LE PAROLE SACRE E DI PASSO. UN’ANALISI FILOLOGICA

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Di Arturo Reghini

Secondo l’esplicita dichiarazione di un fratello insignito del più alto grado del Rito Scozzese ed antico ufficiale del Grande Oriente di Francia, « la spiegazione e l’etimologia dei nomi ebraici, che pochi comprendono, non servono ad altro che ad imbarazzare la memoria dei giovani massoni ed a gettare la confusione nella vera pronuncia delle parole consacrate dall’uso massonico ». Così si esprime il Fr:. Teissier, nel suo Manuale generale della Massoneria[1]. Questa candida dichiarazione dell’ottimo fratello, fabricant de decors maçonniques, nonchè autore del citato manuale, fatto di vuoto e di routine, può dare un’idea dello scarso interesse, e della deficiente conoscenza che anche allora i massoni avevano per gli studi massonici; ma d’altra parte il vedere il Teissier insignito del più alto grado scozzese, mostra come in compenso, sino da allora, l’ ordine Massonico sagrificasse al dogma dell’eguaglianza e della fratellanza e d’accordo coi sani principii democratici e cristiani si guardasse bene dall’attribuire alla cultura speciali diritti e privilegi. Peraltro, chi si ostini a voler pensare e sapere può anche sospettare che tali parole ebraiche, specialmente importanti nell’uso massonico, possano avere qualche altro ufficio oltre quello di imbarazzare la memoria dei giovani massoni e che vi siano state messe a ragion veduta. Potrebbe anche darsi che siano state assegnate ai varii gradi così a casaccio, pescandole dal dizionario ebraico come si tiran sù le palline della tombola; ma non è verosimile, ed in ogni modo non si può affermare senza prima farne un’analisi. Ma trattandosi di parole sacre e di passo, circondate di mistero, la cui conoscenza, per lo meno fonetica, teoricamente necessaria per metter piede nei templi, è associata ai successivi passaggi da un grado all’altro, è invece senza altro verosimile che tanta importanza e così geloso segreto abbiano pure una qualche ragione e che possa valere la pena di cercarne il significato, l’etimologia, la ragione di essere ed il legame con l’allegoria fondamentale massonica. Restringeremo per altro la nostra analisi (certo con soddisfazione dei giovani massoni dello stampo di quelli cari al Fr:. Teissier) alle parole sacre e di passo dei primi tre gradi massonici, che sono i soli comuni a tutti i riti antichi e moderni, e costituiscono da soli per universale consenso la vera Massoneria, detta in seguito la Massoneria azzurra, cui appartengono le loggie di tutto il mondo. Le così dette camere superiori e gli alti gradi dei vari riti sono cronologicamente posteriori; e le leggende ed i rituali del grado, quando non sono uno sviluppo più o meno felice del rituale e della leggenda del 3° grado, hanno spesso molto dell’arbitrario e dell’artefatto, eccezione fatta di qualche grado, come il 30° grado del Rito Scozzese[2].

Questi tre gradi, la cui esistenza accertata risale ad una data compresa tra il 1717 ed il 1730, sono quelli di apprendista, compagno e maestro. Entered apprenticeFellow Craft e Master li chiama il Prichard[3]; ed ApprenticesCraftsmen, e Masters li chiama l’Hutchinson[4]. Il nome di apprentice si trova usato da una loggia di Alnwick nel 1701 e così pure da un’altra a Swallwell[5]; la parola di Fellow Craft e Fellows si trova usata da E. Ashmole nel 1647 e quella di Master nel 1632-33. Nelle associazioni muratorie italiane del Medio Evo è usata la parola magistri. Famosa la corporazione dei magistri comacini; e famosa pure quella di Siena (1292), di cui dice l’Amati che nell’idea di essere discesa da quella di Hiram « aveva i suoi gradi, nell’ammissione di quelli che vi entravano. Vi erano quindi i garzoni od inservienti, i quali passavano ad essere muratori o scultori, ammaestrati nell’arte di tagliare e murare le pietre; detti perciò anche maestri, quand’eran capaci di dirigere un lavoro e di eseguirlo: chiamati da ciò ne’ documenti antichi, magistri lapidicesmagistri fabricae, i quali dipendevano dagli Architetti o Capi-Maestri, e questi poi, sotto la direzione del loro Gran Maestro, si gloriavano di seguire nella loro imitazione il Grande Architetto dell’Universo[6]. E secondo i Landmarks dell’Anderson, fondamentali in massoneria, la stessa arte muratoria sarebbe stata trasmessa dagli ancient roman Colleges (CollegiaOpificum) alla fraternity of builders di Como, e da questi traveling Freemasons agli Stone Masons tedeschi. La esistenza dei tre gradi di apprendista (entered apprentice), compagno (fellow e talora journey man) e maestro (mastermason), secondo il Findel, risale come abbiamo già detto ad una data compresa tra il 1717 ed 1730. La corporazione senese del trecento non aveva che due gradi. W. J. Hughan dice che di gradi massonici distinti e separati non si parla, non vi si allude, e non vi è probabilità di esistenza prima del 1716-17[7], e che d’altra parte risulta dalle regulationsdel 1723 che i tre gradi erano noti alla English Craft del 1723-25[8]. R. F. Gould dice che dal 1723 al 1730 esistevano due gradi e non più, i quali erano E. A. P. (Entered Apprentice) e F. C. o Master nel 1723; e tre nelle costituzioni del 1738: E. A. P., F. C. (Fellow Craft) e Master. G. W. Speth dice che la Operative Masonry aveva due gradi, riuniti in uno per i speculative candidates, e che nel 1717 la Gran Loggia li restaurò e che poco dopo nel 1723 furono adattati in tre gradi[9]. Anche Lawrence Dermott nel suo Ahiman Rezon dice che una nuova modificazione delle cerimonie ebbe luogo al revival del 1717: ed in modo consimile pensa anche il Mackey[10].

