Nell’islamismo esiste una figura misteriosa chiamata Khidr, guida di Mosè e di tutti coloro che perseguono una via esoterica di conoscenza. Chi si cela dietro questo nome? Quali sono i segreti di cui è portatore? Da quale promordiale tradizione è proveniente?
Di Mike Plato
Scrissi qualche anno fa un articolo su Melkisedeq, affermando che il Re del Mondo non fosse affare di una sola religione, ma che il suo culto fosse presente in tutti gli esoterismi sotto nomi diversi. Uno dei nomi più sacri del Maestro Invisibile, come tramandato dalla tradizione musulmana coranica e extra-coranica, è Al Khidr (Khezr in persiano): il “Verde”. È equiparato ad un Dio della vegetazione, allusione alla resurrezione. In quanto verde, le leggende e le favole britanniche di Robin Hooh the Goodfellow, del Green Man, o persino di Peter Pan si riferiscono certamente al medesimo principio, così come quelle egizie di Osiride, il Grande Verde, e quelle alchemiche dell’Uomo Vegetativo. Nessuno conosce le origini di quest’archetipo, ma sono convinto che Osiride ne sia la base, tant’è che il nome egizio di Osiride “Wizr” e il nome persiano “Khezr” si somigliano molto in modo sospetto. Khidr è più che profeta, poichè è guida e maestro di Mosè il profeta; è immortale come Idris-Enoch, e associato spesso anche ad Elia per il tipo di vita ascetica e nomade. Peraltro, come già detto, anche nella Cabala ebraica, Enoch e Metatron rappresentano il medesimo principio. Il suo giorno, chiamato Festa di Lydda (23 aprile), è osservato ancor oggi in Turchia, la cui tradizione lo vuole come protettore dei viaggiatori, il che è in linea con la funzione traghettatrice del Melkisedeq; e come cacciatore di draghi, al modo di S. Giorgio e S. Michele. Ad Angora in Turchia esiste una cittadella collinare di nome Khidrlik (luogo di Khidr), in nome del Verde, come anche a Sinope, Geredeh, Ladik. A Betlemme in Siria, in un monastero cristiano famoso per la cura delle malattie mentali, esiste un altro importante centro di culto. I santuari di Khidr in Palestina (Nablus, Gerusalemme, Damasco) sembrano essere situati chirurgicamente nei siti crociati, il che suggerirebbe una sostituzione del culto di S. Giorgio-Michele con quello di Khidr. Questi siti sono considerati tomba del profeta, o luoghi in cui apparve spiritualmente.
Il Khidr coranico
Nella Sura XVIII del Corano, El Khidr appare come l’istruttore metafisico di Mosè, come il suo Io Sono (Sè) che lo invita a seguire la Via della giustizia, e soprattutto ad avere “pazienza”, e a non giudicare quelle volontà divine che potrebbero sembrare assurde alla mente umana inconsapevole della trama a lungo termine della provvidenza divina e dei suoi fini superiori. Mosè vuole raggiungere l’illuminazione, la terra
Il mistero di Khidr
Carl G. Jung si interrogava sul misterioso Khidr in questi termini: “La cosa strana è che Khidr non è considerato solo come un santo, ma negli ambienti mistici del sufismo assurge a divinità. Dato il rigoroso monoteismo dell’Islam, si è inclini a pensare a proposito di Khidr a una divinità araba preislamica non riconosciuta ufficialmente dalla nuova religione, ma tollerata per diverse ragioni. Di ciò, tuttavia, non è possibile addurre alcuna prova…Egli è il Verdeggiante, il viandante infaticabile, colui che istruisce e consiglia gli uomini pii, il saggio in materia divina, l’immortale” (da Simboli della Trasformazione). Jung non sapeva molto di lui, e non intuì che Khidr fosse il nome di Melkisedeq presso gli iniziati musulmani, in particolare i Sufi. Sembra che la figura di Khidr nel Corano sia apparentemente sganciata da quella di Allah, e ciò rappresenta un gran mistero dell’Islam. Tra i sunniti