PESSOA E L’ESSERE INIZIATI

Schermata 10-2458395 alle 18.09.39 copy

di Mike Plato

Grande poeta e scrittore, Fernando Pessoa (Lisbona, 1888-1935) era anche un occultista raffinato. Si professava «cristiano gnostico, assolutamente contrario a tutte le chiese organizzate, e soprattutto a quella di Roma, fedele alla tradizione segreta del Cristianesimo che è in stretto rapporto con la Tradizione segreta in Israele (santa cabala) e con l’essenza occulta della vera Massoneria». Pessoa descrive se stesso nella sua opera Pagine Esoteriche, ma anche altre opere sono a matrice esoterica: No Túmulo de Christian Rosenkreutz su tutte. Il suo occultismo è considerato controverso, perché ebbe contatti stretti con Aleister Crowley, ma noi ci limiteremo ad analizzare la sua opera Pagine Esoteriche, per trarre informazioni utili non solo sulla natura spirituale genuina del Pessoa, ma anche sulla possibilità che il suo ordine di appartenenza potesse celare segreti di un certo rilievo. Egli si professava iniziato nei tre gradi minori dell’Ordine Templare di Portogallo, che tuttavia era stato soppresso – come detto da Pessoa “apparentemente” – nel 1888, anno di nascita del poeta. Era appassionato di Cabala, aveva una profonda conoscenza della tradizione teosofica e occultistica e una visione messianica della storia. L’accusa di essere anti-cristiano non regge, in quanto per sua stessa ammissione era contrario al dogma cristiano, ma non al suo esoterismo. Quindi si riteneva custode della tradizione segreta del cristianesimo, ed il fatto di appartenere ai Templari portoghesi implica che potesse aver ricevuto qualche segreto custodito proprio dall’antico Tempio soppresso nel XIV secolo. Il suo credo era: «tenere sempre a mente Jacques de Molay, Gran Maestro dei Templari, e combattere sempre e dovunque i suoi tre assassini: Ignoranza, Fanatismo e Tirannia». In primo luogo le sue esperienze mistiche. Pessoa dichiara di aver beneficiato della cosiddetta “visione astrale” e della “visione eterica”. Vedeva a momenti l’irradiazione dell’aura magnetica di un individuo e quella sua personale dalle mani, ma nell’oscurità. Dichiarava di aver visto persino le costole di un individuo attraverso i vestiti e la pelle, che considerava la visione eterica al massimo grado. Lui la spiegava non certo con un’incipiente follia, ma in termini di risveglio: «ormai conosco fin troppo bene le scienze occulte per accorgermi che vengono ridestati in me i cosiddetti sensi superiori diretti a certo fine e che il Maestro sconosciuto che così mi va iniziando, imponendomi codesta esistenza superiore, mi darà una sofferenza ben maggiore di quanto finora ho avuto e quel profondo disamore di tutto che sopravviene con l’acquisizione di queste alte facoltà. Inoltre, il sorgere di queste facoltà è accompagnato da una misteriosa sensazione di isolamento e di abbandono, che mi colma di amarezza fin nel più profondo dell’anima. Sarà quel che deve essere». Ma ancor più interessante è Pessoa laddove spiega il simbolo e il meccanismo intuitivo. Secondo lui, ciò che c’è di più alto in questo mondo parla inesorabilmente un linguaggio simbolico, capito da pochi con la vera chiave ermetica, l’intelligenza, e dai più con l’istinto che nell’uomo è l’intuizione. L’intuizione è la voce di Dio in noi, che ci suggerisce e ci mostra l’essenza celata nel guscio. È come se ci fosse in noi una parte superiore dell’anima che per natura conosce tutte le lingue e ha letto tutte le opere, o comunque conosce ogni cosa. Ciò si spiega perché un’opera è sempre proiezione di un linguaggio di uno stato dello spirito e dell’anima umana, ogni opera promana dall’anima e l’anima universale la conosce fin nei suoi minimi dettagli. Pessoa va persino oltre questo: «chissà se in questo stato prenatale, ancora fuori dallo spazio e dal tempo, non abbiamo già visto tutto, il passato e il futuro di questo mondo, sub specie aeternitatis. E così una volta in grado di risvegliare in noi questo ricordare, se non siamo noi stessi oggi traduttori invisibili, signori inconsapevoli delle opere che devono ancora nascere nel corso