Pare assodato che il propugnatore di un terzo grado massonico fosse il dottor J.Theophilus Desaguilliers (nato alla Roccella nel 1683, morto nel 1749) che con Anderson e Payne fu uno dei fondatori della Gran Loggia di Inghilterra[11]. George Payne, Gran Maestro nel 1718, dispose perché si raccogliesse ogni memoria e tradizione per servirsene a preparare le opportune modificazioni nella organizzazione Massonica[12], ed il concetto di un terzo grado fu suggerito dal Desaguilliers, che in una visita da lui eseguita ai framassoni di Edimburgo, il 4 Agosto 1721, nei locali della Maries Chapelle Lodge, rilevò tra quei fratelli il proposito di costituire un grado di perfezionamento, foggiato non sugli antichi costumi dei Liberi Muratori del Medio Evo, ma su di una tradizione o leggenda biblica riferentesi alla costruzione del tempio di Salomone[13]. II grado di Maestro dunque non esisteva. E non vi era che un solo rituale di ammissione. Da un raro ed antico opuscolo (la seconda pubblicazione cronologicamente sopra la Massoneria) si desume che in una loggia vi era un solo Maestro che corrispondeva all’attuale Venerabile. In questo opuscolo, che pretende di dare al pubblico quanto venne rinvenuto tra le carte di un massone venuto a morte, troviamo la seguente domanda e risposta[14]:

 

  Q.Who rules and governs the lodge, and is Master of it?

  1.         Irah

                    +             }  or the Right Pillar

                  Jàchin

 

ciò che significa:

  

  1.        Chi governa e dirige la loggia, e ne è maestro?
  2.          Irah

                      +          } o la colonna di destra.         

                   Jàchin

Questo Irah molto probabilmente è dovuto ad un errore di trascrizione o di stampa, invece di Hiram. Non c’è da farne meraviglia, chè ne troveremo di più grossi. Vi è dunque un solo Master; mentre questo opuscolo menziona gli enteredapprentices ed i fellows. Esso definisce un massone così: un uomo generato da un uomo, nato di donna, e fratello ad un re; ed un fellow così: un compagno di un principe. L’adattazione dell’unico rituale ai tre gradi posteriori, o la costituzione di rituali per i tre gradi avviene, pare, tra il 1723 ed il 1730[15]: ed è perciò che il primitivo patrimonio filosofico dell’Ordine è verosimile debba trovarsi conservato nelle cerimonie, nel simbolismo e nella terminologia tradizionale di questi tre gradi; ed è perciò che deve essere possibile rinvenirvi almeno le traccie di quell’Arte Reale il cui esercizio legava in un comune supremo interesse tutti i fratelli[16].

Ora accanto ad un gergo convenzionale recente e di ben limitato valore simbolico, quale per esempio tutto il gergo delle agapi massoniche, ed accanto ad un complesso di parole simboliche derivate dall’arte architettonica, è agevole riconoscere nel frasario massonico un insieme di voci e di frasi il cui simbolismo ha un carattere filosofico più profondo e determinato. A questo insieme appartiene indubbiamente il gruppo delle parole sacre e di passo dei primi tre gradi massonici; e l’evidente tradizionale e speciale importanza loro attribuita fa ragionevolmente presumere che in special modo da esse si possa ricavare qualche importante contributo per l’ intelligenza del concetto che dei primi tre gradi massonici e della loro allegoria filosofica avevano coloro che tali parole ai singoli gradi assegnarono. Una tale analisi, per via filologica, non crediamo sia ancor stata tentata. Questo nostro tentativo non pretende di esaurir l’ argomento; ricerche di questo genere sono ostacolate tra altro dall’enorme difficoltà di procurarsi il necessario materiale, di sua natura segreto, ed in Italia scarsissimo; e dal silenzio e dalla reticenza degli antichi scrittori dell’Ordine che si riflette nell’indifferenza e nell’incomprensione dei moderni. Ma tutto questo ci sia di incitamento per tentare l’impresa e non di pretesto per rinunziarvi. E poiché non vogliamo svelare le parole sacre e di passo presentemente in uso nelle Loggie massoniche (e che il lettore può trovare nei rituali moderni) ci limiteremo a trattare delle parole riportate dagli autori che via via indicheremo, le quali si trovano anche in qualche dizionario della lingua italiana e sono d’altronde le più interessanti per noi.

