MELKIZEDEK PERSONAGGIO ENIGMATICO E IL MESSIA

melki

di Alessandro Conti Puorger

1° parte -Sacerdote eterno
I testi biblici dell’Antico Testamento sono stati rivisitati dal Giudaismo nel V sec. d. C. dopo il ritorno dall’esilio di Babilonia e da quei revisori anche agli scritti più antichi è stata data la stessa uniformità di visione. A quei libri non interessa presentare verità scientifiche o storiche, ma tutti sono stati filtrati attraverso una certa precisa ed univoca mentalità per costituire non libri di lettura o di storia, ma elementi formativi atti a rendere coesa una comunità. Vi è così un mito di formazione e una legge di costituzione fatte risalire ad ispirazione divina, il tutto unito ad attese profetiche e cenni storici che marcano le sofferenze vissute dal popolo per errori di rotta, rivisitate da poeti e sapienti pieni di fede, con una spinta finale apocalittica che esalta aspetti che in germe erano già nei primi libri. Il regno di Salomone segna il passaggio tra il mito, in cui al confine appare Davide, e vicende storiche, periodo d’oro figura allegorica d’un tempo felice a venire. C’è un parallelo interno tra Giuseppe il vice faraone e Davide il primo re che Dio offre al popolo che ha fatto uscire dall’Egitto, infatti: “Il Signore si è scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo.” (1Sam 13,44) Davide non solo è re, ma anche sacerdote dell’Eterno, perché l’investitura di Re gli viene per un sacerdozio antico quando diviene re di Gerusalemme, il cui re ai tempi di Abramo era Melchisedek. Il mito dei primi tempi affonda le radici nel mondo Egizio e Abramo, Giacobbe, i capi delle tribù tutti vanno e rivengono dall’Egitto e preparano l’esodo con Mosè. Certo si è che il mondo egizio ha avuto peso nella formazione, ma tutto è stato rivisitato e personalizzato, consolidato e celebrato in modo nuovo in forma di un monoteismo raffinato gradualmente, ma che al tempo del giudaismo era ormai determinato. Questo ha lasciato tracce d’evoluzione quali pennellate del crogiolo storico che Dio ha operato col suo popolo figura enigmatica d’un popolo sacerdotale per il mondo. La visione di popolo scelto per il mondo quale seme è la spinta profetica  storicamente ha ripreso il Cristianesimo. A ciò si aggiunge l’idea da me sostenuta che nella rivisitazione giudaica la gran parte dei testi ha ricevuto una propria forma di criptatura interna atta a costituire linguaggio profetico d’una epopea messianica leggibile solo da profeti, sacerdoti e cultori del libro. Personaggio enigmatico, che pur apparendo in pochi scritti ha accumulato su di sé una tensione particolare, è appunto quella di Melchisedek figura enigmatica e profetica al cui ripresentarsi si sarebbe verificata una manifestazione messianica. Il documento 11Q13 (=11QMelch) rinvenuto nella grotta 11 di Qumran fa capire che si attendeva una manifestazione particolare .“… è giunto il tempo dell’anno di grazia per Melchisedek, in cui verranno esaltati gli eletti di Dio attraverso il giudizio, come è scritto di lui nel salmo di Davide che disse: Dio si alza nell’assemblea divina, giudica in mezzo agli dei E riguardo a lui egli dice: dall’alto volgiti contro di essa, il Signore giudicherà la causa dei popoli Perché egli ha detto: fino a quando giudicherete iniquamente e sosterrete la parte degli empi? L’interpretazione concerne Belial e gli spiriti della sua schiera che furono ribelli e deviarono dai comandamenti di Dio [commettendo il male]. Ma Melchisedek eseguirà la vendetta del giudizio di Dio [in questo giorno, e loro saranno liberati dalle mani] di Belial e dalle mani degli sp[iriti della sua schiera]. In suo aiuto verranno tutti gli dei della [giustizia; egli] è l’eletto [che prevarrà in quel giorno su] tutti i figli di Dio e pre[siderà] questa [assemblea]. Questo è il giorno della [pace, del quale Dio] ha parlato [attraverso le parole di Isa]ia il profeta, che disse: Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio. Le montagne sono i pro[feti] … E il messaggero è il [consa]crato dello spirito di cui Danie[le] ha parlato: … E il messaggero che annuncia la salve[zza] è colui di cui è scritto che sarà inviato per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion” (11QMelch 9-19 trad. F.G. Martinez).  La tensione apocalittica pre-evangelica era intensa e la vicenda di Gesù di Nazaret va inserita in tale contesto d’attesa dell’anno di grazia. Il Signore Gesù nella sinagoga di Nazaret, all’inizio della sua missione si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo, trovò il passo dove era scritto “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (Is 61,1- 2), poi arrotolò il volume, lo consegnò all’ inserviente e disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che avete udito con i vostri orecchi” (cfr Lc 4,16-21).

Il nome Melchisedek si trova :

– nell’Antico Testamento in Genesi 14,17-20 e nel Salmo 110;
– nel Nuovo Testamento nella lettera agli Ebrei nei capitoli 5,6-10 in 6,20 e nel 7.

Dal punto di vista cronologico della redazione dei testi è da ritenere che la prima volta che in modo certo è stato citato il nome di Melchisedek sia nel Salmo 110, definito “Il sacerdozio del Messia”, in quanto attribuito a Davide, X sec. a. C., mentre il libro del Genesi, almeno nella redazione finale, è da considerare più tardivo e non si sa quando fu li inserito il racconto di Melchisedek. Il Salmo 110 così recita nella traduzione in italiano (C.E.I.):

1-Di Davide. Salmo. Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”.
2- Lo scettro del tuo potere stende il Signore da Sion: Domina in mezzo ai tuoi nemici.
3- A te il principato nel giorno della tua potenza tra santi splendori; dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato.
4- Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek .
5- Il Signore è alla tua destra, annienterà i re nel giorno della sua ira.
6- Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra.
7- Lungo il cammino si disseta al torrente e solleva alta la testa.

Gesù, come confermano i Vangeli sinottici ricorda quel Salmo e conferma che è scritto da Davide, che si riferisce al Messia e che questi è il “Signore”. Dei nei sinottici, Matteo 22,41-46, Mc 12,35-37, Lc 20,41-44, che ricordano quel Salmo rammento quello di Matteo: “Trovandosi i farisei riuniti insieme, Gesù chiese loro: Che ne pensate del Messia? Di chi è figlio? Gli risposero: Di Davide. Ed egli a loro: Come mai allora Davide, sotto ispirazione, lo chiama Signore, dicendo: Ha detto il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Se dunque Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio? Nessuno era in grado di rispondergli nulla; e nessuno, da quel giorno in poi, osò interrogarlo.” Quel Salmo fa intuire che quel Melchisedek, per noi oggi figura enigmatica, era un personaggio ben presente nell’immaginario d’allora, che consentiva di collegare la regalità dei Re di Gerusalemme ad un disegno eterno di Dio. Il Salmo, che autoreferenzia come autore Davide, l’ultimo re di Gerusalemme al momento della redazione, evidenzia così che Davide era inserito in una discendenza a carattere divino, con una missione sacerdotale speciale, più antica e superiore anche a quella del sacerdozio levitico. Racconta il libro 1 Samuele sull’unzione di Davide: “Samuele chiese a Iesse: Sono qui tutti i giovani? Rispose Iesse: Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge. Samuele ordinò a Iesse: Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui. Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: Alzati e ungilo: è lui! Samuele prese il corno dell’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi.” (1 Sam 16,11-13) I re, Infatti, venivano consacrati, מ ש ח unti, in ebraico, figura del Messia מ ש ח che deve venire, e che appunto sarà della stirpe di Davide, perché s’innesterà in quella linea sacerdotale e ne chiuderà la catena iniziata con Melchisedek מ ל כ י צ ד ק , “il mio Re giusto”. Secondo la locuzione latina “nomen omen”, nel nome è insito un presagio, per cui gli antichi ritenevano che il nome contenesse anche l’essenza della persona che lo portava e in quel nome di Melchisedek è insito il nome di Re .מ ל כ

In www.bibbiaweb.net/lett023s.htm “Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia” ho fatto osservare che la serie delle 22 lettere dell’alfabeto ebraico ha quattro lettere mediane – affiancate da nove lettere a destra e nove a sinistra – e quelle quattro lettere sono proprio מ ל כ י con cui si può leggere del “il mio RE” o “RE I(hwh) ” e le altre lettere sono come cherubini che lo sostengono. Questa è stata vista come una particolarità, come firma di Dio ritenuto l’ispiratore dell’alfabeto, onde le stesse lettere gli danno gloria. Di ciò si trova eco nel Salmo 99 come in tanti altri: “ Il Signore regna, tremino i popoli; siede sui cherubini, si scuota la terra. Grande è il Signore in Sion, eccelso sopra tutti i popoli. Lodino il tuo nome grande e terribile, perché è santo. Re potente che ami la giustizia, tu hai stabilito ciò che è retto, diritto e giustizia tu eserciti in Giacobbe. Esaltate il Signore nostro Dio, prostratevi allo sgabello dei suoi piedi, perché è santo. Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti, Samuele tra quanti invocano il suo nome …” Il vero re d’Israele era perciò YHWH e l’unto era colui che lo rappresentava sulla terra. “Dio, il tuo Dio ti ha consacrato con olio di letizia» (Sal 45, 8). Ungere con “l’olio dell’unzione” shemen ha-mishchà era atto che richiamava la discesa di un’anima dall’alto, cioè d’un livello divino, sulla persona unta, col pensiero di legare in terra un fatto deciso in cielo, come nel caso di sacerdoti, re, profeti (l’idea permane nei sacramenti cristiani che lo comportano – battesimo, cresima, ordinazione). Ciò si trova connesso anche alle lettere ebraiche. Accade, infatti, che “olio” shemen ש .מ .ן . ha le stesse lettere di shmone, “otto” e di “anima” נ .ש .מ .ה . neshamà, ma ordinate in modo diverso (la lettera ה si può sempre considerare presente a fine parola, ved. regole di decriptazione in Lettere Parlanti www.bibbiaweb.net/lett003s.htm). Secondo le predette regole, inoltre, la lettera נ a fine parola ן rappresenta un’onda
d’energia, un invio. Accade poi che ש .מ . sono le lettere di “nome” e il “Nome” è un modo per designare le potenze dell’Onnipotente percio shemen ש .מ .ן . “il Nome invia” . E cosa arriva dall’alto? Lo investe la Sua anima . .נ .ש .מ .ה
Non a caso sulla croce c’era la scritta: “Gesù Nazareno, il Re dei Giudei” (Gv 19,19b) Durante il processo davanti al sinedrio, al sommo sacerdote che gli chiede: «…se tu sei Cristo, il Figlio di Dio», Gesù risponde: «Tu l’hai detto… anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio…» (Mt 26,63-64). E’ un chiaro riferimento al salmo messianico, nel quale trova espressione la tradizione del re-sacerdote: “Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi” (Salmo 110,2).

Nell’Antico Testamento sussistono così due linee sacerdotali, come sinteticamente osserva il libro del Siracide.
*** Un’elezione sacerdotale in funzione del culto, per l’offerta dei sacrifici dell’adorazione e dell’espiazione, e che a sua volta il culto è legato all’insegnamento su Dio e sulla sua Legge:
– «(Dio) innalzò Aronne… suo fratello (cioè di Mosè), della tribù di Levi. Stabilì con lui un’alleanza perenne e gli diede il sacerdozio tra il popolo…» (45,6-7)
– «(Il Signore) lo scelse tra tutti i viventi perché gli offrisse sacrifici, incenso e profumo come memoriale e perché compisse l’espiazione per il suo popolo. Gli affidò i suoi comandamenti, il potere sulle prescrizioni del diritto, perché insegnasse a Giacobbe i decreti e illuminasse Israele nella sua legge» (45,16-17).
*** Un’elezione di re-sacerdote «Ci fu (da parte di Dio) anche un’alleanza con Davide… la successione regale dal padre a uno solo dei figli, la successione di Aronne a tutta la sua discendenza» (Sir 45,25). Tale tema è poi sviluppato nella Lettera agli Ebrei 5,6-10 in 6,20 e nel 7 che sostiene la supremazia del sacerdozio secondo Melchisedek a quello levitico. Ebrei 5,6-10 “Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. Come in un altro passo dice: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek. Proprio per questo nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà; pur essendo Figlio, imparò  tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono …”

Ebrei 6,18-20 “ … (noi) abbiamo cercato rifugio in lui avessimo un grande incoraggiamento nell’afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un’àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell’interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek.” Ebrei 7 “Questo Melchìsedek infatti, re di Salem, sacerdote del Dio Altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dalla sconfitta dei re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa; anzitutto il suo nome tradotto significa re di giustizia; è inoltre anche re di Salem, cioè re di pace. Egli è senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio e rimane sacerdote in eterno. … Anzi si può dire che lo stesso Levi, che pur riceve le decime, ha versato la sua decima in Abramo: egli si trovava infatti ancora nei lombi del suo antenato quando gli venne incontro Melchìsedek…” con tutto quel che segue a dimostrazione che Gesù è il Figlio che è “Sacerdote in eterno alla maniera di Melchìsedek.

La Chiesa, in base a tali scritti ha affermato a più riprese la verità del Messia-Sacerdote con i Concili di Efeso (431), di Trento (1562) e nel Vaticano II (1962-65). Gesù Cristo è l’atteso nella profezia di Isaia 11,1-5: “Un virgulto spunterà dal tronco di Yesse, un virgulto spunterà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà“. Gesù Cristo che fu unto dal Padre con lo Spirito Santo, nella visione teologica è il ponte tra Dio e l’uomo in quanto, essendo Uomo perfetto e Dio è il ponte che occorreva attraverso cui arrivare al Santo. Chi fa un ponte del genere è un pontefice, quindi sacerdote eterno.

Giovanni Paolo II nell’omelia di Giovedì Santo, 27 marzo 1997 al riguardo osservò:
“ …celebriamo la santa Messa Crismale del Giovedì Santo. Nel corso di questa Liturgia, che si distingue per la sua peculiarità ed intensità, benediciamo il sacro Crisma, insieme all’olio dei catecumeni e a quello degli infermi. Olii che poi serviranno al conferimento dei sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Ordine e dell’Unzione degli infermi. Le letture dell’odierna Liturgia parlano dell’unzione, segno visibile dell’invisibile dono dello Spirito Santo. Nella lettura tratta dal Libro del profeta Isaia leggiamo: “Lo Spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore” (Is 61,1-2). A queste parole di Isaia si richiamerà il Signore Gesù nella sinagoga di Nazaret, all’inizio della sua missione messianica. Quel giorno, come ci è stato ricordato nel brano evangelico, Gesù si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo, trovò il passo dove erano scritte le parole sopra riportate. Gesù lesse quelle parole, poi arrotolò il volume, lo consegnò all’ inserviente e disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che avete udito con i vostri orecchi” (cfr Lc 4,16-21). L’incontro di Abramo con Melchisedek Ciò introdotto, vediamo il racconto del Genesi dell’episodio dell’incontro di Abramo con Melchisedek inserito in Genesi 14.

Riporto il testo tradotto dalla C.E.I. L’episodio si divide in due parti.

I Parte – una guerra, Genesi 14,1-17: “Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell’Elam e di Tideal re di Goim, costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. Nell’anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El- Paran, che è presso il deserto. Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrèi che abitavano in Azazon-Tamar. Allora il re di Sòdoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro di esso, e cioè contro Chedorlaomer re dell’Elam, Tideal re di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque. Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. Gli invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. Andandosene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sòdoma. Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l’Ebreo che si trovava alle Querce di Mamre l’Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali erano alleati di Abram. Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all’inseguimento fino a Dan. Piombò sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l’inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. Ricuperò così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo. Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re“.

II Parte – l’incontro, Genesi14,18-24: “Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Poi il re di Sòdoma disse ad Abram: Dammi le persone; i beni prendili per te. Ma Abram disse al re di Sòdoma: Alzo la mano davanti al Signore (YHWH), il Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra, né un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo; non potrai dire: io ho arricchito Abram. Per me niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi stessi si prendano la loro parte“.

Melchisedek è “re di Salem”, nome abbreviato per Gerusalemme, che così si trova nel Salmo. 76,3 è definito “sacerdote del Dio altissimo … creatore dei cieli e della terra” è un’enigma in quanto non è detto da dove venga e perché adori El Elyon ” l’Iddio altissimo”, che non è El, il dio cananita, infatti, Abramo al versetto 22, com’ho evidenziato in grassetto, precisa che è il Dio del Patto, YHWH, lo stesso che nell’apparirgli gli aveva detto “alla tua discendenza darò questo paese” (Gen 12,7) e a cui aveva costruito un altare. (Gen 12,8) Melchisedek come era arrivato a conoscere il vero Dio lo stesso Dio che aveva chiamato Abramo? Sta il fatto che offrì pane e vino e “benedisse” Abramo che gli diede “la decima” quale attestato di riconoscimento a Melchisedek di sacerdote del vero Dio, in quanto le decime è l’entità dell’offerta riconosciuta da dare ai sacerdoti per la Torah di Mosè. Il pane e vino sono simboli che fanno presente il Dio altissimo il cui nome è nei cieli e secondo le credenze egiziane del cielo esistono due forme:

-la maschile PT che sopra la mensa ha una pietra e un pane ;
-la femminile NUT che sopra la mensa ha un orcio e un pane ;

L’orcio sta per la bi-consonante NU al posto della pietra Pe il pane è la T. Siccome la lettera N da sola è un’onda N 13 e la U corrispondono a due IOD. L’orcio NU si può allora immaginare pieno d’energia N e di vita Iod.  In ebraico due Iod e una N י .י .ן . è vino, perciò l’orcio figurativamente è pieno di un vino spirituale, da ciò offrire pane e vino fa presente ad Abramo che MElchisedek gli porta i doni del cielo. Melchisedek è una prefigurazione profetica del Figlio di Dio, il Cristo, Profeta, Re e Sacerdote come ha sottolineato l’autore della lettera agli Ebrei “Senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni né fine di vita, ma fatto simile al Figlio di Dio: egli rimane sacerdote in eterno.” (Eb. 7,3) Il Catechismo della Chiesa cattolica (1544) conferma tale visione: “Tutte le prefigurazioni del sacerdozio dell’Antica Alleanza trovano il loro compimento in Cristo Gesù, “unico … mediatore tra Dio e gli uomini “ (1 Tm 2,5). Melchisedek, “sacerdote del Dio altissimo” (Gen 14,18), è considerato dalla Tradizione cristiana come una prefigurazione del sacerdozio di Cristo, unico “sommo sacerdote alla maniera di Melchisedek” (Eb 5,10; 6,20), “santo, innocente, senza macchia” (Eb 7,26), il quale “con un’unica oblazione … ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati”, cioè con l’unico sacrificio della sua croce.

L’aiuto di Eliezier di Damasco
Il libro del Genesi afferma che “Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all’inseguimento fino a Dan”(Gen 14,14).  Si spinse cioè a nord oltre il Mare di Galilea a Lais (Lasem) ribattezzata poi Dan (il libro del Genesi è tardivo (V sec. d. C.) conosciuta col nome di Lais; la Tribù di Dan aveva avuto assegnato al tempo di Giosuè un piccolo territorio a nord di Giuda con città base Timna che fu conteso da i Filistei e riconquistato e diviso tra le tribù di Efraim, Beniamino e Giuda mentre Dan emigrò verso nord ove fondò Dan. Abramo“Piombò sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l’inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. Ricuperò così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo (Gen 14,15s).  Per liberare il nipote Lot il testo dice che Abramo prese 318 figli dei propri servi “esperti nelle armi”; in effetti ח נ י ך , cioè iniziati, consacrati, provati, sperimentati quindi, addestrati, ma di armi non si parla; è una deduzione del traduttore e con i segni leggo: “per grazia ח נ in forza י della rettitudine ” .ך
E’ però chiaro che è quel numero, troppo preciso per una vicenda così antica, deve avere evidentemente una propria simbologia. S’è molto argomentato su tale numero e fu osservato già dai i primi cristiani che leggevano la traduzione in greco che il testo, peraltro come in ebraico, prima dice 18, poi aggiunge 300 e attribuendo ai numeri le lettere dell’alfabeto greco vi videro scritto IHT, in quanto I vale 10, H che vale 8 e la lettera T è la croce Stauròs, onde risulterebbe il nome “IHS(ous)”, cioè Gesù. La Cabbalà con l’aiuto della gematria, associando cioè i numeri alle lettere ebraiche, ha pure fatto ricerche su tale numero ed ha osservato che il nome del servo di Abramo, Eliezer, citato in Gen 15,2, quando il patriarca parla col Signore ”… Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Eliezer di Damasco.” (Gen 15,2) corrisponde proprio a 318.

In ebraico, infatti, Eliezer è א ל י ע ז ר e sostituendo i numeri alle lettere si ha:

Schermata 05-2458261 alle 12.57.19
Il numero 318 è così un modo simbolico per sostenere che solo Eliezer aiutò Abramo, ma poiché in ebraico Eliezer significa “Dio è il mio aiuto” l’idea potrebbe essere corretta, tanto è vero che poi Abramo diede la decima a Melchisedek riconoscendo che Dio Altissimo, creatore Dio del cielo e della terra, era stato il suo vero aiuto. Quella vicenda di Abramo era così, oltre a possibili vicende storiche tutte da verificare, essenzialmente il segno d’una lotta spirituale! Tra le lotte tra gli imperi dell’epoca Egitto in cui Abramo andò (Gen 12) e Babilonia Abramo scelse la via della giustizia e della pace sintetizzata dalla figura di Melchisedek.

Il luogo dell’incontro con Melchisedek:
Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram ” (Genesi 14,17,18)

Il Salmo 76,3 è detto “E’ in Gerusalemme la sua dimora, la sua abitazione, in Sion” e nel testo ebraico per Gerusalemme usa solo Salem ש ל ם e l’avvicina al Sion, perciò Gerusalemme sarebbe il luogo dell’incontro. La localizzazione fu sulla Spianata del Tempio. I Targum Onkelos e Jonathan, traduzioni in aramaico commentate, collocano l’incontro “nella pianura di Mefana, che era il campo di corse del re” . Flavio Giuseppe, nella Valle del Re, presso la piscina di Siloe. Un rotolo in aramaico, della grotta n. 1 di Qumran dice: “E il re di Sodom … salì verso di lui e venne a Salem che è Gerusalemme. E Abramo era accampato nella Valle di Shave, che é la Valletta del Re, nella pianura di Beth ha-Kerem” cioè presso l’odierna Ain Karim. I Giudeo-Cristiani, secondo l’Anonimo pellegrino di Piacenza (570), localizzarono l’incontro alla grotta sotto il Calvario, considerata l’ombelico del mondo, ove Sem aveva seppellito Adamo e il sacerdote Melchisedek ne custodiva la tomba, dove infine, Gesù sarebbe disceso agli inferi attraverso la fenditura della roccia (Mt 27,51). Le sette gnostiche dei “Melchisedechiani” o “Antigani” (III sec.) e poi degli “Ieraciti” (IV sec.) sostennero la tradizione del luogo dell’incontro il Monte Tabor sito a poco più di 5 km in linea d’aria da Nazaet e oltre il Monte Tabor, verso est, individuarono la valle di Shaveh la valle del Re . La setta dei Melchisedechiani fu fondata in Frigia da Teodato o Teodoto il Cambiavalute, che alla dottrina del maestro omonimo detto il Conciatore fondatore degli adozionisti (per i quali Gesù è un uomo adottato per figlio da Dio con la discesa dello Spirito in forma di colomba al battesimo nel Giordano), prendendo spunto dalla Lettera agli Ebrei (7,1- 3), aggiunse un potere celeste più importante di Gesù stesso, di nome Melchisedech, una forma di Spirito Santo, incarnazione del Logos e che aveva istituito il sacramento dell’Eucarestia. Quella degli “ieraciti“, uomini e donne non sposati che avevano la stessa idea su Melchisedek (poi ripresa dai Mormoni) fu fondata agli inizi del IV sec. a Leontopoli nel delta del Nilo dal discepolo d’Origene Ierace che sosteneva d’aver sognato lo Spirito Santo con corpo umano di Melchisedech negava la resurrezione della carnee che il trionfo del Bene sul Male era solo spirituale e solo gli adulti ottenevano nella lotta meriti per conquistare il Regno dei Cieli. Sant’Atanasio vescovo d’Alessandria (IV sec.) scrisse Historia de Melchisedek (PG 28, 525-530) con vari aspetti fantasiosi accettò il Tabor come luogo dell’incontro Il Tabor e così i Copti .

ll Monte Tabor nell’Antico Testamento è ricordato più volte:
– Giosuè 19,22 per la parte toccata a Isaccar “ Poi il confine giungeva al Tabor…”;
– Giudici 4 per la disfatta di Sisara generale di Iabin re di Canaan quando Barak, incoraggiato dalla profetessa Debora, scese dal Tabor con 10.000 uomini sconfisse nella piana dei re l’esercito cananeo dotato di ben 900 carri di ferro;
– Giudici 8,18 che ricorda il Tabor per un evento non meglio specificato;
– Deuteronomio 33,18s ove si parla di un luogo di culto sulle montagne della tribù d’Isaccar, perciò il Tabor: “Per Zàbulon disse: Gioisci, Zàbulon, ogni volta che parti, e tu, Issacar, nelle tue tende! Chiamiano i popoli sulla montagna (il Tabor), dove offrono sacrifici legittimi, perché succhiano le ricchezze dei mari e i tesori nascosti nella sabbia.”:
– Osea 5,1 in cui il profeta si lamenta di culti strani sul Tabor: “Ascoltate questo, o sacerdoti, state attenti, gente d’Israele, o casa del re, porgete l’orecchio, poiché contro di voi si fa il giudizio. Voi foste infatti un laccio in Mizpà, una rete tesa sul Tabor”;
– Salmo 89,12s “Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l’Ermon cantano il tuo nome”.

In sintesi attualmente la tradizione dell’incontro sopravvive in due posti, entrambi di proprietà greco-ortodossa:
– sul Tabor, in una grotta poco a nord di Bab el-Haua, ad un centinaio di metri dalla basilica della Trasfigurazione;
– nella cappella di Adamo sottostante il Calvario.

Nel Nuovo Testamento il nome Tabor non è menzionato, però secondo una tradizione che si basa su S. Cirillo (Cat 12,16), vescovo (348) a Gerusalemme, e su S. Girolamo (Ep. 46,13) vissuto poco dopo (347-420) sulla sommità di quel monte sarebbe avvenuta la “trasfigurazione” raccontata dai tre Vangeli sinottici: Matteo 17,1-9; Marco 9,2-10 e Luca 9,28-36. Niceforo Callisto (PG 146, 113) cronista bizantino del XIV sec. sostiene che S. Elena (248-328) madre dell’imperatore Costantino fece erigere sul Tabor una chiesa nel posto in cui Melchisedek avrebbe benedetto Abramo. Quel monte sarebbe anche il posto della Galilea che Gesù risorto indicò a Maria di Magdala e all’altra Maria da comunicare agli Apostoli per l’incontro (Mt 28,7.16). Nel X sec. fu eretta una basilica, ricordata da Eutichio d’Alessandria (Libro della Dimostrazione, n. 323; tr. B. Pirone, SOC Collectanea 23, 1990, 33s – VI sec.) “..»

L’unzione del Messia
Il Messia è parola che deriva dal radicale costituito dalle lettere מ .ש .ח . del verbo mashach che significa: “ungere” impiegato per la prima volta in Gen 31,13 in un sogno di Giacobbe. Ungere con “l’olio dell’unzione” shemen ha-mishchà usata in passato era (ed è ora nei sacramenti cristiani che lo comportano – battesimo, cresima, ordinazione) atto che richiamava la discesa di un’anima dall’alto, cioè d’un livello divino, sulla persona unta, col pensiero di legare in terra un fatto deciso in cielo, come nel caso di sacerdoti, re, profeti. Se si va a vedere ciò è sempre legato alle lettere ebraiche. Accade, infatti, che “olio” shemen ש .מ .ן . ha le stesse lettere di shmone, “otto” e di “anima” נ .ש .מ .ה . neshamà, ma ordinate in modo diverso (la lettera ה si può sempre considerare presente a fine parola, ved. regole di decriptazione in Lettere Parlanti www.bibbiaweb.net/lett003s.htm). Secondo le predette regole, inoltre, la lettera נ a fine parola ן rappresenta un’onda d’energia, un invio. Accade poi che ש .מ . sono le lettere di “nome” e il “Nome” è un modo per designare le potenze dell’Onnipotente percio shemen ש .מ .ן . “il Nome invia” . E cosa arriva dall’alto? Lo investe la Sua anima . .נ .ש .מ .ה L’unzione è in pratica la ricezione del proprio vero nome, quello segreto, col quale Dio ci ha chiamati dopo averci creati; infatti, col battesimo cristiano in cui c’è l’unzione e con la triplice immersione o infusione d’acqua, si ha il nome N: “N ti battezzo nel nome del Padre …”. All’inizio di questo articolo ho citato 1 Sam 16 che descrive l’unzione di Davide ed il Salmo 110 sul Messia; riporto ora le decriptazione di entrambi. Decriptato di 1 Samuele 16 – l’unzione di David

Testo C.E.I.
[1] E il Signore disse a Samuele: “Fino a quando piangerai su Saul, mentre io l’ho rigettato perché non regni su Israele? Riempi di olio il tuo corno e parti. Ti ordino diandare da Iesse il Betlemmita, perché tra i suoi figli mi sono scelto un re”. [2] Samuele rispose: “Come posso andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà”. Il Signore soggiunse: “Prenderai con te una giovenca e dirai: Sono venuto per sacrificare al Signore. [3] Inviterai quindi Iesse al sacrificio. Allora io ti indicherò quello che dovrai fare e tu ungerai colui che io ti dirò”. [4] Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani della città gli vennero incontro trepidanti e gli chiesero: “È di buon augurio la tua venuta?”. [5] Rispose: “È di buon augurio. Sono venuto per sacrificare al Signore. Provvedete a purificarvi, poi venite con me al sacrificio”. Fece purificare anche Iesse e i suoi figli e li invitò al sacrificio. [6] Quando furono entrati, egli osservò Eliab e chiese: “È forse davanti al Signore il suo consacrato?”. [7] Il Signore rispose a Samuele: “Non guardare al suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”. [8] Iesse fece allora venire Abìnadab e lo presentò a Samuele, ma questi disse: “Nemmeno su costui cade la scelta del Signore”. [9] Iesse fece passare Samma e quegli disse: “Nemmeno su costui cade la scelta del Signore”. [10] Iesse presentò a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripetè a Iesse: “Il Signore non ha scelto nessuno di questi”. [11] Samuele chiese a Iesse: “Sono qui tutti i giovani?”. Rispose Iesse: “Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge”. Samuele ordinò a Iesse: “Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui”. [12] Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: “Alzati e ungilo: è lui!”. [13] Samuele prese il corno dell’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Samuele poi si alzò e tornò a Rama. [14] Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo, da parte del Signore. [15] Allora i servi di Saul gli dissero: “Vedi, un cattivo spirito sovrumano ti turba. [16] Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio”. [17] Saul rispose ai ministri: “Ebbene cercatemi un uomo che suoni bene e fatelo venire da me”. [18] Rispose uno dei giovani: “Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita: egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell’aspetto e il Signore è con lui”. [19] Saul mandò messaggeri a Iesse con quest’invito: “Mandami Davide tuo figlio, quello che sta con il gregge”. [20] Iesse preparò un asino e provvide pane e un otre di vino e un capretto, affidò tutto a Davide suo figlio e lo inviò a Saul. [21] Davide giunse da Saul e cominciò a stare alla sua presenza. Saul gli si affezionò molto e Davide divenne suo scudiero. [22] E Saul mandò a dire a Iesse: “Rimanga Davide con me, perché ha trovato grazia ai miei occhi”. [23] Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui.

