La Tradizione Primordiale secondo il Perennialismo

Sophia Perennis (trad.dall’inglese Di Mike Plato)

schuon.jpgPrimordial man knew by himself that God is; fallen man does not know it; he must learn it. L’Uomo Primordiale sapeva da se stesso che Dio esiste e lo viveva; L’uomo decaduto non lo sa e deve riapprenderlo.

Primordial man was always aware of God; fallen man, while having learned that God is, must force himself to be aware of it always.L’Uomo Primordiale era sempre consapevole di Dio. L’uomo decaduto, nel riapprendere che Dio esiste, deve costringere se stesso ad essere sempre consapevole della Divina Presenza.

Primordial man loved God more than the world; fallen man loves the world more than God, he must therefore practice renunciation. L’Uomo Primordiale amava Dio più del mondo. L’uomo decaduto ama il mondo più di Dio, e deve quindi praticare la rinuncia: o Dio o il mondo.

Primordial man saw God everywhere, he had the sense of archetypes and of essences and was not enclosed in the alternative “flesh or spirit”; fallen man sees God nowhere, he sees only the world as such, not as the manifestation of God. L’Uomo Primordiale vedeva Dio ovunque, aveva il senso degli archetipi e delle essenze, e non era intrappolato nel dualismo spirito-carne. L’uomo decaduto non vede Dio in alcun luogo, ma solo il mondo come tale e non come manifestazione di Dio

La Sophia Perenne o Tradizione Primordiale è conoscere la verità assoluta e, conseguentemente, volere il Bene e amare la Bellezza. La dottrina della Sophia Perenne tratta del Divino Principio da un lato, ossia l’Unità, e delle sue manifestazioni dall’altro, ossia la molteplicità delle emanazioni. Quindi tratta di Dio, del’Anima e del Mondo, mentre si va a distinguere in seno alla Manifestazione tra macrocosmo e microcosmo. Ciò significa che Dio comprende in Se stesso gradi e modalità, vale a dire che Egli tende a limitare se stesso in vista della sua manifestazione. Qui giace l’intero arcano di Maya, l’illusione cosmica. Quindi abbiamo prima Dio Padre contratto in se stesso, poi egli si manifesta a se stesso autolimitandosi nella proiezione dei suoi contenuti, infine riassorbe la manifestazione

Frithjof Schuon

 

La Corrente Perennialista (di Filippo Goti)

Questo mio scritto, non ha volontà di rappresentare un giudizio, e neppure di essere esaustivo attorno a quel fenomeno eterogeneo che è stato, e che è, il Perennialismo, bensì di offrire delle riflessioni critiche, verso un movimento, non movimento, che fin dagli albori si è contraddistinto per un elevato grado di autoreferenzialità, e di dogmatismo. Il Perennialismo, o Tradizionalismo anche se la prima dicitura è sicuramente maggiormente appropriata e in seguito vedremo il perchè, ha origini decisamente “moderne” e occidentali. Lungi dal rappresentare un tutto omogeneo, si è connaturato, e si connatura, come un insieme di elementi e spezzoni di difficile coesistenza, se non fossero forgiati dalla comune fiamma di giudicare la società moderna, come espressione di un degrado umano, causato da forze antagonistiche storiche e metastoriche, e la necessità di ritrovare l’autentica Tradizione capace di inspirare la nascita di una nuova società, definita tradizionale, perennamente immutabile e perfetta. Benché il termine tradizionalista sia oggi maggiormente in uso rispetto che perennialista, è bene precisare che è sicuramente quest’ultimo quello più attinente a contraddistinguere tale fenomeno. Infatti l’espressione Tradizione appare nella letteratura di stampo esoterico ben prima che fosse partorita dai perennialisti, e grazie a scrittori quali Louis Claude de Saint Martin, si legga in tal proposito i libri Degli Errori e delle verità e Tavola Naturale, di Friedrich Kleuker, il testo Magikon, e Antoine Fabre d’Olivet, I Versi aurei di Pitagora. Testi ricchi di espressioni come Tradizione Madre, Catena di Tradizione, ecc, partoriti tra la prima metà del 1700 e gli inizi del 1800, che di fatto rendono il “problema” della tradizione, patrimonio non esclusivo dei perennialisti, storicamente a noi più prossimi. E’ da ricordare come per il filosofo incognito Louis Claude de Saint Martin la Tradizione non rappresenta un’astrazione concettuale, o una ricerca di erudizione, o un’arca perduta, bensì la discesa di Dio nell’uomo, ponendosi quindi nell’alveo della ricerca ultima della Gnosi: il superamento dello stadio di ipnotismo in cui l’uomo è caduto, e che impedisce il ricordo dell’origine divina. E’ bene anche ricordare come il termine Tradizione compaia già in autori come Ficino (prisca philosophia ) che la definiva hunc perennem fontem ( questa fonte perenne ), o in Cornelio Agrippa e nella sua De Occulta Philosophia (1533), e in Pico della Mirandola (1463-1494). E’ però con i perennialisti che il termine Tradizione, assume significato di spartiacque fra ciò che è bene e ciò che è male, determinando una sorta di ossessione, che incapace di evincere il cuore pulsante di ciò che è Universale e Perenne, si scaglia con violenza, seguendo inflessioni personali o paradigmi indimostrabili, verso tutto ciò che tradizionale non è. Dimentichi che l’origine di ogni foglia dell’Albero, come il tronco stesso, è sempre riconducibile al germoglio del seme, lasciato cadere dal giudizioso contadino o dal fato, nel ventre della terra. Il sostenere che agli albori della storia umana esistesse una società perfetta, rigidamente cadenzata su ruoli e caste, ed indicare nelle lontananza da essa, le attuali imperfezione delle moderne società, senza peraltro indicare quali effettivamente fossero tali ideali comunità, e se ma siano esiste, ha come ultimo stadio quello di imprigionare l’essenza spirituale dell’uomo, e dell’umanità, in un rigido determinismo storico, frutto di speculazioni e inflessioni più vicine a quelle di un giovane studente di antropologia o sociologia, che dell’argonauta dello spirito, volto a sondare i misteri della propria mente.