futuro del mondo?». Altro punto interessante della visione di Pessoa è che non sempre i misteri maggiori sono nelle opere esoteriche propriamente dette, scritte da occultisti riconosciuti. Ad es. Robert Fludd era confuso ed indigesto, mentre Shakespeare era a tal punto sublime nel suo cercare la sostanza intima del suo essere e dell’essere di ogni cosa, da entrare in possesso dei Segreti Maggiori in modo più intimo (sebbene inconsapevole) di chi li cercava come Fludd o di chi era massone come Bacone. Ne La Tempesta Shakespeare offre misteri più intimi che in tutto Fludd. E sono figurati attraverso il Bello, perché mostrano il segno di Dio sulla materia, cioè il Bello stesso. Pessoa, inoltre, opera un distinguo inusuale tra ermetici, esoterici e profani. Egli sostiene che la contrapposizione esoterici-profani è solo uno stadio. Al di sopra dei primi vi è la classe degli ermetici. Come gli esoterici divulgano i loro misteri in codice tra i profani (essoterici) così gli ermetici fanno tra gli esoterici, in quanto dotati di un livello di percezione dell’essenza di gran lunga superiore agli esoterici. In tal senso Pessoa dice qualcosa che può essere disarmante, ma non più di tanto, per chi sa e che potrebbe farlo apparire come un ateo, laddove egli non parla di Dio ma dell’idea di Dio che ci facciamo universalmente: «Dio è una creazione illusoria degli ermetici. Per gli esoterici esiste realmente, ma in realtà non esiste. Il mistero è più profondo di quanto pensiate e di quanto pensino gli esoterici. Il Mistero Magno è uno e indivisibile, più di Dio e degli angeli». Nel Mistero Magno, nell’Assoluto, secondo Pessoa, non esisterebbero il Bene e il Male. Il Bene e il Male sono solo categorie create per simboleggiare cose che in sé non contengono né bene né male. Il bene ed il male sono concetti relativi. Persino l’Intelligenza può essere un male per chi la considera nemica o per chi abbia l’interesse a dominare su qualcuno sprofondandolo nell’ignoranza. Pessoa scrive: «dell’Angelo ribelle si dice che è Lucifero, colui che porta la Luce. Per quale motivo si identifica la Luce con il Male? Perché ciò che la definisce Male è la Tenebra. Essa illumina e dissipa la Tenebra originaria, il Caos primigenio. La Luce è il Male perché distrugge continuamente il Mondo, la cui sostanza è la Tenebra». Secondo Pessoa, il Male è di due specie: il Male che è nemico della sostanza del mondo, cioè l’Intelligenza, il principio di fuga dal mondo verso l’Aldilà-Infinito; e c’è il male che è nemico del mondo ma non della sua sostanza e questo è il male puro e semplice, il male del criminale comune. Pessoa, che pur si dichiara gnostico, non menziona il Male assoluto. Se Cristo è il nemico del mondo perché è nemico della sua sostanza, c’è quel Male che vuol preservare il mondo e la sua sostanza e non può combatterlo perché lo ha creato. Questo è il Male nemico della Luce. Almeno Pessoa ammette che esiste un Dio che creò questo mondo, Dio che non è l’Essere, quel Dio demiurgico con tutta la sua corte di Arconti. Ma è anche vero che «al di sopra di tutti gli dèi e di tutti mondi, impersonale, né buono né cattivo, Intelligenza pura, priva di attributi, esiste l’Essere che noi chiamiamo Destino (Provvidenza)». È questo Essere, con il suo Messia, a non aver nulla a che fare con questo mondo e la sua essenza, ergo ne è nemico, perché la sua Luce irrompe nel sistema mondo per dissolverlo. Di qui si comprende ancor meglio quell’ama il tuo nemico del Nazareno, essendo il nemico colui dal nostro interno che cerca di liberarci dall’illusione e dalla tenebra e quindi è nemico dichiarato del mondo. È un nemico da amare perché solo Lui può tagliarci i lacci che ci tengono avvinti alla Tenebra, uccidendoci all’illusione di noi stessi…

