11Q13 e il Vendicatore finale (TESTO INTEGRALE)

MELKIZEDEK

1 Il Manoscritto 11Q13 o 11QMelch

Colonna II
1 […] il tuo Dio […] 2 […] e poiché ha detto: “In [questo] anno giubilare [ciascuno torni nei suoi possessi” (2) E come è scritto: “Questa] 3 è la modalità della [remissione]: ogni creditore condonerà ciò che aveva prestato [al suo prossimo, non avrà pretese sul suo prossimo né sul suo fratello, perché è stata proclamata] la remissione 4 per Dio” (3) [L’inter]pretazione [del passo] per gli ultimi giorni si riferisce ai prigionieri, (4) [di cui] si dice: “per proclamare ai prigionieri la liberazione” E 5 incatenerà i loro ribelli … e dall’eredità di Melchisedek, poiché […] ed essi sono l’eredità di Melchisedek, che 6 li (5) farà ritornare ad essi. E proclamerà per loro la liberazione, affrancandoli dal peso di tutte le loro iniquità. Questa cosa avverrà 7 nel primo settennio del giubileo che segue i nove giubilei. Il giorno dell’espiazione è la fine del giubileo decimo, 8 quando si dovrà espiare per tutti i figli di Dio e gli uomini della parte di Melchisedek. Nelle altezze si esprimerà [a loro] favore, secondo le loro parti, poiché 9 questo è l’anno di grazia per Melchisedek, per esaltare nel processo i santi di Dio per il dominio del giudizio, come è scritto 10 nei canti di Davide, che dice: “Dio si alza nell’assemblea divina, in mezzo agli angeli emana la sentenza” (6) E lui dice: “Sopra di essa 11 torna alle altezze, Dio giudicherà i popoli” (7) E poiché ha detto: “Fino a quando giu]dicherete ingiustamente e onorerete il volto degli empi? Selah” (8) 12 l’interpretazione del passo si riferisce a Belial e agli spiriti della sua parte, che si ribellarono deviando dai comandamenti di Dio [per fare il male]. 13 E Melchisedek eseguirà la vendetta dei giudizi di Dio [in quel giorno ed essi saranno salvati dal potere di] Belial e dal potere di tutti gli spi[riti della] sua [parte]. 14 In suo aiuto ci saranno tutti gli angeli di [giustizia]; è lui che [in questo giorno starà al di sopra di] tutti i figli di Dio e pre[siederà] questa 15 [assemblea]. Questo è il giorno della pa[ce, di cui] parlò [Dio con le parole di Isai]a il profeta, che disse: [“Come] sono belli 16 sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messag[gero di bene che annuncia la salvezza, dicendo a Sion: [Regna] il tuo Dio” (9) 17 Interpretazione del passo: i monti sono i profe[ti …] 18 il messaggero è l’unto dello spirito di cui parlò Danie[le: (10) “fino a un Unto, a un Principe, sette settimane” Il messaggero del 19 bene che annuncia [la salvezza] è colui di cui è scritto [che lo invierà “per consolare tutti gli afflitti, per vigilare sugli afflitti di Sion”]. (11) 20 “Per consolare [gli afflitti”:l’interpretazione del passo]: per istruirli per tutti i tempi dell’eter[nità …] 21 in verità … […] 22 […] si è separata da Belial e tor[nerà (?) …] 23 […] nei giudizi di Dio, come è scritto di lui:[“Che dice a Si]on: il tuo Dio regna”: Sion è 24 [la congregazione dei figli della giustizia] che stabilisce il patto e che evita di procedere sulla via del popolo e il tuo Dio è 25 Melchisedek che li ha salvati da Belial. E quando dice: “Farete suonare il corno nel settimo mese in tutta la terra”, Col. III 1 L’interpretazione del passo … 2 e sapete … […] 3 Dio … […] 4 e molti […] 5 […] … […] Melchi[sedek …] 6 distruggeranno Belial col fuoco […] … […] Belial e si ribelleranno […] 8 i desideri dei loro cuori […] … […] 9 le mura di Giuda … […] e le mura di Ge[rusalemme …] 10-20 (Resti minimi).

