IL SIMBOLISMO DEI QUADRATI MAGICI

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di Giovanni M. Tateo

A dispetto del titolo, questo studio non intende affatto trattare di magia, e ne approfittiamo subito per osservare quanto sia infatti inadeguato il nome che comunemente si dà ai simboli in oggetto, giacché il loro significato si pone decisamente molto al di là delle loro applicazioni talismaniche. In questo senso, per le ragioni che esporremo, a seconda dei casi, si dovrebbe piuttosto parlare di “quadrati cosmici” o “quadrati mistici” o metafisici. È noto che nelle culture sapienziali, arcaiche o comunque tradizionali, soprattutto in ambito misterico, i numeri vengono considerati non più secondo il loro valore quantitativo, bensì qualitativo e simbolico; per questa ragione, quindi, i cosiddetti “quadrati magici”, grazie alle loro peculiarità matematiche, grazie alle loro virtù sul piano “sottile”, possono costituire, non solo degli utili strumenti rituali in ambito alchemico o teurgico; ma, considerati in se stessi, degli efficaci supporti per la meditazione. Questi diagrammi esoterici sono ordinate costruzioni matematiche nelle quali la somma dei numeri costituenti ogni riga, colonna o diagonale, è sempre identica, ed è nota come “costante magica”.

Si tratta di simboli estremamente misteriosi, la cui origine resta pressoché ignota, anche se non v’è dubbio che essi appartennero alle più remote culture arcaiche. È vero, infatti, che il Luo Shu, il più antico di essi, risale ad almeno quattromila anni fa, e la cui apparizione, in Cina, non ha potuto che essere legata al mito: una tartaruga uscita dal fiume Luo si presentò all’imperatore Yu, mostrandogli il simbolo che essa recava inciso sul dorso del suo carapace. Il compito dell’animale, che tradizionalmente simboleggia il fondamento dell’ordine cosmico, era infatti di trasmetterne all’Imperatore la conoscenza, giacché il Cielo aveva decretato che egli governasse il mondo secondo sapienza. Lo schema numerico che la tartaruga recava comprendeva i primi nove numeri, e questo costituì più tardi la pianta simbolica del «Tempio di Luce» (Ming Tang), ossia la sede dell’Imperatore, chiave della comprensione dell’universo in tutta la sua estensione e profondità; senza contare, inoltre, che questo stesso modello è alla base della struttura sia delle antiche città cinesi, che dello stesso Celeste Impero.

Marcel Granet, nella sua importantissima, e fors’anche ineguagliata, opera sull’antica cultura cinese, ha pure evidenziato che, secondo una remota tradizione esoterica, il Luo Shu si trovava abbinato ad un secondo quadrato cosmico: il primo rappresentava allora la Terra, mentre il secondo il Cielo – intesi sia metafisicamente che cosmicamente -, ed entrambi venivano impiegati all’interno di riti – il cui nucleo centrale doveva essere costituito certamente da una sorta di ierogamia teurgica – rimasti pressoché ignoti alla scienza ufficiale. È evidente, tuttavia, che, di qualunque procedimento teurgico si trattasse, il fine ultimo, dati gli elementi simbolici impiegati, non poteva che essere quello di armonizzare i due principî – giacché lo Yang, l’attività e la forma, deve sempre armonizzarsi con lo Yin, la passività e la sostanza -, sia a livello macrocosmico che microcosmico, e sia a beneficio dell’operatore che della comunità di appartenenza.

In occidente, nel periodo dell’Umanesimo, in particolare fu il dotto e mago Heinrich Cornelius Agrippa ad occuparsene, indicando come i primi sette di essi fossero altrettanti sigilli delle entità spirituali che presiedono ai vari livelli della realtà manifestata, rappresentati dai vari cieli in cui il cosmo si trovava ripartito secondo la cosmologia anteriore alla rivoluzione scientifica moderna. Agrippa, tuttavia, trattandoli molto succintamente, non ne espone la genesi, e si interessa perlopiù al loro impiego talismanico; tuttavia, è stato pienamente in grado di trasmetterci la fondamentale dottrina secondo cui queste «tavole sacre» rappresentano altrettante immagini dell’Intelligenza divina che tutto governa, e che sono state inviate a noi per il tramite dell’Anima Mundi, la quale è infatti intermedia tra il mondo del puro Spirito e quello della natura sensibile.