ortodossi, Khidr gode di una certa qual vaga popolarità. Pur essendo presente nel Corano e considerato un santo, essi non sanno chi sia, né come inquadrarlo. Lo stesso problema incontrano i dogmatici ebrei e cristiani riguardo a Melkisedeq. Mosè, nella coranica Sura 18, è paragonabile a Maometto, nel suo status di iniziato e profeta che chiede di essere istruito da un’entità sovrumana e, se è così, Khidr è ovviamente superiore allo stesso Maometto, il che suonerebbe come bestemmia per gli islamici legati alla legge ma non certo per gli esoteristi dell’Islam. In realtà i Sufi sanno che il vero Maometto è interiore, come è vero che il Cristo non è umano. Ne consegue che la scienza di Khidr sarebbe persino
Khidr, Signore della Tradizione
Khidr appare direttamente con il nome-funzione Melkisedeq in due documenti islamici: un’opuscolo conservato dal ramo nazarita-ismaelita intitolato Hafi Bab-i-Sayydna; e una compilazione del XV secolo nota come Kalam-i-Pir. Lo studioso George Vajda, autore di “Melkisedeq e la Mitologia Ismaelita”, riteneva che questi due documenti, pur risultanti da una lunga trasmissione operata dalle comunità mistico-iniziatiche dell’Asia centrale e quindi soggette ad alterazioni, risalissero all’insegnamento offerto ad Alamut, tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, da Hasani Sabba, il Gran Maestro dell’Ordine degli Ashishin, che istruirono esotericamente i Templari, durante la prima crociata, rimanendone Fratelli (HERA 54, pag. 47). Vajda riteneva che la mancata citazione di Melkisedeq nei testi canonici e ortodossi dell’Islam facesse il paio con la politica di occultazione degli ordini esoterici che veneravano il Re del Mondo. Al contrario, i due testi citati parlano di Malik Solem, il Re di Salem di Genesi. Nel Kalam-i-Pir è detto testualmente: “All’epoca di Adamo, il Mawlana Malik Solem già era…Dopo Noè, la comunità dei Ghebri, quella che si riferiva alla gente di Abramo, credeva nel ritorno di Malik Solem, come vi credeva la comunità ismailita…Zoroastro, a cui i Ghebri erano molto legati spiritualmente, era un dignitario dell’ Imam Malik Solem”. Il testo documenta l’indubbia origine iraniana dello Sciismo e dell’Ismailismo, e mostra l’associazione tra l’Ahura Mazda di Zoroastro e il Melkisedeq Re di Salem. Nell’”Hafi Bab-i-Sayydna” è rivelato: “All’epoca del Profeta Adamo, colui che istituì la comunità dei Sabei disse: «Malik Solem verrà alla resurrezione. Egli giudicherà e svelerà i misteri divini che i profeti hanno tenuto segreti durante il periodo della Legge religiosa». Nell’era di Adamo, Egli era chiamato Mawlana Malik Solem. Gli incidenti causati da Iblis (Satana, Serpente ingannatore n.d.a.) ebbero luogo nel periodo di questo personaggio…Nell’epoca di Noè, in cui il popolo è costituito dai Brahamani, il nome benedetto di Mawlana era Malik Yazdak. Sotto di lui si produsse il diluvio, e fu a Lui che Noè si rivolse per far perire il popolo con il diluvio. Egli esaudisce la preghiera di Noè e stabilisce che il periodo della Legge Religiosa (consegnata ufficialmente a Mosè n.d.a.) venisse istituito al fine di annegare tutti gli uomini sotto la Shari’a (senso esteriore delle sacre scritture, contrapposto al batin n.d.a.). Quelli che erano ciechi alla verità furono «sommersi»; furono salvati solo coloro che Dio volle. Ancor oggi il popolo di Noè afferma che alla resurrezione (Fine dei Tempi n.d.a.) Malik Yazdaq ritornerà, presiederà al grande giudizio e invierà al paradiso o all’inferno coloro che li avranno meritati. Nell’epoca di Abramo, Malik Yazdak si presenta ad Abramo con il nome Maliku’s-Salam. Nell’epoca di Mosè si manifesta sotto il nome di Du’l Qarnain, «quello dalle corna»”.
