LA STORIA DI UNA BIBLIOTECA ESOTERICA E LE RIFLESSIONI DI UN COLLEZIONISTA

di Hans Thomas Hakl

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«C’era una volta un ragazzo che se ne andò da casa per comprare libri. Ora, più vecchio ma non più saggio, non ha ancora smesso di comprarli …»

Il titolo fiabesco non è del tutto fuori luogo, perché solo il miracolo di una fata benefica può avere esaudito con tanta generosità il mio sogno di bambino: avere una montagna di libri. Non escludo che un domani venga a reclamare in cambio la mia anima, sempre che non ne sia già entrata in possesso… Però non fu una fata, ma mia madre, a notare che quando avevo tre o quattro anni il modo più sicuro per tenermi buono era darmi dei libri (allora non c’era la televisione). Io li sfogliavo da cima a fondo, per ore e ore: certo avrei preferito scarabocchiarli, ma mio padre, che era un appassionato bibliofilo, riusciva a impedirmelo. Già da bambino ero molto attratto dalla lettura; e ancor oggi ricordo che secondo mio padre i romanzi si dovevano prendere a prestito nelle biblioteche pubbliche,dal momento che si leggono solo una volta. Mi attenni a questa regola per molti anni, finché non mi resi conto che la grande letteratura mondiale contiene spesso tesori ben più durevoli dei lavori accademici di saggistica. Arrivato a quattordici o quindici anni cominciai consapevolmente a tenermi i libri e a guardare con compiacimento le pile di volumi (non erano ancora «collezioni») che crescevano. Vi facevano la loro prima comparsa i libri «esoterici»: opere sul Tibet, sull’India e sullo yoga. In un’intervista (disponibile online) ho parlato della grande impressione che ricevetti da Il terzo occhio di Lobsang Rampa quando avevo undici o dodici anni; fu però solo alcuni anni più tardi che l’Estremo Oriente esercitò su di me un’influenza autentica e decisiva, attraverso Ramana Maharshi e il suo ininterrotto interrogarsi sull’Io, che mi ha coinvolto fino ad oggi. Tuttavia compresi ben presto che gran parte dei libri relativi a pratiche esoteriche era frutto più di fantasia che di reale esperienza personale; così misi da parte (spesso ingiustamente) le opere di Teosofia e Antroposofia e mi occupai di preferenza di Eugen Herrigel, Graf Dürckheim, Alan Watts e D.T. Suzuki; sulla stessa onda vennero Carl Gustav Jung e Mircea Eliade, che promettevano una più garantita «autenticità». Naturalmente lessi anche Sigmund Freud, perché ogni ragazzo è attratto da questioni riguardanti il sesso. Ma con lo stesso accanimento mi dedicavo a campi alternativi divorando libri di Napoleon Hill, Dale Carnegie, etc. sul successo personale, ma anche le analisi di Peter F. Drucker a cui va la mia gratitudine. I miei acquisti seguirono questa direttiva, alla quale si affiancarono i libri di magia (che all’inizio mi appariva come la versione «esoterica» del sogno americano del self-made man). Ricordo che le prime opere furono quelle di H.E. Douval (Herbert Doehren). Nel mondo germanofono, trovai un valido aiuto in un editore di Freiburg in Breisgau, Herman Bauer Verlag, che mi spediva regolarmente cataloghi di libri di esoterismo, e che visitai ben presto per frugare tra le opere disponibili nel suo magazzino; nel mondo anglofono c’erano i Thorsons Publishers che allora offrivano una vasta scelta di opere di magia e stregoneria moderna. E’ovvio che quando, diciannovenne, partii per Londra per la prima volta, scoprii subito la famosa libreria Watkins vicino a Trafalgar Square, dove stazionavo per intere giornate. In precedenza avevo lavorato per due mesi in un albergo nella bella isola di Jersey, dove avevo raggranellato un piccolo gruzzolo con le mance. Così mi misi a comprare, e non solo a sfogliare; e comprai tanto che non mi rimase più abbastanza per mangiare. Ma in quei giorni frequentavo o le comunità hippy, o i seguaci dei Children of God o di Hare Krishna, tutti molto generosi, cosicché invece di saziarmi di cibo mi concedevo le prime edizioni di Aleister Crowley, che a volte si riuscivano a trovare in qualche negozietto a meno di dieci sterline. Da allora non mi separai più dai miei libri: li portavo sempre con me. Sì, la vera bibliofilia comporta anche un esercizio fisico. Così le basi della mia collezione erano gettate.

