GIOSUE’ E LA CONGIURA DEI RE

2013-03-idi

di Alessandro Conti Puorger

INTRODUZIONE
Prosegue la mia ricerca nei testi della Tenak, cioè della Bibbia ebraica, di pagine di secondo livello conseguibili per decriptazione da cui s’ottengono pensieri, fatti, idee e racconti sul Messia, il Cristo, l’uomo – Dio, che coincidono in modo impressionante con le vicende dei Vangeli occorse a Gesù di Nazaret, chiave di volta e finalità di tutto ciò che esiste, onde “…arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo.” (Efesini 4,13)
Al riguardo, mi sono soffermato, perché molto interessanti per il suddetto tema, su alcuni capitoli del libro di Giosuè.
Quel testo, composto da 24 capitoli, scritto in ebraico da autori ignoti, con ultima redazione attorno al V secolo a.C. in Giudea, da fonte deuteronomista del VI-VII secolo a.C., espone la storia della conquista della terra promessa da parte delle 12 tribù guidate da Giosuè, successore di Mosè alla fine del XII secolo a.C.. In particolare mi hanno finora attratto alcuni capitoli del libro di Giosuè, precisamente:

  • il capitolo 6° relativo alla presa di Gerico, 27 versetti, il cui esame ha formato oggetto di un precedente articolo dal titolo “La conquista di Gerico“;
  • il 7° e l’8°, rispettivamente di 27 e 35 versetti, relativi alla conquista di Ai e il 9° di 27 versetti, che propone come quadro di facciata il trattato di Israele con gli abitanti di Gabaon, tutti oggetto del presente articolo;
  • il 10°, di 43 versetti, che riporta i fatti più salienti della conquista del sud della terra promessa con la vittoria contro la coalizione di 5 re di quel territorio, che indirettamente ricorda la vittoria di Abramo contro la coalizione dei 5 re che a suoi tempi volevano occupare la terra promessa, era stato da me decriptato in altra occasione (“Gerusalemme la città del gran re“), ma ora qui vi torno con ulteriori considerazioni.

Per il tema della decriptazione il lettore può aggiornarsi su come ho sviluppato l’idea e come l’ho concretizzata esaminando i seguenti miei articoli:

Le proprietà delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico, infatti, sono tali da poter facilitare la criptatura di testi, perché hanno anche il valore di numerali, ma soprattutto perché contengono in sé un messaggio grafico che consente di usarle come icone.

Di ciascun capitolo presenterò prima alcune considerazioni, poi tutta la decriptazione che conferma a pieno l’aspettativa.

La caratteristica principale del libro di Giosuè, peraltro, è il suo valore religioso e non meramente storico, perché scritto tardivamente rispetto ai fatti reali onde i relativi racconti sono indirizzati piuttosto a fornire un insegnamento.
Il testo dunque assume il carattere apologetico, divenendo l’applicazione pratica dei principali dettati del libro del Deuteronomio che intende in particolare ad asseverare che:

  • IHWH è “il Signore di tutta la terra” riconosciuto come tale anche da pagani, come da Rahab la prostituta di Gerico “Lo si è saputo e il nostro cuore è venuto meno e nessuno ardisce di fiatare dinanzi a voi, perché il Signore vostro Dio è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra” (Giosuè 2,11) e dai messaggeri di Gabaon “Gli risposero: I tuoi servi vengono da un paese molto lontano, a causa del nome del Signore Dio tuo, poiché abbiamo udito della sua fama, di quanto ha fatto in Egitto.” (Giosuè 9,9);
  • IHWH è un Dio santo, IHWH è un Dio geloso (Giosuè 24,19);
  • il Dio unico e vero assicura la continua protezione a Israele se corrisponderà fedelmente agli ordini del Signore che con questi ha fatto alleanza, un patto, che comporta sì la sua protezione, ma per contro la totale obbedienza di Israele (Deuteronomio 26,17-19);
  • la terra conquistata è santa destinata solo al popolo eletto;
  • devono essere sterminati tutti i nemici, senza misericordia, affinché non siano sedotti dai loro comportamenti contrari alla loro fede.

Inaccettabile questa ultima come idea di per sé, se non si trasferisce al senso allegorico della lotta contro il male e al popolo eletto il concetto più ampio del popolo di Dio.
L’insegnamento di quel libro sotto questo aspetto diviene, infatti, accettabile solo se si interpreta la guerra santa per la conquista della Terra Promessa quale guerra spirituale per la conquista della Gerusalemme celeste, come peraltro suggerisce la lettera di San Paolo agli Efesin quando dice: “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (Efesini 6,12)

LA GUERRA SACRA
Prima di entrare nel vivo dell’articolo pare quindi necessario aprire una parentesi sulla guerra sacra di conquista della Terra Promessa i cui tratti essenziali si trovano già nella conquista di Gerico da parte degli Israeliti sotto la guida di Giosuè.
La guerra di conquista della “Terra promessa”, così come s’evince dai sacri testi, aveva un aspetto sacro, perché voluta dal Signore stesso che partecipava con la sua presenza accompagnando il popolo con l’Arca.
Era caratterizzata da alcuni aspetti, quali:

  • i guerrieri erano tenuti di farsi trovare in stato di purità rituale (1Samuele 21,6; 2Samuele 11,11);
  • veniva lanciato il grido di guerra, la “teru’ah”, al suono di tromba, “shofar”;
  • i combattenti dovevano aver fede nella vittoria, altrimenti erano scartati (es.: Giudici 7,3);
  • si poteva combattere anche in giorno di sabato, come nel caso di Gerico;
  • la guerra santa culmina nel “Cherem”, parola che viene dal radicale ebraico di consacrare
    , cioè la consacrazione a Dio in perpetuo, l’interdetto, un tabù, onde la cosa o l’animale andavano sottratti all’uso profano o anche la persona, in genere il nemico e i suoi beni, divengono sacri e destinati alla allo sterminio davanti a Dio, vale a dire sono colpiti da anatema di distruzione.

L’anatema e la relativa motivazione sono fissati in:

  • Deuteronomio 20,16-18 – “Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore, tuo Dio, ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun vivente, ma li voterai allo sterminio : cioè gli Ittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato di fare, perché essi non v’insegnino a commettere tutti gli abomini che fanno per i loro dèi e voi non pecchiate contro il Signore, vostro Dio.”
  • Levitico 27,28s – “Nondimeno, quanto uno avrà consacrato al Signore con voto di sterminio , fra le cose che gli appartengono, persona, animale o pezzo di terra del suo patrimonio, non potrà essere né venduto né riscattato; ogni cosa votata allo sterminio è cosa santissima, riservata al Signore. Nessuna persona votata allo sterminio potrà essere riscattata; dovrà essere messa a morte.”

Il pensiero della consacrazione con voto di sterminio e, quindi, quelle lettere ebraiche e o portano ad altri spunti, quali:

  • La parola “Cherem” viene spontaneo associarla anche al verbo “accendersi d’ira, infiammarsi, aderarsi, accendersi di zelo”, infatti, “la collera del Signore si accese contro gli Israeliti”. (Giosuè 7,1)
  • Le lettere lettere in inducano anche acque bollenti, quindi “al termine arderanno () in acque bollenti “, immagine tanto cara all’autore dell’Apocalisse per la condanna del demonio e delle sue armi, “Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.” (Apocalisse 20,14)
  • Siccome da sole le lettere “chor” possono indicare sia nobili che caverna viene l’idea che “i nobili in un caverna vivranno ” e questo pensiero che nasce dalle lettere lette in quel modo si trova nel racconto della vittoria sui 5 re della coalizioni che prima di essere uccisi si rifugiano in una caverna… erano condannati allo sterminio.
  • “Stretto “, sottinteso alla gola, ed innalzato ( = ); infatti, sia il re di Ai (Giosuè 8,29) sia i 5 re della coalizioni furono appesi a degli alberi. (Giosuè 10,26)
  • “Sarà alle strette il verme ()” con riferimento al verme che provoca la corruzione dell’uomo; la causa del suo disfacimento, connessa dalla tradizione all’idea che Adamo col mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male inghiotti il verme della corruzione.

Quindi in definitiva lo sterminio, l’anatema, il Cherem sono una allegoria della condanna del demonio.
Complessivamente, infatti, tutte le mizvoth o precetti da rispettare secondo i rabbini (Talmud, Makkoth 23b) sono 613, di cui 365 comandamenti negativi (non farai), pari al numero dei giorni di un anno, e 248 positivi (farai), come il numero degli organi e delle ossa del corpo umano.
La singola persona non è in grado di osservarle tutte, ma si parla di collaborazione; importante è che ci si provi a seguirle.
Tale numero 248 corrisponde alla somma del valore delle lettere 40 = = , 8 = e 200 = che danno luogo alle due parole:

  • “cheroem”, anatema, interdetto, consacrato a Dio, destinato alla distruzione;
  • “rachem” misericordia.

Per la gimatria i due concetti avendo lo stesso valore hanno un insieme in comune, entrambi sono un po’ consacrazione e un po’ misericordia, la distruzione del demonio è un atto di misericordia nei confronti dell’uomo che ne è schiavo e la consacrazione dell’uomo a Dio comporta la distruzione del demonio che l’opprime.
La decriptazione di quei due versetti del Levitico relativi allo sterminio, letti con i criteri di “Parlano le lettere“, portano, infatti, a questi pensieri:

Levitico 27,28 – L’originaria rettitudine in tutti racchiuderà nei corpi. Dai viventi l’Unigenito brucerà dai corpi la forza che racchiudevano del verme. Gli uomini saranno fuori portati dal mondo, i viventi tutti all’Unico risorti con i corpi accompagnerà in vita. Adamo riporterà dentro al mondo vivo, la perversità della vita del demonio uscirà dai fratelli. Questi tutti porterà dal Potente, dall’Unigenito saranno nella piaga del corpo portati all’Unico. Sarà riscattata la sposa dalla prigione del verme. Del Santo nel santuario saranno i viventi. Fuori li condurrà dalla maledizione il Signore.

Levitico 27,29 – Della rettitudine il vigore nel corpo dei viventi l’Unigenito con la risurrezione dei corpi sarà racchiuso. Nel corpo della vita l’energia rientrerà in Adamo. Dal serpente l’Unigenito sarà a liberarlo. Dalla morte sarà riportato in vita alla fine.