La prima singolare caratteristica di tutte queste parole massoniche è quella di appartenere alla lingua ebraica. Ed ebraiche sono in grandissima parte le parole sacre e di passo degli alti gradi dei vari riti professati nel mondo massonico. Ora si presenta un primo problema: queste parole ebraiche dei primi tre gradi da quando sono in uso? Sono sempre state le stesse? Possiamo con sicurezza affermare che i signals e le watch words con cui gli adopted Masons si riconoscevano tra di loro esistevano già verso il 1650[17], perchè lo narra uno scrittore del tempo, l’autore della vita di Elias Ashmole, l’illustre archeologo inglese ammesso nell’Ordine il 16 Ottobre 1646 e morto nel 1692[18]. Ma se fossero proprio quelle in uso in tempi recenti è difficile asserire; basta infatti ricordare che primitivamente il rituale era unico, e che il terzo grado venne costituito solo ottanta anni dopo l’entrata di Ashmole in Massoneria. Secondo quanto affermano autorevoli scrittori dell’Ordine le parole dell’ Ordine (parte almeno) una volta non erano ebraiche. Il Ragon dice[19] che verso la fine del XVIII secolo si credette bene a scopo templare di giudaizzare tutte le parole dell’Ordine. L’affermazione è categorica quantunque non si veda la necessità di questo ingiudeamento per collegare la massoneria coll’Ordine dei cavalieri del Tempio e quantunque certe parole, come Jakin, Bohaz e simili, non possano essere, pel loro carattere essenzialmente ebraico, versione da altra lingua in ebraico. Sappiamo però con sicurezza che nel 1760 oltre alle parole ebraiche, si trovavano anche alcune parole greche; ce lo dice un autorevole scrittore massonico, il barone Tschoudy[20], che scriveva nel 1766. Ed un altro autore, il Bernard, nella sua Secret Discipline dice: « per un singolare lapsus linguae, i moderni hanno sostituito Tubalcain nel 3° grado per Tymboxein, da seppellirsi »[21]. Questo Tymboxein è evidentemente la parola greca τυμβοχέιυ o meglio  τυμβοχοέιυ che significa effettivamente alzare un tumulo.

Anche I’Hutchinson[22], nel suo Spirit of Masonry, la cui prima edizione porta la sanzione dei Grandi Ufficiali della Gran Loggia, eletti nel 1774, riporta nella lingua greca non soltanto il distico (sic) τυμβοχοέω = struo tumulum, pronunciato nell’ avanzare al grado di maestro, ma anche la parola di passo del secondo grado, e la parola stessa di Acacia, che sarebbe semplicemente l’άκαία cioè l’ innocenza. Non sembra dunque avventato il supporre che la giudaizzazione a scopo templare affermata dal Ragon, sia consistita in una versione dal greco in ebraico. Comunque non è certamente il caso di estendere l’affermazione del Ragon alle tre parole sacre: Jakin, Bohaz, e Mach Benach. Jakin e Bohaz sono i nomi perfettamente ebraici delle due colonne situate secondo la Bibbia[23]  all’entrata del Tempio di Salomone; e sono già ricordate in scritti massonici della prima metà del XVIII secolo, p. e. l’opuscolo citato precedentemente[24] dice  che « in loggia si trovano due pilastri Jachin e Boaz che rappresentano la Forza e Stabilità della Chiesa di tutte le età[25]; e così pure le riporta l’antico scritto del Prichard[26], ed il libro che ha per titolo: Jachin and Boaz or an authentic key to the door of freemasonry[27]. II rituale contenuto nell’opuscolo del 1724 (The Grand Mystery…) non contiene parole chiamate sacre e di passo; ma contiene, una parola di Gerusalemme, una parola universale, ed una parola giusta o punto giusto di un massone. Ecco i passi del catechismo:

 

  1. Datemi la parola di Gerusalemme:
  2. Giblin.
  3. Datemi la parola universale.
  4. Boaz.
  5. Quale è la parola giusta od il punto giusto di un massone?
  6. Adieu.

Prima della istituzione del 3° grado e dei gradi adonhiramiti, l’unico rituale conteneva dunque come parole Boaz e Giblin (più esatto Giblim; pronunzia ghiblim).

