morte, né per la guarigione né per la violazione del sabato”.
I sacerdoti, i leviti e gli anziani gli dicono: “Dì un po’, se qualcuno bestemmia il Cesare, non è forse degno di morte?”. Risponde Pilato: “E’ degno di morte”. Gli risposero gli Ebrei: “Tanto più è degno di morte costui che ha bestemmiato Dio”.
[3] Angoscia di Pilato. Il preside ordinò che gli Ebrei uscissero dal pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: “Che ti debbo fare?”. Gesù rispose a Pilato: “Come ti è stato dato”. E Pilato. “Come è stato dato?”. Rispose Gesù: “Mosè e i profeti preconizzarono la mia morte e la mia risurrezione”.
All’udire queste cose, gli Ebrei dicono a Pilato: “Desideri ancora sentire una bestemmia?”. Disse Pilato: “Se questo parlare è blasfemo, prendetelo voi, conducetelo alla vostra sinagoga e giudicatelo secondo la vostra legge”. Gli Ebrei rispondono a Pilato: “Nella nostra legge sta scritto: se un uomo peccherà contro un uomo, è degno di ricevere quaranta fustigate meno una; ma se bestemmierà contro Dio è degno di essere lapidato”.
[4] Disse loro Pilato: “Dunque giudicatelo secondo la vostra legge”. Gli dicono gli Ebrei: “Vogliamo che sia crocifisso”. Rispose loro Pilato: “Non è reo di essere crocifisso”.
[5] Guardando il circostante popolo ebraico, il preside vide che molti lacrimavano, e disse: “Non tutta la moltitudine vuole ch’egli muoia”. Gli anziani dicono a Pilato: “E’ per questo che noi e tutta questa moltitudine siamo venuti, affinché muoia”. Pilato disse agli Ebrei: “Che ha fatto per morire?”. Quelli gli risposero: “Ha affermato di essere figlio di Dio e re”.
[5]
[1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo, Nicodemo, si presentò davanti al preside e gli disse: “Ti supplico, misericordioso, ordinami di dire poche parole”. Pilato gli rispose: “Dì!”.
Nicodemo dice: “Agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei io dissi nella sinagoga: che avete con quest’uomo? Quest’uomo fa molti segni e molte cose mirabili che nessun uomo ha mai fatto né può fare. Lasciatelo e non vogliate comportarvi malamente contro di lui: se i segni che fa sono da Dio, dureranno; se invece dagli uomini, si dissolveranno. Poiché anche Mosè, inviato da Dio in Egitto, compì molti segni che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d’Egitto; c’erano presenti i maghi curatori Iamne e Mambre, ed anch’essi compirono i segni fatti da Mosè – non tutti però -, e gli Egiziani ritennero Iamne e Mambre come dèi: ma i segni compiuti da costoro non erano da Dio perciò perirono sia essi sia coloro che avevano ad essi creduto. E ora lasciate quest’uomo: non è, infatti, degno di morte”.
[2] Gli Ebrei rispondono a Nicodemo: “Tu sei diventato suo discepolo e parli in suo favore”. Risponde loro Nicodemo: “Forse che il preside è diventato suo discepolo perché parla in suo favore? Non l’ha forse costituito Cesare in questa dignità?”.
Gli Ebrei fremevano e digrignavano i denti contro Nicodemo Dice loro Pilato: “Perché, all’udire la verità, digrignate i denti contro di lui?”. Gli Ebrei risposero a Nicodemo: “Accetta pure la sua verità e abbi parte con lui!”. Nicodemo rispose: “Amen, amen, amen! Accetterò come dite”.
[6]
[1] Testimonianza di un paralitico. Balzò fuori un altro Ebreo a pregare il preside di permettergli una parola. Il preside gli dice: “Dì quello che vuoi dire”. E disse: “Da trentotto anni io giacevo infermo su di un lettuccio, in un tremendo dolore. E all’arrivo di Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e colpiti da varie infermità. Alcuni giovani ebbero pietà di me, mi presero sul lettuccio, e mi portarono davanti a lui. A questa vista, Gesù ebbe pietà di me e mi disse le parole: “Prendi il tuo lettuccio e cammina”. E subito fui guarito. Presi il mio lettuccio e camminai”. Gli Ebrei dissero a Pilato: “Domandagli in quale giorno fu guarito”. Rispose: “Di sabato”. Dicono gli Ebrei: “Non avevamo forse avvertito che guarisce e scaccia i demoni di sabato?”.
[2] Altre testimonianze. Un altro Ebreo balzò fuori, e disse: “Io sono nato cieco. Udivo la voce, ma non vedevo nessuno. Mentre Gesù passava, gridai a gran voce: “Abbi pietà di me, figlio di David!”. Ed ebbe pietà di me. Pose le sue mani sui miei occhi e subito vidi”.