Pessoa insisteva molto sulla giusta cripticità dei testi ermetici, che definiva persino provvidenziale: «esiste un’altra scienza, quella che non si dà mai ostensivamente, che non diventa sociale o pubblica, la scienza occulta, la magia, che voi non solo ignorate, ma che ignorerete sempre, perché siete condannati ad ignorarla per la natura delle cose… Nessuno legge i libri di scienza ermetica che sono stati pubblicati. E chi li legge li mette da parte ridendo, o li abbandona, stanco di non riuscire a capirli. È nell’essenza stessa della magia – la scienza suprema – la provvidenziale impossibilità di essere resa pubblica in quanto scienza». Secondo il poeta, l’incapacità quasi naturale di comprendere questa scienza iper-naturale va di pari passo con l’assoluta incapacità da parte dell’uomo di capire che per tutto c’è una ragione, che l’azione o il fatto più insignificante abbia una sua ragione occulta e mistica nella logica progressiva delle cose. Qui Pessoa tradisce la sua appartenenza massonica, perché il principio sottostante che lo ispira è “tutto è giusto e perfetto”. Questo principio, a onor del vero, non è un’invenzione massonica, ma affonda le sue radici in una tradizione senza tempo. È uno di quei principi che consacrano l’onnipotenza di Dio e la sua immanenza nelle umane vicende, qualcosa che va al di sopra della mera fatalità astrale. È uno dei principi chiave della Tradizione Primordiale, espresso più volte da Gesù nei Vangeli: «Non giudicate (Luca 6:36)… Non giudicate secondo le apparenze! (Giovanni 7:24)… Voi giudicate secondo la carne, io invece non giudico nessuno (Giovanni 8:15)… Chi è senza peccato scagli la prima pietra»; da Salmi 19:8: «La legge del Signore è perfetta»; da Siracide: «Stupende sono le opere del Signore, eppure sono nascoste agli uomini le opere sue (11:4); da Deuteronomio 32:4: «Tutte le sue vie sono giuste, perfetta è l’opera sua»; da Dante: «Non sian le genti troppo sicure a giudicar, così come colui che stima le biade in campo pria che sian mature» (Paradiso, XIII, 130). Se Qoelet 3:14 insegna: «Riconosco che qualunque cosa faccia Dio, è immutabile; non c’è nulla da aggiungere e nulla da togliere», gli fa eco il Libro di Siracide: «Nulla può essergli aggiunto e nulla tolto (42:21)… Non c’è nulla da aggiungere e nulla da togliere (18:3)». È un insegnamento tipicamente esseno, come mostrano gli Inni di Qumran che puntano decisamente sul carattere inesorabile del piano eterno di Dio: «Tu sei giusto in tutte le tue azioni… perché tutto si compie secondo il tuo beneplacido» (IQh I:7-8). Lo Zohar III, 99b, testo chiave della Cabala, rivela: «Tutti gli eventi che il Santo fa accadere nel mondo, sono concatenati fra loro: l’uno prepara l’altro. Non vi è cosa in questo mondo, per insignificante che sia, che non abbia la sua ora e il suo posto… Tutto ciò che esiste nella Natura è agli ordini di un capo celeste». In sostanza, nulla avviene per caso ma tutto ha un suo senso, sol che l’uomo comune non se ne avvede. La Giustizia è la legge primordiale di ogni attività che coordina e districa il Caos, distribuendo tutto con ordine ed esattezza secondo la legge del numero e della misura. Uomo giusto e perfetto è colui che vede giustizia e perfezione ovunque, anche nell’apparente caos, perché cerca di intuire la volontà di Dio e l’accetta sottomettendovisi. Il Mistero, secondo Pessoa, ha tre livelli, ovvero riguardano tre ordini di cose: 1) la vera natura dell’anima umana, della vita e della morte; 2) il modo con cui entrare in contatto con le forze della Natura; 3) la vera natura di Dio o degli dèi e della creazione del mondo. Trattasi del segreto alchimico-gnostico, del segreto magico e del segreto mistico. L’alchimia è trasmutazione e scioglimento dei vincoli che legano l’anima alla carne. La magia significa fiducia nel potere e nella volontà. Il misticismo è essenzialmente intuizione. Fin qui nulla di non già noto. Pessoa tuttavia sostiene che tanto il misticismo che la magia sono spesso vie di inganno e di errore, nonché scorciatoie per la conoscenza. L’intuizione è un atto della mente tramite cui i risultati dell’intelligenza vengono ottenuti senza l’impiego dell’intelligenza, essendo l’intuizione un ricevere dall’intimo e non un generare. Il potere magico è un’operazione mentale tramite cui i risultati di uno sforzo continuo vengono ottenuti senza uno sforzo continuo. Sia il misticismo che la magia sono ammissioni di impotenza. Il