Possiamo individuare come elementi fondanti del perennialismo, i seguenti punti:

1. Esiste una Filosofia Perenne, una Tradizione primordiale che l’uomo non ha generato, ma ricevuto. Questa tradizione si è incarnata agli albori della storia umana, in comunità e società tradizionali, dove ogni uomo si relazionava agli altri in base all’appartenenza a determinate caste, rappresentative dell’inclinazione o patrimonio spirituale dello stesso.

2. Le singole tradizioni altro non rappresentano che incarnazioni della Tradizione Universale e Perenne, o membra disgiunte della stessa. Il compito dell’esoterista è quello di ricercare gli spezzoni della Tradizione Universale, occultati nelle singole tradizioni, in modo da ricomporre il mosaico perduto.

3. La tradizione è aggredita da agenti e fattori riconducibili alla globalizzazione, alla perdita di valori, ed ad agenti controtradizionali che si incarnano nella società moderna, profondamente antitradizionale. Spesso tale assunto comporta che il perennialista si senta investito di una missione volta a propagandare la propria visione.

4. L’esoterismo altro non è quanto di nascosto nelle singole tradizioni, o membra disgiunte della Tradizione Universale.

E’ interessante notare come alcuni punti di questa breve individuazione dei cardini del fenomeno perennialista, fossero ad esso preesistenti in altri movimenti esoterici, come evidenziato, ma non strutturati in una volontà negatrice di ciò che adesso è, e forgiati in una visione storica e sociale della missione dell’esoterista. Elemento di interesse è come la Tradizione nel perennialismo, qui e qui non solo similare al teosofismo, assuma carattere di unico ideale divino di riferimento, estraneo, in tutto o in parte, da ogni manifestazione umana presente, ciò svilisce l’insegnamento religioso, ridotto non a ponte fra l’uomo e il divino, ma a semplice contenitore di particole di verità. Nei fatti i perennialisti attribuiscono primaria importanza alla storia, come fonte di studio e di ispirazione, e il loro approccio con la società attuale può essere definito di world-rejecting (rifiuto), presentando di fatto un rigido dualismo, che però non è riconducibile, come nello gnosticismo, ad un binomio spirito-materia o conoscenza-ignoranza, ma fra ipotetica società tradizionale e società moderna. Imprigionando di fatto l’uomo in una spirale storica di eterna, discostandosi così dallo gnosticismo che predicava il superamento di questo piano manifestativo. Per un perennialista il Centro iniziatico (simboleggiato da Agarttha) è puro, incorrotto e incorruttibile sotto il profilo metafisico e spirituale, e le singole tradizioni storiche, altro non rappresentano che i frutti nello spazio e nella storia di esso. La ricerca di tale origine spiritualmente perfetta, garantisce quella conoscenza perfetta perduta nella corruzione del tempo e degli uomini. Quindi per un perennialista, è importante la comparazione simbolica delle singole tradizioni, alla ricerca dell’essenza iniziatica. La sua ricerca opererà come il bisturi di un chirurgo tesa a separare il nocciolo metafisico dagli elementi spuri, costituiti dalle tradizioni derivate e deviate, visti come degenerescenze tumorali rispetto alla Scienza Sacra dell’Età dell’Oro. Esponenti del pensiero perennialista: Il più famoso perennialista è il francese René Guenon ( nasce a Blois il 15 novembre 1886 e muore il 7 gennaio 1951 al Cairo, dopo avere abiurato il cristianesimo a favore della religione islamica ) , professore in una scuola secondaria, e grande estensore di articoli, invettive, e testi aventi natura esoterica ( alcuni sono: la Grande Triade, Il Re del Mondo, e Il Simbolismo della Croce) . Agevolato nella sua opera, più di distruzione che di edificazione, da una