LA PRESA DELLA CITTÀ DI AI
I capitoli 7 e 8 del libro di Giosuè riguardano la conquista della città di Ai, antico insediamento cananeo situato ad est di Betel, vicino a Bet-Aven, a circa 22 km ad ovest di Gerico e ad 11 Km a nord di Gabaon.
Ai, in ebraico , significa “rovine”.
Questo fu il risultato in cui secondo il libro di Giosuè la ridusse l’azione di conquista; il testo sacro, infatti, così precisa: “Giosuè incendiò Ai, riducendola a una collina di rovine per sempre, una desolazione fino ad oggi”. (Giosuè 8,28)
Ai, poi si trova menzionata come città d’origine di alcuni reduci da Babilonia venuti a Gerusalemme ai tempi di Esdra e Neemia. (Esdra 2,28 e Neemia 7,32.)
Forse i nomi Aiia in 1Cronache 7,28, fra le città di Efraim e di Aiat in Isaia 10,28 nonché di Aia in Neemia 11,31 stanno ad indicare la stessa città di Ai.
Per la verità archeologica anche El Tell, cioè Ai, era già in parte demolita ai tempi di Giosuè; forse aveva subito le stesse vicende di Gerico distrutta durante le campagne dei Faraoni della XVIII dinastia.
Il racconto biblico, pertanto, nel caso specifico come in quello di Gerico ha fini apologetici e come tale va letto.
Anche qui l’idea è che, provvidenzialmente, tutto era stato preparato da Dio per quella conquista da parte di Israele.

Il racconto del libro di Giosuè precisa che nel primo tentativo di conquista di questa città gli Israeliti, inaspettatamente, presero una gran batosta.
Motivo di questa inattesa sconfitta dopo la sfolgorante vittoria su quelli di Gerico fu proprio il non rispetto del comando del Signore di provvedere allo sterminio di tutti i beni di quella città, insegnamento che poi comportò delle rigidità proprio ai tempi del ritorno dall’esilio.
Eppure gli esploratori inviati da Gerico per ispezionare la reale situazione ad Ai, al ritorno, avevano riferito: “Non c’è bisogno che vada tutto il popolo: vadano all’assalto due o tremila uomini, ed espugneranno Ai; non impegnare tutto il popolo, perché sono in pochi”. (Giosuè 7,3)
Così fu fatto, ma quelli di Ai fecero una sortita e gli Israeliti fuggirono e riportarono vari morti.
Non tanti in verità, solo 36, ma ciò che scottava di più fu l’aver fatto una magra figura e l’aver perso la reputazione dell’imbattibilità e parte del sacro timore che li accompagnava.
Era accaduto che qualcuno d’Israele s’era, infatti, appropriato di cose destinate allo sterminio.
Di ciò, in effetti, il primo versetto del capitolo 7 aveva avvertito subito il lettore col dire: “Ma gli Israeliti violarono la legge dello sterminio: Acan, figlio di Carmì, figlio di Zabdì, figlio di Zerach, della tribù di Giuda, si impadronì di cose votate allo sterminio e allora la collera del Signore si accese contro gli Israeliti”. (Giosuè 7,1)
Il Signore, interpellato, da Giosuè ebbe ad evidenziare che era stato commesso quel peccato e suggerì di trovare il colpevole per sorteggio.
Così fu fatto!
Giosuè convocò le 12 tribù d’Israele procedette al sorteggio e fu estratta la tribù di Giuda, indi il casato degli Zerachiti e tra questi Acan, figlio di Carmì, figlio di Zabdì, figlio di Zerach, della tribù di Giuda.
Questi, interrogato, confessò: “È vero, io ho peccato contro il Signore, Dio d’Israele, e ho fatto quanto vi dirò: avevo visto nel bottino un bel mantello di Sinar, duecento sicli d’argento e un lingotto d’oro del peso di cinquanta sicli. Li ho desiderati e me li sono presi, ed eccoli nascosti in terra al centro della mia tenda, e l’argento è sotto”. (Giosuè 7,20s)
Nella sua tenda fu trovato tutto come aveva detto.
Acan con i figli, la sua tenda e quanto gli apparteneva assieme quanto aveva trattenuto indebitamente di ciò che doveva essere sterminato fu lapidato bruciato e coperto di pietre.
Dopo ciò Giosuè, avuta via libera dal Signore, preparò una strategia per attaccare Ai.
Prese 30.000 guerrieri e di notte si portarono verso Ai.
Fece nascondere il grosso non lontano dalla città fra Betel e Ai, a occidente di Ai per un’imboscata e si fece vedere solo con 5.000 uomini.
Quelli di Ai fecero la solita sortita e i 5.000 Israeliti si misero a fuggire onde tutti gli uomini di Ai li rincorsero lasciando le porte aperte (anche perché forse le mura non erano più complete).
Quando furono abbastanza lontani i 25.000 imboscati attaccarono la città e la incendiarono.
Nel contempo i 5.000 israeliti che avevano fatto la mossa di fuggire, vedendo il fumo, capirono e si rivolsero indietro sicché quelli di Ai si trovarono circondati.
Gli Israeliti li colpirono, finché non rimase nessun superstite o fuggiasco e uccisero tutta la popolazione di Ai, 12.000.
Il Signore questa volta consentì agli Israeliti di prendere il bestiame e il bottino della città.
Ai, fu ridotta ad una collina di rovine per sempre come d’altronde è il significato ebraico di quel nome, poi l’azione si concluse così “Fece appendere il re di Ai a un albero, fino alla sera. Al tramonto Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato giù dall’albero; lo gettarono all’ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che esiste ancora oggi”. (Giudici 8,29)

Il racconto, però, se decriptato fornisce un interessante riferimento al Messia.
In particolare i versetti Giosuè 7,17-20 relativi al sorteggio per cercare chi doveva subire lo sterminio tra gli Israeliti, ci porta alla nascita di un fanciullo in una grotta; il Figlio di Dio!
Dalle lettere ebraico di questo testo “Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e fu designato Zabdi; fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda. Disse allora Giosuè ad Acan: Figlio mio, da’ gloria al Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai fatto, non me lo nascondere. Rispose Acan a Giosuè: In verità, proprio io ho peccato contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e questo altro.” (Giosuè 7,17-20) si ottiene quanto segue.

Giosuè 7,17 – E il diletto dentro verrà da una famiglia prescelta di Giuda. E fu scelta dall’Unico una pura serva. L’indicazione le aprì, le apparve, fu portato ad essere versato nel corpo. Da dentro venne dalla Madre alla luce, in una grotta uscì. Da pellegrini al dolore del parto l’uomo fu dalla matrice recato (perché) erano nel cammino (e in quel luogo) d’aiuto questo solo c’era.

Giosuè 7,18 – E fu a versarsi nel corpo, dentro venne. Nel tempio si portò il Potente, in un uomo fu a vivere. Portarono a chi era in cammino la conoscenza, del luogo entro gli angeli che l’agnello con la Madre stava. Dentro inviarono questi della casa alla porta dov’era il Figlio sorto perché l’amore nell’esistenza portava per aiutare il mondo.

Giosuè 7,19 – E fu da iniziare a vivere nel corpo Gesù. Di Dio si vide la rettitudine degli angeli col Figlio in dono ai viventi. Un essere bello in una retta casa portato. In un povero il Signore Dio ad uscire fu. Fu una luce alla vista del Potente portata da segno dagli angeli che ad accompagnare con lodi si portarono fuori a chi in cammino. Alla porta portarono dell’abitacolo del Potente i viventi, alla vista il dono fu completo: di Dio tutto il vigore nel sangue di un vivente inviato fu.

Giosuè 7,20 – E per spazzare l’angelo (ribelle) in azione la rettitudine degli angeli venne Gesù a recare, fu dell’Unico a vivere nel corpo l’Amen al mondo. L’Unigenito ad uccidere sarà il peccatore alla fine. Sarà per il serpente ad esistere per la perversità della maledizione la forza. Sarà bruciato nei corpi il primo serpente con la portata rettitudine che a colpirlo verrà, e così questi verrà per l’azione del fuoco ad essere finito.

Particolarmente importante è poi la fine del capitolo 7:

Giosuè 7,30 – In quell’occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio d’Israele, sul monte Ebal,

Giosuè 7,31 – come aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intere, non levigate dal ferro; vi bruciarono sopra olocausti in onore del Signore e immolarono sacrifici di comunione.

Giosuè 7,32 – In quel luogo Giosuè scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto alla presenza degli Israeliti.

Giosuè 7,33 – Tutto Israele, gli anziani, gli scribi, i giudici, il forestiero come quelli del popolo, stavano in piedi da una parte e dall’altra dell’arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l’arca dell’alleanza del Signore: una metà verso il monte Garizìm e l’altra metà verso il monte Ebal, come aveva prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo d’Israele anzitutto.

Giosuè 7,34 – Giosuè lesse poi tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto sta scritto nel libro della legge.

Giosuè 7,35 – Di tutto quanto Mosè aveva comandato, non ci fu parola che Giosuè non leggesse davanti a tutta l’assemblea d’Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che camminavano con loro.

Alla fine del suo ultimo discorso, Mosè, infatti, aveva annunciato che Israele avrebbe pronunciato delle benedizioni e delle maledizioni da queste montagne: “Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà introdotto nella terra in cui stai per entrare per prenderne possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizìm e la maledizione sul monte Ebal“. (Deuteronomio 11,29)
Il racconto di quanto fa Giosuè in pratica è l’attuazione di ciò che è descritto in Deuteronomio 11,29 e 27,1-13.
Tutto ciò si svolge a ovest di Sichem tra i monti Ebal e Garizìm.
Ebal è il monte più settentrionale e più alto, 938 metri s.l.m., mentre Garizìm più al meridione è la più bassa delle due montagne, 868 metri s.l.m..
Questo monte diventò poi sacro per il gruppo scismatico dei Samaritani che nel 328 a.C. vi avevano costruito un tempio rivale di quello di Gerusalemme in quanto, secondo una loro tradizione, lì si sarebbe verificato il sacrificio di Isacco.
Quel tempio fu distrutto nel 129 a.C. da Giovanni Ircano.
Il monte Garizìm è peraltro menzionato nel Vangelo di Giovanni al capitolo 4 nel racconto della “Samaritana”.

Oltre a ciò, di questi versetti, compreso Giosuè 8,29, è particolarmente pregnante la decriptazione, perché riferibile all’evento risurrezione del Signore.
Li presento perciò decriptati riportando però la dimostrazione solo per l’8,29.

Giosuè 8,29Fece appendere il re di Ai a un albero, fino alla sera. Al tramonto Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato giù dall’albero; lo gettarono all’ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che esiste ancora oggi.






Portarono l’Unigenito in croce i viventi per il serpente . (Pur) retto al mondo nell’agire fu appeso . Innalzarono sul legno l’Eterno nel tempo entrato . L’azione di un arciere portò a spegnere () con un’asta l’Unigenito . All’uscita del sole un’asta entrò in Gesù e fu calato . E venne () il cadavere del crocifisso portato dei viventi tra lamenti alla vista giù . E fu il tradimento – che da retto si portava – che l’Unigenito portò in croce , uscì dalla famiglia (dei suoi più stretti) del crocefisso . Nella tomba per un cattivo entrò , fuori della città . E fu a risorgere , portato in alto fu , e rivelò () che dell’Unico il Figlio era . Di viventi una grande comunità fu a portare la Madre nel mondo , da Questi uscita .

Di seguito presento il risultato compatto dei 6 versetti Giosuè 8,29-35.

