Il blog di XPublishing -Mike Plato

IL GIURAMENTO DEGLI EROI

CRISTO CAVALIERE IN AUTO-GIURAMENTO

L’INVESTITURA A CAVALIERE DELL’ANTICA TRADIZIONE DA PARTE DELLA SOPHIA-MELKIZEDEK: TU SARAI SACERDOTE E GUERRIERO IN ETERNO SECONDO L’ORDINE DI MELKIZEDEK

 

IN QUEST’EPOCA DI SMARRIMENTO GLOBALE, IN CUI L’UMANITA’ E’ ORMAI ALLA DERIVA, SEMPRE PIU’ LONTANA DAL CENTRO MISTICO, AVVERTO LA STESSA SENSAZIONE CHE FU DEL MAESTRO QUANDO VEDEVA LE FOLLE E NE AVEVA COMPASSIONE PERCHE’ ERANO PECORE SENZA PASTORE. LUI STESSO MI HA DETTO, CHE ORA NON SOLO SONO SENZA PASTORE, MA LE LORO FALSE  GUIDE LE DIVORANO. E’ TEMPO QUINDI CHE I CAVALIERI, I GRANDI DIFENSORI , RIEMERGANO DALLE CENERI DEL TEMPO E INIZINO LA LORO MISSIONE. RICHIAMO TUTTI GLI UOMINI DI BUONA VOLONTA’ A RISPETTARE L’ANTICO PATTO SIGLATO 2000 ANNI FA, E A TENERSI PRONTI PER L’ULTIMO DEFINITIVO ED ETERNO PATTO CHE SARA’ SIGLATO CON DIO FRA NON MOLTO. PER L’INTANTO, GIURIAMO DI SERVIRE LA LUCE AL MODO DEGLI ANTICHI CAVALIERI…E VIGILIAMO PERSEVERANDO.

NON V’è BISOGNO DI FARE QUESTO GIURAMENTO INNANZI AD UN CONSESSO UMANO O AD UN ORDINE, PER QUANTO NOBILE SIA. ALZARE LA SPADA E GIURARE DI RISPETTARE IL PATTO CON DIO, CONSACRARE LA PROPRIA VITA AD UN ALTO IDEALE, NON CHIUDERSI IN UNA VITA STERILE E SENZA FRUTTI, RINNEGARE SE STESSI SACRIFICANDO LA PROPRIA VITA, PROMETTERE DI SOLLEVARE IL MONDO E SOSTENERE GLI SCHIAVI DELLE TENEBRE, IMPEGNARSI PER LA RESURREZIONE PROPRIA ED ALTRUI, TUTTE QUESTE COSE DEVONO ESSERE UN DOVERE DI CHI PUO’, E IL GURAMENTO DEL GUERRIERO DEVE ESSERE UN FATTO PERSONALE TRA CIASCUNO DI NOI E DIO, COME DISSE IL MAESTRO QUANDO CI INSEGNO’ CHE IL RAPPORTO TRA NOI E DIO VA SVILUPPATO NEL SEGRETO. MA NON TUTTI POSSONO E VOGLIONO E, SU QUESTO, ANGELO CICCARELLA HA RAGIONE. IN OGNI CASO E’ DIO E SOLO DIO DENTRO DI VOI CHE PUO’ BENEDIRVI E INVESTIRVI.

 

 

Giuramento dei Vigilanti dell’Hermon (ricostruzione dal Libro di Enoch)

 

 

Il giuramento dei Vigilanti discesi sul monte Hermon (montagna del giuramento) è l’archetipo di tutti giuramenti sacri successivi, il giuramento cui tutti gli Ordini sacri si sono conformati:

Allora Semeyaza, il loro leader, disse a tutti loro: “Forse voi non siete tanto valorosi da compiere quest’impresa, ed io sarei l’unico responsabile della vostra caduta”. Gli angeli allora giurarono in coro: “Giuriamo che non ci pentiremo di aver condotto a termine il nostro disegno, e non recederemo dal nostro proposito di essere discesi in questo mondo per combattere le schiere nemiche dell’Altissimo Padre. Combatteremo le Tenebre fino alla Fine del Tempo”.

 

 

Giuramento del Cavaliere Arturiano (dal film Dragonheart)


Dentro il cerchio della tavola,
sotto la sacra spada,
un cavaliere deve giurare di obbedire
al codice che è senza fine,
senza fine come la tavola,
un anello legato all’onore.

Un cavaliere giura di essere valoroso,
il suo cuore conosce solo la virtù,
la sua spada difende gli inermi,
la sua forza sostiene i deboli,
la sue parole dicono solo la verità,
la sua ira abbatte i malvagi.

Il giusto non può morire,
se un uomo ancora ricorda,
le parole non sono dimenticate,
se una voce le pronuncia chiare,
il codice per sempre riluce,
se un cuore lo conserva splendamente.