Balzò fuori un altro Ebreo, che disse: “Io ero gobbo e, con una parola, mi raddrizzò”. E un altro disse: “Io ero lebbroso, e mi guarì con una parola”.
[7]
[1] Così una donna, di nome Veronica, da lontano gridò al preside: “Da dodici anni avevo un flusso di sangue; toccai un lembo del suo vestito, e subito il flusso del mio sangue si arrestò”.
Dissero gli Ebrei: “Abbiamo una legge che vieta alle donne di testimoniare”.
[8]
[1] Ed altri, una moltitudine di uomini e di donne, gridarono dicendo: “Quest’uomo è un profeta, e i demoni gli sono soggetti”. A coloro che avevano affermato che i demoni sono soggetti, Pilato domanda: “E perché non gli sono soggetti i vostri maestri?”. Rispondono a Pilato: “Non sappiamo”. Altri risposero a Pilato: “E’ perché suscitò da morte Lazzaro, dopo che da tre giorni era nella tomba”. Udendo queste cose, Pilato ebbe paura e disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: “Perché volete versare sangue innocente?”.
[9]
[1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamato Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato che egli non era nato da fornicazione, Pilato dice loro: “Che debbo fare? Tra il popolo, infatti, c’è sommossa”. Rispondono: “Noi non sappiamo. Vedano loro”.
Pilato convocò nuovamente la moltitudine degli Ebrei e disse: “Sapete che presso di voi c’è la consuetudine che per il giorno degli azimi io vi mandi in libertà un prigioniero. Ho in carcere un notissimo prigioniero omicida che si chiama Barabba, e Gesù detto Cristo nel quale non trovo alcun motivo di morte. Chi volete ch’io vi mandi in libertà?”. Tutti gridarono: “Mettici in libertà Barabba”.
Dice loro Pilato: “Che farò dunque di Gesù, detto Cristo?”.
Tutti esclamarono: “Sia crocifisso!”. Dissero ancora gli Ebrei: “Non sei amico di Cesare, se metti questo in libertà: giacché disse di essere figlio di Dio e re. A meno che tu voglia che sia lui il re, e non Cesare”.
[2] Pieno di furore, allora disse loro Pilato: “La vostra stirpe fu sempre sediziosa e voi foste contrari a coloro che erano favorevoli a voi”. Gli risposero gli Ebrei: “E chi sono coloro che ci sono favorevoli?”. Dice loro Pilato: “Il vostro Dio, che vi ha tolto dalla dura servitù degli Egiziani, che vi ha condotto fuori dall’Egitto attraverso il mare come attraverso una terra secca e nel deserto vi cibò con manna e pernici, e per voi estrasse acqua da una pietra e vi dissetò, e vi diede una legge: in tutti questi eventi avete irritato il vostro Dio e vi siete ricercato come dio un vitello di metallo fuso. Avete esacerbato il vostro Dio, ed egli volle uccidervi. Ma Mosè supplicò in vostro favore affinché non foste fatti morire. E ora affermate ch’io odio il re!”.
[3] E alzatosi dal tribunale, volle uscire fuori. Ma gli Ebrei gridarono e dissero: “Sappiamo che il re è Cesare e non Gesù. Anche i magi, infatti, gli offrirono doni come a un re, ma Erode, udito dai magi che era nato un re, lo volle uccidere. Saputo questo, suo padre, Giuseppe, prese lui e sua madre, e fuggirono in Egitto. A questa notizia, Erode uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme”.
[4] All’udire queste parole, Pilato ebbe timore e, ordinato il silenzio tra il popolo che gridava, domandò: “Dunque, questi è colui che era ricercato da Erode?”. Gli risposero: “E’ questo!”.
Presa dell’acqua, Pilato si lavò le mani davanti al popolo dicendo: “Io sono innocente del sangue di questo giusto. Vedete voi”. Gli Ebrei gridarono di nuovo, dicendo: “Il suo sangue su di noi e sui nostri figli!”.
[5] La sentenza. Poi Pilato ordinò di togliere il velo e disse a Gesù: “La tua gente ti ha condannato come re. Per questo ho ordinato che prima tu sia flagellato a motivo degli statuti dell’imperatore, e poi tu sia crocifisso in croce”
[10]
[1] Gesù in croce tra i ladroni.