mistico sente di non avere in sé la forza di pensiero necessaria a raggiungere la verità mediante il pensiero stesso. Il praticante di magia sente di non avere in sé la forza di volontà necessaria a raggiungere la verità (o il potere) mediante la forza di volontà stessa. In sostanza, mistico e mago fanno a meno di un intelletto attivo e di una volontà attiva. Ciò non vuol dire, secondo Pessoa, che i risultati ottenuti dal misticismo e dalla magia siano erronei, ma che è difficile verificarne la bontà. Delle tre Vie Pessoa scrive: «la via magica è estremamente pericolosa in ogni senso; la via mistica, che non ha di per sé pericoli, è incerta e lenta; la via alchemica-gnostica è la più difficile e la più perfetta di tutte perché comporta una trasmutazione persino della personalità che la prepara, senza grandi rischi, anzi con le difese che le altre vie non hanno». Per quanto concerne l’Iniziazione, Pessoa fa una rivelazione non di poco conto. Nel descrivere il Tempio di Salomone che, come ogni tempio, è una sintesi dell’iter iniziatico che va dall’Atrio fino al Sancta Sanctorum, passando per il Chiostro o Camera di mezzo, Pessoa rivela che esistono due Ordini dell’Atrio (corrispondenti alle due colonne dell’Atrio) che hanno il compito di fornire le prime conoscenze di ciò che è occulto: uno è la Massoneria che conosciamo, che corrisponde alla colonna sinistra (Boaz), dell’altra (Jakin) Pessoa volontariamente tace il nome, ma di essa dice che è complementare e fratello dell’Ordine massonico. Gli Ordini dell’Atrio impartiscono l’iniziazione per mezzo di simboli (la Massoneria) o di un linguaggio simbolico (l’altro Ordine). Essi sono detentori della Formula della Soglia perché sono preparatori, introduttivi. Gli Ordini del Chiostro (Ordini alti) non impartiscono l’iniziazione attraverso i simboli, ma fornendo ai propri iniziati le chiavi ermetiche tramite cui essi possono comprendere i simboli dell’Atrio. Indicibile è l’iniziazione del Sancta Sanctorum. Più in generale, il vero significato dell’iniziazione è che questo mondo visibile in cui viviamo è un simbolo e un’ombra, che questa vita che conosciamo tramite i sensi è una morte e un sonno o, in altre parole, che quanto vediamo è un’illusione. L’iniziazione è il dissolversi graduale e parziale di questa illusione. La ragione del suo segreto è che la maggior parte degli uomini non è adatta a comprenderlo, quindi lo comprenderebbe male e lo fraintenderebbe, se fosse reso pubblico. La ragione per cui il significato è simbolico risiede nel fatto che l’iniziazione non è una conoscenza ma un’esperienza di vita e l’uomo deve dunque scoprire da sé ciò che i simboli mostrano, perché così vivrà la loro vita, senza limitarsi ad apprendere le parole con cui vengono rivelati. Per tutti gli iniziati esiste il rischio della tentazione. La prima tentazione è il Mondo, la seconda la Carne, la terza il Diavolo. Il mistico è soggetto alla prima, il mago alla seconda, l’alchimista-gnostico alla terza. Ma v’è un’altra tentazione, quella di volersi sentire appartenente ad un qualcosa, nella fattispecie una fede o un gruppo. L’iniziato deve spogliarsi di tutti i preconcetti dogmatici, di tutte le nozioni introdotte nella sua mente dall’educazione e dal costume. Egli non può e non deve passare per il portale di una sola Chiesa, bensì per i portali di tutte contemporaneamente o di nessuna. In seguito egli deve familiarizzare con sistemi religiosi di ogni genere, con diversi sistemi filosofici. Per poi giungere ad elaborare una propria visione ed un proprio sistema, costruito passo per passo con quanto ha appreso, un sistema di interpretazione dell’universo. Ed infine a cancellare persino il proprio costruito da sé. Resta fermo che la conoscenza del tutto non serve a nulla, se non si addiviene alla conoscenza di sé stessi. Cristo disse nel Vangelo di Tommaso: «se conoscete il mondo ma non voi stessi, sarete privi di tutto… Quando vi conoscerete sarete riconosciuti e comprenderete di essere figli del Padre vivente. Ma se non vi conoscerete, allora vivrete in miseria, e sarete la miseria stessa».