Site: Qumran,Cave 11; Manuscript Type: Non-Biblical Compositions; Composition Type:Exegetical Texts; Language:Hebrew; Period:Hasmonean

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Il documento ritrovato nella grotta 11Q di Qumran e noto come 11Q13 (=11QMelch) è stato datato paleograficamente tra la fine del I sec. a.C. e l’inizio del II secolo a.C. Esso è composto da vari frammenti dai quali sono state ricostruite due colonne. La colonna 2 si è preservata molto bene, la colonna 3 è ricostruita solo con alcune parole. 11Q13 può essere riguardato come una sorta di targum, uno scritto che in ebraico significa letteralmente “interpretazione”, una parafrasi dei passi biblici che serve a spiegare e a interpretare i brani delle sacre scritture. Nello specifico il testo si occupa di Melchisedek, che viene visto come una figura escatologica destinata a esercitare il giudizio finale per delega di Dio. Menziona Melchizedek come leader degli angeli di Dio, invece del più familiare Arcangelo Michele, in una guerra in cielo contro gli angeli dell’oscurità. A lui sono applicati vari passi biblici, volti a provare che egli è veramente questo agente escatologico. Melchizedek “espierà per tutti i Figli della Luce”  “liberandoli dal debito di tutti i loro peccati” in un adempimento del vero significato di Yom Kippur e “stabilirà un regno giusto”. Nel passaggio frammentario, il termine “Elohim” appare una dozzina di volte, principalmente riferendosi al Dio di Israele, ma nel commento su “che dice a Sion: il tuo Elohim regna” (Isaia 52,7), 11Q13 afferma che Sion è la congregazione di tutti i figli della giustizia, mentre Melchisedek è “il tuo Elohim” che libererà i figli della giustizia da Belial. Il rotolo fa suoi e interpreta due passi bibilici: Levitico 25:9-12 e Isaia 61:1-3. Ma vi sono riferimenti indiretti al Salmo 110 (ove Melkizedek appare come modello sovrano) e al Messia che trionferà sui suoi nemici (vv. 2-3 e 5-6). Anzi, può dirsi che l’autore di 11Q13 riceva ed elabori la profezia del Salmo 110. L’opera è stata pubblicata ufficialmente nella serie DJD (Discoveries in the Judean Desert), vedi F. Garcia Martinez, E.J.C. Tigcheelar, A.S. Van der Woude, Qumran Cave 11.II: 11Q2-18, 11Q20-31, DJD XXIII, Oxford, Clarendon Press, 1997 (1). Utilizziamo qui il testo di F. Garcia Martinez, Testi di Qumran, edizione italiana a cura di Corrado Martone, PAIDEIA, Brescia, 1996, pp. 253-255. in un adempimento del vero significato di Yom Kippur

 

2.Melchisedek sacerdote degli ultimi giorni

 11QMelch intende interpretare e spiegare alcuni passi delle Scritture in prospettiva messianica. Il brano prende le mosse alle ll. 2-3 (colonna 2) dai concetti di anno sabbaticoe di anno giubilare definiti dalla legge mosaica nei passi che abbiamo riportato nelle note. Secondo Deuteronomio 15:2 ogni sette anni veniva celebrato l’anno sabbatico, un anno di remissione ed espiazione nel quale venivano condonati i debiti fra gli israeliti. L’anno del giubileo, descritto in Levitico 25:13, aveva luogo ogni cinquant’anni e una delle sue prescrizioni prevedeva il condono dei debiti da parte dei creditori e la restituzione della libertà agli schiavi. 11Q13 estende il concetto di espiazione e di condono, una pratica della legge mosaica destinata a regolamentare i rapporti tra i giudei, agli ultimi tempi prima della fine del mondo. Alla l. 4 l’autoredi 11QMelch interpreta i passi ricollegandosi a un brano del profeta Isaia. L’interpretazione è tutta in chiave messianica, essa intende spiegare il passo di Isaia 61 che viene citato nella successiva linea 4 di 11QMelch (12):

Isaia 61:1-2– Lo spirito del Signore è sopra di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà agli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion.