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Pubblicato per la prima volta nel 1967, Experimentalmagie del Dr. Klingsor (Prof. Dr. Adolf Hemberger) accese in me la passione per l’arcano e per gli ordini magici. Credo che sia stato il primo libro di cui studiai la bibliografia con lo stesso ardore con cui lessi il testo. A quei tempi, benché fossi preso dagli studi universitari, ero pronto a qualsiasi lavoro che fosse retribuito, col risultato che avevo sempre denaro disponibile per l’acquisto dei libri citati in quell’opera (allora naturalmente non c’era l’aiuto di Internet). Lo stesso Prof. Hemberger mi assistette personalmente in questa impresa indicandomi, fra i suoi conoscenti appartenenti ai più svariati ordini magici, quelli disposti a vendermeli. Fu sempre il Prof. Hemberger a farmi conoscere altri importanti collezionisti di libri esoterici, primo fra tutti il consigliere Karl Worel, il quale, proprio nella mia città, aveva a scaffale circa 5000 opere di esoterismo, compresi rari testi alchemici (conservo ancora i suoi diari con note scritte a mano sui suoi numerosi esperimenti alchemici). L’influenza di Worel fu indubbiamente decisiva. La prima volta che lo incontrai era già sugli ottant’anni; e quello che mi impressionò, oltre alla preziosità dei suoi libri, fu la quantità di persone che venivano a fargli visita per parlare con lui dei suoi studi e per avere intanto l’occasione di prendere in mano una delle sue opere rare. I miei interessi esoterici, piuttosto inconsueti a qui tempi, mi avevano messo in contatto con persone anziane che in genere si dimostravano liete di accogliere i giovani che condividevano i loro interessi; ma per Worel non era così. Mi era concesso di fargli visita solo una volta la settimana, e per un paio d’ore al massimo, perché aveva troppo da fare e troppi visitatori. Non si può certo dire che la sua fosse una vecchiaia solitaria o circoscritta a rapporti limitati: attorno a lui c’era una presenza significativa e stimolante di giovani, mentre continuava il suo vivace scambio con autori e collezionisti, oltre che con ordini magici del mondo tedesco. E così compresi fin da allora che il possesso di una importante biblioteca è un antidoto contro il vuoto della vecchiaia.

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                                             Oskar Schlag