Decriptato 1 Sam 16
1 Avendo recato nell’esistenza all’origine il ribelle la perversità, Dio per bruciarlo nei viventi si portò. Dio in azione nel sangue al completo fu a venire in un uomo; del Padre il rifiuto al serpente con la resurrezione l’Unigenito gli recherà. Dal serpente si portò per incontrarlo. Fu per il rigetto completo un giorno in un vivente in cammino ad agire dal serpente in Israele. A riempire si versò un corpo d’energia. Così ad illuminare la Madre un angelo si recò. Della potenza della rettitudine alla Donna il vigore così di Dio Le fu in dono; fu dentro ad esserLe completo. Entrò la potenza a chiuderle della vita retta. Fu nel corpo l’Unigenito a starLe. L’indicazione le fu dentro che il figlio sarà a portare del Potente che è il Re. 2 E fu l’Unigenito da madre povera a vivere per portare la maledizione dell’Unico nell’esistenza ad affliggere il serpente con la rettitudine di cui reca il fuoco in seno che l’inferno gli porterà. Fuori dai corpi dal cammino l’angelo sarà a recare. Sarà ad iniziare per il ribelle la calamità. In azione in cammino la potenza completa da dentro verserà dal corpo che lo finirà. Dal grembo dov’era sbarrata la rettitudine gli recherà l’Unigenito. Di vivere nei corpi finirà; il serpente ucciderà. Del serpente la forza della perversità dentro dall’origine finita sarà. 3 Verserà dal corpo l’Unigenito alla fine al serpente la forza della risurrezione che sarà dentro a sacrificarlo. L’Unigenito ad ucciderlo sarà. Un tizzone sarà visto per la rettitudine che verrà dell’Unigenito da fuoco che nei corpi degli sviati brucerà la perversità. Il Messia alla fine dal serpente sarà a venire da donna dal corpo a vivere in vista dal serpente con la forza della rettitudine. 4 E per spazzarlo con fuoco della risurrezione in un vivente si portò la  Venne da Donna col corpo il Verbo. Il Signore si portò; fu dentro l’Unigenito a Betlemme a portarsi a stare in una grotta. La conoscenza di Questi versarono gli angeli a chi era in campo aperto della città. Che il Potente si versava alla vista l’indicazione portarono. E furono a dire: Benvenuta rettitudine! 5 Ed erano a dire: Shalom (Pace in terra agli uomini…) Dal serpente questi a casa gli si chiuse. Dal serpente il Signore a casa venne, fu al mondo finalmente il Santo a portarsi. Si recò in una casa/famiglia da primogenito dalla indicata/scelta Madre alla quale venne ad essere in casa di questa ad annunciarLe che Le sarebbe il Santo venuto ad essere in dono; e Le venne da figlio ad essere portato. Ed alla diletta di Dio Le entrò la Parola. Questa dentro Le si chiuse. 6 E fu al mondo a stare in una casa per abitarvi. E da primogenito la madre lo portò. E fu in un corpo l’Unigenito a venire. Dio fu dal padre e fu a dirgli che nel primogenito la rettitudine inviava in cammino; per aiutare il Signore da Messia si portava. 7 E fu l’Unigenito per il ribelle al mondo a recarsi. Entrò dal maledetto il fuoco per maledetto essere ribelle, che all’origine la perversità recò, la maledizione per la superbia uscì. A versarla la recò in un uomo. Portò la rettitudine per rifiutarlo per finire dall’esistenza la perversità. La rettitudine gli sarà da rifiuto. Da donna dal corpo fu alla vista nel mondo. Uscì un uomo. La rettitudine fu ad entrargli dell’Unigenito nel sangue. Gli fu il corpo da tenda. In azione fu l’energia a stare in un vivente. La portò il Signore; lanciò l’Unigenito ad entrargli la potenza nel cuore ad abitarvi. 8 E fu a versarsi nel corpo di in uomo l’essere di Dio. Dal Padre fu per offerta spontanea a portarsi. Fu dall’aldilà nel mondo recata al serpente in una persona la forza del fuoco per reciderlo. E sarà l’origine dell’amarezza nel cammino dei viventi dentro colpita; uscirà al serpente del Padre l’ardore per la perversità. 9 E fu tra gli Ebrei a stare il fuoco che sarà a bruciare nei viventi la perversità. Sarà l’Unigenito l’essere ribelle che scorre nei viventi dentro a colpire; uscirà il serpente che dalle origini li abita chiuso nel corpo (per cui) c’è la perversità. 10 Porterà per spazzarlo dentro i corpi la forza della risurrezione nell’esistenza nel settimo (giorno) al termine. Il Figlio sarà a recare il potente soffio all’angelo che sarà il fuoco che lo reciderà. E fu l’Unigenito a vivere da povero vivente per portare la maledizione al serpente da uomo. Fu la potenza il Padre a chiudergli nel corpo; il Signore a casa lo maledirà. 16 Alla luce la Madre portò Dio e fu il primo in cui visse nel corpo l’originaria potenza che sarà in dono al mondo a tutti i viventi a recare. Al mondo da fanciullo fu ai viventi a portarsi; era il primogenito della Madre. Al male portò uno sbarramento nella carne entrando a versare in un cuore l’energia che portò fuori l’angelo (quando) entrò col male nel mondo. Dentro giù l’anima portò Dio e fu l’Unigenito a vivere in vista del serpente. La forza per gioire col vigore al mondo riportò versando la grazia.
Con rettitudine fu il serpente ad incontrare. Per la conversione della comunità che vi abita l’Unico ha portato il Verbo nel mondo. 12 E fu della risurrezione il vigore a portare a riessere dentro che c’era alle origini del mondo, ma si portò la perversità nel primo uomo; gliela recò l’angelo nell’esistenza. L’azione dalla matrice (del primo uomo, Eva) fu a soffiarla nel mondo Rovine l’angelo fu ai viventi a portare nei cuori e dentro i corpi guai recò e fu ad iniziare per il ribelle una calamità.La risurrezione il Messia al mondo reca con la rettitudine che a questi (gli uomini) uscirà da Lui. 13 E fu a versarsi nella prigione per l’illuminazione ai viventi portare su Dio l’Unigenito; alla fine verserà l’energia per cui usciranno risorti i viventi per l’energia portata per cui saranno salvati dalle tombe. Venne a portarsi da casa per versare nelle moltitudini l’originaria vita e porterà a finire giù il serpente. Dalle tombe i corpi porterà a rivivere e riusciranno per Dio che li ama vivi. Usciranno un giorno fuori con Lui e i viventi innalzerà e saranno versati salvi; a vivere li porterà da Dio. E sarà stato il serpente spento; il verme del tutto uscito. 14 E lo Spirito del Signore a riempire i corpi entrerà. Nel seno i viventi risorti all’Unico porterà. Li accompagnerà a casa; dei tempi alla fine li porterà. Lo spirito del male uscirà 15 E saranno dall’Unico i viventi nel corpo portati dal Servo. Staranno nel risorto corpo di Dio. Saranno portati dal mondo tra gli angeli. Entreranno nei pascoli a saziarsi. Nell’assemblea di Dio ad entrare saranno i viventi. Il corpo vedranno uscire vivo in cui dentro agì il Crocefisso. 16 E saranno all’originaria vita con i corpi tra gli angeli dell’Unico. L’Unigenito giudicato l’angelo avrà portato per l’agire; solo sarà tra tutti. (Infatti) le persone saranno rette per la forza che avrà dentro versato della risurrezione. E gli uomini saranno nella conoscenza a vivere tra gli angeli nel giardino dentro retti per l’energia portata che ne sazierà l’esistenza. Da dentro il mondo saranno portati tutti dall’Altissimo; l’Agnello li porterà nell’assemblea di Dio. Fuori sarà dai viventi il male, la perversità dell’angelo con l’ingannare che fu l’impurità a recare nei cuori; l’avrà portato a consumare con la rettitudine. 17 E sarà per l’Unigenito l’essere ribelle all’inferno. Il maledetto si vedrà da solo esservi portato. Dai corpi l’avrà annullato Dio. Era negli uomini a vivere; stava nel cuore. Sarà consumato l’angelo dallo scorrere dell’energia che portata ad entrare dentro sarà dall’Unigenito, ma puri/integri (i viventi) per Dio saranno. 18 E spazzato l’angelo, che all’origine si chiuse nel sangue, usciranno giovani a stare i viventi (come) si portava l’esistenza all’origine. Vivranno col corpo che uscirà per l’energia rigenerato per i guai finiti; saranno figli del Potente in forza della risurrezione che gli starà dentro essendo in tutti rientrato il vigore della vita. Risaranno a stare per l’aiuto nelle delizie. E diverranno forti per la vita del Potente portatasi negli uomini. A vivere dal Potente nell’assemblea i viventi entreranno portati con gli angeli dentro. E chi in offerta spontanea nel corpo si portò in un uomo, il Crocifisso Unigenito col corpo si porterà. Il Signore (così) vedranno i viventi portarsi. 19 E in forza della risurrezione, il cui vigore avrà risorto i corpi, angeli saranno i viventi. La divinità gli sarà in dono recata. E saranno con l’Unigenito a vivere che con i corpi li manderà ad entrare in Dio di cui diverranno per amore figli. Così, con gli originari luminosi corpi l’incontreranno. 20 E saranno a riversarsi vivi dalle fosse i viventi. Si riporteranno con corpi potenti dalle tombe. A vivere li porterà dagli angeli sulla nube; vi staranno in forza dell’energia portata a scorrere. L’aiuto sarà stato forte; saranno i viventi all’Uno portati liberi nel grembo. Gli saranno alle mammelle portati per l’aiuto figli; ma il maledetto all’inferno. 21 E saranno a casa nella nube portati volando per la potenza della risurrezione dall’Unigenito. E dal Potente condotti saranno i popoli. Liberi alla presenza gli staranno i portati. E (come) sarà per l’amore che dal mondo porterà i viventi nella nube; ve li porterà per starvi. Agli entrati sarà il Potente a recare l’energia della risurrezione a mangiare per l’esistenza ai viventi. 22 E sarà della risurrezione il vigore ad accendere nei corpi della divinità che era il a sbarrare. L’energia l’Unico per gli amati con potenza soffiò. Ad inviare fu la rettitudine che fu tra i viventi a scendere con l’Unigenito; la grazia per le preghiere inviò. 23 E nell’esistenza dentro al mondo fu in croce, nel corpo la (grazia con la rettitudine) portava chiusa, il maledetto l’aprì. Fu la Madre Dio alla luce dal corpo a portare, ma il serpente versò nella tomba l’amato. L’Unigenito crocifisso riuscì per la rettitudine che l’energia gli recò; col corpo si portò d’angelo camminando dagli apostoli. A casa fu dalla porta a riportarsi. E lo Spirito potente il Risorto dal corpo portò e nei cuori lo portò dentro per accompagnarli. Il racconto che se ne ricava offre un esauriente e sorprendente spaccato su quanto era atteso avvenisse alla fine grazie al Messia. Gesù nella sinagoga di Nazaret, secondo i Vangeli assunse su di se queste profezie. All’inizio della sua missione, Gesù si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo, trovò il passo dove era scritto: “Lo Spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, canto di lode invece di un cuore mesto. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria.” Is 61,1-3 Arrotolò il volume e disse: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che avete udito con i vostri orecchi.” (Lc 4,16-21). Il decriptato di questi versetti è congruente con quanto sopra detto. “Dallo Spirito dell’Unico giudicata è stata che è una perversità l’agire del serpente, c’è stato un consiglio, da Messia il Signore (a liberare le vite dalla calamità) venuto è dal serpente nella carne, dai miseri è in vita, sorge del Potente la grazia, è la virtù dentro alla luce, del Potente il soffio nel corpo esiste, il cuore potente ha versato alla vista, degli schiavi è all’abitazione col corpo, porterà il serpente delle origini a rimuovere dagli esseri viventi, la Parola verserà la legge portandola ai chiusi/prigionieri. Il Potente ha versato nel corpo della Donna la benevolenza, la potenza il Signore ha portato, è stata recata dalla Madre l’energia, si versa in vita, al serpente la maledizione è ad inviare, si porta dal serpente per la sposa consolare, inizia a casa del serpente ad essere in vita. Dal serpente il fuoco porta in pienezza per la distruzione, giù si è portato per finirlo completamente. Appesa per i viventi la Parola dell’Unico col corpo in croce nella tomba finirà, l’Unico col soffio il corpo risorgerà, in vita invierà la gioia sotto dal Padre, perché si vedrà il cuore al mondo, la stoltezza finirà, lo spavento lo Spirito a spegnere porterà, verserà il serpente fuori dai viventi, inizierà ad esistere del Potente al mondo la giustizia, nei viventi la carità agirà del Signore, con potenza al mondo la croce glorificherà.” Is 61,1-3 Del pari risultano congruenti con questo discorso i decriptati sia dei noti Salmi messianico 110 (citato agli inizi dell’articolo) e 82. Per ciascuno di questi due brevi salmi riporto testo italiano, ebraico, decriptazione dimostrata e tutta di seguito.

Personaggi enigmatici – I Magi incontrano il Messia. Re da oriente come nel racconto di Melchisedek

L’articolo sulla base dell’Antico Testamento approfondisce la figura dei famosi Magi. Con un salto nel tempo di XX secoli ci portiamo così al Vangelo di Matteo del I sec. d. C., scritto forse prima della fine della guerra giudaica (73-74 d.C.), l’unico dei sinottici che parla di questo episodio in questi termini: “Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli profeta: E tu, capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.” (Matteo 2,1-12) Non si parla della grotta legata alla tradizione del presepio e della mangiatoia di cui parla Luca, ma semplicemente di una casa; il che porge l’idea che a Betlemme Giuseppe avesse una casa o perlomeno parenti che era previsto li accogliessero. E’ così da arguire che le improvvise doglie di Maria costrinsero Giuseppe a fermarsi in luogo di fortuna che conosceva e, nato il bambino, li portò alla casa.

Da quel racconto emergono questi aspetti:
– il termine Magi;
– una profezia su Betlemme di Michea 5,1;
– vanno a Gerusalemme;
– si va da Erode, re discusso, e gli si dice che è nato un altro re, il Messia?
– si deve guardare la stella e nel discorso la parola è ripetuta 4 volte.

Sono le tracce che portano ad attendersi un significato recondito. Esaminiamo per gradi questi punti. Il significato del termine Magi, in greco Μαγυς, in latino Magis, in arabo Madjus, in antico persiano Magu, in zendu mòghu, oscilla tra grande, magno, “purificare” dal persiano magidan, ”ingrandire, onorare, festeggiare” dal sanscrito mah-ati, portatori di doni ricompense o dal vedico di maghàvan, “che ha il dono”. La loro funzione originariamente era essenzialmente sacerdotale. Per lo storico greco Erodono (V sec. a. C.) tal nome l’avevano esponenti di un potente clero (Storie, I. 132) di una tribù dei Medi (Storie, I,101). Prima dell’avvento dei Persiani i sovrani achemenidi, fondatori dell’impero persiano, erano iniziati da personaggi con quel nome (Ved. Plutarco Artaserse lll, 1-2). Nell’Avesta, il testo sacro degli zoroastriani, il termine mogu appare in un versetto (Y. 65,7) relativo a sacerdoti iranici non avestici, ma nel V sec. a. C. nell’immaginario greco furono associati agli zoorastristi. Platone sulla educazione dei figli dei re persiani afferma: “Quando l’età è di due volte sette anni, il fanciullo passa alle cure di coloro che essi chiamano istitutori regali. Si scelgono a questo scopo quattro uomini tra i persiani che appaiono i migliori e d’età opportuna: il più sapiente, il più giusto, il più temperato, il più valoroso. Di essi il primo insegna la mageia di Zooroastro, figlio di Ormutz,- ciò non è altro che il culto degli dèi- e così pure i regali doveri che i principi persiani venivano allevati ed educati da quattro saggi, tra i più valenti dell’impero. Il più giusto gli dà precetti per dir sempre la verità in tutta la vita; il più temperato, precetti perché non sia schiavo di nessun piacere, affinché assuma abito di libero e di uomo che veramente è re. E ciò si ottiene regnando sui propri impulsi interiori nell’arte di regnare. Questa fonte ci insegna molte, non facendosene schiavi. Il più valoroso finalmente lo educa costituendolo uomo che non conosce terrore o paura, convinto che quando teme l’uomo già si rende servo.” (Alcibiade I, XVII, 122) Offrivano in pratica così doni al futuro re, vale a dire le proprie qualità. Tra questi didascali v’era uno anziano = sapiente, uno di media età = giusto e temperato, uno giovane = valoroso. L’idea di portare doni è associata ad un radicale MG che si trova anche nel termine MGN מ ג ן “dare, consegnare, porre”, usato poche volte nell’ebraico biblico. Un’ipotesi del perché il racconto dei Magi inserito da Matteo è stato suggerito nel legame storico d’amicizia tre gli ebrei in esilio nell’impero babilonese ed i Medi nella cui area d’origine (es. Ecbatana Vd. Esdra 6,2) furono mandati i deportati del regno di Israele del Nord nel 722 a. C. (2Re 17,6-18,11). I Medi, infatti, furono considerati avere leggi eque (Est 1,19 Dn 5,29) e furono ritenuti strumento divino contro gli Assiri che li avevano portati in esilio. I Parti, e poi ai tempi del subentrato Ciro il Grande, definito “unto del Signore» (Deutero- Isaia, 41,3) avevano, infatti, garantito ai sudditi ebrei una “libertà” con maggiore liberalità rispetto a quella concessa dai Romani che occuparono poi nel I Sec. d. C. la Palestina. Nella cultura religiosa mazdaica o zooarostiana, secondo una dottrina in testi della prima metà del I millennio a. C., era atteso un nato da una vergine, Saoshyant, discendente di Zarathustra, difensore-vincitore per salvare il mondo, resuscitare i morti e combattere per la riscossa finale di Ohrmazd sulle tenebrose forze di Ahreman. Più tardi, da classe sacerdotale, da ministri della religione dell’antica Persia e da educatori di principi e del popolo – grandi del regno, si passò all’idea di maghi, interpreti di sogni (Ved. libro di Daniele), conoscitori di scienze comprese le occulte, medici, negromanti, ministri della religione. II termine “mago” in queste ultime accezioni non esiste però nell’ebraico biblico. Nella versione greca dei Settanta pur se sembra che la parola “mago” sia ripetuta molte volte, non è traduzione esatta. Riporto ad esempio il seguente versetto: ”Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi gli incantatori, e i caldei spiegarono i sogni …” (Daniele 2,2). In quel versetto, in effetti, è tradotto con la parola “maghi” il termine ח ר ט מ י ם (forse da ח ר ה “ardere” ט מ א “l’impuro”)
Ora, il nel libro di Daniele, pur se è ambientato nel VI sec. a. C., ai tempi del re Nabucodonosor di Babilonia e successori, i critici vi hanno trovato imprecisioni storiche che lo collocano come scritto in epoca successiva con interesse più del racconto che della verità storica, in quanto i tre capitoli finali – 10, 11 e 12 – narrano, infatti, in visione profetica eventi fino i tempi dei Maccabei, quindi al II sec. a. C.. Dal testo si ricavano poi dati storici ed un’indicazione della persecuzione d’Antioco Epifane che regnò dal 175 al 163 a. C., ma la mancanza dell’indicazione della morte di questi e la successiva rivolta fanno collocare la redazione del libro successiva agli anni 167-164 a. C., subito dopo la persecuzione d’Antioco Epifane, su cui si dilunga alquanto, ma prima dei libri dei Maccabei. I sapienti di Nabucodonosor non erano così i magu dei Medi e dei Persiani della storia del VI sec. a. C., ma interpreti di sogni e astrologi, esperti nelle arti magiche o nella predizione astrale nell’esercizio della divinazione assiro babilonese. Stregoni, fattucchieri, astrologi di quel tipo erano ormai una realtà nelle culture, greca, siriana, babilonese, araba ed egiziana … L’ipotesi di attribuire l’episodio dei Magi alla tensione di sapienti d’antiche filosofie e teologie all’avvento del Messia d’Israele che sarà salvezza di tutte le genti, nel pathos con cui Iahwèh è capace di coinvolgere gli stranieri, come per il profeta pagano Balaam (Ved Numeri 22-24), presta il fianco ad equivoci perché sussiste negli Atti degli Apostoli, coevi al Vangelo di Matteo, una svalutazione di pseudo sapienti del genere (es. Simon mago -Atti 8, 9-25, Bar-Jesus di Cipro Elimas -Atti13,6-11), che Paolo definisce “fili diaboli”. Altra via da tentare per cercare di spiegare l’inserimento dell’episodio dei Magi da parte di Matteo, è seguire una via legata ai testi biblici ed all’ebraismo; infatti, della parola e dell’episodio “Magi”, visto che si trovano solo nel Vangelo di Matteo, scritto essenzialmente per i provenienti dall’ebraismo, è da vedere se si può trovare il significato in tale contesto. Magi= מ ג י , così come traslitterato con le lettere ebraiche, è un plurale non duale (più di 2) delle lettere מ ג “mag” usate solo dal profeta Geremia nei versetti Geremia 39,3 e 13 quale titolo di un certo personaggio d’origine persiana Nergal-Serèzer definito rab-mag  in occasione di un episodio che portò alla distruzione del I Tempio. Il Capitolo 39 di Geremia inizia così: “Nel decimo mese del nono anno di Sedecia re di Giuda, Nabucodonosor (II) re assiro di Babilonia (605-562 a.C.) mosse con tutto l’esercito contro Gerusalemme e l’assediò.” Siamo tra dicembre del 589 e il gennaio del 588 a. C. (XI anno di regno di Sedecia) e prosegue: “Nel IV mese dell’anno XI di Sedecia, il 9 del mese, fu aperta una breccia nella città” (Ger 39,2); cioè, dopo 18 mesi di assedio, nel luglio 587 d. C. dall’esercito del re di Babilonia fu presa Gerusalemme. Nergal-Serèzer definito rab-mag מ ג (C.E.I. traduce “capo delle truppe di frontiera”) è uno dei principi o generali del re di Babilonia Nabucodonosor. Questi con Nabuzaradan, capo delle guardie, e con Nabusazbàn, capo degli eunuchi, sono menzionati quali principali attori dell’assedio che portò alla distruzione del Tempio di Gerusalemme (2 Re 25,9). Tale episodio fondamentale per la storia d’Israele per la tanta sofferenza che portò, nella mente degli ebrei del tempo di Gesù era capace di evocare l’occupazione romana. Cioè quelle lettere che echeggiano la parola MAGI è connessa ad una guerra di conquista della Terra Promessa. Da un dizionario di concordanze di termini usati nei libri in ebraico dell’Antico Testamento (The New Englishman’s Hebrew concordance – Wigram- Massachusset 1984) risulta che quanto più prossimo alle lettere MG מ ג è il radicale del verbo MGN מ ג ן “dare, consegnare, porre”, termine ricercato perché d’uso raro, quindi con impiego voluto. Quel verbo si trova (Per i primi due passi Pr 4,9 e Osea 11,8 si veda il paragrafo finale):

– in forma futura in Pr 4,9 “Una corona di grazia di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema di gloria ti cingerà”;
– in forma futura in Osea 11,8 “Come potrei abbandonarti Efraim, come consegnarti ad altri Israele?”;
– in passato prossimo nell’incontro di Abramo con Melchisedek in Gen 14,20 che riporto allargando dal versetto 17 al 20: “Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: “Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano מ ג ן i tuoi nemici”. Questo ultimo versetto è interessante perché ci porta ad una Gerusalemme preistorica, nel senso di storia nota basata su reperti concreti ed estesi, prima dei tempi di Davide e Salomone e ad un evento arcano, pressoché mitico, in cui appare, inatteso, un sacerdote di Dio Altissimo che benedice Abramo ed a cui questi dà le decime. Ho approfondito l’episodio di tale incontro e la figura di Melchisedek in “Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia“ e nel prosieguo mi richiamerò a quei risultati. (Ved www.scienzeantiche.it/forum2005/topic.asp?TOPIC_ID=6877 ).

Sorge spontanea la domanda: Perché l’autore del Genesi ha inserito l’episodio dell’incontro di Abramo con Melchisedek? E qualcuno ha risposto: per dare un fondamento mitico divino al regno di David, alla sua unzione e ai suoi eredi. L’episodio implicitamente pare però implicare l’esistenza d’un culto assoluto al Dio Unico precedente all’ebraismo, in quanto Melchisedek è sacerdote dell’Altissimo e in suo nome benedice Abramo, che come “inferiore” riconosce Melchisedek “superiore” con la decima che gli versa. Come poteva esistere un personaggio, nel caso specifico Melchisedek, che fosse sacerdote di Dio Altissimo, il creatore del cielo e della terra, prima della rivelazione a Mosè al roveto ardente e poi al popolo d’Israele uscito dall’Egitto con la teofania e la consegna della Torah sul Sinai? Al riguardo, non è da dimenticare che lo stesso libro sviluppa le vicende umane delle origini, vale a dire dal disegno di Dio di provocare il ritorno volontario a Lui dell’umanità e racconta l’episodio di Melchisedek dopo aver dato un cenno alla creazione e alla cacciata dei progenitori dal Gan Eden ג ן ע ד ן o Paradiso Terrestre. L’idea è che c’era un posto fisico preciso, appunto il Paradiso Terrestre, in cui il Signore si manifestò ai primogenitori e in cui, alle porte, dopo la cacciata “… pose ad oriente del giardino i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita.” (Genesi 3,24). Nell’articolo “Il giardino dell’Eden” www.bibbiaweb.net/arti089s.htm ho discusso gli elementi che si ricavano dal libro del Genesi che portano ad individuare quel giardino nella depressione del Mar Morto. In “I Cherubini alla porta dell’Eden” www.bibbiaweb.net/arti090s.htm ho poi evidenziato come l’autore del Genesi all’avvicinarsi di Abramo e discendenti a quei luoghi appaiono gli angeli che sono stati lasciati a guardia di quel posto: “Scacciò l’uomo e pose ad oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire la via all’albero della vita” (Genesi 3,24). Del pari, con l’episodio di Melchisedek si presenta una figura che ulteriormente conferma che si è veramente in presenza della Terra Promessa. L’autore del Genesi con i propri racconti tra l’altro suggerisce che:

– la conoscenza del Signore, già comunicata ad “Adamo ed Eva”, s’è trasmessa per tradizione all’umanità dopo il diluvio tramite un nuovo capostipite, l’unico sopravvissuto con la propria famiglia, Noè, che parlava col Signore (Genesi 6-9);
– i figli di Noè trasmisero la conoscenza alla propria discendenza (Genesi 10) e dopo la dispersione della torre di Babele (Genesi 11) la reminiscenza e il culto per Dio unico permase, sia pure con sfumature diverse. E’ poi da tenere presente che i giudei tornati in Palestina dall’esilio dopo l’editto di Ciro (538 a. C.) erano vissuti nei territori dell’impero Babilonese, crogiolo e centro d’eccellenza per la conoscenza delle esperienze e delle culture di quei tempi delle varie civiltà e che tra quei giudei, e/o tra i loro diretti discendenti, vi sono gli autori o l’autore del libro del Genesi, scritto nella versione finale nel VI-V sec. a. C. E’ così da ritenere fossero a conoscenza di vicine coeve nascenti filosofie inglobanti o tendenti ad idee monoteistiche quali Zoorastrismo e Buddismo, entrambi del VI sec. a. C., e di idee più antiche a partire dal monoteismo di Achenaton in Egitto (XIV sec. a. C.) e dei contemporanei scritti di sapienza orientali i Veda e Bhagaved Gita, ispiratori dell’Induismo e simili. Dalle origini del genere umano in varie culture c’è, infatti, idea d’un Paradiso Terrestre:
– tra i Veda, pare indicata come Ratnasanu (picco della Pietra Preziosa), Hermadri (montagna d’oro) e monte Meru (dimora degli dei);
– la sotterranea Terra di Asar delle genti di Mesopotamia;
– il regno sotterraneo la Terra d’Immortalità o Agharti della religione brahminica;
– il monte Olimpo ed ai Campi Elisi;
– Edda la città celeste in testi mediovali; mitologia norrena, vichinga o scandinava;
– il Valhalla dei germani ecc.