Pessoa, probabilmente, aveva compreso una cosa fondamentale: cosa è vero e cosa è falso? Tutto è vero e tutto è falso al contempo. Solo Dio è vero, il resto è solo la sua maya: «l’illusione è la sostanza del mondo ed è tale tanto nel mondo superiore quanto nel mondo inferiore, tanto nell’occulto quanto nel manifesto. Così quando fuggiamo dal mondo inferiore perché è illusorio, il mondo superiore non è meno illusorio; è illusorio in un altro modo, il suo proprio. Solo il Serpente (Verbo), contornando gli infiniti aperti dei due mondi, sfugge all’illusione e conosce il principio di verità». Le sephiroth o dimensioni di coscienza, descritte nell’Albero della Vita dei cabalisti, sono semplicemente sì la catena dei mondi ma anche la catena delle illusioni. Il nostro regno è l’illusione più potente proprio perché ciò che appare è mera apparenza e l’apparenza inganna. È proprio a ciò che non vediamo e non tocchiamo che dobbiamo credere un po’ di più, sempre tenendo presente che l’unica e sola verità è Dio. Sulle altre “illusioni” Pessoa dice: «la magia e l’alchimia sono illusorie, come la scienza e la sessualità che sono le loro rappresentazioni nel basso mondo. Costruiamo storie con la nostra immaginazione, in terra come in cielo. Il mago che evoca un determinato spirito e lo vede apparire in carne ed ossa può credere che questo spirito esista, ma non ne ha la prova. Esiste forse solo in quanto è stato creato. Ed essere creato non è esistere nel vero senso della parola. Esistere nel vero senso della parola, vuol dire essere Dio, ossia esserci creati da sé. In altri termini, non dipendere da niente e da nessuno». Quindi solo il creatore non creato esiste. Il Logos, creatore creato, e lo Spirito Santo non creatore e creato, sono ipostasi, quindi reali sì, ma non reali quanto può esserlo il Padre Uno. Tutte le cose sono illusione, il principio della sapienza è capirlo, ma poi occorre fare un ulteriore passo che è quello di comprendere le cose, e c’è un solo modo per farlo – dice Pessoa – ed è quello di immedesimarsi in esse, divenire uno con esse. Non si può conquistare la Verità, bisogna divenire la Verità e questo solo ad una condizione: spogliarsi di se stessi e abolire il diaframma tra soggetto osservante e il tutto-oggetto osservato. Pur ripudiando l’illusione, essa va vissuta intimamente. Tutto è verità e tutto è errore. Io sono nel mondo ma non sono del mondo. Come fare per raggiungere questo stato di coscienza? Pessoa parla di iniziazione e sostiene tre forme di iniziazione: 1) l’iniziazione essoterica, analoga all’iniziazione massonica. Il suo scopo è portare l’iniziato in condizione di accedere alla vita esoterica, quella in cui occorre penetrare simboli e segni. Pessoa definisce quello massonico il più inconsistente ed esteriore dei sistemi iniziatici, non dicendolo se non da uno che era addentro alle cose della Libera Muratoria: «l’unico fine per cui i Rosacroce istituirono la Massoneria essoterica è quello di mettere molte persone a contatto con l’aspetto esteriore della verità occulta in modo che chi si senta adatto possa ascendervi gradualmente»; 2) l’iniziazione esoterica. Essa differisce dalla prima perché è il discepolo che deve cercarla, desiderarla e prepararla dentro di sé; 2) l’iniziazione divina. Secondo Pessoa, questa non è impartita né dagli essoterici, né dagli esoterici minori, né dagli esoterici maggiori. Proviene direttamente dalle mani stesse di Colui che chiamiamo Dio. Il tipo supremo di questa iniziazione è Gesù, nel quale Dio, fin dalla nascita, ha infuso la propria essenza mutandolo gradualmente nel Cristo. Pessoa scrive: «iniziato essoterico è un massone o un discepolo minore di una società teosofica o antroposofica. Iniziato esoterico è invece un rosacroce e, concediamolo, Francesco Bacone. Iniziato divino è, ad esempio William Shakespeare. A questo tipo di iniziazione si dà comunemente il nome di