In questo passo profetico di Isaia si preannuncia per la fine dei tempi la venuta di una figura messianica (consacrata con l’unzione) destinata proprio a promulgare un “simbolico” anno di misericordia del Signore nel quale si terrà il giudizio di Dio e si avrà il condono di molte sofferenze (anno di misericordia del Signore). A questo punto, cfr. ll. 6 e 9-10, col. II, 11Q13 fa entrare in scena Melchisedek: “E proclamerà per loro la liberazione, affrancandoli dal peso di tutte le loro iniquità” (cfr. l. 6) e “questo è l’anno di grazia per Melchisedek, per esaltare nel processo i santi di Dio per il dominio del giudizio, come è scritto nei canti di Davide, che dice: “Dio si alza nell’assemblea [divina], in mezzo agli angeli emana la sentenza” (cfr. vv. 9-10). L’interpretazione di 11Q13, che identifica il sacerdote Melchisedek con il personaggio della profezia di Isaia 61, identifica inoltre Melchisedek con il Salmo 81:

Salmo 81– Dio si alza nell’assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi. «Fino a quando giudicherete iniquamente e sosterrete la parte degli empi? Difendete il debole e l’orfano, al misero e al povero fate giustizia. Salvate il debole e l’indigente, liberatelo dalla mano degli empi». Non capiscono, non vogliono intendere, avanzano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra. Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo». Eppure morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti. Sorgi, Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le genti.

Dio che si alza nell’assemblea divina a giudicare è, secondo 11Q13, Melchisedek. Infatti in 11Q13 alla l. 9 è scritto “come è scritto nei canti di Davide (i Salmi)”, intendendo proprio Melchisedek. Melchisedek esercita il giudizio di Dio negli ultimi giorni. Quindi il personaggio messianico di Isaia 61 e del Salmo 81 vengono a coincidere nella figura di Melchisedek che sarebbe una figura celeste. Le ulteriori citazioni dei Salmi 7 ed 82 confermano che Melchisedek, in questa interpretazione, è identificato come esecutore del giudizio di Dio sulla terra, come già nel passo di Isaia 61.

3. Melchisedek nell’Antico Testamento e nei rotoli di Qumran

Melchisedek è una figura misteriosa dell’Antico Testamento. Abbiamo soltanto pochissimi accenni a questo personaggio, se ne contano due. Il primo riferimento a questa figura lo ritroviamo in:

Genesi 14:18-20– Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abramo con queste parole: «Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». Abramo gli diede la decima di tutto.

Secondo la Genesi Melchisedek è un sacerdote dei tempi di Abramo, viene descritto come re di Salem (Gerusalemme). E’ significativo che Melchisedek offra pane e vino al Signore, come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia secondo i Vangeli. Melchisedek in questo passaggio è citato solo di sfuggita, il protagonista dell’episodio è Abramo. Il secondo passo in cui si parla di Melchisedek nell’AT è nel Salmo 110, ove si prefigura la venuta di una figura messianica destinata ad esercitare il giudizio di Dio, figura che viene definita simile al sacerdote Melchisedek:

Salmo 110– Oracolo del Signore al mio Signore: «Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi». Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: «Domina in mezzo ai tuoi nemici. A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato». Il Signore ha giurato e non si pente: «Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek». Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira. Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra. Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.

Si deve prestare attenzione al fatto che questo Salmo non afferma che Melchisedek verrà a giudicare il Mondo ma soltanto che il “Signore”, il “Messia” inviato da Dio porrà in esecuzione il giudizio e sarà sacerdote eterno in modo analogo a Melchisedek. Anche nel Salmo 110 Melchisedek è un personaggio secondario, l’interesse del Salmo verte infatti sulla figura del Messia, a cui Dio conferisce non soltanto potere “politico” ma anche potere religioso e sacerdotale, “al modo di Melchisedek”.