Interessante è che nella stessa persona di Melchisedek si riassumono le funzioni di resacerdote, funzioni che la tradizione di Israele considerava proprie di Iahwèh e che venivano passate con mandato specifico con l’unzione separate a re e sacerdoti; di fatto poi Melchisedek risulta anche profeta in quanto la benedizione che elargisce s’attuerà. In questi si sintetizza potere temporale e potere spirituale che puntualmente arrivano al risultato con la riprova di profetismo efficace in cui coesiste azione – volontà – discernimento, funzioni attribuite al Messia atteso dall’ebraismo e poi considerati dal cristianesimo come propri di Gesù il Cristo. L’idea del re che riceve un incarico diretto da Dio per l’unzione d’un sacerdote è antica. Nel quarto Brahmana (trattati liturgici del IX-XI sec. a. C.) ad es. si legge: “In origine tutte le caste erano Brahman, senza differenze. Ma nell’unità non poteva moltiplicarsi. Creò quindi una forma particolarmente eccellente, gli Kshatriya (casta di guerrieri e re) e coloro che sono Kshatriya tra gli Dei: Indra, Varuna, la Luna, Rudra, Parjanya, Yama, la Morte e Isana. Perciò nulla è superiore agli Kshatriya e il sacerdote venera il guerriero durante la consacrazione di un re. Così facendo il sacerdote impartisce tale gloria al guerriero. Il sacerdote è l’origine del guerriero. Perciò anche se il re ottiene la supremazia attraverso il rito, alla fine fa ricorso al sacerdote, come la sua origine. Colui che offende il sacerdote, va contro la propria origine; e gliene proviene un danno grave, come colui che offende un superiore.”(Brahmana IV,11) Nei già citati articoli “Il giardino dell’Eden” www.bibbiaweb.net/arti089s.htm ed “I Cherubini alla porta dell’Eden” www.bibbiaweb.net/arti090s.htm ho portato avanti alcune idee che sono da tenere da fondale nelle vicende che vado a tratteggiare. In particolare, la valle ora sprofondata, sede del Mar Morto, nel pensiero dell’autore del Genesi è evidentemente la terra promessa da cui Adamo fu cacciato e gli angeli messi a guardia di tale Paradiso Terrestre furono rincontrati dai patriarchi al loro riavvicinarsi a quella valle; c’è un versetto che lo rivela: “Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte, prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra, come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto, fino ai pressi di Zoar.” (Gen. 13,10) prova n’è che gli angeli messi a guardia di tale Paradiso Terrestre furono rincontrati dai patriarchi al loro riavvicinarsi a quella valle. Ci portiamo allora nel Genesi ove Abramo incontra Melchisedek, al Capitolo 14 che all’inizio racconta come tre re di popoli di terre lontane erano alleati con il re dell’Elam, territorio attorno a Susa aldilà del Tigri. Questi per 13 anni aveva avuto il dominio per conquista di quella valle eccezionalmente irrigata, rigogliosa di flora e ricca di fauna, cioè la valle di Siddim, zona dell’attuale Mar Morto, prima che Sodoma e Gomorra con altre città di quella valle venissero distrutte. I fatti di questa coalizione di quattro re e la guerra che nel 14° anno portarono contro i cinque re della valle, raccontata appunto al Capitolo 14 del Genesi, coinvolse Abramo per salvare il nipote Lot. Nel libro del Genesi, infatti, dopo la chiamata di Abramo (Cap. 12), entrato nella terra promessa, attraversatala, andato in Egitto e ritornato, separatosi dal nipote Lot restato a Sodoma (Cap. 13) inizia il Cap. 14 nel cui ambito prima dell’incontro del patriarca con Melchisedek, è descritto così il racconto di una guerra. “Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell’Elam e di Tideal re di Goim, costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto. Per dodici anni essi erano stati sottomessi a Chedorlaomer, ma il tredicesimo anno si erano ribellati. Nell’anno quattordicesimo arrivarono Chedorlaomer e i re che erano con lui e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a Save-Kiriataim e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è presso il deserto. Poi mutarono direzione e vennero a En-Mispat, cioè Kades, e devastarono tutto il territorio degli Amaleciti e anche degli Amorrèi che abitavano in Azazon-Tamar. Allora il re di Sòdoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il re di Bela, cioè Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro di esso, e cioè contro Chedorlaomer re dell’Elam, Tideal re di Goim, Amrafel re di Sennaar e Arioch re di Ellasar: quattro re contro cinque. Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre il re di Sòdoma e il re di Gomorra si davano alla fuga, alcuni caddero nei pozzi e gli altri fuggirono sulle montagne. Gli invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri e se ne andarono. Andandosene catturarono anche Lot, figlio del fratello di Abram, e i suoi beni: egli risiedeva appunto in Sòdoma. Ma un fuggiasco venne ad avvertire Abram l’Ebreo che si trovava alle Querce di Mamre l’Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali erano alleati di Abram. Quando Abram seppe che il suo parente era stato preso prigioniero, organizzò i suoi uomini esperti nelle armi, schiavi nati nella sua casa, in numero di trecentodiciotto, e si diede all’inseguimento fino a Dan. Piombò sopra di essi di notte, lui con i suoi servi, li sconfisse e proseguì l’inseguimento fino a Coba, a settentrione di Damasco. Ricuperò così tutta la roba e anche Lot suo parente, i suoi beni, con le donne e il popolo. Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re.“ (Genesi 14,1-17).

Subito dopo si verifica l’episodio (Genesi 14,18-20) dell’incontro Abramo Melchisedek:
Quando Abram fu di ritorno, dopo la sconfitta di Chedorlaomer e dei re che erano con lui, il re di Sòdoma gli uscì incontro nella Valle di Save, cioè la Valle del re. Intanto Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: “Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Abram gli diede la decima di tutto“.(Genesi 14,18-20) Questo racconto vuol suggerire che i popoli stranieri all’ebraismo da sempre desiderano
di conquistare il territorio del paradiso terrestre. Nell’articolo www.bibbiaweb.net/arti086a.htm “I re Magi: un parallelo con la storia d’Abramo “ esposi succintamente per la prima volta l’ipotesi che i famosi re Magi di cui parla il solo Vangelo di Matteo al Cap 2 – senza porre dubbi sull’evento evangelico – siano pure spunto profetico ed evochino nella storia di Gesù quei quatto re che volevano conquistare (Gen 14) la terra di Lot, nipote d’Abramo il padre nella fede. Ora con maggiori elementi confermo la validità della tesi di allora. C’è qualcosa però che subito è da chiarire. Quel Vangelo canonico in effetti non dice quanti fossero i Magi, quale fosse il loro nome e se fossero re, questioni tutte di cui invece parla la tradizione.

Il “Libro della Caverna dei Tesori” del V sec. che si riferisce ad un più antico testo siriaco, descrive i Magi come tre Caldei, figli di re. Di questi personaggi parlano anche vangeli apocrifi, quali:
-il Protovangelo di Giacomo (IV sec.), cap. 21-23;
-il Libro dell’infanzia del Salvatore (IX sec.), cap. 89-91;
-il Vangelo dello Pseudo Matteo (VI sec.), cap. 16-17;
-il Vangelo Arabo dell’infanzia del Salvatore (VI sec.), cap. 7-9;
-il Vangelo Armeno dell’Infanzia (VI sec.), cap. V,10 fornisce nomi consolidati dalla tradizione: “Un angelo del Signore s’affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E’ da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell’Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi“. Erodoto associa la parola magoi a personaggi dell’aristocrazia della Media, in particolare a sacerdoti astronomi della religione zoroastriana. Tenuto conto che il Vangelo di Matteo implica che i Magi osservassero le stelle e venissero “dall’Oriente” può far apparire corretta la conclusione di “sacerdoti di Zoroastro” d’origine persiana; l’iconografia (quale il mosaico del 600 nella basilica Sant’Apollinare in classe a Ravenna) li raffigura con berretti frigi provenienti dalla Persia. Quei re, però, che ai tempi di Abramo vennero dall’oriente per conquistare la terra promessa in effetti erano 4 e non 3 come da tradizione per i Magi. L’idea che ritengo volesse sottolineare Matteo con l’episodio dei Magi nella storia della il Cristo la vera terra promessa si fanno presenti figure simili a quelle che si presentarono nel racconto del Genesi. Dei 4 re di quella antica coalizione del racconto di Abramo nel XIX sec. a. C., uno è il re Tideal di Goim, denominazione generica in ebraico con cui sono indicati gli stranieri, i popoli pagani, “i goim”; questa, come vedremo, è una traccia. Da quel brano del Genesi poi si ricava che la tensione ostile di Babilonia e delle terre limitrofe Assur – Susa nei confronti della Palestina è anch’essa atavica; è di tutte le generazioni, tanto che continua ancora (Iraq – Iran- Israele). (C’è chi sostiene che quei re sarebbero di luoghi molto più vicini all’area geografica di cui si parla www.laportadeltempo.com/Archeologia%20Biblica/archbibl_241101.htm – ritengo però che l’autore del Genesi intenda indicare il mondo coalizzato contro chi rappresenta la fede Abramo e la sua discendenza). Torniamo al Vangelo di Matteo: pur se ci sono pervenute soltanto versioni in greco (del 70-80 d.C.) pare che fu scritto in aramaico per gli Ebrei di quel tempo (forse nel 50-55 d.C.), in quanto ha modi di dire ed informazioni della cultura e della mentalità dei contemporanei radicati nell’ebraismo. Tale Vangelo al 1° capitolo, presenta la genealogia di Gesù (42 generazioni; 14 fino all’esilio in Babilonia, 14 fino a Davide e 14 fino ad Abramo) e racconta della nascita (che alcuni storici pongono nel 7-6 a.C.) da Maria “per opera dello Spirito Santo” e dell’adempimento della profezia di Isaia, “la vergine concepirà un figlio”. Erode il Grande (37- 4 (?) a.C.), alleato dei Romani che lo misero sul trono, nell’inverno 20-19 a.C. iniziò la costruzione del tempio; le sue parti essenziali furono terminate nel 9 a. C., ma la fabbrica continuò con alcune interruzioni, fino al 64 d.C., e poi fu distrutto dalle truppe di invasione romane del generale Tito il 29 Agosto del 70 d.C.. Se Gesù fosse nato 13-14 anni dopo l’inizio di tale costruzione spiegherebbe la parola indirizzata a Gesù, “questo tempio fu costruito in 46 anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?” (Gv. 2,20) ciò indicherebbe che si era nel 27-28 d.C., congruente con la data della Pasqua del 30 d.C., una possibile data per la morte e risurrrezione di Gesù. Dionigi il Piccolo, nei suoi calcoli per stabilire l’anno di inizio dell’era cristiana, probabilmente commise un errore di 4, 5 o forse di 7 anni; potrebbe essere nato nell’anno 747 dalla fondazione di Roma. Due eventi potrebbero indicare gli estremi della vita terrena di Gesù:

– Congiunzione Massima Saturno, Giove e Marte (idea di Keplero) che si sarebbe verificata nel 5 o nel 7 a. C. e che durò due mesi;
– la data in cui un venerdì preceda la luna piena di primavera (norme del Concilio di Nicea per il calcolo della data di Pasqua) e ciò sarebbe avvenuto o il 7 aprile 30 o il 3 aprile 33.

La Chiesa ha sempre considerato l’anno 33 come quello in cui Gesù fu crocifisso, morì e risorse: per questo il Papa indice un Giubileo (Anno Santo) anche negli anni 33 e 83 oltre che negli anni 25, 50, 75 e 100 di ogni secolo, nell’anniversario della risurrezione. Il 2° capitolo di Matteo riporta la visita del Magi a Betlemme, quindi la fuga della sacra famiglia in Egitto, la strage degli innocenti ed il ritorno dall’Egitto a Nazaret. Sorprende, quindi è da considerare una traccia, che gli altri sinottici – Marco e Luca – di solito appunto conformi con Matteo, non riportano questo evento dei Magi. Per il Vangelo di Marco il motivo è chiaro, perché questo inizia con la predicazione di Giovanni Battista e con Gesù adulto che si sottopone al quel battesimo. Questi due ultimi Marco e Luca poi sono scritti soprattutto per le nuove comunità cristiane provenienti dai pagani. Al proposito ricordo che Matteo indica la genealogia di Gesù solo a partire da Abramo, “Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo” (Mt 1,1) capostipite degli Ebrei, mentre Luca la riporta, con divergenze rispetto a quella di Matteo e la dilata fino ad “Adamo, figlio di Dio” (Lc. 3,38), divergenze giustificate dal fatto che Matteo presenta, secondo la tradizione ebraica, la discendenza israelitica di tipo dinastico e legale – legge del levirato Deut. 25,5- mentre Luca pone in evidenza quella naturale, precisando però subito che Gesù “era figlio, come si credeva, di Giuseppe … figlio di Adamo, figlio di Dio”. L’evidente finalità di Luca è perciò che anche i pagani, figli d’Adamo, si sentano chiaramente incorporati nella storia della salvezza e quindi anche loro “figli di Dio”. Che anche il Vangelo di Giovanni poi non presenti quei fatti della natività del vangeli di Matteo e di Luca non è notevole in quanto essendo scritto molto dopo, dà per scontato quanto già raccontato e riferisce solo fatti e discorsi di cui “l’evangelista” sarebbe stato diretto testimone, non raccontati dai precedenti o gli stessi eventi, ma sotto particolari angolature, che fanno trapelare gli sviluppi teologici delle prime comunità. Ne concludo in definitiva che l’episodio dei Magi, tralasciati da Marco e Luca, è fatto collegabile ad eventi noti solo agli Ebrei. Allora, chi sono questi Magi? Nel Vangelo di Matteo non c’è altra notizia, vengono dall’oriente: “Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: dov’è il re dei Giudei che e nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt. 2,1b.2). Bene, di questi personaggi come ho accennato s’è detto molto nella tradizione orale e nei vangeli apocrifi, ma certamente non erano ebrei, cioè venivano dai pagani, cioè dai “goim” ג ו י ם in quanto così si dicono pagani in ebraico, o meglio, se più di due anche semplicemente “goi” ג וי e con la preposizione di provenienza si ha Ma+goi מ ג ו י = Magoi = che vengono “dai pagani”; inoltre, per il plurale non duale, erano almeno tre. Quella notizia evangelica è asciutta, come se fosse ovvio che quelle erano figure importanti e comprensibili a mentalità e cultura ebraica contemporanea per qualche elemento che però a noi sfugge. Sostengo perciò che gli ebrei lettori di Matteo, bene istruiti sulla storia di Abramo, i Magi ricordavano quei re che al tempo di Abramo erano venuti a conquistare quella terra meravigliosa che era la terra promessa, la valle del Giordano. In quella storia di Abramo e in questa di Gesù, in effetti i re sono quattro (in quanto tre i Magi per la tradizione il cui numero non è ricordato da Matteo perché era implicito quanti fossero) il quarto era il re dominante allora nel territorio e quel Vangelo ricorda, appunto, in quel passo il famoso re Erode il Grande, da cui andarono i Magi per coinvolgerlo nella ricerca del neonato Gesù. Questo Erode, alleato dei Romani, per comportamento più Romano che Ebreo, appartenente, quindi, più ai pagani che palestinese, più della zona di Babilonia = Roma (Ved. Nuovo Testamento – Apocalisse di Giovanni) che di Sion, è quindi considerabile come il 4° re pagano che associato ai Magi replica la storia verificatisi al padre Abramo. Erode, infatti, era inviso a buona parte degli Ebrei palestinesi oltre in quanto alleato coi Romani, perché nel 31 a.C. aveva eliminato il gran sacerdote e legittimo sovrano Ircano II figlio di Alessandro Ianneo. Ora che per Matteo è venuto il Messia promesso, che incarna la continuità del paradiso terrestre (www.bibbiaweb.net/arti089s.htm Il giardino dell’Eden), ecco puntuali arrivare re stranieri, uniti ad Erode, come la vecchia coalizione dei quattro re, a dimostrazione che Gesù è proprio il paradiso promesso. Nel racconto del Cap. 14 del Genesi è indicato un tempo 13 anni e, guarda un poco, alla nascita di Gesù dall’inizio della ricostruzione del tempio sono passati 13 anni o 14 anni; quindi, questo re Erode, come l’antico re dell’Elam, sta usurpando ed occupando quel territorio il cui vero re (della nuova Gerusalemme) è arrivato ora, Gesù il Cristo. Matteo in definitiva racconta l’evento dei Magi che gli altri evangelisti non hanno raccolto considerato non fondamentale e lo spunto potrebbe essere stata la venuta di ricchi mercanti transitati dalla zone provenienti da regioni orientali che, in chi aveva l’orecchio aperto alle Sacre Scritture ebraiche, ha evocato la lettura di Genesi 14 e le altre profezie contenute in quelle e Matteo così intende così segnalare il loro attuarsi in Gesù Cristo.

La stella dei Magi
La visita dei Magi, presentata solo da Matteo, è verità storica o soggettiva? Hanno, però, “visto sorgere la sua stella”. Mt2,1b.2 “giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov’è il re dei Giudei che è nato?” Abbiamo visto sorgere la sua stella (A) e siamo venuti per adorarlo.“ Mt2,7.8a “… Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza da loro il tempo in cui erano apparsa la stella e li inviò a Betlemme…” (la stella sembra sparire -B) Mt2,9-12 “Udite le parole del re essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella (C) essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostrati lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” . Luca non parla della stella, ma nel racconto della natività, ma ad “… alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del signore li avvolse di luce” (Lc. 2,8.9a), un’apparizione della “gloria del Signore”, la Shekinah; quei pastori, poi, ricordano Davide che faceva il pastore delle greggi del padre Iesse nei dintorni di Betlemme. All’evento della nascita di Gesù l’uno, Matteo associa il ricordo di Abramo mentre Luca quello di Davide. Attorno agli anni 7-5 a. C., possibile data di nascita di Gesù, non è segnalato un fenomeno astronomico di rilievo. Il 17 dicembre del 1603 il grande Keplero però, osservando Giove e Saturno in congiunzione in vicinanza prospettica con Marte, ebbe l’idea che alla nascita di Gesù si fosse verificata una tale Congiunzione Massima. E’ stato ricostruito che dall’8 febbraio al 9 aprile del 5 a. C. vi sarebbe stata una di tali congiunzioni alla fine del segno dei Pesci ed all’inizio dell’Ariete tra Saturno (+1) e Giove (+2) in presenza di Marte (+ 3).

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I Magi, forse astronomi-astrologi, l’avrebbero prevista e vista in febbraio, sarebbero arrivati quando ancora era in atto in concomitanza della Pasqua ebraica il cui plenilunio di primavera ci sarebbe stato 9 aprile (Vd . http://www.arcobaleno.net/personaggi/Magi.htm I Magi verità provata dall’astronomia di Antonia Bonomi; in Personaggi del mistero: i re Magi, ved. immagini http://www.edicolaweb.net/magi_12g.htm è indicata una congiunzione massima nel 7 a.C.) San Pier Crisologo, nel sermone 156, però mette in guardia i fedeli sul valore simbolico della stella che “apparve non spontaneamente, ma per un ordine … non per effetto della matematica, ma per intervento di Dio, non per la scienza dell’astrologo, ma per la prescienza del Creatore”, quindi simbolo invisibile ai più, ma divinamente rivelato ai Magi e “Colui che possiede una stella non ne è posseduto; e neppure subisce il corso della stella, ma Egli stesso lo guida, ne dirige l’orbita celeste, ne regola il movimento, ne rallenta il cammino perché serva e sia inviata per il viaggio dei Magi”. Certamente uno scopo che raggiunge il racconto è far meditare sulla profezia del Salmo 72,10s che recita: “Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. A lui tutti i re si prostreranno …” Dal racconto di Matteo si ricava che in oriente, Babilonia e terra limitrofe, forse proprio nei pressi del canale Chebar, ove ad Ezechiele apparve la Shekinah, la gloria del Signore, alcuni che attendevano segni dal loro cielo spirituale hanno visto questa luce = stella e si sono messi in cammino per vedere ove la traccia li portasse. Il racconto di Luca, invece, riferisce l’evento visto dai vicini al posto d’arrivo, cioè dai pastori di Betlemme, in quanto nel prologo, riferisce d’avere fatto ricerche dirette ed accurate sugli eventi che racconta. Oltre i Magi, nella notte, cioè nelle tenebre, vegliavano e stavano attenti ai segni del cielo, anche i pastori considerati anche questi come pagani perché uomini non stanziali senza una cultura di sinagoga, quindi lontani dalla luce d’Israele. L’idea, perciò, è che tutti gli uomini, ignoranti o sapienti attendono comunque un segno per concludere se Dio c’è o no? In un modo o nell’altro Magi e/o pastori, qualcuno ha visto dove ha toccato terra, precisamente a Betlemme, “l’arco dal cielo”, l’alleanza promessa da Dio a Noè, l’arcobaleno, che la stella, come manifestazione celeste, richiama, la Merkabah del Signore che convoca a venire a vedere gli esuli spirituali, i pellegrini sulla terra, la cui patria è il cielo. La gloria del Signore sta prendendo dimora nel nuovo tempio, non nel tempio di Erode il Grande, ma nel tempio del corpo di Gesù di Nazaret. La Mercabah, il carro di fuoco della visione di Ezechiele, la shekinah, la gloria del Signore che indica la Sua presenza, si manifesta con gli angeli: “L’angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo, oggi vi è nato nella città di David un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: gloria a Dio
nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama.” (Lc. 2,10-14) Torniamo ora al testo del libro del Genesi che al capitolo 14 racconta la guerra a cui partecipò Abramo e poi l’incontro con Melchisedek. ho già detto nel Forum chiuso “Codice Bibbia” Melkisedek I e II parte, www.scienzeantiche.it/forum2005/topic.asp?TOPIC_ID=6877 . Il successivo capitolo 15 narra: “Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. Rispose Abram: Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Eliezer di Damasco. Soggiunse Abram: Ecco a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede. Ed ecco gli fu rivolta questa parola dal Signore: Non costui sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede. Poi lo condusse fuori e gli disse: Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle, e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese“. (Gen 15,1-7) soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. E gli disse: Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paese” (Gen 15,1-7) Negli scritti biblici non solo ogni parola conta, ma ogni lettera; accade, infatti, che ciascuna lettera dell’alfabeto ebraico ha un preciso significato grafico, in quanto è un ideogramma capace d’evocare una rosa di parole attorno ad un concetto di cui è da tener debito conto perché utili a spiegare più compiutamente il testo. Tra l’altro in genere le lettere allargano con i propri significati grafici anche le stesse parole in cui sono inserite, fornendo predicati che descrivono le parole stesse. Questa idea è enunciata in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“ www.bibbiaweb.net/stren05s.htm.

Sostengo così che:
– i testi ebraici biblici dell’Antico Testamento presentano in genere una faccia nascosta ottenibile per decriptazione;
– la faccia nascosta è essenzialmente relativa alle vicende del Messia la cui storia è articolata in modo ripetitivo con maggiore o minore ampiezza con varianti ed aggiunte;
– la decriptazione si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere che ho inseriti in “Parlano le lettere“ www.bibbiaweb.net/lett003s.htm nella rubrica “Decriptare la Bibbia” www.bibbiaweb.net/lettere.htm;
– gli antichi n’erano a conoscenza.

I testi nascosti di maggiore valenza ed importanza di solito sono preavvisati al lettore iniziato pronto ad una ipotesi del genere con ripetizioni di parole, con termini specifici quali: sogno, visione, sigillato, sigillo, vino (perché può far vedere doppio), oracolo, ecc . Nel caso specifico ad es. dell’incontro di Abramo con Melchisedek il racconto inizia con “questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione“, perciò ho seguito questa via e nel mio articolo già segnalato su Melchisedek ho riportato la decriptazione dell’intero racconto della guerra contro quei re e dell’incontro (Gen 14). La venuta dei Magi a cercare la vera Terra Promessa, il Cristo incarnato, ipotizzata con l’avvicinamento alla profezia per similitudine o allegoria con la venuta dei re orientali per conquistare la Terra Promessa in Genesi 14 nella storia di Abramo assume poi un’ulteriore concretezza in quanto nel capitolo 15 è presente la promessa del Signore ad Abramo di una discendenza e da questa discendenza verrà la carne della Madre da cui nascerà il Figlio di Dio. In tale promessa, con riferimento ai Magi sorprendentemente appare il comando: “… guarda in cielo e conta le stelle “ (Gen 15,5b). Ho così proceduto a decriptare col mio metodo quei primi sette versetti del Capitolo 15 come ho già riportato in quel articolo su Melchisedek da cui esce un discorso che fa da profezia proprio alla venuta della stella.
Per dimostrazione e comodità del lettore riporto la riprova di come ho operato per il primo versetto e nello stesso modo con le stesse regole e senza alcuna eccezione o licenza ho proseguito per quei versetti del Capitolo 15 sopra citati . Gen 15,1 “Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione:
Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande.”
א ח ר ה ד ב ר י ם ה א ל ה ה י ה ד ב ר י ה ו ה א ל א ב ר ם
ב מ ח ז ה ל א מ ר א ל ת י ר א א ב ר ם א נ כ י מ ג ן ל ך
ש כ ר ך ה ר ב ה מ א ד
L’Unigenito א in una caverna ח ר uscì ה. Per aiutare ד dentro ב il corpo ר fu י d’un vivente ם. Entrò ה Dio l ה nel mondo ה. Nell’esistenza ה י ה s’insinuò ד ב ה)ד ב ). In un corpo ר fu nel mondo ה ad entrare ה dell’Unico א il rifiuto ל א a casa ב al verme  ר ם ה)ר ם ) che abita ב nei viventi מ. Dal petto ח ז ה il rifiuto ל א all’essere ribelle ר מ ר ה)מ) maledetto א ל ה)א ל ) completamente ת gli lanciò י ר ה) י ר ) con l’Unigenito א il Padre א ב . Nel corpo ר d’un vivente ם l’incontrerà א נ ה)א נ ). La rettitudine כ gli sarà י da scudo מ ג ן nel cammino ל ך . Con il fuoco ש della rettitudine כ nel corpo ר spengerà ך ה ה)ך ה ) nei corpi ר il bestiale ה מ ה) ב ה מ) che all’origine א si sbarrò .ד 15,1 L’Unigenito in una caverna uscì. Per aiutare dentro il corpo fu di un vivente. Entrò Dio nel mondo. Nell’esistenza s’insinuò. In un corpo fu nel mondo ad entrare dell’Unico il rifiuto a casa al verme che abita nei viventi. Dal petto il rifiuto all’essere ribelle maledetto completamente gli lanciò con l’Unigenito il Padre. Nel corpo d’un vivente l’incontrerà. La rettitudine gli sarà da scudo nel cammino. Con il fuoco della rettitudine nel corpo spengerà nei corpi il bestiale che all’origine si sbarrò. 15,2 E fu all’origine l’essere ribelle ad iniziare dentro i corpi a vivere. Dall’Unico giudicato fu per la forza della perversità che nei viventi entrò. In tutti da drago il serpente fu a portarsi. E l’Unico per ucciderlo fu al mondo a recare al serpente la rettitudine. Dal nemico, stando in un corpo fu a recare il Figlio che per salvare vi si versò dentro. Fu completamente ad essere Lui nel sangue. Ad accendere per vomitare il serpente fu la forza in un corpo. 15,3 A recare fu l’Unigenito nel corpo a vivere il Padre (onde) il verme finisse, fosse (così) il rifiuto ad inviargli finendolo in tutti. Nel mondo colpirà il male ed uscirà l’angelo (ribelle) dal mondo. Il Figlio in una famiglia che fu scelta fu a stare ed in un povero venne a stare. 15,4 Ed al mondo da inviato entrò per aiutare. Da cibo portò al mondo la divinità che sarà a riportare la potenza delle origini ai viventi nel corpo. Al serpente guai lancerà (in quanto) con il fuoco della rettitudine lo colpirà. Così fu l’Unigenito un vivente. Da una donna il corpo fu a scendere. Da primogenito dalla madre dal seno fu così ad uscire. E l’Unigenito fu a stare in un povero retto. 15,5 E fu a portarsi giù l’Unigenito. L’Unico un segno recò al mondo per annunciare che giù al mondo si portava, che era l’Unigenito tra i viventi in un corpo ad uscire in una casa per amore. Angeli dell’Unico uscirono in cielo apertamente si portarono numerosi; usci una stella dov’era la Madre dell’Unigenito. Ai viventi segni si portarono del compimento delle scritture che veniva tra i viventi a portarsi a stare l’Unigenito per vivere nel corpo. Il serpente portava a spengere; c’era (così) nell’esistenza il seme della rettitudine. 15,6 Ed usciva l’Amen ! In una famiglia fu ad entrare per portarsi al mondo. A recare fu di nascosto il fuoco dentro al mondo. Al serpente lo porterà un giusto ad uscire. 15,7 E fu ad iniziare a vivere in un corpo la divinità. Fu a portarsi “Io sono il Signore!” da una donna. In un corpo nel mondo si portò. Giù venne a stare la rettitudine in un vivente. L’Unico recò alla fiacchezza del demonio ad esistere la parola fine, (in quanto) la fine in
cammino gli verrà in terra. Al mondo con Questi verrà la potenza ai corpi con la risurrezione che per tutti uscirà.

Decriptazione di testi sul Messia.

Nella precedente trattazione ci siamo imbattuti nel Salmo 72 il cui testo completo secondo la traduzione della Conferenza Episcopale Italiana è il seguente. Salmo 72 Il re promesso

1 Di (per) Salomone. Dio, dà al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia;
2 regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine.
3 Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.
4 Ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri e abbatterà l’oppressore.
5 Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli.
6 Scenderà come pioggia sull’erba, come acqua che irrora la terra.
7 Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace, finché non si spenga la luna.
8 E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.
9A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, lambiranno la polvere i suoi nemici.
10 Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni.
12 Egli libererà il povero che grida e il misero che non trova aiuto (ricorda Elizier),
13 avrà pietà del debole e del povero e salverà la vita dei suoi miseri.
14 Li riscatterà dalla violenza e dal sopruso, sarà prezioso ai suoi occhi il loro sangue.
15 Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia; si pregherà per lui ogni giorno, sarà benedetto per sempre.
16 Abbonderà il frumento nel paese, ondeggerà sulle cime dei monti; il suo frutto fiorirà come il Libano, la sua messe come l’erba della terra.
17 Il suo nome duri in eterno, davanti al sole persista il suo nome. In lui saranno benedette tutte le stirpi della terra e tutti i popoli lo diranno beato.
18 Benedetto il Signore, Dio di Israele, egli solo compie prodigi.
19 E benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.
20 “ Fine delle orazioni di David, figlio di Iesse.” (nel testo masoretico)

La conclusione del versetto dossologico n° 20 porta ad arguire il Salmo come una preghiera di Davide per il figlio Salomone e un augurio del padre per il figlio prediletto. Salomone è così figura del Messia che deve venire e nella tradizione i versetti 10 ed 11 sono stati visti come attribuibili a Gesù confermati, di fatto, come attuati da Matteo col racconto della storia dei Magi: 10 Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi. 11 A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni. Faccio notare che il versetto 15 “Vivrà e gli sarà dato oro di Arabia; si pregherà per lui ogni giorno, sarà benedetto per sempre” si può riferire per l’esplicito ” gli sarà dato oro di Arabia” ai doni simbolici che porteranno quei re, che Matteo così sintetizza “Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra“ (Mt 12,11b), infatti:

– “Vivrà“, cioè sarà un uomo, come tale anche morrà, avrà le sue amarezze מ ר perciò ecco comportare il dono della mirra, מ ר “l’amara”, e le lettere dicono vivrà   nel corpo ;ר
– “gli sarà dato oro di Arabia מ ז ה ב ש ב א , esplicito dono alla regalità e le lettere già da sole aprono la mente a profezie “rivivrà מ questi ז, nel mondo ה dentro ב (per lui) La risurrezione ש abiterà ב per la prima volta ;”א
– “si pregherà per lui” che porta all’idea dell’incenso.