Giosuè 8,29 – Portarono l’Unigenito in croce i viventi per il serpente. (Pur) retto al mondo nell’agire fu appeso. Innalzarono sul legno l’Eterno nel tempo entrato. L’azione di un arciere portò a spegnere con un’asta l’Unigenito. All’uscita del sole sù un’asta entrò in Gesù e fu calato. E venne il cadavere del crocifisso portato dei viventi tra lamenti alla vista giù. E fu il tradimento – che da retto si portava – che l’Unigenito portò in croce, uscì dalla famiglia (dei suoi più stretti) del crocefisso. Nella tomba per un cattivo entrò, fuori della citta. E fu a risorgere, portato in alto fu, e rivelò che dell’Unico il Figlio era. Di viventi una grande comunità fu a portare la Madre nel mondo, da Questi uscita.

Giosuè 8,30 – Dell’Unico questi fu il Figlio al mondo. Gesù in vita ucciso dai potenti fu per la perversità del dio (primo serpente) del mondo (Cesare era il dio del mondo conosciuto al tempo di Gesù). Fu risorto il corpo da Dio, da dentro gli uscì dal corpo alla vista un ruscello.

Giosuè 8,31 – Così, l’Unigenito, la risurrezione dei corpi giù porterà al mondo ai viventi, alla luce uscirà il Servo il Signore riverrà, il Figlio risarà in Israele così come scritto dentro i libri della Toràh che in croce per liberare i viventi in sacrificio il Padre l’inviò. Sarà nei viventi bruciata col serpente la morte (con cui) che alle origini bruciò i corpi per azzerare il mondo. L’angelo bello dall’Altissimo (Lucifero) uscì con (altri) angeli dentro i corpi questi l’accompagnarono per aiutare e (poi) l’Altissimo portarono ad innalzare recandolo in croce. Dal serpente il Signore si porterà, sarà a questi dentro le tombe a portare il fuoco la vita risarà nei viventi.

Giosuè 8,32 – A recare sarà così alla fine dentro la risurrezione ai viventi, per l’azione il serpente uscirà, dell’Unigenito dentro l’energia sarà nei viventi, verranno a vivere per la risurrezione angeli, usciranno tutti riportati con i corpi puri per il fuoco entrato. Beati così tutti dentro potenti per il soffio inviato saranno, figli saranno retti di Dio.

Giosuè 8,33 – Ed il maligno il fuoco nei corpi Dio recherà e questi si verserà tra lamenti e, portata la risurrezione nei cuori, dai corpi sarà strappato via il soffio, dai cuori (dove) si era portato il rifugio nelle acque bollenti questi entrerà. E nei morti entrerà la potenza dell’Unico, i corpi, riportata l’energia, rilucenti dalla porta usciranno, retti usciranno, gli angeli saranno i viventi fuori ad accompagnare, alla destra del risorto Unigenito saranno. Dalla bara dentro il corpo saranno tutti nel Signore come pellegrini così nell’Unigenito allo spuntare a chiudersi su saranno a portarsi. Il primo serpente reciso, che li uccideva, annientato sarà nei viventi e ad entrare in prigione giù sarà portato. Del primo serpente dai viventi la potenza uscirà del male che era dentro, in cammino dall’Unico risorti con i corpi su li porterà dal mondo liberati per l’azione a casa aiutati dal Signore verranno i popoli retti nell’Unigenito nel cuore con i corpi, all’Unico i risorti invierà dal mondo.

Giosuè 8,34 – E nell’Unigenito a chiudersi nel corpo saranno così puri alla vista dell’Unico tutti retti rinati, dentro col corpo saranno entrati, il Crocifisso porterà i corpi fuori del mondo nella benedizione. E fuori, abbrustolito il serpente uscito per la rettitudine, la sposa così il Crocefisso porterà a casa dentro alla pienezza, avrà fatto frutti il Crocifisso portandoli dal corpo fuori.

Giosuè 8,35 – Per rifiutarlo al mondo si fece giudeo, dentro al corpo visse in prigione, per il rettile portare fuori dai viventi alla luce uscì l’Unigenito. Per bruciare nei corpi il serpente, che all’origine si versò nei corpi, l’Unico Gesù inviò in cammino per aiutare tutti, verserà al mondo la potente forza della risurrezione, dai corpi il primo serpente porterà fuori, l’angelo bruciato sarà nei viventi ed uscirà dai cuori il soffio portando fuori lo straniero che soggiorna in mezzo a loro.

L’INGANNO DI GABAON
Il capitolo 9 del libro di Giosuè racconta che dopo l’entrata degli Israeliti in Canaan e la conquista di Gerico e di Ai “…tutti i re della parte occidentale del Giordano, della zona montuosa, della Sefela e di tutto il litorale del Mare Grande verso il Libano – gli Ittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei – si allearono per far guerra contro Giosuè e Israele sotto un unico comando”. (Giosuè 9,1s)
Si era formata una potente coalizione dei re Amorrei dei territori a sud della terra promessa per contrapporsi al pericolo che venivano a costituire i nuovi numerosi e bellicosi sopraggiunti nel delicato panorama di quel settore fortemente conteso.
Erano 5 i re che si coalizzarono come risulta da: “Allora Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, mandò questo messaggio a Oam, re di Ebron, a Piram, re di Iarmut, a Iafìa, re di Lachis e a Debir, re di Eglon…”. (Giosuè 10,3)
Gli Israeliti nel frattempo erano accampati a Galgala, ad un paio di chilometri ad oriente di Gerico.
In questa situazione si verificò però un fatto inatteso: “Gli abitanti di Gabaon, invece, quando ebbero sentito ciò che Giosuè aveva fatto a Gerico e ad Ai, ricorsero da parte loro a un’astuzia…”. (Giosuè 9,3s)

Gabaon o “Gibe’on” detta anche semplicemente Gaba, odierna El-Gib, fu una città importante, del popolo Eveo, situata a circa 10 chilometri a nord-est di Gerusalemme e a 22 km ad ovest di Gerico quindi, in ambito centrale rispetto ai territori della coalizione nemica.
Città vicine a lei dipendenti erano Chefira, Beerot e Chiriat-Iearim.

Evidentemente Gabaon era una città sita su una collina che in ebraico appunto si dice “gibe’ah” e si scrive e “Gibe’on” si può considerare forse un diminutivo come “piccolo colle”.
“Gibe’on” si può anche considerare parola composta da:

  • la prima parte è “alto, altura”;
  • la seconda potrebbe essere “abitazione” come in 1Samuele 18,9 da un radicale che significa anche abitare usato in Isaia 13,9 e i gabaoniti “abitano in alto” rispetto alla zona depressa di Gerico.

Forse vi era una sorgente alla base dei monti ed allora il nome potrebbe allora essere una trasformazione di “sorgente in alto”.
I Gabaoniti come riferisce il racconto della Bibbia, con l’inganno, riuscirono ad ottenere da Giosuè un patto d’alleanza.

Ciò, in effetti, era una grave trasgressione del comando del Signore se si da fede al fatto che secondo la tradizione la Torah era stata gia promulgata.
La Torah, infatti, al riguardo dispone:

  • Esodo 34,12 – “Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te.”
  • Deuteronomio 7,2 – “Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrei, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te,quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia.”

In tempi brevi ciò però risultò una buona occasione che il Signore nel caso specifico non rinfacciò subito agli Israeliti.

Canaan al tempo dell'Antico Testamento

Canaan al tempo dell’Antico Testamento


I Gabaoniti sarebbero stati difesi dagli Israeliti e gli Israeliti avrebbero avuto una base non ostile nel cuore del territorio da occupare.
Alla lunga però tale alleanza risulterà anch’essa contestata dal Signore: “Ora l’angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: Io vi ho fatti uscire dall’Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch’io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dèi saranno per voi un inciampo”. (Giudici 2,1-3)

L’inganno fu il seguente, una delegazione di Gabaoniti si presentò dichiarandosi come proveniente da terre lontane, forse desertiche, presentandosi con provviste di cibi vecchi, otri sdruciti e sandali consunti.
Solo dopo una promessa di alleanza sancita con giuramento gli Israeliti vennero scoprirono la loro effettiva provenienza.
Non poterono però che far buon viso a cattivo gioco, perché ormai vincolati da quella promessa di alleanza.
Giosuè li maledì e li destinò a lavori umili, ma ebbero salva la vita.

Il racconto che fa il libro di Giosuè incentrandolo sull’astuzia e quindi “sull’alta () iniquità dei Gabaoniti ” pare voler cercare di giustificare l’alleanza che secondo la Torah non doveva essere conclusa.
Le stesse lettere ebraiche di Gabaon, peraltro, scritte tre volte di seguito col metodo di lettura che consente la decriptazione delle lettere ebraiche usate come icone secondo il metodo di “Parlano le lettere“, suggeriscono lo spunto per un racconto.



“Dalle colline () portatisi dal Negheb si vedono condursi degli inviati in cammino con preghiere energiche .”

ALTRE NOTIZIE SUI GABAONITI
Nel capitolo 10 vediamo una delle conseguenze di quel patto di alleanza estorto con l’inganno agli Israeliti.
Con tale patto Israele si era vincolato a mettere a rischio la vita dei propri uomini per soccorrere Gabaon.
L’insegnamento era che ogni azione del popolo doveva avere come motore esplicito la volontà di Dio anche se il Signore si preparava a trarre da quel male un’occasione per dare gloria al Suo nome.
I Gabaoniti, pur tuttavia, rimasero sempre fedeli al patto con gli Israeliti.
Più tardi si evince dalla Bibbia che Saul sentì come proprio dovere distruggere gli ultimi residui degli antichi nemici nel territorio del suo regno, e ne fece uccidere parecchi, onde ne sarebbe venuta una disgrazia a causa delle loro maledizioni con grande carestia e siccità per tre anni; Il fatto è narrato nel secondo Samuele al capitolo 21.
Interpellato il Signore, a Davide che allora ormai regnava, fu detto che “Su Saul e sulla sua casa pesa un fatto di sangue, perché egli ha fatto morire i Gabaoniti.” (2Samuele 21,2)
Allora Davide chiese ai Gabaoniti: “Che devo fare per voi? In che modo espierò, perché voi benediciate l’eredità del Signore?” (2Samuele 21,3)
La richiesta dei Gabaoniti fu la testa di sette figli di Saul, “Di quell’uomo (Saul) che ci ha distrutti e aveva fatto il piano di sterminarci, perché più non sopravvivessimo entro alcun confine d’Israele, ci siano consegnati sette uomini tra i suoi figli e noi li impiccheremo davanti al Signore in Gàbaon, sul monte del Signore”. (2Samuele 21,6)

Ecco che si evince che gli Israeliti ai tempi di Giosuè dopo la vittoria sulla coalizione del sud da Galgala portarono il loro campo principale in Gabaon e quella collina divenne sacra.
Andando poi a cercare con attenzione le apparizioni del nome di Gaba e Gabaon si trova:

  • 1Re 3,5 – “Salomone andò a Gabaon per offrirvi sacrifici, perché ivi sorgeva la più grande altura…”, ciò prima della costruzione del Tempio a Gerusalemme;
  • 2Cronache 1,3 – “Salomone si recò sull’altura di Gabaon, perché là si trovava la tenda del convegno di Dio eretta da Mosè, servo di Dio, nel deserto, l’altare di bronzo, opera di Besaleel, figlio di Uri…”;
  • 1Re 9,2 – “il Signore apparve a Salomone per la seconda volta, come gli era apparso in Gabaon”;
  • 1Cronache 16,39 – “Davide incaricò della dimora del Signore che era sull’altura di Gabaon il sacerdote Zadok…”;
  • 1Cronache 21,29 – “La dimora del Signore eretta da Mosè nel deserto e l’altare dell’olocausto in quel tempo stavano sull’altura di Gabaon, ma Davide non osava recarvisi a consultare Dio perché era molto spaventato di fronte alla spada dell’angelo del Signore”.

