IL TEMPIO DEL MESSIA E LA CITTA’ DI DIO

18-02-2016-messia

Di Alessandro Conti Puorger

UN POPOLO IN CAMMINO

Per il cristianesimo Gesù di Nazaret è il Re Messia che tornerà alla fine dei tempi per guidare, vittorioso sul male, l’umanità risorta nel suo Regno di giustizia e di pace; è Lui che vide Santo Stefano quando disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. (Atti 7,56)
Frutto della sua prima venuta è la discesa dello Spirito Santo che con lingue di fuoco fu sulla Chiesa nascente come dono che si rinnova capace d’illuminare la vita del vero cristiano che segue Gesù Cristo tanto da renderlo sale e lievito nel mondo e luce per le genti, testimonianza cioè di una via di salvezza per tutti gli uomini che cercano verità, amore e pace.
Il fedele, in effetti, è in una continua missione in cui, in modo spontaneo, col proprio vivere pur nella normalità la propria vita, annuncia il mistero di Gesù Cristo morto e risorto e l’attesa della sua venuta finale per cui “…secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia.” (2Pietro 3,13)
In estrema sintesi, Dio: “…ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.” (Giovanni 3,16s)
Sotto la guida vittoriosa del Cristo Risorto, stando nel popolo di Dio, chi lo segue è parte del popolo in cammino, il nuovo Israele, e conseguirà la conquista della nuova terra promessa, la Gerusalemme celeste, alla stregua di quanto fece l’antico popolo d’Israele che, sotto Giosuè, conquistò la terra di Canaan che Dio allora aveva promesso ed entrerà nella Città di Dio nei cieli.
In tal modo è completata la traiettoria iniziata a tracciare da IHWH, vittorioso con l’Esodo e con l’apertura del mare, poi proseguita con la conquista della terra promessa, figura questa appunto di un mondo che deve venire.
Ora, se si va ad esaminare la storia narrata dai libri della Bibbia, quel popolo, l’antico Israele, agli inizi, sempre in movimento, a diversità degli altri popoli, non aveva un Tempio.
Al concetto base di Tempio c’è, infatti, un’idea pagana e superstiziosa, perché per quei popoli era la casa di un dio, “Ma l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta (Isaia 66,1s): Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi. Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?” (Atti 7,48-50)
I pagani cercavano così d’esorcizzare le vicende pubbliche e private della vita illudendosi di possedere la chiave del tutto, con un idolo chiuso in una cella a completa disposizione per loro.
Il popolo d’Israele, in verità, aveva solo un Tabernacolo che erigeva nelle soste del proprio peregrinare per contenere l’arca santa con le tavole della legge consegnate a Mosè sull’Oreb a ricordo del patto con la divinità, perché Dio, l’Emmanuele (Isaia 7,14), era loro alleato e li precedeva indicando il cammino.
Le indicazioni delle modalità costruttive di quel Tabernacolo, cioè della Tenda del Convegno, infatti, in verità, erano state date da Dio stesso a Mosè sul monte Sinai: “Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi… Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte.” (Esodo 25,9.40)
Era perciò quel Tabernacolo che realizzarono nel percorso dell’Esodo la visione spirituale di quel tempio celeste che era da estendere alla terra, idea di quanto per il futuro era già pensato nei cieli dall’Eterno come proiezione finale della storia di salvezza e come realtà celesta assoluta e perenne quale dimora escatologica dei giusti dalla nascita di Adamo fino alla fine dei tempi.

Nella penultima traduzione C.E.I. in Italiano della Bibbia si trova 72 volte “Tempio del Signore” e 20 “Tempio di Dio”, mentre il termine “Tempio” da solo è citato 783 volte, di cui 671 nel Vecchio Testamento e 112 nel Nuovo Testamento, il che fa comprendere come la l’idea di Tempio nella nuova “era” del cristianesimo è radicalmente mutata.
L’idea pagana di un dio separato e nascosto in un ambito sacro fu sostituito dall’ebraismo primitivo con un Dio che esce in guerra e siede sui cherubini dell’arca della testimonianza, ma poi, quando il popolo s’insedia, flette nell’idea di un Tempio in cui la “Shekinah” , o presenza di Dio, risiede nel Santo dei Santi dove il Sommo Sacerdote entra una sola volta l’anno. (Il radicale del verbo ebraico di derivazione di “mishkan” , vale a dire Tabernacolo è relativo a “posarsi, riposarsi, soggiornare, dimorare, abitare” da cui il pensiero d’abitazione e vicino.)
La disposizione di piazzali e di ambienti con cui si perveniva alla cella del Santo dei Santi simboleggiava la creazione e la struttura del cosmo, idea questa analoga a quella che avevano gli egizi, con mutata cosmologia, per i loro templi, come vedremo e che Salomone fece propria con la costruzione del I Tempio a Gerusalemme.

Il Tempio di Salomone  Il Tempio di Salomone


Il cristianesimo poi a tale riguardo muta completamente la visione: “Cristo, infatti, non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.” (Ebrei 9,24s)

Il cristianesimo, quindi, di fatto, non ha bisogno di templi, perché il Signore vive nel cuore dei suoi fedeli che sono in cammino nel mondo.
Liturgie comunitarie possono, infatti, venir celebrate dovunque, e lo si vede quando il Papa è in missione nel mondo, senza bisogno di un luogo particolare, anche se le Chiese consacrate sono il luogo più idoneo per le riunioni formative delle comunità cristiane.
Tali pensieri m’hanno portato ad approfondire i collegamenti tra il Dio d’Israele e il Tempio che, di fatto, per l’antico Israele non fu una costante.
Divenne, infatti, una realtà nel periodo della stabilità, ma la sua esistenza non superò i mille anni, vale a dire, fu come un solo giorno per Dio “…davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo.” (2Pietro 3,8) e la sua costruzione va letta come avviso che Dio avrebbe abitato sulla terra e nel cuore degli uomini e che il peccato però può indurlo ad uscire da questi.

Nell’ebraismo sono da distinguere i seguenti periodi:

    tempo dei patriarchi;

  • esodo e insediamento in Canaan e Giudici XIII-X secolo a.C.;
  • tempo dei Re d’Israele, Saul Davide e Salomone IX-X secolo a.C.;
  • tempo dei due regni 931-731 a.C. per il regno del Nord o d’Israele e 931-586 per quello del sud o di Giuda;
  • giudaismo e ritorno dall’esilio babilonese e distruzione del Tempio 538 a.C. -70 d.C.;
  • epoca del Talmud fino al giudaismo attuale.

Per le origine nomadi ai patriarchi ed al più antico ebraismo, come accennato, era impraticabile il poter adire al concetto di un tempio stabile.
In Israele, i luoghi delle teofanie del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe avevano reso santi i centri di pellegrinaggio successivi del popolo della terra promessa come Sichem, Betel e Mamre, Gerusalemme.
Quel tempo poi è caratterizzato dalla tendenza al nomadismo ed alla pastorizia.
Appaiono sacrifici d’animali, ma non di esseri umani.
Era importante il rispetto dell’ospitalità.
Sono favorite scelte di matrimoni nell’ambito della famiglia e del clan: “Ricordati di Noè, di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, nostri padri fin da principio. Essi sposarono tutti una donna della loro parentela e furono benedetti nei loro figli e la loro discendenza avrà in eredità la terra.” (Tobia 4,12)

Appena però, all’inizio dell’esodo dall’Egitto, si può considerare esistere l’embrione di Israele come nazione, gli Israeliti si servirono di un tabernacolo o santuario smontabile.
Con lo stabilirsi poi nella regione siro-palestinese, apparvero altari su luoghi elevati e santuari fissi.
Solo a regno consolidato, sotto Salomone, nel 4° anno del suo regno iniziò la costruzione del Tempio Regale di Gerusalemme che intendeva essere l’unico ed esclusivo luogo di culto per tutto l’ebraismo.
Quando sussistettero entrambi i regni d’Israele del Nord e del Sud vi fu una lotta evidente per fissare il luogo preferenziale ove si manifestava la divinità.
Giuda aveva ormai eletto il santuario reale costruito da Salomone a Gerusalemme ed in cui era stata posta l’arca santa quale sede massima esclusiva di IHWH e Geroboamo il primo re del Nord prese le contromisure.
I re del Nord in definitiva cercarono di fare concorrenza a Gerusalemme con i propri santuari Sichem, Betel, Ghilgal, Dan e infine Silo.
Questo ultimo, Silo, fu scelto perché fu la località del primo accampamento ove fu eretto il tabernacolo dell’arca dopo l’entrata nella terra promessa sotto la guida di Giosuè, come risulta all’inizio del capitolo 18 del libro di Giosuè “…tutta la comunità degli Israeliti si radunò in Silo, e qui eresse la tenda del convegno Il paese era stato sottomesso a loro.” (Giosuè 18,1)
Il re di Giuda, Giosia, poi soppresse i luoghi di culto locali e centralizzò il culto a Gerusalemme.
Dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme nel 587 a.C., quando l’editto di Ciro ne permise la costruzione, per la ricostruzione i Giudei accettarono solo l’intervento di appartenenti alla propria tribù e tra l’altro sorse una profonda insanabile inimicizia cultuale con i samaritani considerati impuri.
Il Tempio fu costruito e distrutto due volte.
Il Tempio di Salomone o Primo Tempio, secondo la Bibbia, fu costruito da Re Salomone nel X secolo a.C. e completamente distrutto da Nabucodonosor II nel 586 a.C..
Il Secondo Tempio fu costruito al ritorno dall’esilio babilonese tra il 536 e il 512 a.C., poi restaurato nel 164 a.C. da Giuda Maccabeo.
Il Tempio di Erode fu poi, invero, solo un ampliamento anche se importante del Secondo Tempio, iniziato da Erode il Grande verso il 19 a.C. e terminato in tutte le sue parti solo nel 64 d.C. (secondo il Talmud nel trattato di Ghittin).
Il Secondo Tempio fu distrutto dall’imperatore Tito nel 70 d.C..
Il giudaismo ulteriore perciò s’è sviluppato in assenza del Tempio.
L’anno ebraico prevede 3 settimane di lutto prima del 9 di Av giorno di digiuno per la commemorazione della distruzione del Tempio, considerato il più grande giorno di lutto nazionale degli Ebrei.
Il lutto a ricordo del Tempio distrutto emerge negli atti più importanti della vita dei singoli ebrei e della comunità, quali:

  • in ogni casa nuova è lasciato un muro non intonacato;
  • nella cerimonia nuziale si rompe un bicchiere;
  • nel Seder di Pesach non c’è più l’agnello intero, ma solo uno zampetto.

Il Tempio è ormai il ricordo mitico dell’epoca dell’oro, l’era felice dell’infanzia, la cui perdita è inconsolabile quasi una seconda cacciata dal Paradiso Terrestre, perché da quella vita ideale, per il peccato del popolo e dei suoi capi, hanno ricevuto il castigo e la perdita inconsolabile.
Per l’ebraismo solo il Messia potrà riedificare la Casa del Signore e il terzo Tempio discenderà con Lui dal cielo e comincerà un’era di pace per tutta l’umanità.
Il Maimonide (1138-1204 d.C. detto il RaMBaM, acronimo del suo nome Rabbi Moshe Ben Maimon), filosofo, rabbino e medico spagnolo, sostiene che non si può sapere come avverrà esattamente, perché i dettagli non sono stati rivelati, ma il terzo Santuario sarà costruito dal Messia (Hilkhòt Melakhìm 11,4).