Il versetto 19 “E benedetto il suo nome glorioso per sempre, della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.” Mette in evidenza quell’Amen amen che è come un motto e si ritrova anche nei salmi 41,14 e 89,53. Il libro dell’Apocalisse attribuisce tale termine al Cristo: “… Così parla l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio…” (Ap 3,14) Discorso simile a quello del Salmo predetto si trova in Isaia 66,6“ Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”.  Faccio notare che il termine Amen si è pure trovato nel decriptato del versetto Gen 15,6. Un sogno che hanno avuto tanti è di riuscire a parlare in diretta con gli autori dei sacri testi antichi ebraici, humus da cui sbocciano le rivelazioni delle religioni monoteistiche. Ho chiarito come già detto in www.edicolaweb.net/stren05a.htm “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche”, sviluppato poi nella rubrica “Decriptare la Bibbia” www.edicolaweb.net/lettere.htm , che inseguendo tale sogno, sono arrivato ad estrarre dai testi antichi del canone ebraico, con regole definite (in “Parlano le lettere” www.edicolaweb.net/lett003a.htm le “Regole di lettura del criptato biblico”), tutte sempre rispettate, testi di secondo livello inseriti dagli autori. È divenuto così realtà l’ottenere una voce inedita da tali scritti, che fa vivere momenti unici nel ritrovarla e nel leggere i risultati ottenuti. Il mio interesse, sin dai primi momenti in cui iniziai a riuscire a far parlare i testi, si è rivolto ai più antichi in quanto pensai che l’origine di tale criterio di redazione fosse collegato alla storia d’origine dell’ebraismo, che in definitiva segnalando in Mosè i primi scritti di fatto porta all’Egitto ed ai geroglifici, quindi ad una lettura del grafico dei segni ebraici dotati d’espressività visiva evocante immagini che paiono implicare una costruzione ed un messaggio degli stessi. Ho applicato questi criteri anche a due dei brani richiamati Salmo 72 e Isaia 66 che portano al Messia e che in qualche modo richiamano alla mente la vicenda dei Magi raccontata nel Vangelo di Matteo. A titolo esemplificativo riporto una ulteriore dimostrazione di come opero in base ai surrichiamati criteri nei seguenti due versetti del Salmo 72:

10 Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi.
11 A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le nazioni.
מ ל כ י ת ר ש י ש ו א י י ם מ נ ח ה י ש י ב ו 10
מ ל כ י ש ב א ו ס ב א א ש כ ר י ק ר י ב ו
ו י ש ת ח ו ו ל ו כ ל מ ל כ י ם כ ל ג ו י ם ע ב ד ו ה ו 11

Decriptazione giustificata
10 ”A viventi מ in cammino ל כ fu י un segno ת alla mente/testa ר per giubilare י ש
ש ו ש = ש , si portava ו l’Unigenito א, a stare י nell’esistenza י in un vivente ם da offerta מ נ ח per il mondo ה. Ci fu י una luce ש forte י sulla casa ב a portarsi ו. Re
מ ל כ furono י illuminati ש che a casa ב dell’Unigenito א si portarono ו. In giro ס alla casa ב dell’Unico א dalla donna א ש ה) א ש ) con l’agnello כ ר diletto י ק ר furono י alla casa ב condotti ”.ו
11 ”A condurli ו fu י della luce ש il segno ת che un annuncio ח ו ה) ח ו ) portava ;ו accompagnava ל ו ה) ל ו ) così כ il Potente ל i re מ ל כ ove stava י a vivere ם la sposa כ ל ה) כ ל ). I pagani ג ו י ם a vederlo ע soli ב ד condotti ו dal mondo ה si portarono ”.ו

Con tali criteri passo alla decriptazione del Samo 72 e poi del brano di Isaia 66. Salmo 72 – Decriptazione
1 “Per il serpente la pace uscì (quando) il maledetto entrò a stare nei viventi. Per salvarli il Verbo per amore fu in una sposa. In un vivente in cammino scelse di abitare. Giù per aiutare si versò nell’oppressione. In un cuore inviò d’un vivente la potenza della rettitudine.”
2 ”Sarà per aiutare a stare l’energia ad agire in un vivente. La rettitudine dentro con la giustizia riporterà agendo. L’angelo che c’è sarà spento. Nei viventi ne brucerà il soffio nei cuori.”
3 ”Sarà la risurrezione l’Unigenito a portare, che a rigenerare sarà i viventi. A bruciare il serpente porterà la vita del Potente in azione nei viventi riporterà, scapperà da dentro chi pecca; finitolo dentro la giustizia rientrerà.”
4 ”Sarà per la risurrezione soffiata nei cuori che agendo l’angelo sarà spazzato dai viventi. Gesù del Potente il figlio sarà dal Padre la colomba (Spirito) a recare che abbatterà l’oppressore.”
5 ”Sarà la forza nel corpo dell’Unico a riportare. La rettitudine agirà nei viventi. Risorti i viventi, simili per potenza al Verbo per l’energia che ci sarà, saranno. I corpi dalle tombe per l’aiuto si riporteranno. Con i corpi le generazioni risaranno a vivere.”
6 ”Sarà nei corpi d’aiuto la rettitudine onde per vivere dai cuori il cattivo serpente scapperà. L’innocenza nelle moltitudini risarà dentro. Sarà nei viventi lo straniero colpito. Belli di luce si rialzeranno.”
7 ”Fu il Verbo in un corpo a chiudersi, dentro i giorni si portò. Giù per aiutare obbediente si portò. Al capo della casa illuminò che la potenza avrebbe recato nella matrice l’Eterno. In casa il Potente si sarebbe lanciato di nascosto.
8 ”Si porterebbe, si lancerebbe nel sangue, sarebbe stato in seno se l’aiuto ci fosse stato della madre. Si recò dalla madre un angelo che avrebbe generato l’Eterno da primogenito le parlò. A riempirla fu l’Unigenito che nel corpo le scese.”
9 ”Il Potente in una persona fu a portarsi. Fu un agnello alla vista portato. Giù fu a stare con la madre che portò un primogenito a stare nella famiglia/casa. Fu a recare alla vista il frutto, fu il vigore della rettitudine a recare.”
10 ”A viventi in cammino fu un segno alla mente/testa per giubilare, si portava l’Unigenito, a stare nell’esistenza in un vivente da offerta per il mondo. Ci fu una luce forte sulla casa a portarsi. Re furono illuminati che a casa dell’Unigenito si portarono. In giro a casa dall’Unico dalla donna con l’agnello diletto furono alla casa condotti.”
11 ”A condurli fu della luce il segno che un annuncio portava; accompagnava così il Potente i re dove stava a vivere la sposa. I pagani a vederlo soli condotti dal mondo si portarono”.
12 ”Così fu, una forza giù ci fu del Potente Padre con lo Spirito (colomba) in un vivente. Una luce portò per vederlo e alla vista angeli ci furono. Dall’Unico furono inviati.
13 ”Fu di nascosto che in azione in un nato il Potente si portò. In un povero vivente portò il segno, il Padre con lo Spirito fu a vivere in Gesù.”
14 ”Un uomo portò la rettitudine nelle midolla. L’angelo superbo che nei viventi si portò per esistere sarà rovesciato dai corpi. In aiuto dei viventi un vivente dentro una sorgente ne fu a recare.”
15 ”A riportare sarà la vita e sarà il drago dal serpente portato nei viventi colpito. Usciranno dallo stare in esilio che all’origine li portò; sarà alla fine giudicato. A casa dell’Eterno li condurrà integri a stare.
Li aiuterà tutti ad uscire un giorno. Sarà dal Benedetto tra gli angeli dal mondo a portarli.”
16 ”Saranno ad uscire belli nella pienezza tutte da dentro le moltitudini della terra ricreate dalla risurrezione. Uscito dai corpi nei giorni il cattivo avrà bruciato. Tutti figli, li porterà dagli angeli. Il frutto che avrà portato condurrà a stare su. Saranno su portati a vivere nella Città dei retti. La vedranno dall’esilio gli usciti della terra.”
17 ”Saranno gli usciti a stare nella luce per vivervi, portati dal Potente per sempre. Il Potente in persona sarà il sole che starà con gli angeli a cui saranno le anime portate. A condurle sarà il Crocifisso che da dentro il corpo la rettitudine recò. A casa condurrà tutti i pagani, sarà tra i beati dal mondo a recarli.”
18 ”Dentro il corpo per la portata rettitudine col Signore Dio dal mondo staranno a vivere da dèi. Ad uscire saranno da Israele. Vedranno il Risorto che dal mondo l’invierà in modo meraviglioso e tutti nel cuore li aiuterà a portarsi.”
19 ”E a casa nel corpo li porterà da vaso il Risorto. Dalla piaga dentro si porteranno, li aiuterà, li porterà dal Potente. A vedere li porterà il Potente. I viventi portati saranno nella pienezza; nella gloria li condurrà. Verranno tutti fuori dalla terra all’Unico a vivere da angelo; li porterà in verità.”
20 “Tutto porterà a compimento/fine il Verbo. Il Potente porterà al completamento l’amore; figli saranno per dono.” Isaia 60,1-10.

Riporto prima il testo C.E.I. poi la decriptazione.
1 Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
2 Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra, nebbia fitta avvolge le nazioni; ma su di te risplende il Signore, la sua gloria appare su di te.
3 Cammineranno i popoli alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere.
4 Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio.
5 A quella vista sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore, perché le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli.
6 Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore.
7 Tutti i greggi di Kedàr si raduneranno da te, i montoni dei Nabatei saranno a tuo servizio, saliranno come offerta gradita sul mio altare; renderò splendido il tempio della mia gloria.
8 Chi sono quelle che volano come nubi e come colombe verso le loro colombaie?
9 Sono navi che si radunano per me, le navi di Tarsis in prima fila, per portare i tuoi figli da lontano, con argento e oro, per il nome del Signore tuo Dio, per il Santo di Israele che ti onora.
10 Stranieri ricostruiranno le tue mura, i loro re saranno al tuo servizio, perché nella mia ira ti ho colpito, ma nella mia benevolenza ho avuto pietà di te.

Decriptazione Isaia 66,1-10
Is 60,1 “Versata portata ai viventi è stato dell’Unico recata nel corpo l’esistenza retta, dentro inizia la luce di una stella, si porta in aiuto il Signore dall’alto, si è rettamente questi in un corpo racchiuso.”
Is 60,2 “Così è uscito dagli angeli fuori al mondo, racchiusasi la luce così è dal trono, uscito l’Unigenito col corpo giù si reca, in azione col corpo la Parola potente dal serpente inizia in vita ad essere; dalla Madre portato l’Altissimo rettamente si è questi nel corpo racchiuso, il Signore si porta così da casa, ad aiutare si reca dall’alto; è la rettitudine ad esistere, in un corpo la prima volta nel mondo.”
Is 60,3 “ E al mondo dal serpente la rettitudine reca ai popoli in pienezza e da debole reca dai viventi la potenza, così è dalla Madre del Potente l’energia in cammino, esce questi col corpo da amo.”
Is 60,4 “A sorgere l’Unico si è convertito; è stato per le preghiere, l’energia è così portata in un corpo, dell’Unico è tutta in vita (nella sposa Madre) l’energia versata dentro, giù porta da casa col corpo il Figlio, si è in modo retto in vita in un corpo racchiuso, portato a versarsi è dentro, l’Unigenito si reca portandosi ad una casa d’angeli che completamente è retta; in azione al serpente scende la legge divina, l’Amen esce.”
Is 60,5 “Inizia questi finalmente col corpo, dell’Unigenito è portata l’energia (colomba) al mondo in un corpo completamente si porterà la Parola, la letizia in un corp racchiude, dentro un cuore da casa così la rettitudine all’esistenza del mondo scaturisce, per agire dal serpente si è indebolito, in vita si porta l’energia, si è dalla Madre racchiuso. Sarà il Potente dai popoli in vita, sarà da casa l’Unigenito a portarsi in cammino.”
Is 60,6 “Sorge la Parola nel tempo, maturato è per gli uomini che dal trono la rettitudine dentro così in un corpo sia in un vivente, al giudizio si porta in azione, sarà la Parola il mondo dalla vergogna a liberare dentro dal nemico. L’Unigenito si porta a colpirlo al mondo, si reca dal serpente a casa e il canto lugubre gli è sorto, inizia a portarsi col bastone dalla stoltezza per condurla alla fine; il Signore si è nella carne portato.”
Is 60,7 ”La sposa scende ad incontrare, gli versa la mano, in un corpo si è versato dentro, giù porta in cammino dell’Unico la forza, al serpente inviato a casa è a portargli finalmente sarà il fuoco col corpo completamente, reca l’energia della rettitudine per aiutare e dall’alto col corpo giù si porta dagli angeli ai viventi da vittima si è portato nel
tempio (Gv 2,21″Ma egli parlava del tempio del suo corpo.”) segno che a glorificare in croce sarà l’Unico la Parola Unigenita col corpo.”
(Gv7,39 “…Gesù non era stato ancora glorificato.”
Gv12,16 “…quando Gesù fu glorificato, allora si ricordarono”
Gv12,23 “…E’ giunta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato.”
Gv 12,28″…L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò.”)
Is 60,8 “Dai viventi sarà Dio al mondo, così in azione da casa per finire il peccare la Parola è inviata, alla perversità dentro è a portare degli angeli l’esistenza, dalla Madre di Dio l’Unigenito col corpo dentro tutto è entrato per vivere.”
Is 60,9 ”Al maligno guai saranno in vita; l’obbedienza gli porta il bastone della parola dell’Unico, lamenti gli reca completi, a finirlo col corpo per arderlo è la calamità da Donna inviata, uscita una fiamma è dal Padre inviata è stata, a commuoversi in seno dal trono la Parola alla Madre si porta, in questa entrato dentro da primogenito dalla pura del Potente il Nome, il Signore la maledizione è così a portare al serpente, si versa per trebbiarlo, è il fuoco in vista in cammino è la Parola dell’Unico in un corpo retto.”
Is 60,10 “Si porta da casa il frutto del Figlio, l’Agnello nella tomba si reca dai morti, l’esistenza retta reca per vivere, il Potente così sarà al mondo dei viventi sarà a servire, porterà l’energia retta. Così sarà dentro alla fine la Parola all’esistenza, esce la rettitudine, sarà da segno all’esistenza, sarà così portato dentro al corpo il precetto, inviato è con la misericordia ad indicare la forza della rettitudine.”

Conclusioni
Entrando nei testi queste decriptazione, unite a quelle di cui ho detto nei racconti Genesi 14 e 15 in ( www.scienzeantiche.it/forum2005/topic.asp?TOPIC_ID=6877 ) “Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia“, portano ad evocare l’evento Magi come profezia sul Messia. Ripeto in sintesi quanto ho cercato di dimostrare con queste pagine. In sintesi l’episodio dei Magi ∝ α γ ο ι, raccontato soltanto dal Vangelo di Matteo 2(1- 12) può quindi venire illuminato da quella pagina del Genesi . Gen14,1s “Al tempo di Amrafel re di Sennar, di Arioch re di Elassar, di Chedorlaomer re dell’Elam e di Tideal re di Goim, costoro mossero guerra contro…” cinque re del territorio del Giordano che erano stati sottomessi dal re di Elam. Il re dell’Elam, territorio attorno a Susa aldilà del Tigri, che per 12 anni aveva avuto il dominio, per conquista, di quella valle irrigata, rigogliosa di flora e ricca di fauna, cioè la valle di Siddim, zona dell’attuale Mar Morto, prima che Sodoma e Gomorra fossero distrutte, ma nel 13° anno si ribellarono. I tre re di quei popoli di terre lontane, alleati con il re Chedorlaomer dell’Elam, vennero per sedare la rivolta. Gen13,10…tutta la terra del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra -; era come il giardino del Signore, come la valle d’Egitto, fino ai pressi di Zoar.” Il racconto di questa coalizione di quattro re, e la guerra che nel 14° anno portarono contro i cinque re della valle, è raccontata al capitolo 14 del Genesi in quanto Abramo vi fu coinvolto; per salvare il nipote Lot, Abramo . Questo racconto fa intuire come i popoli stranieri hanno anche loro, da sempre, desiderio di vedere e di conquistare il territorio del paradiso terrestre. Torniamo ora al Vangelo di Matteo. Questo fu scritto originariamente in aramaico (forse già nel 50 d. C.) per gli Ebrei del 1° secolo, ma ci sono pervenute soltanto versioni in greco (del 70 – 80 d.C.). Tale Vangelo si rivolge a chi abitava la Palestina, tutti radicati nell’ebraismo, con pensieri che erano chiari a quella cultura ed a quella mentalità. Ora, chi sono questi Magi? Dovevano essere figure comprensibili alla mentalità ed alla cultura ebraica. Ora proviamo a collegare i Magi a quei re che al tempo d’Abramo erano venuti per avere quella terra meravigliosa che era considerata la terra promessa, come il giardino del Signore, cioè la valle del Giordano; questi personaggi in questo modo divengono più consistenti. Con il racconto dei Magi Matteo in pratica ci dice che veramente Gesù è la terra promessa. In effetti, nel racconto di Matteo oltre ai Magi c’e da contare un altro re; infatti, i re che cercavano di occupare la terra promessa ai tempi d’Abramo erano 4. Il quarto, è il re dominante allora nel territorio: Erode, il Grande, alleato dei Romani che è da paragonare a Chedorlaomer re dell’Elam. Questi, per il suo comportamento è più gentile che Ebreo, anche lui un pagano di fatto. Così, ora, che è venuto il Messia promesso, ecco puntuale i tre re stranieri, figura assieme ad Erode, della vecchia coalizione dei quattro re, a dimostrazione che Gesù incarna in terra il paradiso promesso. Chi è in questo discorso Abramo il padre della fede, è Giuseppe, padre “putativo”  di Gesù, che riceve i doni dei Magi come capo della della Sacra Famiglia che li ha consegnati a Melchisedek cioè a Gesù che ne è profezia incarnata. Giuseppe, infatti, è il padre 2putativo” di Cristo che è “autore e perfezionatore della fede…” (Eb. 12,2a) Questi Magi portarono quei famosi doni a Gesù bambino, “oro, incenso e mirra” in cui i Padri hanno visto il dono per la regalità, per la divinità e per l’uomo che dovrà morire. Questi doni sono il frutto di quella piccola fede accesa nei Magi dalla speranza da tanto tempo coltivata. In parallelo c’è il bottino dei quattro re che fu saccheggiato da Abramo, padre della fede, di cui poi fece offerta della decima a Melchisedek (Cap. 14 del Genesi) re di Gerusalemme. Ritroviamo subito il parallelo Melchisedek = Gesù. C’è anche il parallelo Abramo = Giuseppe, in quanto chi, di fatto “saccheggia” i Magi per Gesù è Giuseppe cui i Magi consegneranno i doni che darà a Melchisedek, sacerdote in eterno; vale a dire a Gesù Cristo. La fuga della Sacra Famiglia in Egitto e sul ritorno a Nazaret; è un cammino tipico d’Abramo = Giuseppe e del popolo d’Israele delle origini. La tesi è lineare: Gesù Cristo è il nuovo Israele. C’è però una profezia richiamata da Matteo nella pagina sui Magi ed è tratta dal primo versetto del Capitolo 5 del libro del profeta Michea; l’intero capitolo così recita secondo la traduzione corrente C.E.I.:

1 – E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
2 – Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele.
3 – Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra
4- e tale sarà la pace: se Assur entrerà nella nostra terra e metterà il piede sul nostro suolo, noi schiereremo contro di lui sette pastori e otto capi di uomini,
5 – che governeranno la terra di Assur con la spada, il paese di Nimròd con il suo stesso pugnale. Ci libereranno da Assur, se entrerà nella nostra terra e metterà piede entro i nostri confini.
6 – Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli, come rugiada mandata dal Signore e come pioggia che cade sull’erba, che non attende nulla dall’uomo e nulla spera dai figli dell’uomo.
7 – Allora il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a popoli numerosi, come un leone tra le belve della foresta, come un leoncello tra greggi di pecore, il quale, se entra, calpesta e sbrana e non c’è scampo.
8 – La tua mano si alzerà contro tutti i tuoi nemici, e tutti i tuoi avversari saranno sterminati.
9 -In quel giorno – dice il Signore – distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te e manderò in rovina i tuoi carri;
10 – distruggerò le città della tua terra e demolirò tutte le tue fortezze.
11 – Ti strapperò di mano i sortilegi e non avrai più indovini.
12 -Distruggerò in mezzo a te le tue sculture e le tue stele, né più ti prostrerai davanti a un’opera delle tue mani.
13 -Estirperò da te i tuoi pali sacri, distruggerò i tuoi idoli.
14 -Con ira e furore, farò vendetta delle genti, che non hanno voluto obbedire.

La decriptazione di Michea 5 con gli stessi criteri già enunciati offre questo risultato.

Mi 5,1 Verrà a Betlemme di Efrata giù dal Potente, si porterà dal maledetto a casa il Verbo, in Giuda la maledizione da piaga gli sarà per un puro che nel cuore reca il fuoco della rettitudine di Dio. La Madre la verserà col sangue e coll’acqua in vita in un fanciullo.

Mi 5,2 In cammino inviato al drago, in un seno l’Eterno nel tempo si reca, partorito fanciullo al mondo è per il ritorno portare, inviato dall’alto il Figlio sarà in Israele.”

Mi 5,3 Agirà perché l’impuro cattivo esca, la calamità a casa l’Unigenito gli porta, la perversità del serpente fuori sarà per il fuoco recato, il cammino gli sbarrerà l’Eterno, in un buco sarà in terra.

Mi 5,4 Uscirà dal mondo il delitto e dei viventi l’Unigenito simili i corpi recherà per la rettitudine, li porterà dal Padre col corpo dagli angeli, esisterà la via per casa, nel palazzo abiteranno e l’energia versata i viventi porterà in alto il settimo giorno fuori dal male, saranno all’ottavo giorno inviati alla retta esistenza gli uomini.

Mi 5,5 Il male finirà in terra, la Donna porterà dal corpo l’eletto, da casa col corpo all’amarezza ad aiutare, dentro libererà il Signore giù dal serpente i viventi, la Donna porterà in un corpo la rettitudine, lo reca il Padre, porta la via, il prodotto dagli angeli recherà.

Mi 5,6 Uscito nella carne, è alla vista in una casa al freddo colla Madre. Dalle moltitudini vive il cuore del Potente, ha portato al mondo l’Agnello. Il misfare spazzerà col fuoco, una Donna col corpo il ‘no’ ha versato al serpente, un uomo gli reca i guai, sarà ucciso dal Figlio che è un uomo.

Mi 5,7 E’ in campo il fuoco dell’Unico col corpo, esiste il calcagno (per schiacciarlo- la profezia del Genesi: Ti schiaccerà la testa e tu insidierai il calcagno Gen 3,15b) in cammino, reca la forza ai viventi, verserà dai corpi la piaga dell’amarezza, per l’Unigenito dai corpi il peso uscirà, la morte sarà per il nemico per la rettitudine. Come leoncello l’Eterno col corpo sarà giù; l’Unigenito bello alla luce in vista dagli Ebrei si reca alla testa dei viventi, porta il cuore per guarire, reca dell’Unico l’energia.

Mi 5,8 Finirà il verme fiaccato, il serpente, giù dai corpi sarà, bruciato in una prigione, così sarà alla distruzione portato.

Mi 5,9 Il carico è stato portato dalla Madre al mondo, inviato dall’Unico ai viventi, il Signore si porta, dell’Agnello il segno è recato, è stato riempito di rettitudine un vivente nel corpo, per il Padre reca la legge divina, l’esistenza dell’amarezza spegnerà.

Mi 5,10 E’ l’Agnello ad esistere dal nemico è col corpo giù per ardere, distruggere l’esistenza colla rettitudine del Potente.

Mi 5,11 E al mondo in una capanna è un retto, alla luce il Verbo è colla Madre, ai viventi è stata per aiutare la rettitudine portata dal seno e degli angeli l’energia è in piena forza in cammino.

Mi 5,12 Col corpo è il Verbo nel buco del serpente. Per arderlo ai viventi la rettitudine verserà, a difendere viene col fuoco, per finire la prigionia portando fuori il peccare.
Mi 5,13 Hanno portato gli angeli il segno della luce che indica che è in un corpo l’Essere retto, la putredine dei corpi è a bruciare col fuoco. Con una veste finirà lo stare nudi, sarà con la rettitudine.

Mi 5,14 E si vede del dono il segno, è la rettitudine dell’Unico dal Verbo nella prigione dei viventi, viene recata dall’Unigenito per bruciare dai corpi il serpente colpevole del peccare.
Nel libro dei Numeri vi sono i famosi oracolo di Balam un profeta pagano dei tempi di Mosè ove c’è una famosa profezia su una stella:”Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza lo scettro di Moab il cranio dei figli di Set.” (Numeri 24,17) E’ la prima profezia che collega da tempi antichissimi l’idea del Messia ad una stella . Nelle catacombe romane si conserva la più antica immagine della Madonna, rappresentata in pittura nel cimitero di Priscilla sulla Via Salaria. L’affresco, riferibile alla prima metà del III secolo, raffigura la Vergine con il Bambino sulle ginocchia dinanzi ad un profeta (forse Balaam, forse Isaia) che indica una stella, per alludere al vaticinio messianico. Nelle catacombe sono rappresentati altri episodi con la Madonna, come l’adorazione dei Magi e le scene di presepe, ma si ritiene che, precedentemente al concilio di Efeso, tutte queste raffigurazioni abbiamo un significato cristologico e non mariologico.

L’Unigenito nel L’Unigenito nel corpo ad incontrarci si porterà.Si recherà per annullare il tempo. Al mondo una donna lo porterà dal corpo.All’abitazione si recheranno potenti (Magi) al primogenito per incontrarlo.  Li porterà alla casa per via una stella.Con la Madre saranno a vederlo che nel ventre lo portò.  Versatosi per salvare da casa per amore dei vivente è il Principe di Dio.Riporterà i viventi dalla prigione su al Volto dell’Unico.  Alla fine saranno a vivere condotti dal Padre. Ed avverrà che (Gli) verserà dal corpo tutti i figli che saranno stati dallarisurrezione completati. 

La decriptazione di questo versetto è una perla che dimostra la forza del metodo di decriptazione ritrovato, che gli antichi leggevano in profondità i testi e che le profezie del Messia sono invadenti nelle radici delle Sacre Scritture.
Appendice – Una storia bellissima Riporto le decriptazione degli ulteriori passi in cui si trova il verbo ebraico MGN .מ ג ן Ricordo che sono citati in Proverbi 4,9 e Osea 11,8.

PROVERBI
Decriptazione del versetto Pr 4,9
“Una corona di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema di gloria ti cingerà.”
ת ת ן ל ר א ש ך ל ו י ת ח ן ע ט ר ת ת פ א ר ת ת מ ג נ ך
“Per finire ת il drago ת ן il Potente ל col corpo ר l’Unigenito א alla luce ש dalla sposa ך ל ה)ך ל) ha recato ו, è י tutta ת la grazia ח ן in azione ע, il Cuore ט nel corpo ר completo ת tutta ת a glorificare פ א ר indicherà ת, pura ת מ in cammino ג per ucciderlo “.(נ ך ה) נ ך

Di seguito riporto il testo del Cap 4 del libro dei Proverbi secondo C.E.I. e l’intera decriptazione.
Testo C.E.I. di Proverbi 4

1- Ascoltate, o figli, l’istruzione di un padre e fate attenzione per conoscere la verità,
2- poiché io vi do una buona dottrina; non abbandonate il mio insegnamento.
3- Anch’io sono stato un figlio per mio padre, tenero e caro agli occhi di mia madre.
4- Egli mi istruiva dicendomi: Il tuo cuore ritenga le mie parole; custodisci i miei precetti e vivrai.
5- Acquista la sapienza, acquista l’intelligenza; non dimenticare le parole della mia bocca e non allontanartene mai.
6- Non abbandonarla ed essa ti custodirà, amala e veglierà su di te.
7- Principio della sapienza: acquista la sapienza; a costo di tutto ciò che possiedi acquista l’intelligenza.
8- Stimala ed essa ti esalterà, sarà la tua gloria, se l’abbraccerai.
9- Una corona di grazia porrà sul tuo capo, con un diadema di gloria ti cingerà.
10- Ascolta, figlio mio, e accogli le mie parole ed esse moltiplicheranno gli anni della tua vita.
11- Ti indico la via della sapienza; ti guido per i sentieri della rettitudine.
12- Quando cammini non saranno intralciati i tuoi passi, e se corri, non inciamperai.
13- Attieniti alla disciplina, non lasciarla, praticala, perché essa è la tua vita.
14- Non battere la strada degli empi e non procedere per la via dei malvagi.
15- Evita quella strada, non passarvi, sta lontano e passa oltre.
16- Essi non dormono, se non fanno del male; non si lasciano prendere dal sonno, se non fanno cadere qualcuno;
17- mangiano il pane dell’empietà e bevono il vino della violenza.
18- La strada dei giusti è come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio.
19- La via degli empi è come l’oscurità: non sanno dove saranno spinti a cadere.
20- Figlio mio, fa attenzione alle mie parole, porgi l’orecchio ai miei detti;
21- non perderli mai di vista, custodiscili nel tuo cuore,
22- perché essi sono vita per chi li trova e salute per tutto il suo corpo.
23- Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita.
24- Tieni lungi da te la bocca perversa e allontana da te le labbra fallaci.
25- I tuoi occhi guardino diritto e le tue pupille mirino diritto davanti a te.
26- Bada alla strada dove metti il piede e tutte le tue vie siano ben rassodate.
27- Non deviare né a destra né a sinistra, tieni lontano il piede dal male.

Decriptazione di Proverbi 4

Pr 4,1 Alla luce dal seno la Madre ha recato il Figlio col corpo, il Padre l’ha donato l’ottavo mese (dell’anno), quello del prodotto, il novembre.
Pr 4,2 Si è il Potente versato, il cuore ha portato nel Figlio alla fine, da uomo si porta e col corpo è Dio tutto alla vista.
Pr 4,3 Il Figlio in vita, la potenza del Padre è in un debole recata, per liberare di persona l’Unigenito dai viventi esiste.
Pr 4,4 Col corpo lamenti reca l’Unigenito per l’amarezza portata dal serpente, la purezza con la rettitudine la Parola esiste in un cuore per bruciarla, ai viventi i precetti ha portato in vita.
Pr 4,5 Ha versato l’energia al mondo in vita esce, un angelo al mondo in un casa, con forti lamenti inizia a guizzare alla luce con vigore; di Dio il cuore vive col corpo, col volto esiste.
Pr 4,6 Dio si vede,al mondo a custodirli per amore,recato alla necessità.
Pr 4,7Alla vista il dono della sapienza versa, invia un amo vivo alla perversità dal serpente, il Figlio retto sugli steli di frumento.
Pr 4,8 Dal serpente a calpestarlo si reca col corpo a vivere per fiaccarlo colla rettitudine, è dal grembo sulla paglia.
Pr 4,9 Per finire il drago l’Unigenito alla sposa ha recato tutta la grazia in azione,il Cuore nel corpo glorificherà per ucciderlo.
Pr 4,10 Alla luce si vede il Figlio dal ribelle, è nel corpo in cammino per bruciarlo l’energia; a finirlo dalla vita, sarà un vivente.
Pr 4,11 In una casa la via della sapienza al mondo col corpo è in giro per spegnere l’agire del serpente con la rettitudine.
Pr 4,12 In cammino all’oppressione del serpente è all’angustia l’Eterno, portato da uomo per scacciare il ‘no’ .
Pr 4,13 Al mondo chiuso nei ceppi in vita si porta dal ribelle, da Dio col corpo del Verbo il germoglio esce, l’Unigenito in vita è.
Pr 4,14 L’Unigenito nel corpo di un carpentiere e con la madre il primogenito, Dio beato tra i lini delicato col corpo in vita.
Pr 4,15 Col volto al male, alla perversità, la maledizione da casa al nemico dentro reca; è a portargli il bastone in azione il Figlio.
Pr 4,16 Dall’Unico la luce dagli angeli recata per il primogenito, sono i pastori portati dagli angeli in cammino con i potenti usciti. La Madre con l’Unigenito simili il Potente ha portati.
Pr 4,17 Per il maligno stringere, recidere il veleno dai corpi, bruciare il peccare, esiste la forza del pentimento, in pienezza è in vita.
Pr 4,18 L’Unigenito nel corpo per cacciarlo, per affliggerlo l’energia cammina al mondo, annuncia al serpente la Luce dell’Eterno.
Pr 4,19 Sulla via del malvagio è l’ira del Potente, esce al serpente la calamità a casa da un vivente.
Pr 4,20 Il Figlio è nato, il cibo al mondo ha versato in dono da casa, l’Unigenito dal ribelle esce, il cuore l’Unico ha inviato retto.
Pr 4,21 L’Unigenito per colpire il serpente è a portargli la rovina a bruciare la frode, alla fine gli è a casa la rettitudine.
Pr 4,22 La rettitudine esiste in un vivo, uscito da Madre l’Unigenito giù per reciderlo dalla carne portando la guarigione.
Pr 4,23 Ai viventi per la vergogna bruciare ha inviato il cuore retto, la vita degli angeli l’Unigenito reca il segno in vita dalla Madre.
Pr 4,24 Esce dal ribelle a vivere la piaga alla perversità, col volto uscito dal serpente a colpirlo, indica in una stalla che è in vita.
Pr 4,25 In azione al serpente per ucciderlo, da casa è il Cuore col volto per agire il Verbo, è la dirittura dagli angeli per fiaccarlo.
Pr 4,26 Il Verbo del Potente dalla Madre dal seno si rivela al serpente per arderlo tutto per via, le bruciature gli saranno portate.
Pr 4,27 Dio la carità dalla destra ha portato alla luce ai viventi, dal serpente l’Unigenito col corpo si vede.