Il racconto di 2Samuele precisa che Davide consegno ai Gaboniti i discendenti di Saul che furono là impiccati. “Il re risparmiò Merib-Bàal figlio di Giònata, figlio di Saul, per il giuramento che Davide e Giònata, figlio di Saul, si erano fatto davanti al Signore; ma il re prese i due figli che Rizpà figlia di Aià aveva partoriti a Saul, Armonì e Merib-Bàal e i cinque figli che Meràb figlia di Saul aveva partoriti ad Adrièl il Mecolatita figlio di Barzillài. Li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul monte, davanti al Signore. Tutti e sette perirono insieme. Furono messi a morte nei primi giorni della mietitura, quando si cominciava a mietere l’orzo.” (2Samuele 21,7-9)

Così di fatto Davide si liberò dei discendenti di Saul pur salvando la faccia!
Dei gabaoniti e gli altri amorrei ancora vivi al tempo di David e poi di Salomone, furono destinati (cioè “natan”) ai servizi umili del Tempio detti quindi natinei.

GIOSUÈ 9 – DECRIPTAZIONE
I primi due versetti del capitolo 9 decriptati tutti di seguito secondo le regole di decriptazione danno subito l’intonazione al racconto sul Messia.
Li presento con la dimostrazione della decriptazione.

Giosuè 9,1Quando udirono questi fatti, tutti i re della parte occidentale del Giordano, della zona montuosa, della Sefela e di tutto il litorale del Mare Grande verso il Libano – gli Ittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei





E fu al mondo ad esistere della rettitudine la luce . Dal seno () di una sposa a vivere in cammino fu in un vivente dell’Unico il principe . In una casa ebrea nel mondo scese . Inviato dentro ad entrare nel corpo si portò , in una casa alla luce il Volto del Potente uscì e con il pianto () vigoroso parlò al mondo . Fu tra i viventi ad uscire in cammino per l’essere impuro () il rifiuto del Potente . Per reciderlo uscirà dal cuore del Figlio che entrò per strapparlo via () dall’esistenza . Lo portò al mondo l’Unico dal ribelle . Uscirono sul luogo alla vista angeli , furono in campo aperto a parlare dell’arcano , questi furono al mondo ad annunciare () che era a portarsi al mondo , ad entrare era in una casa , si portava in pienezza all’esistenza .

Giosuè 9,2si allearono per far guerra contro Giosuè e Israele sotto un unico comando.




E fu alla fine a versarsi , nel fango si portò , fu l’Uno ( = ) a recarlo dal serpente al mondo per la guerra . In azione dai viventi , Gesù si recò in azione per strapparlo ( = ) dai corpi . In una famiglia ntrò per i fratelli aiutare .

Si comprende come da questo primo risultato grande sia stata la curiosità di decriptare l’intero capitolo di cui in primo luogo presento il testo dell’ultima traduzione C.E.I..

Giosuè 9,1 – Quando udirono questi fatti, tutti i re della parte occidentale del Giordano, della zona montuosa, della Sefela e di tutto il litorale del Mare Grande verso il Libano – gli Ittiti, gli Amorrei, i Cananei, i Perizziti, gli Evei, i Gebusei

Giosuè 9,2 – si allearono per far guerra contro Giosuè e Israele sotto un unico comando.

Giosuè 9,3 – Gli abitanti di Gabaon, invece, quando ebbero sentito ciò che Giosuè aveva fatto a Gerico e ad Ai,

Giosuè 9,4 – ricorsero da parte loro a un’astuzia: andarono a rifornirsi di provviste, presero sacchi sdruciti per i loro asini, otri di vino consunti, rotti e rappezzati,

Giosuè 9,5 – calzarono sandali strappati e ricuciti, e vestirono abiti logori. Tutto il pane della loro provvigione era secco e sbriciolato.

Giosuè 9,6 – Andarono poi da Giosuè all’accampamento di Gàlgala e dissero a lui e agli Israeliti: Veniamo da una terra lontana; stringete con noi un patto.

Giosuè 9,7 – La gente d’Israele rispose a quegli Evei: Ma forse voi abitate in mezzo a noi: come potremmo allora stringere un patto con voi?

Giosuè 9,8 – Risposero a Giosuè: Noi siamo tuoi servi! e Giosuè chiese loro: Chi siete e da dove venite?

Giosuè 9,9 – Gli risposero: I tuoi servi vengono da una terra molto lontana, per la fama del Signore, tuo Dio, perché ne abbiamo sentito parlare, come di quanto ha fatto in Egitto,

Giosuè 9,10 – di quanto ha fatto ai due re degli Amorrei al di là del Giordano, a Sicon, re di Chesbon, e a Og, re di Basan, ad Astaròt.

Giosuè 9,11 – I nostri anziani e tutti gli abitanti della nostra terra ci hanno detto:Rifornitevi di provviste per il cammino, andate loro incontro e dite loro: noi siamo vostri servi; stringete dunque un patto con noi.

Giosuè 9,12 – Questo è il nostro pane: caldo noi lo prendemmo come provvista dalle nostre case nel giorno in cui uscimmo per venire da voi e ora eccolo secco e ridotto in briciole.

Giosuè 9,13 – Questi otri di vino, che noi riempimmo nuovi, eccoli rotti. Questi nostri vestiti e i nostri sandali sono consumati dal lunghissimo cammino.

Giosuè 9,14 – Allora la gente prese in consegna le loro provviste senza consultare l’oracolo del Signore.

Giosuè 9,15 – Giosuè fece pace con loro, stringendo con loro il patto di lasciarli in vita. Giurarono a loro favore anche i capi della comunità.

Giosuè 9,16 – Tre giorni dopo che ebbero stretto il patto con loro, gli Israeliti vennero a sapere che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro.

Giosuè 9,17 – Allora gli Israeliti partirono e il terzo giorno entrarono nelle loro città: le loro città erano Gabaon, Chefirà, Beeròt e Kiriat-Iearìm.

Giosuè 9,18 – Gli Israeliti non li attaccarono, perché i capi della comunità avevano loro giurato per il Signore, Dio d’Israele. Ma tutta la comunità mormorò contro i capi.

Giosuè 9,19 – Allora tutti i capi dissero all’intera comunità: Noi stessi abbiamo loro giurato per il Signore, Dio d’Israele. E dunque non li possiamo colpire.

Giosuè 9,20 – Ma facciamo loro così: li lasceremo in vita, perché non ci piombi addosso un castigo per il giuramento che abbiamo loro prestato.

Giosuè 9,21 – Vivano pure – aggiunsero i capi – ma siano tagliatori di legna e portatori d’acqua per tutta la comunità. Dopo che i capi ebbero parlato loro,

Giosuè 9,22 – Giosuè chiamò quelli di Gàbaon e parlò loro dicendo: Perché ci avete ingannato, dicendo di abitare molto lontano, mentre abitate in mezzo a noi?

Giosuè 9,23 – Maledetti! Voi non cesserete d’essere schiavi: tagliatori di legna e portatori d’acqua per il tempio del mio Dio.

Giosuè 9,24 – Risposero a Giosuè: Ai tuoi servi era stato riferito più volte quanto il Signore, tuo Dio, aveva ordinato a Mosè, suo servo, di dare cioè a voi tutta la terra e di distruggere dinanzi a voi tutti i suoi abitanti. Allora, avendo molta paura di voi per le nostre vite, ci comportammo così.

Giosuè 9,25 – Ora eccoci nelle tue mani: fà di noi come sembra buono e giusto ai tuoi occhi.

Giosuè 9,26 – Giosuè li trattò in questo modo: li salvò dalla mano degli Israeliti, che non li uccisero;

Giosuè 9,27 – ma da quel giorno, fino ad oggi, Giosuè li rese tagliatori di legna e portatori d’acqua per la comunità e per l’altare del Signore, nel luogo che egli avrebbe scelto.

Ed ecco la decriptazione di Giosuè 9.

Giosuè 9,1 – E fu al mondo ad esistere della rettitudine la luce. Dal seno di una sposa a vivere in cammino fu in un vivente dell’Unico il principe. In una casa ebrea nel mondo scese. Inviato dentro ad entrare nel corpo si portò. In una casa alla luce il Volto del Potente uscì e con il pianto vigoroso parlò al mondo. Fu tra i viventi ad uscire in cammino per l’essere impuro il rifiuto del Potente. Per reciderlo uscirà dal cuore del Figlio che entrò per strapparlo via dall’esistenza. Lo portò al mondo l’Unico dal ribelle. Uscirono sul luogo alla vista angeli, furono in campo aperto a parlare dell’arcano, questi furono al mondo ad annunciare che era a portarsi al mondo, ad entrare era in una casa, si portava in pienezza all’esistenza.

Giosuè 9,2 – E fu alla fine a versarsi, nel fango si portò, fu l’Uno a recarlo dal serpente al mondo per la guerra. In azione dai viventi, Gesù si recò in azione per strapparlo dai corpi. In una famiglia entrò per i fratelli aiutare.

Giosuè 9,3 – E fu una stella (luce) dentro ad essere per i viandanti (in cammino) sulla casa in vista portata dagli angeli. Alla luce dai viventi si portava in azione l’Unigenito. Il segno l’Unico accendeva ai pastori, sorgeva nel mondo Gesù, guizzato era nel corpo, fu l’annuncio portato. Il Potente alla vista era.

Giosuè 9,4 – A portarsi fu in azione, simile in cammino ad un vivente. L’Unigenito tra i viventi uscì, a casa del nemico per vivere al mondo si portò e fu del Potente la rettitudine a recare e fu giù dal cuore a lanciarla. E fu a versarsi nella prigione per portare il fuoco per il (ri)sorgere. La distruzione in vita per la guerra gli recò in un corpo. Fu al mondo dalla Madre portato bello in mano, e al termine fu ad esistere un angelo a casa del serpente che fu dalla madre portato. E vivo a casa versato alla vista fu dalla Madre portato nell’angustia nel corpo fu un vivente.