Il Tempio era detto in ebraico “bet ha miqdash” cioè casa del Santuario ed era costruito sul monte Moriah, il luogo dove Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco.
Nella stanza più interna detta il Santo dei Santi in cui il Sommo Sacerdote poteva entrare una sola volta l’anno soltanto c’era la pietra di fondazione del mondo, la “Even Shetiyyah” , quella su cui s’addormentò Giacobbe e sognò la scala che portava in cielo da cui salivano e scendevano gli angeli di Dio e su tale pietra, almeno nel primo Tempio, posava l’arca del patto.
Secondo la tradizione ebraica Adamo fu formato dalla polvere del monte Moria e quando fu espulso dal giardino dell’Eden vi si fermò perché vicino v’era una entrata per il paradiso e lì morì, si che la tradizione cristiana con la sua iconografia lo considera sepolto sotto il calvario che era là non lontano.
Per la stessa tradizione ebraica la prima distruzione del Tempio avvenne per i peccati di idolatria, di omicidio e di immoralità sessuale dei re di Giuda e del popolo e la seconda per l’odio immotivato verso gli altri.
Per il cristianesimo Gesù Cristo è la pietra d’angolo di fondazione del mondo, la “Even Shetiyyah” , scartata dai costruttori (Salmo 118,22).
Solo Lui di fatto sarà ad entrare nel Tempio Santo di Dio nel cielo nella Pasqua del 30 d.C. quando squarciato il suo costato si squarciò il velario (citato da tutti i sinottici Matteo 27,51; Marco 15,38; Luca 23,45) con i cherubini che separava il Santo dal Santo dei Santi nel Tempio di Gerusalemme.
“Dell’Unico il Figlio risorto dalla Croce sarà ad entrarvi “, profezia della prossima distruzione e dell’apertura per tutti di un santuario celeste.
La sua entrata è primizia e promessa d’apertura anche per tutti gli uomini che l’anelano: “Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne…” (Ebrei 10,19s)

I TEMPLI DEI POPOLI
Il Tempio dal latino “templum” = recinto consacrato, è termine che deriva da una radice indoeuropea, in greco “tém-no” dal significato di “io taglio”, quindi si intende un luogo ritagliato, separato dal profano.
Il Tempio, in effetti, è il prodotto, con origine e genesi diverse, della religiosità di alcuni popoli nell’evolversi della loro cultura ed è un luogo con un edificio sacro consacrato al culto, concepito quale dimora temporanea di una divinità ivi rappresentata da un’immagine o da un simulacro.
Il paragrafo fornisce nozioni generali e sintetiche, alcune importanti per cogliere le differenze essenziali con la nuova visione di Tempio che esce viva dai Vangeli.

Il Tempio Romano
In genere il tempio romano sorge su un luogo riconosciuto come sacro, vale a dire è preceduto da “un santuario” ove si verificò un evento che fu classificato come teofania; hanno quindi importanza la sommità di monti, grotte, alberi colpiti dal fulmine in cima a colline o lo spazio che l’augure circoscriveva per osservare i presagi.
Nell’antropomorfismo del politeismo classico la presenza divina, presupposta in tali luoghi sacri naturali, portò all’idea che il tempio è la casa della divinità.
Erano caratterizzati da un recinto sacro orientato secondo i punti cardinali e il tempio Romano ha forme planimetriche le più diverse, ma tutti avevano una cella per la statua del dio generalmente orientata nel senso nord-sud.
Erano posti su di un alto podio a cui s’accede mediante un’ampia scalinata da sud; per il resto erano analoghi ai Templi greci.?
Oltre a casa del dio potevano essere utilizzati per funzioni pubbliche.

Il Tempio Greco
Anche per i greci il tempio era la casa del dio, pure localizzata nella cella – “naos” ove solo al sacerdote era lecito entrare.
Erano orientati est-ovest, con l’ingresso aperto verso est.
Il culto si svolgeva su un altare antistante al tempio ed all’interno del recinto sacro – “temenos” del santuario che poteva ospitare anche una serie di costruzioni di uso pratico, per i tesori, “thesàuroi” con i doni votivi, sale per banchetti – “hestiatòria” e portici.

Il Tempio Greco


Il Tempio Egizio
Nell’antico Egitto il tempio, era considerato la “casa del dio”.
La sua architettura, indipendentemente dal dio che vi si venerava, voleva rappresentare l’idea che avevano gli antichi Egizi sulle origini del mondo.
Da un viale con statue di sfingi, il “dromos”, il percorso proseguiva in ambienti che erano sempre meno alti, o perché si abbassava il tetto, o perché i pavimenti salivano grazie a gradinate.
Dal viale si passava attraverso il “Pilone” o facciata (a della figura), decorata con scene del Re che uccide il nemico, a simboleggiare la vittoria del bene sul male, dell’ordine sul disordine, della verità sull’ingiustizia.

Il Tempio Egizio


Si perveniva così alla “Corte Colonnato” (b), decorata con scene del Re vittorioso a cielo aperto in cui potevano accedere i fedeli, indi c’erano:

  • la “Sala Ipostila” (c) che intendeva rappresentare una fitta foresta con poca luce e la palude da cui emergerà il piccolo monte primigenio col soffitto è generalmente dipinto di stelle o simboli di divinità;
  • il “Vestibolo” (d) in cui si preparavano le operazioni del culto.
  • la “Cella” (e) o Naos con la statua del dio a cui può accedere solo il Re e, in sua vece, il Sommo Sacerdote come sostituto del sovrano.

Il Tempio babilonese ed assiro
Erano palazzi veri e proprio ed anche ziqqurat, costruzione piramidali a più terrazze sovrapposte.
Alla sommità v’era la casa del dio che scendeva dal cielo.
Queste ziqqurat nelle pianure sostituivano le montagne su cui i Sumeri nel passato svolgevano i propri culti ed erano anche osservatori astronomici.

I Templi delle civiltà asiatiche
In India sorgono con il buddismo, sviluppo delle stupe, evoluzione di tumuli sepolcrali per conservare le reliquie del Budda, il che influenzò anche l’induismo.
Nella Cina antica, gli altari del cielo, all’aperto, i luoghi di culto naturali e i santuari dedicati agli antenati gradualmente furono integrati dal templi.
In Giappone, il culto scintoistico che inizialmente trovava sistemazione in aree chiamate “miya” in edicole stabili modellate sul tipo delle case d’abitazione, sotto l’influsso del buddismo si sviluppò in templi detti “jinja” o “jingu”.

I Templi precolombiani
Avevano grandi proporzioni e forme che ricordano le ziqqurat babilonesi.
Vi si facevano anche sacrifici umani.

IL DIO IHWH UNICO E DIVERSO, CIOÈ SANTO
La Torah nel libro dell’Esodo sottolinea con forza che quando fece uscire il suo popolo dall’Egitto: “Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.” (Esodo 13,21s)
È quindi un Dio in movimento che circonda come muro e baluardo il suo popolo come recepisce il Salmo 125,1-2: “Chi confida nel Signore è come il monte Sion: non vacilla, è stabile per sempre. I monti circondano Gerusalemme: il Signore circonda il suo popolo, da ora e per sempre.”

Queste poi sono le parole di Mosè nella Torah, nel 5° libro, il Deuteronomio, sul Dio d’Israele da cui s’evince che il Signore è una presenza viva e disponibile sempre per chi lo invoca senza bisogno di andare in un Tempio: “Vedete, io vi ho insegnato leggi e norme come il Signore mio Dio mi ha ordinato, perché le mettiate in pratica nel paese in cui state per entrare per prenderne possesso. Le osserverete dunque e le metterete in pratica perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente. Infatti qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E qual grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi espongo?” (Deuteronomio 4,5-8)
Mosè peraltro così aveva pregato il Signore: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi.” (Esodo 34,9)

Il libro di Giosuè 3,10 dice: “…da ciò saprete che in mezzo a voi vi è un Dio vivente“. “‘El chai ” e subito dopo s’aprirono le acque del Giordano e gli Israeliti, seguendo l’Arca dell’Alleanza portata dai Leviti, il carro di Dio, a piedi asciutti, l’attraversarono per la conquista della terra promessa.
Si aprirono le acque, come al Mar Rosso!
L’Arca, appunto il suo carro, con Dio come un guerriero seduto tra i cherubini, aveva accompagnato Israele praticamente dal Sinai e continuò a farlo in tutto il suo pellegrinare.
“‘El Chai” è l’unico Dio che veramente vive, messo in contrapposto agli idoli dei pagani, simulacri di divinità che non esistono “Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono, hanno narici e non odorano. Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni.” (Salmo 115,5-7)

Dirà il profeta Daniele 14,5: “Io non adoro idoli fatti da mani d’uomo, ma soltanto il Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere vivente”.

San Bernardo, abate nel Discorso n° 5 sui gradi di contemplazione (Opera omnia 1970 ed. Cistercensi) dice tra l’altro: “…Quando ormai abbiamo fatto qualche progresso nella via spirituale sotto la guida dello Spirito Santo, che scruta anche le profondità di Dio, usciamo da noi ed entriamo in lui che è tanto buono. Preghiamo con il profeta per conoscere la sua volontà, e visitiamo non più il nostro cuore, ma il suo tempio dicendo: ‘In me si abbatte l’anima mia, perciò di te mi ricordo’ (Salmo 41,7). Dobbiamo guardare noi stessi e dolerci dei nostri peccati in ordine alla salvezza. Ma dobbiamo anche guardare Dio, respirare in lui per avere la gioia e la consolazione dello Spirito Santo. Da una parte ci verrà il timore e l’umiltà, dall’altra la speranza e l’amore.”
Quando l’uomo vecchio che occupa il nostro essere sarà stato ucciso allora Dio sarà in tutti ecco come è da leggere quel “usciamo da noi ed entriamo in lui“.
L’ebreo nelle celebrazioni liturgiche e nelle preghiere porta sulla testa un piccolo copricapo la “Kuppah” che è come un firmamento che sta ad indicare che lì finisce il proprio io e sopra c’è Dio che lo circonda in tutto.

Proseguendo, poi quel “respirare in lui per avere la gioia e la consolazione dello Spirito Santo“, ci porta al discorso di San Paolo apostolo agli ateniesi nell’areopago riportato dal libro degli Atti degli apostoli: “Allora Paolo, alzatosi in mezzo all’Areòpago, disse: Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete molto timorati degli dèi. Passando, infatti e osservando i monumenti del vostro culto, ho trovato anche un’ara con l’iscrizione: Al Dio ignoto. Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo né dalle mani dell’uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui che dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l’ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni dei vostri poeti hanno detto: Poiché di lui stirpe noi siamo. Essendo noi dunque stirpe di Dio, non dobbiamo pensare che la divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana. Dopo esser passato sopra ai tempi dell’ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini di tutti i luoghi di ravvedersi, poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo ‘che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti’.” (Atti 17,22-31)

Il Dio d’Israele circonda e vive in mezzo al suo popolo non si può contenere in templi fatti da mani d’uomo!
Dice al riguardo il libro dell’Esodo: “Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. Abbi rispetto della sua presenza, dà ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.” (Esodo 23,20-22)

IL POPOLO D’ISRAELE VUOLE UN RE – 1SAMUELE 8
Entrati nella terra di Canaan, anche per influsso dei popoli vicini, vi fu una graduale crisi di fede in IHWH per seguire altri dèi.
Il popolo e i suoi capi vollero insediarsi e pretesero di avere un re che li governasse e guidasse l’esercito.
Il capitolo 8 di 1Samuele così succintamente racconta i fatti.