Ne è una prova il caso di Oskar Schlag, la cui straordinaria collezione di opere esoteriche fa oggi parte della Biblioteca Universitaria di Zurigo. È probabile che all’inizio non sia stato facile per lui, tedesco in esilio, crearsi delle relazioni in Svizzera; ma la sua meravigliosa raccolta di libri, di manufatti e di opere d’arte orientali gli attirò l’interesse e la munificenza di famiglie ricche (e specialmente di donne), che contribuirono a quanto pare ad arricchirla con doni generosi. Per oltre vent’anni gli feci visita regolarmente a casa sua per parlare di libri: imparai molto da lui, e acquistai anche delle opere (diceva sempre di aver bisogno di soldi per i suoi viaggi). Ma Schlag aveva un altro asso nella manica: era a capo di un Ordine magico, cosa che ovviamente era un forte motivo di attrazione. In ogni caso, di certo non ebbe una vecchiaia vuota. Come avenne per Schlag, conobbi Ellic Howe tramite il Prof. Hemberger. Ellic Howe aveva un atteggiamento disincantato nei confronti degli ordini magici, e in particolare della Golden Dawn. Una volta a casa sua ho potuto ammirare, e perfino prendere in mano, i paramenti e gli artefatti magici originali di quel famoso ordine. Ho anche avuto occasione di visitare la ricca biblioteca esoterica all’O.T.O. svizzero di Stein/Appenzell. C’erano Frau Bogert, Frau Aeschbach e lo stesso Hermann Metzger, che mi permisero di leggere e di curiosare tra le opere dell’ampia collezione dell’Ordine. Ricordo ancora con quanto calore Herr Metzger mi raccomandò Alraune di Hanns Heinz Ewers. Oltre a Crowley ebbi modo di leggere molti testi della Fraternitas Saturni, di cui avevo incontrato già i membri più importanti grazie al Prof. Hemberger. Mi avevano anche invitato a ordinare l’anno dopo l’intera biblioteca dell’O.T.O., ma nonostante il mio entusiasmo la cosa non ebbe seguito. Oggi la collezione si trova presso la Collectio Magica et Occulta della Kantonsbibliothek Appenzell Ausserhoden a Trogen. Fondamentale per me fu la lettura delle opere del dott. Henri Birven. Secondo quelli che lo hanno conosciuto, la chiara semplicità del suo stile era in netto contrasto con la sua ricca e imponente personalità. Grazie a lui cominciai ad acquisire familiarità con l’occultismo francese, (Lévi, Papus, etc…), che il Prof. Hemberger mi aveva già raccomandato. Egli mi fece anche conoscere Julius Evola, e così indirettamente altri rappresentanti della ‹Scuola Esoterica Italiana› (la quale rimane per me una delle più interessanti e profonde scuole esoteriche al mondo) quali Giuliano Kremmerz, Arturo Reghini, Massimo Scaligero e anche Tommaso Palamidessi. Allo stesso modo – cioè per il tramite delle scuole italiane– conobbi René Guénon e la ‹scuola tradizionalista› (Schuon, Nasr, Coomaraswamy e, più tardi, Küry e Ziegler nel mondo tedesco). In un modo o nell’altro riuscivo sempre a trovare i soldi per i libri, e la mia collezione crebbe di conseguenza: la ‹tradizione integrale› ne costituisce ancora oggi il baricentro. Allora ero impiegato in una grande ditta di esportazioni, e il mio stipendio, che doveva anche finanziare i miei studi universitari, era appena sufficiente per acquistare le opere principali di tutti questi autori. Solo più tardi arrivai a concedermi il lusso di comprare l’opera omnia dei miei scrittori preferiti, e di poterli conoscere a fondo: fu quando continuai in proprio il lavoro che avevo imparato da impiegato. Durante i primi anni della mia attività indipendente vissi a Milano, dove posi le basi di quella che ora è la mia ampia collezione di scritti italiani. Poi andai a vivere in Svizzera, dove ebbi la fortuna di conoscere due soci in affari eccezionali (anche se molto differenti l’uno dall’altro); invece di essere divisi per tre i profitti vennero triplicati grazie alla nostra sinergia. I miei nuovi acquisti di libri furono proporzionali alla nuova floridezza economica. Gli affari mi portavano continuamente in giro per il mondo, e nel corso degli anni acquistai libri non solo da Watkins a Londra, ma anche da Weiser a New York, da La Librairie du Graal a Parigi, da La Libreria delle Meraviglie a Roma e dalla Caves Book Shop a Taipei (allora Taiwan non aveva ancora firmato la convenzione per la protezione del copyright, e così ci si potevano procurare i più costosi lavori accademici in più volumi – come Science and Civilisation in China di Joseph Needham in accettabili edizioni ‹pirata› a prezzi favorevoli). A quei tempi c’erano già parecchi agenti specializzati nella vendita per corrispondenza di opere di occultismo. Prima di ogni altro devo ricordare un amico ed esperto di esoterismo, Joscelyn Godwin. Pochi sanno che fu un attivo libraio antiquario anche se solo per pochi anni (diversi libri che acquistai da lui vantano il suo ex-libris) e che pubblicò alcuni cataloghi veramente interessanti. Poi c’è Todd Pratum, il quale mi vendette libri rari per diversi anni; anche J.D. Holmes, che ancor oggi distribuisce cataloghi, mi aiutò nella ricerca di alcuni titoli particolari. In Inghilterra c’era Robert Gilbert a Bristol per libri di alta qualità e Helios Books Services per opere più diffuse, così come Magis Books e Chthonios, mentre la libreria del famoso antiquario Quaritch era quasi sempre troppo costosa per me. In Olanda il fornitore principale era naturalmente Boekhandel Arcanum di W. N. ‹Nick› Schors, dove ho fatto la maggior parte dei miei acquisti. Di Nick Schors avrò modo di parlare ancora. Era sempre disponibile un gran numero cataloghi francesi di esoterismo, come La Table d’Eméraude e Librairie du Graal e, in seguito, Florence de Chastenay, Dervy e Intersigne. In Italia il mio primo fornitore specializzato fu Lazlo Toth di Archè, il quale stabilì più tardi il suo quartier generale a Parigi. All’epoca la sua libreria si trovava vicino al Duomo di Milano. I libri di esoterismo che si potevano trovare là erano per la maggior parte eccezionali: per esempio, a metà degli anni Ottanta, gli scritti di magia sessuale di Giuliano Kremmerz, fino ad allora segreti, che circolavano a prezzi folli in pochissime copie. In particolare i testi necessari per il mio libro su Eranos mi furono procurati da Toth in Francia, dove la sua encomiabile casa editrice Edizioni Arché (Edidit a Parigi) produce ancora straordinarie e altrettanto controverse rarità librarie. In seguito divenne importante per me Bruno Bertozzi, con le Edizioni Phoenix di Genova. Bertozzi aveva iniziato nel 1978 con riproduzioni di una selezione di libri di alchimia ed ermetismo, in un numero limitato di copie, di cui aveva collezionato gli originali. Dato che questi testi difficili non suscitavano molto interesse, egli offriva anche nuove pubblicazioni, come libri d’antiquariato in italiano e francese; però manteneva sempre un certo standard di qualità. Divenni cliente della sua libreria per corrispondenza e ricevetti diversi libri rari, soprattutto libri nell’area tematica di Giuliano Kremmerz. In casi eccezionali mi offrì documenti originali. Il suo servizio specializzato consisteva anche in riproduzioni limitate di libri vecchi ed estremamente rari. La Libreria Primordia di Milano sotto la direzione di Dario Spada e, in un settore molto specifico, Vittorio Fincati, mi procurarono materiale di lettura altrettanto eccezionale. Il mio più importante fornitore tedesco era indubbiamente Wolfgang Kistemann, i cui cataloghi erano ricchissimi di riferimenti bibliografici. C’era anche Volker Lechler, che io ora considero come il più importante autore di storia dell’occultismo nella Germania moderna. Negli ultimi anni c’è stato anche Antiquariat Lange, che, per quanto ne so, è l’ultimo a stampare cataloghi di libri di occultismo in Germania. Piccoli fornitori erano Antiquariat Mühlan, J. Reinhardt, Scheppler & Müller, Lotos Versand, Rainer Feucht e Scholz-Okkult. Per molti anni ho comprato regolarmente libri da questi antiquari. C’erano poi anche singole case d’asta (la più grande asta nell’ambito di alchimia e occultismo in Germania ebbe luogo nell’autunno del 1998 presso Zisska und Kistner a Monaco. C’era mezzo mondo, e realizzarono cifre altissime). Tutte queste attività ebbero come frutto la mia vasta collezione di cataloghi antiquari di libri di occulto, che cercai d’implementare il meglio possibile con l’acquisto di cataloghi particolarmente antichi e importanti (per es. Rosenthal). Ma c’erano anche normalissimi antiquari di libri che di tanto in tanto mettevano in vendita opere di esoterismo. Non va dimenticato che alla fine degli anni Settanta ero socio di una delle più importanti case editrici di esoterismo del mondo germanofono, precisamente Ansata-Verlag in Svizzera. Il mio socio Paul A. Zemp – il quale morì sfortunatamente troppo giovane – inizialmente compilò anche cataloghi di corrispondenza per libri di occultismo; aveva una profonda conoscenza bibliografica della quale naturalmente approfittavo. Oltre a ciò conosceva gli editori tedeschi, inglesi, americani, francesi e italiani di riferimento nel campo dell’esoterismo, i quali gli proponevano i loro testi nella speranza che egli li introducesse nel mercato tedesco. Dopo pochi anni li conobbi anch’io tutti – l’annuale Fiera del libro di Francoforte era il posto di ritrovo ideale – e ciò mi diede un immenso vantaggio: bastava che dicessi che un certo libro m’interessava per riceverlo immediatamente per posta.