Giosuè 9,5 – E inviato dall’alto si portò nel mondo abitato e finalmente portò dai viventi il Cuore del Potente, l’Unigenito lo recò confinato dentro un corpo. Per manifestarne la forza fu al mondo in vita portando il fuoco al serpente con la morte, a casa al serpente recherà la fine. L’Altissimo fu al mondo in vita a portarsi per completarlo, si chiuse in un vivente, giù fu nel sangue, fu dentro ad accendere nell’esistenza un essere puro, ad aiutare sarà i viventi.

Giosuè 9,6 – E fu in cammino a portare al primo serpente Gesù la maledizione. Per i viventi la grazia uscì al mondo, a manifestarsi nell’esilio fu. Iniziò nelle amarezze a portarsi l’Unigenito, dal serpente fu a portare per giuramento in un uomo la rettitudine, in silenzio in terra in un corpo da un seno uscì in una casa in un primogenito ad abitare. Si portò nel tempo ad uscire l’Agnello, recò il Potente il frutto nel corpo ad esistere completamente.

Giosuè 9,7 – E fu l’Unigenito dalla Madre a saziarsi. Agli uomini fu una luce alla vista dal Potente, di Dio uscì l’annuncio che era nel corpo all’esistenza, in una casa versato. Dalle moltitudini fu a venire ad abitare ed iniziò a stare dagli afflitti. L’Agnello si portò in cammino per l’Alleanza.

Giosuè 9,8 – E fu ad iniziare per i viventi saziare Dio stando al mondo alla luce per agire da servo. Fu dagli afflitti per guidarli ai pascoli. E fu l’Unigenito a vivere nel corpo, Dio fu ad entrare a vivere in Gesù, dai viventi fu a venire a vivere; e a centinaia furono gli angeli ad indicarne la casa (dove) l’Unico lo portava.

Giosuè 9,9 – E fu per (ri)parlare portarsi Dio che fu a portarsi dai viventi in terra. In un corpo a chiudersi si portò, si versò, entrò in un vivente, dalla nube in una casa l’Unigenito si portò in azione, solo fu con la rettitudine, per il serpente la devastazione sarà per la perversità, la maledizione gli sarà così con bruciature per il fuoco che dal seno invierà, porterà ad ardere nei viventi il peccare. E verrà nella prigione bruciato il male, la risurrezione entrerà dentro i viventi, a rialzarsi i corpi saranno in vita.

Giosuè 9,10 – E verranno tutti felici a rivedere la luce al mondo. Dal Potente rinnovati saranno i viventi, potenti come erano al mondo prima di essere ribelli. Saranno dall’Unigenito liberati. Dentro si vedrà la purità rientrare per stare nei corpi. Giudicato il serpente in una buca sarà. A chiudere porterà l’angelo che dai viventi in cammino con frode portò la potenza del peccare. Lo retribuirà, tra i lamenti dentro chi l’odiava brucerà. Le menti dentro vedranno luminosa Toràh completa.

Giosuè 9,11 – E fu alle origini in un vivente nel corpo a portarsi il primo serpente. Fu ad abitare questi in Caino, fu l’energia a recare e in tutti gli abitanti fu in terra l’angelo (ribelle) col portarsi. Il serpente iniziò le vite nei corpi ad abbattere, nelle tombe li portò, dentro furono fiaccati, dei viventi fu giù a sbarrare al mondo il nascere, a fiaccare portò la potenza, la rettitudine recò il serpente ad abbattere, nei corpi venne dei viventi a recare la prima ribellione, nella vita la maledizione fu ad entrare, i viventi videro dentro sbarrata essere così la vita, gemiti energici portarono e dal tempo uscì la rettitudine, i corpi segnò e del serpente il frutto nei corpi fu completo.

Giosuè 9,12 – A questi nel mondo la guerra l’angelo (ribelle) recò, l’ira giù nei cuori gettò. L’angelo portò ad iniziare ad essere doppi. Dalle figlie furono frutti ad essere portati a vivere in cui iniziò il drago a portarsi potente. Dal serpente nel cammino alla fine Dio fu la rettitudine in un vivente a portare. Nel tempo entrò nel mondo l’energia, al mondo fu in una casa, dai simili fu ad entrare, un essere puro, per aiutare, fu a vivere.

Giosuè 9,13 – E la maledizione inviata dall’Unico all’essere impuro alla fine entrò nell’esistenza. Fu dall’angelo l’Unigenito alla luce nel corpo per appassirlo. Ad abitare per il rinnovamento fu dai i viventi a portarsi da inviato nel mondo. Entrò in una scelta casa, si versò alla vista e portò di Dio ad uscire l’illuminazione che il Potente in vita si portava. L’indicazione fu da un angelo portata. Portò l’energia l’Altissimo, frutto il Potente portò nella Madre, dentro il corpo entrò, ad abitare la rettitudine in un vivente l’Unigenito sbarrò.

Giosuè 9,14 – E fu a versarsi, nella prigione si portò del mondo, in uomo, fu a vivere per la contesa, una forza nel sangue. E venne da bocca ad esistere del Signore il rifiuto, bruciante al primo serpente lo portò.

Giosuè 9,15 – E fu per spazzare il delitto ad uscire in vita Gesù. Alla luce per accompagnare i viventi si portò, fu per distruggere il serpente ad entrare in un vivente. Dentro un corpo fu completo il vigore ad esistere portato dalla purezza. E fu nel settimo (giorno) a recare il Potente al mondo la manna in dono. Con l’Unigenito fu ad entrare l’eternità nel mondo.

Giosuè 9,16 – E fu al mondo a stare con i viventi al capo del terzo ultimo (dei giorni della creazione) per i giorni l’Unigenito, a chiudersi nel corpo fu di una donna, nel corpo l’Agnello al segno/tempo si portò, un boccone delicato puro fu finalmente portato all’esistenza, alla luce da un seno. E così fu al freddo in una casa a stare con la Madre, al mondo a vivere Dio fu a portarsi e da casa vicino si portò, entrò col Vivente ad abitare la forza della vita.

Al riguardo è da dire che nella scala dei tempi che scandiscono la creazione Gesù nacque all’inizio della terza parte del giorno settimo.
Al riguardo si rimanda al paragrafo seguente “Considerazione sui giorni della creazione” nonché all’articolo “La durata della creazione“.

Giosuè 9,17 – E fu in pienezza in azione a portarsi il Figlio. Fu in Israele Dio a recarsi. Fu da casa l’Unico a portarsi. Dio per il nemico fu ad entrare in un vivente in una casa. Fu portato dalla Madre, uscì dalla placenta, alla luce fu a portare alla vista il corpo. Furono ad entrare Magi alla casa a vederlo portati dagli angeli ed entrati in un villaggio fuori si portarono dentro una stalla, ma al freddo stava completamente, un favo di miele stava con la Madre.

Giosuè 9,18 – E dal serpente l’Unigenito uscì per arderlo nei viventi ove abita con l’energica forza della rettitudine. L’Unigenito in cammino fu dall’angelo il settimo (giorno della creazione e forse anche della settimana) a portarsi. Il Potente uscì dai viventi per debito, dall’Unico fu ad uscire in azione, per aiutare uscì da casa il Signore, per giuramento fu in Israele a portarsi, fu dal serpente ad abitare. Per la distruzione l’Eterno uscì dall’alto al mondo con l’energia che a bruciare sarà il terribile.

Giosuè 9,19 – E fu l’Unigenito l’amarezza a portare con la rettitudine del Potente al mondo all’angelo (ribelle). Brucianti furono guai ad esistergli per appassirlo. Tutti al mondo lo vedranno. Per aiutarli uscì ad incontrarli in prigione. Il figlio nel settimo (giorno) inviò. Portò al serpente in un vivente dentro la forza. La calamità con la maledizione fu in Israele a portargli nel tempo. Uscì il rifiuto all’angelo ed il perfetto splendore si vedrà dentro entrare tra i viventi.

Giosuè 9,20 – Per colpire l’Unico il drago in azione la risurrezione aprirà. La potenza entrò in un vivente che riporterà al mondo a vivere la desiderata purezza e da rifiuto gli sarà nell’esistenza. L’Altissimo fu dagli angeli a portarsi, si versò giù il Verbo dall’alto, entrò con la resurrezione dentro per portarsi in azione al mondo. L’Unico per liberare l’inviò per giuramento per l’angelo portare con potenza fuori dai viventi.

Giosuè 9,21 – E a convenire di un vivente nel corpo portarsi l’Unigenito con il Potente fu. Al mondo nella Madre entrò, inviato alla luce fu da primogenito nei giorni. Per la prigionia finire si recò e fu al mondo ad essere portato chiuso/nascosto il Cuore dentro l’esistenza. L’albero dell’esistenza della vita si portò alla luce, iniziò dentro nei giorni il Re Potente, nel mondo l’Eterno entrò con la rettitudine. L’Unigenito, per liberare, in aiuto dentro il corpo si portò dal serpente nel mondo in vita. Uscì dagli angeli il dono dell’Unico ad esistere per i viventi.

Giosuè 9,22 – E nel diletto Dio entrò, a vivere. In Gesù si portò, fu per aiutare dentro il corpo. La maledizione fu ad entrare in pienezza in un vivente nel corpo perché il verme fosse a finire nei viventi. Venne dall’angelo a recargli il rifiuto. L’essere ribelle che nei corpi si chiuse porterà a vomitare, a ricusare, (ma) la grazia porterà ai viventi, così della vita la forza dentro verserà nei corpi, dentro l’energia porterà, ad abitare sarà tra i viventi.

Giosuè 9,23 – Si portò in azione alla fine al mondo dal maledetto che è nei viventi, venne a reciderlo l’Unigenito, fu l’Agnello puro così dai viventi a servirli, portò racchiuso l’amore dentro. Fu alla vista giù ad essere dalla Madre che portò alla luce in casa il primogenito, nei giorni visse il Potente, nel Tempio Dio ad entrare fu.

Giosuè 9,24 – A portarsi fu dagli afflitti, venne Gesù e fu l’Unigenito all’amarezza a recarsi. Con la rettitudine fu ad uscire in cammino dai poveri, a servire fu gli afflitti. Alla fine il beato giù si portò al mondo nell’esistenza per la perversità del primo serpente. In campo sarà così a venire a liberarli. In azione da solo si portò dal serpente a finirlo completamente dal cammino dei viventi, verrà la distruzione in terra a recargli ed il serpente uscirà devastato, riverrà la perfezione ad abitare. Sarà a rientrare in terra a vivere nelle persone la forza della rettitudine, nei viventi si riporterà l’energia che era nei corpi all’origine. I viventi che l’Unigenito libererà dall’angelo ribelle alla fine saranno dagli angeli portati a vivere, il soffio inviato sarà della rettitudine, i viventi condurrà il luogo piacevole, risorti entreranno nell’Unigenito in croce tra grida di giubilo, nel corpo gli entreranno, con Questi usciranno.