Il libretto del Prichard[28] contiene già i rituali dei tre gradi; nel 1° grado la parola si dà per domanda e risposta, ed è Boaz e per risposta Jachin; nel grado di Fellow Craft (in cui pone la camera di mezzo) la parola è Jachin; e la parola di maestro (Master’s Word) è Mac-Benah, che è interpretata con: the builder is smitten, ossia l’edificatore è percosso, abbattuto. Questa parola Mac-Benah è indissolubilmente legata alla leggenda nettamente biblico-massonica di Hiram, e quindi anche essa verosimilmente non è traduzione di alcuna parola di altra lingua. L’attribuzione di queste tre parole sacre ai primi tre gradi è evidentemente contemporanea o di poco posteriore al rimaneggiamento del rituale massonico in tre diversi rituali per i singoli gradi, e quantunque tutte e tre si riferiscano indubbiamente alla morte del grande architetto Hiram ed al tempio di Salomone da lui costruito, si suole da molti attribuire loro anche un carattere templare. Infatti le tre iniziali J. B. M. delle tre parole sacre rispettivamente del 1°, 2°, 3° grado simbolico sono le tre iniziali del nome Jacobus Burgundus Molay del Gran Maestro dell’ Ordine del Tempio, molto barbaramente e cristianamente bruciato come eretico relapso ad opera di Filippo il Bello e per volontà e connivenza di S.S. Clemente V. E siccome la probabilità di ottenere colle venticinque lettere dell’alfabeto inglese questa disposizione di tre lettere capita una volta su 13800, sembrerebbe praticamente sicuro che questa corrispondenza delle tre iniziali colle iniziali di J. B. Molay non sia dovuta al caso ma sia intenzionale. Questa è del resto l’interpretazione delle tre lettere data dal rituale del 30° grado del rito scozzese, il quale grado ha appunto per leggenda l’ uccisione e la vendetta del Gran Maestro dell’Ordine del Tempio[29]. Ed essa va d’accordo con la tradizione persistente e tenace secondo la quale una parte almeno dei cavalieri templari sfuggiti alla persecuzione cristiana si è rifugiata ed ha sopravvissuto al coperto delle corporazioni muratorie, perpetuando in esse l’Ordine dei Cavalieri del Tempio. Se così è, Hiram, il Gran Maestro dei costruttori del Tempio di Salomone, che secondo la leggenda puramente muratoria del 3o grado viene ucciso perchè non vuole svelare a dei compagni la parola di maestro, sarebbe in sostanza l’ipostasi muratoria di J. B. Molay, il Grande Maestro dei Cavalieri del Tempio che perì sul rogo senza svelare i segreti dell’Ordine. E la resurrezione di Hiram, nella persona del fratello iniziato al grado di maestro, la ricerca di una parola di maestro da sostituire a quella perduta, e il proposito di seguitare la costruzione del Tempio, corrisponderebbero alla risurrezione del Cavaliere Templare sotto le spoglie del Maestro Libero Muratore, alla continuazione del segreto e dell’ azione dell’ Ordine entro la Massoneria, alla ricostruzione del Tempio o meglio dell’Ordine del Tempio. Questa interpretazione templare delle parole sacre sarebbe assai plausibile se non vi fosse una grande incertezza circa il modo di attribuire le parole sacre al primo ed al secondo grado. Il Ragon, che segue il rito francese (come fa anche il rito simbolico italiano), attribuisce al primo grado la parola Jachin ed al secondo Boaz, e dà come vedremo in seguito al rito scozzese la colpa dell’inversione. Ma è per altro da osservare che il più antico catechismo a noi accessibile, quello del Prichard (1730), reca già le parole sacre nell’ordine Boaz, Jachin, Mac-benah; e non è probabile che avesse adottato una innovazione del rito scozzese, che era allora ai suoi poco felici inizii a Londra[30]. Torneremo in seguito su quest’argomento e constateremo il torto del Ragon. Ma per quale ragione Hiram, proprio Hiram, è stato prescelto a protagonista della leggenda del 3° grado ed eventualmente a sostituire e rappresentare J. B. Molay ? La ragione verosimile sta nel carattere muratorio di Hiram, poichè questo personaggio figura nella favola dell’Ordine. Egli figura infatti in alcuni documenti muratorii del XV secolo, per esempio nel documento pubblicato da Math. Cooke[31] che raccontando la storia della edificazione del tempio per opera di David e di Salomone, dice, senza fare il nome di Hiram, che il figlio del re di Tiro fu il maestro architetto di Salomone. Il documento pubblicato nell’enciclopedia tratta anche esso in modo superficiale la storia della edificazione del Tempio[32]. E si ha l’impressione che la leggenda di Hiram, pur figurando nella favola dell’ Ordine dei Maestri Liberi Muratori, che si rifà dalla costruzione della città di Enoch a cura di Caino, della torre di Babele a cura di Nemrod, a quella del tempio di Gerusalemme, vi occupasse posto e proporzioni più modeste assai di quanto non abbia assunto in Massoneria, dove costituisce la leggenda base dell’Ordine. Ma poichè l’Anderson nel libro delle Costituzioni descrivendo la nomina per il 24 Giugno 1721 del Duca di Montagu a Gran Maestro, pone alla sua destra, sul seggio di Hiram Abiff il Gran Maestro Deputato, vediamo che Hiram già da allora occupa posizione preminente[33], e quindi è da presumere che questo rendesse agevole servirsi della leggenda di Hiram, per costituirne il tema del rituale del 3° grado, il grado di perfezionamento suggerito al Desaguilliers nell’Agosto 1721 dai fratelli di Edimburgo. Gli Old Charges non parlano della leggenda di Hiram, e I’Hawkins[34] dice che alcuni autori inclinano a considerare l’introduzione contemporanea al revival del 1717. Questa leggenda si presenta come un blocco staccato eterogeneo rispetto a tutti gli altri simboli e cerimonie, sì da dare l’impressione di leggenda inserita tutta d’un pezzo nel vivo del simbolismo massonico. Come personaggio biblico, Hiram doveva riuscire abbastanza accetto alla mentalità cristiano-anglicana, come architetto rientrava nel simbolismo dell’ Ordine e non aveva l’aria di un intruso o di un’aggiunta, essendo ricordato dalle antiche tradizioni delle corporazioni; e come costruttore del Tempio si