Pilato consegnò agli Ebrei Gesù flagellato, affinché fosse crocifisso, e con lui due ladroni: uno aveva nome Disma, l’altro aveva nome Gesta. Quando giunsero al luogo, lo spogliarono delle sue vesti, lo cinsero con un panno di tela e posero sul suo capo una corona di spine. Appesero con lui i due ladroni: Disma a destra, e Gesta a sinistra.
Gesù diceva: “Padre, perdona loro, non sanno, infatti, quello che fanno”.
I soldati si divisero i suoi vestiti. E il popolo stava ad aspettare, mentre i prìncipi dei sacerdoti e i loro giudici lo deridevano, dicendo tra sé: “Salvò gli altri, ora salvi se stesso; se è figlio di Dio, discenda dalla croce”. I soldati lo schernivano inchinandosi davanti a lui, offrendogli aceto con fiele, e dicendo: “Se sei il re degli Ebrei, libera te stesso!”.
Dopo la sentenza, Pilato aveva ordinato che il titolo fosse scritto in caratteri ebraici, greci e latini, in base a quanto avevano detto gli Ebrei: “Questo è il re degli Ebrei”.
[2] Uno dei ladri appesi, di nome Gesta, gli disse: “Se tu sei il Cristo libera te stesso e noi”. Ma Disma lo pose in imbarazzo, dicendo: “Neppure tu, che sei in questa sentenza, temi Dio? Noi, infatti, riceviamo giustamente ed equamente quanto abbiamo fatto. Ma costui non ha fatto nulla di male”. E diceva a Gesù: “Ricordati di me, Signore, nel tuo regno!”. Gesù gli rispose: “Ti dico, in verità, che oggi sarai con me in paradiso”.
[11]
[1] La morte. Era quasi l’ora sesta, quando apparvero le tenebre su tutta la terra, si oscurò il sole, e il velo del tempio si stracciò nel mezzo, allorché Gesù disse a gran voce: “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”. E così dicendo, spirò.
Il centurione vedendo quanto era accaduto, glorificò Dio, esclamando: “Quest’uomo era giusto!”. E tutti i popoli presenti a questo spettacolo, visto l’accaduto, se ne ritornavano percotendo il loro petto.
[2] Il centurione riferì poi al preside quanto era avvenuto. All’udire questo, il preside e sua moglie furono molto rattristati; e in quel giorno né mangiarono né bevettero. Convocati gli Ebrei Pilato disse loro: “Avete visto quanto è avvenuto?”. Risposero al preside: “Avvenne una comune eclisse di sole”.
[3] Alla vista di queste cose, anche i suoi amici e le donne che l’avevano seguìto dalla Galilea stavano lontani.
Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro della curia, uomo buono e giusto, che non acconsentì né ai loro consigli né alle loro azioni, da Arimatea, città ebrea, anch’egli in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, depostolo dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo pose nel suo sepolcro nuovo nel quale non era stato posto ancora nessuno.
[12]
[1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Gli Ebrei, udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, cercavano lui, quei dodici uomini che avevano affermato che non era nato da fornicazione, Nicodemo e molti altri che erano stati davanti a Pilato e avevano manifestato le sue opere buone.
Essendo tutti nascosti, apparve loro soltanto Nicodemo, poiché era principe degli Ebrei, e domanda a essi: “Come siete entrati nella sinagoga?”. Gli Ebrei gli rispondono: “E tu come sei entrato nella sinagoga, essendo d’accordo con essi? Abbi la sua parte nel secolo futuro”. Disse Nicodemo: “Amen, amen, amen!”.
Anche Giuseppe, uscito fuori, disse loro: “Perché vi rattristate contro di me, per il fatto ch’io ho chiesto il corpo di Gesù? Ecco che l’ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un lenzuolo mondo, poi ho rotolato la pietra all’ingresso della caverna. Non vi siete comportati bene verso un giusto, poiché crocifiggendolo e perforandolo con la lancia non vi siete ricordati quanto è stato profetato a suo riguardo”.
[2] Gli Ebrei, dunque, trattennero Giuseppe, ordinarono di custodirlo, a causa del sabato, e gli dissero: “Sappi che l’ora non permette che si faccia qualcosa contro di te giacché spunta il sabato. Sappi però che non sei neppure degno della sepoltura, ma daremo le tue carni in pasto ai volatili del cielo e alle bestie della terra”.
Giuseppe rispose loro: “Questo è il parlare superbo di Golia che bestemmiò il Dio vivo contro il santo David. Ma Dio disse: “A me la vendetta, io ricompenserò”, dice il Signore. Con una stretta al cuore, Pilato prese dell’acqua e si lavò le mani davanti al sole, dicendo: “Io sono innocente del sangue di questo giusto; vedrete voi”. Rispondendo a Pilato, avete detto: “Il suo sangue su di noi e sui nostri figli! Ed ora temo che venga l’ira di Dio su di voi e sui vostri figli come avete detto”.
