GNOSIS e MONDO MODERNO

di Giuseppe Lampis

L’uomo, protagonista della creazione

Per la coscienza gnostica lo sforzo teso a dare un senso alla creazione equivale a proporsi quali nuovi creatori.

L’intera creazione è manifestazione di spirito e di significato; per questa ragione non si può dare un senso nuovo alle cose senza con ciò stesso ricrearle. Eppure nessuno potrà conferi­re senso nuovo al Principio, potrà solo scoprirne sensi riposti, in questo unendosi alla fonte spirituale originale. Sicchè l’affermazione che l’uomo spirituale sia della stessa natura di Dio vuole dire, per la gnosis, che egli coopera con la creazione.

dore_ipocritiCi troviamo qui in presenza del motivo, molto arcaico, di una revisione della cosmogonia, collegata con la nascita dell’umanità per opera di un demiurgo trickster.

In vari miti arcaici l’antagonista di Dio si contrappone non tanto perché titolare di un altro principio ontologico, quanto piuttosto per una pretesa, per un atto di insubordinazione, per uno scatto di volontà. Con questa rottura dell’ordine è introdotta l’umanità.

La rottura (che è il modo nel quale si presenta la nuova coscienza dell’uomo) esige una riformula­zione della sintesi, per ristabilire il senso del dramma. Sul piano simbolico, una revisione della cosmogonia equivale a rifare o completare la creazione. Ripensare il mondo  soprattutto nel caso in cui il mondo è prodotto dello spirito equivale dunque a rifare il mondo.

In forza di questo motivo, quando ci troviamo di fronte alla dottrina di una nuova interpretazione del mondo, dobbiamo ritenere che questa trascini con sé un intero com­plesso di idee, a partire dal suo ethos dualistico sotteso.

In breve, che l’uomo cerchi di capire, interpretare, decifrare e svelare i segni del cosmo alla fin fine mostra che egli sta richiamando a sé un potere cosmogonico. Infatti, assumersi il compito di spiegare il mondo comporta il potere di ordinarlo. L’uomo gnostico, spiegando il mondo, ne risolve il problema fondamentale.

Si trovano miti arcaici in cui prende forma un vero e proprio soggettivismo della Negazione. In essi si assiste al costituirsi di una figura soggetto del Male mediante la contrapposizione al creatore di un avversario via via più deciso. Ora, è documentabile che tale avver­sario assuma le caratteristiche di un demiurgo trickster il quale si metta a collaborare con la creazione o la turbi, inaugurando con ciò la condizione attuale dell’umanità. (I documenti riguar­dano gli scenari mitici dei subartici, dei paleosiberiani  Chukchee  e di altri, fino agli Americani del nord, e si può guar­dare anche al Loki germanico e al Prometeo greco.)

L’indipendenza dal creatore primario di questo tipo di soggetti (il Corvo, il Coyote ecc.) non ha statuto ontologico bensì è figlia di una pretesa, di un’autonomia millantata, e in fondo di una rivendicazione (v. Ugo Bianchi, Il dualismo religioso, 1983, 59). Connessa con una rivendicazione, essa acquista quasi uno statuto di autocreazione a fondamento etico volontario. Quasi che l’indipendenza del candidato alla messa in atto della creazione dipenda dal successo di una insurrezione o comunque dalla vittoria in un conflitto (v. Mircea Eliade, La nostalgie des origines, 1971, 281).

Ne risulta, naturalmente, che la sfera dell’essere rotto e precario ricada sotto la giurisdizione dell’avversario del dio creatore primario. Inoltre, ricorrono le ben note associazioni simboliche secondo le quali l’umanità attuale appartiene a una subcreazione antagonista, incoerente e malvagia, mentre il dio originale è buono e quando l’umanità stava con lui godeva della non morte, del non lavoro, della non scissione sessuale.

La relazione stretta dell’umanità attuale con l’avversario del creatore la porta a essere coinvolta nell’insurrezione, nella menzogna, nel pericolo di una condizione negativa. La stessa auto­nomia etica, ovvero la libertà, si configura intrinsecamente separatista e dualista. Il rifiuto della creatura di riconoscersi seconda e di sottomettersi rompe l’ordine, la colloca su un fronte contrapposto al dio buono, apre una creazione alternativa bizzarra, incoerente e malvagia, e inaugura l’umanità attuale con i suoi limiti evidenti.

