IL POLO e GLI ALTRI TRE PILASTRI DELLA GERARCHIA INIZIATICA

1 ibn-Arabi

di Mike Plato

Non molti conoscono o hanno mai letto Ibn Arabi, detto lo Shaik al Akbar, il Sommo Maestro. Tra i tanti maestri di Sufismo del Medioevo, nessuno ha unito così mirabilmente attitudine filosofica, sapienza esoterica e esperienze trascendenti con il Dio dell’intimo. Henry Corbin lo ha definito “uno dei più grandi teosofi visionari di tutti i tempi”. L’opera di Ibn ʿArabī rimane emarginata ancora oggi dall’ortodossia islamica, pur considerata come l’apice dell’esoterismo islamico e sua somma più completa e sistematica. Egli ha segnato una data nella storia di questa corrente. I pensatori occidentali come Guénon e Schuon, lo consideravano esponente di vertice della “filosofia perenne”. Secondo Roger Deladrière, Ibn ʿArabī è l’autore del “lavoro teologico, mistico e metafisico più significativo che nessun uomo ha mai fatto“. Alcuni studiosi musulmani hanno dichiarato che Ibn Arabi è il leader spirituale e il maestro sufi più importante della storia musulmana. Altri lo considerano un eretico o anche un apostata. In pochi hanno avuto reazioni neutrali o tiepide. Sono circa 800 le opere attribuite a Ibn ʿArabī, anche se solo alcune sono state autenticate. Di una di esse voglio parlarvi: un breve trattato chiamato “Il Libro della dimora spirituale del Polo”. Dimora sta per stazione spirituale, ossia per rango iniziatico o vibratorio. L’opera procede dall’incontro mistico che Arabi ebbe col Polo (Qutb), che gli infonde la Sua Scienza. Tale misterioso Polo sarebbe il vertice della gerarchia dei santi di Dio, quindi il Re del Mondo di guenoniana memoria, quel re noto come Melkizedek nella Bibbia, Al Khidr nel Corano e Cristo risorto (il Figlio dell’Uomo) nel cristianesimo esoterico. Per come lo descrive Arabi nei Fusus, sembrerebbe la descrizione proprio di quel Melkizedek senza generazione, senza inizio né fine di cui alla Lettera agli Ebrei: “Uomo nuovo ed eterno, generato senza inizio né fine, il Verbo che separa ed unisce”. La funzione di Polo, equivalente del Messia, è incarnata da un solo essere in un determinato ciclo: l’Imam. Il Polo resta Polo a prescindere dalla sua manifestazione carnale. Egli è l’Uomo Universale, l’Adam ad immagine e somiglianza, che riceve la Misericordia promanante dall’Occhio (Dio Altissimo) e la concede ad uomini nobili, ad anime prescelte da prima che il tempo fosse. Lo sguardo dell’Occhio è rivolto anche verso questo basso mondo, e il suo scopo non è solo quello dell’onnipresenza e onniveggenza, ma anche quello della Provvidenza. In questo senso, l’Uomo universale è il Califfo, ovvero il luogotenente, il vicario, un po’ come Metatron per YHWH nella Cabala ebraica, e il Cristo per il Padre. L’Occhio ha preposto il Polo, egli stesso quind Occhio di Dio, a guardia del Regno materiale. Il mondo non cessa di essere preservato finchè sussiste l’Uomo Perfetto. Nell’Antico Testamento, si dice che “il giusto è il fondamento del Mondo” (Proverbi 10:25). Questo giusto è il Re di Giustizia, Melkizedek, proprio l’Uomo Universale. Nelle vicende della distruzione divina di Sodoma (simbolo del mondo materiale), non si procede alla deflagrazione degli elementi finchè sussista anche un solo giusto. I giusti sono le membra del Giusto, del primissimo Adamo glorioso. Arabi sostiene in modo mirabile che il mondo è l’essoterico, l’esteriore, laddove l’esoterico è l’uomo, e ancor più l’Uomo Interiore. Se ne deduce che per Arabi, il Mondo viene dall’uomo e non è di per sè, perché l’essoterico non è mai di per sé ma dipende dal suo esoterico che esso contiene. Se è così, l’uomo è maschile verso la sua creazione (proiezione) e femminile verso l’Occhio. E’ quindi un essere a due facce, una sorta di