prosa scorrevole e avvincente, si scaglia con veemenza contro ogni realtà esoterica occidentale, che non godesse del suo plauso, disconoscendo sia gli ambienti esoterici dove non viene ammesso ( la Chiesa Gnostica ), sia gli ambienti dove viene ammesso per poi abbandonarli immediatamente dopo essere entrato in conflitto con le gerarchie ivi presenti, e ignorando infine, ciò che poteva inficiare i dettami e gli assunti dei suoi studi: l’esoterismo rinascimentale. Per un breve momento il Guenon ebbe a sostenere che solo in alcuni rami della massoneria, era contenuta la vera tradizione occidentale, anche se va notato come per una strana legge del contrappasso gli attuali epigoni del perennialismo, oggi sostengono che è proprio la massoneria uno dei veicoli della controiniziazione. Giunto all’apice del suo rifiuto verso l’Occidente, si rifugia in Egitto, adottandone gli usi, e convertendosi all’islamismo, dimostrando nei fatti un’inflessione religiosa e politica, più che esoterica. Va però dato atto come il Guénon ha comunque un’importanza centrale nella storia dell’esoterismo. Il pensatore francese nella sua epoca riesce a fare pulizia del sincretismo letterario e culturale, che sotto la voce “esoterismo” ingloba filoni letterari e generi pseudo-scientifici, che con l’esoterismo vero e proprio non hanno niente a che fare: culto dei dischi volanti, spiritismo, fantascienza, surrealismo, ecc. Sforzandosi di dare una dignità culturale all’esoterismo, nei limiti della sua visione, e degli obbiettivi che si era posto. In pratica con rigore pseudo scientifico, ma viziato da risultati già stabiliti a priori. Edouard Schuré, che pur non impiegano nei suoi scritti il termine tradizione, tratteggia di un’età aurea andata perduta, e di come in perenne lotta vi siano forze che allontanano l’uomo da essa, e grandi iniziati che invece indicano la strada per raggiungerla nuovamente. A tal proposito si legga I Grandi Iniziati. Frithjof Schuon di origine tedesca, si è contraddistinto per le sue ricerche attorno al fenomeno religioso, in cui ha individuato una presunta unità trascendente, un’identica origine. Ha collaborato con la rivista Etudes Traditionnelles, ed ha subito l’influenza Guenoniana. I suoi lavori più famosi sono: Sentieri della Gnosi, Unità trascendentale delle religioni, Forma e sostanza nelle religioni, L’Esoterismo quale principio e via. L’influenza di Schuon è particolarmente sentita negli Stati Uniti. Ananda K.Coomaraswamy (1877-1947) di origini inglesi ed indù, inizia il suo percorso all’interno della Società Teosofica, l’incontro con gli scritti del Guenon modificano il suo rapporto con l’esoterismo. Anche se è necessario precisare il suo approccio esclusivamente da erudito, da ricercatore da biblioteca e da sofisticato pensatore. Il termine da lui utilizzato nei suoi scritti per rappresentare la Tradizione è stato Dottrina Primordiale, si è votato allo studio del Buddismo, Induismo e dell’arte islamica. I suoi lavori più caratterizzanti sono: Induismo e Buddismo, Tempo ed Eternità, e La Trasformazione della Natura nell’Arte. Titus Burckardt (1908-1984), di origini svizzere, ha concentrato la ricerca attorno a temi quali l’Alchimia, l’Arte sacra, il sufismo e le cosmologie tradizionali. A tal proposito i suoi lavori sono: Principi e metodi dell’Arte sacra, Alchimia significato e visione del mondo, Scienza moderna e saggezza tradizionale. Julius Evola, nato in Italia, (1898-1974) , dopo un giovanile interesse per la pittura, dedica la propria vita alla filosofia e all’esoterismo, abbracciando posizioni antiprogressiste. Tra il 1927 ed il 1929 anima e dirige il “Gruppo di Ur”, un gruppo di studi esoterici, e la rivista “Ur”, l’organo cartaceo. Romanticamente si ispira ad un Imperialismo