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                                                                         Giovanni Canonico di Edizioni Mediterranee       

Così s’instaurarono amicizie che durano ancora oggi – con Giovanni Canonico di Edizioni Mediterranee, per esempio, e Ehud Sperling di Inner Traditions. Alla Fiera del Libro di Francoforte c’era la tendenza a non riportare indietro i libri esposti; questo mi consentiva di acquistare, anche da editori che non conoscevo, libri a metà prezzo; e il mio socio Zemp, che viaggiava sempre in macchina, ne portava parte in Svizzera per conto mio. In fondo però il criterio che orientava la scelta dei libri della mia collezione era dettato dalle mie letture, ispirate dalle note a piè di pagina e dalle bibliografie. Un classico esempio è Julius Evola, che mi portò a esplorare i molteplici e poliedrici campi di sapere su cui si estendevano le sue conoscenze, dall’arte (futurismo e Dada), alla filosofia (Platone, Pitagora, Schelling, Fichte, personalismo francese, Nietzsche, esistenzialismo) e le religioni antiche (Roma, Mitra, gnosi), fino all’alchimia, il Graal, la Massoneria, lo spiritismo, il taoismo, il buddismo, l’islamismo, il tantrismo, la magia, la sessualità, la politica, il fascismo e le teorie razziali. Poiché da sempre sono convinto che sia doveroso attingere al maggior numero possibile di testimonianze divergenti in ogni campo, sono grato a questo pensatore perché attraverso le sue sole opere mi ha portato all’acquisto di circa duemila/tremila libri. Ho comprato pubblicazioni specialistiche di Evola e su Evola (ma anche lettere autografe etc.) soprattutto da Renato del Ponte, editore della rivista evoliana Arthos e direttore di lunga data del Centro Studi Evoliani, il quale inoltre mi fornì per diversi decenni riviste di ispirazione evoliana. Queste pubblicazioni mi furono indispensabili, perché io stesso scrivevo articoli su Evola, oltre ad aver tradotto alcuni dei suoi scritti. Quando uno si occupa di un autore così controverso, deve quantomeno essere ben informato su di lui. A questo proposito è per me particolarmente soddisfacente il fatto che diversi miei articoli su Evola siano stati tradotti in italiano. Invece il mio libro su Eranos prese forma da situazioni del tutto opposte. Non nuove conoscenze, ma le opere che già possedevo di Rudolf Otto, Walter F. Otto, Karl Kerényi, Mircea Eliade, Gershom Scholem, Joseph Campbell, Henry Corbin, etc. che mi condussero alle conferenze di Eranos. Mi resi conto relativamente tardi che tutti i miei ‹eroi intellettuali› avevano assistito a queste conferenze. Solo dopo averlo scoperto mi misi sulle tracce di Eranos e, come è ovvio aspettarsi, lungo il cammino incontrai altri autori che mi affascinarono allo stesso modo. Tuttavia, per poter acquisire dei libri veramente rari è necessario avere contatti personali con specialisti del settore – con coloro che praticano il book hunting, cioè che vanno a caccia di libri presso altri antiquari, o alle aste, o tra i lasciti di persone decedute. Perché il book hunter possa procurare libri su misura per il suo compratore è necessario che tra i due ci sia una conoscenza di lunga data: il venditore deve conoscere la collezione in oggetto, e farsi carico delle liste dei libri ricercati dai suoi clienti. I tre più importanti ‹book hunters› che ho conosciuto sono Todd Pratum, Wolfgang Kistemann e Nick Schors, che considero come amici. Va da sé che avevano tutti una vasta conoscenza bibliografica. Todd Pratum iniziò la sua attività a San Francisco nel 1981 e successivamente si trasferì a Healdsburg, California, dove però nel 2001 una crisi finanziaria lo costrinse a chiudere. Oggi opera da Oakland. Pratum era sempre pronto a scovarmi libri, in prevalenza in lingua inglese, a prezzi equi; e mi procurò anche diversa letteratura specialistica per il mio primo libro su Eranos. Gli venivano spesso affidate intere proprietà e collezioni di libri e, poiché mi fidavo di lui, non di rado gli anticipavo somme di denaro anche importanti. In cambio ricevetti opere rarissime a ottimi prezzi. Nel corso degli anni mi offrì la collezione di libri proveniente dalla proprietà dell’alchimista Leonard F. Pembroke, e così pure materiali della Golden Dawn e gli altrettanto rari ciclostili delle Seminar Notes di C. G. Jung del 1930, che sono state trascritte e rilegate da Mary Foote. Wolfgang Kistemann cominciò a offrire libri in vendita nel 1987. Spedì il suo primo catalogo alla Ansata-Verlag, richiamando così da subito la mia attenzione. Ne seguì una lunga ‹corrispondenza d’amorosi sensi›, perché Kistemann si preoccupava sempre di corredare gli elenchi dei libri con commenti bibliografici precisi e accurati: un accorgimento che fa la gioia di ogni bibliofilo. La sua abilità migliorava a ogni nuovo catalogo, che