di Claudio Lanzi
Il termine italiano corona proviene dall’omonimo latino e dal greco korone che vuol dire curvatura ma, stranamente, anche… cornacchia, chissà, forse per il tipo di volo circolare ad ali aperte che spesso le cornacchie fanno nel cielo, o forse per il becco giallo ricurvo, duro come un corno (v. radice ker). Corno deriva invece sia dal latino cornu che dal greco kèras. Entrambi gli etimi si rifanno forse alla radice indoeuropea ker. Gli studiosi di etimologia pretendono, forse a ragione, che anche il termine coro che deriva dal latino chorus e dal greco choròs (col senso di danza in tondo accompagnata da canto) derivi dalla stessa radice indoeuropea.
La famosa corona-calotta sulla testa di Merlino che presiede poi a tutti i cappelli conici di maghi e streghe è assai simile a quella dell’egizio Ptha e stranamente anche a quella dei flamini romani. E’, di certo un collegamento perenne con i cieli che ha una vesta più di tipo magico-sacerdotale che regale. Le punte delle corone sono spesso come i raggi del sole. E ovviamente possono essere radianti o fiammeggianti (raggi dritti, triamgolari o a forma di fiamma) Anche la corona di spine di Cristo ha le punte ed è contraddistinta da una doppia radianza. Una radianza interna che porta allo sprigionamento del sangue ed una esterna. Il sangue di tale corona è, nella liturgia cristiana, sangue dell’Agnello sacrificale. Alchimicamente è un particolare esempio di corona rossa. Nell’albero sephirotico Kether, la corona, è in cima all’albero sephirotico, sottostante esclusivamente all’ineffabile Ain Soph, ed esprime la cima del tempio celeste, sorretto dalle due colonne della giustizia e della clemenza. La doppia corona egizia o “pshent” mostra la corona bianca incastrata sulla rossa. Se il significato antropologico è quello della riunione dei due regni (alto e basso Egitto), in senso simbolico rappresenta l’unione, il completamento e il governo dell’Opera. Il serpente si erge sulla corona e supera il cerchio che circonda il cranio mentre il cappello a forma di bocca di pesce punta verso il cielo. Tale ultima forma di corona sarà poi ripreso dai vescovi cristiani. A proposito di radianze ricordiamo che anche la corona tibetana ha 5 punte o radianze, tese a rappresentare i 5 Dhyani Budda (o Buhha che verranno). Emblema splendido della radianza della corona è quel particolare diadema piumato degli indiani d’America. Piume come raggi solari, come volo e come identificazione celeste. Per scendere ad un livello assai comune nel nostro occidente e ormai alquanto pasticciato, non dobbiamo dimenticare che anche i chakra sono corone, con tanti petali rappresentati dalle sillabe sacre. Ci richiamiamo a questo proposito a quanto detto da Nuccio D’Anna nel precedente incontro sul simbolismo della rosa e del rosario.
Non dimentichiamo infine le quattro più grandi corone… di cui dispone l’umanità:
1) La corona delle dodici stelle sapienti che adorna Maria.
2) La corona celeste o grande corona-anello dello lo zodiaco
3) l coro di esseri umani o di angeli o di santi che si riuniscono nel canto delle gerarchie celesti e che rappresentano una corona vivente.Tale corona è caratteristica del simbolismo di molte tradizioni oltre a quella cristiana e la troviamo nei sia “mandala” indo-tibetani, come ne “paradisi” raffigurati nei battisteri e nelle cupole cristiane.
4) La corona-piazza centrale della città, dove si sviluppa il vortice della potenza divina e l’omologia con li vortice celeste (Siena, con il suo Palio è un esempo classico di tale simbolismo).
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Corno
è segno di elevazione, di potenza. Amon Ra, Apollo, Giove, e tanti altri dei o dee, in determinate “manifestazioni” della loro potenza hanno le corna. Corna lunari o corna solari.
In genere quelle bovine appartengono al regno lunare e quelle arietine a quello solare (anche in parziale corrispondenza con i segni zodiacali e alchimici). Alcuni animali realmente esistenti ed altri immaginifici o comunque mitologici, hanno un solo corno. Fra questi il rinoceronte che, nella cultura africana è spesso legato ai miti della fertilità ma, nelle leggende mediorientali come in quelle occidentali il più famoso è sicuramente l’unicorno, con la sua spirale eburnea che si rastrema in alto e che ha creato infinite leggende sia sulla purezza che sull’inverecondia. Inoltre ha una caratteristica particolare: il suo corno si restringe attraverso un percorso spiraloide. Ciò ha dato luogo a molte ipotesi paraspirituali sui rapporti fra “energia” ascendente e corno, inteso come elemento meta-fallico che nasce sulla fronte dell’animale. “Et exaltabitur sicut unicornis cornu meum” (in seguito alla conoscenza) recita il salmista. La furia dell’animale che attacca con le corna basse (cervo, toro) è sempre stata accompagnata alla virilità e alla potenza guerriera.
Primi fra tutti sia i Galli come i Vikinghi indossavano elmi cornuti. Le grandi corna di cervo o d’alce, con la loro vegetazione arborescente, erano spesso corredo degli shamani. In tali vesti, le corna ramificate si collegano ad una natura primitiva, a metà strada tra il vegetale e l’animale, dove l’estendersi della ramificazione verso i cieli, prolifica la potenza, come una raggiera, ma soprattutto come le radici dell’albero cosmico, in ogni direzione, e si riallaccia alla radianza della corona. Un aspetto particolare delle corna decidue del cervo è la loro connessione alla ciclicità dell’anno. Il loro cadere e rinnovarsi annualmente ne fa un simbolo solare per eccellenza. Proprio per questo fra le corna del cervo nella leggenda di S. Placido, compare una croce salvifica e il cervo cacciato diviene da animale selvaggio, legato alla sessualità e alla terra, animale salvifico, guida e emblema solare. Sulle ragioni delle differenze fra corna solari (ariete) corna lunari (toro), vorrei metterne in luce una d’ordine principalmente geometrico. Le due fasi lunari intermedie hanno infatti la forma di doppio corno bovino. Forse anche per questa particolarità erano collegate ad Iside sotto l’aspetto di Vacca celeste. Ovviamente tali corna lunari che, con la loro doppia curva indicano un ciclo ascendente e discendente, sono rappresentative della fertilità e del ciclo mestruale. Ma, nel contempo le corna sono anche simbolo fallico per eccellenza, duro e penetrante e si relazionano (Bibbia) con la potenza divina. Non per nulla Mosè, disceso dal Sinai, viene descritto come aureolato di corna radianti. E la mitologia greca ci ricorda che la capra Amaltea che allatta Giove, perde un corno e lo stesso viene da Giove trasformato in corno dell’abbondanza, rivolto verso l’alto. In fondo, se proseguiamo la curvatura delle corna ai lati della fronte, otteniamo un grande cerchio sopra la testa. Un compimento, una sovracorona. Un aureola.