 

Giuramento del Cavaliere Templare

“Cavalieri, scudieri, servitori, che la pace del Signore, promessa agli uomini di buona volontà, sia con noi. In questo luogo angusto e santo, in suo nome, noi vedremo pronunciare, da labbra pure e con umile fierezza, il Giuramento del Templare che i Poveri Cavalieri di Cristo fecero nel momento più sacro della vita Templare. Signore che spieghi i cieli come una tenda di luce, Signore che fai dei fulmini i messaggeri della tua maestà, davanti il tuo sacro altare, dove s’adempie la sublime immolazione, noi leviamo alta la spada della luce, per depositarla ai piedi dell’altare come testimonianza del nostro giuramento. Signore Dio delle armi, noi lo giuriamo per il Cristo, giammai contro il Cristo, per la difesa del Vangelo, per la guardia dei pozzi, per la verità, per la giustizia. Contro gli oppressori, contro i mietitori di scandali ed i corruttori dell’innocenza, contro la menzogna liberata, contro i traditori delle fazioni e dei partiti. Noi giuriamo di impegnare la doppia spada: quella d’acciaio levigato e quella della parola splendente e fulminante. Giammai noi attaccheremo per primi. Giammai noi provocheremo per primi. Tre volte noi sopporteremo l’ingiuria. Tre volte noi ignoreremo il disprezzo e la menzogna. Ma quando la spada brillerà nel sole come un colpo di chiarore, tuoneraà la parola. Allora poi non indietreggeremo di un solo passo, non taceremo che dopo il silenzio dell’avversario. Davanti ai ranghi angelicati, nostri compagni d’armi, noi lo giuriamo al Cristo, Re della gloria. Chiunque rinnegherà questo giuramento, sarà per noi e per gli angeli, rinnegato. Niente per noi, Signore niente per noi, ma per la sola gloria del Tuo nome.  Perchè sebbene camminiamo nella carne, non combattiamo secondo la carne; infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le fortezze del Male che alberga nei cieli” (2 Corinzi 10, 3. -4). CERIMONIA D’INVESTITURA Quando almeno la maggioranza del Capitolo era favorevole all’entrata nell’Ordine del postulante, il conduttore del Capitolo diceva la formula di rito, cioè:  “Cari ed amati fratelli, la maggioranza del Capitolo ha stabilito che il postulante può essere ammesso nella Casa. Se qualcuno di voi ha qualcosa da dire in contrario parli subito davanti a noi”. Se non c’erano motivazioni contrarie (e di solito era così), il Capitolo sceglieva tre cavalieri fra i più saggi e pazienti, che venivano introdotti nella stanza dove il postulante era stato chiuso, gli ponevano delle domande sulla sua volontà ad entrare nell’Ordine e lo mettevano in guardia sulla durezza della Regola e sulle privazioni alle quali andava incontro. Se il postulante, di fronte a tutti i chiarimenti, rinunciava, era libero di andarsene indisturbato, ma se accettava, veniva fatto di nuovo entrare alla presenza del Capitolo e da questo momento non poteva più tirarsi indietro. Quindi la discussione nella camera attigua a quella del Capitolo non era una semplice formalità: se il postulante accettava, non poteva più, in alcun modo, ritirarsi. Quando il colloquio nella stanza attigua a quella del Capitolo era terminato, i tre templari rientravano nella sala capitolare, e riportavano le risultanze del colloquio agli altri cavalieri. Quando la relazione era terminata, chi conduceva il Capitolo chiedeva, per l’ultima volta, se doveva far entrare il postulante: ricevuta risposta positiva, il postulante veniva ammesso alla presenza del Capitolo. Si inginocchiava davanti a chi conduceva l’Adunanza dicendo la frase rituale:  “Mio signore, sono qui venuto, avanti a voi ed all’intero Capitolo, ad implorarvi per la Maestà di Dio Nostro Signore e per la Nostra Signora di accogliermi nella casa, accettandone tutte le regole ed i benefici”. AVVERTIMENTO AL POSTULANTE A questo punto il conduttore del Capitolo si alzava e recitava una formula rituale, molto bella e nello stesso tempo di grande effetto, che era:  “Fratello, voi chiedete molto, poichè del nostro amato Ordine, come di una quercia, non vedete che la parte esterna, la corteccia. La corteccia che voi riuscite a vedere sono i nostri cavalli, le nostre armature, i nostri mantelli e i nostri pasti, e perciò credete che tutto ciò sia bello e che starete bene. Ma voi non immaginate nemmeno sotto la corteccia di quest’albero quali durissime regole vigono all’interno del nostro amato Ordine, voi che siete un signore dovrete far da servo agli altri, perchè d’ora in avanti non potrete più fare i vostri comodi: se vorrete dormire sarete svegliato, se vorrete mangiare vi dovrete alzare e sarete comandato altrove, se vorrete essere sveglio vi si comanderà di dormire, se volete digiunare vi sarà comandato di mangiare, se vorrete andare in terra di Acri vi si manderà ad Antiochia, se vorrete rientrare a Sion sarete inviato in Francia o in Inghilterra, se vorrete andare da una parte vi si manderà da quella opposta e voi non potrete domandarne il perchè, tutte le dure parole di rimprovero che avrete dovrete sopportarle in nome di Dio. Se così volete, alzatevi a fate un passo avanti” Allora il postulante si alzava e andava a porsi proprio davanti a chi conduceva il Capitolo. A questo punto veniva domandato al postulante se era in buona salute, se aveva moglie o fidanzate, se aveva debiti e così via. Se egli rispondeva in modo consono a tutte queste domande, faceva una serie di promesse che andavano dalla fedeltà all’Ordine a quella in Maria Vergine, fino alla promessa di difendere, in nome di Cristo, i luoghi santi anche al prezzo della vita. A questo punto, tutti i presenti intonavano il Te Deum, e chi conduceva il Capitolo diceva testualmente:  FORMULA D’INVESTITURA “In nome di Dio e della Nostra Signora noi ti ammettiamo a tutti i benefici della casa, promettendoti la nostra fratellanza e il nostro aiuto, ma anche molti combattimenti, molta pena e molto lavoro”.   CHIUSURA AMMISSIONE Dopo di questo, veniva intonato il salmo  “Ecce quam bonum et quam iucundum est habitare frates”,  cioè “quanto è bello e giocondo abitare tutti insieme come fratelli”. La cerimonia finiva così, e una campana accoglieva con i suoi rintocchi l’ammissione del nuovo fratello.