Sono considerazioni e profezie sulla nascita del Messia, la cerniera che fa svoltare la storia della salvezza predisposta per il ritorno.  Quindi questa storia è predisposta a prepararlo. Ma questo ritorno come avverrà? La risurrezione non spiega tutto. Cristo fu visto risorto, ma essendo anche Dio ritornò in cielo da dove veniva, non rimase sulla terra; cioè la nostra storia non finirà in questa terra. “Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo” (Giovanni 3,13), dice Gesù nel discorso con Nicodemo nel Vangelo di Giovanni. Proprio il decriptato del brano del profeta Osea, in cui c’è il versetto 11,8 ove è inserito quel MGN, fa un chiaro cenno sul ritorno. L’importanza del criptato che c’è sotto è segnalato da “Oracolo del Signore” nel versetto 11, segnale di profezia veramente importante.

OSEA

Questo è il testo C.E.I. di Osea 11,1-11
1- Quando Israele era giovinetto, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio.
2- Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi.
3- Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro.
4- Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare.
5- Ritornerà al paese d’Egitto, Assur sarà il suo re, perchè non hanno voluto convertirsi.
6- La spada farà strage nelle loro città, sterminerà i loro figli, demolirà le loro fortezze.
7- Il mio popolo è duro a convertirsi: chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo.
8- Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.
9- Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perchè sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira.
10- Seguiranno il Signore ed egli ruggirà come un leone: quando ruggirà, accorreranno i suoi figli dall’occidente,
11- accorreranno come uccelli dall’Egitto, come colombe dall’Assiria e li farò abitare nelle loro case. Oracolo del Signore. Ho così provveduto a decriptarlo con le ormai note modalità

Decriptazione del versetto Osea 11,8

Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? Come potrei trattarti al pari di Admà, ridurti allo stato di Zeboìm? Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.
א י ך א ת נ ך א פ ר י ם א מ ג נ ך י ש ר א ל א י ך א ת נ ך כ א ד מ ה
א ש י מ ך כ צ ב א י ם נ ה פ ך ע ל י ל ב י י ח ד נ כ מ ר ו נ ח ו מ י
“Per l’Unigenito א sono י per la rettitudine ך venuti א ת ה)א ת ) angeli נ, così ך dalla polvere א פ ר all’esistenza י a rivivere ם, all’originaria א vita מ al giardino ג נ retti ך saranno י per la risurrezione ש dei corpi ר, il primo א serpente ל per l’Unigenito א è stato י afflitto ך א ה)ך א ), finito ת, ucciso נ ך ה)נ ך ) dalla rettitudine כ. Gli uomini מ
א ד entrano ה nell’Unigenito א, risorti ש sono י nella piaga מ ך ה)מ ך ) così כ su צ a casa ב dell’Unico א saranno י a vivere ם, inviati נ dal mondo ה scaturiranno ך ה)פ ך
פ) dell’Altissimo ע ל י , nel cuore ל ב saranno י, sono stati י in assemblea ח giudicati
ד נ retti כ, vivi מ nel corpo ר li porta ו dagli angeli נ, perdonati ח ו מ sono stati “.י

Riporto di seguito il risultato dell’intera decriptazione.

Os11,1 Dagli angeli col corpo risarà il Risorto, con potenza si riporterà, al mondo dai viventi risarà, in una convocazione sacra indicherà che è del potente il Figlio.
Os11,2 Si riporterà al mondo colle piaghe a guidare i viventi. In una persona sarà in vita il cuore dell’Altissimo. Si porterà in potenza il Verbo per vincere il serpente che è nei viventi.
Os11,3 Ad incontrarlo è alla fine col corpo. Si rivela il Crocefisso essere. Al serpente l’ira è in vita a versargli, il veleno per inebriarlo; guariti del tutto saranno i viventi.
Os11,4 Una fune è per l’umanità, il Crocefisso la libererà, porterà tutti dall’Unico. Dentro di Lui dall’apertura della piaga, vivi col corpo rialzati con potenza dalle tombe li porterà nel cuore.
Os11,5 Con potenza da Uomo si riporta a casa del serpente, è a recare la risurrezione. Si scontrerà col serpente, al fuoco lo porterà.
Os11,6 Il serpente da solo in un foro a bruciare, finirà dal mondo mangiato dai viventi. La vita dal legno portò della croce.
Os11,7 I popoli sono ad un colle per portarsi dall’Unico, perché il ritorno col Crocefisso ci sarà, per portarli da Dio in alto convocati dal mondo sono stati dalle tombe liberati.
Os11,8 Per l’Unigenito angeli dalla polvere a rivivere l’originaria vita al giardino, retti per la risurrezione dei corpi, il serpente finito, ucciso. Gli uomini a casa dell’Unico scaturiranno a vivere, dall’Altissimo giudicati retti, perdonati sono stati.
Os11,9 Il negativo ha bruciato, imprigionato, vinto. Inizia il ritorno. I risorti chiusi nel Crocefisso. Nella polvere degli uomini ha rovesciato la santità. L’Unigenito a casa li porta dal Padre alla nuova Gerusalemme.
Os11,10 I fratelli sono col Signore, li reca retti dall’Unico col corpo. Dal mondo riporta gli uomini alle origini, i popoli chiusi porta a casa; angeli saranno col Vivente.
Os11,11 E’ stato dai corpi l’impuro portato giù, il Verbo ha recato a putrefare il nemico, sono angeli i viventi della terra, simili col corpo. Li porta dal mondo, condotti di sabato, nel seno, dal cuore del Crocifisso, escono ai
pascoli col Signore.” Guardando nei Vangeli questo discorso in effetti non ci trova impreparati.
Proprio nel discorso di Gesù a Nicodemo si trova:
Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.” (Gv 3,14-15)
Di fatto questo racconto ottenuto per decriptazione spiega in modo fisico la necessità di un veicolo fisico che costituisca la via e la porta per il “cielo”.
In verità, in verità vi dico: Io sono la porta delle pecore. ” Gv 10,7

La venuta di Gesù ha creato uno stargate tra questo mondo ed il trascendente. E’ proprio una porta fisica aperta nel mondo! E Gesù prosegue “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9), proprio come finisce quel decriptato . L’idea di un tale modo di finire della storia umana non è una idea isolata, bensì diffusa in quanto ricavabile dai testi derivati per decriptazione.

A titolo esemplificativo riporto la decriptazione del Capitolo 6 di Michea.
Mi 6,1 Per bruciare dai viventi il peccare viene l’Unigenito per risorgere i corpi, riusciranno fuori ri partoriti, la perversità bruciata in seno dall’energia uscirà con l’oppressione.”
Mi 6,2 La risurrezione i viventi in azione riporterà rigenerati tutti col corpo dentro al Signore, il drago nell’acqua bollente in un foro sbarrato, scende nei corpi la rettitudine, dai corpi è la corruzione uscita, da Dio è stato riportato il vigore.
Mi 6,3 I viventi risorti, entrati dentro sono nel Crocefisso, in cammino li porta dal mondo, per la potenza retti sono, si vedono angeli.
Mi 6,4 Innalzati dal Crocefisso, retti col corpo saliti vivi, sono nel servo i viventi salvati. Al fuoco ha chiuso il serpente, di persona è venuto a risorgerli, all’Unico ha partoriti angeli portati da Maria .
Mi 6,5 I popoli puri col corpo, angeli dell’Unigenito a casa portati al Padre, escono dall’oppressione, all’Unico tornano, i viventi col Figlio a casa risvegliati, risorti belli all’eternità usciti, gli ha rivelato il potente amore,giusti li ha portati alla fine il Signore.
Mi 6,6 A casa i viventi escono allo stato primitivo, in alto dagli angeli, separati dalla maledizione, a casa fanciulli recati dal Crocefisso, si rivela, è il Vivente, il Figlio che la risurrezione inviò al mondo.
Mi 6,7 Usciti col corpo su col Signore a casa, migliaia dall’Unico ad esistere, le moltitudini ha recato il Crocefisso, l’energia della malattia ha bruciato dai viventi. Ha inviato l’Unigenito il drago, al pianto, il superbo alla rovina, il Verbo per la lite dal cuore l’energia per il peccato gli ha soffiato, ne ha bruciata l’esistenza.
Mi 6,8 Fuori è sbarrato il serpente, retti gli uomini nel cuore a casa li ha portati a vivere, il Signore l’impuro dai corpi ha bruciato. Retti risorti nel cuore li ha condotti per amore, tutti i rinchiusi dai ceppi ha portato fuori su i popoli, da Dio uscita è la rettitudine.
Mi 6,9 Una fune potente è uscita, li ha portati fuori, è stato il corpo del diletto Unigenito che li ha condotti alla salvezza, sono entrati del Risorto nella piaga, risorti nel seno ha portato i viventi, nel cuore li ha condotti dall’Essere, sono all’eternità usciti.

Mi 6,10 Portati alle porte del mondo, dalla schiavitù al Crocefisso nel corpo, risorti si
vedono su portati, finita l’ingiustizia, il Verbo ha finito il terrore dai viventi.

Mi 6,11 L’Unigenito puri i viventi all’Unico invia ad ereditare, portati dal pianto al Padre, angeli
sono i viventi col corpo.
Mi 6,12 L’Unigenito ha bruciato il male, il serpente dai risorti dai corpi è uscito, in un buco l’ha recato col fuoco. Puri li ha recati simili ad angeli, dall’amarezza i viventi per il Verbo sono uscito vivo.
Mi 6,13 Ha portato i viventi dall’Unico, angeli sono usciti, la malattia è finita, per la rettitudine, l’oppressione ha aperto, ha bruciato nei viventi il misfare, il peccato ha recato alla fine.
Mi 6,14 L’Unigenito tutti ha portato dall’Unico alla fine del settimo giorno risorti; rette ha versato le moltitudini dal foro che in cammino gli recò un serpente in croce, nel meraviglioso cuore li ha condotti beati, salvati dal serpente, a casa dagli angeli.
Mi 6,15
L’Unigenito alla fine tutta la stirpe ha portato, il negativo ha mietuto, dal crocefisso per la via sono stati recati, il serpente in un foro colla rettitudine ha bruciato, ai viventi l’energia ha col corpo portati simili per potenza, sono all’esistenza degli angeli.
Mi 6,16 Per la risurrezione puri ha recato i popoli nel corpo, alla luce dalla vergogna, a casa sono i fratelli dal Padre portati recati nel seno dal Crocefisso. Bruciato il serpente tutti risorti i viventi usciranno dalla schiavitù del serpente, abbattuta la perversità.

Il testo C.E.I. di Michea 6 è il seguente:
1- Ascoltate dunque ciò che dice il Signore: Su, fa lite con i monti e i colli ascoltino la tua voce!
2- Ascoltate, o monti, il processo del Signore e porgete l’orecchio, o perenni fondamenta della terra, perchè il Signore è in lite con il suo popolo, intenta causa con Israele.
3- Popolo mio, che cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
4- Forse perché ti ho fatto uscire dall’Egitto, ti ho riscattato dalla casa di schiavitù e ho mandato davanti a te Mosè, Aronne e Maria?
5- Popolo mio, ricorda le trame di Balàk re di Moab, e quello che gli rispose Bàlaam, figlio di Beor. Ricordati di quello che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere i benefici del Signore .
6- Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno?
7- Gradirà il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato?
8- Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio.
9- La voce del Signore grida alla città! Ascoltate tribù e convenuti della città:
10- Ci sono ancora nella casa dell’empio i tesori ingiustamente acquistati e le misure scarse, detestabili?
11- Potrò io giustificare le false bilance e il sacchetto di pesi falsi?
12- I ricchi della città sono pieni di violenza e i suoi abitanti dicono menzogna.
13- Anch’io ho cominciato a colpirti, a devastarti per i tuoi peccati.
14- Mangerai, ma non ti sazierai, e la tua fame rimarrà in te; metterai da parte, ma nulla salverai io lo consegnerò alla spada.
15- Seminerai, ma non mieterai, frangerai le olive, ma non ti ungerai d’olio; produrrai mosto, ma non berrai il vino.
16- Tu osservi gli statuti di Omri e tutte le pratiche della casa di Acab, e segui i loro propositi, perciò io farò di te una desolazione, i tuoi abitanti oggetto di scherno e subirai l’obbrobrio dei popoli.

GERUSALEMME LA CITTA’ DEL GRAN RE

GERUSALEMME CITTÀ DI DIO
“Gerusalemme la città del gran re” è la naturale prosecuzione dei seguenti miei articoli: Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia e Personaggi enigmatici. I Magi incontrano il Messia.
Per le Sacre Scritture ebraiche e cristiane Gerusalemme è città consacrata da Dio, segno di contraddizione ed interrogativo per il mondo.
Con autorità Gesù nel discorso della montagna inserito nel Vangelo di Matteo fa un cenno a tale città nel seguente modo:

“…io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello.” (Matteo 5,33-36)

Gesù in questo modo richiama i seguenti passi:

  • il profeta Isaia: “Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi” (Is. 66,1);
  • il Salmo 48 “Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano.” (Sal. 48,3)

In “Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia“, alla cui lettura rimando, ho peraltro ampiamente evidenziato come, appunto, nell’alfabeto ebraico, chiave di volta di tutto il messaggio biblico, nelle 4 lettere centrali delle 22 che lo costituiscono la sequenza alfabetica usuale v’è come una firma e proprio attribuibile al “grande Sovrano“.
Incastonato, infatti, al centro dell’alfabeto si trova “il Re sono”.



La tradizione ebraica fa risalire l’idea di quelle lettere direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell’Esodo quando “Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù, io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli“. (Es. 24,12)

A conferma di un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l’alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio “le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l’anima di tutto il creato e l’anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato.”
Se ne ricava che quella “legge”, che il versetto definisce “Torah”, era già scritta nei cieli prima della creazione.
A quest’idea del Re del cielo, il grande Sovrano si collegano i Vangeli nell’episodio della “passione” quando sussiste tutta quella tensione sul titolo di RE tanto che Gesù esclamò “Il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18,36) e l’episodio si concluse col titulus sulla croce alle porte di Gerusalemme su cui era scritto “Gesù il Nazzareno, il RE dei Giudei.” (Giovanni 19,19)
Nel 30-33 d.C. a Gerusalemme c’è stato, infatti, l’evento che ha diviso in due la storia dell’umanità, prima e dopo Cristo, perché Dio manifestò in un uomo concreto, Gesù di Nazaret la grazia del suo amore e rese ciò manifesto col risorgerlo dai morti ed elevarlo al cielo per consegnarcelo a certezza di comunione dell’uomo con Dio.
Così è stato recepito l’evento raccontato dai Vangeli che è stato capace di influenzare la storia mondiale negli ultimi due millenni.
“Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo.” (Atti 1,11b)
Lui tornerà a Gerusalemme; questa è l’attesa!
È così confermata l’idea ebraica che alla fine dei tempi il Messia verrà a Gerusalemme.
Da un exursus nei testi biblici sui primi re di Gerusalemme e dalla lettura combinata dei testi anche per decriptazione risulta evidente il pensiero convergente degli autori dei vari libri, perché il messaggio che si ricava è l’epopea del Messia.
A tale attesa, tramandata in modo velato, ma totalizzante, Gesù di Nazareth s’è adeguato alla lettera; sono, infatti, da prendere in modo radicale e totalizzante le sue parole: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, son proprio esse che mi rendono testimonianza.” (Gv. 5,39)
Per Gesù, a quali scritti di Mosè è da credere ed a quali no e come si conciliano i distinguo che propone col suo assioma sulla Scrittura che “non può essere annullata“?
Forse non è da fermarsi alle parole; ma allora a cosa si deve guardare?
Lui asserisce che non è “venuto per abolire la legge e i profetiIn verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.” (Mt. 5,17ss)
Quale entità minima di lettura è lì citata iota o segno, e non la parola, come a dire prendendo l’idea sotto lo stretto aspetto “letterale” che nella Torah, ed in generale nelle Scritture, sono da guardate anche le singole lettere, il che peraltro è conforme all’idea che tuttora permane nell’ebraismo che qualora viene a mancare anche una sola lettera il rotolo sacro ebraico così è invalido per l’uso liturgico.
Ho preso anch’io alla lettera quanto asserito fino a leggere per decriptazione testi di secondo livello dai libri del canone biblico ebraico in linea con l’idea che ho espresso in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“.
I testi biblici in ebraico e in aramaico hanno in genere, infatti, come ho provato, una faccia nascosta ottenibile per decriptazione che si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere che ho inseriti in “Parlano le lettere” e che uso a tappeto senza eccezioni di sorta.
Ad esempio i versetti del profeta Isaia 66,1.2 richiamati da Gesù che ho prima ricordato sono suscettibili di decriptazione con quel metodo; peraltro nel secondo con ORACOLO DEL SIGNORE c’è come un avviso di messaggio particolare.
Tanto per far capire meglio di seguito riporto per ciascuno di quei due versetti il testo C.E.I. ed in ebraico, la dimostrazione della decriptazione e poi questa tutta di seguito.

Isaia 66,1-2Così dice il Signore; Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello del miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?
Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie – ORACOLO DEL SIGNORE – Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola.


1


2


1 – Da retti dal mondo , uniti , vivi , nel corpo del Signore entreranno in cielo . Al trono saranno portati . Agli entrati in terra ; uscirà simile () col corpo , a rivelarsi () che è l’Unico . Questi entreranno a casa , saranno finalmente beati tutti i figli . E dal Potente saranno condotti . Dall’Unico saranno questi a rientrare a vivere . I risorti alla dimora saranno .

2 – E verrà () la sposa () di Dio dal mondo , sarà alla porta , sarà in vista della luce , dal deserto sarà uscita , sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo . Con gli apostoli dall’Unico i viventi il Signore porterà , da Dio questi usciranno , del Padre saranno nel cuore ; da Dio i miseri avrà portato , tra gli angeli . La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire , li avrà ripartoriti () da figli saranno .

Isaia 66,1 – Da retti dal mondo, uniti, vivi, nel corpo del Signore entreranno in cielo. Al trono saranno portati. Agli entrati in terra; uscirà simile col corpo, a rivelarsi che è l’Unico. Questi entreranno a casa, saranno finalmente beati tutti i figli. E dal Potente, saranno condotti. Dall’Unico saranno questi a rientrare a vivere. I risorti alla dimora saranno.

Isaia 66,2 – E verrà la sposa di Dio dal mondo, sarà alla porta, sarà in vista della luce, dal deserto sarà uscita, sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo. Con gli apostoli dall’Unico i viventi il Signore porterà, da Dio questi usciranno, del Padre saranno nel cuore; da Dio i miseri avrà portato tra gli angeli. La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire, li avrà ripartoriti, da figli saranno.

Del pari con lo stesso criterio ho decriptato l’intero Salmo 48 il cui versetto n° 3 come quei versetti d’Isaia sono citati da Gesù nel Vangelo di Matteo.
Ne riporto l’intero testo tradotto in italiano dalla C.E.I. e la decriptazione, per brevità senza dimostrazione.

SALMO 48 – TESTO E DECRIPTATO
Testo C.E.I.
Salmo 48,1 – Cantico. Salmo. Dei figli di Core.

Salmo 48,2 – Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio.

Salmo 48,3 – Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra.

Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano.

Salmo 48,4 – Dio nei suoi baluardi è apparso fortezza inespugnabile.

Salmo 48,5 – Ecco, i re si sono alleati, sono avanzati insieme.

Salmo 48,6 – Essi hanno visto: attoniti e presi dal panico, sono fuggiti.

Salmo 48,7 – Là sgomento li ha colti, doglie come di partoriente,

Salmo 48,8 – simile al vento orientale che squarcia le navi di Tarsis.

Salmo 48,9 – Come avevamo udito, così abbiamo visto nella città del Signore degli eserciti, nella città del nostro Dio; Dio l’ha fondata per sempre.

Salmo 48,10 – Ricordiamo, Dio, la tua misericordia dentro il tuo tempio.

Salmo 48,11 – Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino ai confini della terra; è piena di giustizia la tua destra.

Salmo 48,12 – Gioisca il monte di Sion, esultino le città di Giuda a motivo dei tuoi giudizi.

Salmo 48,13 – Circondate Sion, giratele intorno, contate le sue torri.

Salmo 48,14 – Osservate i suoi baluardi, passate in rassegna le sue fortezze, per narrare alla generazione futura.

Salmo 48,15 – Questo è il Signore, nostro Dio in eterno, sempre: egli è colui che ci guida.

Decriptazione
Salmo 48,1 – La risurrezione che ci sarà nel corpo dei viventi questi cambierà. La potenza del Figlio sarà a rovesciarsi nei corpi nelle tombe.

Salmo 48,2 – Scapperà l’essere impuro del serpente che fu la perversità a recare nei viventi. Uscito dal Potente da serpente nei viventi alle origini s’insinuò; rovine nei corpi il maledetto con l’opprimere recò.

Salmo 48,3 – Rientrerà nei corpi la santità e belli (come) angeli li porterà. Il Verbo per salvarli porterà la risurrezione alla sposa. Dalla terra riusciranno i corpi. Giù lo Spirito (la colomba) lancerà della rettitudine in tutti. Saranno a rialzarsi per il Verbo che li porterà innocenti. Nei corpi risaranno integri in cammino le moltitudini.

Salmo 48,4 – La maledizione ad uscire sarà dai viventi. In un pozzo vivo l’angelo porterà ve lo sbarrerà. Vergini i risorti innalzerà.

Salmo 48,5 – Retti saranno ad entrare tra gli angeli. Dal mondo entreranno nel Regno per starvi a vivere. Degli angeli li porterà alla conoscenza e nell’aldilà li condurrà. Saranno dall’Unico portati.

Salmo 48,6 – Dal mondo i viventi dal monte all’Unico li condurrà tra i retti angeli. Nel Crocifisso i viventi dal mondo si porteranno; l’invierà a casa. Dal mondo li accompagnerà. Li guiderà il Verbo; Questi li porterà.

Salmo 48,7 – Con i corpi nell’Eternità entreranno dall’Unico. Nel petto del Crocifisso i viventi risorti vivi si chiuderanno. Saranno in cammino ad essere portati; rinati n’usciranno.

Salmo 48,8 – Dentro al corpo li porterà chiusi. A versarsi dalla porta saranno i viventi nel Crocifisso che della risurrezione dentro il corpo per primo l’energia fu a recare (quando) fu portato in croce. Il Crocefisso ai corpi donò la risurrezione.

Salmo 48,9 – Retti, felici, risorti nel seno, tra gli angeli li condurrà retti per l’angelo (ribelle) nei corpi annullato. Li porterà da dentro la Città del Signore in alto alla casa desiderata. Col Crocifisso dentro la Città di Dio entreranno ove saranno ad abitare. Da Dio, usciti dai giorni così li porterà; angeli tra gli angeli entreranno nell’eternità. Alla vista li porterà del Potente; a vivere nei gironi del Potente entreranno.

Salmo 48,10 – Simili saranno agli angeli. La portata maledizione che c’era per i viventi per misericordia avrà spento riversando nelle moltitudini del mondo l’essenza in tutti della rettitudine.

Salmo 48,11 – Così nel Risorto i viventi (già) afflitti dal serpente entreranno a stargli nella piaga che l’angelo (ribelle) in croce gli aprì. Dal Potente il Crocifisso retti l’innalzerà alla fine; ne condurrà un fiume su tra i giusti. Nella pienezza chi nel mondo stava a vivere sarà inviato da retto.

Salmo 48,12 – I risorti viventi nell’assemblea entreranno. Con il corpo su sarà a portarsi tra gli angeli il Crocifisso. Rivelerà che da inviato nel mondo il Figlio si portò. In croce il Signore per aiutare entrò perché i miseri viventi risorgessero. A soffiare nei cuori fu la rettitudine.

Salmo 48,13 – Per la pienezza dentro portò a scendere la Colomba/lo Spirito Santo. Portatosi nel mondo a rovesciarla fu. Il Verbo la portò ad uscire dal foro. Un soffio dall’alto scorse per poveri che stanno nel mondo.

Salmo 48,14 – A risorgere fu il Crocifisso; nel cuore per la rettitudine gli viveva. La potenza nella tomba ci rifù, potente ne riuscì. In giro il Verbo camminando portò luce alla Madre ove abitava. Dal Crocifisso fu ad entrarLe potenza in seno con l’energia della pienezza per far frutto e di rinati portasse un corpo di fratelli che pur nel corpo si portassero da angeli.

Salmo 48,15 – La rettitudine fu per questa nel mondo. Di Dio nel mondo ci fu la Madre che la divinità nel mondo fu con gli apostoli a recare. Il malvagio nei viventi si portò in azione a sbarrare onde la perversità annullare. Per il mondo in cammino gli apostoli si portarono con la Vergine per portare il Crocifisso.

Queste poche righe e queste decriptazione tra loro congruenti ci hanno introdotto appieno nella tensione che avevano gli antichi per ciò che si attendeva avvenisse e che ciò avrebbe avuto tutto spunto da Gerusalemme, la Città del Gran RE.

SINTESI STORICA SU GERUSALEMME
Le origini di Gerusalemme risalgono al mito, e le prime conoscenze storiche la indicano città dei Gebusei che occupava la collina dell’Ofel sul monte Sion tra le vallate del Cedron e del Tiropeon ed era dominata a nord dalla sommità sulla quale David eleverà un altre (2Sam. 24,16s) e Salomone il Tempio (1Re 6), mentre i palazzi di Salomone erano a sud del santuario (1Re 7).
David la conquistò circa nel 1000 a.C. e ne fece la capitale del regno ove il figlio Salomone fece appunto erigere il tempio di Jahwè distrutto poi nel 587 a.C. dai Babilonesi.
Dopo l’editto di Ciro del 538 a.C., Giudei ritornati costruirono le mura ed il Secondo Tempio.
Nel 331 a.C. fu presa da Alessandro Magno e passò ai Tolomei d’Egitto fino al 198 a.C., quando ci fu la rivolta dei Maccabei; nel 165 a.C. vi instaurarono la dinastia degli Asmonei.
Nel 63 a.C. fu conquistata da Pompeo e consegnata ad Erode, che vi fece ampliare il Tempio. La non sopportazione del malgoverno romano provocò continui fermenti religiosi.
Tra il 66-70 d.C. le legioni romane sotto Tito sedarono la rivolta e distrussero la città e il tempio, ma nel 132 vi fu l’insurrezione di Bar Kokheba.
L’imperatore Adriano mobilitò le truppe al confine che eliminarono ogni resistenza e ribattezzò la città col nome di Aelia Capitolina, trasformata in colonia romana.
L’imperatore Costantino e i suoi successori fecero restaurare ed abbellire i luoghi legati alle storie evangeliche e ad erigere la prima chiesa cristiana, quella del Santo Sepolcro.
La città di Gerusalemme poi fu:

  • nel 614 conquistata dai Persiani sasanidi di Cosroe II, riconquistata da Eraclio I di Bisanzio nel 629,
  • nel 637 si arrese al califfo ‘Uma ibn al-KhattÇb e restò amministrata dai califfi omayyadi di Damasco e da quelli abbasidi di Baghdad,
  • nel 972 fu presa dagli ImÇm/califfi ismailiti fatimidi, nel 1076 passò ai Turchi selgiuchidi,
  • nel 1099, occupata dai crociati, divenne capitale del Regno Latino di Gerusalemme, nel 1187 fu riconquistata dai musulmani di Saladino e fu sotto la dominazione musulmana dei Ayyubidi e quindi dei Mamelucchi,
  • nel 1517 fu occupata dal sultano ottomano Selim I e il dominio ottomano;
  • nel 1917 fu occupata dai britannici comandati dal generale E.H. Allenby e col trattato di Versailles fu dichiarata capitale del Mandato britannico della Palestina,
  • nel 1949 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò l’internazionalizzazione di Gerusalemme, sotto il controllo dell’ONU per favorire la convivenza di cristiani, musulmani ed ebrei, ma Israele e Giordania, non riconobbero tale proclamazione,
  • nel 1950 fu scelta quale capitale del nuovo stato Israeliano che nel corso della guerra dei sei giorni occupò il settore giordano, suscitando la condanna da parte dell’Assemblea generale dell’ONU,
  • nel 1980 il Knesset, Parlamento israeliano, dichiarò l’ufficiale annessione del settore giordano e la proclamazione di Gerusalemme capitale “unita e indivisibile” di Israele.


AI TEMPI DI ABRAMO
Gerusalemme, Jerosalem (nei Settanta), Hierosolyma (nella Vulgata), in Ebraico è YRShLIM “città della pace”, in greco Ierosoluma, da Iereus IereuV “Sacerdote”, dal momento che Gerusalemme è la ricostruzione di Salem, di cui Melchisedek era il Re sacerdote.
Secondo alcuni questo personaggio sarebbe stato adoratore del Sole, “il Più Alto”, quasi un precursore del faraone Achenaton, ma per gli ebrei e per i cristiani era sacerdote del Dio Altissimo, che è più alto del sole, ossia Iahwèh.
Per la Bibbia ebraica la risposta è chiara, infatti, la conclusione a cui ci vogliono portare i coordinatori dell’insieme dei libri dei tempi di Esdra e Neemia, poi quelli della stessa scuola autori del libro del Genesi e di parte del libro di Giosuè è che ben prima del culto al Sole sarebbe nato il culto ad un Dio unico spirituale, il creatore del cielo e della terra.
È indubbia la tensione e la lotta dell’idea del Dio unico ebraico nei riguardi degli dei pagani tra i quali è evidentemente inserito anche il Dio sole; infatti, il libro di Giosuè segnala al riguardo che circa 500 anni dopo la morte di Mosè, Giosuè nella località di Salem vi trova Adoni-Zedek, l’ultimo dei sovrani Gebusei che avevano il Sole nella propria cosmogonia.