All’udire queste cose, il cuore degli Ebrei si amareggiò e, preso Giuseppe, lo chiusero in una camera senza finestra, alla porta misero delle guardie e posero i sigilli alla porta del luogo ove era stato chiuso Giuseppe.
[3] Il sabato mattina fecero un consiglio con i sacerdoti e i leviti per radunarsi poi tutti dopo il giorno di sabato. Svegliatasi presto, tutta la moltitudine prese consiglio, nella sinagoga, con quale morte l’avrebbero ucciso. Durante la seduta ordinarono che, con molte ingiurie, fosse introdotto; ma, aperta la porta, non lo trovarono. Tutto il popolo ne fu spaventato e preso da un enorme stupore giacché i sigilli furono trovati intatti, e le chiavi le aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su coloro che, davanti a Pilato, avevano parlato in favore di Gesù.
[13]
[1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano nella sinagoga e altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei custodi che avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché non venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi, ai sacerdoti e leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il grande terremoto, dicendo: “L’angelo del Signore discese dal cielo, rotolò la pietra dall’ingresso della tomba e sedette su di essa con un aspetto folgorante e i vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo diventati come morti. E abbiamo udito la voce dell’angelo che parlava alle donne venute al sepolcro, dicendo: “Non temete, voi! So, infatti, che cercate Gesù crocifisso. Non è qui! Risorse come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era stato posto il Signore. E andate subito a dire ai suoi discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come vi ha detto””.
[2] Gli Ebrei domandano: “A quali donne parlava?”. I soldati rispondono: “Non sappiamo che donne erano!”. Gli Ebrei domandano: “Che ora era?”. I custodi rispondono: “Mezzanotte”.
Gli Ebrei domandano: “E perché non le avete prese?”. I custodi rispondono: “Dalla paura dell’angelo eravamo diventati come morti, e più non speravamo di vedere la luce del giorno. E come potevamo prenderle?”. Gli Ebrei dicono: “Viva il Signore Dio! Non vi crediamo”. I custodi risposero agli Ebrei: “In quell’uomo avete visto tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi che il Signore vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù Cristo vive!”. I custodi dicono ancora agli Ebrei: “Abbiamo sentito che avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete aperto non l’avete più trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù Cristo”.
Gli Ebrei risposero: “Giuseppe è andato ad Arimatea, la sua città”. I custodi dicono agli Ebrei: “E Gesù è in Galilea, come abbiamo udito dall’angelo”.
[3] Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande paura e dicevano: “Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano in Gesù!”. E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del denaro sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: “Dite: “Mentre noi dormivamo vennero i suoi discepoli e l’hanno rubato”. Se questo giungerà alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi sarete tranquilli”. I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro intimato dagli Ebrei: e presso tutti si sparsero le loro parole.
[14]
[1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote, Finee, il maestro Adda e il levita Egia discesero dalla Galilea a Gerusalemme e riferirono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che avevano visto Gesù seduto e con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi, che si chiama Mambre, o Malech, e diceva ai suoi discepoli: “”Andate in tutto il mondo, annunziate a tutte le creature il vangelo del regno. Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvo; colui invece che non crederà, sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno i serpenti e se berranno qualcosa di velenoso non farà loro male, porranno le mani sui malati e guariranno”. Mentre Gesù così parlava ai suoi discepoli, lo abbiamo visto elevato in cielo”
[2] I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro: “Date gloria al Dio di Israele e confessategli se queste cose che avete narrato le avete udite e viste”. Quelli che avevano riferito, dicono: “Viva il Signore Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe! Abbiamo udito e abbiamo visto”. Gli Ebrei gli domandano: “E’ per questo che siete venuti a darcene notizia, oppure siete venuti ad elevare una preghiera a Dio;” Essi risposero: “Siamo venuti ad elevare una preghiera a Dio”. Gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti dicono loro: “E se siete venuti ad elevare una preghiera a Dio, che cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo su questa stravaganza?”.
[3] Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia dicono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: “Se le parole che abbiamo detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che siamo al vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi”.
Ed essi, presa la legge, li fecero giurare di non raccontare più a nessuno quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da bere, e li cacciarono fuori della città. Dopo aver dato loro del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea.
[4] Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre quelli salivano nella Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si chiusero nell’archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo: “Perché accadde questo segno in Israele?”. Anna e Caifa dicono: “Sono tristi le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l’angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I suoi discepoli diedero molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e presero Gesù, e li ammaestrarono affinché dicessero: “Dite che un angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dall’ingresso della tomba”. Ignorate che agli Ebrei non è lecito credere alcuna parola da stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi oro abbondante, dissero come abbiamo loro insegnato”.