prestava a rappresentare il Gran Maestro dell’Ordine dei Tempio. Hiram, come è noto, è il protagonista della iniziazione massonica. Le parole sacre che, forse, si riferiscono da una parte a J. B. Molay, si riferiscono d’ altra parte indubbiamente ad Hiram ed al suo tempio. In quanto si riferiscono ad Hiram, alla sua morte e resurrezione, il loro senso non è più politico, ma filosofico, mistico, iniziatico, e si riconnette, come vedremo, insieme al significato delle parole di passo, ai misteri della antichità pagana. La leggenda massonica, che fa di Hiram iI costruttore del Tempio di Salomone non ha maggior valore della tradizione dei vecchi documenti[35], secondo cui Euclide (Mastro Englet) era discepolo di Abramo ed insegnò agli Egiziani ad elevare dighe sul Nilo. Questa leggenda non va neppure d’accordo colla Bibbia, la quale racconta che fu Salomone a costruire il Tempio ed i suoi palazzi e non nomina l’esecutore dei suoi piani (I Re III 6, 7). Di Hiram la Bibbia fa appena menzione; dice che lavorava in bronzo, ed era pieno di saggezza, di intelligenza e di scienza per fare ogni specie di lavori in bronzo, e ricorda le due colonne, i due mari ed i dodici bovi. La favola  della morte di Hiram si trova nel Talmud, cioè è del secondo secolo dopo Cristo, ed è quindi estranea alla Bibbia. Quanto ad Adon-hiram, che non è affatto detto sia lo stesso personaggio che Hiram, la Bibbia ne parla (I Re III, 5) e dice che SaIomone gli assegnò l’ intendenza sopra 30000 operai che in tre turni venivano inviati nel Libano, ma non parla nè di divisione degli operai in tre classi, nè di parole di riconoscimento per riscuotere il salario. Il Ragon chiama grossières tutte queste favole che servono di base al terzo grado, poiché se ne può riconoscere la falsità nella Bibbia, «dont les récits n’ont d’ailleurs, rien de commun avec la doctrine initiatique, soit ancienne soit moderne »[36]. Ma a parte les grossièretès, l’iniziazione massonica, per mezzo della leggenda di Hiram, riprende indubbiamente nel rituale del 3° grado il tema fondamentale delle iniziazioni classiche, consistente nella morte simbolica del candidato e nella sua resurrezione o rinascita. Hiram viene proditoriamente ucciso, ed il suo cadavere viene cercato ed infine trovato; e nella cerimonia del terzo grado il fratello che riceve l’aumento di salario e che personifica Hiram, muore e risorge e diviene in tal modo un Maestro. Similmente Osiride, Dioniso, Gesù, venivano uccisi, discendevano agli inferi, risuscitavano e divenivano immortali. L’avere attribuito ad Hiram una funzione di questo genere mostra l’evidente intenzione di riallacciare l’iniziazione massonica a quelle classiche, la isiaca e la eleusina in ispecie. Il che è ampiamente corroborato dall’universale consenso degli scrittori massonici, e dalla esistenza di innumerevoli simboli e riti massonici derivati dai misteri dell’antichità pagana. Gli elementi costituenti la leggenda e la cerimonia del terzo grado provengono dalla Bibbia, dalla tradizione muratoria, dal Talmud, e dai misteri classici ed egizii. Anche il semplice confronto del rituale del 3° grado con quanto racconta Plutarco[37] dell’ uccisione di Osiride per opera di Tifone, della ricerca delle disjecta membra fatta dalla vedova Iside, della ricomposizione del cadavere, e della resurrezione e della immortalità di Osiride, basta a provare che i compilatori del rituale del 3° grado tennero di mira la iniziazione isiaca ed eleusina, nota ad essi per quanto ne ricordano Plutarco, Apuleio, ed alcuni scrittori cristiani, e per essere l’argomento di opere di studiosi come: Pieri Valeriani, Hieroglyphica seu de sacris Aegyptiorum (1604), e Mèursii – Eleusinia(1619)[38], ad essi precedenti. Secondo il Lenoir[39] i misteri dei due primi gradi sono una rappresentazione perfetta (!) di quelli che si praticavano in Egitto: e nel 3° grado invece (come pure nel 4° e nel 9° ed in altri gradi scozzesi capitolari) si trova quella che l’on appelle la Maçonnerie adonhiramite, perchè le leggende di questi gradi hanno per oggetto I’uccisione di Hiram, il rinvenimento del suo cadavere, e la vendetta dell’assassinio. Soltanto è da osservare che questa leggenda adonhiramitica del 3° grado non è ebraica che nell’apparenza, nella terminologia; nella sostanza è tutta pagana. Il dramma mistico che vi si svolge é la copia dei dramma mistico dei misteri classici, e non ha nulla a che fare coll’ebraismo che non aveva la istituzione dei misteri. L’intenzione di riallacciare la leggenda di Hiram alla iniziazione pagana la si riscontra nientemeno che nell’Anderson, il quale così commenta la leggenda del 3° grado: «L’accidente pel quale il corpo di Maestro Hiram fu trovato dopo la sua morte, sembra alludere in alcune circostanze, ad un bel passaggio del 6° libro di Virgilio. Anchise era morto da qualche tempo ed Enea, suo figlio, sentiva tale dovere verso suo padre dipartito, che consultò la sibilla cumana per sapere se egli potesse scendere tra le ombre per parlare con lui. La profetessa lo incoraggiò ad andare, ma gli disse che non avrebbe potuto riescire a meno che non si fosse recato in un certo luogo per cogliere un ramoscello d’oro che avrebbe dovuto portare in mano e con questo mezzo ottenere le indicazioni per trovare suo padre. Anchise, il grande preservatore del nome troiano, non avrebbe potuto essere scoperto senza l’aiuto di un ramoscello che fu colto con grande facilità da un albero; nè, pare, Hiram, il grande maestro della massoneria, avrebbe potuto essere trovato altrimenti che colla indicazione di un ramoscello, che facilmente sì presentò. La principale cagione della discesa di Enea tra le ombre fu di chiedere a suo padre i segreti dei fati che avrebbero dovuto compiersi in seguito tra la sua posterità. L’ occasione della ricerca così diligente del loro Maestro da parte dei fratelli, fu, sembra, di ricevere da lui la parola segreta della massoneria, che avrebbe dovuto essere trasmessa, come una prova, alla loro fraternità dell’età futura.