pagano, ad una visione ideale e non storica dell’Antica Roma ( stato laico per eccellenza, e decisamente non incline ne alla religione ne alla spiritualità ), e indica nel progresso e nella Chiesa le cause della degenerazione occidentale. I suoi scritti di maggior rilevanza sono: La Tradizione ermetica (1931) e “Rivolta contro il mondo moderno” (1934), la Metafisica del sesso (1958), Cavalcare la tigre, Il cammino del cinabro, Lo Yoga della potenza, Il mistero del Graal (1951), Il mito del sangue (1937), Scritti sulla Massoneria (1955), Il fascismo (1964) e L’arco e la clava (1968). Ciò che emerge da questa brevissima panoramica di studiosi ed elementi, variamente ricollegabili al fenomeno perennialismo, è la loro estrema eterogeneità, e fatto alquanto raro in un qualsiasi pensiero umano, la loro capacità di trovare collante nel definire cosa non è Tradizionale, o chi non è Tradizionale, e non tanto la propensione ad elaborare una piattaforma di lavoro comune, tipica di ogni movimento, gruppo o comunità. Vi è una definizione in negativo della storia e della cultura, non tanto al fine di determinare così ciò che rimane, ma nell’escludere cosa non è, da cosa non si sa che sia. In una continua incapacità finale di definire o delimitare ciò che rimasto, che finisce per elevarsi ad altare del dogmatismo. Il perennialismo trova così radice in un’asserzione di fede, tipica più dell’uomo di religione che dell’uomo di ricerca, che si estrinseca nell’esistenza di una Tradizione Perenne ed Universale, atemporale e aspaziale, ma che nel tempo e nello spazio si è incarnata in delle società tradizionali, oggi perdute. Comprendiamo come la Tradizione è così un atto di credere o di non credere, e non tanto un’esperienza, un cambiamento di visione dettato da un nuovo rinascimento umano. In quanto se è pur vero che il contenuto esoterico, la qualità intima, è parte di un processo conoscitivo, una maturazione, di colui che da iniziato si sforza di divenire adepto, essa è qui completamente assente, assorbita dalla volontà assoluta di delimitare il il recinto del Tempio, senza chiedersi in cosa questo Tempio consista realmente, se non in una negazione ad oltranza di quanto è proposto o espresso dalla società. Tale modo di procedere, riduce oggi il perennialismo ad una coesistenza di singoli elementi, i scuole, o gruppi, saldamente uniti nella critica verso la società moderna, nell’identificazione del “male” in alcune strutture, in una violenta accusa nei confronti dello spiritualismo e del new age. Salvo poi peculiarizzarsi, in modo camaleontico, in orientamenti pagani, catari, in idealizzazioni dell’islam sciita, nel ciclo arturiano, nella saga di Tolkien, nel mito di Troia, e in studi di metafisica vedica, o esaltazione dell’anima guerriera del buddismo. Quasi a forgiare una via della spada, dove l’anima della stessa è l’anima di colui che la impugna, rivolta in primis verso l’esterno. Divenendo vittime di quel gran male che gli stessi perennialisti indicano in molteplici movimenti esoterici: il sincretismo. Ecco quindi il continuo guardare al passato, e la ricerca dei punti di rottura che hanno determinato la scomparsa di una leggendaria età aurea, in una sorta di dualismo storico e spaziale, determinato dalla forzata inclusione di un ideale metafisico in un continuo evolutivo involutivo. Vorrei porre all’attenzione come il concetto di Tradizione Primordiale, diverso dalla prisca philosophia rinascimentale, in quanto slegato dal Dio delle Religioni, e tendente a considerare il mondo storico come un effetto di cause seconde, degenerative di questa Metafisica che lo trascende, trova moderna, che poi più anziana è in confronto al perennialismo, genesi nel teosofismo, dove la Iside Svelata ( pubblicata nel 1877) di