 
 
 
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[13]
[1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano nella sinagoga e altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei custodi che avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù affinché non venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi, ai sacerdoti e leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il grande terremoto, dicendo: “L’angelo del Signore discese dal cielo, rotolò la pietra dall’ingresso della tomba e sedette su di essa con un aspetto folgorante e i vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo diventati come morti. E abbiamo udito la voce dell’angelo che parlava alle donne venute al sepolcro, dicendo: “Non temete, voi! So, infatti, che cercate Gesù crocifisso. Non è qui! Risorse come aveva detto. Venite a vedere il luogo dove era stato posto il Signore. E andate subito a dire ai suoi discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come vi ha detto””.
[2] Gli Ebrei domandano: “A quali donne parlava?”. I soldati rispondono: “Non sappiamo che donne erano!”. Gli Ebrei domandano: “Che ora era?”. I custodi rispondono: “Mezzanotte”.
Gli Ebrei domandano: “E perché non le avete prese?”. I custodi rispondono: “Dalla paura dell’angelo eravamo diventati come morti, e più non speravamo di vedere la luce del giorno. E come potevamo prenderle?”. Gli Ebrei dicono: “Viva il Signore Dio! Non vi crediamo”. I custodi risposero agli Ebrei: “In quell’uomo avete visto tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi che il Signore vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù Cristo vive!”. I custodi dicono ancora agli Ebrei: “Abbiamo sentito che avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di Gesù, che avete posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete aperto non l’avete più trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù Cristo”.
Gli Ebrei risposero: “Giuseppe è andato ad Arimatea, la sua città”. I custodi dicono agli Ebrei: “E Gesù è in Galilea, come abbiamo udito dall’angelo”.
[3] Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande paura e dicevano: “Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano in Gesù!”. E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del denaro sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: “Dite: “Mentre noi dormivamo vennero i suoi discepoli e l’hanno rubato”. Se questo giungerà alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi sarete tranquilli”. I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro intimato dagli Ebrei: e presso tutti si sparsero le loro parole.
[14]
[1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote, Finee, il maestro Adda e il levita Egia discesero dalla Galilea a Gerusalemme e riferirono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che avevano visto Gesù seduto e con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi, che si chiama Mambre, o Malech, e diceva ai suoi discepoli: “”Andate in tutto il mondo, annunziate a tutte le creature il vangelo del regno. Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvo; colui invece che non crederà, sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno i serpenti e se berranno qualcosa di velenoso non farà loro male, porranno le mani sui malati e guariranno”. Mentre Gesù così parlava ai suoi discepoli, lo abbiamo visto elevato in cielo”
[2] I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro: “Date gloria al Dio di Israele e confessategli se queste cose che avete narrato le avete udite e viste”. Quelli che avevano riferito, dicono: “Viva il Signore Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe! Abbiamo udito e abbiamo visto”. Gli Ebrei gli domandano: “E’ per questo che siete venuti a darcene notizia, oppure siete venuti ad elevare una preghiera a Dio;” Essi risposero: “Siamo venuti ad elevare una preghiera a Dio”. Gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti dicono loro: “E se siete venuti ad elevare una preghiera a Dio, che cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo su questa stravaganza?”.
[3] Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia dicono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: “Se le parole che abbiamo detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che siamo al vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi”.
Ed essi, presa la legge, li fecero giurare di non raccontare più a nessuno quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da bere, e li cacciarono fuori della città. Dopo aver dato loro del denaro e tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea.
[4] Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre quelli salivano nella Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si chiusero nell’archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo: “Perché accadde questo segno in Israele?”. Anna e Caifa dicono: “Sono tristi le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l’angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I suoi discepoli diedero molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e presero Gesù, e li ammaestrarono affinché dicessero: “Dite che un angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dall’ingresso della tomba”. Ignorate che agli Ebrei non è lecito credere alcuna parola da stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi oro abbondante, dissero come abbiamo loro insegnato”.