Genesi 14:18-20 e Salmo 110 sono gli unici punti intutto l’AT in cui si parla del sacerdote Melchisedek. In nessuno di questi due passi biblici, tuttavia, si afferma che Melchisedek sia un Messia oppure un personaggio celeste o divino. Nel primo Melchisedek è un re e soprattutto un sacerdote, una figura comunque umana. Nel secondo passo (Salmo 110) viene introdotta una figura messianica, ma non si afferma che questa figura è Melchisedek ma soltanto che essa avrà funzioni spirituali, sacerdotali, in maniera analoga al Melchisedek dei tempi di Abramo. E’ 11Q13 a identificare esplicitamente Melchisedek con un personaggio celeste, soprannaturale, collegandolo a Isaia 61 e al Salmo 81. A Qumran oltre a 11Q13 sono stati ritrovati anche altri due documenti che accennano a Melchisedek. Il primo è l’apocrifo della Genesi noto come 1QGenAp XXII: si tratta sostanzialmente di una parafrasi di Genesi 14:18-20, sebbene il manoscritto contenga molte varianti esso appare in linea con quanto contenuto nella Genesi che attualmente conosciamo attraverso il testo masoretico e non aggiunge nulla di veramente nuovo. Il secondo manoscritto è il testamento di ‘Amram, 4Q‘Amram bstudiato da J.T. Milik (13). Questo documento purtroppo è in pessimo stato di conservazione quindi molte delle deduzioni basate su di esso sono solo congetture. In esso due vigilanti celesti interrogano ‘Amram e si contendono il dominio su di lui. Uno dei due vigilanti è un angelo maligno, il suo nome ebraico, Melki-resha, si è preservato con chiarezza nel manoscritto. L’altro vigilante è invece uno spirito benigno, che tenta di strappare‘Amram al male. Il nome del vigilante benevolo non si è conservato nel documento, Milik ha proposto di identificare questo vigilante con Malaekiy-tsedeq, nome in ebraico di Melchisedek, per contrapposizione al nome dell’angelo malefico Malaekiy-retsa. Ma oltre questa congettura non è possibile affermare che il testo parli proprio di Melchisedek. I commentatori hanno voluto leggere in 4Q‘Amram una prospettiva rivolta al presente   e non al futuro. Se 11Q13 è completamente rivolto al futuro in una prospettiva escatologica “finale”, il testamento di ‘Amram invece sembra riferire eventi svoltisi durante la vita di ‘Amram, quindi non ai tempi del “giudizio finale” e della definitiva vittoria su Belial e le forze del male. La battaglia tra bene e male sembra cioè avvenire quotidianamente da sempre, in ciascun individuo. Ma, come detto, il collegamento di 4Q‘Amram con Melchisedek è soltanto postulato.

 

4. Melkizedek di 11q13 secondo Joseph Fitzmyer

La figura Melchizedek nell’11Q13 (11QMelch) è stata solitamente descritta come un angelo (Martínze 1992, 176). Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che Melchisedek sia un titolo divino (Van de Water 2006, 75-86). Per comprendere la figura di Melchisedek, è necessario discutere come il manoscritto interpreti i brani dell’Antico Testamento in relazione a Melchisedek. L’11Q13 interpreta un numero di versi tratti da Isaia, Levitico e altri libri dell’Antico Testamento che trattano la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi alla fine di un ciclo giubilare in riferimento al giudizio finale. Il nome Melchizedek non appare fino a v. 5. Ma la figura di Melchisedek è descritta in relazione all’anno del giubileo in vv. 1-4 ed è sviluppato come uno che proclama l’anno del giubileo nel v. 6-14. È colui che proclama l’anno del giubileo (וקרא להמה דרור; v. 6) e rilascia i prigionieri e coloro che devono ritornare alle loro proprietà. La frase [בשנת היובל [הזואת ( In [questo] anno del giubileo ] in v. 2 è citata dal Lev 25:13: “In questo anno di giubileo (בשנת היובל הזואת) tornerete, ognuno di voi, alla vostra proprietà. “L’anno del giubileo è ulteriormente identificato in v. 9 come un anno di buon favore (לשנת הרצון) decretato da Dio per Melchisedek e il decimo giubileo ([ה] יו [בל העשירי) in v. 7. La figura di Melchisedek viene introdotta in questo contesto di anno giubilare. Cosa si intende per “anno del giubileo” in questo manoscritto? Joseph A. Fitzmyer discute ampiamente l’interpretazione del midrash dell’11Q13 Col. II (Fitzmyer 1967). Fitzmyer interpreta l’anno del giubileo menzionato in questo manoscritto come segue:

Nel corso dello sviluppo midrashico, l’anno del giubileo menzionato prima nella linea 2 diventa “l’ultimo giubileo” (linea 7), o “il decimo giubileo” (linea 7, alla fine). In altre parole, sembra riferirsi alla fine dei 490 anni, o “le settanta settimane di anni” di Dan 9: 24-27. È chiamato l’anno di “rilascio” (šmth) proclamato per il Signore (righe 3-4) e di “liberazione” ( drr ), come fu annunciato ai prigionieri di Isa 61: 1.

Come anno della liberazione, l’anno del giubileo si identifica con il giorno del giudizio che viene eseguito da Melchisedek. Di conseguenza, Fitzmyer sostiene che “Melchizedek ha un ruolo speciale nell’esecuzione del giudizio divino che è legato ad un anno giubilare” (Fitzmyer 1969, 29). “L’opinione di Fitzmyer sulla figura di Melchisedec è plausibile perché Melchizedek esercita i giudizi di Dio in v. 13 (ומלכי צ̇דק יקום נקם משפטי א [ל וביום ההואה). Il giorno del giubileo o il giorno del giudizio eseguito da Melchisedek è ulteriormente identificato con la salvezza proclamata dall’araldo di Isa 52: 7: “Quanto sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, che porta buone notizie, che annuncia la salvezza, che dice a Sion: “Il tuo Dio regna”. “Non v’è dubbio che i vv. 15-16 sono citati da Isa 52: 7: “Questo è il giorno della pa[ce, di cui] parlò [Dio con le parole di Isai]a il profeta, che disse: [“Come] sono belli 16 sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messag[gero di bene che annuncia la salvezza, dicendo a Sion: [Regna] il tuo Dio”. Fitzmyer sottolinea che l'”araldo” (מבשר) nel libro di Isaia è esplicitamente identificato con “il Messia” (Firzmyer 1969, 30). Quindi, Melchisedek stesso deve essere identificato con l'”araldo” che è anche “il Messia” o “unto”. Fitzmyer propone di ripristinare la fine della linea 18 come segue:

Propongo di ripristinare la fine della frase, leggendo Daniele e riferendola al [ principe unto ] (משיח נגיד) di Dan 9:25. questa identificazione dell’araldo con l’Unto di Daniele 9, sebbene non del tutto certa, non è in realtà così sorprendente come l’ identificazione del mebasser , l “annunciatore di buone notizie”, con il Messia.

Le due figure di Melchizedek nell’11Q13, l’agente di Dio per l’esecuzione del giudizio divino e l’associazione con la liberazione di Dio, riflettono probabilmente la tradizione ebraica delle figure di Melchisedek. Ad esempio, 1 Enoc conserva anche il giudizio che è stato dichiarato a Michele da Dio (1En 10:12). La tradizione ebraica considera Melchisedek “sommo sacerdote” e Michele è chiamato il sommo sacerdote celeste nel Talmud babilonese ( Hagigah 12b). Peraltro il nome nel rotolo 11Q13 è scroto Melki Tzedek, con i due termini staccati, il che potrebbe suggerire che Melkizedek sia un titolo e non il nome di un essere.

5. Melchisedek e Gesù

 A questo punto non possiamo non notare i punti di contatto con il NT. Melchisedek è un re e un sacerdote che offre “pane e vino” proprio come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia, secondo i Vangeli. Melchisedek – nella interpretazione di 11Q13 – è una figura messianica e “divina” chiamata ad esercitare il giudizio di Dio negli ultimi tempi proprio come lo è Gesù secondo la dottrina cristiana. Gesù cita poi, in Matteo 22:41-45, proprio il Salmo 110, uno dei rarissimi passi dell’AT in cui si parla di Melchisedek e fornisce la sua interpretazione delle qualità fondamentali che deve possedere il Messia (sottintendendo che queste qualità si applicano a se stesso):

Matteo 22:41-45– Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: “Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio?” Gli risposero: “Di Davide”. Ed egli a loro: “Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, Dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?” Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.