Giosuè 9,25 – E nel tempo del mondo uscirà dagli angeli il frutto. Sarà per l’aiuto da un retto la rettitudine nei cuori portata dentro e la rettitudine sarà accesa nei corpi, (ove) dentro ad agire sarà l’energia, saranno tutti nell’agire simili completamente al Potente, da angeli si porteranno ad operare.

Giosuè 9,26 – E spazzerà col fuoco il serpente entrato tra i viventi. Della rettitudine l’energia portata l’arrostirà, l’Unigenito lo porterà a finire, dalla vita dei viventi sarà sbarrato, dentro inviata sarà la forza per risorgere i corpi, il primo serpente porterà ad annullare, ucciso lo porterà nei viventi.

Giosuè 9,27 – A portare sarà la fine dell’angelo nei viventi. Per Gesù da dentro un giorno uscirà la perversità delle origini, dal chiuso dei cuori, da dentro sarà in visto scendere (quando) sarà ai viventi portata la risurrezione. Del Padre nei giorni la Parola dell’Eterno entrò. Si portò per il serpente nei viventi uccidere. Dal Signore per sempre fuori sarà portato dai viventi, uscirà colpito nel mondo dalla maledizione, riusciranno i viventi risorti, felici nell’esistenza, da dentro le tombe i corpi.

La decriptazione, come abbiamo visto, in effetti mette in evidenza il racconto del patto di alleanza che lega Dio agli uomini la cui conseguenza inevitabilmente comporta che Dio per rispettarlo integralmente decide di incarnarsi e vivere da uomo e come tale vincere l’angelo ribelle.

CONSIDERAZIONE SUI GIORNI DELLA CREAZIONE
La Bibbia, nel libro della Genesi, evidenzia che tutto ciò che è il “creato” è intervenuto ad opera di Dio in tempi che definisce giorni “iom” , diversi però da quelli che segnano il tempo sulla nostra terra e che siamo usi considerare.
Sono giorni nel senso stretto di quelle lettere ebraiche che definiscono il “giorno” , ma lette come icone.
Sono tempi, infatti, in cui: “è portata la vita “.
Ma chi la porta? “IHWH porta la vita “.
Dio apre la creazione con la parola… opera il Verbo!

Il primo atto inizia in questo modo: “Dio disse:

Sia la luce.
E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona
e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno e le tenebre notte.
E fu sera e fu mattina primo giorno.
” (Genesi 1,3-5)


Dio opera con la Parola in quanto, Dio disse.
Il giorno che qui è definito è quello in cui opera la luce.
La notte e quella in cui ci sono tenebre.
Il sole non è stato ancora creato, quindi, questo non è ancora il giorno terreno degli uomini.
Il Vangelo di Giovanni dà una interpretazione autorevole di tale fatto, proprio ad opera di Gesù stesso che ebbe a dire: “Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo“. (Giovanni 9,4s)
I giorni della creazione sono pertanto quelli in cui ha operato la Parola contro le tenebre.
Si deve perciò distinguere questi tempi da quelli degli uomini scanditi dalla luce o dalla assenza del sole.
I giorni della creazione, infatti, sono molto più lunghi.
I giorni della creazione sono sette: “Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto“. (Genesi 2,1s)
È da interpretare che il settimo giorno è in corso e non è ancora cessato.
Al riguardo è da meditare quanto dice al riguardo lo stesso Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: Il Padre mio opera sempre e anch’io opero”. (Giovanni 5,16s)
È quindi da considerare che nel settimo giorno è portata avanti un’importante ulteriore fase della creazione e in questo 7° giorno poi cesserà.
Quando è stato scritto il libro della Genesi, evidentemente, era l’alba del settimo giorno per il quale non è scandita la frase rituale “E fu sera e fu mattina…”, perché il settimo giorno era ed è ancora in corso; anzi, oggi siamo in piena notte del 7° giorno in attesa dell’8° giorno, vale a dire della domenica eterna.
Ancora nel Vangelo di Giovanni, Gesù ebbe a dire: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce”. (Giovanni 11,9s)
Il che rende lecito considerare che anche i giorni della creazione possano dividersi in 12 ore in cui opera la luce e in 12 ore in cui vi sono tenebre che vengono vinte dal giorno successivo, e quando vi sarà la vittoria finale alla fine del settimo giorno, non vi saranno più tenebre, ma sarà la domenica eterna nella Nuova Gerusalemme, la Città di Dio, in cui “Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello“. (Apocalisse 21,22s)
Tutta la creazione è un continuo combattimento che si concluderà con la vittoria della luce sulle tenebre; “Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”. (Romani 8,22s)
Pare poi doversi concludere che il giorno e la notte nella creazione sono invertiti rispetto a quelli delle giornate usate sulla terra ai tempi dell’Antico Testamento e quindi di Gesù in cui la notte precedeva il giorno in quanto il giorno nuovo iniziava al “vespro”, cioè alla sera del giorno precedente.
Nei giorni della creazione, invece, è detto prima ciò che avviene nel giorno, onde quelle giornate paiono iniziare al mattino e poi, avvenuto il fatto, è riportata la frase rituale che sancisce la venuta della notte che separerà dal giorno della creazione successivo:

E fu sera e fu mattina giorno …”
“Vaehi oe’roeb vaehi biqoer iom”…

Questa frase è ripetuta 6 volte per i primi sei giorni in Genesi 1,5; 1,8; 1,13; 1,19; 1,23 e in 1,31.
I versetti del primo giorno “Dio disse: Sia la luce. E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina primo giorno“. (Genesi 1,3-5) attestano, infatti, che fu creato prima il giorno e poi la notte e non si verifica prima la creazione delle tenebre e poi della luce.
Si parte, infatti, con la creazione della luce.
Quando quella cessa vi è oscurità.
Prima della creazione, peraltro, c’era solo Dio e “Dio è luce e in lui non ci sono tenebre“. (1Giovanni 1,5)
C’era sì oscurità, ma non c’erano nemmeno occhi umani per vederla, ma c’era il suo Spirito e non c’era il tempo.
Le tenebre vere poi sono quelle che in cui incappa chi manca del suo Spirito.
Seguendo poi il criterio dei giorni del mondo al tempo di Gesù, vale a dire se la notte avesse preceduto il giorno, il libro della Genesi avrebbe dovuto dire il contrario, cioè “E fu mattina e fu sera primo giorno“.
Vari dei pensieri che seguono sono già in “La durata della Creazione“.

Cosa si può dedurre dal racconto di Genesi 1?
Adamo è nato nel sesto giorno.
È da ritenere che l’uomo fu formato a mezzogiorno, perché in tale ora non c’è ombra e se non ci fosse stato il peccato il sole sarebbe rimasto sempre a mezzogiorno come nell’Apocalisse e non ci sarebbe stato il tempo.
A causa del il peccato invece il giorno declinò nella sera.
Di ciò c’è un cenno nella Genesi; infatti, dopo il peccato: “…udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo e sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.” (Genesi 3,8)
Ora è noto che “la brezza del giorno” viene nel pomeriggio, quando dalla valle si forma una corrente ascensionale verso le pendici del monte, il monte di Dio, scaldate dal calore del giorno.
Per Adamo la Bibbia fissa un tempo di vita terrena di 930 anni (Genesi 5.5), perciò, ipotizzando che morì fisicamente alla fine del 6° giorno, un’ora della creazione corrisponderebbe a 930/6 = 155 anni.
Ad un numero molto prossimo di anni corrispondenti ad un’ora della creazione si può pervenire con altro ragionamento.
Dal mezzogiorno del 6° giorno momento della nascita d’Adamo al 2000 d.C., secondo la tradizione ebraica, sarebbero trascorsi 5961 anni, perciò, tra la nascita dell’umanità con Adamo e la nascita di Gesù Cristo intercorrerebbero 3954 anni (5961-2000 -7 anni perché il Cristo è in effetti per errori del calendario Giuliano è nato sette anni prima, nel 7 a.C.) ed alla domenica di Pasqua dell’anno 30 d.C. sarebbero trascorsi per quella tradizione 3984 anni.
Dalla nascita d’Adamo fino al 7° giorno della creazione trascorse perciò la metà di una giornata (metà di un tempo cioè 12/2 = 6 ore) ed una notte (un tempo = 12 ore).
Gesù Cristo invece nacque nella seconda parte del settimo giorno e fu crocifisso quando il demonio era al suo massimo potere ai 2/3 = 0,666 della giornata di luce.
In definitiva, dalla nascita d’Adamo alla morte e risurrezione di Gesù sarebbero trascorse 6 ore del 6° giorno,12 ore di notte, quella tra la sera del 6° giorno e il mattino del 7° e 2/3 del tempo diurno del giorno 7°, circa 8 ore, per un totale di 26 ore.
Da tale discorso viene spontaneo il rapporto 3984/26, da cui un’ora della creazione corrisponderebbe a 153,24 anni e una giornata sarebbe di circa 3650 anni.
Un’ora corrisponderebbe perciò a circa tre giubilei 3×50.
Una giornata completa della creazione durerebbe 3650 anni terreni, pari ad un anno 1 in cui però ogni giorno fosse lungo 10 anni, oppure duri 10 anni in cui, ogni giorno sia della durata di un anno, cioè 10×365 = 3650 anni.
La risurrezione avverrà nella notte del settimo giorno in un giubileo, e gli uomini saranno portati su che ancora è notte.
Dalla risurrezione di Cristo passerebbero 4+12 ore, alba dell’8° giorno, e tali premesse indicano il giubileo del 2400.
Tra l’altro la venuta può essere affrettata ed i tempi accorciati; lo affermano i testi del Nuovo Testamento:

  • 2Pietro 3,11s – “Poiché dunque tutte queste cose debbono dissolversi così, quali non dovete essere voi, nella santità della condotta e della pietà, attendendo ed affrettando la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli si dissolveranno e gli elementi incendiati si fonderanno!”
  • Matteo 24,22 – “E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati.”