Segue questo notevole verso:

 Praeterea jacet exanimum tibi corpus amici Heu nescis!

 «Il corpo del nostro amico giace morto vicino a te, e ahimè tu non sai come!»

 Questa persona era Miseno, che fu ucciso e sepolto, monte sub aerio, sotto un’ alta collina, come fu maestro Hiram. Ma vi è un’altra storia in Virgilio, che sta in una più stretta relazione col caso di Hiram, e coll’accidente pel quale dicesi venne scoperto ed è questa: «Priamo re di Troia, sul principiare della guerra troiana, affidò suo figlio Polidoro alle cure di Polimnestore, re di Tracia, ed inviò con lui una grossa somma di denaro; ma dopo la presa di Troia, il Trace per il denaro uccise il giovane principe, e nascostamente lo seppellì. Enea, venendo in quel paese, e cogliendo accidentalmente un ramoscello che era presso di lui, su un lato  della collina scoprì il cadavere dell’ucciso Polidoro»[40]. L’ idea centrale dei Misteri Massonici è dunque l’antica idea mediterranea della sopravvivenza privilegiata, della resurrezione alla immortalità dalla morte, della palingenesi insomma conseguita attraverso la morte mistica. È l’ idea egizia, orfica, pitagorica, ermetica; è la ragione precipua dei misteri di Eleusi, di Cerere, di Mitra; ed è infine l’idea base innestata da San Paolo nel Cristianesimo. Ma allora perchè si andò a pescare il prototipo dell’ uomo che muore per risuscitare proprio nell’Ebraismo dove non c’erano i Misteri? A primo aspetto la cosa può sembrare veramente strana; ma non è difficile persuadersi che tale scelta era quasi forzata. Infatti non era possibile in Inghilterra nel 1700 assumere a protagonista del mistero della palingenesi Osiride o Dioniso o Mitra o qualsiasi divinità pagana, senza provocare la reazione dell’intolleranza cristiana, e senza precludersi o restringersi il proprio campo di azione. Non era possibile assumere Gesù quale protagonista del mistero iniziatico perchè questo carattere gli è attribuito già dai cristiani ed un duplicato, sia pure apparente, della Compagnia di Gesù avrebbe provocato in Inghilterra fiere avversioni, nè certo era il caso di contribuire ad avvalorare il privilegio od il primato di Gesù in tale argomento. L’ articolo l° del Libro delle Costituzioni, infatti, «non impone alcuna religione e lascia ogni libertà quanto alle opinioni personali»[41]. Fare cadere la scelta sopra Gesù equivaleva a dare al Cristianesimo una preferenza, contro lo spirito paganeggiante e razionalista di molti fratelli. Era difficile d’altra parte attribuire un tale carattere mistico alla figura possentemente storica e politica di J. B. Molay; non restava quindi che ricorrere ad un personaggio leggendario. Ed allora era naturale fare cadere la scelta sopra un personaggio tradizionalmente massonico come Hiram, sviluppando e continuando abilmente tutta la favola della costruzione dei Tempio di Gerusalemme ed attribuendo ad Hiram eventi e funzioni analoghe agli eventi mitici e simbolici delle grandi divinità iniziatiche, come Dioniso, Osiride, Attis, Mitra, ed in pari tempo a quelli storici, politici di J. B. Molay. Hiram, personaggio del Vecchio Testamento, costruttore del Tempio di Salomone, poteva essere almeno tollerato dai cristiani; ed essendo cronologicamente anteriore a Gesù era tacitamente implicito ed evidente che l’iniziazione massonica non poteva essere una derivazione del cristianesimo. Le tre parole sacre essendo connesse al tempio di Gerusalemme ed alla morte di Hiram, si riferiscono indubbiamente al mistero centrale dell’Ordine massonico; e devono essere state attribuite ai tre gradi tra il 1723 ed il1730. Le prime due sono indissolubilmente legate l’una all’altra: e poiché il terzo grado è posteriore potrebbe darsi che la parola sacra del 3°grado fosse stata scelta in modo da riferirsi specificatamente al mito fondamentale della morte di Hiram (base del rituale iniziatico del 3° grado), ed in pari tempo in modo che colle due iniziali delle parole Jakin e Bohaz, venisse felicemente a formare la successione delle tre iniziali J. B. M. del nome dell’ultimo Gran Maestro dei Templari storicamente conosciuto. Tanto nella iniziazione al 1° grado quanto in quella al 3° si ha una morte allegorica, seguita da una rinascita o resurrezione a vita nuova; e qualche cosa di simile quantunque con minor evidenza si verifica anche nella iniziazione al 18° ed al 30° grado del rito scozzese; dimodochè l’allegoria della morte e della resurrezione é il tema fondamentale non soltanto dell’ iniziazione massonica primitiva, ma anche della massoneria adonhiramitica, e dei gradi rosacroce e templari del rito scozzese. L’allegoria storica sembra riferirsi ai vari periodi e fasi traversati dai misteri classici; il primo grado corrisponderebbe al libero svolgimento della istituzione dei misteri nel seno propizio delta civiltà classica; nel 3° grado I’uccisione del grande maestro e la perdita della parola sacra ricorderebbero la violenza fanatica dei cristiani che distrusse la sede classica dei misteri di Eleusi e fece scomparire quel faro di luce iniziatica che splendeva ostensibilmente. Nel 4° grado viene rinvenuta l’urna contenente la parola di maestro, ma l’urna è chiusa e la chiave è spezzata, ed i maestri segreti la custodiscono occultamente; nel 18° grado l’ allegoria storica si riporta alla fraternità dei Rosa croce che sotto velo cristiano continua l’iniziazione, e nel 30° grado all’ Ordine del Tempio, di cui occorre continuare l’opera e vendicare la miseranda fine.