Diverso discorso va invece fatto per Albrecht Dürer, il quale impiega il quadrato cosmico di Giove all’interno della sua più celebre, ed estremamente enigmatica incisione: la straordinaria Melencolia I. Secondo l’esoterista Louis Barmont, l’artista ha concepito la sua opera come un messaggio “apocalittico” criptato, giacché, sulla base della dottrina tradizionale dei cicli cosmici, egli intendeva trasmettere in tal modo alcune verità arcane legate alla fine della presente Età Oscura, ed all’inizio della prossima nuova Età Aurea. Nel quadrato cosmico gioviano, infatti, le vicine cifre 15 e 14 richiamano la data di realizzazione dell’incisione, il 1514, la quale dovrebbe indicare l’inizio del periodo più tenebroso dell’Età Oscura, ossia l’«Età Oscura dell’Età Oscura», il quale vedrà, con l’affermarsi del suo regno satanico mondiale, il trionfo, seppur breve e transitorio, dell’Anticristo. Segnaliamo, inoltre, che un altro antico quadrato cosmico gioviano è significativamente inciso in una parete del tempio Jaina di Khajuraho; mentre, in ambito Indù, esistono i nove quadrati cosmici chiamati Navagraha yantras, i quali sono associati ai nove pianeti della cosmologia tradizionale, ed alle divinità corrispondenti.

Il cabalista cristiano Christian Knorr von Rosenroth, nella sua Kabbala denudata, include una piccola opera alchimistica, l’Ash Metzareph, nella quale compaiono sette quadrati magici, questa volta riferiti però ai sette “metalli” della Grande Opera. Uno di questi colpisce particolarmente, quello dell’oro, poiché i trentasei numeri che lo compongono sono, caso rarissimo, tutti dispari, e la cui costante magica è 216.

Arriviamo ora ai giorni nostri: nel XX° secolo, sarà il cabalista Aryeh Kaplan, col suo Meditation and Kabbalah, ad aprire un grande squarcio nel sipario quasi impenetrabile che ne avvolge la storia: il rabbino rivelerà, infatti, che anticamente esisteva una particolarissima forma di meditazione esoterica focalizzata proprio su questi simboli, e specifica che erano impiegati in tal senso dieci speciali quadrati mistici consacrati nientemeno che alle dieci Sephiroth, le dieci Emanazioni divine della Cabbalà – in questo caso, quindi, dovremmo assai appropriatamente parlare di “quadrati mistici” o “quadrati metafisici”. Tale tipo di tecnica meditativa contraddistingueva l’opera di un lontano maestro cabalista, rabbi Josef Tzayach; ma, a detta di Kaplan, tali simboli, col loro carico di sapienza arcana, appartenevano già alla cultura esoterica dell’antica Babilonia, e furono evidentemente trasmessi da questa alla comunità d’Israele. Dato quello che abbiamo detto sull’antica Cina, il tutto non ci stupisce affatto, né ci suscita alcun tipo di scetticismo.

Concludiamo questa rassegna, ricordando che, in ambito islamico, esistono, in particolare, un quadrato mistico la cui costante magica è il numero 66, corrispondente al sacro nome di Allah; ed un altro costituito dal valore gematrico totale delle lettere del Corano.