per questo divenne di per sé oggetto di collezione.Penso di poter affermare senza possibilità di smentita che non ci fu al mondo catalogo di occultismo più accurato di quelli prodotti da Kistemann. Come si può immaginare, la collezione completa dei suoi cataloghi è una parte importante della mia biblioteca. Basta che uno li scannerizzi per ottenere ogni descrizione all’istante, al solo comando di un tasto del computer. Kistemann era alla costante ricerca di nuovi testi per arricchire le collezioni dei suoi clienti migliori. Io non posso che ringraziarlo per la grande quantità di materiale che mi ha fornito, sugli Illuminati (quelli originali), sui Gold- und Rosenkreuzer, e anche sugli Ariosofi. Era poi anche altrettanto interessato ai manoscritti e ai periodici. Siccome con ogni probabilità riforniva tutti i principali collezionisti (compreso Umberto Eco), gli capitava di entrare in possesso dei loro doppioni e di altri testi di loro appartenenza: mi procurò pertanto il fondo di manoscritti del Prof. Hemberger, come pure la collezione di Ekkehard Hieronimus, esperto di Lanz von Liebenfels. Purtroppo Kistemann ha smesso, da lungo tempo, di proporre offerte così eccezionali; ora vende su internet solo il tipo di merce idonea a questo canale. Forse preferisce tener per sé gli oggetti di qualità – che senza dubbio possiede ancora. Come tutti gli antiquari eccezionali, anch’egli è profondamente innamorato degli oggetti che tratta. Il più pittoresco e probabilmente il più importante ‹book hunter› nel campo dell’occultismo in Europa è stato W. N. ‹Nick› Schors di Amsterdam (Boekhandel Arcanum), che fornì libri a personaggi quali Gershom Scholem, C.G. Jung, Oskar Schlag, Antoine Faivre e Joseph Ritman (Bibliotheca Philosophica Hermetica). Aveva iniziato la sua carriera in gioventù come direttore di un bordello; successivamente divenne fornitore dei più rari esemplari di letteratura erotica, contando tra i suoi clienti tutti gli appassionati di questo genere letterario dai politici ai più alti circoli aristocratici. Nel suo libro Memoiren eines Erotica- Händlers, scritto sotto lo pseudonimo di Armand Coppens, racconta innumerevoli storie legate a questa sua carriera. ‹Questo è uno dei libri più sconcertanti che sia mai stato scritto› recita il testo in sopracoperta redatto dalla Gala Verlag, di Amburgo, dove il libro fu pubblicato nel 1970. La sua straordinaria competenza in materia risulta evidente dalla sua prefazione alla ristampa del famoso Cataloge du Cabinet secret du Prince G***, che esplicitamente tratta di ‹l’amour, les femmes et le mariage›. Fu solo in seguito che cominciò a specializzarsi nella letteratura dell’occulto. Non si poteva non ammirare la sua conoscenza onnicomprensiva: mi capitò spesso di comprare da lui libri di valore di cui non conoscevo assolutamente nulla semplicemente perché li aveva raccomandati. Non me ne pentii mai. Viaggiava per il mondo visitando fiere, aste, collezionisti privati, e comprava gli esemplari più magnifici che si potessero trovare. Di regola i suoi libri erano in condizione ottimale; perciò si fece la reputazione di antiquario non a buon mercato, ma di eccezionale qualità. Pubblicò anche lui cataloghi, inizialmente piccoli, che in tempi successivi alternò con cataloghi speciali dedicati a opere di eccezionale rarità. Il più importante punto di svolta nella mia carriera di collezionista ebbe luogo nel 1989, quando vendetti le mie quote in quattordici società in tredici paesi e così potei permettermi anche i «rarissima». Può benissimo esserci stato anche un kairòs, in quanto a un certo punto Schors m’informò che stava pensando di lasciare il commercio dopo il suo terzo attacco di cuore. Aveva intenzione di vendere lo stock che ormai mi era familiare dopo le mie visite ad Amsterdam– e tenersi soltanto un centinaio dei suoi libri preferiti. Ci vollero due viaggi ad Amsterdam per esaminare insieme tutte le opere: mi brillavano gli occhi nel constatarne la rarità e l’ottimo stato di conservazione. Impossibile resistere alla tentazione; un buono sconto di listino corroborò la mia determinazione. Comunque sono ancora dell’opinione che – nello spirito della più autentica tradizione mercantile – entrambe le parti furono soddisfatte. Con l’avvento del nuovo millennio questo intensa attività di collezionismo di libri e di periodici giunse al termine. I libri rari divennero troppo costosi, e anch’io dovetti costringermi a una maggiore parsimonia, anche perché, per potermi dedicare agli studi esoterici, avevo intenzione di interrompere l’attività commerciale. Perciò mi limitai a colmare certe mie lacune relative alla letteratura occultistica del diciannovesimo e ventesimo secolo, continuando però ad acquistare importanti pubblicazioni nuove, che avevano iniziato improvvisamente ad apparire sul mercato.