Ètuttavia inquietante che si configuri insurrezio­nale il fatto stesso di proporsi in veste di soggetti volenti e soggetti collaboratori con l’attività creativa. Tanto il creare è atto di qualità divina che anche il collaboratore con la creazione non può non essere un dio; il collaboratore non è solo un potenziale rivale del dio supremo, è un suo avversario esplicito.

dore_paradisoSembra che l’umanità non possa non cadere in una trappola spaventosa: di fronte al male di vivere, se ne cerca un senso pretende con ciò stesso di ergersi a collaboratrice con la creazione e finisce per collocarsi in alternativa precisamente al depositario del senso che sta cercando. Il male, così risulta, entra in scena per la pretesa umana di cercare un senso alle cose.

Inoltre, l’uomo che fa discendere il dramma della rottura da un No primordiale (da un Due primordiale), si colloca su un piano inclinato che lo porterà a precipitare nella autocomprensione di sé come Male.

Dobbiamo chiederci se tutte le parti di questo complesso si tengano inevitabilmente insieme: se l’esperienza del dolore riporti alla Negazione pri­mordiale e se la ricerca di un senso del dolore si collochi in un quadro di insurrezione etica. E dobbiamo rispondere affermativamente: la ricerca avviata dall’umanità è un’insubordinazione cosmica che innesca l’elaborazione del mito dell’antidio in cui essa stessa finisce per riconoscersi.

La comparsa del demiurgo trickster rivale del dio buono è già segno di un avvitamento nel circolo vizioso dove l’inquietudine e la ricerca sono insieme causa e effetto della condizione di separatezza e, in ultima istanza, dell’appartenenza alla sfera del No primordiale, la sfera all’origine del Male.

Che l’uomo cerchi di capire, interpretare, decifrare i segni di Dio conduce alla clamorosa rivelazione che egli stia, con ciò, richiamando a sé la pretesa di un potere cosmico e che stia assumendosi il potere di una nuova creazione. Anche il semplice voler collaborare viene smascherato essere un volersi innalzare a un ruolo originale segnato dalle stigmate della rivolta suicida. Infatti, ogni creazione alternativa  titanica, demoniaca, demiurgica, luciferina  è votata alla nullità.

Proviamo adesso a spingere l’analisi ancora più a fondo. Ogni creazione alternativa si rivela malvagia non in quanto semplicemente alternativa ma, a ben vedere, proprio in quanto è una creazione. La vera alternativa, la vera introduzione dell’altro, del due, della separatezza, sta già nell’atto creativo, nell’originare. Ecco che, per questo motivo, gli affreschi sulla negatività del demiurgo e sulla intrinseca inevitabile malvagità della correzione della creazione si estendono a illustrare la catastrofe della creazione come tale. è Dio, il Dio primario stesso, a ritrovarsi imputato della catastrofe e la nascita del mondo apparirà un immane incidente, un incidente che è la ripercussione di una crisi ben più profonda prodottasi nel seno stesso del Principio.

Ed è a questa crisi drammatica che va posto riparo, se possibile. Il male del mondo non è risolvibile se non concentrando lo sforzo di redenzione nel cuore stesso di Dio, dove è effettivamente nato il demonio. Questo sforzo, così riorientato, è l’essenza della gnosis.

Nel cristianesimo può apparire, invece, che il mondo sia redi­mibile di per sé e che non sia un male di per sé. Eppure, per il cristianesimo il mondo sarà redento quando Dio si farà uomo e reciprocamente quando l’uomo tornerà a essere Dio. Per il cristianesimo il dramma del male si concentra nell’interiorità umana; e sarà un dramma reale e non fittizio, con le parti in contrasto effettivamente bilanciate  con eguali possibilità e quindi con l’uomo davvero libero  solo quando l’opera di redenzione del Cristo sarà compiuta: il che vuole dire, per l’appunto, quando nell’uomo sarà tornato Dio.

Gnosis e iniziazione

Il male deve avere preliminarmente acquistato una dimensione spirituale affinché il comples­so gnostico possa giungere all’idea che esso sarà vinto con la scoperta della verità.

La gnosis sente e giudica che il problema del male può essere risolto attraverso l’intelligenza, il sapere, la conoscenza. Giunge a questa affermazione perché ritiene che male e conoscen­za, nelle specie di problema e soluzione, si intersechino sullo stesso piano; altrimenti, se scorressero su orbite parallele e separate, il male non sarebbe risolvibile dal conoscere e il conoscere non risolverebbe il male.