In questo passo di Matteo Gesù cita direttamente il Salmo 110, attribuito al re Davide. Questo passo afferma che il Messia sarà simile a Melchisedek e quindi avrà funzioni sia regali che sacerdotali. Inoltre Davide chiama Signore il Messia nel suo Salmo, come per riconoscergli una discendenza divina e soprannaturale, non umana. Il Messia, dunque, è secondo questo Salmo e secondo l’interpretazione di Gesù una entità soprannaturale, come 11Q13 che lo identifica con Dio (e in una figura simile a Melchisedek) citando il Salmo 81. Secondo 11Q13, poi, Melchisedek viene identificato con il personaggio descritto in Isaia 61, passo citato direttamente, destinato ad esercitare il giudizio negli ultimi giorni. Ebbene, è proprio Gesù ad applicare a se stesso il passo di Isaia nella sinagoga di Nazaret:

Luca 4:18-21– Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo, trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”.

Quindi Gesù si identifica con il personaggio citato nel passo messianico di Isaia 61. Abbiamo visto come a sua volta 11Q13 identifica questo personaggio con Melchisedek, che viene considerato dal testo un essere divino, sebbene nell’AT non vi sia alcuna traccia della divinità di Melchisedek. Inoltre Gesù cita il Salmo di Davide che definisce il “Messia” simile al sacerdote Melchisedek per affermare che il Messia non può essere “figlio di Davide” in senso carnale e fisico, essendo un essere celeste e soprannaturale. Secondo Gesù e secondo quel Salmo infatti Davide chiama “Signore” il Messia, riconoscendo in esso una natura superiore alla propria. Nella lettera agli Ebrei, attribuita a San Paolo ma probabilmente scritta da qualcun altro (14), viene spiegata la posizione dei cristiani riguardo a Melchisedek:

Ebrei 7:1-4 – Questo Melchisedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. Considerate pertanto quanto sia grande costui, al quale Abramo, il patriarca, diede la decima del suo bottino.
Ebrei 7:14-17– È noto infatti che il Signore nostro è germogliato da Giuda e di questa tribù Mosè non disse nulla riguardo al sacerdozio. Ciò risulta ancor più evidente dal momento che, a somiglianza di Melchisedek, sorge un altro sacerdote, che non è diventato tale per ragione di una prescrizione carnale, ma per la potenza di una vita indefettibile. Gli è resa infatti questa testimonianza: Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek.
Ebrei 7:23-24– Per questo, Gesù è diventato garante di un’alleanza migliore. Inoltre, quelli sono diventati sacerdoti in gran numero, perché la morte impediva loro di durare a lungo; egli invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Nella lettera agli Ebrei si afferma che Gesù è un sacerdote eterno alla maniera di Melchisedek, ma Gesù non sembra coincidere esattamente con l’antico sacerdote ritornato sulla terra, il passo almeno non lo afferma esplicitamente. Melchsedek infatti viè citato solo per paragonarlo a Gesù. La linea di pensiero sembra volta ad istituire un parallelismo non tra Gesù Cristo e la figura di Melchisedek ma piuttosto tra i rispettivi sacerdozi. Queste considerazioni consentono di affermare che esistono forti analogie tra il manoscritto qumranico 11Q13 e alcuni spunti cristiani (Matteo, Luca, lettera agliEbrei), quindi Gesù Cristo potrebbe essere la figura di Melchisedek profetizzata da 11Q13 e i cristiani conoscevano e studiavano la letteratura qumranica e forse avevano identificato Gesù Cristo proprio con quel Melchisedek che un giorno sarebbe venuto con funzioni messianiche. Le citazioni di 11Q13 sono certamente suggestive, vengono riportati passi che Gesù applica a se stesso come Isaia 61. 11Q13 identifica il personaggio escatologico e messianico proprio con Melchisedek, mentre secondo le citazioni del NT Gesù non è Melchisedek o una sua reincarnazione, ma assolve funzioni in chiave messianica simili a quelle di Melchisedek come attestato nel Salmo 110 utilizzato da Gesù per definire la divinità del Messia (cfr. Matteo 22:41-45). Pertanto nel NT Melchisedek prefigura Gesù, è una figura simbolica. Può darsi che anche 11Q13 intenda identificare il Messia che eserciterà il giudizio con Melchisedek solo a livello simbolico, anche se in alcuni punti sembra che 11Q13 interpreti i passi biblici affermando proprio che il Messia descritto è Melchisedek. Nella parte finale di 11Q13 ci si ricollega al concetto di espiazione e liberazione descritto nei primi vv. Il giudizio difatti comporterà la liberazione da Belial, che è satana, il demonio. Il v. 18 cita poi un passo di Daniele, purtroppo lo stato del rotolo non consente di risalire alla citazione del passo. Sappiamo soltanto che in questo passo di Daniele si doveva parlare di un “consacrato dello spirito” (cfr. v. 18: “e il messaggero è il consacrato dello spirito di cui Daniele ha parlato”). E’ possibile pertanto che il passo citato fosse Daniele 9:25-26 (in cui si parla, nella profezia delle settanta settimane, della soppressione diun “consacrato”) oppure – con minore probabilità – il passo sul Figlio dell’Uomo di cui in Daniele 7:13-14. Il tema della lotta tra bene e male è trattato anche da 4Q‘Amram sebbene non in prospettiva escatologica. Se le osservazioni di Milik sono corrette, la battaglia tra bene è male è già in corso e non è da immaginare solo in prospettiva futura, la vittoria definitiva sul male voluta da 11Q13 avverrà però soltanto alla fine dei tempi.