1Samuele 8,1 – “Quando Samuele fu vecchio, stabilì giudici di Israele i suoi figli.

1Samuele 8,2 – Il primogenito si chiamava Ioèl, il secondogenito Abià; esercitavano l’ufficio di giudici a Bersabea.

1Samuele 8,3 – I figli di lui però non camminavano sulle sue orme, perché deviavano dietro il lucro, accettavano regali e sovvertivano il giudizio.

1Samuele 8,4 – Si radunarono allora tutti gli anziani d’Israele e andarono da Samuele a Rama.

1Samuele 8,5 – Gli dissero: Tu ormai sei vecchio e i tuoi figli non ricalcano le tue orme. Ora stabilisci per noi un re che ci governi, come avviene per tutti i popoli.

1Samuele 8,6 – Agli occhi di Samuele era cattiva la proposta perché avevano detto: Dacci un re che ci governi. Perciò Samuele pregò il Signore.

1Samuele 8,7Il Signore rispose a Samuele: Ascolta la voce del popolo per quanto ti ha detto, perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni più su di essi.

1Samuele 8,8 – Come si sono comportati dal giorno in cui li ho fatti uscire dall’Egitto fino ad oggi, abbandonando me per seguire altri dèi, così intendono fare a te.

1Samuele 8,9 – Ascolta pure la loro richiesta, però annunzia loro chiaramente le pretese del re che regnerà su di loro.

1Samuele 8,10 – Samuele riferì tutte le parole del Signore al popolo che gli aveva chiesto un re.

1Samuele 8,11 – Disse loro: Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio,

1Samuele 8,12 – li farà capi di migliaia e capi di cinquantine; li costringerà ad arare i suoi campi, a mietere le sue messi, ad apprestargli armi per le sue battaglie e attrezzature per i suoi carri.

1Samuele 8,13 – Prenderà anche le vostre figlie per farle sue profumiere e cuoche e fornaie.

1Samuele 8,14 – Si farà consegnare ancora i vostri campi, le vostre vigne, i vostri oliveti più belli e li regalerà ai suoi ministri.

1Samuele 8,15 – Sulle vostre sementi e sulle vostre vigne prenderà le decime e le darà ai suoi consiglieri e ai suoi ministri.

1Samuele 8,16 – Vi sequestrerà gli schiavi e le schiave, i vostri armenti migliori e i vostri asini e li adopererà nei suoi lavori.

1Samuele 8,17 – Metterà la decima sui vostri greggi e voi stessi diventerete suoi schiavi.

1Samuele 8,18 – Allora griderete a causa del re che avrete voluto eleggere, ma il Signore non vi ascolterà.

1Samuele 8,19 – Il popolo non diede retta a Samuele e rifiutò di ascoltare la sua voce, ma gridò: No, ci sia un re su di noi.

1Samuele 8,20Saremo anche noi come tutti i popoli; il nostro re ci farà da giudice, uscirà alla nostra testa e combatterà le nostre battaglie.

1Samuele 8,21 – Samuele ascoltò tutti i discorsi del popolo e li riferì all’orecchio del Signore.

1Samuele 8,22 – Rispose il Signore a Samuele: Ascoltali; regni pure un re su di loro. Samuele disse agli Israeliti: Ciascuno torni alla sua città!”

Ho decriptato questi 22 versetti dal testo in ebraico col metodo di “Parlano le lettere” e in conclusione riporto quanto conseguito.

Fu così che Samuele unse re prima Saul e poi Davide che vinse Filistei e Gebusei e fece della loro città, Gerusalemme, la capitale del proprio regno.
Solo con Salomone il regno però trovò un tempo di pace e piena stabilità.
I popoli vicini, ad esempio, avevano:

  • il tempio di Baal Berit (Giudici 9,4 e Giudici 9,46);
  • il tempio di Dagon (1Samuele 5,1);
  • il tempio di Astarte (1Samuele 31,10)

Gli Israeliti invece avevano allora insediato il loro principale luogo santo in Silo divenuto al tempo dei Giudici un importante luogo di culto per tutti gli Israeliti.
Là era stato costruito un memoriale per il Signore delimitando almeno in muratura un recinto sacro per la tenda del convegno che conteneva l’Arca Santa, infatti, “il sacerdote Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore“. (1Samuele 1,9)
Silo, infatti, era stata la località ove al tempo di Giosuè gli Israeliti avevano impiantato il campo principale nei primi anni della conquiste di Canaan, luogo che poi divenne una città.
Era a 14 km “…a nord di Betel a oriente della strada che va da Betel a Sichem e a mezzogiorno di Lebona” (Giudici 21,19) in zona baricentrica del territorio occupato, nell’ambito della parte assegnata alla tribù di Efraim.
Dopo la vittoria a Eben Ezer i Filistei inseguirono gli Israeliti su per le montagne ed evidentemente rasero al suolo il santuario di Silo e bruciarono la tenda, ma non l’Arca.
Di questo fatto il libro dei Giudici tace.
Tale evento e però ricordato:

  • dal Salmo 78,60: “il Signore Abbandonò la dimora di Silo, la tenda che abitava tra gli uomini.”
  • dal profeta Geremia 26,6: “…ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città un esempio di maledizione per tutti i popoli della terra”.

Al tempo di Geremia perciò erano ancora visibili le rovine del tempio di Silo.
L’arca invece si salvò perché come detto era stata portata tra i combattenti di Israele contro i Filistei che l’avevano sistemata nel tempio di Dagon ad Asdod, ove, la mattina seguente, trovarono l’immagine del loro dio rovesciata a terra e nel contempo una pestilenza colse la popolazione; il paese fu infestato dai topi.
I capi filistei delle 5 città principali – Asdod, Gaza, Ascalon, Gat, Ekron – decisero di farla portare a Gat, ma la pestilenza colpì anche lì, quindi la trasferirono ad Ekron (1 Samuele 5,11), ma un terrore mortale li assalì, allora misero l’Arca su un carro trainato da buoi con un’offerta riparatoria e lasciarono andare il carro che s’inoltrò verso la valle di Sorek ove gli Israeliti di Bet Semes la scorsero, esultarono, ma anche alcuni di loro perirono.
Fu poi portata a Kiriat Iarim, forse da Keniti discendenti di Ietro, ove rimase per circa 20 anni finché David la fece portare a Gerusalemme, la nuova capitale.
Ora, in 1Samuele 1,9 quando è detto “…Eli stava sul sedile davanti a uno stipite del tempio del Signore“, in effetti, non viene lì usato il termine , ma , quindi, in luogo di casa “bait” vi è “heikal” che ricorda il verbo ebraico con radicale di “vincere e prevalere”, perciò luogo del vittorioso IHWH, tipo il Vittoriale, ove era deposta l’arca sacra, ma non come luogo abitazione, perché Dio era in mezzo al suo popolo, quindi la sua casa era l’accampamento del popolo nomade come dice il libro deuterocanonico di Giuditta!
“Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre; egli mi ha riportata nel suo accampamento in mezzo al suo popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.” (Giuditta 16,2)
IHWH è Dio del popolo in cammino in continuo combattimento contro il male per la conquista della terra promessa spirituale.
Dalla storia di Silo s’evince che appena il popolo tende ad insediarsi viene distrutto dai nemici il Tempio che non più per fede, ma solo per religiosità e superstizione viene frequentato.
Del pari accadrà al Tempio di Gerusalemme!
Ormai alla fine del regno di Davide era già maturato il disegno della costruzione di un Tempio e Davide aveva ammassato materiali pregiati per la sua costruzione che fu iniziata e completata da Salomone.
Il Tempio era voluto dal popolo e avrebbe cementato la nazione, avrebbe dato dignità al regno… e avrebbe portato ricchezze al Re e ai sacerdoti.
Là vi fu portata l’arca santa, ma dopo Salomone e delle vicende di questa non si hanno più certezze.
Dopo Salomone il Regno si divise.
Allo sparire della fede anche il Tempio di Gerusalemme poi venne distrutto, come abbiamo accennato.

Al capitolo 7 di 2Samuele è però riportata la profezia di Natan.
Davide già voleva costruire un Tempio per Signore per porvi l’Arca e cominciò a fare provvista di materiali, ma Dio, tramite il profeta Natan, promise di costruire Lui una casa a Davide: “…io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio…” (2Samuele 7,12-14), profezia che il Cristianesimo riferisce a Gesù, il Cristo.
Il Tempio in muratura poi l’edificherà il figlio Salomone.

La profezia di Natan in 2Samuele 7, che è evidentemente da collegare in senso stretto col trasporto dell’Arca a Gerusalemme che si trova nel capitolo immediatamente precedente 2Samuele 6, è stata interpretata quale primo annuncio esplicito d’incarnazione, un avviso, in sintesi, che Dio intendeva completare il disegno, non abitare in abitazioni o manufatti costruiti da mani d’uomo, ma che Lui stesso si sceglierà una casa: una famiglia, in un discendente di Davide.
I Vangeli paiono echeggiare questo pensiero: “Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d’uomo“. (Marco 14,58)
(Vedi: “L’epopea dell’Arca del patto – Testi nascosti” e “La regina del sud e Salomone“)

LA LINEA SACERDOTALE INTERROTTA
I Maccabei si ribellarono al seleucide Antioco IV Epifane che aveva vietato i più importanti riti ebraici – circoncisione, sabato, ecc. – ed aveva imposto il culto a divinità elleniche tanto che il 25 Kisleu (novembre-dicembre) 168 a.C., nel Tempio di Gerusalemme fu offerto, sull’altare, un sacrificio a una divinità pagana.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso e Simone Maccabeo con i suoi fratelli, di una famiglia sacerdotale ma non della linea dei primogeniti (della stirpe di Ioarìb 1Maccabei 2,1 ricordato in 1Cronache 9,10 e 24,7), si ribellò e diede inizio alla dinastia degli Asmonei (da Asmon nome di un antenato):

  • fondatore quindi Simone Maccabeo;
  • alla sua morte subentrò il figlio Giovanni Arcano;
  • a questi succedette il figlio Aristobulo I:
  • poi l’altro figlio Alessandro Ianneo (che parteggiò per i Sadducei contro i Farisei).
  • quindi nel 78 a.C., Alessandra Salomè, già moglie di entrambi (favorì i Farisei).
  • infine il figlio Giovanni Ircano II divenne re e sommo sacerdote.

Questi fu contrastato dal fratello Aristobulo II onde ne seguì una guerra civile e Roma intervenne con Pompeo che conquistò Gerusalemme nel 63 a.C..
I Maccabei regnarono in Giudea fino alla metà del I secolo a.C. e vi restaurarono le istituzioni politiche e religiose dell’antico Israele mantenendo il potere civile e religioso fino alla conquista romana che nel 37 a.C. pose al governo Erode il Grande, non di sangue reale né d’origine ebraica (il padre, Erode Antipatro, era un Edomita che venivano fatti risalire ad Esaù, e sua madre una Nabatea).
I re dovevano idealmente discendere dalla casa di David, indi i Maccabei per i Farisei e gli ebrei più ortodossi non avevano pieno diritto al potere regale e il loro regno trovò l’opposizione dei Farisei tanto che il Talmud li ricorda appena.
La loro storia si trova nei libri deuterocannici I e II dei Maccabei scritti in greco e accolti solo dalla Bibbia cristiana.