Il momento della fine del settimo giorno può, perciò, essere anticipato e l’8° giorno sarà un giorno nuovo in cui sarà mezzogiorno eterno sin dall’alba.
Ogni momento può essere quello buono perché possa avvenire quanto è ineluttabile e previsto nel Simbolo niceno-costantinopolitano, ove di Gesù Cristo è affermato: “E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine“.
La tradizione comunque propende per un anno di giubileo e la fine sarebbe tra Pasqua e Pentecoste.
Se la risurrezione avvenisse un’ora prima dell’alba sarebbe il giubileo del 2250; e se due ore prima nel 2100.
Ognuno però è tenuto ad essere pronto; d’altronde come dice il Vangelo “Quanto a quel giorno e a quell’ora, però nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre”. (Matteo 24,36)

In parallelo alla vita di Adamo sta la vita del Cristo nella settimana di passione; anche le ore possono indicare un riferimento a questa.
Gesù mori sulla croce il venerdì, corrispondente al 6° giorno della creazione, fu messo in croce a mezzogiorno e morì tra le 2 e le tre del pomeriggio, e fu risorto nel terzo giorno prima dell’alba della domenica, corrispondente all’8° giorno.
Se ne potrebbe ricavare che il peccato da Adamo fu commesso e ne provocò la morte ontica o dell’essere tra le 2 e le 3 del pomeriggio del 6° giorno della creazione, mentre la morte fisica fu alle 6 del pomeriggio, l’ora in cui il corpo del Cristo fu sepolto.
A mezzogiorno il Cristo fu messo in croce, quindi, quando Adamo peccò fu come se non fosse trascorso il tempo; era per lui Adamo come fosse ancora mezzogiorno.
Da mezzogiorno alle tre fu come se il tempo si fermasse:

Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.” (Luca 23,44)

Questo segno nella vita del Cristo con il parallelo a quella d’Adamo potrebbe corrispondere in questa ultima al momento che Adamo peccò, causa per cui poi Cristo morì in croce.
Il momento del peccato di Adamo avvenuto tra mezzogiorno e le tre del 6° giorno della creazione segna la creazione del tempo.
Perciò da quel corrispondente momento del 6° giorno ha senso misurare i tempi, in quanto senza il peccato il tempo non ci sarebbe stato.
Tutte le misure debbono riferirsi a ritroso ed in avanti da tale momento; cioè Adamo alle tre del pomeriggio si trovò vecchio di 450-465 anni.
A metà del cammino di sua vita!
Proseguendo, la morte di Gesù può corrisponde al momento della morte di Abele, che fu il vero primo uomo da cui iniziò ad esistere la morte fisica, e ciò seguendo tale ragionamento, avvenne, quando Adamo era alle tre del pomeriggio del 6° giorno della creazione.

I RE CHE CONGIURANO
Il Salmo 2, di evidente ispirazione messianica, in cui al versetto 7 è detto “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato“, pare dare al Messia stesso una investitura divina e non solo umana, ha questo inizio:

“Perché le genti sono in tumulto
e i popoli cospirano invano?
Insorgono i re della terra
e i prìncipi congiurano insieme
contro il Signore e il suo Messia
…” (Salmo 2,1s)



Chi sono questi re che insorgono e congiurano contro IHWH e il suo Messia?
Sono i re della terra, in senso stretto, quelli della Terra Promessa.
Ha perciò senso pensare che i re che congiurarono sono proprio quelli della coalizione di cui è detto nel racconto al capitolo 10 del libro di Giosuè.
Di quel Salmo nell’articolo in .pdf “Nel DNA dei Salmi: il Messia” nella rubrica “Attesa del Messia” ho riportato questo testo di decriptazione che porta ad una storia completa riferibile a Gesù di Nazaret.

Salmo 2,1 – Del Potente, la Vita concepita cammina, la Luce si porta in cammino ed è la vita a recare del Potente. L’Unigenito, da Madre fu in vita, fu al mondo, a peregrinare obbediente.

Salmo 2,2 – Ci sarà un segno, sarà a scendere sulla casa, (la stella)
si porteranno i re per la forte luce scesa, (i Magi)
ma per un capo si porteranno armati inviati. (Erode)
Sarà con la Madre a fuggire,
per proteggerlo portato sarà al nascosto. (in Egitto)
Proteggerà l’Altissimo dalla perversità
che porterà in azione il serpente
il Cristo (il Messia) che ha portato.

Salmo 2,3 – Ad energia degli inviati finita (morto Erode)
si versò all’aperto, (ritorno dall’Egitto)
iniziò segni ai viventi a recare (al Tempio con i dottori)
alla pienezza il corpo portò completamente. (cresce in sapienza e grazia)
Sarà all’acqua a portarsi, (Giordano)
e un inviato illuminato dal Potente sarà (Giovanni Battista)
con mano a coppa ad aprire l’acqua. (Battesimo al Giordano)
All’acqua apostoli si porterà, (primi apostoli)
che avranno visto dentro il segno forte all’acqua portato.

Salmo 2,4 – Con forza si porterà illuminazione da chi abita dentro il cielo, sarà dalle nubi che il Signore è con potenza a sentirsi (il segno è la voce dal cielo)
che in cammino del Potente la vita reca. (si manifesta)

Salmo 2,5 – Inizierà a colpire con la parola, la divinità gli si sarà all’acqua portata dentro, dell’Unico il verbo porterà e dentro chiusa nel corpo porterà energia affinché la rechi. A casa dal mondo al Potente i viventi condurrà.

Salmo 2,6 – E dell’Unico il germoglio, pienamente retto, il designato sarà in un vivente in cammino a stare. Dall’alto scenderà una colomba sulla testa: Santo è.

Salmo 2,7 – L’Unigenito delle scritture da Dio fissato, sarà fuori a portarsi nel mondo. Dirà Dio: Sei mio figlio, io oggi ti ho generato.

Salmo 2,8 – Illuminazione di Dio sulla vita
ai viventi tra i lamenti recherà. (la vita pubblica)
Inizierà a scegliersi apostoli nel mondo. (la chiamata dei dodici)
A chi in cammino porterà forza di vita, (i miracoli)
energia ai prigionieri (chiusi) del serpente (libera gli indemoniati)
nell’oppressione recherà.
Dell’Unico vedranno segni di rettitudine. (la parola)
Inizierà dalla bocca la pienezza come un fiume a scendere.

Salmo 2,9 – Indicherà il male ai viventi. (i discorsi)
Dentro li illuminerà. (le beatitudini)
Abiterà nei cuori la purità.
Colpirà in cammino il maligno. Sarà a portare all’avversario segni energici.
Con la parola risolleva alla vita. (i risorti, Lazzaro, la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim)

Salmo 2,10 – E si vedrà per un segno uscito
che re è dei viventi. (dopo la moltiplicazione dei pani)
Uscirà alla luce che retto è. I potenti che si portano con perversità contristerà.
Lo porteranno da giudici. (il processo)
Le forze inizieranno dal corpo a fargli scendere.” (la passione)
(Nel Vangelo di Giovanni l’essere re è la base del colloquio con Pilato)

Salmo 2,11 – Da servo si porterà l’Unigenito. In croce il Signore dentro sarà visto in campo aperto. Porterà a scorrere con forza il serpente un’asta dentro al corpo. L’eternità uscirà.

Salmo 2,12 – L’energia della Luce venne versata . La recò da dentro il corpo.
Dalla bocca un lamento all’Unico inviò . (recita Salmi in croce)
Il soffio terminò. Per l’Unigenito un lino si porterà. (la sindone)
Sbarrato fiaccato il vaso fu. Fu ad oscurarsi. (si fece buio su tutta la terra)
Da dentro acqua si vide dal cuore.

Segnalo l’evidente voluto riferimento del Vangelo di Luca (Luca 3,22) a questo salmo 2 al momento del battesimo di Gesù.
Là infatti è riferito che s’udì dire da una voce dal cielo: “Tu sei il mio figlio prediletto in te mi sono compiaciuto“.
Il collegamento a tale Salmo 2 è perciò dichiarazione che la missione di Gesù di Nazaret è proprio messianica.
La lettera agli Ebrei (Ebrei 1,5) cita il versetto 7 del Salmo 2 e l’associa a 2Samuele 7,14 in cui da parte di Dio è detto: “Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.”
Tali testi, poiché quelle formulazioni possono sottendere solo un’adozione, non forniscono prova palmare della natura divina del Messia.
La certezza che il Messia è Figlio di Dio è attestata solo della fede nella dichiarata avvenuta risurrezione del Cristo “secondo le Scritture” e S. Paolo, da buon ebreo conoscitore delle scritture, sa che questa è la vera liberazione che attende l’umanità.
Non potrà perciò mancare il suono di tromba: “…suonerà, infatti, la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati .” (1Corinzi 15,52)
Ora, qui s’entra in pieno nella tematica accennata nell’articolo “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“, in particolare nel paragrafo “Perché cerco un testo segreto“.
Il Vangelo di Luca (24,44ss), infatti, accenna all’attività del Risorto con gli apostoli nel tempo tra la Pasqua e la Pentecoste del 30 d.C. per rendere palesi le profezie che lo riguardano, soprattutto quelle relative alla risurrezione, che altrimenti, pur se esistenti nelle Scritture sono di fatto velate: “Poi disse loro: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all’intelligenza delle Scritture disse: …Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme”; parole riprese da San Paolo (1Corinzi 15,3.4) con: “morì per i nostri peccati secondo le Scritture, e che fu sepolto e risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture.”
Allora, dove si trovano queste profezie così complete e compatte?
Le profezie dei “canti del Servo di Iahwèh” ed i brani biblici riferibili al Cristo non esautorano il tema, ed i commentatori non forniscono riferimenti esaurienti per individuare le specifiche profezie evocate da Gesù con tanta sicurezza.
La certezza, inoltre, con cui Gesù asserisce sull’esatto compimento della Legge e dei Profeti (visto che sono esclusi riferimenti ad “apocrifi”) assicura l’esistenza di profezie nei canonici ed apre il varco ad ipotizzare l’uso di una forma particolare per scrutare i testi sacri visto che con la lettura ortodossa non si trovano.
Quest’attività dello scrutare ha bisogno, per chi conosce le Scritture, d’una breve iniziazione, in quanto comporta d’aver visto un quid senza il quale non si può leggere ed inoltre occorre accedere alle stesse con modi non usuali.

LA COALIZIONE CONTRO GABAON IMPEGNA ISRAELE
Il re di Gerusalemme Adonì-Sedek, infatti, appena venne a sapere che quelli di Gabaon avevano fatto una pace separata con gli Israeliti, mandò messaggeri agli altri 4 re della coalizione amorrea e chiese di attaccare tutti uniti la città di Gabaon.

A quelli di Gabaon non rimase che inviare “…questa richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: Dà una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne. Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l’esercito e i prodi guerrieri. ” (Giosuè 10,6s)
L’esercito Israelita marciò tutta la notte e piombò all’improvviso col massimo dell’effetto sorpresa sugli Amorrei come riferisce Giosuè 10,9.
I nemici, che accerchiavano la città, fuggirono a precipizio e gli Israeliti l’inseguirono.
Il Signore, come aveva annunciato in Giosuè 10,8 mise i nemici in mano a Giosuè ed alle sue truppe, inviando una forte grandinata con chicchi grossi come pietre che uccisero più Amorrei di quanti ne riuscirono a finire gli Israeliti, mentre fuggivano per il passo di Bet Coron e si gettavano giù verso l’altopiano della Sefela.

Prima campagna di Giosuè

Prima campagna di Giosuè


A questo punto Giosuè invocò il Signore e disse “…alla presenza d’Israele: Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Àialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.” (Giosuè 10,12-14)

Per lungo tempo questo fu considerato l’attuazione di un evento eccezionale quello di un giorno più lungo di tutti gli altri col sole fermo su Gabaon e la luna ferma su Aialon a metà della discesa di Bet Coron.
Cioè l’astro maggiore e quello minore si sarebbero fermati nel loro arco che compiono nel cielo per chi guarda dalla terra per consentire la disfatta dei nemici per mano del Signore e degli Israeliti che combattevano assieme.
In definitiva quello sarebbe stato un giorno particolare, di durata doppia.
L’argomento del miracolo fu utilizzato nel Rinascimento per confutare il modello copernicano e per perseguitare i suoi assertori, in particolare Galileo Galilei.
Dice al riguardo il Galilei “È per aderire al senso comune, dunque, che nelle Scritture si afferma che il Sole gira intorno alla Terra immobile o che Dio “fermò” il Sole assecondando l’invocazione di Giosuè” (1615 lettera alla granduchessa Cristina di Lorena).

