IL GRANDE PELLEGRINAGGIO: L’ESSENZA DEL SUFISMO

essenza_via_sufiPer la tradizione Sufi esistono due tipi di pellegrinaggi: il Piccolo Pellegrinaggio, ossia la visita si luoghi sacri, e il Grande Pellegrinaggio, ossia la ricerca di se stessi. Mentre il primo è consigliato a tutti, il secondo è consigliato solo a coloro che lo desiderano più di ogni altra cosa, e per tale ragione è riservato a pochi, anzi pochissimi (non basta infatti sentirsi religiosi o aderire a scuole spirituali).

Ma per coloro che sono stanchi o insoddisfatti dei piccoli pellegrinaggi, l’essenza del sufismo, non dissimile dall’essenza di qualsiasi altro processo iniziatico, viene in soccorso. Al-Hallaj (858-922) sintetizzò splendidamente i passi da compiere per il Grande Pellegrinaggio, così come sono stati evidenziati da Gabriele Mandel:

1 – “Sconvolgi il tuo parlare e sii assente alle chimere”. Abbandona le frasi fatte e luoghi comuni; usa con cura ed attenzione le parole in base al loro significato profondo. Sottraiti il più possibile dai mille discorsi oziosi, banali e banalizzanti che permeano le tue giornate: pettegolezzi, gossip, discussioni politiche o sportive, filosofie strampalate, lamentele, eccetera… tutti argomenti di cui, in definitiva, non sai nulla, e che poco e nulla potrebbero influenzare la tua crescita interiore. Tutto ciò conduce infatti a mantenere ed alimentare mille illusioni in merito alla vita, a te stesso e agli altri.

2 – “Sottrai i tuoi passi al movimento del prima e del poi”. Vi sono due tipi di perdenti: quelli rivolti al passato che fondano la loro vita sul “ah, se avessi saputo… se avessi potuto… se avessi avuto… se non avessi perso… se mi avessero lasciato fare”, e i perdenti rivolti al futuro che fondano la loro vita su “quando avrò tempo… quando mi potrò permettere… quando riuscirò ad avere… quando finalmente raggiungerò”. Il vincitore vive esclusivamente nel “qui ed ora”. Se vuole un avvenire sereno lo deve preparare adesso con tutto ciò che la vita gli ha già messo a disposizione nel presente.

3 – “Attraversa il deserto delle istituzioni e dell’essere”. Superati i preconcetti e le illusioni, supera anche il senso di sottomissione morale alle istituzioni religiose e alle regole culturali. Non ti legare ad esse poiché spesso sono meschine e limitanti, fondate su preconcetti ipocriti, pietisti e innaturali. È in loro nome che si innalzano patiboli e si scatenano le guerre. Sostituisci la morale con l’Etica, che è la dimensione umana adatta a tutti gli esseri umani in qualsiasi tempo e luogo essi si trovino. Ad esempio, la morale ti dice “non rubare perché commetteresti peccato”, mentre l’Etica ti dice “non rubare perché faresti un danno a un tuoi simile, e prima o poi questo danno arriverà a danneggiare anche te stesso”. Inoltre, supera anche il senso di sottomissione alla tua importanza personale. Il presuntuoso crede di essere qualcuno, qualcosa di importante, e pretende addirittura che gli altri venerino e rispettino questa forma di devianza psichica. Sii umile, che non significa annullarti di fronte alla vita e agli altri, ma semplicemente divenire dignitosamente cosciente del tuo valore, senza ritenerti superiore ma nemmeno inferiore a nessuno.

4 – “Erra come un folle d’amore con coloro che son perduti d’amore”. Chi è innamorato dà grande valore all’oggetto del suo innamoramento, vivendo intensamente il suo momento di amore. Così dovresti vivere le tue azioni e i tuoi momenti, perché ne potrai ricavare al pari un’intensa soddisfazione. Per fare questo devi però comprendere ciò che davvero ti interessa e per il quale batte il tuo cuore, e occupartene intensamente oltre gli impegni necessari per una sopravvivenza dignitosa. Ricerca e accompagnati ad altri innamorati che vivono intensamente le cose di cui sono appassionati e che possono illuminarci in merito, non cercare la compagnia di coloro che reputano assurdo questo innamoramento. I sufi sono considerati “folli” perché non si abbandonano a illusioni, preconcetti, luoghi comuni, frasi fatte, abitudini sociali o religiose.

5 – “E cogli il senso anagogico per diventare un uccello che va da montagne a colline”. Cogli nella profondità di ciò che accade e di ciò che studi il senso spirituale delle cose, il senso autentico del loro reale significato esistenziale. Questo è il modo per poter essere al di sopra delle idee e delle parti, al di sopra di tutta la transitorietà di questo monto terreno in cui le grandezze si fanno e si disfano, e tutto è vanità. Così potrai volare alto e vedere le cose con distacco nella loro globalità. Ecco perché il sufi è “nel mondo ma non del mondo”. Egli vive la vita comune, patisce, soffre, lavora, paga le tasse, ha il passaporto, ma non è conquistato dalle vanità mondane, non è preso al laccio da sistemi di governo, o finanziari, o consumistici, da diatribe politiche o filosofiche. Tutto emerge e si dissolve continuamente come una nebbia che appare e poi svanisce. Spetta a te decidere se inseguire la nebbia o inseguire la luce nascosta dietro.

6 – “Le montagne dell’intelligere e le colline della dignità”. Volare come un’aquila che dal cielo vede tutte le cose dall’alto, e averne una visione chiara e distaccata. Volare da esperienza importante a esperienza importante, e non patire o indugiare nella bassa valle con tutte le genti del mondo che non alzano mai lo sguardo dal suolo cui sono legate. Volare dalla cime di quell’intelligere, cioè di quel “capire” che ci distingue dagli animali, verso la cima della dignità, cioè di una vita seria, serena e distaccata.

7 – “Affinché tu veda ciò che egli vede”. Affinché la tua visione si svolga nella comprensione delle cose elette, con persone elette, con argomenti eletti, con occupazioni elette; affinché tu giunga a capire in modo illuminato i misteri dell’universo potendo sentire la Presenza che tutto pervade.

8 – “E divenga la spada di colui che colpisce nella Moschea sacra”. Affinché tu divenga coerente, lineare, temprato, impeccabile, tagliente come una spada. Colui che ha una spada non teme nemici perché sa difendersi. Chi gli vuole male sta lontano da lui, le anime vili non osano attaccarlo ma al limite solo denigrarlo da lontano perché impaurite e infastidite dalla vita retta che conduce. Egli è un guerriero, è se stesso, senza falsi valori, senza preconcetti, senza ipocrisie. Non teme nessuno perché conosce bene le sue armi, i suoi valori autentici da perseguire. Egli diviene Al-Insan al-kamil, l’uomo realizzato, l’uomo impeccabile, colui che ha trovato la Moschea Sacra: il suo Cuore.

IL GRANDE PELLEGRINAGGIO: L’ESSENZA DEL SUFISMOultima modifica: 2014-10-26T12:28:03+01:00da mikeplato
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