Dopo questo excursus, desideriamo ora concentrarci sulla struttura stessa di questi simboli, e provare ad indicarne quello che per noi è il loro significato più autentico e profondo. Partiamo, dunque, dall’osservazione della costante magica, la quale costituisce il fattore unificante dell’intero simbolo, la sua legge onnicomprensiva ed ordinatrice, che racchiude ed armonizza in maniera completa l’intera molteplicità in esso rappresentata. È infatti evidente che, se tale costante non fosse stata il criterio effettivo della disposizione dei numeri, o se essa non venisse affatto conosciuta o riconosciuta, l’insieme complessivo non esprimerebbe alcun ordine né alcun significato; apparirebbe, insomma, come una molteplicità priva di ogni qualità, nuda quantità inintelligibile. L’architettura del quadrato, invece, basata com’è sulla sua costante unica, fa sì che ciascun numero, all’interno dello schema totale, occupi un’unica e particolare posizione, tale da risultare assolutamente indispensabile all’armonia del tutto. Si consideri, inoltre, che, oltre a potersi teoricamente costruire quadrati magici di qualunque dimensione, la loro complessità interna può raggiungere livelli estremi, dato che ogni quadrato può essere realizzato come un insieme articolato di più quadrati minori; e che possono trovarvi espressione tutta una serie di simmetrie, relazioni e corrispondenze inestricabilmente intrecciate; proprio come avviene nel reale mondo naturale, laddove tutto è costantemente interconnesso ed interdipendente, e dove i collegamenti tra enti ed eventi si trovano strettamente uniti da una fitta rete apparentemente invisibile, la cui consistenza e profondità, purtroppo, sfugge all’osservatore superficiale. Pertanto, immaginiamo ora che ogni numero simboleggi un ente od un evento particolari; in questo caso, ci troveremmo di fronte ad uno schema capace di render conto di come il loro insieme non costituisca affatto un agglomerato casuale e privo di senso, bensì un’entità organica unitaria, ordinata e necessaria. Immaginiamo adesso un quadrato immenso, costituito da un insieme infinito di numeri, e che ciascuno di essi rappresenti un unico ente previsto dalla trascendente Possibilità Totale; oppure, che questo stesso schema racchiuda tutti gli eventi da cui si trova costituita l’intera storia dell’universo, o di tutti gli universi possibili riuniti. È ben chiaro che così potremmo immaginare, anzi, in qualche modo quasi vedere, come tutto ciò che esiste è racchiuso da un’unica Legge superiore, stabilita da un’unica Intelligenza trascendente. Potremmo riconoscere che ogni realtà od evento, essendo soltanto ciò che esso unicamente è, e occupando solo il suo particolare ed insostituibile posto nel molteplice, è assolutamente necessario all’unità, alla completezza, all’armonia ed alla perfezione del Tutto. Anzi, in qualche modo, persino alla sua stessa esistenza, perché il Tutto, privo anche di una sola sua parte necessaria, non potrebbe mai essere realmente il Tutto; così come il numerabile sarebbe del tutto falso se gli mancasse anche un solo numero. Un posto per ogni essere ed ogni essere al suo posto. Tutto, da vicino o da lontano, s’incastra sempre e perfettamente con tutto: un’icona straordinaria della Divina Provvidenza! Per questo, nelle Leggi, Platone affermò che, nel plasmare il cosmo, il Demiurgo stabilì le parti in funzione dell’ordine totale, e non certo il contrario; e per la stessa ragione il maestro di Atene scrisse che all’interno dello Stato ciascun cittadino deve svolgere esclusivamente la funzione che gli compete per natura: un posto per ogni uomo ed ogni uomo al suo posto.

Ponendosi dal punto di vista dell’esoterismo islamico, inoltre, si potrebbe considerare l’infinito quadrato metafisico, che poco fa invitavamo ad immaginare, come un possibile simbolo della «Tavola Custodita», ossia il Corano eterno ed increato, – come afferma il grande Mohyddin Ibn Arabi – il Liber Mundi che comprende in sé le essenze o matrici perfette ed extratemporali di tutto ciò che può esistere.

Ad ogni modo, tutto questo, per gli antichi sapienti, poteva essere meditato concentrandosi unicamente sul più piccolo quadrato metafisico noto – sintesi esemplare di quello illimitato -, per l’appunto quello del Luo Shu – equivalente al quadrato magico di Saturno, ed al Navagraha yantra del Sole -; giacché i primi nove numeri, come ben sapevano i Pitagorici, costituivano da soli i principî di tutto il numerabile concepibile.

Come s’è visto, è possibile impiegare quel tipo di simbolo per meditare sull’Ordine Universale, e ciò, non solo attraverso un particolare metodo di visualizzazione, legata alla trasposizione dello schema numerico sul piano prettamente spirituale; ma, soprattutto, per mezzo della costruzione stessa di esso, in modo tale che colui che così medita, grazie a tale operazione, si identifichi col Creatore stesso, col Grande Architetto dell’Universo, con l’Intelligenza Divina capace di configurare la totalità del reale secondo la propria infinita Sapienza.

In conclusione, dunque, ben lungi dall’essere ciò che i profani considerano un mero divertimento matematico, il quadrato magico è un potente strumento di contemplazione cosmica e metafisica.

IL SIMBOLISMO DEI QUADRATI MAGICIultima modifica: 2017-09-03T12:51:52+02:00da mikeplato
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