6. La fortuna di Melchisedek nel cristianesimo

La figura di Melchisdek ha ispirato nei primi secoli sia il cristianesimo “ufficiale”, “canonico” della Chiesa “romana” che diversi gruppi cristiani ed eretici. La Chiesa di San Vitale a Ravenna, una delle più antiche basiliche della cristianità, consacrata nel 547 d.C. durante il regno dell’imperatore d’Oriente Giustiniano, contiene un magnifico mosaico nel quale sul lato sinistro di un altare è raffigurato Abele che sacrifica a Dio un agnello, mentre sul lato destro Melchisedek offre pane e vino.

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I nomi dei due personaggi sono chiaramente leggi bili sul mosaico sopra le rispettive figure (Abel, Melchisedec). Mentre Abele è raffigurato in forma umana, sul capo di Melchisedek compare un’aureola dorata, caratteristica di santi, profeti, angeli e altre figure celesti. Secondo San Girolamo (347-420 d.C. circa), Origene (185-254 d.C. circa) e Didimo consideravano Melchisedek un angelo, senza però trovare sostegno all’interno della comunità cristiana “ortodossa”, come osservato da Girolamo (15). Abbiamo testimonianze che risalgono al III secolo d.C. riguardanti il culto di Melchisedek da parte di alcuni gruppi eretici. Secondo Ippolito, i seguaci di Teodoto, attivo a Roma al tempo del pontificato di Zefirino (198-217 d.C.), consideravano Melchisedek una potenza (greco: dynamis) celeste addirittura superiore a Cristo. L’asceta egiziano Hieracas fra il III e il IV secolo, come racconta Epifanio, tentò di dimostrare che Melchisedek era lo Spirito Santo, attraverso una complessa interpretazione dei passi dell’Antico Testamento. Nel V secolo d.C. Marco l’eremita scrisse un trattato diretto contro le sette eretiche che consideravano Melchisedek Figlio di Dio. Anche gli gnostici si rivolsero alla figura di Melchisedek, come prova il codice IX di Nag Hammadi a lui intitolato. La nascita di tutte queste concezioni eretiche, alcune delle quali consideravano Melchisedek addirittura superiore a Cristo, dovette preoccupare non poco la Chiesa:

“Sulla scia dell’interpretazione formulata da Eb, la Grande Chiesa in un primo tempo si appropria del personaggio e lo utilizza in funzione antigiudaica, esaltando a scapito delle figure più propriamente giudaiche dell’AT. In un secondo momento, proprio per il peso e la valutazione eccessivi che questo personaggio acquista all’interno di gruppi settari ai margini del cristianesimo ufficiale e nella speculazione gnostica, la Grande Chiesa si vedrà costretta a mutare atteggiamento e a prendere le distanze da Melchisedek, insistendo, come documentano gli autori cristiani dei sec. IV e V, sul fatto che esso deve essere interpretato come un semplice personaggio della storia dell’epoca patriarcale, senza caratteristiche o prerogative particolari.” (16)

7. Bibliografia

[1] F.G. Martinez, J. Trebolle Barrera, People of the Dead Sea Scrolls, Leiden, E.J. Brill, 1995.