Antoine Faivre

                                                                                                                            Antoine Faivre

Infatti, grazie soprattutto ad Antoine Faivre, si stava lentamente affermando lo studio accademico dell’esoterismo, e le biblioteche universitarie cominciarono a procurarsi i relativi testi. Mentre prima c’era al massimo una dozzina di nuove pubblicazioni all’anno, ora ce n’erano molte di più. Ho sempre avuto libri di alta qualità sul tema della religione, ma di questi a me interessava il contenuto e non il fatto che si trattasse o meno di una prima edizione. Lo stesso discorso vale per opere di politica, storia, arte, filosofia secolare (cioè non legata all’esoterismo) e letteratura, di cui non è il caso di occuparsi qui. La mia collezione è davvero significativa solo nel campo dell’esoterismo, anche se considero gli ‹altri› libri altrettanto essenziali per la comprensione del contesto intellettuale in cui l’esoterismo ebbe modo di prosperare. Mi fa davvero piacere che e il mio amico Joscelyn Godwin ogni volta che è venuto a trovarmi abbia apprezzato questo equilibrio armonico. Naturalmente simili quantità di carta stampata richiedono spazio e, anche se la mia casa di fine Novecento è in sé abbastanza grande, strutturalmente non era in grado di sopportare tale peso. Di conseguenza ho dovuto far costruire una dépendance nel 1993. Il famoso Castel del Monte fatto costruire da Federico II Hohenstaufen in Puglia mi diede l’ispirazione, e perciò scelsi anch’io l’ottagono come forma base. Il mio cognato di allora, specialista nella ristrutturazione di castelli, riuscì a convertire le mie istruzioni con tutto il loro apparato simbolico in un congeniale piano edilizio, e due eccezionali, originali e intelligenti artigiani con il loro staff lo hanno realizzato. Otto è il simbolo della resurrezione e dell ‹eterno› compimento (l’ogdoade quale terra di perfezione – perciò i battisteri sono spesso ottagonali). Secondo un’antica interpretazione, Cristo risorse l’ottavo giorno (il primo giorno della nuova settimana). L’ogdoade simboleggia il cielo delle stelle fisse o il cosmo dopo il superamento dei sette pianeti antichi (corrispondenti ai sette gradi iniziatici dei misteri di Mitra). Del resto, anche nella favola di Biancaneve, anche ‹la più bella del reame› vive dietro sette montagne. Peculiarità di questa biblioteca sono le finestre alte e strette in ogni lato dell’ottagono. Non solo aumentano la luce naturale, ma conferiscono all’intera stanza una sorta di sacralità. In alto, attraverso una cupola di vetro, si apre una vista sul ‹cielo›, alla quale corrisponde un disco dorato sul pavimento: pertanto chiunque guardi in basso, fissa nel disco il riflesso del ‹cielo›. Come in alto, così in basso. Sfortunatamente il simbolismo originale è ora solo parzialmente percepibile in mezzo ai sempre più fitti scaffali di libri all’interno. Sopra l’unica via d’accesso dal mondo ‹profano› è appesa una scultura dorata in legno ritraente la tentazione di Gesù da parte del diavolo. Chiunque entri affronta invero il pericolo di soccombere allo splendore dei libri ‹esterni› e di dimenticare cos’è l’‹essenziale›, l’‹interiore›. Una volta costruita la biblioteca potei tirare un sospiro di sollievo, perché adesso ero in grado di ‹portare a casa› tutti i libri che avevo in altri posti e avere uno sguardo d’insieme. Non si può immaginare gioia più grande per un appassionato di libri. Ma che cosa può spingere una persona ad accumulare tanti libri? Forse un desiderio di sicurezza e di conferme? Forse perché si ha l’impressione di possedere la conoscenza racchiusa là dentro, anche se alla fin fine si possiede solo della carta stampata, nel migliore dei casi rilegata in pergamena? O forse per prestigio sociale? In altre parole: c’è forse alla base un senso di insicurezza? Di certo non si è molto lontani dal vero. Pensiamo anche solo all’aforisma latino che Nietzsche seppe spiegare così limpidamente: «aut liberi aut libri» («o figli o libri»). Un’alternativa che non implica necessariamente la castità, ma sicuramente la rinuncia all’istinto paterno, quello che nella sintesi irridente di Nietzsche suona così: «deporre uova, schiamazzare, covare uova» – fonte di gioia da una parte, ma alto consumo di energie dall’altra. Siccome non ero destinato ad avere figli, mi rimasero solo i libri. Lo stesso mi ricorda l’‹antitesi› di Mircea Eliade, a cui suggestivamente alludeva Giovanni Casadio: l’antitesi «tra libido copulandi e libido scribendi», entrambe concepite da Eliade quali forme di capacità creativa, che culminava in un sospiro di rimpianto: «Cosa avrei potuto creare se fossi stato meno schiavo della mia carne». Cominciai a collezionare libri, poiché fino ad allora non si trovavano facilmente libri di esoterismo (tanto meno in lingua straniera) nelle librerie pubbliche, e la mia curiosità in questo campo era inesauribile. Col tempo una collezione assume una propria dinamica; e ci si rende conto che non basterebbe una vita per leggere tutti i libri di cui sembra non si possa fare a meno. Spesso lo stimolo è un desiderio vampiresco di ‹completezza›, che comunque non può mai essere pienamente soddisfatto. Gli amici conoscono il mio motto: «Non sono io che posseggo la biblioteca, è la biblioteca che possiede me». A un certo punto – l’avidità non dorme mai – uno può