genio. Quando Shakespeare ha detto: “alcuni nascono grandi, altri arrivano alla grandezza e ad altri la grandezza è imposta” ha dato, forse senza volere e pensando solo di essere ironico, la chiave delle tre iniziazioni». L’iniziazione essoterica si ferma al piano fisico, quella esoterica all’astrale e quella divina penetra nel regno dello Spirito. Tuttavia se Pessoa sostiene che l’iniziazione al regno dello spirito avviene solo una volta disincarnati , chi scrive dissente a meno che riguardo al termine “disincarnati” Pessoa non si riferisca a qualcos’altro che non l’abbandono del corpo dopo la morte fisica. In ogni modo, egli chiama questa iniziazione superiore “gnosi”. Secondo Pessoa la gnosi nasce dal conflitto tra il misticismo neo-platonico e quello cristiano, poi risolto in un amalgama sincretico che abbraccia anche la cabbala giudaica. Ciò che ne è risultato è la gnosi, un’eresia che sarebbe tanto cristiana che pagana. In sostanza, se gli gnostici sono antipagani è perché rappresentano già l’assimilazione del neo-paganesimo alessandrino da parte del cristianesimo. Rappresentano più esattamente il trascendentalismo che si oppone al materialismo in cui era caduto il paganesimo decadente. Questa eresia non è mai scomparsa, pur oppressa e osteggiata dall’esterno, e diventò segreta scomparendo dalla storia manifesta ma non da quella nascosta. Non è impossibile incontrare qui e lì tracce del suo segreto permanere, tracce che spesso cozzano contro il dogma cattolico e cristiano e in generale, seppur corredato dei suoi misticismi e ascetismi. Queste tracce sono evidenti nel segreto sapere templare (e non nella croce di Malta come ipotizza Pessoa), e nel sapere rosacroce, per poi manifestarsi (ma ampiamente velato in riti e catechismi) nella Massoneria. I massoni sarebbero gli ultimi discendenti degli spiriti esoterici che costituivano la Gnosi. Le formule e i riti massonici sono palesemente giudaici; il sostrato occulto di questi riti è palesemente gnostico. La Massoneria sarebbe derivata da un ramo dei rosacroce nella visione di Pessoa, ma anche questo è da dimostrare. Come non mi trova d’accordo sostenere che la gnosi è una corrente minore del cristismo. In realtà ne è la sua essenza, la sua natura celata. Il vangelo di Giovanni è impregnato di idee gnostiche, e parliamo di un vangelo canonico. È pur vero che l’attuale rifiorire dei sistemi occultistici ha portato in superficie quanto rimaneva in Europa della tradizione occulta della Gnosi. Quindi accanto ad una tradizione palese e letteraria si sviluppò una tradizione occulta e gnostica. Il cristianesimo si modellò a due facce, una rivolta verso la Luce (palese) che è la menzogna, e una rivolta all’ombra (nascosta) che è la verità e vera luce. Dalla prima ebbero origine tre chiese cristiane: quella di Roma, quella Ortodossa e quella Protestante. Dal secondo volto ebbe origine un’unica Chiesa, la Chiesa gnostica (oggi chiamata di volta in volta di Giovanni o di Maria Maddalena), detentrice delle chiavi dei più nascosti e sacri misteri. L’Ordine dei Templari è alla luce un ordine legato alla Chiesa di Roma, ma nel suo nucleo più segreto, nella sua ombra, era legato alla Chiesa Gnostica e può persino dirsi che molto segretamente l’Ordine combatteva la stessa Chiesa di Roma da cui poi fu annientato in combutta con il re Filippo il Bello. Pessoa rivela un segreto del Tempio: «la croce rossa è usata come simbolo generale dell’Ordine perché cristiana nel più ampio e alto dei significati. Viene però applicata sulla spalla sinistra, secondo l’uso sacerdotale, perché il lato sinistro è quello della manifestazione e della menzogna e questo impiego della croce rossa sta a significare che il Cristianesimo di cui l’Ordine fa mostra non è il Cristianesimo che pratica realmente… I due cavalieri a cavallo sono uno l’aspetto essoterico e l’altro l’aspetto esoterico della tradizione cristiana templare».