Madame Blavatsky, rappresenta sicuramente l’impareggiabile genitore. Maliziosamente potrei considerare che il malanimo del Guenon e dei perennialisti verso il teosofismo, definito come una nuova religione o pseudoreligione, sia da ricercarsi nell’invidia di colui che giungendo dopo il vincitore di una corsa ad ostacoli, ne invochi la squalifica comunque e a prescindere, per godere dell’alloro ad altri riservato. Tralasciando l’ingombrante Blavastky, per dimostrare una precedenza di altri movimenti che si sono coagulati attorno all’ideale Tradizione, vediamo cosa sostiene la fondatrice della Società Ermetica, che come ha indicato l’ottimo Faivre, ha assieme ad altri preparato il terreno al Guenon . Anna Kinsgsford ha detto: << La dottrina esoterica non è soltanto una scienza, una filosofia, una morale, una religione. Essa è la scienza, la filosofa, la morale, la religione, e tutte le altre non sono che delle preparazioni o delle degenerescenze, espressioni parziali o false, a seconda che si avvicinino o ne divergano >> . Sicuramente possiamo individuare nel perennialismo una chiara volontà di ridurre e comprendere, lo svolgersi la vita del singolo, come il risultato dell’agire di forze a lui superiori ( la storia), riducendo la missione umana o in una ricerca della Tradizione perduta, o in un asservimento alle forze controtraidizionali. Il perennialismo è una coacervo di forze di reazione non strutturate e varie verso una società contemporanea vissuta come ostile e despritualizata. Ecco quindi che in definitiva si spiegherebbe l’eterogeneità del movimento, come sommatoria di insoddisfazioni, di aspirazioni, disagi fino a collimare in un odio semplice e diretto, e che permette la coesistenza di spiritualità diverse e in se e per se non conciliabili. E’ mio interesse finale escludere qualsiasi comunanza, quale espressione di identica radice o tipo spirituale, fra il perennialismo e lo Gnosticismo, in quanto essi divergono radicalmente per il ruolo attribuito all’uomo, e il suo necessario rapportarsi con le cose tutte. Mentre l’uomo perenna lista si pone come obbiettivo ultimo la restaurazione di una società tradizionale perfetta, l’uomo gnostico si pone come unica volontà la conoscenza di se stessa, vissuta come elemento catarchico e nobilitante sotto ogni piano della sua costituzione. Il dualismo perennialista risiede fra un’espressione ideale storica e sociale tradizionale, a raffronto di un’espressione reale storica e sociale non tradizionale, mentre quello gnostico da un’eterna lotta fra luce ed ignoranza, fra il mondo dello Spirito e quello della materia, inconciliabili e in un anelito a trascendere il piano dello spazio e del tempo, comunque imperfetti e caduchi. Se nel perennialista vi è una visione circolare e a ritroso del movimento temporale, nello gnostico assume valore di necessità la rottura del moto del tempo, visto come indice di separazione dalla condizione regale perduta. A questo lavoro desidero dare una sola asserzione: Il perennialismo è una corrente moderna non omogenea e minoritaria, del movimento esoterico occidentale, che raccoglie in se frammenti politici, religiosi, spirituali, magici, uniti dal ripudio verso la società moderna, forgiati in un sincretismo delimitativo per negazione di espressioni storiche e culturale, di ciò che non è, piuttosto di ciò che è la Tradizione. Rimane una domanda, che ognuno di noi si deve porre, cosa vi à di utile per il ricercatore spirituale, nel postulato della Tradizione Universale e Perenne così come promossa dai perennialisti ? Ad ognuno di noi la risposta più consona.

 

La Tradizione Primordiale secondo il Perennialismoultima modifica: 2009-02-24T19:29:00+01:00da mikeplato
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