anche pensare ai libri come a un genere di investimento, cieco davanti al dato di fatto che una collezione specialistica di questo tipo può avere valore solo per quelle poche anime ispirate dallo stesso interesse – e ciò solo nei tempi ‹buoni›. Per di più, queste persone hanno denaro solo in rarissimi casi. Naturalmente sono profondamente convinto che questi libri contengano una preziosa conoscenza, o forse anche l’esperienza accumulata nel corso dei secoli – importante come antidoto soprattutto in periodi dominati da visioni materialistiche e dissociate dalla natura. È anche per questa ragione che apro liberamente le porte a chi è ‹genuinamente› interessato. Ciononostante, tutti devono prima accettare di inviare un pezzo di propria ideazione e produzione, in modo che io possa valutarne la ‹serietà›. In particolare gli studenti delle discipline umanistiche, come quelli dell’Università di Amsterdam (Storia della Filosofia Ermetica e delle Correnti Correlate) sono i benvenuti, e si presentano di frequente, così come gli autori divenuti amici. Ciò che mi addolora è constatare che solo di rado si presentano studenti interessati provenienti dall’Austria. Si vede che ho una vaga nozione di ‹Accademia platonica›, ma non ho né lo spirito di Platone, né i mezzi di Lorenzo de Medici, che promosse gli studi sull’ermetismo presso la sua Accademia durante il Rinascimento italiano. Un’altra iniziativa che appoggiai con entusiasmo, al fine di trasmettere questa eredità spirituale alle future generazioni, fu la fondazione nel 1995 dell’Archiv für altes Gedankengut und Wissen (AAGW) («Archivio dell’antico patrimonio ideale e del sapere») insieme a Hildegard e Wolfram Frietsch. Testi difficili da trovare furono ristampati e provvisti di prefazione, in modo da poter risultare allettanti ad un nuovo pubblico di lettori. Abbiamo prefigurato un numero limitato di copie, meravigliosamente rilegate e prodotte per rendere tangibile il valore del libro. Ma con l’avvento del libero accesso ai testi su internet e il simultaneo declino economico, tale modello è stato abbandonato. D’altra parte le nostre aspirazioni alla diffusione trovarono un ottimo veicolo grazie a internet, anche se è nella natura umana non riconoscere un valore a cose che non costano ‹nulla›. Allo stesso modo, nella nostra rivista Gnostika abbiamo sempre stampato rari testi esoterici. Anche se non sono un ‹sapiente›, né pretendo di essere in senso stretto uno studioso ‹accademico› nel campo dell’esoterismo (ho studiato legge), voglio tuttavia «passare la fiaccola» per preservare i fondamenti preziosi di questo sapere anche dopo la mia morte. Ho perciò predisposto un piano per poter mettere tutto in una donazione, la quale potrà essere devoluta a una biblioteca universitaria (favorisco Zurigo, in quanto devo tantissimo alla Svizzera, una nazione più di ogni altra aperta al plurilinguismo). Tuttavia, le biblioteche pubbliche non hanno quasi mai spazi adeguati per accettare ciò che oggi ammonta a 40,000 libri e forse 200 metri di scaffali di periodici. Ed è per questo che mi consigliano costantemente di far scannerizzare i testi più rari e tenere fisicamente i libri. Ma chi pagherebbe per la scannerizzazione, che richiederebbe molto tempo o, alternativamente, molto personale? Per non parlare del tempo che io stesso dovrei investire nel processo, e che alla mia età diventa ancora più prezioso. Giorno dopo giorno, mese dopo mese fino alla fine, dovrei stare seduto a casa e supervisionare tutto. Lo voglio davvero? L’archiviazione digitale ha un ulteriore svantaggio che – rispetto al materiale scrittorio più antico (si pensi solo alle tavolette di pietra) – non dura nel tempo e, nel peggiore dei casi, può essere anche manipolata. La digitalizzazione e la conservazione degli originali non possono che essere complementari. La scannerizzazione non risolve tra l’altro il problema del destino dei libri dopo la mia morte. Di fatto, già solamente sul piano economico un privato non può permettersi una biblioteca che richiede tanto spazio. Perciò ecco un’altra delle ragioni d’essere di questo tomo: spero nella possibilità di rintracciare istituzioni/ gruppi (pubblici) interessati a subentrare. Per quanto umanamente possibile, una donazione dovrebbe garantire che nessun libro vada perduto. Data la difficile situazione economica che anche la mia patria sta affrontando, e che prima o poi comporterà un aumento della tassazione sui patrimoni, c’è rischio che un diverso tipo di transazione comporti la necessità di vendere una parte dei libri rari per pagare le tasse sugli altri; invece una donazione metterebbe al riparo da questa evenienza. Certo, per quanto mi riguarda sarebbe auspicabile uno spazio finanziario esentasse per i patrimoni culturali; ma chi definisce i ‹patrimoni culturali›? Queste riflessioni dimostrano quanto io ritenga questa collezione degna di un futuro sicuro. Certo sarebbe più semplice vendere i libri in maniera frammentaria nel corso degli anni e ritirarmi coi proventi delle vendite sulla proverbiale isola paradisiaca. Ciononostante, ciò che effettivamente accadrà, e fino a che punto le mie idee verranno realizzate, sta «nelle stelle», per usare la terminologia del mio campo d’interesse. Il corso della storia è (si spera) sempre aperto, nonostante le temute catastrofi ambientali e la possibilità di un disastro economico e/o politico.