È da ricordare che il sacerdozio fin dai tempi della sua istituzione era ereditario (Esodo 28,1-4) e le sue attribuzioni oltre al culto, riguardava l’insegnamento della Legge, sì che alla classe sacerdotale risalgono la legislazione scritta di Israele, la trasmissione delle antiche tradizioni sulle origini e parte della poesia cultuale.
Al tempo dei re David era sommo Sacerdote Sadoc discendente di Aronne, esercitava il ministero nel santuario di Gabaon, mentre un secondo sommo sacerdote, Abiatar, pure discendente di Aronne, seguiva il re David.
Alla morte di David, Sadoc si schierò in favore di Salomone contro Adonia, sostenuto invece da Abiatar.
Unto re Salomone Sadoc rimase unico sommo sacerdote, capostipite delle famiglie sacerdotali di Gerusalemme (sadochiti) nel periodo postesilico.
La riforma di Giosia (640-609 a.C.) di fatto, riservò l’esercizio delle funzioni sacerdotali massime soli a quelli della famiglia di Sadoc della linea di discendenza da Aronne, onde a piramide sacerdotale era la seguente:

  • al vertice c’era il sommo sacerdote, della famiglia di Sadoc;
  • sotto il sommo sacerdote i sacerdoti, dei figli di Aronne;
  • infine i leviti, una sorta di clero inferiore, raggruppati in tre famiglie, alle quali vengono aggregati i cantori ed i portieri (1Cronacche 25-26).

Nel 172 a.C. l’ultimo sommo sacerdote discendente da Sadoc, Onia III, fu però assassinato per intrighi politici (2Maccabei 3,34).
I Maccabei presero occasione per sostituire la carica del sommo sacerdote con persone della propria famiglia, sacerdoti e re capi politici e militari più che religiosi.
La dinastia dei sommi sacerdoti Asmonei trovò però l’opposizione dei farisei e la loro origine non sadochita non fu accettata da clero tradizionalista.
Nel contempo la setta sacerdotale di Qumran effettuò uno scisma.
Nel II secolo a.C. un partito politico, i sadducei si ispirò al nome di Sadoc.
Con Erode il Grande (37 a.C.) i sommi sacerdoti sono designati dall’autorità politica, che li sceglie tra le grandi famiglie sacerdotali.
Sono quelli che sono chiamati i “sommi sacerdoti” dal Nuovo Testamento (Luca 3,2; Atti 4,6).

IL TEMPIO DI GERUSALEMME VERRÀ DISTRUTTO
Il capitolo 26 del libro del profeta Geremia è integralmente dedicato alla profezia della fine del Tempio che poi verrà distrutto dai Babilonesi.
Riporto il testo dell’ultima traduzione C.E.I. di tale capitolo.

Geremia 26,1All’inizio del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fu rivolta a Geremia questa parola da parte del Signore:

Geremia 26,2 – Così dice il Signore: Va’ nell’atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunciare loro; non tralasciare neppure una parola.

Geremia 26,3 – Forse ti ascolteranno e ciascuno abbandonerà la propria condotta perversa; in tal caso mi pentirò di tutto il male che pensavo di fare loro per la malvagità delle loro azioni.

Geremia 26,4 – Tu dunque dirai loro: Dice il Signore: Se non mi ascolterete, se non camminerete secondo la legge che ho posto davanti a voi

Geremia 26,5 – e se non ascolterete le parole dei profeti, miei servi, che ho inviato a voi con assidua premura, ma che voi non avete ascoltato,

Geremia 26,6io ridurrò questo tempio come quello di Silo e farò di questa città una maledizione per tutti i popoli della terra.

Geremia 26,7 – I sacerdoti, i profeti e tutto il popolo udirono Geremia che diceva queste parole nel tempio del Signore.

Geremia 26,8 – Ora, quando Geremia finì di riferire quanto il Signore gli aveva comandato di dire a tutto il popolo, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo lo arrestarono dicendo: Devi morire!

Geremia 26,9 – Perché hai predetto nel nome del Signore: Questo tempio diventerà come Silo e questa città sarà devastata, disabitata. Tutto il popolo si radunò contro Geremia nel tempio del Signore.

Geremia 26,10 – I capi di Giuda vennero a sapere queste cose e salirono dalla reggia nel tempio del Signore e sedettero all’ingresso della porta Nuova del tempio del Signore.

Geremia 26,11 – Allora i sacerdoti e i profeti dissero ai capi e a tutto il popolo: Una condanna a morte merita questo uomo, perché ha profetizzato contro questa città, come avete udito con i vostri orecchi!

Geremia 26,12 – Ma Geremia rispose a tutti i capi e a tutto il popolo: Il Signore mi ha mandato a profetizzare contro questo tempio e contro questa città le cose che avete ascoltato.

Geremia 26,13 – Migliorate dunque la vostra condotta e le vostre azioni e ascoltate la voce del Signore, vostro Dio, e il Signore si pentirà del male che ha annunciato contro di voi.

Geremia 26,14 – Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto;

Geremia 26,15 – ma sappiate bene che, se voi mi ucciderete, sarete responsabili del sangue innocente, voi e tutti gli abitanti di questa città, perché il Signore mi ha veramente inviato a voi per dire ai vostri orecchi tutte queste parole.

Geremia 26,16 – I capi e tutto il popolo dissero ai sacerdoti e ai profeti: Non ci deve essere condanna a morte per questo uomo, perché ci ha parlato nel nome del Signore, nostro Dio.

Geremia 26,17 – Allora si alzarono alcuni anziani del paese e dissero a tutta l’assemblea del popolo:

Geremia 26,18 – Michea di Morèset, che profetizzava al tempo di Ezechia, re di Giuda, affermò a tutto il popolo di Giuda: Così dice il Signore degli eserciti: Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diventerà un cumulo di rovine, il monte del tempio un’altura boscosa!

Geremia 26,19 – Forse Ezechia, re di Giuda, e tutti quelli di Giuda lo uccisero? Non temettero piuttosto il Signore e non lo supplicarono, e così il Signore si pentì del male che aveva loro annunciato? Noi, invece, stiamo per commettere una grave iniquità a nostro danno.

Geremia 26,20 – C’era anche un altro uomo che profetizzava nel nome del Signore, Uria, figlio di Semaià, da Kiriat-Iearìm; egli profetizzò contro questa città e contro questo paese con parole simili a quelle di Geremia.

Geremia 26,21 – Il re Ioiakìm, tutte le sue guardie e tutti i capi udirono le sue parole e il re cercò di ucciderlo, ma Uria lo venne a sapere, ebbe paura e fuggì, andandosene in Egitto.

Geremia 26,22 – Allora il re Ioiakìm inviò degli uomini in Egitto, Elnatàn, figlio di Acbor, e altri con lui.

Geremia 26,23 – Costoro fecero uscire dall’Egitto Uria e lo condussero al re Ioiakìm, che lo fece uccidere di spada e fece gettare il suo cadavere nelle fosse della gente comune.

Geremia 26,24 – Ma la mano di Achikàm, figlio di Safan, fu a favore di Geremia, perché non lo consegnassero al popolo per metterlo a morte.

Siamo al tempo del regno di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda (609-8 a.C.) e Geremia per ordine divino va a Gerusalemme a profetizzare nel Tempio.
Pare lecito potersi arguire che fosse una delle tre feste annuali in cui tutti gli Israeliti salivano a Gerusalemme.
La parola portata dal profeta Geremia però non viene accolta.
Le stesse persone che si prostravano nella casa del Signore respingono la parola di Dio e sono pronte a condannare a morte il suo messaggero non riconoscendolo come profeta anche se s’era manifestato tale in più occasioni.
Di fatto si profila quanto dice Gesù con la parabola dei vignaioli omicidi che riporta i Vangeli sinottici: “Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui! Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra! Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri.” (Luca 20,9-16; Matteo 22,23-33; Marco 12,18-27)
La parabola è una sintesi della storia del popolo ebraico, in cui appaiono la vigna d’Israele, fondata e curata da Dio stesso, la fedeltà a Dio, l’infedeltà del popolo, il giudizio sui vignaioli, i sacerdoti del Sinedrio, che non rispettano i messaggeri del padrone, cioè i servi di Dio, vale a dire i profeti, e profila la missione e il sacrificio del Figlio.

In questo capitolo ben 10 volte è nominato il Tempio di cui per 6 volte come Tempio del Signore .
Una possibile lettura di tali lettere è “dentro s’è confinato il Signore “.
Quanto qui raccontato, relativo al profeta Geremia che annuncia la distruzione del Tempio alcuni decenni prima dell’evento e che il popolo e i loro capi per tale profezia vorrebbero mettere a morte, è del tutto analogo a quanto nel Vangelo di Giovanni su Gesù di Nazaret.
Il racconto nel Vangelo di Giovanni è il seguente: “Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.” (Giovanni 2,13-22)
Gesù Cristo, sostiene Lui stesso e così è stato recepito dal credo cristiano, è il Tempio di IHWH , non fatto da mani d’uomo.
Il corpo terreno di Cristo uomo vero, ma anche vero Dio, era il Tempio di IHWH, perché, nel suo corpo, “dentro s’è confinato il Signore “.
Questo brano tra l’altro spiega una delle accuse al processo di Gesù.
Nel caso di Gesù però, contrariamente a quanto accadde al profeta Geremia, fu veramente ucciso.
Il Vangelo di Marco, infatti, segnala come una testimonianza a sfavore quel già citato: “Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d’uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d’uomo“. (Marco 14,58)

Il movimento “ascetico”, fondato probabilmente da membri di famiglie sacerdotali della precedente dinastia di Sadoc, più tardi conosciuto col nome di “esseni”, a cui il Battista fu in qualche modo vicino, erano in pieno disaccordo con l’idea dei culti e con la classe sacerdotale del Tempio e ne vivevano distaccati. (Vedi: “L’amico Lazzaro e il riposo di Betania“)
Ritenevano infatti, come già chiarito, non lecita la trasmissione del primato del sacerdozio alla famiglia dei Maccabei, della dinastia sacerdotale degli Asmonei, fondata da Simone Maccabeo, (140 a.C.).
Gli Esseni in effetti si preparavano per la guerra santa che avrebbe dovuto chiudere il tempo terreno del mondo.
La comunità del Mar Morto, suddivisa in gruppi guidati da veri maestri, aveva adottato una disciplina militare e tra loro si nascondevano certamente gli anche Zelati, e si era immersa nella lettura dei libri sacri conosciuti, ma anche di altri libri di cui nessuno sapeva niente.
S’armavano spiritualmente per il combattimento finale (Apocalisse) e la loro lotta contro le forze dell’impurità rituale, del male e del peccato era una lotta per Dio.
I Farisei, invece l’accettavano silenziosamente, ma criticavano come veniva organizzato il culto e proponevano come importante il cuore con cui si faceva i riti che per molti invece erano solo qualcosa di esteriore.
Riprendendo il pensiero del profeta Isaia per Gesù il Tempio è importante come casa di preghiera.
Dice infatti Isaia: “…li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli“. (Isaia 56,7) che apre al pensiero di un Tempio escatologico a cui verranno tutti i popoli.
Gesù, infatti, entrato nel Tempio e scacciati tutti quelli che vi trovò a comprare e a vendere, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: “La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri”. (Luca 19,46)
In definitiva quei mercanti vendevano ciò che serviva per il culto e non andavano contro la Legge accettata dai Sacerdoti pur tuttavia Gesù agisce.
L’azione di Gesù, perciò, è l’annuncio dell’inizio di un tempo nuovo, quello del Tempio escatologico libero dai traffici materiali, esente da sacrifici cruenti ed aperto a tutti i popoli.
I testi del Nuovo Testamento salvo la lettera agli Ebrei e l’Apocalisse non parlano quasi mai del sistema cultuale e lo stesso Paolo ebreo e fariseo zelante non parla del Tempio e quando nomina i sacrifici dice che sono superati, e quando nomina il Tempio parla dell’abitare di Dio in noi, non nomina neanche il Tempio di Gerusalemme.