Con la gnosis, il male è trasfigurato in questione tipicamente spirituale, di modo che ignoranza, dubbio, sonno, amnesia lo confermano, lo alimentano, lo suscitano, e in definitiva sono il male stesso senz’altro. E sommo male, per la gnosis, è ciò che esorbita dal luogo stesso della conoscenza che è l’interiorità e si disperde nell’esteriorità ; tali sono le opere, le azioni, che di per sé stesse sono consegnate alla decadenza e al demoniaco, fuori dallo spirito.

Tuttavia, dietro l’idea che l’ambito di comune appartenenza del male e della conoscenza sia lo spirito (inteso per interiorità e pensiero), si può intravedere un’altra idea ancora più radicale: che male e conoscenza, dovendo ritrovarsi insieme per potersi avere la risoluzione del male problema, in origine se ne stessero uniti. Se ne stavano uniti nel punto in cui il problema non era ancora sorto. Il fatto che quel problema sorga dalla separazione di male e conoscenza indica che hanno un’unica ori­gine.

Il cono­scere consiste nel riunire, nel riportare al simi­le, nel tornare del simile al simile, scoprendo che non era dissimile. In particolare, conoscere il male è scoprirne l’origine. Il senso di questa tesi è che il male viene risolto e riassorbito quando sia il male sia la conoscenza si ritrova­no insieme nell’origine.

La vittoria sul male consiste nella soluzione di un problema di conoscenza e dunque in un approdo di verità, nello svelamento di un nascosto, allorquando vedente e veduto si incontrano e si assimila­no. Conoscere il male è riassorbire un distinto, è colmare una separazione.

In sintesi, la conoscenza è il luogo della ricomposizione dell’unità e la possibilità di questa ricomposizione è la possibilità stessa del superamento del male. Il problema del male in questo caso, a rigore, è il problema stesso della conoscenza.

E in che maniera sarà possibile conoscere? Quando una conoscenza sarà davvero risolutiva? Precisamente quando sarà definitiva e totale. Quando a essa non si frapporranno più residui e limiti. Quando la divisione e la molteplicità sarà riportata interamente all’unità. Quando l’altro sarà riconosciuto simile. E però il totalmente altro, il limite radicale, è il tutto: solo con lo svelamento del tutto sarà esclusa la possibilità che una piccola inezia ancora nascosta trasformi e revochi il significato complessivo finallora raggiunto. Non si può correre il rischio di lasciare alcunché, nessun altro, dietro la barriera.

Allorquando il problema della conoscenza si pone come pro­blema di una affermazione che resista a ogni possibile dubbio, la sua soluzione viene pensata come rivelazione totale e incontro con ogni possibile alterità. In altri termini: rivelazione dell’unità, scienza dell’unità di quanto è due. La scienza gnostica, nel suo punto decisivo, si propone come rivelazione della provviso­rietà della separatezza.

La storia segreta rivelata dal mito gnostico, al dunque, è la provvisorietà dell’uomo, responsabile della rottura.

Portare il mondo e il male alla catastrofe, alla eversio, al nulla, sfinire la carne, ritenere (con Valentino) che la reden­zione dell’ultimo uomo pneumatico si accompagnerà all’annichilimento del mondo, tutto ciò indica che il superamento del male è sinonimo di reductio ad unum. Il riassorbimento nell’unità è inteso in termini di annichilimento: è concetto chiave della gnosis che l’unità e il nulla siano la medesima cosa.

Il dramma della rottura si è aperto all’interno stesso dell’origine. Perciò l’origine stessa è il problema: essa lo diventa quando, per aprire il mondo e essere origine, deve rompersi.

Solo chi ha iniziato il dramma dell’origine ne comprende la spiegazione e la soluzione. E questo chiarimento e questa rivelazione consistono nello svolgersi del mondo stes­so, nell’intera storia del cosmo, nell’intero dramma universale. La soluzione del problema coincide con il suo pieno dispiegamento. Non c’è salvezza se non nel correre verso la fine, perché essa è lo svolgimento della soluzione che resta tutta affidata alla potenza dell’origine. Nessuno, nessuno dei derivati, può sostituirsi a essa.

L’uomo spirituale della gnosis è l’uomo che si ripiega in sé, nel viaggio a ritroso intellettuale, aspettando la fine. La fine è la rivela­zione dell’origine. E il nostos accelera la catastrofe.

GNOSIS e MONDO MODERNOultima modifica: 2017-01-22T20:38:48+01:00da mikeplato
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