 

Note

[1]Teissier – Manuel General de la Maçonnerie. Paris 1856;  pag. II

[2] Per quanto riguarda la genesi ed il carattere dei gradi superiori al 3° confronta: J. M. Ragon – Orthodoxie Maçonnique, Paris 1853; dal capitolo X al capitolo XXIV; e J. C. Findel, Histoire de la Franc-maçonnerie, 2 vols. Paris 1863; pag. 47 del Vol. 1 e pag. 43 del Vol. II.

[3] Cfr. Prichard – Masonry dissected – London 1730.

[4] William Hutchinson  – Spirit of Masonry – London 1774 lect. 1

[5] Cfr. i fac-simile pubblicati nei sei volumi dei Quator Coronatorum Antigrapha.

[6] Cfr. Ricerche storico-critiche-scientifiche sulle origini, scoperte, invenzioni, ecc., di Giacinto Amati, Milano 1828, Vol. I pag. 21; citato dal Rossetti; cfr. Rossetti Gabriele – II Mistero dell’ Amor Platonico del Medio Evo, derivato dai Misteri antichi. – Londra 1849; Vol. III Pag. 734.

[7] Cfr. E. L. Hawkins – A concise Cyclopedia of Freemasonry – London 1908, pag. 67.

[8] Cfr. Ars Quatuor Coronatorum – X 127-136.

[9] Cfr. Ars Q.C. – XI, 56

[10] Cfr. Albert Gallatin Mackay – The History of Freemasonry – New York; prefazione pag. VI e VII; e cfr.: Il Mondo Massonico – Anno I N. 2; 15 Aprile 1915, pag. 56.

[11] Cfr. II Mondo Massonico Anno I; Aprile 1915, pag. 57.

[12] Ibidem. 

[13] Ibidem.

[14] Cfr. The Grand mystery of Free -Masons discovered wherein are the several Questions put to them at their Meetings and Installations. – London, printed from T. Payne 1724.

[15] Cfr. Findel – Hist. de la Fr. Maç. – Vol  I, pag. 187.

[16] Cfr. la dedica della seconda edizione del Libro delle costituzioni dell’Anderson – v. Findel Histoire de la Franc Maç. – Vol. 1, pag. 84.

[17] Il termine di Accepted Mason si trova per la prima volta nel 1620 – cfr. British Encyclopedia 11a ediz.