La decriptazione del versetto Geremia 26,2 di cui riporto la dimostrazione e poi quella dell’intero capitolo che inserisco qui di seguito, conferma l’idea dell’incarnazione e costituisce un’ulteriore prova a sostegno dell’idea base di “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche” con cui iniziai la mia ricerca oggetto sottesa dagli articoli inseriti in questo mio Sito.

Geremia 26,2Così dice il Signore: Và nell’atrio del tempio del Signore e riferisci a tutte le città di Giuda che vengono per adorare nel tempio del Signore tutte le parole che ti ho comandato di annunciare loro; non tralasciare neppure una parola.






Geremia 26,2 – Spengerà () l’origine del ribelle che con perversità agì nei viventi insinuandosi () dentro chiudendosi giù nei corpi . In una famiglia sarà finalmente il Signore a portarsi . Si porterà la Parola che indicò dall’alto alla sposa () che in azione nel corpo le sarà . Il Signore () per aiutare nel mondo entrerà dentro al primogenito , sarà un vivente . Il Potente le aprì l’illuminazione completa annunciando () alla prescelta che Tempio del Signore verrà () la sposa che della Parola sarà la madre . La donna () che nel corpo le scendesse portò il “sia “. Nella prescelta fu così la potente Parola di Dio . Sarà ad uscire tra i viventi la divinità . Per la contesa () l’Eterno abiterà un corpo .

Geremia 26,1 – Dentro il corpo di una donna sarà alla fine a vivere. Dal Regno si porterà alla fine il Signore con la forza della risurrezione. Figlio sarà di una donna il Signore. Il Re in Giuda nell’esistenza entrerà. La Parola al mondo da questa uscirà. Dalla madre verrà il Signore per il rifiuto all’essere ribelle.

Geremia 26,2 – Spengerà l’origine del ribelle che con perversità agì nei viventi insinuandosi dentro chiudendosi giù nei corpi. In una famiglia sarà finalmente il Signore a portarsi. Si porterà la Parola che indicò dall’alto alla sposa che in azione nel corpo le sarà. Il Signore per aiutare nel mondo entrerà dentro al primogenito, sarà un vivente. Il Potente le aprì l’illuminazione completa annunciando alla prescelta che Tempio del Signore verrà la sposa che della Parola sarà la madre. La donna che nel corpo le scendesse portò il “sia”. Nella prescelta fu così la potente Parola di Dio. Sarà ad uscire tra i viventi la divinità. Per la contesa l’Eterno abiterà un corpo.

Geremia 26,3 – Nel corpo le fu. Fu ad accenderle il seno e si portò a stare in esilio per recarsi dagli uomini. Per i viventi aiutare in un corpo la rettitudine recò nel mondo che al male nel mondo portato dall’angelo (ribelle) nascostosi negli uomini sarà da maledizione ad uscirgli. Dal corpo in azione uscire dal primogenito un fuoco si vedrà che ad ucciderlo sarà. Nelle tombe da risurrezione dentro potente agirà, la risurrezione recherà a tutti. Potenti riusciranno in vita. A rivivere le persone saranno nei corpi. I popoli innalzerà. Dal Potente saranno ad entrare a vivere.

Geremia 26,4 – Porterà dell’Unico la vita nei corpi a tutti. La divinità sarà ad entrare nei viventi. Spengerà l’origine dell’essere ribelli. Sarà una calamità per l’Unico col riempire tutti di risurrezione in seno a recare al primo serpente che tra lamenti per la rettitudine finirà. Dentro la Torah in tutti ci risarà. Per l’Unico risorgendo i corpi l’angelo (ribelle) finirà. In tutti ci risarà la potenza. Le persone saranno da rette a rivivere.

Geremia 26,5 – La potenza della risurrezione in seno agirà. Rinati dentro i corpi saranno. Agirà dentro quanto basta l’entrata energia. Per l’entrata saranno a rivivere con l’originaria luce nei corpi di “Io sono” che riaccenderà il vigore. La divinità che erano ad anelare si riporterà riaprendo il fuoco della rettitudine che strapperà via il serpente nascosto e il rifiuto riaccenderà in seno l’integrità.

Geremia 26,6 – Riportata l’energia in tutti, tutti saranno a divenire dei Templi. In questi dentro riaccenderà la potenza Lui. Alla fine entreranno nella Città che aprirà per questi, verranno dal primo all’ultimo tra gli angeli del Potente. Per la maledizione uscita, dal Potente tutti i popoli entreranno dalla terra.

Geremia 26,7 – Portata che sarà la risurrezione nei viventi il peccare spengerà. L’angelo (ribelle) sarà dai viventi portato ad uscire. L’energia dentro delle origini ci risarà nei viventi e in tutti i popoli l’Unico finirà l’esistere del verme onde c’è la perversità. I viventi per l’aiuto ricreati tutti n’usciranno. Del Verbo sarà nei viventi ad entrare la divinità; n’usciranno abitati (come) Templi del Signore.

Geremia 26,8 – Condotti saranno dal mondo essendo retti. Da sposa li porterà alla fine per stare con i corpi a vivere col Signore, rinati, ricreati perfetti come all’origine con i risorti corpi su portati all’Esistenza, i condotti entreranno dal Potente. Il Verbo divino da sposa i popoli porterà. Sarà terminato l’orgoglio e verranno condotti dal mondo dal Sacerdote che fu tra i viventi a portarsi, uscito da profeta. Saranno vivi riportati i tutti del mondo, Si vedranno nella pienezza. L’essere ribelle con la morte finiranno, la vita porterà alla completezza.

Geremia 26,9 – Nei viventi, per l’essere impuro che agisce per l’angelo che ad abitarli s’è confinato dentro, la risurrezione in vita sarà una calamità, un rifiuto per l’essere ribelle. La rettitudine brucerà il serpente e sarà dall’esistenza ad uscire. Da dentro sarà di tutti ad uscire, Colpito dalla calamità entratagli, per la rovina dai corpi uscirà. Questi verrà finito, in una caverna abiterà la vita ad annullare gli sarà portata per un fuoco che dentro si porterà. Vi sarà un’assemblea di tutti del mondo. I popoli a Dio innalzerà il Signore. Dentro ad abitare saranno tutti col Signore.

Geremia 26,10 – I portati saranno chi li risorse in vita a vedere. Si porterà con luminoso corpo chi è il Signore che li aiutò nel mondo. Venne la Parola a stare tra i viventi. Uscì la divinità da un’apertura quando ad innalzare lo portarono. Con l’acqua da dentro fu del crocifisso ad uscire. Dal Regno in un Tempio il Signore si portò per stare in esilio, ma dentro il Verbo nel crocifisso nascondeva un fuoco per il nemico. Il Signore uscì dalla tomba per l’aiuto della risurrezione.

Geremia 26,11 – E fu quel primogenito con l’acqua dal corpo a recare fuori la rettitudine che entrò negli apostoli che stavano con la madre al riportarsi dagli apostoli a casa. Dell’Unigenito fu nella madre la divinità ad entrare. Di illuminati un corpo sarà la madre a portare a Dio, una sposa di popoli che avrà rifiutato l’essere ribelle. Li salverà il Verbo per amore dalla morte. Il serpente dagli uomini uscirà colpito dall’entrare della rettitudine che l’opprimerà. Dentro inizieranno per il maledetto le rovine. Dai corpi uscirà questi, verrà afflitto, bruciato. Nei corpi si riaccenderà in seno l’integrità. Dentro ascoltando risaranno retti i viventi.

Geremia 26,12 – E sarà a parlare per innalzare al Signore Dio una sposa, illuminando le menti. Sarà la madre a recare a Dio tutti del mondo i popoli che rifiuteranno l’essere ribelle. Per il Signore risorto del Potente la grazia ci sarà. Del Potente rientrerà l’energia dentro delle origini. La maledizione che dentro c’era per tutti uscirà. Colpito da Lui il serpente uscire si vedrà. Sarà dai corpi ad uscire. In questi riverrà l’originaria perfezione. Il Verbo sarà la vita beata a riaccendere in seno a tutti i viventi.

Geremia 26,13 – Portato nel tempo del mondo ad entrare sarà l’amore. Sarà dentro recata alle generazioni la rettitudine che era anelata. Nei viventi agirà da potenza. Il Potente sarà con la rettitudine ai viventi a recare la risurrezione. I viventi il peccare da dentro rovesceranno ed il serpente per cui fu la perversità maledetta ad esistere che alla rettitudine nei viventi recò l’opprimere nascondendola, dai viventi sarà ad uscire. Si porterà fuori il maledetto cattivo. Rientrerà la felicità per il Verbo. Innalzati saranno retti i viventi.

Geremia 26,14 – Porterà ad incontrare chi sta nel mondo gli angeli. Il frutto gli sarà in mano. I retti viventi risorti al Potente recherà. Al Potente sarà dentro al cuore a portarli, il dentro da dove portò la rettitudine. Saranno i risorti con i corpi dentro la sorgente da cui ci fu la rettitudine con l’acqua.

Geremia 26,15 – Dell’Unico così saranno alla conoscenza. Il Crocifisso alla conoscenza li porterà retti, essendogli uniti a vivere gli uomini. Col Crocifisso saranno a vivere. Verranno le centinaia alla fine. Saranno retti essendo stato il sangue di un innocente donato. Saranno a vivere con l’Altissimo. L’anelavano! Li porterà di Dio ad entrare nella Città. Entrati questi, verrà a portarsi Dio che sarà la luce. Ad abitarvi saranno entrando tra i retti essendo dentro iniziata la vita del Crocifisso risorto. Del Potente la grazia ci sarà stata. Col Signore in alto staranno così i viventi rinati. Dentro le moltitudini ascolteranno ciò che erano ad anelare. Uniti tutti, sposa del Verbo saranno i viventi del mondo nella divinità entrati.

Geremia 26,16 – E saranno dall’Unico i viventi saziati. Il risorto in alto porterà la sposa dei popoli. In Dio rientrerà il sacerdote che fu tra i viventi, ma il maledetto angelo che li abitava con i forti guai nei viventi avrà annullato. Rifiutato sarà stato dal fuoco entrato. Questi usciranno salvi. Col Verbo amato, che nella morte pur retto fu abiteranno. La risorta vita del Signore Dio entrata sarà. Per l’energia portata dal Verbo da Dio saranno tra gli angeli portati.