Secondo alcuni il nome di Gerusalemme deriverebbe, infatti, dall’antica lingua cananea “ur salimi”, da “ur”, “altura” e “shlm”, “pace”, perché sul monte Sion vi sarebbe apparso il dio Shalom di origine siriana.
Si racconta che “El”, il capo di tutti gli dei avesse una figlia di nome Ashtar, e dal padre marito, in modo puro, ebbe due gemelli Shalem a Shahar.
Per quanto riguarda la città di Gerusalemme si tramanda che la gente raccontava di aver assistito all’apparizione del dio Shalem su cui sorge ora il primo nucleo dell’abitato.

Il primo re-sacerdote di Gerusalemme che il Genesi 14,18 ricorda è, infatti, “Melchisedek, re di Salem“, e volontà conclamata nelle Sacre Scritture è considerare il libro del Genesi, anche se scritto più tardivamente rispetto agli altri libri della Torah, il primo libro della Bibbia.
Che Salem sia Gerusalemme lo conferma il Salmo 76 in cui nella traduzione italiana appare Gerusalemme anche se il testo ebraico della Bibbia masoretica usa solo il termine Salem e lo accosta al nome di Sion.
Le traduzioni più accreditate, infatti, sostituiscono Gerusalemme a Salem: “È in Gerusalemme (Salem) la sua (di Dio) dimora, e la sua abitazione in Sion. Qui spezzò le saette dell’arco, lo scudo, la spada e la guerra.” (Sal. 76,3.4)
Questi due versetti confermano che in genere nei nomi le lettere delle parole ebraiche sono atte a fornire per decriptazione, con Dio come soggetto, idee per possibili sviluppi nei testi sacri.
L’idea verificata, di cui ho detto in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“, implica peraltro che i testi ebraici biblici in genere hanno anche una faccia nascosta ottenibile per decriptazione.
La decriptazione si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere di cui ho prima detto che ho inseriti in “Parlano le lettere“.

Vediamo ad esempio la parola Gerusalemme, in ebraico; questa si può suddividere ad esempio così:

  • e secondo la VII regola del metodo inserito in “Parlano le lettere” poiché dai radicali l’eventuale può essere recessiva e si può aggiungere, si può considerare () e questo è il radicale del verbo “lanciare, gettare”, anche “far piovere” ed il suo participio è “arciere” da “lanciare saette”;
  • è una lettera che indica un bastone, un’asta, perciò si può vedere vicino al verbo lanciare come una freccia (ed in egiziano un bastone è anche la “parola”);
  • è “pace”, radicale di “essere salvo, vivere in pace, avere pace”, “essere compiuto-essere terminato”.

Da ciò discende che una lettura di Gerusalemme con soggetto Dio è “Lancerà () una saetta/asta di pace “, il che è congruente con l’idea “Qui spezzò le saette dell’arco, lo scudo, la spada e la guerra.” (Sal. 76,4)

La faccia nascosta poi dei decriptati è relativa alle vicende del Messia, ed allora, Gerusalemme diviene parola profetica in quanto in quel luogo:

  • “Fu ai corpi a portare con la risurrezione la potenza ai viventi “;
  • “Sarà dal corpo la Parola a salvare () i viventi “.

Alla fine dei tempi poi a Gerusalemme “Saremo saziati () di pace “.

Puntuale, infatti, il profeta Isaia 2(1-5) ci parla in visione futura di Gerusalemme:

“Ciò che Isaia, figlio di Amoz, vide riguardo a Giuda e a Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri.
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore.”

La decriptazione di tale testo fornisce questa profezia del come.

Isaia 2,1 – Al mondo il Verbo, di una Donna il corpo racchiude. Questa uscirà da Gesù, con l’acqua scenderà per l’azione del serpente che con forza aprirà (Gesù) con un bastone; fuori la porta di Gerusalemme.

Isaia 2,2 – L’Unigenito costretto col corpo è in croce, dalla destra a coppe per un bastone l’energia sarà ad uscire; partorita da dentro sarà dal crocefisso Signore da dentro il corpo della Donna, emessa alla luce dall’Unigenito, l’acqua che scorre da dentro si vedrà portarsi dalla croce. E un fiume si porterà, da Dio sarà recata la sposa con l’acqua.

Isaia 2,3 – E fuori si porterà ai popoli nell’amarezza. E inviata dall’alto al mondo, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore sarà della maledizione (per il serpente) la forza alla fine portata. Sarà portata dagli apostoli in cammino; sarà portata un’azzima.

Isaia 2,4 – La Parola il cuore invierà in cammino, porterà l’esistenza del Vivente a sperare ai popoli, indicherà che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l’amarezza portata dal serpente. Gli uomini inizieranno a camminare portando le esistenze a Dio, ai popoli sarà la spada (della parola di Dio) recata del potente Unigenito. Ad ammaestrare si porteranno a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno faranno uscire.

Isaia 2,5 – Dentro c’è il segno che è il calcagno porterà energia al serpente per spegnerlo dal mondo.

Questa profezia di Isaia con parole un poco diverse si trova anche nel Capitolo 4 del profeta Michea di cui riporto il testo C.E.I. e la decriptazione.
“Alla fine dei giorni il monte del tempio del Signore resterà saldo sulla cima dei monti e s`innalzerà sopra i colli e affluiranno ad esso i popoli; verranno molte genti e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore e al tempio del Dio di Giacobbe; egli ci indicherà le sue vie e noi cammineremo sui suoi sentieri, poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà arbitro tra molti popoli e pronunzierà sentenza fra numerose nazioni; dalle loro spade forgeranno vomeri, dalle loro lame, falci.
Nessuna nazione alzerà la spada contro un`altra nazione e non impareranno più l`arte della guerra.
Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà, poiché la bocca del Signore degli eserciti ha parlato!
Tutti gli altri popoli camminino pure ognuno nel nome del suo dio, noi cammineremo nel nome del Signore Dio nostro, in eterno, sempre.” (Michea 4,1-5)

Decriptazione
Michea 4,1 – In campo aperto, l’Unigenito costretto il corpo è stato in croce.
Uscì l’acqua, con la forza aperto; partorita dal crocefisso Signore ucciso portò con energia dal corpo, della Donna con l’acqua il corpo è portato, l’acqua che scorre da dentro si vede portarsi dalla croce, è un fiume, da Dio è recata, si vede con l’acqua essere la Madre.

Michea 4,2 – In cammino si porta dagli stranieri. È stato con l’acqua portato dall’Unigenito in vita un corpo al serpente per arderlo. E inviata, uscita da Dio sul monte dal Signore, originata dal cuore, è il segno della maledizione portata. Portato il corpo della bella gli apostoli in cammino. Origine dal corpo in croce; è un’azzima portata dagli apostoli a segno dall’Unigenito dalla croce. Recano il corpo al mondo portano la parola del Signore.

Michea 4,3 – La Parola, il cuore ha inviato ai popoli, è la Madre dalle moltitudini è a portarli dalla perversità alla rettitudine. Dall’albero della vita è la Madre dell’Eterno dal chiuso del corpo portata la fune, recata dalla croce uscita con l’acqua, porta la grazia. È il segno che è uscita dal Vivente una potenza ai viventi per colpire l’amarezza portata tutta dal serpente. Gli uomini iniziano a camminare portandosi Dio, ai popoli la spada portano del potente Unigenito. Ad ammaestrare si portano gli apostoli a testimoniare ai viventi, del serpente il veleno fanno uscire.

Michea 4,4 – È stato risorto, a casa si riporta, c’è stata la risurrezione dalla tomba del Crocefisso, di persona si porta da sotto, l’Unigenito agli apostoli i segni ad indicare reca, l’energia della vita dall’Unico è stata portata, forate sono le mani a coppa, è a soffiare la forza il Signore, a casa l’Unigenito ha portato il segno.

Michea 4,5 – Così tutti gli apostoli escono in azione, i viventi recano alle acque, al serpente che portò la devastazione la maledizione è portata, la grazia recano, finisce la devastazione, esce la calamità del serpente; al serpente hanno portato sbarramento.

Questo brano di Michea forse è quello che indirettamente Gesù nel Vangelo di Giovanni (1,43-51) nel colloquio con Natanaele gli ricorda per fargli presente i tempi messianici.
Le lettere ebraiche sono così di per sé capaci di creare idee teologiche e racchiudono storia, profezia e poesia.
L’autore o gli autori del Genesi hanno rivisitato la storia delle alterne vicende di tale città che ai tempi di David, età dell’oro, fu capitale del regno di Giuda, e ne hanno fatto l’emblema del sito eletto da Dio per rivelarsi all’uomo.
Nell’idea dello scrittori di quei libri sacri tale città, anche se detto solo con cenni per fare intendere, è dove il Signore s’era riservata la sua sede sin dai tempi del Paradiso Terrestre e che anche come segno fisico intende restituire all’uomo; peraltro, proprio l’autore del Genesi parla di una cacciata dell’uomo da un luogo fisico speciale e con ciò intende prepara un prologo alla storia di salvezza per un ritorno.
Al riguardo, si veda “Il giardino dell’Eden” e “I Cherubini alla porta dell’Eden” ove ho esaminato elementi che si ricavano dal libro del Genesi che portano ad individuare quel giardino nella depressione del Mar Morto.
Quegli autori hanno quindi riservato a quel posto una tensione particolare.

Fin dai tempi di Abramo, prima della distruzione di Sodoma e Gomorra da parte di Dio che punì le cinque città (Sodomia, Gomorra, Adma, Zeboim e Bela o Zoar – Gen. 14,8) della valle (Gen. 19,29) di Siddim o Sittim o Siddom (Gen. 14,3) troviamo infatti, alle porte del giardino il regno di Melchisedek, figura, del Messia che doveva venire, in una città collocata da quegli stessi autori su un monte, la “città della pace”, la città di Salem.
Abramo fu coinvolto nella guerra di conquista che re pagani da Oriente tentavano di quella valle meravigliosa come doveva apparire nel pensiero dell’autore del Genesi prima che si verificasse la situazione di distruzione con lo sprofondamento e la formazione del Mar Morto.
Accadde così che ciò che si era verificato in epoche geologiche fu rivisitato e portato come fatto fisico ad indicazione che il peccare dell’umanità aveva raggiunto un nuovo culmine alle origini della storia mitica del patriarca Abramo.
Sempre sul clinale del complesso in destra del Giordano e del Mar Morto, su un monte, alle “querce di Mamre”, luogo a 20 km a sud di Gerusalemme e a 4 km circa a nord di Ebron, ove Abramo abitò diverse volte, vi fu l’incontro con i tre personaggi misteriosi che Abramo riconobbe come “Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo” (Gen. 18,3) e vi ebbe l’annuncio della nascita di Isacco e della prossima distruzione delle città della valle.
In quel luogo Abramo costruì un altare e, in una grotta acquistata da un Ittita vi seppellì Sara; successivamente vi fu sepolto lui stesso, quindi Isacco ed infine Giacobbe (Gen. 13,18; 18,1; 23,17-19; 25,9; 35,27; 49,30; 50,13).

GENESI 18,1-15 – TESTO E DECRIPTATO
Questo è il racconto dell’incontro di Abramo:
Testo C.E.I.
Genesi 18,1 – Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.

Genesi 18,2-3 – Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.

Genesi 18,4 – Si vada a prendere un po’ di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero.

Genesi 18,5 – Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo. Quelli dissero: Fà pure come hai detto.

Genesi 18,6 – Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce.

Genesi 18,7 – All’armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo.

Genesi 18,8 – Prese latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro. Così, mentr’egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.

Genesi 18,9 – Poi gli dissero: Dov’è Sara, tua moglie? Rispose: È là nella tenda.

Genesi 18,10 – Il Signore riprese: Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio. Intanto Sara stava ad ascoltare all’ingresso della tenda ed era dietro di lui.

Genesi 18,11 – Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne.

Genesi 18,12 – Allora Sara rise dentro di sé e disse: Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!

Genesi 18,13 – Ma il Signore disse ad Abramo: Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia?

Genesi 18,14 – C’è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio.

Genesi 18,15 – Allora Sara negò: Non ho riso!, perché aveva paura; ma gli disse: Sì, hai proprio riso.

Decriptato
Genesi 18,1 – Portati saranno a vedere Dio. Saranno condotti dal Signore a casa. Di Dio angeli saranno i viventi che vivranno con il corpo. All’Unico li porterà Lui ad abitare. Col Verbo tutti nell’assemblea entreranno. Lo splendore con il vigore nei viventi rientrerà un giorno.

Genesi 18,2 – Portati saranno risorti dell’Unico alla vista. Saranno con gli angeli a stare. E condotti saranno stati nel corpo dell’Unigenito che li avrà portati dal mondo. Angeli usciranno nel terzo (giorno dalla loro creazione) dal mondo gli uomini. Per l’energia che scesa dentro sarà nei viventi, dall’Altissimo li porterà e saranno a vederlo. Si porterà lanciandosi su dal Potente per l’incontro; tutti i viventi vivi libererà dal mondo. All’Unico dal mondo li accompagnerà. Saranno nel risorto tutti a chiudersi; li porterà dalla terra fuori.

Genesi 18,3 – Ed essendo stato all’origine l’essere ribelle dall’Unico giudicato, sarà in verità la forza a rivenire a stare con la grazia dentro a agire in chi oppresso è. La rettitudine, da Dio inviata, verrà ad agire dentro i corpi; il male agire che agisce dentro fiaccherà.

Genesi 18,4 – Sarà stato a versare nelle tombe l’energia (la grazia). L’Unigenito dal seno nel cuore ai viventi sarà la vita a riportare. I corpi dalle tombe si rialzeranno, portatasi nei corpi a scorrere del Potente la forza della rettitudine. I viventi si porteranno fuori risorti. L’azione l’angelo (ribelle) porterà alla fine. Strappato via si vedrà scendere.

Genesi 18,5 – Per portarli all’Unico, i rovesciati dalle tombe entreranno nel Verbo, sul colle si chiuderanno, vivi li porterà alla pienezza dell’eternità portandoli nel cuore. Così le centinaia, chiuse nel corpo, il Crocifisso nell’aldilà porterà. Retti saranno innalzati così dagli angeli dell’aldilà, tutti in seno al Potente dal Servo. Anelavano di portarsi a stare dall’Unico i viventi a saziarsi di rettitudine. Tra gli angeli, dal Crocefisso si vedranno i risorti uscire. Chi li affliggeva scappò da dentro il corpo completamente.

Genesi 18,6 – E saranno i viventi rigenerati. Nel Padre con il corpo entreranno a vivere. Entreranno nello splendore di Dio. Bruciata nei corpi la perversità, originata per l’essere ribelle che nei viventi entrò nei corpi, sarà stata. Il terzo (giorno) la pienezza dell’origine risarà nei viventi versata. Nelle midolla la pienezza della potenza alla fine accompagnerà la risurrezione che ci sarà stata, avendo portato in azione il fuoco che avrà spazzato l’orgoglio completamente.

Genesi 18,7 – Li porterà in Dio ad entrare. Un mattino con il corpo scenderanno nel Padre. Dal corpo gli usciranno i viventi. Portati saranno a versarsi nell’assemblea dei figli. Nel mattino i corpi retti porterà nel cuore. E dentro li porterà a stare tutti con gli angeli di Dio. Fanciulli riporterà ad essere i viventi rigenerati dalla potenza. Si vedranno simili al Crocifisso a venire portati.

Genesi 18,8 – E saranno riversati dalle tombe nell’assemblea a vivere con l’Unigenito, dal mondo portati chiusi nel cuore. E da figli entreranno un mattino nella beatitudine per azione della risurrezione che entrando avrà portato ad essere la fine dell’angelo (ribelle). Dal Potente in persona saranno ad entrare i viventi portati da Lui a vederlo. I viventi alla conoscenza del Potente saranno ad entrare. Dai morti strappati si vedranno su portati. Sarà l’Unigenito tutti a condurre.

Genesi 18,9 – Portati saranno dall’Unico a vivere per saziarsi della divinità. Saranno portati dall’Unigenito, da cui fu ad uscire la risurrezione dei corpi, che al mondo dell’Unico a bere la rettitudine recherà, e sarà a riportare l’originaria vita nei corpi; per la rientrata energia, uscita da dentro l’Unigenito, riuscirà la potenza.

Genesi 18,10 – E sarà l’originaria vita nei corpi a tornare. All’Unigenito simili dentro per la divinità saranno. La rettitudine così nel tempo per vivere si riporta. Per l’entrata energia escono figli del Potente con la risurrezione dei corpi uscita dall’Unigenito. La risurrezione in tutti la rettitudine reca per liberare, accendendola in seno a tutti. Per il soffio in tutti racchiuso uscirà lo splendore e Lui fratelli con il corpo sarà a portarli.

Genesi 18,11 – Si riporterà l’essere forte che uscì strappato via dai corpi (quando) entrarono nei ceppi dell’angelo (ribelle) a stare i viventi che dentro all’origine fu a vivere per abitare nei giorni. Dai viventi cessò la potenza. Nel mondo fu riportata al Crocifisso la potenza con la risurrezione del corpo. Uscì dell’Unigenito il corpo dalla tomba per la rettitudine; per l’energia della risurrezione fu a rivivere.

Genesi 18,12 – Porterà il Crocifisso giù nelle tombe a rovesciare la risurrezione, i corpi usciranno da dentro, si riverseranno le moltitudini fuori per la potenza delle origini che rivivrà nei corpi. Fratelli per i corpi saranno dentro per la potenza che dal Crocifisso sarà uscita. Sarà finalmente a rientrare la potenza che è dell’Eterno che per l’angelo (ribelle) uscì, ma dall’Unico giudicato fu con l’invecchiare.

Genesi 18,13 – Portatosi all’origine a vivere nei corpi, il Signore lo maledì. L’essere forte uscì dai viventi perché entrò questi. S’entrò a scendere nelle tombe. Entrando la risurrezione, dai corpi uscirà il serpente, origine dell’essere ribelle. Entrando dell’Unico il soffio ricomincerà nei viventi l’energia della vita divina portata dall’Unigenito; per l’energia che ci sarà dell’invecchiare la fine ci sarà.

Genesi 18,14 – A rientrare sarà la meravigliosa vita del Signore. S’insinuerà dentro il corpo la potenza. La vita si riporterà eterna. Dell’Unico tornerà la divinità in forza della rettitudine. Così per l’azione finiranno le tombe d’esistere. Fuori si riporteranno potenti per la risurrezione i corpi per l’entrare dentro dell’energia.

Genesi 18,15 – E completo il vigore si accenderà con la risurrezione dei corpi. Riusciranno potenti per l’entrato rifiuto all’essere ribelle; la potenza dell’Unico giù nelle tombe si rovescerà, finito sarà per le bruciature di stare nei corpi. Dall’Unico, alla perversità che c’è dall’origine per l’essere ribelle, il rifiuto così sarà sceso rovesciandolo completamente.

C’è poi una ulteriore considerazione che aiuta a comprendere come le lettere ebraiche possono fornire spiegazioni anche molto complesse.
Abbiamo accennato alle 5 città delle valle di Siddim o Sittim, parola (Genesi 14,3) che in ebraico è tutto un racconto, infatti, Sittim è .
Un nome di Dio che si trova 48 volte nei libri canonici ebraici dell’A.T., di cui ben 31 volte nel libro di Giobbe e 9 volte nella Torah (7 volte nel Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25, in Esodo 6,3 e in Numeri 24,4 e 16), è “il potentissimo” – “l’onnipotente” , unito o no con il termine Dio .
A questo punto è evidente il pensiero che viene alla lettura di Siddim “l’Onnipotente” vi viveva .
Per contro è anche “demonio”, “diavolo” o “idolo” come in Deuteronomio 32,17 e Salmo 106,37, perciò per si ha anche “del demonio” “il mare” .
La storia della zona del Mar Morto è così ora completa “l’Onnipotente vi viveva”, era il Gan Eden il Paradiso Terrestre, ed ora è un mare salato in cui nemmeno i pesci riescono a vivere perché è il mare del demonio.
Al tempo di Abramo, nel pensiero dell’autore del Genesi, l’occupazione da parte del demonio era già avvenuta ed i 5 re:

  • Bera re di Sòdoma,
  • Birsa re di Gomorra,
  • Sinab re di Adma,
  • Semeber re di Zeboim,
  • Zoar re di Bela.

Il Genesi infatti precisa: “Al tempo di Amrafel re di Sennaar, di Arioch re di Ellasar, di Chedorlaomer re dell’Elam e di Tideal re di Goim, costoro mossero guerra contro Bera re di Sòdoma, Birsa re di Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e contro il re di Bela, cioè Zoar. Tutti questi si concentrarono nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto.” (Genesi 14,1-3)

In effetti, i re della valle erano 6 perché oltre quei 5 della suddetta coalizione chi li muoveva era il demonio, ed appunto 6 è numero demoniaco (si ricordi 666).
La valle di Sittim si ritrova nei testi biblici nella parte finale apocalittica del libro del profeta Gioele (400 a.C.) che riguarda l’era paradisiaca della restaurazione di Israele in prospettiva messianica:

“In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque.
Una fonte zampillerà dalla casa del Signore e irrigherà la valle di Sittìm.
L`Egitto diventerà una desolazione e l`Idumea un brullo deserto per la violenza contro i figli di Giuda, per il sangue innocente sparso nel loro paese, mentre Giuda sarà sempre abitato e Gerusalemme di generazione in generazione. Vendicherò il loro sangue, non lo lascerò impunito e il Signore dimorerà in Sion.” (Gioele 4,18-21)

La decriptazione di questi versetti fornisce il seguente testo.

Gioele 4,18 – A casa reca i viventi nel cuore il Verbo, dal monte nel seno in alto si vedono dal Crocefisso. Angeli a casa li porta retti, il serpente abbattuto, arso dalla vita è stato, i viventi ha condotto all’acqua della fontana, a vivere nel Tempio del Signore, all’Unico ad ereditare, risorti nel cuore sono del Vivente.

Gioele 4,19 – Vivi nel corpo dal Nome alla nube entrati nell’Esistenza, dal Figlio ammaestrati, allo stupore usciti i viventi dalla prova, figli sono allo splendore usciti beati. La luce, la rettitudine il Verbo ha recato nel sangue, puri dal Padre saliti a vivere.

Gioele 4,20 – Dal mondo da Gerusalemme ha porto per mano fuori il Potente da fanciulli gli uomini, risorte a casa tutte le generazioni.

Gioele 4,21 – Dagli angeli li ha versati il Crocefisso, nel sangue la purezza è stata recata dal Signore, a casa su sono stati portati angeli.

AI TEMPI DI GIOSUÈ
Nel libro dei Numeri, al Capitolo 13 c’è il racconto, ricordato anche in Deuteronomio 1,20-29, di Mosè che invia esploratori, uno per tribù, nella terra promessa, il paese di Canaan e fra questi spicca Osea figlio di Nun della tribù di Efraim a cui Mosè cambiò il nome: “Mosè diede ad Osea, figlio di Nun, il nome di Giosuè .” (Num. 13,8)
Il nome Osea con il metodo dei segni si può spezzare “in campo aperto si porterà a rivolgere lo sguardo ()” che implica la funzione di esploratore, nome che Mosè profeticamente trasforma in Giosuè .” “Iahwèh salva”.
A quei tempi le zone delle montagne erano territorio dei figli di Anak di statura gigantesca e dei Gebusei le montagne.
I giganti erano considerati dalla tradizione ebraica come provenienti dall’epoca prediluviana; in Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman sotto la voce Arca di Noah tra l’altro si legge: “Oltre alla moglie di Noah, ai suoi tre figli e alle nuore l’arca portava anche il gigante Og, Re di Basan, che rimase attaccato all’esterno dell’arcadurante tutto il periodo del diluvio” ed Og re di Basan fu sconfitto da Mosè come vedremo.

Gli Anakiti vivevano nei dintorni di Ebron, mentre il territorio dov’è ubicata Gerusalemme era appunto sotto il dominio dei Gebusei.
I libri di Giosuè e dei Giudici sostengono che il nome antico era Iebus capitale appunto dei Gebusei (Giosuè 18,28 e Giudici 19,10).
È noto che per la mancanza di fede degli altri esploratori (escluso Caleb) e di tutto il popolo, Israele fu pellegrino nella penisola del Sinai per 40 anni e, solo dopo morti Mosè con tutta la precedente generazione, Giosuè nuovo condottiero, introdusse il popolo di Dio nella Terra Promessa.
Il racconto è sviluppato nel libro di Giosuè.
Molte parti di quel libro hanno redattore deuteronomistico vissuto al tempo dell’esilio (597-538 a.C.) e del post esilio (538-450 a.C.) e la figura di Giosuè come quella di Mosè è stata certamente idealizzata.

Si nota una grande affinità tra il redattore finale del libro di Giosuè e gli autori del Genesi, come risulta da questi versetti:

“Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele in Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi del popolo, che si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: Dice il Signore, Dio d’Israele: I vostri padri, come Terach padre di Abramo e padre di Nacor, abitarono dai tempi antichi oltre il fiume e servirono altri dei. Io presi il padre vostro Abramo da oltre il fiume e gli feci percorrere tutto il paese di Cànaan; moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco. Ad Isacco diedi Giacobbe ed Esaù e assegnai ad Esaù il possesso delle montagne di Seir; Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto. Poi mandai Mosè e Aronne e colpii l’Egitto con i prodigi che feci in mezzo ad esso; dopo vi feci uscire.” (Giosuè 24,1-5)

È chiaro, infatti, un desiderio di raccordo tra i vari racconti e quindi la presenza di una mente redazionale avente funzione coordinativa.
Non deve sorprendere perciò che viene portato avanti lo stesso filone di fondo con le sottili parallele tematiche.
Il tema teologico di fondo di tutto si può riassumere nella conclusione che la conquista della terra di Canaan si è verificata per dono gratuito di Dio e non per le capacità guerresche; è cioè un premio alla fede: “Il Signore diede dunque a Israele tutto il paese che aveva giurato ai padri di dar loro, e gli Israeliti ne presero possesso e vi si stabilirono. Il Signore diede loro tranquillità intorno, come aveva giurato ai loro padri; nessuno di tutti i loro nemici poté resistere loro; il Signore mise in loro potere tutti quei nemici. Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d’Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento.” (Gios. 21,43-45)

Il racconto si sviluppa così:

  • attraversato miracolosamente il Giordano (Gios. 3),
  • conquistate le città di Gerico (Gios. 6) ed Ai (Gios. 8),
  • dopo un trattato di alleanza estorto con l’inganno dagli abitanti Evei ed Amorrei di Gabaon (Gios 9) che era situata a 9 km a nord ovest di Gerusalemme,
  • l’attenzione di Giosuè si rivolse a Gerusalemme.

Vi sono quindi in Giosuè tre capitoli, 10 – 11 – 12, che paiono un inserimento e differiscono da altri capitoli descrittivi di una lenta conquista a settori compiuta dalle varie tribù in più tempi, perché invece suggerisce un’organizzata ed organica offensiva.
Si vede così che nell’ambito del libro di Giosuè vi è stata una rivisitazione tanto che in quei capitoli quella città che all’epoca non si chiamava Gerusalemme è così chiamata dal redattore che in pratica rievoca la tematica trattata nel Capitolo 14 del Genesi della famosa coalizione dei re della valle prima dell’incontro di Abramo con Melchisedek.

Il Capitolo 10 di Giosuè, infatti, inizia così:
“Quando Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva preso Ai e l’aveva votata allo sterminio, e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re e che gli abitanti di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, ebbe grande paura, perché Gàbaon, una delle città regali, era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. Allora Adoni-Zedek, re di Gerusalemme, mandò a dire: a Oam, re di Ebron, a Piream, re di Iarmut, a Iafia, re di Lachis e a Debir, re di Eglon.
Venite da me, aiutatemi e assaltiamo Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti.
Quelli si unirono e i cinque re amorrèi, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis ed il re di Eglon, vennero con tutte le loro truppe, si accamparono contro Gàbaon e le diedero battaglia.” (Giosuè 10,1-5)

L’accostamento Genesi 14 e Giosuè 10, anche se non è certo quali dei due abbia avuto redazione anteriore, è evidentemente volontario.
Gli episodi dei re Melchisedek e Adoni Zedek entrambi re di Gerusalemme a V secoli di distanza non sono certo un caso come pure la nuova coalizione dei 5 re non può non essere voluta.
Il Signore tramite il suo condottiero riconquista e dona agli Israeliti finalmente il territorio della terra promessa.

Il racconto della vittoria su quella coalizione prosegue così:

“Allora gli uomini di Gàbaon mandarono a dire a Giosuè, all’accampamento di Gàlgala: Non privare del tuo aiuto i tuoi servi. Vieni presto da noi; salvaci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrèi, che abitano sulle montagna.
Giosuè partì da Gàlgala con tutta la gente di guerra e tutti i prodi guerrieri. Allora il Signore disse a Giosuè: Non aver paura di loro, perché li metto in tuo potere; nessuno di loro resisterà davanti a te. Giosuè piombò su di loro d’improvviso: tutta la notte aveva marciato, partendo da Gàlgala. Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azekà e fino a Makkeda. Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. Allora, quando il Signore mise gli Amorrèi nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: Sole, fermati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero.
Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.
Poi Giosuè con tutto Israele ritornò all’accampamento di Gàlgala.
Quei cinque re erano fuggiti e si erano nascosti nella grotta in Makkeda. Fu portata a Giosuè la notizia: Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta in Makkeda.
Disse loro Giosuè: Rotolate grosse pietre contro l’entrata della grotta e fate restare presso di essa uomini per sorvegliarli. Voi però non fermatevi, inseguite i vostri nemici, attaccateli nella retroguardia e non permettete loro di entrare nelle loro città, perché il Signore Dio vostro li mette nelle vostre mani. Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero terminato di infliggere loro una strage enorme così da finirli, e i superstiti furono loro sfuggiti ed entrati nelle fortezze, ritornò tutto il popolo all’accampamento presso Giosuè, in Makkeda, in pace. Nessuno mosse più la lingua contro gli Israeliti. Disse allora Giosuè: Aprite l’ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re.
Così fecero e condussero a lui fuori dalla grotta quei cinque re, il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon. Quando quei cinque re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse ai capi dei guerrieri che avevano marciato con lui: Accostatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re! Quelli s’accostarono e posero i piedi sul loro collo. Disse loro Giosuè: Non temete e non spaventatevi! Siate forti e coraggiosi, perché così farà il Signore a tutti i nemici, contro cui dovrete combattere. Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li uccise e li fece impiccare a cinque alberi, ai quali rimasero appesi fino alla sera. All’ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi, li gettarono nella grotta dove si erano nascosti e posero grosse pietre all’ingresso della grotta: vi sono fino ad oggi. Giosuè in quel giorno si impadronì di Makkeda, la passò a fil di spada con il suo re, votò allo sterminio loro e ogni essere vivente che era in essa, non lasciò un superstite e trattò il re di Makkeda come aveva trattato il re di Gerico.
Giosuè poi, e con lui Israele, passò da Makkeda a Libna e mosse guerra contro Libna.
Il Signore mise anch’essa e il suo re in potere di Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gerico. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Libna a Lachis e si accampò contro di essa e le mosse guerra. Il Signore mise Lachis in potere di Israele, che la prese il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna. Allora, per venire in aiuto a Lachis, era partito Oam, re di Ghezer, e Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, passò da Lachis ad Eglon, si accamparono contro di essa e le mossero guerra. In quel giorno la presero e la passarono a fil di spada e votarono allo sterminio, in quel giorno, ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Lachis. Giosuè poi, e con lui tutto Israele, salì da Eglon ad Ebron e le mossero guerra. La presero e la passarono a fil di spada con il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite; come aveva fatto ad Eglon, la votò allo sterminio con ogni essere vivente che era in essa. Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si rivolse a Debir e le mosse guerra.
La prese con il suo re e tutti i suoi villaggi; li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite. Trattò Debir e il suo re come aveva trattato Ebron e come aveva trattato Libna e il suo re.
Così Giosuè batté tutto il paese: le montagne, il Negheb, il bassopiano, le pendici e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere che respira, come aveva comandato il Signore, Dio di Israele. Giosuè li colpì da Kades-Barnea fino a Gaza e tutto il paese di Gosen fino a Gàbaon. Giosuè prese tutti questi re e il loro paese in una sola volta, perché il Signore, Dio di Israele, combatteva per Israele.
Poi Giosuè con tutto Israele tornò all’accampamento di Gàlgala.” (Giosuè 10,6-42)

Il libro di Giosuè assega in quell’epoca, XII secolo a.C., alla tribù di Beniamino (Giosuè 19,28) il territorio di “Iebus, cioè Gerusalemme“.