[2] Claudia Gianotto, La figura di Melchisedek nelle radizioni giudaica, cristiana e gnostica (sec. II a.C. – III d.C.), in: Annali di Storia dell’Esegesi, 1/1984, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1984.

[3] M. McNamara, Melchizedek: Gen 14,17-20 in the Targums, in Rabbinic and Early Christian Literature, Biblica, 81, 2000, pp. 1-31.

[4] J.A. Fitzmeyer, Melchizedek in the MT, LXX and the NT, Biblica, 81, 2000, pp. 63 e segg.

[5] F. Garcia Martinez, Las tradiciones sobre Melquisedec en los manuscritos de Qumran, Biblica, 81, 2000, pp. 70-80.

[6] F. Garcia Martinez, I testi di Qumran, ediz. italiana a cura di C. Martone, PAIDEIA, Brescia, 1996, pp. 253-255.

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NOTE

1 La sezione di interesse si trova a pag. 221, 13. 11QMelchizedek (Pl. XXVII). Prima della pubblicazione nella serie delle DJD l’opera era comunque già nota e studiata. Il brano riportato è la versione di 11Q13 di F.G. Martinez, che compare in inglese in F.G. Martinez, J. Trebolle Barrera, People of the Dead Sea Scrolls, Leiden, E.J. Brill, 1995. Traduzione da inglese in italiano a cura dell’autore del presente articolo.

2 Cit di Levitico 25:13

3 Cit. di Deuteronomio 15:2

4 Cit. di Isaia 61:1 e segg.

5 Melchisedek.

6 Cit. Salmo 81:1 (il Salmo in realtà è di Asaf, figlio di Abia e re di Giuda, e non di Davide).

7 Cit. Salmo 7:8-9.

8 Cit. Salmo 82:2

9 Cit. Isaia 52:7.

10 La citazione non si è preservata, forse il testo si riferisce a Daniele 9:25 come ricostruito ad es. da F.G. Martinez. Si tratta di una citazione importante, che proviene dalla profezia delle settanta settimane di Daniele, non attestata da altri documenti di Qumran. La traduzione di F.G. Martinez dà per certa la presenza della frase: “il messaggero è l’Unto dello spirito di cui parlò Daniele”, con “Daniele” in parte leggibile sul manoscritto originario. Daniele parla di un Unto o Consacrato (nella cultura religiosa ebraica i termini sono sinonimi) proprio in 9:25 quindi 11QMelch sembra alludere a questa porzione della profezia delle settanta settimane.

11 Cit. Isaia 61:2-3.

12 Vedremo che Gesù in Luca 4:18-21 applica questo passo di Isaia a se stesso nella sinagoga di Nazaret.

13 J.T. Milik, 4Q Visions de ‘Amram et une citation d’Origène, Revue Biblique, 79, 1972, pp. 77-97

14 Anche l’introduzione alla lettera agli Ebrei nella Bibbia C.E.I. afferma: “nonostante le affinità dottrinali di questa con le altre lettere di San Paolo, la mancanza di certi caratteristici procedimenti paolini e l’incertezza della tradizione storica ecclesiastica consentono di pensare che la lettera, senza indirizzo e senza intestazione di autore, sia di altra mano”. La lettera, comunque, è contenuta nei codici Vaticano, Sinaitico e Alessandrino oltre che nell’importante papiro P46.

15 San Girolamo, Ep 73 Ad Euangelum presbyterum de Melchisedech.

16 C. Gianotto, vedi bibliografia [2], pag. 151

11Q13 e il Vendicatore finale (TESTO INTEGRALE)ultima modifica: 2018-01-12T09:45:39+01:00da mikeplato
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