[18] Cfr. Preston – Illustrations of Masonry – 1840; 15a ediz., pag. 157,  nota.

[19] Cfr. J. M. Ragon – Rituel du grade de Compagnon – pag. 37, nota.

[20] Cfr. Baron de Tshoudy – L’Etoile Flamboyante – A l’Orient chez le Silence – Tome premier, pag. 93,98. – Cfr. anche la nota dell’Oliver alla pag. 60 dell’ Hutchinson – Spirit of Masonry.

[21] Cfr. John Fellow – Mysteries of Masonry – pagina 240 e pag. 282.

[22] Cfr. W. Hutchinson – The Spirit of Masonry – London 1843; pag. 158, 159, 173, 174.

[23] Cfr. Vecchio Testamento: Paralip. Lib. II, cap. III, vers. 17; e Vecchio Testamento I Re, Lib. III, cap. VII, vers. 15.

[24] Cfr. The Grand Mystery…. 

[25] Non si tratta dunque della Chiesa cristiana!

[26] Cfr. Prichard – Masonry dissected – 1730.

[27] È del 1762. Il Findel (Vol. I, pag. 452, l’attribuisce al Lambert; I’Hawkins l’attribuisce al Goodhall.

[28] Cf. Prichard – Masonry dissected riprodotto in Nicolas de Bonneville – Les Jesuits chassés de la Maçonnerie – Or:. de Londres 1788 – Vedi p. 24, 17, 36. 

[29] Questa interpretazione risale quindi probabilmente al 1743 anno in cui secondo il Thory (Histoire de la fondation du Grand Orient de Paris – Paris 1812) i massoni di Lione istituirono sotto il nome di Petit Elu, il grado di Kadosh, che rappresenta la vendetta dei Templari (cfr, Findel , I, 249); se pure non risale al 1728 cioè al grado di cavaliere del tempio, 3° grado dei primitivo rito scozzese.

Questa interpretazione è data da una lettera massonica del 1764 riportata dal Barone Tschoudy nel suo libro, la cui prima edizione è del 1766 (L’Etoile Famboyante – A l’Orient chez le Silence pag. 118 t. I) e dal De Bonneville (Les Jesuites chassés de la Maçonnerie – 1788).

Il Ragon (Orthodoxie Maçonnique pag. 106) attribuisce la corrispondenza delle tre lettere J. B. M. colle tre iniziali di J. B. M. ai partigiani degli Stuardi, di cui faceva parte Elias Ashmole. Alla grande dottrina di questo archeologo si è voluta attribuire l’iniziazione calcata sopra i misteri d’Egitto e di Grecia. Ma Ashmole, iniziato nel 1646, si fece rivedere in Loggia solo nel 1682 (Findel, I, 125). Oggi quindi non si ritiene più verosimile quanto narra il Ragon, che attribuisce ad Ashmole la compilazione del rituale del I° grado nel 1648, di quelli di 2° e 30 grado rifatti da lui a scopo templare nel 1643-1650 (Ragon – Orth. Maçon., pag. 29-30 e pag. 99-105). Il Ragon spiega in tal modo il fatto che gli iniziati da quel tempo han sempre considerato il grado di maestro, solo complemento della Massoneria, come un grado da rifare (pag. 30 e pag. 108) e sopratutto da completare. Questo indicherebbero i sette anni e più del Maestro.

Non si comprende, per altro, perché il rito scozzese che professa i gradi templari, ha le parole sacre nella successione B. J. M. e non nella successione J. B. M.

[30] Cfr. J. M. Ragon – Orth. Maç., pag. 75.

[31] The Histhory and Articles of Masonry – 1861 London; Cfr. Findel, II, pag. 435 e seguenti.

[32] Cfr. Findel, Vol. II, pag. 439 e seg.

[33] Cfr. Findel, Vol. II, pag. 160. 

[34] Cfr. E. L. Hawkins – A concise Cyclopedia of Fr., 1908.

[35] Cfr. Findel, Vol. II, pag. 442. 

[36] Cfr. Ragon – Orthodoxie Maçonnique Pag.105,106.

[37] Cfr. Plutarco – De Iside et Osiride.

[38] Cfr. Findel – Hist. de la Fr., Vol. 1, pag. 140.

[39] Cfr. Llenoir Alexandre – La Maçonnerie rendue à sa veritable origine – Paris 1814, pag, 254, 300.

[40] Cfr. Dr. Anderson – The defence of Masonry – 1731; brano riportato dall’Hutchinson – Spirit of Masonry, pag. 40-41, e da G. Oliver – The Historical Land-marks of Freemasonry – London 1846 – Vol. II pag. 174.

[41] Anderson –Libro delle Costituzioni – 1723. Cfr. anche la Rivista – Il Mondo Massonico – 15 Mar­zo 1915, Anno I N. 2 pag. 23.

 

LE PAROLE SACRE E DI PASSO. UN’ANALISI FILOLOGICAultima modifica: 2018-05-17T07:37:45+02:00da mikeplato
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