Si fermò il sole e la luna rimase immobile” è da intendere, al di là del miracolo, che di fatto gli dèi degli Amorrei, sole e luna, rimasero fermi davanti al Dio d’Israele.

Il racconto però della conquista della città di Gerusalemme non parla, anzi al Capitolo 15 lo stesso libro di Giosuè afferma:

Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli: così i Gebusei abitarono a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda fino ad oggi.” (Giosuè 15,63)

Se ne conclude che la conquista dei Capitoli 10 e 11 non è una verità storica assoluta, ma sono pagine profetiche criptate di una visione d’una realtà che si dovrà attuare.

Al Capitolo 12 quando viene fatta la ricapitolazione della campagna di conquista tra i re sconfitti enumera anche il re di Gerusalemme e sottolinea che tali re sono quelli di Gerico, Ai, Gerusalemme, Ebron, Iarmut, Lachis, Eglon, Ghezer, Debir, Gheder, Corma, Arad, Libna, Adullàm, Makkeda, Betel, Tappuach, Efer, Afek, Sarom, Madon, Simron-Meroon, Acsaf, Taanach, Meghiddo, Kades, Iokneam, Dor, Gàlgala e Tirza.
E sottolinea al versetto Giosuè 12,24b “In tutto trentun re“.

Questo è il testo C.E.I. del Capitolo 12 del Genesi:

“Questi sono i re del paese, che gli Israeliti sconfissero e del cui territorio entrarono in possesso, oltre il Giordano, ad oriente, dal fiume Arnon al monte Ermon, con tutta l’Araba orientale. Sicon, re degli Amorrèi che abitavano in Chesbòn; il suo dominio cominciava da Aroer, situata sul margine della valle del torrente Arnon, incluso il centro del torrente, e comprendeva la metà di Gàlaad fino al torrente Iabbok, lungo il confine dei figli di Ammon e inoltre l’Araba fino alla riva orientale del mare di Kinarot e fino alla riva orientale dell’Araba, cioè il Mar Morto, in direzione di Bet-Iesimot e più a sud, fin sotto le pendici del Pisga. Inoltre Og, re di Basan, proveniente da un residuo di Refaim, che abitava in Astarot e in Edrei, dominava le montagne dell’Ermon e Salca e tutto Basan sino al confine dei Ghesuriti e dei Maacatiti, inoltre metà di Gàlaad sino al confine di Sicon re di Chesbòn. Mosè, servo del Signore, e gli Israeliti li avevano sconfitti e Mosè, servo del Signore, ne diede il possesso ai Rubeniti, ai Gaditi e a metà della tribù di Manàsse.
Questi sono i re del paese che Giosuè e gli Israeliti sconfissero, al di qua del Giordano ad occidente, da Baal-Gad nella valle del Libano fino al monte Calak, che sale verso Seir, e di cui Giosuè diede il possesso alle tribù di Israele secondo le loro divisioni, sulle montagne, nel bassopiano, nell’Araba, sulle pendici, nel deserto e nel Negheb: gli Hittiti, gli Amorrèi, i Cananei, i Perizziti, gli Evei e i Gebusei: il re di Gerico, uno; il re di Ai, che è presso Betel, uno; il re di Gerusalemme, uno; il re di Ebron, uno; il re di Iarmut, uno; il re di Lachis, uno; il re di Eglon, uno; il re di Ghezer, uno; il re di Debir, uno; il re di Gheder, uno; il re di Corma, uno; il re di Arad, uno; il re di Libna, uno; il re di Adullàm, uno; il re di Makkeda, uno; il re di Betel, uno; il re di Tappuach, uno; il re di Efer, uno; il re di Afek, uno; il re di Sarom, uno; il re di Madon, uno; il re di Cazor, uno; il re di Simron-Meroon, uno; il re di Acsaf, uno; il re di Taanach, uno; il re di Meghiddo, uno; il re di Kades, uno; il re di Iokneam del Carmelo, uno; il re di Dor, sulla collina di Dor, uno; il re delle genti di Gàlgala, uno; il re di Tirza, uno. In tutto trentun re.” (Giosuè 12)


Quel numero 31 per chi scruta le scritture e per gli scribi del tempo – sofer in ebraico che vuol dire anche contare – era una evidente traccia.
Se si contano, infatti, le volte che è nominato Dio nel Capitolo 1 della Genesi fino al versetto 4 del Capitolo 2, in cui è riconosce la vera fine del Capitolo 1, si ha 31 volte.
Ogni lettera in ebraico è anche un numero.
Il 10 corrisponde alla lettera Iod e il numero 1 alla lettera .
Si ha che il 31 è pensabile come ( + + + ) e si può leggere con i segni:

l’Unico , colui che era , che è e che sarà ; tre esseri in uno .

È come una firma che gli autori del Genesi e di Giosuè della stessa scuola e casta sacerdotale hanno voluto porre ai loro scritti, cioè alla famosissima descrizione della creazione del mondo del Genesi ed alla conquista della terra promessa in Giosuè per dare maggior pathos agli scritti ed indicare agli scribi, che contavano le lettere, che trattatasi di scritti sacri.
L’Unico/il Primo, infatti, colui che era, che è e che sarà, equivale a dire Iahwèh.
È cioè il nome con cui Dio si presenta a Mosè la prima volta: “Dio disse a Mosè: Io sono colui che sono!” (Es. 3,14).
In pratica è anche il nome che viene detto per l’Agnello nell’Apocalisse (21,6) con l’aggiunta di una , perché tutto è compiuto, infatti:

Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega . Io sono il Principio e la Fine ( e )”.

Riporto successivamente l’intera decriptazione, con i criteri di cui ho già detto dei tre Capitoli 10-11-12 del libro di Giosuè, che hanno le caratteristiche, come ho accennato di inserimento non coerente con il resto del libro.

SAUL E DAVID
L’insediamento nella terra di Canaan del popolo d’Israele, dopo la “conquista” nel XII secolo a.C. di Giosuè, ebbe però un continuo aspetto di precarietà.
Pur se le varie tribù non avessero un’istituzione fissa a loro guida e coordinamento, i testi suggeriscono che l’unità era legata dall’idea del comune unico Dio che di volta in volta suscitò l’opera di Giudici che sorsero a baluardo ed aiuto del popolo.
Il libro dei Giudici, che tratta vicende successive “alla conquista” di Giosuè, osserva che la conquista non fu né radicale né definitiva perché il popolo non rispettò il patto che prevedeva: “Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso e ne avrà scacciate davanti a te molte nazioni: gli Hittiti, i Gergesei, gli Amorrèi, i Perizziti, gli Evei, i Cananei e i Gebusei, sette nazioni più grandi e più potenti di te, quando il Signore tuo Dio le avrà messe in tuo potere e tu le avrai sconfitte, tu le voterai allo sterminio; non farai con esse alleanza né farai loro grazia. Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, perché allontanerebbero i tuoi figli dal seguire me, per farli servire a dei stranieri, e l’ira del Signore si accenderebbe contro di voi e ben presto vi distruggerebbe. Ma voi vi comporterete con loro così: demolirete i loro altari, spezzerete le loro stele, taglierete i loro pali sacri, brucerete nel fuoco i loro idoli. Tu infatti sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio.” (Deuteronomio 7,1-6)

Una lettura alla lettera dei “comandi” del Signore alla lettera così esposti fa rabbrividire; passi del genere vengono filtrati attraverso l’idea di conservare una purità spirituale, e “lo sterminio” sarebbe da considerare in termini di “non fare patti col demonio”.
Il Libro dei Giudici, con questa idea di base legge e interpreta gli eventi successivi: “Ora l’angelo del Signore salì da Gàlgala a Bochim e disse: Io vi ho fatti uscire dall’Egitto e vi ho condotti nel paese, che avevo giurato ai vostri padri di darvi. Avevo anche detto: Non romperò mai la mia alleanza con voi; voi non farete alleanza con gli abitanti di questo paese; distruggerete i loro altari. Ma voi non avete obbedito alla mia voce. Perché avete fatto questo? Perciò anch’io dico: non li scaccerò dinanzi a voi; ma essi vi staranno ai fianchi e i loro dei saranno per voi un inciampo…
Il popolo servì il Signore durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere, che il Signore aveva fatte in favore d’Israele…
Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un’altra, che non conosceva il Signore, né le opere che aveva compiute in favore d’Israele.
Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dal paese d’Egitto, e seguirono altri dei di quei popoli che avevano intorno: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e Astarte. Allora si accese l’ira del Signore contro Israele e li mise in mano a razziatori, che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno ed essi non potevano più tener testa ai nemici. Dovunque uscivano in campo, la mano del Signore era contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all’estremo. Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li liberavano dalle mani di quelli che li spogliavano.” (Giudici 2,1 – 3,7 – 10-15)

Il ritornello “Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore” viene ripetuto in Giudici 3,7 – 4,1 – 6,1 – 8,1 – 13,1.

Questa istituzione dei Giudici ebbe la durata non breve di circa due secoli fin verso il 1030 a.C. epoca in cui i libri di Samuele narrano gli eventi che portarono alla nomina del primo re Saul, che però non fu mai re a Gerusalemme.
Il motivo fu che i popoli confinanti, specialmente i Filistei, si facevano sempre più prepotenti.
Sulla scelta di quel primo re in 1 Samuele vi sono due racconti:

  • Saul alla ricerca delle asine perdute dal padre entrò in Rama dove stava Samuele che aveva avuto dal Signore questo comando: “Domani a quest’ora ti manderò un uomo della tribù di Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele” (1Sam. 9,16);
  • Saul fu sorteggiato re a Mizpa dove Samuele aveva convocato le tribù (1Sam. 10,17-27);

Saul sconfisse i Filistei e altri popoli nemici in diverse battaglie, ma cadde in disgrazia per diverse disobbedienze su cui non mi dilungherò.
Questi fu sconfitto dai Filistei presso il monte Gelboe è si uccise sul campo di battaglia.
La storia di Davide e di Saul sono notissime e le dò per scontate.
Si legge nel 2 Samuele 5,1-7:

“Vennero allora tutte le tribù d’Israele da Davide in Ebron e gli dissero: Ecco noi ci consideriamo come tue ossa e tua carne. Gia prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele. Il Signore ti ha detto: Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele. Vennero dunque tutti gli anziani d’Israele dal re in Ebron e il re Davide fece alleanza con loro in Ebron davanti al Signore ed essi unsero Davide re sopra Israele. Davide aveva trent’anni quando fu fatto re e regnò quarant’anni. Regnò in Ebron su Giuda sette anni e sei mesi e in Gerusalemme regnò quarantatré anni su tutto Israele e su Giuda. Il re e i suoi uomini mossero verso Gerusalemme contro i Gebusei che abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: “Non entrerai qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti”, per dire: “Davide non potrà entrare qui”. Ma Davide prese la rocca di Sion, cioè la città di Davide.”
(Successivamente si riporta anche la decriptazione di questi versetti)

Ciò è confermato nel parallelo 1 Cronache 11,4.5: “Davide con tutto Israele marciò contro Gerusalemme, cioè Gebus, ove c’erano i Gebusei, abitanti del paese. Ma gli abitanti di Gebus dissero a Davide: “Tu qui non entrerai”. Ma Davide prese la cittadella di Sion, che è la città di Davide.”

Nei nomi c’è la sintesi del destino, “in nomen omen”, e per i due re Saul e David le lettere ebraiche hanno un evidente ruolo; infatti:

  • Saul , con riferimento alla prima parte della sua storia, si può suddividere in essere simile () a Dio , perché l’unzione e la scelta gli dettero sul popolo una rappresentanza di divinità, ma il nome che ha le stesse lettere, con diversa vocalizzazione di sheol, gli inferi degli ebrei;
  • in David “l’amato” , sottinteso da Dio, vi è la sintesi del perché della sua ascesa e del perdono da parte di Dio dei suoi peccati.

LA BELLEZZA DI DAVIDE
Davide è l’unico dei personaggi della storia della salvezza indicati da Matteo nel suo Vangelo nella Genealogia di Gesù che al Capitolo 1 (prima dell’ultimo versetto), è nominato per tre volte, di cui la seconda con il titolo di “re“:

  • Mt. 1,1 – “Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo.”
  • Mt. 1,2-6 – “Abramo generò Isacco generò… Iesse generò il re Davide.”
  • Mt. 1,6b-11 – “Davide generò Salomone, Salomone generò… Giosia, generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.”
  • Mt. 1,12-16 – “Dopo la deportazione in Babilonia, Iconica generò Salatiel generò… Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria dalla quale è nato Gesù chiamato il Cristo.”

Ora, in ebraico le lettere corrispondono a consonanti e ad ognuna è associato un numero; in “Numeri nei Vangeli e nell’Apocalisse: Annunci del Messia” ove ho già dimostrato, tra l’altro, che tale genealogia è imperniata sul nome di Davide = 4 = 6 = 4 cui è associabile il numero 14.
È un’idea cabalistica, tanto cara agli ebrei anche dei tempi evangelici (si pensi al 666 dell’Apocalisse od ai 144.000) e la riporto.
L’ultimo versetto del Capitolo 1 (Mt. 1,17), recita:

“La somma di tutte le generazioni

  • da Abramo a Davide è di 14,
  • da Davide alla deportazione di Babilonia è di 14 (somma 28),
  • dalla deportazione di Babilonia a Cristo è, infine, ancora di 14 (somma 42).”

Questo versetto, sembra una traccia per il lettore perché lo porta a considerare la somma, ma non solo delle generazioni, ma anche delle cifre associabili ai risultati d’ogni periodo.
Così operando, essendo Davide il risultato del primo periodo di 14 generazioni, sono da verificare i risultati degli altri due periodi di 14 generazioni che dovrebbero dare per risultato rispettivamente 28 e 42; proviamo:

deportazione di Babilonia, in ebraico “galut Baboelah”,

= ( = 3) + ( = 30) + ( = 6) + ( = 400) = 16*
= ( = 2) + ( = 2) + ( = 30) + ( = 5) = 12*

16 + 12 = 28

(I numeri con * s’ottengono sommando le cifre dei numeri in parentesi)

Gesù è il Cristo, cioè è il Messia,

Jehoshua’ jesh meshjah,
= ( = 10) + ( = 5) + ( = 6) + ( = 300) + ( = 70) = 22*
= ( = 10) + ( = 300) = 4*
= ( = 40) + ( = 300) + ( = 10) + ( = 8) = 16*

22 + 4 + 16 = 42

La genealogia di Luca (Capitolo 3,23-38) va, invece, da Gesù fino a Adamo e si conclude con figlio di Dio per un totale di 78 generazioni, di cui 76 umane e 2 divine (per Gesù ed Adamo), delle quali 56 da Abramo a Gesù contro le 42 di Matteo.
Per queste generazioni si può trovare ancora un collegamento con i numeri associati alle lettere (senza, però, ricorrere alla somma delle cifre, ma alla semplice somma dei valori delle lettere); infatti, in ebraico “figlio di Dio” si dice “Ben Jahwèh”, con , quindi
= ( = 2) + ( = 50) = 52
= ( = 10) + ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) = 26

52 + 26 = 78

Torniamo al nostro Davide.
La storia di Davide, della quale voglio solo rilevare alcuni aspetti, si trova in quattro libri della Bibbia, precisamente: 1 Samuele 2 Samuele, 1 Re e 1 Cronache.

Davide, ottavo ed ultimo figlio di Iesse di Betlemme, su comando di Dio al sacerdote e profeta Samuele fu unto re d’Israele in sostituzione di Saul.
Questi, infatti, aveva perso la grazia di Iahwèh per colpa del comportamento ambiguo ed accomodante nei riguardi d’ordini ricevuti.
Al momento dell’unzione Samuele stava per scegliere Eliab, il primogenito di Iesse, ma il Signore gli disse: “Non guardare il suo aspetto né all’imponenza della sua statura. Io l’ho scartato, perché io non guardo ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore.” (1Sam. 16,7)
Davide era un giovane pastore di pecore e pascolava con sapienza il gregge di suo padre nelle campagne attorno a Betlemme.
Davide, in effetti, oltre ad essere pastore, sapeva suonare la cetra e componeva canti, poesie e salmi.
Vi sono molte leggende su Davide.
Si racconta ad esempio che una volta per il pascolo del gregge non fosse riuscito che a trovare un campo di sterpi ed erbacce.
Mandò, allora, per primi gli agnelli per mangiare le parti più tenere.
Quando gli sembrò che si fossero nutriti a sazietà, Davide lasciò andare sul campo le pecore più vecchie e per ultime fece entrare le più giovani che, con i loro denti forti, avrebbero potuto mangiare anche gli steli.
Con questa accortezza riuscì a saziare l’intero gregge ed il Signore apprezzò il suo operato e decise di affidargli la cura di tutto il popolo.
Fu così che Davide diventò pastore dei Figli di Giacobbe.
Regnò per 40 anni, 7 in Ebron e 33 in Gerusalemme.
In Ebron ebbe 6 figli maschi da 6 mogli diverse, di cui il primo, Amnon, fu ucciso da Assalonne, altro figlio di Davide, perché Amnon aveva violentato Tamar, la sorella d’Assalonne.
A Gerusalemme Davide ebbe 13 figli maschi, di cui 4 da Betzabea (tra i quali Salomone e Natan, da cui rispettivamente Matteo e Luca fanno discendere Giuseppe) dopo che Davide s’era liberato dal marito di lei, Uria suo soldato, che rimase ucciso in prima linea avendo Davide premeditato e fatta attuare proditoriamente un’improvvisa ritirata strategica.
Non si contano i figli di Davide con le concubine. (Vedi 1Cr. 3,9)

Dell’aspetto e delle qualità di Davide dice la Bibbia:
“Era fulvo, con begli occhi e di gentile aspetto.”
“…il figlio di Iesse, il Betlammita; egli sa suonare ed è forte e coraggio abile nelle armi, saggio di parole, di bell’aspetto e il Signore è con lui.” “…fulvo di capelli e di bell’aspetto.” (1Sam. 16,12 – 18.42b)

La discendenza di Davide ereditò il suo aspetto, infatti:

  • Assalonne era bellissimo: “Ora in Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne, dalla pianta dei piedi alla cima del capo non vi era in lui difetto alcuno.” (2Sam 14,25)
  • Tamar la sorella: “Avendo Assalonne, figlio di Davide, una sorella molto bella chiamata Tamar.” (2Sam 13,1b)

Giuseppe con tali ascendenti nella famiglia di Davide doveva essere ben impostato in fattezze ed in forza.
San Paolo, nel Kerigma di Atti 13,23 dice: “Dalla discendenza (ex semina – spermatos) di lui (Davide), secondo la promessa, Dio trasse per Israele un Salvatore, Gesù.” E più volte ripete: “ex semina David secundum carnem” (Rm. 1,13); “ex semina David” (2Tim. 2,8).
Cristo è stato riconosciuto figlio da un uomo, Giuseppe, della discendenza (secondo la carne) della famiglia di Davide e quindi è detto “Figlio di Davide”.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica a tale riguardo, precisa:

496 – “Fin dalle prime formulazioni della fede, la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l’aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito “senza seme” per opera dello Spirito Santo.” (Concilio Lateranense)

498 – “Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si trattasse di leggende o d’elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. A ciò si deve rispondere: La fede nel concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace opposizione, sarcasmo o incomprensione da parte dei non credenti, giudei e pagani: essa non trova motivo nella mitologia pagana né in qualche adattamento alle idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla fede, la quale lo vede in quel “nesso che lega tra loro i vari misteri”, nell’insieme dei Misteri di Cristo, della sua Incarnazione alla sua Pasqua. Santo Ignazio di Antiochia già testimonia tale legame: Il principe di questo mondo ha ignorato la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre Misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio.”

Il Signore, a Davide che gli voleva costruire un tempio, dal profeta Natan fa dire:

“Quando…tu giacerai con i tuoi padri io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome ed io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.” (2Sam. 7,12-14)

Questi versetti sono paralleli a quelli in 2Cr. 17,11-23, ma in quelli sopra citati si dice “dalle tue viscere”; per tale motivo, c’è anche una tradizione che sostiene essere Maria della stirpe di Davide (Tertulliano160-225 d.C. attribuisce Maria e Gesù come rampolli e fiori della radice di Iesse).
Alcuni Padri (ad esempio San Bernardo +1153) hanno fatto paralleli tra Maria Vergine e la sposa del Cantico dei Cantici, interpretando questa composizione quale poema sull’amore sponsale di Cristo per la Chiesa, della quale Maria è figura e l’iconografia la rappresenta molto bella.

Ecco, alcuni cenni sulla sposa del Cantico dei Cantici:

  • “Bruna sono, ma bella, figlie di Gerusalemme.” (Ct. 1,5)
  • “Belle sono le tue guance tra i pendenti.” (Ct. 1,10)
  • “Come giglio tra i cardi.” (Ct. 2,2)
  • “Come sei bella, amica mia, come sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe.” (Ct. 4,1)
  • “Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia; come spicchio di melagrana è la tua gota attraverso il tuo velo. Come torre di Davide il tuo collo…” (Ct. 4,3s)
  • “Tutta bella sei tu, amica mi, in te nessuna macchia.” (Ct. 4,7)
  • “Giardino chiuso sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.” (Ct. 4,12)

Per Gesù, escluse le immagini di tipo giovane Dioniso della cultura romano-ellenistica dei primi secoli, l’iconografia mette in evidenza:

  • la sua bellezza ieratica: “Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia…” (j 45,3 per le nozze di Salomone, che però è riferito a Cristo);
  • la sua regalità nel gestire; si pensi alla tunica senza cuciture di Gv. 19,23.
  • lo stesso discorso fatto per Maria nel Cantico dei Cantici si può fare per Gesù: “Il mio diletto è bianco e vermiglio riconoscibile tra mille e mille. Il suo corpo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri come il corvo, i suoi occhi come colombe su ruscelli d’acqua, i suoi denti bagnati nel latte posti nel castone… Dolcezza è il suo palato, egli è tutto delizie.” (Ct. 5,10-12.16a)

Lo scritto apocrifo “La lettera di Lentulo”, in voga nei secoli XIV e XV, lettera che Lentulo (indicato quale favoloso predecessore di Ponzio Pilato), avrebbe inviato all’Imperatore di Roma (ma che certamente è perlomeno successiva a Costantino per come vengono contati i mesi degli anni), riporta questa descrizione di Gesù: “A Tiberio Cesare salute. Eccoti maestà la risposta che desideri. È apparso da queste parti un uomo d’eccezionale potenza, che chiamano il Grande Profeta. I suoi discepoli lo appellano Figlio di Dio. Il suo nome è Gesù. In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose prodigiose di questo Cristo, che risuscita i morti, guarisce ogni infermità, e fa stupire Gerusalemme con la sua dottrina straordinaria. Egli è d’aspetto maestoso, con una splendente fisionomia piena di soavità, talché coloro che lo vedono lo amano e lo temono ad un tempo. Dicono che il suo viso roseo, con la barba divisa in mezzo, è di una bellezza incomparabile, e che nessuno può fissarlo a lungo per lo splendore nei lineamenti, negli occhi ceruli, nei capelli biondi scuri. Egli è simile alla madre, che è la più bella mesta figura che si sia mai vista da queste parti…”

Premesso che sull’aspetto reale di Gesù non si hanno certezze, c’è però tutta una diatriba sulle sue fattezze.
Secondo alcuni dovrebbe avere canoni semiti, non dovrebbe essere biondo ramato, e tutte le sue immagini di tipo ariano sarebbero delle invenzioni derivate dall’aspetto prevalente dei crociati normanni.
A questi è da dare a leggere la descrizione di Davide, per dimostrare che anche in Israele 1000 anni prima di Cristo c’erano tipi d’aspetto fuori del cliché dei semiti.

La Sindone di Torino, che alcuni considerano come un V Vangelo presenta l’immagine d’un uomo di una bellezza misteriosa, con un viso conosciuto da prima di tutti i tempi, come stampato nella memoria base.
Giuseppe, nella selva dei discendenti di Davide è uno dei tanti pronipoti, ma sarà la scelta di Dio che indicherà Giuseppe tra tale discendenza, come a suo tempo fece con Davide dalla casa di Iesse.

Vediamo, ora, perché Dio scelse Davide.
Già dai brevi cenni che ho dato non è per niente che Davide sia stato uno stinco di santo nell’accezione d’uso convenzionale, eppure, Dio, quando manda Samuele da Saul ad annunciargli che lo sostituirà con Davide gli fa dire: “Il Signore si è scelto un uomo secondo il suo cuore e lo costituirà capo del suo popolo.” (1Sam. 13,44)
San Paolo nel Kerigma di Atti (13,22) riprende questo passo e dice: “E dopo averlo (Saul) rimosso dal regno suscitò per loro, come re, Davide al quale diede questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, egli adempirà tutti i miei voleri.”
Nonostante le concubine, l’adulterio con Betzabea e l’assassinio d’Uria l’Ittita, Dio dichiara che Davide è “uomo secondo il suo cuore”; perché?
Davide, oltre che pastore, guerriero e re, è stato anche poeta e cantore; la Bibbia attribuisce esplicitamente a Davide 82 dei 150 Salmi.
Di fatto, l’ebraismo, Gesù, ed il cristianesimo, hanno pregato e stanno pregando con le parole di Davide.
Questo è di per sé è già segno chiaro della sua spiritualità che presenta molti aspetti:

  • L’amore al nemico
    Saul tenta più volte di uccidere Davide.
    Davide deve fuggire e Saul gli dà la caccia.
    In due occasioni Dio mette Saul in mano di Davide che potrebbe ucciderlo, ma questi rimette il giudizio a Dio: “Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti, perché la mia mano non si stenderà su di te.” (1Sam. 24,13)
  • Il cuore fedele, sensibile all’amicizia
    La Bibbia pone in evidenza la grande amicizia tra Davide e Gionata, figlio di Saul, che supera tutte le controversie tra Davide e Saul e gli interessi di dinastia.
  • La gioia nel servizio a Dio
    Ricordo il trasporto dell’Arca a Gerusalemme: “Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore”. (2Sam. 6,14)
  • Riconosce il proprio peccato e chiede prontamente perdono
    (Vedi Capitolo 12 di 2Sam. e il Salmo 50 “Miserere” – La Bibbia nota “Salmo di Davide, quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betzabea.”)
  • Riconosce l’intervento di Dio nella sua vita
    Davide fuggiva da Gerusalemme ritirandosi a causa d’Assalonne suo figlio ed è maledetto da un certo Simei della famiglia di Saul. Gli uomini di Davide vorrebbero uccidere questo Simei, ma Davide: “Lasciate che maledica, perché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio dell’afflizione di oggi” (2Sam. 16,12)
    “Uno spirito contrito è sacrificio a Dio. Un cuore affranto ed umiliato, o Dio, non disprezzi.” (Sal. 50,19).
    Fu cosÏ che Dio trovò Davide secondo il Suo cuore.
    Il cuore di David è la sua vera bellezza.
    Ritengo che non sarebbe stato difficile a Dio imprimere, per ogni giustizia, il DNA di Giuseppe e di Maria nella carne di Gesù preservando il discorso della verginità di Maria e di Giuseppe.
    Giuseppe e Maria, discendenti di Davide, sono stati eletti da Dio per il loro cuore, che è secondo il Signore è a sua immagine e somiglianza; Dio, infatti, è Padre e madre.

CRISTO RE
Il titolo di Cristo Re si trova nel Vangelo di Luca: “cominciarono ad accusarlo: … sobillava il nostro popolo … impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo Re.” (Lc. 23,2)
Appare la grande opposizione tra due mondi, Gesù e Cesare, il primo uomo nuovo, il primogenito d’una nuova generazione, e il secondo, il più potente tra gli uomini di quei tempi, che si fa venerare come divinità ed incarna l’orgoglio.
Vi sono gli elementi estremi della primigenia opposizione che ci fu tra l’angelo ribelle incarnato nel serpente, incarnato qui da Pilato, “il più astuto”, che rappresenta il Cesare di Roma, e l’uomo nuovo.
Il maligno infatti è antiuomo, perché s’oppone all’uomo come l’anticristo, incarnazione del capo dei demoni, s’oppone a Cristo.
In questa vicenda del Vangelo la legge umana oppone a Cristo l’imperatore Cesare, questi perciò è in quel momento l’anticristo.
Tutti gli Evangelisti raccontano il processo a Gesù.
Di seguito riporto i versetti della “passione” dei quattro Vangeli in cui c’è la parola “re” o titoli per Gesù.

Matteo 27: Re dei Giudei – Re d’Israele
Matteo 27,11 – Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: Sei tu il re dei Giudei? Gesù rispose: Tu lo dici.
Matteo 27,29b – …mentre s’inginocchiavano davanti, lo schernivano: Salve re dei Giudei.
Matteo 27,37 – Al disopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: Questi è Gesù il re dei Giudei.
Matteo 27,42b – …È il re d’Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.

Marco 15: Re dei Giudei – Re d’Israele – Cristo – Figlio di Dio
Marco 15,2 – Allora Pilato prese ad interrogarlo:sei tu il re dei Giudei? Egli rispose: Tu lo dici.
Marco 15,9 – Allora Pilato rispose loro: Volete che vi rilasci il re dei Giudei?
Marco 15,12 – Pilato replicò: Che farò dunque di quello che chiamate il re dei Giudei?
Marco 15,18 – cominciarono poi a salutarlo: Salve re dei Giudei!
Marco 15,26 – E l’iscrizione con il motivo della condanna diceva il re dei Giudei.
Marco 15,32 – Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo…
Marco 15,39 – …Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!