P.S.: Accanto allo splendore e alla gioia, vi sono anche momenti di riflessione e perfino di tristezza quando ci si dedica a collezionare libri: la vita scorre molt più rapidamente. Ma uno se ne rende conto solo in tarda età, quando è (quasi sempre) già troppo tardi. Il tempo speso a collezionare libri è talmente infinito (leggere cataloghi e offerte, ordinare, fare pagamenti, compilare liste di libri, classificarli) che difficilmente si trova il tempo per socializzare o per conversare con la famiglia e gli amici nel corso dell’anno. E proprio perché ho collezionato tanti libri mi è anche rimasto così poco tempo per leggere; e mi sono visto nella totale impossibilità di perseguire diversi miei interessi. Il classico paradosso del collezionista. Ciononostante, ho ‹sempre› felicemente avuto un cane che mi ha aspettato fuori dalla biblioteca e lealmente guardato per ricordami le mie responsabilità. Così almeno non tutte le bellezze della natura mi son passate accanto.

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Hans Thomas Hakl

Nato nel 1947 a Graz, si laurea in Giurisprudenza nel 1970. Risiede dal 1973 prima in Italia, poi in Svizzera. Crea una società commerciale con sedi in Estremo Oriente. Dal 1978 (fino al 1995) entra in società con la casa editrice esoterica Ansata Verlag di Interlaken. Nel 1992 si ritira dal commercio internazionale e ritorna in Austria. Nel 1996 fonda la rivista scientifica esoterica «Gnostica» e ne diventa coeditore. È autore del libro Der verborgene Geist von Eranos (Lo spirito nascosto di Eranos) (Bretten, 2001) e della successiva edizione ampliata Eranos: Nabel der Welt – Glied der goldenen Kette. Die alternative Geistesgeschichte (Eranos: l’ombelico del mondo – Membro della Catena d’Oro. Storia alternativa dello spirito) (Gaggenau, 2015). Scrive numerose introduzioni a opere sull’esoterismo, tra cui anche molte di Evola; traduce dall’italiano quattro libri di Evola. Collabora a riviste esoteriche e scientifiche di varie nazionalità, e ad importanti lessici internazionali. Un glossario su Evola e altri autori in Wouter Hanegraaff (ed.) Dictionary of Gnosis & Western Esotericism (Brill, 2005) e Lindsay Jones (ed.) Encyclopedia of Religion (McMillan, 2005).

LA STORIA DI UNA BIBLIOTECA ESOTERICA E LE RIFLESSIONI DI UN COLLEZIONISTAultima modifica: 2018-03-08T19:05:18+01:00da mikeplato
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