Geremia 26,17 – Portati all’obbedienza, i viventi condurrà all’Unico. Tra gli angeli li porrà a vivere la vita di questi. Versati tra gli angeli saranno gli usciti dalla terra e saranno dall’Unico di vita saziati. La divinità in tutti verserà. Uscita dal Potente entrerà in azione la pienezza della vita nei corpi.

Geremia 26,18 – I viventi, in forza della rettitudine che sarà a rientrare, fuori vivi si riporteranno. Con i corpi risorti saranno per l’esistenza inviati alla casa del Padre. I giorni chiusi (cioè alla fine dei giorni) questi verserà il Signore nel Regno. Il Signore li aiuterà ad entrare portandoli a stare dall’Unico. I viventi vedranno il Potente. Tutti i popoli saranno nello splendore ad entrare. Il Potente l’origine delle amarezze avrà spento. Il primo ribelle per la perversità con le sue schiere porterà a finire giù. Il violento demonio entrerà alla fine in una caverna ove il fuoco gli recherà. La Gerusalemme (del cielo) vedranno. Per starvi saranno gli uomini per l’esistenza portati ri-partoriti. Dentro saranno del Crocifisso nel cuore. I viventi vi si porteranno tutti stando alla vista del corpo.

Geremia 26,19 – Fuori usciranno gli uomini dal mondo dai morti usciti. Si porteranno a chiudersi questi. Si rovesceranno nel Signore che nel Regno sarà dal mondo a condurli. Avendoli aiutati fuori portandoli dal maligno, nello splendore entreranno. Entrati, il Potente Unico vedranno. Verranno dal Signore condotti a stare nell’assemblea del Potente che il primogenito Crocifisso in persona è, che fu dal mondo a guidarli fuori e a guidare i viventi. Il Signore Dio entrerà con la compagna moglie, col corpo del Verbo con cui l’Altissimo entrò in un vivente per portarsi ad incontrarli per la grazia recare. Si vedrà risorto, cambiato alla vista l’entrato nella gloria, dal mondo l’innalzato dopo che il respiro portò in croce, sarà tra gli angeli a portarsi.

Geremia 26,20 – Portati degli angeli a vivere gli uomini l’esistenza, vivranno col Crocifisso, l’inviato dalla casa del Padre che ha risorto i viventi, il Signore che desiderò nel corpo stare nel mondo. Si portò il figlio ad accendere il seno di colei che sarà al mondo a portarlo in vita versandosi nel corpo a stare. Al termine uscì, fu visibile in un corpo quando fu dalla madre portato. Fu inviato in quella famiglia da primogenito. Innalzato della città fuori, questi venne portato da olocausto. All’Unico il corpo salì dal mondo. Per questi venne dentro per tutti l’aiuto da dentro. Da irrigazione lanciò la vita il Signore.

Geremia 26,21 – A recare fu la risurrezione in un vivente ad agire. Gli rientrò la vita in potenza per la rettitudine. Il Signore fu a versarla con l’acqua. Portò la rettitudine del Potente a scorrere da dentro per un asta che nel corpo gli fu portata, ma una sposa gli risorse dal corpo, fu con l’acqua a venire, in aiuto da dentro al corpo fu a portarla e fu da dentro versata alla luce. Entrò tra i viventi in cammino nel mondo. La vita sarà del Crocifisso a recare e sarà ad accendere in seno il desiderare nel corpo del Signore di portarsi. Sarà un corpo per l’Unico a recare. Sarà dentro le menti l’annuncio che saranno a casa dell’Unico i viventi a salire con i corpi per starvi a vivere.

Geremia 26,22 – A recare fu del Risorto il vigore nel mondo tra i viventi nel cammino. Al Signore obbediente, la Madre unita agli apostoli del Risorto, fu di viventi dalle acque a sollevare un corpo in cui fu la vita a venire di Dio in dono per il Figlio che in azione la rettitudine dentro recava nei corpi. Per recare dell’Unico l’energia della risurrezione sarà tra i viventi a rivenire. Si riporterà Dio tra i viventi giù con il corpo con cui fu a vivere.

Geremia 26,23 – E sarà giù. Sarà l’Unico a riportarsi. Riverrà quel primogenito in cui si portò nel corpo il Signore a vivere tra i viventi. Riscenderà con il corpo. Ci risarà l’ingresso di Lui. Il Potente uscirà dal Regno, sarà nel mondo per portare all’obbedienza i viventi e sarà la rettitudine nel mondo a recare. Riporterà da dentro le tombe i corpi che vi abitano e saranno risorti. In cammino riverranno. A venir meno in tutti sarà il maledetto che si riverserà da dentro i corpi. Saranno figli ad essere del mondo i popoli.

Geremia 26,24 – Quel primo con la rettitudine fu d’aiuto per i fratelli, fu a versare la vita. Dentro l’energia che lo risorse nelle persone fu del Crocifisso ad entrare. Venne elevato, fu aperto da un’asta il cuore, guizzò dal Crocifisso una forza per tutti, dalla croce la recò. L’Unico dalla croce portò da dentro una forza in aiuto che uscì in azione. La vita del Potente uscì con l’acqua che fu dalla croce recata.

La storia che si evince dal decriptato porta a considerare come in effetti il Cristo porta ad una altra idea di Tempio ;

  • in Lui stesso risiede IHWH, in quanto in Lui “dentro s’è confinato “;
  • poi, morto e risorto suo Tempio nella terra diviene l’insieme dei suoi seguaci ove “dentro sta il crocifisso “;
  • alla fine dei tempi, al momento della risurrezione finale, i risorti entreranno in Lui sciamando come api nel suo costato aperto “dentro saranno nel Crocifisso “;
  • quel costato è in comunicazione con Dio Padre e col suo Regno in cui “dentro saranno tutti ” alla fine.

Svilupperò questi pensieri nei prossimi paragrafi.

IL TEMPIO VIVO DELLA COMUNITÀ DEI CRISTIANI
Dio, tramite Gesù Cristo, che vive nel cuore e nella comunità di chi lo segue con cuore sincero, ha fatto della Chiesa il segno visibile nel mondo della Gerusalemme celeste e con la forza misteriosa dei sacramenti trasforma i Cristiani in tempio vivo che manifesta al mondo la sua grazia.
E questo Tempio vivo è opera dello Spirito Santo!
Si attua in pienezza la profezia di Esodo 25,8: “Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro.”
Il tempio in muratura di Gerusalemme, prima applicazione ed interpretazione di quella profezia, ma costruito da mani d’uomo, non ha più quella funzione ed è rimasto solo un muro, “il muro occidentale” (Ha-Kotel Ha-Maaravi), detto “il muro del pianto”.

Il muro del pianto


La prima lettera di san Pietro, apostolo al capitolo 2 propone la Chiesa, vale a dire la comunità dei cristiani, come un edificio spirituale fatto di pietre vive.
In particolare, al riguardo dice: “Allontanate dunque ogni genere di cattiveria e di frode, ipocrisie, gelosie e ogni maldicenza. Come bambini appena nati desiderate avidamente il genuino latte spirituale, grazie al quale voi possiate crescere verso la salvezza, se davvero avete gustato che buono è il Signore. Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.” (1Pietro 2, 1-5)

Con il battesimo i cristiani sono tutti diventati Tempio di Dio.
Su questo concetto riporto un discorso di san Cesario di Arles, vescovo. (Dai “Discorsi” 229, 1-3): “Con gioia e letizia celebriamo oggi, fratelli carissimi, il giorno natalizio di questa chiesa: ma il tempio vivo e vero di Dio dobbiamo esserlo noi. Questo è vero senza dubbio. Tuttavia i popoli cristiani usano celebrare la solennità della chiesa matrice, poiché sanno che è proprio in essa che sono rinati spiritualmente. Per la prima nascita noi eravamo coppe dell’ira di Dio; con la seconda nascita ci ha resi calici del suo amore misericordioso. La prima nascita ci ha portati alla morte; la seconda ci ha richiamati alla vita. Prima del battesimo tutti noi eravamo, o carissimi, tempio del diavolo. Dopo il battesimo abbiamo meritato di diventare tempio di Cristo. Se riflettiamo un po’ più attentamente sulla salvezza della nostra anima, non avremo difficoltà a comprendere che siamo il vero e vivo tempio di Dio. ‘Dio non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo‘ (Atti 17,24), o in case fatte di legno e di pietra, ma soprattutto nell’anima creata a sua immagine per mano dello stesso Autore delle cose. Il grande apostolo Paolo ha detto: ‘Santo è il tempio di Dio che siete voi‘ (1Corinzi 3, 17). Poiché Cristo con la sua venuta ha cacciato il diavolo dal nostro cuore per prepararsi un tempio dentro di noi, cerchiamo di fare, col suo aiuto, quanto è in nostro potere, perché questo tempio non abbia a subire alcun danno per le nostre cattive azioni. Chiunque si comporta male, fa ingiuria a Cristo. Prima che Cristo ci redimesse, come ho già detto, noi eravamo abitazione del diavolo. In seguito abbiamo meritato di diventare la casa di Dio, solo perché egli si è degnato di fare di noi la sua dimora. Se dunque, o carissimi, vogliamo celebrare con gioia il giorno natalizio della nostra chiesa, non dobbiamo distruggere con le nostre opere cattive il tempio vivente di Dio. Parlerò in modo che tutti mi possano comprendere: tutte le volte che veniamo in chiesa, riordiniamo le nostre anime così come vorremmo trovare il tempio di Dio. Vuoi trovare una basilica tutta splendente? Non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima. Lo ha affermato egli stesso quando ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò (Vedi: Levitico 26,11-12).”

D’altronde aveva detto il i profeta Ezechiele: “…il mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò con loro un’alleanza di pace; sarà un’alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre.” (Ezechiele 37,25-28)
Il mio Servo Davide, il mio servo amato, è il Messia, il Servo di IHWH, Gesù Cristo detto “Figlio di Davide” e l’alleanza eterna è con il nuovo Israele, la Chiesa dei suoi seguaci che è in mezzo alle nazioni ed a cui tutte le nazioni guardano.
La 2a lettera di San Paolo ai Corinzi al riguardo è esplicita: “Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.” (2Corinzi 6,16)
Nella prima lettera a Timoteo San Paolo gli dice: “…voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.” (1Timoteo 3,15)
La Chiesa, pertanto, è la casa di Dio, vale a dire è il suo Tempio.