Giano, androgino. Il Polo adamico è il Barzakh, l’istmo intermediario tra due realtà, poiché Egli è il compendio dell’universo (non semplicemente quello materiale) e la sua sintesi perfetta. Il simbolo dell’Uomo Vero, di Colui che viene prima dell’uomo, è il Pilastro. In questo, volontariamente o meno, Arabi si allinea all’antichissima concezione di Osiride come del Pilastro (Djed) dell’universo. Egli è il centro dell’ontologia umana, il suo nascosto e al contempo un centro verticale che vive contestualmente in tutti i regni della Mente di Dio. Nella Qabala speculativa, l’Albero delle Sephirot coincide con l’Adam Qadmon, e nei vangeli (Marco 8:24) il cieco nato, recuperando la vista, sostiene di vedere gli uomini come alberi che camminano (mi sovvengono gli Ent nella saga de Il Signore degli Anelli). Compito dell’uomo esteriore e decaduto è diventare Polo a se stesso, realizzando lo stato primordiale dell’Uomo Perfetto. Non c’è più uomo, ma solo l’Uomo. Arabi dice che il Qutb non è ebreo né cristiano né musulmano, né appartiene ad alcuna dottrina o comunità religiosa, a meno che queste stesse non gli si conformino per amore nei suoi confronti. Ma l’amore eventuale degli uomini per il Polo è troppo spesso imperfetto, poiché essi tendono ad accettare sempre una parte del deposito polare, una sola rivelazione, negando le altre, e, così facendo, offendendo il Polo che è omnicomprensivo in termini di Spiritualità e di Sapienza. La Gerarchia ha il compito invisibile e nascosto di vigilare sul mondo. Essa è in parte formata da puri spiriti, in parte da santi in carne e ossa, seppur sconosciuti al genere umano. La gerarchia sarà pur invisibile ma non è solo al di là del mondo. Essa ha propaggini anche in questo basso mondo, il Mondo della Testimonianza, attraverso coloro che in questo mondo fungono da ricettori, da Graal, delle benedizioni e della sapienza celeste, e trasmettitori della stessa. Hanno la stessa medesima funzione di Melkizedek Zorokothora nella Pistis Sophia, la funzione del Paralemptor (ricevere da Dio e trasmettere agli uomini). I Santi visibili, seppur sconosciuti, sono veri e propri messia, mediatori tra il cielo e la terra. Tra questi, il gruppo detto dei Pilastri (awtad), è il vertice della gerarchia planetaria, un gruppo di 3 grandi custodi. Sono i 3 grandi servitori dell’Altissimo e il vertice della gerarchia spirituale planetaria. Il primo è il Polo, di cui abbiamo gia parlato. Il secondo è Colui che si trova alla sinistra del Polo. Quando il Polo umano (Imam) muore, egli eredita da Lui ogni cosa e il Segreto gli viene trasferito. In questo modo, il Pilastro va a conformarsi al grado dell’Imam e viene chiamato Re del Mondo o Imam più Perfetto. Egli possiede tutta la scienza utile alla trasmutazione umana (alchimia) e alla guerra santa (interiore, contro Iblis il tentatore). Egli trascorre la metà del tempo con il mondo e per metà col Polo archetipico, come a dire che metà della vita la trascorre nel mondo e l’altra dentro di sé. Questo Pilastro è capace di separare (la spada separatrice di Cristo) i cuori da ciò che è altro da Dio per ricondurli a Dio, facendoli passare dalla dualità separativa all’Unità unificante dell’essere. Il terzo Pilastro è posto alla destra del Polo, e il suo nome è Imam spirituale, in quanto egli non è preso affatto dalle contingenze ma dal Pleroma, non dal Divenire ma dall’Essere. Non può essere considerato un mediatore, perché non ha la faccia rivolta verso l’umanità. E’ solo un essere di genere spirituale “femminile”, vuoto del cosmo materiale e pieno della grazia di Dio.

IL POLO e GLI ALTRI TRE PILASTRI DELLA GERARCHIA INIZIATICAultima modifica: 2018-05-22T16:40:18+02:00da mikeplato
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