Uno scienziato, l’ebreo russo Immanuel Velikovsky, sulla scia del bestseller “La Bibbia aveva ragione” di W. Keller, negli USA, ebbe ad immaginare nel suo libro “Mondi in collisione” (1950 Macmillan) che ciò fosse avvenuto per effetto di una cometa.
Il “fèrmati, o sole!” di Giosuè potrebbe essere una semplice iperbole letteraria, una licenza poetica, un dire in modo comune e non scientifico, tanto più che subito dopo è richiamato un testo poetico sulla storia di Israele “Il libro del Giusto” (Giosuè 10,13)
Ad esempio l'”Iliade” (canto II) Agamennone fa una preghiera come quella di Giosuè: “Oh Zeus, non tramonti il sole e non sopravvengano le ombre prima che si distrugga Troia”.
Non diciamo anche noi che il Sole sorge e tramonta eppur ormai sappiamo bene che è la terra a muoversi intorno al Sole!

Guardiamo con attenzione il testo in ebraico dei versetti in cui dice:

“Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Àialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.” (Giosuè 10,12-14)

quando dice:

  • seconda parte del versetto Giosuè 10,12 “Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Àialon.”

  • prima parte del versetto Giosuè 10,13 “Si fermò il sole e la luna rimase immobile…”

  • parte finale del versetto Giosuè 10,13 “Stette fermo il sole nel mezzo del cielo


Gustave Dorè: Giosuè fa fermare il sole

Gustave Dorè: Giosuè fa fermare il sole


Tutto si gioca su quei verbi si fermò e stette immobile che tra l’altro sono analoghi perché riguardano il sospendere una attività in corso.
Il primo, in “fermati ” e “stette fermo “, provengono come imperativo e passato del radicale che indica lo star fermo e il cessare un’azione già iniziata e nel caso specifico può riguardare sia il suo moto apparente nel cielo sia il sospendere l’irradiazione della luce e dei dardi infuocati e luminosi.
Il secondo, “rimase immobile ” può anche riguardare il cessare e lo star quieto.
Se poi si collega questo all’evidenza di un temporale in atto con grandine è da concludere che luna e sole non furono più visibili per tutto il giorno oscurati da lungo temporale.

La storia della vittoria sulla coalizione, che il libro di Giosuè pare affermare essere avvenuta in un sol giorno, di fatto è da considerare un artificio letterario del redattore, perché storicamente la conquista, come peraltro racconta la Bibbia nello stesso libro di Giosuè, Capitoli 13-17 nonché nel libro dei Giudici, è da ritenere che avvenne in tempi lunghi con più episodi e non da parte degli Israeliti tutti assieme, ma grazie a più azioni singole ad opera di delle varie tribù. Il Signore poi infatti disse a Giosuè: “Rimane molto territorio da occupare” (Giosuè 13,1), affermazione che presuppone un più complicato processo storico rispetto alla conquista di Canaan è presentata come un unico evento.
Ciò che in fin dei conti interessava il redattore era il quadro d’insieme, di dimostrare che il tutto avvenne ad opera del Signore e in tempi brevi.
Questo è peraltro anche il parere della Bibbia di Gerusalemme che si legge alla nota ai capitoli 10 e 11.
In effetti il miracolo per i redattore del libro di Giosuè ci fu, il tempo si dilatò per tutti, come se magicamente la giornata si fosse allungata, ma quello che storicamente accadde fu che un lungo periodo durasse come un solo giorno intero.

Questo pensiero mi porta alle parole del famoso Inno delle Lodi mattutine del tempo ordinario che come vedremo c’entra eccome:

“O giorno primo ed ultimo,
giorno radioso e splendido
del trionfo di Cristo!”



Col metodo della decriptazione, visto e considerato che il testo nascosto, criptato nella Bibbia grazie alle lettere usate dell’alfabeto ebraico, riguarda tutto e soltanto l’epopea del Messia, vediamo allora a quale giornata eccezionale si riferiscono quei versetti.
Beh! Quei versetti come si può controllare parlano del giorno della risurrezione di Cristo, fatto che prepara la disfatta del nemico.
Per far ciò riporto il testo in ebraico di quei tre versetti, ma per snellezza dò una dimostrazione semplificata, non indicando il significato di quanto relativo ad una sola lettera e riportando solo l’indicazioni dei termini ebraici costituiti da due o più lettere che procedendo da destra verso sinistra s’incontrano e magari, pur appartenendo a parole separate nel testo di primo livello, vengono a risultare utili in quello nascosto.

Giosuè 10,12Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Àialon.





Dell’Unigenito questi furono l’aiuto, da cibo portarono il Risorto – che innalzato () fu dalla perversità . Che dentro fu portato dagli uomini in croce il Signore – vennero ad iniziare i viventi. Sulle (loro) teste fu il potente soffio dagli apostoli, furono dentro ad inviare la forza della risurrezione; in azione dal serpente si portarono. Fu l’Unigenito all’essere ribelle () del Potente la rovina ad inviare. Furono ad illuminare le menti sul primo serpente, la risurrezione per liberare () dalla fossa ( = ) dentro del peccare () con l’impurità () recarono ai viventi. Furono a portare nel corpo (Chiesa) in seno () i popoli . Il vomito fu al serpente portato dagli apostoli.

Giosuè 10,1Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero.





Portata fu nel sangue ad entrare la risurrezione. Un vivente, un simile (), rifù col corpo dalla tomba risorto , dell’Eterno fu riversata la vita, in cammino riportato fu. Dall’Unico fu a casa ad essere riportato, riuscì la potenza che alle origini uscì, fu a ricominciare, come è scritto sul libro ad uscire fu la risurrezione dei corpi portata, fu visto vestito uscire di luce. Libero (), da dentro la tomba ad alzarsi fu. Dal cielo portò la potenza l’Unico all’Unigenito. Giù nel cuore la riportò. La prima (volta) così fu riportato un morto in vita per essere un Vivente.

Giosuè 10,14Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.




Portò la potenza il Padre un giorno ad entrare in Lui . La potenza in una persona () fu a portare e all’Unigenito nella tomba nel corpo fu a riportare la potenza. Risorto in vita si rivide il Signore . Dentro a versare portò la potenza in un uomo , così fu all’esistenza a riuscire, gli portò ad entrare degli angeli il vigore . La Parola () fu risorta alla vista possente.

Giosuè 10,12 – Dell’Unigenito questi furono l’aiuto, da cibo portarono il Risorto – che innalzato fu dalla perversità. Che dentro fu portato dagli uomini in croce il Signore – vennero ad iniziare i viventi. Sulle (loro) teste fu il potente soffio dagli apostoli, furono dentro ad inviare la forza della risurrezione; in azione dal serpente si portarono. Fu l’Unigenito all’essere ribelle del Potente la rovina ad inviare. Furono ad illuminare le menti sul primo serpente, la risurrezione per liberare dalla fossa dentro del peccare con l’impurità recarono ai viventi. Furono a portare in un corpo (Chiesa) in seno i popoli. Il vomito fu al serpente portato dagli apostoli.

Giosuè 10,13 – Portata fu nel sangue ad entrare la risurrezione. Un vivente, un simile, rifù col corpo dalla tomba risorto, dell’Eterno fu riversata la vita, in cammino riportato fu. Dall’Unico fu a casa ad essere riportato, riuscì la potenza che alle origini uscì, fu a ricominciare, come è scritto sul libro ad uscire fu la risurrezione dei corpi portata, fu visto vestito uscire di luce. Libero, da dentro la tomba ad alzarsi fu. Dal cielo portò la potenza l’Unico all’Unigenito. Giù nel cuore la riportò. La prima (volta) così fu riportato un morto in vita per essere un Vivente.

Giosuè 10,14 – Portò la potenza il Padre un giorno ad entrare in Lui. La potenza in una persona fu a portare e all’Unigenito nella tomba nel corpo fu a riportare la potenza. Risorto in vita si rivide il Signore. Dentro a versare portò la potenza in un uomo, così fu all’esistenza a riuscire, gli portò ad entrare degli angeli il vigore. La Parola fu risorta alla vista possente.

Giosuè 10,15 – E sarà la risurrezione dentro che Gesù porterà al maligno per bruciarlo nei corpi. Dio in azione in un vivente gli porterà la maledizione. Per i viventi la grazia uscirà nel mondo in cammino con potenza a rivelarsi.

Qui di seguito riporto il testo dell’ultima traduzione C.E.I. dei primi 15 versetti di Giosuè 10.

Giosuè 10,1 – Quando Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva conquistato Ai e l’aveva votata allo sterminio e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re, e che quelli di Gabaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro,

Giosuè 10,2 – ebbe grande paura, perché Gabaon era grande come una delle città regali, ed era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi.

Giosuè 10,3 – Allora Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, mandò questo messaggio a Oam, re di Ebron, a Piram, re di Iarmut, a Iafìa, re di Lachis e a Debir, re di Eglon:

Giosuè 10,4 – Venite ad aiutarmi per attaccare Gabaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti.

Giosuè 10,5 – Questi cinque re amorrei – il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon – con tutte le loro truppe si radunarono insieme, andarono ad accamparsi contro Gabaon e le mossero guerra.

Giosuè 10,6 – Gli uomini di Gàbaon inviarono allora questa richiesta a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: Dà una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne.

Giosuè 10,7 – Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l’esercito e i prodi guerrieri,

Giosuè 10,8 – e il Signore gli disse: Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te.

Giosuè 10,9 – Giosuè piombò su di loro all’improvviso, avendo marciato tutta la notte da Gàlgala.

Giosuè 10,10 – Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gabaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà.

Giosuè 10,11 – Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada.

Giosuè 10,12 – Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d’Israele: Fermati, sole, su Gabaon, luna, sulla valle di Àialon.

Giosuè 10,13 – Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto? Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero.

Giosuè 10,14 – Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.

Giosuè 10,15 – Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l’accampamento di Gàlgala.

I cinque re si nascosero in una grotta a Makkeda e Giosuè li fece bloccare dentro con massi all’ingresso.
Dopo la battaglia, li fece uscire, i comandanti Israeliti misero loro il piede sul collo, e furono impiccati, quindi i corpi furono gettati nella stessa grotta che fu sigillata.

In “Gerusalemme la città del gran re” ho riportato tutta di seguito la decriptazione dei 43 versetti di Giosuè 10.

GIOSUE’ E LA CONGIURA DEI REultima modifica: 2018-05-22T12:29:46+02:00da mikeplato
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