[15]
[1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Ma Nicodemo, alzatosi, stette in mezzo al consiglio, e disse: “Gli uomini discesi dalla Galilea non temono forse Dio, non sono uomini di pace, odiatori della menzogna? Anch’essi raccontarono sotto giuramento di avere visto Gesù sul monte Mambre che sedeva con i suoi discepoli, che insegnava mentre essi udivano, e che lo videro elevato in cielo. Nessuno li interrogò sul come è stato elevato in cielo. Come ci insegna la Scrittura, i Libri Sacri, anche sant’Elia è stato elevato in cielo: Eliseo gridò a gran voce ed Elia gettò la sua pelle di pecora sopra Eliseo; a sua volta, Eliseo gettò la sua pelle di pecora sopra il Giordano e così passò e andò a Gerico. E gli andarono incontro i figli dei profeti e gli dissero: “Dov’è il tuo signore Elia?”. E rispose: “E’ stato elevato in cielo”. E dissero a Eliseo: “Lo ha rapito uno spirito e lo ha gettato su di una montagna? Prendiamo piuttosto con noi i nostri figli e cerchiamolo”.
Persuasero Eliseo e andò con loro. Lo cercarono per tre giorni e tre notti, e non lo trovarono perché è stato elevato. Ed ora, uomini, ascoltatemi: mandiamo in tutto Israele, che Gesù non sia stato elevato in qualche luogo e sia stato gettato in una montagna”.
Questo parlare piacque a tutti. Mandarono dunque in tutte le montagne di Israele a cercare Gesù, e non lo trovarono. Trovarono invece Giuseppe d’Arimatea, ma nessuno osò prenderlo.
[2]Missione a Giuseppe d’Arimatea. Annunziarono agli anziani, ai sacerdoti e ai leviti: “Abbiamo girato per tutte le montagne di Israele e non abbiamo trovato Gesù; abbiamo invece trovato Giuseppe d’Arimatea”. All’udire di Giuseppe, si rallegrarono e diedero gloria al Dio di Israele. Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio sul modo con cui mandare da Giuseppe: presero un foglio di carta e scrissero a Giuseppe. “Pace a te e a tutti i tuoi! Abbiamo compreso di avere peccato verso Dio e verso te. Hai supplicato il Dio di Israele e ti ha liberato dalle nostre mani. Degnati ora di venire dai tuoi padri e dai tuoi figli, poiché siamo terribilmente tristi. Tutti noi ti abbiamo cercato, dopo che, aperta la porta, non ti avevamo trovato. Sappiamo di avere preso una cattiva deliberazione contro di te, ma il Signore ha rovesciato la nostra deliberazione. Sei onorabile da tutto il popolo, o padre Giuseppe”.
[3] Da tutte le tribù scelsero sette uomini amici di Giuseppe, noti anche a lui come amici, e gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti dicono loro: “Osservate. Se riceverà la lettera e la leggerà, certamente verrà con voi da noi; se invece non la leggerà sappiate che macchina contro di noi: salutatelo e ritornate in pace qui da noi”. Li benedissero e li congedarono.
Giunsero in Arimatea da Giuseppe, lo adorarono con la faccia a terra e gli dissero: “Pace a te e a tutti i tuoi!”. Giuseppe rispose: “Pace a voi e a tutto il popolo di Israele!”. E gli diedero il rotolo della lettera. Giuseppe prese la lettera, la lesse, se la strinse al petto, benedisse Dio e disse: “Benedetto il Signore Dio che liberò Israele dallo spargere sangue innocente! Benedetto Dio, che ha mandato il suo angelo e mi ha coperto con le sue ali”. Li baciò, preparò loro la mensa, mangiarono, bevettero e dormirono.
[4] Testimonianza di Giuseppe. Al mattino, quando si alzarono, Giuseppe preparò la sua asina, andò con loro ed entrarono nella città santa, Gerusalemme. Tutto il popolo andò incontro a lui acclamando e dicendo: “Pace al tuo ingresso, padre Giuseppe!”. Egli rispose: “La pace del Signore, a tutto il popolo”.
E tutti lo baciarono. Pregarono con Giuseppe, e al vederlo avevano paura.
Nicodemo lo ricevette in casa sua, fece un gran convito, e invitò in casa sua Anna e Caifa, gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti. Assieme a Giuseppe scherzarono, mangiarono, bevettero, e benedissero Dio; ognuno andò poi a casa propria. Mentre Giuseppe rimase con Nicodemo.
[5] Il giorno dopo era la vigilia; i sacerdoti, gli archisinagoghi e i leviti vegliarono e andarono in casa di Nicodemo. Andò loro incontro Nicodemo, e disse loro: “Pace a voi!”. Gli risposero: “Pace a te e a Giuseppe, alla tua casa e alla casa di Giuseppe”. Nicodemo li introdusse in casa sua. Vi fu una seduta di consiglio, e Giuseppe sedette in mezzo tra Anna e Caifa: e nessuno osò dire parola.
Giuseppe disse loro: “Perché mi avete chiamato?”. Essi, con gli occhi, fecero segno a Nicodemo di parlare a Giuseppe. Aperta la bocca, Nicodemo disse: “Padre Giuseppe, sai che i venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano udire da te una parola”. Giuseppe disse: “Domandate!”.