 

 

Giuramento dei Lanterna Verde

È questo il giuramento che ogni Lanterna Verde deve recitare nel momento in cui riceve l’anello del potere dai Guardiani dell’Universo di Oa o dalla precedente Lanterna Verde

Nel giorno più splendente, nella notte più profonda
nessun malvagio sfugga alla mia ronda
quindi colui che nel male si perde
si guardi dal mio potere, la luce di Lanterna Verde.

 

 

Giuramento di Musashi

Vissuto nel XVII secolo, è stato il più grande Samurai di ogni tempo, e uno dei più grandi guerrieri nomadi della storia di questo pianeta. Praticamente auto-didatta, non legato a nessun maestro e a nessun padrone, più un ronin che un samurai, di fatto un monaco-guerriero solitario, sviluppò uno stile assolutamente originale e personale che, unito al suo amore e dedizione quasi fanatica all’arte della spada, al suo spirito guerriero e alla sua forza brutale, gli consentì di vincere tutti i duelli della sua vita, anche con quello che era considerato il più grande e raffinato samurai del Giappone (Sasachi Kojiro). E’ certamente il simbolo del Cristo-Michael-Artù, il Signore della Spada, tanto più che il suo nome, SHINMEN MIYAMOTO MUSASHI (il suo vero nome era Takezo), è un nome assolutamente messianico. La SHIN, detta il dente, è la lettera ebraica del Cristo, ovvero della scintilla-fuoco in noi. MUSA è il nome che gli arabi davano a Mosè. La sua storia è narrata da Eiji Yoshikawa, e presenta indiscutibili elementi messianici:

“Takezo, ora che sei rinato, hai bisogno di un nuovo nome, ti chiamerai Miyamoto. Cambierai anche il prenome. Leggerai gli ideogrammi del tuo nome in modo da leggere Musashi e non più Takezo. Tutto conviene sia nuovo, dato che sei rinato….E Musashi disse, posando la mano sull’elsa: “Sono morto e rinato. Giuro di fare risoluti passi in avanti sulla via della conoscenza e della perfezione, ho appena imboccato la strada che intendo percorrere. Ora posso fare assegnamento solo sulla mia spada. Vivrò a norma della sua legge, la  considererò come la mia anima. Imparando a padroneggiarla, cercherò di migliorare me stesso, onde divenire un migliore e più saggio essere umano. Io seguirò la Via della Spada (Kendo) e non avrò alcun maestro. Io sarò maestro di me stesso, lo giuro”.

 

Musashi usava la doppia spada, simbolo della spada a doppio taglio che esce dalla bocca del Cristo in Apocalisse

 

E COME ACCADE DA QUANDO E’ INIZIATO IL MONDO, COLUI CHE IN QUESTA ERA RIUSCIRA’ NELL’IMPRESA DI ESTRARRE LA SPADA DALLA DURA ROCCIA DEL COCCIGE, SARA’ RE DEL MONDO


Ma non si giunge a questo se non si parte dal Giuramento. E in questi tempi, ove nessun Ordine di Melkizedek è manifesto, occorre giurare solennemente nella solitudine e nel segreto
IL GIURAMENTO DEGLI EROIultima modifica: 2010-04-25T19:52:00+02:00da
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