IL TERZO TEMPIO, IL TEMPIO ESCATOLOGICO DEL MESSIA
Tra le profezie del profeta Zaccaria del IV secolo a.C. si trova anche la seguente: “Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: spunterà da sé e ricostruirà il tempio del Signore. Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono. Un sacerdote sarà alla sua destra e fra i due regnerà una pace perfetta. La corona per Cheldài, Tobia, Iedaià e Giosia, figlio di Sofonìa, resterà di ricordo nel tempio del Signore. Anche da lontano verranno a riedificare il tempio del Signore. Così riconoscerete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Ciò avverrà, se ascolterete la voce del Signore vostro Dio”. (Zaccaria 6,12-15)
In primo luogo è evidente il riferimento alla antica profezia di Isaia 11,1-2: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.”
Questo Germoglio perciò è il Servo di IHWH.
La venuta di questo Germoglio è confermata anche dal profeta Geremia: “Ecco, verranno giorni – dice il Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.” (Geremia 23,5)

Il primo di quei versetti di Zaccaria, il 6,16: “Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: spunterà da sé e ricostruirà il tempio del Signore” in ebraico è così scritto:




Come si può notare per Tempio non è usato il termine bensì che porta un altro conforto al pensiero che quando verrà il Messia il Tempio nuovo sarà un popolo che combatte, in quanto appunto sono il radicale di “vincere e prevalere”.
Una possibile decriptazione di quelle lettere è: “L’Unigenito rivive col corpo completamente, Dio s’è riportato, del serpente antico/primo la paura esce. L’Unigenito alla vita col corpo è riuscito, si riporta al mondo, si alza l’Unigenito si riporta dalla croce, con potenza parla. Ecco l’uomo sceso dalla vita alla tomba (Germoglio risorto ai viventi si riporta. E dai morti, dalla tomba completamente si è riportato, è risalito vivo dalla tomba (Germoglio ) si riporta il Figlio al mondo. L’Unigenito con la croce esce a vincere, è in campo, si porta al mondo.”

Il Salmo 48 parla di una città e di un tempio eterni: “Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l’ha fondata per sempre. Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio.” (Salmo 48,9s)
Eppure quel tempio e quella città furono distrutti più volte, perciò la Città di Dio in cui c’è il suo Tempio è la nuova Gerusalemme dei cieli.
Il primo versetto del Salmo 127 così recita:

“Canto delle ascensioni. Di Salomone.
Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.”

Certamente quanto lì detto vale in generale per ciascuna famiglia o città, ma a maggior ragione quella casa, e quella città, sono da riferire al Suo Tempio e alla sua Città, vale a dire il Tempio della Nuova Gerusalemme.
Ora, il primo ed il secondo tempio sono stati costruiti dall’uomo, e pertanto non si sono rivelati duraturi, il Terzo Tempio invece, è quello costruito da Dio stesso e sarà eterno.
La differenza col pensiero ebraico è che questo terzo tempio sarà ancora un’opera terrena anche se costruita da Dio, infatti, ecco la tensione alla costruzione di un Tempio nuovo a Gerusalemme, mentre il terzo tempio per i cristiani è già in costruzione ed è il popolo cristiano stesso, immagine del tempio vivo della visione dell’Apocalisse che sarà trasferito in cielo.
Come s’evince dallo stesso decriptato di Geremia 26, il nuovo Tempio, Gesù Cristo col costato squarciato, si presenterà sul monte a Gerusalemme, in esso sciameranno le genti che saranno trasferite in cielo, perché il cuore di Cristo è in comunicazione col cuore del Padre.
Il pensiero ebraico, peraltro, si fa forte della visione di Amoz riportata al capitolo 2 del profeta Isaia che recita:

“Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri. Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme a parola del Signore.” (Isaia 2,1-3)

Questi tre versetti, decriptati con lo stesso metodo comunque sono concordi alla decriptazione di Geremia 26; ne riporto il risultato:

Isaia 2,1 – Al mondo il Verbo/Parola di una Donna il corpo racchiude.
Questa esce da Gesù che si è al mondo portato.
Da dentro con energia inizia alla vita/l’acqua a portarsi.
Scende per l’azione del serpente che con forza l’apre (Gesù) con un bastone.
Dalla porta fuori, la reca da Gerusalemme (il calvario era fuori della porta).

Isaia 2,2 – Portato in campo aperto è stato.
Uscito da casa l’Unigenito costretto il corpo è stato in croce.
Fuori sono i viventi, dalla destra a coppe per un bastone l’energia è uscita, è stato aperto. Partorita da dentro è stata dal Crocefisso Signore.
Da dentro il corpo della Donna.
Esce il corpo, è con l’acqua portato, emesso alla luce dall’Unigenito.
L’acqua che scorre da dentro si vede portarsi dalla croce.
E un fiume si porta; da Dio è stata recata la sposa, scorre, portata è in vita.

Isaia 2,3 – E fuori in cammino si porta ai popoli che sono nell’amarezza.
Da dentro è stato con l’acqua portato dall’Unigenito in vita un corpo, lo porta al serpente per arderlo. E inviata dall’alto al mondo, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore, è il segno che della maledizione la forza è alla fine portata.
È portato il corpo della bella madre.
Per le vie è a portarsi e con gli apostoli in cammino per il mondo.
Da dentro ha avuto origine dal corpo racchiuso in croce.
È stata portata così ad esistere un’azzima che è portata dagli apostoli a segno sceso dall’Unigenito dalla croce.
Recano un corpo nel mondo, portano la parola del Signore.
Di viventi c’è un corpo che porta del Risorto la potenza nella vita.

Questo popolo, dice il libro dell’Esodo: “Tu lo fai entrare e lo pianti sul monte della tua eredità, luogo che per tua dimora, Signore, hai preparato, santuario che le tue mani, Signore, hanno fondato.” (Esodo 15,17)
Quindi questo popolo deve entrare in un Tempio non costruito da mani d’uomo, e così è quel popolo che entra nel corpo risorto di Cristo, il corpo nato da donna per opera dello Spirito Santo.
Sostiene poi l’ebraismo che quando verrà il Messia comunque un nuovo tempio terreno almeno gli uomini d’Israele l’avranno ricostruito, tempio che poi dovrà essere completato dal Messia stesso, perché il profeta Malachia all’inizio del capitolo 3 dice: “Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.” (Malachia 3,1)
In effetti, anche in questo caso come in Zaccaria 6,12 per Tempio non è usato il termine bensì che porta un altro conforto al pensiero che quando verrà il Messia il Tempio sarà la sua sposa, la sposa dei popolo che sta preparandosi con i cristiani diffusi in tutto il mondo che con Lui porteranno avanti il combattimento finale contro il male.
Ecco infatti che quel s’apre ad una lettura come questa: “Rientrerà Dio nel mondo , sarà dalla sposa () a portarsi che entrerà nel Signore .
Il profeta Isaia prevede che: “In quel giorno suonerà la grande tromba, verranno gli sperduti nel paese di Assiria e i dispersi nel paese di Egitto. Essi si prostreranno al Signore sul monte santo, in Gerusalemme.” (Isaia 27,13)
Quel giorno è il giorno della risurrezione e del giudizio, ove tutti i morti risorgeranno converranno a Gerusalemme con i loro corpi risorti e verranno trasportati dal Cristo risorto in cui entreranno e tutti saranno in cielo con Dio Padre.
Questa in definitiva e la visione finale.

L’APOCALISSE E IL TEMPIO
Giovanni, a Patmos, isola del Mar Egeo vicina alle coste occidentali dell’attuale Turchia, in una domenica, giorno del Signore, preso dallo Spirito, udì una potente voce che diceva: “Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa.” (Apocalisse 1,11)
Chi parlava era il Verbo descritto come un Figlio d’uomo che stava tra sette candelabri d’oro, quelle sette Chiese: “con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro. I capelli del suo capo erano candidi, simili a lana candida come neve. I suoi occhi erano come fiamma di fuoco. I piedi avevano l’aspetto del bronzo splendente, purificato nel crogiuolo. La sua voce era simile al fragore di grandi acque. Teneva nella sua destra sette stelle e dalla bocca usciva una spada affilata, a doppio taglio, e il suo volto era come il sole quando splende in tutta la sua forza.” (Apocalisse 1,14-16)
Non v’è dubbio era Cristo, il Risorto, che gli disse: “Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi.” (Apocalisse 1,14-16)
Le sette stelle erano gli angeli delle sette Chiese.

Ho voluto seguire in tale libro, letto in base all’ultima traduzione C.E.I. il pensiero dell’autore relativo al Tempio, termine che viene richiamato in queste 7 occasioni.
Al riguardo è da premettere e ricordare che l’autore scrive nell’ultima decade del I secolo d.C. quando ormai il Tempio di Gerusalemme è stato distrutto.

  • La prima volta che si trova tale termine è quando viene detto di scrivere all’angelo della Chiesa di Filadelfia.
    “Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo (Il Verbo di Dio). Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. (Apocalisse 3,11-13)
    Nonostante che il Tempio sia stato distrutto l’autore sente dalla diretta voce del Verbo che esiste comunque un Tempio di Dio.
    Questo è la grande Chiesa, costituita dall’insieme di tutte le comunità che credono in Gesù Cristo, figlio di Dio, morto e risorto.
  • Al capitolo 7 vi è la prima visione del trono e dell’agnello.
    Una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello.” … “Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.” (Apocalisse 7,9-15)
    Questo Tempio di Dio in terra è costituito da uomini di tutto il mondo, cioè è la Chiesa universale che trasferisce i propri figli con le vesti bianche del battesimo davanti al trono di Dio.
    Loro hanno costituito la Tenda della Testimonianza nel mondo e come tali sono accolti nel cielo per stare nel Santo dei Santi davanti al trono dell’Agnello.
  • All’inizio del capitolo 11: “Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: Alzati e misura il tempio di Dio e l’altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. Ma l’atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balia dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.” (Apocalisse 11,1s)
    Questa è una visione del vecchio Tempio ebraico con davanti il cortile dei gentili.
  • Ed alla fine del capitolo 11: “Allora si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.”
    In concomitanza con questa visione, appena è nominata l’arca dell’alleanza: “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.” (Apocalisse 12,1-2)
    Questa Donna è la Chiesa madre, incinta, che sta per partorire il corpo del Cristo in terra, e il suo grido è l’annuncio della risurrezione.
    Inizia il combattimento e il martirio dei santi di Cristo finché viene il momento del giudizio.
  • “E udii una voce dal cielo che diceva: Scrivi: d’ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono. E vidi: ecco una… seduto uno simile a un Figlio d’uomo: aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata. Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: Getta la tua falce e mieti; è giunta l’ora di mietere, perché la messe della terra è matura. Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta. Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch’egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall’altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature. L’angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l’uva nel grande tino dell’ira di Dio. Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.” (Apocalisse 14,13-20)
    Questo Tempio che è nel cielo si vedrà poi che è tutta la Città di Dio, la nuova Gerusalemme.
  • “E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza; dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto con fasce d’oro. Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d’oro, colme dell’ira di Dio, che vive nei secoli dei secoli. Il tempio si riempì di fumo, che proveniva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli.” (Apocalisse 15,5-7)
    “E udii dal tempio una voce potente che diceva ai sette angeli: “Andate e versate sulla terra le sette coppe dell’ira di Dio… Il settimo angelo versò la sua coppa nell’aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: È cosa fatta!” (Apocalisse 16,1-17)
    È questo il Tempio che era stato fatto vedere come modello a Mosè.
  • Dice Giovanni che nella nuova Gerusalemme, la Città di Dio nel cielo: “In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello.” (Apocalisse 21,22s)

L’Apocalisse, scritta in greco, per la parola Tempio usa il termine greco “naos” naoz o nav che indica la “cella” del Santo dei Santi.