[6] Anna e Caifa, presa la legge, scongiurarono Giuseppe dicendo: “Da’ gloria al Dio di Israele e fa’ a lui la confessione di non nasconderci alcuna cosa”. E gli dissero: “Ci ha rattristato molto che tu abbia chiesto il corpo di Gesù, l’abbia avvolto in un panno puro e l’abbia posto in una tomba. Per questo ti abbiamo rinchiuso nella camera ove non c’era alcuna finestra, abbiamo chiuso a chiave e sulla porta abbiamo posto i sigilli; e, passato il sabato, aperta la porta, non ti abbiamo trovato. Siamo quindi rattristati molto e lo stupore ha invaso tutto il popolo di Dio. Perciò sei stato chiamato, ed ora annunziaci quanto è accaduto”.
[7] Allora Giuseppe, disse: “Nel giorno della vigilia, verso l’ora decima, voi mi avete rinchiuso e ivi rimasi per tutto il sabato. Giunta la mezzanotte, mentre io ero dritto e pregavo, la casa dove mi avete rinchiuso è stata sospesa ai quattro angoli e passò nei miei occhi un bagliore di luce. Tremante, caddi a terra. Poi qualcuno mi alzò dal luogo ove ero caduto, mi inondò con abbondante acqua da capo a piedi, pose un odore di unguento profumato alle mie narici, con la stessa acqua mi ha sfregato la faccia come per lavarmi, mi ha baciato e mi ha detto: “Giuseppe non temere! Apri i tuoi occhi e vedi chi è che ti parla”. Guardai e vidi Gesù; ma, tremante, pensavo trattarsi di un fantasma. Gli parlai con la preghiera e con i precetti: ma lui recitava con me. Gli dissi: “Tu sei rabbi Elia?”. Mi rispose: “Io non sono Elia”. Dissi: “Chi sei, signore?”. Mi rispose: “Io sono Gesù, il cui corpo tu hai chiesto a Pilato e lo hai avvolto in un panno puro, e hai messo un sudario sulla mia faccia, e mi hai posto in un sepolcro nuovo, e hai arrotolato una pietra all’ingresso”.
[8] Allora dissi a colui che parlava: “Signore, fammi vedere dove ti ho posto”. E mi condusse e mi fece vedere il luogo ove lo avevo posto, il panno che gli avevo messo e il sudario nel quale avevo avvolto la sua faccia: e conobbi che era Gesù. Mi prese con la sua mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo alla mia casa, mi mise sul mio letto e mi disse: “Pace a te!”. Mi baciò e mi disse: “Per quaranta giorni non uscire da casa tua. Ecco. infatti, che vado in Galilea dai miei fratelli””.
[16]
[1] Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti, udendo da Giuseppe queste parole, diventarono come morti, caddero a terra e digiunarono fino all’ora nona. Giuseppe e Nicodemo li pregarono dicendo: “Alzatevi e state dritti sui vostri piedi, prendete del pane e irrobustite le vostre anime, giacché domani è il sabato del Signore”. Si alzarono, pregarono il Signore, mangiarono, bevettero, e ognuno se ne andò a casa propria.
[2] Testimonianza di Levi. Sabato, poi, i maestri e i dottori sedettero interrogandosi l’un l’altro e dicendo: “Che è quest’ira che ci sovrasta? Abbiamo, infatti, conosciuto suo padre e sua madre”. Il maestro Levi disse: “Conobbi i suoi genitori. Sono timorati di Dio, non si allontanano mai dalla preghiera e danno le decime tre volte l’anno. E quando Gesù nacque, i suoi genitori lo portarono in questo luogo e offrirono al Signore sacrifici e olocausti. Anche Simeone, il grande maestro, lo prese tra le sue braccia, dicendo: “Ora congeda in pace il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, giacché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele”.
E benedisse Maria, sua madre, e disse: “E’ su questo bambino che ti annunzio”. Maria rispose: “Bene, o mio signore?”. E Simeone disse: “Bene!”. Ed ancora: “Ecco che costui è posto in Israele in rovina e risurrezione di molti, e in segno di contraddizione; e una spada trapasserà la tua stessa anima, affinché si manifestino i pensieri di molti cuori””.
[3] Ma gli Ebrei dissero a Levi: “E tu come sai questo?”. Levi rispose: “Non sapete ch’io ho imparato la legge da lui?”. Questi del consiglio gli dissero: “Vogliamo vedere tuo padre”. Interrogarono suo padre e vennero a conoscenza di tutto; ed egli domandò loro: “Perché non avete creduto a mio figlio? E’ il beato e giusto Simeone che gli ha insegnato la legge”. Il consiglio dice a rabbi Levi: “Le parole che hai detto sono vere”.