Il Re di Al-Araf
In qualità di Khidr, Melkisedeq è il protagonista indiscusso de “Il Libro dell’Uomo Perfetto”, scritto da un mistico sufi di nome Abdul-Kaim Gili intorno al 1304. È un libro estremamente prezioso, ciò dovuto alla generosità di informazioni esoteriche su quello che nel Corano viene detto “Re Potente in un soggiorno di verità ove dimorano i giusti” (Corano 54:55). Questo luogo-stato di coscienza è noto nel sufismo come Al-Araf, la méta di coloro che si risvegliano alla propria coscienza. I dormienti, per Gili, sono coloro che ignorano la vera natura delle percezioni sensibili e subiscono passivamente, come dati materiali, quei dati di cui l’uomo resta inconsapevole e di cui ignora la potenza che in lui stesso li crea. Questa condizione, questo stato di coscienza, per Gili, equivale all’Inferno, inteso come ribellione alla propria divina coscienza, poichè le si sostituisce l’asservimento all’illusione, all’oggetto e non al soggetto creatore. Ciò spiega i continui moniti di YHWH (la coscienza superiore), nell’Antico Testamento, a non adorare i simulacri e gli idoli, simboli del mondo sensibile e del corpo fisico, per volgere piuttosto verso l’Essere, il nostro vero Io. Il risvegliato e il mistico sono compresenti al creatore dei dati sensibili, il che li rende “Vigilanti” (gr. Egregoroi), “coloro che vedono la realtà per come essa realmente è”, “uomini di Al-Araf”, “coloro che hanno raggiunto la realizzazione spirituale”, “coloro che hanno visto Dio faccia a faccia prima di morire”. Al-Araf equivale al massimo stato di coscienza possibile all’uomo su questo piano di realtà: il settimo cielo-chakra degli gnostici, il 33° grado della massoneria, il Kether (primo vortice o sephira) dei cabalisti, l’Atman degli induisti. Il Vigilante, colui che raggiunge questo supremo stato di coscienza vibrazionale, è chiamato anche “Montabih” (desto) e “Yaqzan”, equivalente al termine greco “egregoros” (sono sveglio) e di “veggente” (profeta). Nell’Accademia (Casa di Vita) di Heliopolis, il Gran Sacerdote o Gran Maestro aveva il titolo di “Capo dei Vigilanti” (coloro che vedono) e “ Ur-Mau” (Capo degli Astronomi). Il grande Giuseppe, figlio di Giacobbe, acquisì questa carica che corrispondeva a vicerè (Visir) d’Egitto. Gesù stesso, manifestazione vivente del Leader dei Vigilanti, consiglia: “Ciò che ho detto a voi vale per tutti: siate vigilanti” (Marco 13:37).
Il termine islamico “Yaqzan” spiega la parola misteriosa che si trova nel Libro dei Segreti di Enoch 71:35 : “Quel Melkisedeq sarà sacerdote e re nel luogo Achuzan, il centro della terra”. Nell’ipotesi probabile che il Libro dei segreti di Enoch sia di estrazione essena, ciò proverebbe una voltà di più lo stretto legame tra le antiche dottrine iranico-zoroastriane e la dottrina della Comunità del Mar Morto; proverebbe anche la probabile origine iranica del Re del Mondo e della sua suprema Tradizione. In effetti, Achuzan è la “terra dei Vigilanti” (Yaqzan), la vera “terra promessa” di Mosè, la Gerusalemme Celeste (Salem) di cui in Apocalisse 21. È un “luogo-non luogo”, una diversa vibrazione di coscienza che permette di vedere ciò che non può essere visto e di vivere in una regno superiore. Questa è Al Araf, la terra degli “uomini dell’invisibile” (rijal al-ghayb), ove nessun peccatore può accedere, ed in cui i Vigilanti riconoscono un solo sovrano: Khidr. Nel “Libro dell’Uomo Perfetto”, Khidr dice di sè: “Io sono la realtà trascendente, sono quel tenue filo che la rende vicinissima. Sono il segreto dell’uomo nel suo atto di esistere, e sono quell’invisibile (Dio nascosto n.d.a.) che è l’oggetto dell’adorazione…Sono lo Shaykh della natura divina e sono il guardiano del mondo della natura umana. Mi faccio rappresentare in ogni concetto e mi faccio manifestazione in ogni dimora. Mi epifanizzo in ogni forma, e faccio apparire un segno in ogni sura. Il mio caso è di essere l’esoterico, l’insolito. La mia condizione è di essere lo Straniero, il viandante. La mia Dimora stabile è la montagna di Qaf. Il mio luogo di sosta è Al-Araf. Sono colui che è di stanza alla confluenza dei due mari, colui che si tuffa nel fiume del Dove (il Nasut, le dimensioni dello spazio sensibile n.d.a.), colui che si abbevera alla sorgente della sorgente (Lahut, il divino n.d.a.)…Sono il bagliore delle coscienze. Sono il desiderio dei cercatori. Non arriva a me e non trova accesso presso di me che l’Uomo Perfetto, lo Spirito che si è con me ricongiunto, poiché in verità Io sono lui e lui è Me. Quanto a tutti gli altri, il mio rango è molto al di sopra del soggiorno ove hanno preso dimora. Costoro non hanno alcuna conoscenza di me; non vedono di me alcun vestigio. La loro credenza dogmatica, invece, prende forma per essi in qualcuna delle forme religiose professate dagli uomini. Si parano del mio nome; dipingono sulla loro guancia il mio emblema…L’emblema di colui che arriva fino a me è celato nella scienza della potenza creatrice, l’alta conoscenza ne è involta nella scienza dell’essensificazione delle Essenze”. È da segnalare che una frazione del sufismo sciita duodecimano identificò Khidr con l’Imam nascosto, colui che congiunge Cielo e Terra, l’intermediario tra l’Uomo e l’Altissimo: esattamente il ruolo dello Spirito Santo e del Logos, il ruolo atavico dei Custodi di Pace e Giustizia
Il Vertice della catena iniziatica