Salomone, infatti: “Costruì la cella del Santo dei santi, lunga, nel senso della larghezza della navata, venti cubiti e larga venti cubiti. La rivestì di oro fino, impiegandone seicento talenti. Il peso dei chiodi era di cinquanta sicli d’oro; anche i piani di sopra rivestì d’oro. Nella cella del Santo dei santi eresse due cherubini, lavoro di scultura e li rivestì d’oro. Le ali dei cherubini erano lunghe venti cubiti. Un’ala del primo cherubino, lunga cinque cubiti, toccava la parete della cella; l’altra, lunga cinque cubiti, toccava l’ala del secondo cherubino. Un’ala del secondo cherubino, di cinque cubiti, toccava la parete della cella; l’altra, di cinque cubiti, toccava l’ala del primo cherubino. Queste ali dei cherubini, spiegate, misuravano venti cubiti; essi stavano in piedi, voltati verso l’interno. Salomone fece la cortina di stoffa di violetto, di porpora, di cremisi e di bisso; sopra vi fece ricamare cherubini.” (2Cronache 3,8-14)

Nella cella del primo Tempio c’era l’arca della Testimonianza.

I sacerdoti introdussero l’arca dell’alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, nel Santo dei santi, sotto le ali dei cherubini.” (2Cronache 5,7)

La Chiesa di Cristo in terra è la nuova Tenda della Testimonianza.
La Chiesa Madre, Maria, è già assunta, cioè accolta in cielo perché è la custode della Legge dell’amore contenuta nel “Discorso della Montagna”.
La vita di ogni cristiano è quella di una sposa di Cristo:

  • “Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso! Anche il nostro letto è verdeggiante.” (Cantico dei Cantici 1,15s)
  • Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore.” (Cantico dei Cantici 2,4)

1SAMUELE 8 – DECRIPTAZIONE
1Samuele 8,1 – E sarà ad entrare nell’esistenza con la rettitudine la felicità. Questa si riverserà nell’anima. E da Dio li recherà a stare nella luce a vivere l’Unigenito tutti. Figli saranno portati dalla risurrezione per il soffio nel cuore che sarà nei viventi con la potente rettitudine di Dio.

1Samuele 8,2 – E saranno ad uscire per stare col nome di figli recati fuori dal primogenito che sarà a condurli da Dio. E risorti i viventi salvati tra gli angeli dal mondo li porterà al Padre. Saranno ad entrare giudicati per stare a vivere a casa (dove) abita l’Unico; in corpi luminosi dentro si vedranno.

1Samuele 8,3 – E dal potente Unico entreranno camminando portati dal Figlio a starvi che fu a portarsi dentro da via. E per condurli sarà nel cuore a portare i fratelli col corpo. Saranno ad entrare a casa. Su alla vista li porterà a stare seduti/piegati nell’assemblea degli illuminati dall’Unico e sarà dal cuore a portare ai viventi l’illuminazione soffiandola nei cuori.

1Samuele 8,4 – E saranno dal Crocifisso nel ventre su portati tutti. Questi li verserà tra gli angeli. Saranno a stare tranquilli da Dio. E saranno a casa dell’Unico portati. Dio con la risurrezione i viventi porterà Dei. Rigenererà gli uomini del mondo.

1Samuele 8,5 – E saranno dall’Unico a vivere per saziarsi di divinità. Saranno portati ad entrare tra gli angeli. Dal mondo verranno questi; riformati tutti li porterà. Figli saranno così del potente Unico per l’entrata potenza della rettitudine. Ed a casa per la Via saranno così dal tempo usciti. Per dono i viventi entreranno dal Potente ad abitare. Nel Regno dal Potente giudicati di (poter) abitare la rettitudine; tutti v’entreranno i popoli a vivere.

1Samuele 8,6 – E sarà il pastore la Parola che per le preghiere inviata fu. Per illuminare i viventi la recò l’Unico nel cammino. Da Donna si vide ai viventi con un corpo portarsi per finire l’angelo (ribelle) del mondo. Il Potente all’angelo portò la Parola con la rettitudine. Il Potente per la punizione l’energia gli recò. E sarà alla fine a far giustizia con la risurrezione che ai viventi porterà. Da Dio maledetto fu per la perversità.

1Samuele 8,7 – E fu ad iniziare per l’essere ribelle ad esistere una calamità (quando) Dio alla luce in un vivente si portò. La maledizione che ascoltò, in casa si versò al serpente. Al mondo in azione in un vivente nel cammino del Potente da Donna nel corpo fu a vivere l’Unigenito. In un corpo recò Dio a stare la rettitudine. Così fu il rifiuto a venire (al serpente) per la rettitudine da un vivente; l’Unigenito lo riempì. E così fu a venire a stare in un vivente l’Unigenito. A riempire portò un vivente la Parola. La rettitudine dell’Altissimo entrò in un vivente.

1Samuele 8,8 – La rettitudine in una sposa nel seno si pose. Una Donna compagna ad illuminare portò che madre gli sarà un giorno, lo porterà a vivere nel mondo. Dall’alto un segno fu l’Unigenito a portarLe. In modo puro nella matrice la vita Le scese nel corpo. Fu nella Madre a portarsi l’Eterno nel mondo. Un giorno v’entrò questi. Al mondo recò a stare la forza nel figlio; fu a portarsi per stare a servire. Dio al mondo fu da Madre in un fratello nel corpo a stare a vivervi. La rettitudine inviò al mondo in un vivente. Entrò per operare per stare in un vivente in cammino il Re.

1Samuele 8,9 – E nel tempo entrò. Alla luce un seno da dentro lo versò. E guizzò in vita l’Unigenito! Così la rettitudine fu al mondo dell’Eterno che finalmente in azione fu per bloccare il bestiale. E nel mondo in cammino la legge divina del Potente entrò in un vivente a vivere. Della risurrezione il soffio in un cuore entrò. In un vivente in cammino da Donna nel corpo ci fu il Re. L’Altissimo entrò in un vivente.

1Samuele 8,10 – E fu l’Unigenito in vita da una povera Madre portato. Dio venne così in un neonato. Dentro un corpo fu il Signore. Dio uscì alla vista dei viventi. Uscì per la distruzione del serpente a stare in un vivente. Dei viventi venne a portarsi il Re.

1Samuele 8,11 – E fu ad iniziare a vivere nel corpo Questi l’esistenza. Fu ad uscire in vita nudo (ma) nel cuore entrò a vivergli la potenza della rettitudine dell’Unico. Il fuoco in un corpo fu a vivere in cammino. Dell’Altissimo così in vita venne il Figlio a stare con la rettitudine dai viventi. Fu versato l’annuncio con una luce ai viventi che il Potente portava dentro a vivere in un corpo la rettitudine. In una casa l’indicazione recò. E dentro il Verbo in un povero fu a portarsi. Ed in un corpo i precetti al serpente il Verbo ad inviare fu a vivere nel corpo che a spengerlo alla fine lo recherà.

1Samuele 8,12 – Ed il Potente in un simile per i viventi accompagnare alla luce in un corpo fu. Di Dio il Verbo fu per strappare dai corpi chi v’è racchiuso; a salvarli sarà recidendolo. Un carpentiere in una grotta fu alla luce portato. E per il serpente mietere alla fine fu in un corpo a portarsi. E dal serpente in azione la risurrezione portò per finire il maligno nei viventi. Il vigore negli uomini riporterà ed il maligno nei corpi a spengere porterà.

1Samuele 8,13 – E venne il Figlio a recare finalmente a stare la rettitudine nei viventi. Fu a versarla nella prigione del serpente. Il profumo recò completo portando la potenza nel cuore dentro racchiusa e del Potente l’ira portò totale.

1Samuele 8,14 – E venne del demonio a recare la fine con la forza della rettitudine di cui la matrice portò. L’Unigenito all’oppressione per il verme che c’è con una retta vita porterà colpi che sarà a finirla. Sarà della rettitudine la matrice ad uscirgli dal cuore e dentro sarà nei viventi la forza versata. Ad annunciare il dono del Potente da servo sarà a recare.

1Samuele 8,15 – Ed il seme sarà della rettitudine con la matrice a recare l’Agnello ai viventi. Sarà con la retta Madre ad esistere per l’operare un corpo/Chiesa. Ed in dono il Potente riempirà il corpo di forza che sarà in giro ad essere portata. Il Potente a servire sarà a portarsi.

1Samuele 8,16 – E l’Unigenito dalla Croce si vedrà da dentro per aiutare la forza della rettitudine ai viventi recare. Verrà dal Monte calvo alla tomba portato il Crocifisso. Sarà per la rettitudine in vita riportato. E verrà a casa dalla tomba a riportarsi col corpo. Sarà la rettitudine nella Madre ad entrare. Dal cuore la porterà dentro che sarà ai viventi a recare. Verrà nelle assemblee di viventi a portare un corpo/Chiesa che sarà rettamente a vivere al quale sarà stato riversato l’annuncio d’aver visto la risurrezione. Uscirà al serpente dai viventi il rifiuto per la rettitudine che il Crocifisso recò.

1Samuele 8,17 – Giù dell’Unigenito gli apostoli rettamente tra i viventi sono ad agire. Della risurrezione dei corpi portata al primo indicano ai viventi che dalla croce al mondo fu a riportarsi potente e per il Potente servire rifù in vita.

1Samuele 8,18 – E Questi in azione versò dalla Croce la Madre. Da dentro fu a portarla con l’acqua fuori per la perversità far venir meno. Il soffio inviato fu ai viventi in cammino della rettitudine. La Madre iniziò ad illuminare le moltitudini nelle assemblee. Un corpo integro in cammino di viventi portò per il Potente che da guaio agendo per l’angelo è. Ed al mondo venne la rettitudine dalla Madre con forza dentro a portare ai viventi del mondo per Lui.

1Samuele 8,19 – E fu per ricusarlo a portare nel mondo in azione la Madre dal serpente. Ad ascoltare dentro la voce del Risorto ai viventi reca. Di Dio reca nell’esistenza il dire. Ed il rifiuto con la rettitudine è dell’Unigenito con la Madre nei viventi in cammino. È nell’esistenza dell’Altissimo l’energia a recare.

1Samuele 8,20 – Ed uscì per stare nell’esistenza l’energia. La recò nel cammino la Madre dell’Unigenito con gli apostoli. La grazia reca con la rettitudine a tutti nel mondo ai popoli per strappare il soffio dal cuore dell’angelo (ribelle). E tra i viventi in cammino per l’energia che reca porta la forza giù di Dio col soffio che figli porta. Reca l’energia il vigore ai viventi. Vengono ai viventi il pane del Crocifisso gli apostoli a recare.

1Samuele 8,21 – Ed è l’ascolto della risurrezione ai viventi a recare. Di Dio viene la rettitudine a nascere dentro i corpi. È nel mondo ai popoli a recare la forza della parola (per cui) vive dentro l’orecchio la forza del Signore.

1Samuele 8,22 – Ed è con le parole del Signore Dio ad illuminare i viventi e Dio ascoltano dentro per la voce della Madre. E nel mondo del Re crocifisso la potenza esce per la Madre che ai viventi la potenza della rettitudine reca. Ed è ad iniziare chi vive nel corpo/Chiesa del Risorto che:
– la vita reca di Dio;
– che Dèi gli uomini sono in forza della risurrezione dei corpi (in quanto) Dio il serpente arderà negli uomini per la potente azione che sarà nei corpi a recare.

IL TEMPIO DEL MESSIA E LA CITTA’ DI DIOultima modifica: 2018-06-25T20:18:15+02:00da mikeplato
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