Pessoa rivela segreti molto profondi inerenti l’Ordine del Tempio. Egli afferma che l’esecuzione della condanna a morte di De Molay sulla Senna col fuoco fu un grave errore da parte della Chiesa e del Re di Francia, perché ciò scatenò su essi forze magiche tali da portare alla morte in tempi brevi di Clemente V (Papa) e Filippo il Bello (re di Francia), oltre a influenzare drammaticamente le sorti dell’occidente, cristallizzare la vendetta richiesta da De Molay sul rogo attraverso l’opposizione alla Chiesa e la sua corruzione progressiva, e generare un distacco dal Centro sacro (Melkizedek), il cui legame era garantito proprio dall’Ordine del Tempio e dal suo nucleo segreto. Pessoa sostiene, consapevole di divulgare qualcosa di oscuro e quasi incomprensibile, che Jacques de Molay, l’ultimo Gran Maestro condannato al rogo, in quel momento Adeptus Exemptus (adepto liberato), invece di passare al grado di Maestro del Tempio, passò a quello di Mago, abilitato quindi a pronunziare la “parola dell’era”, facendolo come Fratello Nero e contro la Chiesa. Nel sistema iniziatico della Golden Dawn, Adeptus Exemptus è il 18° e precede proprio il 19° di Magister Templi. Si tratta di gradi che appartengono in origine alla Rosa-Croce. Pessoa sostiene che, distrutto come Ordine esterno in tutta la cosiddetta Cristianità, l’Ordine Templare non fu distrutto internamente. E non lo fu del tutto esternamente. Venne camuffato in Scozia e dal re D. Dinis I in Portogallo. Questi trasformò l’Ordine esterno in Ordine di Cristo, sopravvivendo integro fino ad oggi, insieme all’Ordine interno del Tempio. La Chiesa Romana, che è un Ordine esterno, non ha avuto e non ha potere su ciò che riguarda lo Spirito. Pessoa spiega la croce rossa con la croce bianca al suo interno in senso di spazio e di colore. Indica, in quanto spazio, che c’è qualcosa al di là della croce (luce) e, in quanto colore bianco, l’innocenza crocifissa dei Templari. In Germania, i Templari si riorganizzarono come Rosacroce, ma solo tre secoli dopo. L’intento segreto dei Templari di trasformare la Chiesa di Roma in vera Chiesa Cattolica fallì. La prova che la Rosacroce sia l’evoluzione del templarismo sta nel fatto che ne Le Nozze Chimiche, fondamentale manifesto rosacroce, Christian Rosenkreutz porta la croce templare sulla spalla sinistra, segno certo dell’appartenenza al Tempio. Pessoa scrive: «nei libri dei Rosacroce troviamo tutte le affermazioni contenute nel neoplatonismo cristiano, sia mistiche che politiche. I libri rappresentativi dell’esotersmo rosacrociano, accanto al suo misticismo simbolista – fusione dell’emanazionismo neoplatonico con la Cabala giudaica e la gnosi Cristiana – presentano tracce assai evidenti di utopismo politico, anelito di pace ultraterrena e spirito di fraternità egualitaria… Non possono esserci dubbi che il nome del fondatore della Rosacroce, Christian Rosenkreutz, sia simbolico. Esso indicherebbe che esiste un cristianesimo rosacrociano diverso dai tipici cristianesimi ammessi. Che il Rosacrocianesimo sia non-romano, se non persino anti-romano, appare chiaro da testi espliciti come la Confessio Fraternitatis, dichiaratamente anti-papale… Ma la Rosa (rossa) Croce era la croce templare. Sembra allora che il cristianesimo rosacroce equivalga ad un probabile cristianesimo templare». Pessoa si mostra scettico sull’ipotesi dell’occultista F. de P. Castells concernente l’origine dell’esoterismo rosacroce nella Cabala ebraica, che poi sarebbe stata cristianizzata. Ci sono certo chiari elementi cabalistici, ma se la rosacroce trae origine dal templarismo, occorre poi capire se a sua volta vi era commistione tra cabala e occultismo templare. C’è l’ipotesi che la rosacroce possa derivare da entrambe le correnti esoteriche-mistiche: «dai Templari, come una specie di cavalleria cristiana trasformata in ordine interno; dai cabalisti, nell’espressione del loro peculiare cristianesimo attraverso la Cabala». Secondo Pessoa, vi sono stati falsi rosacroce e una parte minore della confraternita che remava contro. Pessoa li chiama “Trecento”. Si creò un’ombra della