Testimonianza di Adda, Finee, Egia. Gli archisinagoghi, i prìncipi dei sacerdoti e i leviti deliberarono: “Su, mandiamo in Galilea da quei tre uomini che vennero qui e raccontarono della sua dottrina e assunzione, affinché ci riferiscano come l’hanno visto assunto in cielo”. Queste parole furono gradite a tutti.
[4] Mandarono allora tre uomini in Galilea, dicendo: “Andate a dire a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia: “Pace a voi e ai vostri! Nel consiglio sono state compiute molte ricerche su Gesù; perciò siamo stati inviati ad invitarvi nel luogo santo, in Gerusalemme””.
Gli uomini andarono in Galilea e li trovarono seduti che meditavano sulla legge. Si salutarono in pace. Essi domandarono: “Perché siete venuti?”. I legati risposero: “Il consiglio vi invita nella città santa, Gerusalemme”. Quegli uomini, udito che erano cercati dal consiglio, pregarono Dio, sedettero con gli altri uomini e mangiarono e bevettero con loro. All’indomani, alzatisi, partirono per Gerusalemme, in pace.
[5] Il giorno seguente si tenne consiglio, e li interrogarono dicendo: “Veramente avete visto Gesù seduto sul monte Mambre mentre ammaestrava i suoi discepoli e mentre fu assunto in cielo?”. Rispose per primo il maestro Adda: “Sì, l’ho proprio visto seduto sul monte Mambre che ammaestrava i suoi discepoli; e una nube luminosa coprì lui e i discepoli con la sua ombra, e poi egli salì in cielo, mentre i suoi discepoli pregarono con la faccia a terra”.
[6] Chiamato il sacerdote Finee, interrogarono pure lui domandando: “Come hai visto Gesù assunto?”. Ed egli disse come l’altro.
Chiamarono ancora il terzo, rabbi Egia, e lo interrogarono: egli rispose come il primo e il secondo.
Testimonianza del sinedrio. Quelli che erano in consiglio dissero: “La legge di Mosè afferma che dalla bocca di due o tre testimoni è concluso ogni fatto”.
Il maestro Abude, uno dei dottori, affermò: “Nella legge sta scritto: “Enoc camminò con Dio e fu trasferito, giacché Dio lo prese””.
Il maestro Giairo disse: “Abbiamo udito della morte di san Mosè, ma non l’abbiamo visto. Sta scritto, infatti, nella legge del Signore: “Dalla bocca del Signore Mosè morì, ma nessun uomo conobbe, fino ad oggi, il suo sepolcro””.
Il rabbi Levi disse: “Per quale motivo rabbi Simeone disse: “Ecco che costui è per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, e in segno di contraddizione?””.
Il rabbi Isacco disse: “Nella legge sta scritto: “Ecco ch’io mando il mio angelo che preceda la tua faccia per custodirti, sulla buona strada, poiché ho portato il suo nome nuovo””.
[7] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa dissero: “Avete detto bene che queste cose sono scritte nella legge di Mosè. Nessuno infatti ha visto la morte di Enoc e nessuno ha ricordato il sepolcro di san Mosè. Ma Gesù parlò con Pilato, lo abbiamo visto sotto i flagelli e ricevere sputi sulla faccia; i soldati gli posero una corona di spine ed ebbe la sentenza da Pilato; poi è stato crocifisso, gli diedero da bere aceto e fiele, e con lui sono stati crocifissi anche due ladri, e il soldato Longino gli perforò il costato con la lancia; il suo corpo fu chiesto dal nostro prezioso padre Giuseppe: poi risorse e, a quanto dicono, tre maestri lo videro assunto in cielo. E rabbi Levi ha testimoniato quanto è stato detto dal vecchio Simeone, cioè che è stato posto a rovina e a risurrezione di molti in Israele, e quale segno di contraddizione”.
[8] Allora il maestro Dida, disse a tutta l’assemblea: “Se in Gesù si sono avverate tutte le cose che questi hanno testimoniato, ciò viene da Dio: non desti meraviglia ai vostri occhi”. I prìncipi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero tra loro: “Nella nostra legge sta scritto: “Il suo nome sarà benedetto nei secoli; il suo luogo è anteriore al sole e alla luna; in lui saranno benedette tutte le tribù della terra e tutte le genti lo serviranno; i re verranno da lontano per adorarlo e magnificarlo””.
I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATOREultima modifica: 2017-02-23T19:17:32+01:00da mikeplato
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