confraternita, nera e informe, e coloro che la costituivano cominciarono a corromperne la dottrina segreta. Fu allora che comparvero sulla scena Robert Fludd, divulgatore corrotto del sistema occulto; Francesco Bacone, suo bieco minore; e altri individui provenienti da varie nazioni che stabilirono le basi della Massoneria e ne presero da allora segretamente possesso. La corruzione consisté, come è palese in Fludd e meno esplicito in Bacone, nell’abolire la trasmutazione alchemica per ritornare alla semplice Cabala, che è appunto un inizio di comprensione del mondo, e a quei principi orientali su cui la Cabala si fonda: «i Trecento temono, sopra ogni cosa, il genio, il quale, essendo di origine superiore – origine rappresentata in questo mondo dalla combinazione di qualità animiche ed ereditarie, di educazione personale, di ambienti sociali stimolanti – è immune dalla loro azione, che è temibile ma non suprema. I poteri magici dei maligni dell’occulto, pur essendo significativi, non possono però innalzarsi al livello di quelli dei Maestri della Tradizione Sacra. Delegati e angeli, in certo modo, del Dio di questo mondo, essi combattono, con forze apparentemente soverchianti, gli esiliati degli intermondi, i figli dello spazio notturno, signori della ribellione e del risveglio, non contro Dio, ma contro la forma che Dio assume come creatore del nostro mondo». Sia il templarismo che la Rosacroce, nei loro riti, catechismi ed insegnamenti segreti, alcuni di essi confluiti nella Massoneria, puntano ad insegnare che Christian Rosenkreutz, Cristo, Hiram, ovvero i maestri uccisi, non sono altro che il Maestro Perfetto del nostro tempio interiore ucciso dai vizi (arconti), in particolare i tre assassini di Hiram che sono gli elementi di opposizione al risveglio del Sé divino: l’ambizione (desiderio del superfluo), l’orgoglio (la fede nella scienza) e la vanità (la fede nella falsa volontà egoistica). Cinque le fasi di questa iniziazione: l’iniziato deve sapere che in lui esiste una cripta dove alberga la sua anima superiore, morta in questo mondo; deve scoprirla; deve essere capace di aprirla e poi guardar bene ciò che gli appare; infine deve saper aprire il tumulo del Maestro per vederlo nella Maestà della sua morte vivente incorruttibile. Questi sarebbero i cinque punti perfetti del magistero. Attraverso essi, l’iniziato è sollevato da questa vita e già vivente l’altra, quella eterna, qui e ora. Secondo Pessoa, ritrovare la parola perduta, concetto tipicamente massonico ma non di origine muratoria, significa ritrovare l’autentica Legge umana, l’Adamo primitivo e androgino, fatto a immagine di Elohim. Realizzare in sé l’unione dei due princìpi: ecco la vera parola perduta, la vera pietra filosofale. Hiram Abif era l’uomo che avrebbe dovuto essere e non è stato per la caduta, e la sua Parola è questo destino superiore che è andato perso. Potremmo ritrovare la parola, ma non più Hiram, l’uomo primordiale, che è morto davvero. E in ciò consiste il peccato originale e la caduta conseguente nella materia, nel dualismo e nella morte. Noi potremmo disfarcene solo rigenerandoci, cioè nascendo di nuovo. Questo è il senso occulto del termine “neofita”. Ma non è facile, avverte Pessoa. Vi sono tre tipi di ostacoli: 1) subdoli, che fanno male e piegano; 2) suadenti, che stordiscono e ammaliano; 3) affettivi, che inducono a tornare indietro, come Orfeo o come la moglie di Lot che diviene una statua di sale, ovvero si cristallizza di nuovo invece di perdere materia. Il trionfo consiste nella capacità di sottomettere all’emozione superiore queste forze di attrazione, pur sapendole sentire intensamente (non sentirle significa non avere l’anima per l’ascesa). Questo percorso vittorioso è rappresentato dal simbolo della rosa crocifissa, ossia nel sacrificio dell’emozione del mondo (la rosa che è il circolo in fiore), e dell’emozione fondamentale, che costituiscono il sostrato del mondo, non come realtà, ma come prodotto dello Spirito.

 

 

 

PESSOA E L’ESSERE INIZIATIultima modifica: 2018-10-03T18:14:09+02:00da mikeplato
Reposta per primo quest’articolo