Luca 23: Re dei Giudei – Cristo Re
Luca 23,2 – e cominciarono ad accusarlo: …sobillava il nostro popolo … impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo Re.
Luca 23,3 – Pilato lo interrogò: Sei tu il re dei Giudei? Ed egli rispose: Tu lo dici.
Luca 23,37 – Se tu sei il re dei Giudei salva te stesso.
Luca 23,38 – C’era anche una scritta sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei.

Giovanni 18 e 19: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei
Giovanni 18,33 – Pilato … gli disse: Tu sei il re dei Giudei?
Giovanni 18,37 – Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici: Io sono re
Giovanni 18,39b – …volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?
Giovanni 19,3 – Salve, re dei Giudei! E gli davano schiaffi.
Giovanni 19,12 – …Se liberi costui non sei amico di Cesare. Chiunque si fa re si mette contro Cesare.
Giovanni 19,14 – …Pilato disse ai Giudei: Ecco il vostro re!
Giovanni 19,15b – Disse loro Pilato: Metterò in croce il vostro re? Risposero i sommi sacerdoti: non abbiamo altro re all’infuori di Cesare.
Giovanni 19,19 – Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto Gesù il Nazareno, il re dei Giudei.
Giovanni 19,21 – I sommi sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: Non scrivere: il re dei Giudei ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei.

Matteo e Luca citano per 4 volte la parola Re, Marco 6 volte e vi aggiunge il titolo di Cristo e di Figlio di Dio per un totale complessivo di 8 titoli, Giovanni ben 12 volte, di cui una in concomitanza proprio alla citazione del nome di Gesù.
In armonia col fatto che il numero di titoli onorifici che costituivano il nome di un Faraone erano al minimo 4, Matteo (che si rivolge agli Ebrei lo indica re dei Giudei, cioè l’unto, il Messia, il novello promesso Davide) cita 4 volte la parola re e questa attenzione è ripetuta da Luca (che però gli dà il titolo più vasto di Cristo Re); questo criterio è raddoppiato da Marco (parla ai pagani, in quanto Gesù è re dei Giudei e dei pagani), ed è esaltato da Giovanni con la pienezza di 3×4 = 12 titoli.
Nel Vangelo di Giovanni sulla parola Re c’è una maggiore tensione e questo titolo lo pone in contrapposizione a Cesare tre volte (come ho sottolineato).

Esaminiamo ora il “titulus” sulla croce:

  • Matteo: Questi è Gesù il re dei Giudei (27,37)
  • Marco: Il re dei Giudei (15,26)
  • Luca: Questi è il re dei Giudei (23,38)
  • Giovanni: Gesù il Nazareno, il re dei Giudei (19,19)

Giovanni precisa un particolare da testimone oculare: “Molti Giudei lessero questa iscrizione perché il luogo dove fu crocifisso Gesù era vicino alla città; era scritto in ebraico, in latino e in greco.” (Gv. 19,25)

Il titulus in legno nella basilica di S. Croce in Gerusalemme di Roma, che la tradizione indica quale originale portato con la Santa Croce ed altre reliquie da S.Elena – madre dell’imperatore Costantino – risponde a tutti i requisiti dell’iscrizione di Giovanni.
Per Giovanni, il Cristo è Re dell’intera creazione, infatti il “titulus” è scritto con le più importanti lingue del mondo allora conosciuto.
Il titolo sulla Croce è profezia della vittoria sulla morte dopo la discesa agli inferi con glorificazione dalla risurrezione, dell’ascensione e della seconda venuta nella gloria che sanciranno l’intronizzazione negli inferi, in cielo e in terra (3 regni x 4 titoli).

Trovo una conferma in San Paolo, nella lettera ai Filippesi (2,9-11) quando dice: “Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato il nome che è al disopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre.”
San Paolo anche qui ripete 3 volte la parola nome, 2 volte la parola Dio, 2 volte Gesù, 1 volta Cristo, 1 volta Signore e infine i 3 attributi – le corone che sono del Padre e che ha dato a Gesù – i regni: sotto terra, in terra ed in cielo.

Si possono vedere raggruppati a 4 titoli, per 3 volte, così:

  • Gesù, Dio, Nome, sotto terra;
  • Gesù, Dio, Nome, terra;
  • Cristo, Signore, Nome, cielo;
  • perciò, 3 x 4 = 12 attributo pieno della divinità.

Leggiamo quei segni del titolus come dovevano apparire in ebraico:

Gesù Nazareno il Re dei Giudei



Fornisco due letture simili per la decriptazione di tale titolus; la prima pone l’accento sulla Madre che stava sotto la Croce, come evidenzia Giovanni nel suo Vangelo, e l’altra sugli apostoli.

1) Da Gesù da dentro un germoglio dalla Croce uscì con la Madre che, nel cammino , del serpente sarà la perversità () a sbarrare nel mondo .

2) Da Gesù da casa gli apostoli agli stranieri dai confini uscirono con la parola (); del maligno la perversità () sbarreranno nel mondo .

LA NUOVA GERUSALEMME
Nel libro dell’Apocalisse (19,11-16) si legge del Re dei re:

“Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Verace: egli giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all’infuori di lui.
È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio.
Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino fino bianco e puro.
Dalla bocca gli esce una spada affilata per colpire con essa le genti.
Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell’ira furiosa del Dio onnipotente.
Un nome porta scritto sul mantello e sul femore: Re dei re e Signore dei signori.”
Un re che combatte con giustizia: richiama Melchisedek-Re giusto.
Signore dei Signore: Richiama Adonai-sedek Signore-giusto.
Un nome ineffabile Iahwèh.
Un mantello intriso di sangue: ricorda la passione “Ecce homo”.

Il Re dei Re ricorda anche il Vangelo “Re perché () cammina sul mare ” e indirettamente il miracolo del Mar Rosso.
È Lui che orna per il combattimento finale contro Gog e Magog (Ap. 20,8) che fa ricordare le vicende per la prima conquista della Terra promessa e Og re di Basan.
Nell’Apocalisse subito dopo – Capitoli 20 e 21 – c’è la visione della sposa dell’Agnello e della nuova Gerusalemme.

Si legge nel Vangelo di Luca nella presentazione di Gesù al Tempio che la profetessa Anna di Fanuele “sopraggiunse in quel momento, si mise anche lei a lodare Dioe parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Luca 2,38) e “redenzione” in ebraico è come d’altronde “redentore” .

Gerusalemme, quindi, occupata dai Romani, sotto un re da loro condiviso era considerata dai fedeli dell’ebraismo alla stessa stregua della Gerusalemme ai tempi dei gebusei e suscitava l’idea del Messia il Davide finale, sacerdote e re, in attesa di un redentore secondo la promessa: fa dire dal profeta Natan: “Quando… tu giacerai con i tuoi padri io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome ed io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.” (2Sam. 7,12-14)

GIOSUÈ 10 – DECRIPTATO
Giosuè 10,1 – A recare sarà al mondo ad esistere per la rettitudine la risurrezione dal seno il Signore.
La forza giù in aiuto verserà ai viventi in cammino sarà con un corpo.
Porterà la risurrezione dalla piaga.
Sarà con potenza così l’aiuto da Gesù a venire in azione.
Sarà a riportare all’esistenza dalle tombe i corpi.
Saranno alla vita ad uscire retti.
Dell’origine avrà bruciato il male con la risurrezione che uscirà per la potenza lanciata con forza nelle tombe e porterà il serpente dai viventi dal cammino ad uscire.
La rettitudine per l’angelo avrà agito da fuoco entrando, una potente rovina recherà perché il serpente a spegnere recherà.
Bruciature entreranno per il delitto che era nei viventi, sarà stato bruciato dentro il superbo da cui la colpa venne.
Sarà la resurrezione dei corpi Dio a recare ad esistere al mondo, la forza porterà un mattino dentro ai viventi.

Giosuè 10,2 – E la forza sarà nei corpi dall’Unigenito riportata ai viventi, all’origine fiaccati erano stati, per l’azione che ci fu nei corpi a scorrere l’essere impuro del serpente.
Uscirà col superbo la colpa per la rettitudine che riinizierà.
Dalle tombe tutti nella città usciranno vivi i viventi in cammino.
La perversità per la rettitudine sarà uscita.
Ci risarà l’originaria maestà.
I viventi angeli usciranno per l’azione che sarà riportata in tutti dall’Unigenito, con l’energia della risurrezione saranno nel mondo gli uomini a riessere vivi.

Giosuè 10,3 – E sarà bruciato il serpente nelle tombe dal Signore, saranno a rialzarsi dalla polvere i viventi, in cammino saranno con i corpi riportati risorti perché la maledizione avrà portato fuori dai viventi.
Della vita la potenza col vigore dentro i corpi avrà riportato ad abitare, a migliaia col corpo delle origini i viventi.
Vivi in cammino risaranno con i corpi dalla morte portata dal primo serpente.
Belli saranno i popoli, la potenza in tutti della rettitudine risarà per la risurrezione portata; per l’Unigenito rinati.
Da dentro sarà il verme del serpente per la rettitudine che ha agito a rivelarsi e finirà per l’Unigenito di vivere nei corpi.

Giosuè 10,4 – In alto li porterà, di Dio saranno portati alla vista, questi col corpo angeli saranno e l’angelo (ribelle) per la rettitudine entrata verrà in una fossa per il peccare ucciso, risarà fatta pace nel mondo.
Verranno da Gesù portarli all’Unico alla fine i figli che saranno a stare da risorti nel corpo di Dio.

Giosuè 10,5 – E saranno dall’Unico nel foro del Verbo portati, e aiutati condurrà nella quinta costola del Crocifisso i viventi.
Camminando saranno ad entrare nell’Unigenito a vivere col corpo, saranno nel re, staranno nel corpo portati risorti perché il re nelle tombe dentro ai corpi avrà riportato l’energia della vita.
Per la potenza della rettitudine sarà stato il verme portato alla fine.
Nei viventi la potenza in tutti così esisterà, vestiti di rettitudine si vedranno.
Dall’esilio, dai lamenti usciranno i viventi, ed in tutti da vivere nella prigione con gli angeli saranno entrare i viventi per la riportata esistenza della grazia.
Li porterà a vedere il Potente che in alto ad abita e sarà il vigore della vita riportata, nell’Altissimo enbtreranno.

Giosuè 10,6 – E sarà stato della risurrezione il vigore portato agli uomini che saranno in alto ad abitare da Dio.
Per Gesù la maledizione nei viventi racchiusa per l’angelo (ribelle) uscirà.
Al mondo in cammino al serpente si rivelò col rifiuto un vivente.
Dall’azione del serpente indicò che guariva, che era ad aiutare con l’esistenza retta i viventi.
Il servo fu per la rettitudine innalzato dal primo serpente, l’opprimere gli recò, dalla vita sul monte uscì, ma al mondo si riportò risorto, fu alla vista a riuscire con potenza, gli apostoli portò.
E ad aiutare gli apostoli si recarono con una retta esistenza, puri da casa con i precetti di Dio furono a portarsi.
Ai pascoli con tutti i viventi in cammino furono, uscì per la forza dell’Unigenito di viventi un corpo, fu con la forza della risurrezione dentro; fu ad uscire dal monte.

Giosuè 10,7 – Si recarono ad aiutare Gesù, ai viventi gli apostoli per il mondo lo rivelarono in cammino, la potenza fuori portarono di Dio della rettitudine ai popoli, uscì della vita il pane per il mondo, in azione dai viventi si recarono e tutti in cammino dentro portarono nel corpo, furono ad aprire la prigione con la forza del Potente.

Giosuè 10,8 – Portarono ad esistere l’inizio per il ribelle una calamità.
Al primo serpente da Gesù la maledizione dalla croce fu dal corpo originata; con la Madre, uscì dalla piaga. Fu da casa un forza per aiutare.
Fu nei colleghi del Crocifisso a stare in pienezza la forza del risorgere dell’Unigenito che fu risorto in vita ad entrare tra i viventi: per la rettitudine che soffiò agli apostoli, furono retti.

Giosuè 10,9 – E fu dentro ad iniziare Dio ad essere al mondo.
Nei viventi sono la perversità a bruciare con l’azione della parola del Crocifisso.
L’Unigenito ai viventi tutti aprirono, dalla notte uscirono, sollevarono i viventi.
Gli apostoli nel mondo in cammino il Potente rivelano.

Giosuè 10,10 – E fu ad uscire tra i viventi la Madre del Signore con la potente parola degli apostoli fu la rettitudine di Dio a recare, fu così nei viventi della Madre la rettitudine ad entrare, in cammino per aiutare la portò, dal serpente entrò a casa, nella fossa del peccato si recò e fu a calpestarlo.
Il Verbo la Madre in cammino tra i viventi innalzò nel mondo.
Dentro furono il Crocifisso ad annunciare, nel corpo gli apostoli portarono ad esistere la rettitudine della vita eterna con l’agire questi versarono, per la perversità si videro il sangue versare per aiutare il mondo.

Giosuè 10,11 – Portarono la forza al mondo ad esistere della rettitudine, gli apostoli la pienezza della vita nei viventi soffiarono, l’energia fu della rettitudine di Dio ad entrare, la Madre dentro i viventi recò nel corpo.
Per aiutarli dentro fu il Crocifisso l’ardore a recargli, fu la perversità ad uscire col delitto, fu la rettitudine dell’Altissimo ad uscire tra i viventi, iniziarono figli ad essere i viventi, la gloria portarono del Crocifisso, la manna aprirono dal cielo alla vista, la conoscenza che i ceppi la perversità fu agli uomini a recare, le moltitudini rifurono a vivere felici.
Gli uomini riportarono alla casa del Padre, con gli apostoli rifù al mondo la purezza nel sangue, la beatitudine entrò nel corpo, in cammino portarono figli per l’esistenza, retti di Dio eletti dentro.

Giosuè 10,12 – Dell’Unigenito questi furono l’aiuto, da cibo portarono il Risorto – che innalzato fu dalla perversità, dentro fu (infatti) portato dagli uomini in croce il Signore – vennero ad iniziare i viventi, sulle teste fu il potente soffio dagli apostoli, furono dentro ad inviare la forza della risurrezione, in azione dal serpente si portarono.
Fu dall’Unigenito all’essere ribelle una potente rovina inviata, furono ad illuminare le menti sul primo serpente, la risurrezione per liberare dalla fossa dentro del peccare con l’impurità recarono ai viventi, furono a portare nel corpo in seno i popoli, il vomito fu al serpente portato dagli apostoli.

Giosuè 10,13 – Portata fu nel sangue ad entrare la risurrezione, un vivente, un simile, rifù col corpo dalla tomba risorto, dall’Eterno fu riversata la vita, in cammino riportato fu.
Dall’Unico fu a casa ad essere riportato, riuscì la potenza che alle origini uscì, fu a riiniziare, come è scritto sul libro ad uscire fu la risurrezione dei corpi portata, fu visto vestito uscire di luce, libero, da dentro la tomba ad alzarsi fu, dal cielo portò la potenza l’Unico all’Unigenito giù nel cuore la riportò, la prima (volta) così fu riportata a un morto della vita la forza per rivivere.

Giosuè 10,14 – Portò la potenza l’Unico al mondo nell’esistenza, entrò dentro un giorno , uscì da Lui della potenza il soffio, l’energia fu a portare e all’Unigenito nella tomba nel corpo fu a riportare la potenza, risorto in vita si rivide il Signore.
Dentro a versare portò la potenza in un uomo, così fu all’esistenza a riuscire, gli portò ad entrare degli angeli il vigore, la Parola fu risorta alla vista possente.

Giosuè 10,15 – E sarà la risurrezione dentro che Gesù porterà al maligno per bruciarlo nei corpi, al primo serpente in azione un vivente gli porterà la maledizione, per i viventi la grazia uscirà nel mondo in cammino con potenza si rivelerà.

Giosuè 10,16 – Con un’asta fu l’angelo un foro a portargli alla quinta costola in croce, fuori con l’acqua in cammino fu la Madre ad uscire, la maledizione portò ad essere in grembo desiderosa dentro tra i viventi al nemico di uscire in casa, dalla putredine aiuterà ad uscire.

Giosuè 10,17 – E fu in cammino liberata da Gesù, il ‘no’ all’essere ribelle inviò a vivere, giù l’Unigenito la portò, dal chiuso la liberò dalla croce, fuori con l’acqua guizzò la rettitudine, fu la manna dal grembo dell’Unigenito ad esistere, dalla Madre da dentro il seno un corpo uscirà, dentro la vita putrida sbarrerà nel mondo.

Giosuè 10,18 – Riportò la forza l’Unico della vita al corpo di Gesù, a rotolare portò la pietra, rifù la vita gloriosa e il Crocifisso, che di Dio il Verbo era, uscì dalla grotta e fuori la guardia portò a superare.
Rifù fuori l’Unigenito per l’energia della risurrezione, sarà nei viventi del serpente a bruciare la vita del verme.

Giosuè 10,19 – Riportò a venire in vita Dio il Crocifisso.
La risurrezione portò al corpo aiuto, il soffiò portò ai fratelli, col corpo rifù l’Unigenito, fu a casa, la forza della rettitudine della vita portò questi agli apostoli.
Da casa il Crocifisso per ammalare completamente il drago portò la Madre, il cuore portò dell’Unico Dio nel tempo, fu ad uscire dalla piaga, fu con gli apostoli alla fine inviata ai viventi, del Signore la maledizione fu così in vita, dentro furono ad aiutare con la rettitudine i viventi.

Giosuè 10,20 – E sarà al mondo a portare la rettitudine a tutti alla fine Gesù, la portarono dentro gli apostoli che furono retti, di Dio con la potenza uscirono a marcare i viventi per spegnere in cammino l’essere impuro del serpente nel mondo.
La forza l’Eterno della purezza con la Madre portò al mondo, per illuminare le menti sarà d’aiuto, sarà a liberare i corpi dai sepolcri.
Nel mondo la Madre si portò per essere dentro per desiderio di Dio che al nemico fosse, sarà ad aprire tra i viventi dal fango un corpo.

Giosuè 10,21 – E sarà il Risorto da casa a portare a tutti al mondo in azione la Madre.
Di Dio aprì per i viventi la grazia, uscirà la maledizione, sarà al mondo a recare il Risorto ai popoli versando l’aiuto al mondo, a maturare porterà con la parola i fratelli del corpo che all’ombra figli saranno retti, scioglierà dal potente serpente gli uomini, verrà del Potente la luce con gli apostoli a recare.

Giosuè 10,22 – E fu ad iniziare a vivere il corpo di Gesù, a liberare si portarono, vennero con una parola forte nel mondo, dai viventi del nemico la perversità portarono a scendere, furono ad iniziare a portare che Dio era l’Unigenito crcefisso che dalla tomba in vita risorto segnato uscì, il re era dei viventi, in campo Dio entrò a vivere nel mondo, in seno al corpo entrò.

Giosuè 10,23 – E fu nell’agire simili per rettitudine gli apostoli a recare, furono ad innalzare con forza l’Unico e Dio furono a portare l’Unigenito Crocifisso, che dalla tomba liberato alla fine uscì vivo in cammino.
Fu la Madre ad uscire, Dio al mondo ai viventi l’inviò, fuori dal seno un corpo uscirà, verranno in vita al serpente bruciature, il corpo recherà luce perché l’Unigenito completamente vive con la potente rettitudine racchiuso, la purità porta bella pura in cammino.
Sarà nel corpo la morte l’Unigenito a finire, la vita potente per tutti così sarà.
Con la risurrezione verrà il re col carro porterà dagli angeli i viventi.

Giosuè 10,24 – A portare fu al mondo la forza della rettitudine.
La perversità a scendere sarà, inizieranno a centinaia per il Crocifisso ad entrare i viventi in cammino, sarà la vita a rientrare di Dio al mondo, riinizierà la potenza essere al mondo portata con la risurrezione.
Alla vista la portò il diletto primogenito Gesù, per la prima (volta) in cammino la potenza in un uomo fu a risorgerne il corpo.
La maledizione che portò ad esistere all’origine per l’essere ribelle per Dio la fine fu, per l’angelo (ribelle) era.
Per incontrarlo alla luce fu ad entrare in un vivente, per la guerra uscì, entrò nel mondo, in cammino si recò l’Unigenito, venne a recarsi versandosi in un corpo dentro ed alla luce, in vita si portò, venne col corpo a rivelarsi, fu da una retta madre dall’alto a scendere.
Ed iniziò ad essere nel corpo al mondo a vivere, la potenza della rettitudine fu in un vivente, uscì (perciò) la maledizione e fu per il riavvicinamento a portarsi.
E fu della risurrezione la forza ai viventi a recare, venne in un corpo in cammino del Potente all’esistenza, desideroso che in alto su li portasse l’Unigenito, il corpo fu ad uscire dalla Madre.

Giosuè 10,25 – E fu a parlare di Dio con forza al mondo la Madre, che in Gesù Dio alla fine fu alla vista a portarsi.
E Dio di sotto si portò a chiudersi nei ceppi.
E l’Unigenito ai viventi giù portò la rettitudine, fu così per spegnere con forte azione col fuoco la forte perversità in cammino del potente nemico.
Era ad anelare l’Unico di liberare con l’Unigenito tutti i viventi; all’angelo la guerra fu da vivente l’Unigenito a recare alla fine con la Madre.

Giosuè 10,26 – E fu così che la Madre a Gesù fratelli nel corpo fu alla rettitudine con gli apostoli a portare, nei giorni dalla croce la Madre recò, fu dal colle dal seno a guizzare dalla quinta costola fuori.
Uscì dall’albero la forza della vita (è l’albero della vita del paradiso) portata ad esistere al mondo, fu portata dall’appeso.
E fu dalla Madre dell’innalzato sul legno ad esistere la vita eterna uscita alla vista delle moltitudini.

Giosuè 10,27 – E fu al mondo ad esistere per il serpente nel tempo a casa, portatagli dall’Unico fuori una luce, che ai viventi accese i precetti dell’esistenza, portata per bruciare del peccare la forza nei corpi per l’esistenza dell’essere impuro che del male operare al mondo il consiglio fu ai viventi a portare con la forza del delitto.
Fu così la Madre da Dio ad uscire dal seno, un corpo aprirà di beati che guiderà alla casa dell’Unico e l’illuminazione della vita porterà.
Ma sarà il Risorto i viventi a portare al Padre, angeli saranno nella gloria portati alla fine in alto al volto saranno ad uscire i viventi a vederlo col corpo entreranno nell’eternità, lo vedranno su da vivi, usciranno un giorno fuori questi dal mondo.

Giosuè 10,28 – E l’originaria purezza riversata, per mano usciranno presi da Gesù, a casa saranno portati i viventi, fuori dal mondo li porterà dall’Unico, essendo così uscito del serpente il soffio dal chiusi dei corpi, dentro l’avrà portato l’Unigenito alla fine, sarà stato dai viventi il serpente spento allo sterminio portato.
E verranno tutte dal mondo le anime beate dentro entreranno potenti nell’Unigenito, entreranno risorte, dall’Unico saranno ad ereditare, dai corpi sarà stata la malattia spazzata, bruciato il serpente, i viventi in cammino dalla putredine aiutati usciranno retti liberi a vedere la luce usciranno del Potente Re, saranno col corpo, saranno dalla prigione riportati.

Giosuè 10,29 – E saranno nell’aldilà da Gesù portati, tutti saranno risorti con i corpi, da Dio i popoli porterà vivi, la putredine per l’aiuto uscita dai cuori dell’angelo perverso, risarà il vigore in seno ai viventi, del Potente figli usciranno.

Giosuè 10,30 – E saranno alla fine angeli del Signore, in cammino i viventi dall’Unico porterà tutti ad entrare a casa, sarà trebbiato dai corpi il primo serpente per la riportata originaria purezza, dalla potenza della rettitudine la perversità sarà stata spenta, del Potente il soffio sarà stato chiuso nelle moltitudini e dell’Unico la perfezione dell’anima l’Unigenito avrà riacceso nei corpi.
Dentro entreranno guizzando nell’Unigenito, uscite dalla rovina le moltitudini usciranno scampate, riportate saranno state in azione dalla risurrezione, perché in cammino uscite rette beate saranno per l’operare del Potente, dal Re saranno con i corpi a stare dalla prigione riportate.

Giosuè 10,31 – E risarà in azione la purità, sarà stata fuori riportata dalla risurrezione che il peccare del maligno avrà bruciato nei corpi.
Dio i popoli porterà a vivere nel cuore, angeli usciranno retti, saranno nella luce ad entrare, portati saranno per grazia, dall’Altissimo entreranno e saranno nel Potente a chiudersi i viventi che abitavano il mondo.

Giosuè 10,32 – E saranno tutti dagli angeli, col Signore verranno in cammino ad abitare, saranno alla porta, saranno risorti con i corpi da Dio portati.
E sarà la potenza della rettitudine ad aiutarli ad entrare, dentro saranno portati vivi, entreranno alla luce degli angeli ad essere portati.
Sarà della rettitudine entrato il potente soffio a chiudersi nelle moltitudini e verranno tutte ad entrare le anime beate a casa.
Uscite così dalla prigione, bruciato il male col fuoco, entreranno nel potente cuore, con gli angeli entreranno.

Giosuè 10,33 – Dall’Unigenito questi innalzati partoriti vivi, i viventi camminando trarrà fuori dal corpo, potenti si vedranno questi alla vista tutti per la potenza della rettitudine, saranno simili ad essere così dal mondo portati a Gesù.
E verranno i popoli condotti, il tempo distrutto, il mondo nella devastazione, saranno con i corpi accompagnati superstiti.

Giosuè 10,34 – E sarà nell’aldilà Gesù a portare tutti da Israele i popoli e Re Gesù si rivelerà tra gli angeli che a portare fu la grazia e innalzato Iahwèh è che la guerra portò dall’alto ad esistere al mondo.

Giosuè 10,35 – E fu in cammino dall’essere impuro a casa, un giorno al mondo fuori si portò dall’Unico, recò la forza per ardere il serpente, il Verbo fu per combattere, portò l’originaria perfezione, l’anima l’Unigenito accese in un corpo, dentro entrò, fu a portarsi in vita, in campo Lui uscì, a chiudersi nel corpo fu della Madre.
Così nella prigione per bruciare il male il fuoco uscì dal serpente, del Potente la rettitudine fu alla luce.

Giosuè 10,36 – E per giovare fu al mondo a portarsi per bruciare il peccare del maligno, per liberare dalla maledizione che agisce nei viventi si portò in vita, alla vista si rivelò e l’energià entrò a chiudersi dentro un corpo e dagli angeli uscì.
E fu il pane a recare l’Altissimo al mondo.

Giosuè 10,37 – E fu la potenza della rettitudine all’essere impuro a recare, fu per ardere del serpente, il soffio chiuse in un corpo, dentro portò l’Unigenito la purezza nel cammino, Lui per l’oppressione del potente nemico che fu al mondo a portare alle origini.
Per finire colla rettitudine dal serpente uscì per inviargli il soffio infuocato, l’Unigenito con un fuoco nel corpo a casa gli entrò per il rifiuto dal mondo, la distruzione lancerà così di tutto per l’Unico, brucerà il male, per il calore uscirà il serpente alla vista, a rivelarsi si porterà che ad abitare era chiuso nei corpi dei viventi dalle origini, ne porterà la fine.
Per Lui la perfezione delle anime con la felicità dentro rientreranno.

Giosuè 10,38 – E ad abitare Gesù si portò dal maligno per liberare i popoli, per aiutarli da mangiare portò all’esistenza il pane dell’Altissimo al mondo.

Giosuè 10,39 – E fu dal serpente con la rettitudine a sbarrarlo al mondo e venne dai viventi per il serpente spegnere.
Si portò l’Unigenito per finire da tutti il nemico con la forza della perversità che è ad ardere nei viventi per il soffio che fu per uccidere a portare, fu a chiudersi nei corpi, fu nei viventi a portarsi, venne così il potente angelo superbo alle origini ad acceso i corpi dentro nel mondo, la potenza originaria uscì, non lasciò alcun superstite.
Così l’Unigenito per liberare ad operare uscì, il Potente entrò a chiudersi dentro un corpo, si portò per uccidere l’angelo.
Per operare nacque, dentro un corpo entrò, si portò perché in cammino nel mondo si portasse la rettitudine, la felicità riagirà come un fuoco entrando, del serpente dai cuori l’energia uscirà si riporterà la potenza nei viventi che il serpente spegnerà.

Giosuè 10,40 – E fu la rettitudine al mondo con Gesù, dell’Unico la perfezione in terra uscì partorita, si portò fuori dagli angeli in cammino, dentro si recò in umiltà per la perversità originata dal demonio.
E a finire porterà l’Unigenito completamente la vergogna del maligno, gli uscirà in pienezza la distruzione, sarà nel corpo per liberare l’esistenza dall’essere impuro, verrà da tutti fuori l’angelo per la risurrezione che nei viventi entrerà.
Uscirà dal chiuso dei corpi la forza della piaga delle origini, del rettile che portò al mondo la forza della perversità, la maledizione gli fu accesa in un corpo da Dio.

Giosuè 10,41 – E fu così che nel vivente Gesù visse il Santo dentro il corpo, dell’angelo alla perversità alla conoscenza questi usci e venne alla prigione per sacacciarlo dal cammino, la resurrezione all’angelo porta in azione per sbarrare del superbo l’iniquità.

Giosuè 10,42 – E l’Unigenito all’oppressione del serpente uscì a vivere, la potente rettitudine fu in un vivente nel mondo per la maledizione portargli in terra, così in cammino si sbarrò in Gesù il Verbo per agire.
Tra i viventi l’Unigenito si chiuse, al segno/tempo così fu il Signore Dio ad uscire, fu in Israele per finirlo, a perdonare sarà, libererà, lo giurò.

Giosuè 10,43 – E ad abitare Gesù si portò dal maligno, per la liberazione giurata in azione in un vivente si recò, di Dio uscì per i viventi la grazia nel mondo, uscì in cammino dal Potente per rivelarla.

GIOSUÈ 11 – DECRIPTATO
Giosuè 11,1 – A portarsi fu nel mondo, fu così il Nome tra le rovine ad abitare (dove) sta l’angelo, in un vivente in cammino si chiuse, giù si portò in un corpo e sarà a strapparlo fuori.
Nella prigione del primo serpente fu a portare dentro ad abitare in un vivente la potenza della rettitudine, in vita il giudizio recherà al dio.
Dei viventi in cammino il custode si porta, ricuserà il serpente che i viventi in cammino alle origini incantò.

Giosuè 11,2 – E Dio entrò in un vivente in cammino fu dall’Unico per bruciare il verme giù il Verbo si portò, dagli angeli da casa uscì, per finirlo si portò a casa del nemico, ad abitare entrò dall’angelo superbo, la rettitudine nel corpo che gli abita lo porterà alla fine e dentro il fuoco soffierà al serpente, fuori lo porterà da casa, l’energia del soffio porterà la fine all’impuro il verme che è nei viventi.

Giosuè 11,3 – Uscì così dagli angeli nella miseria dei viventi a vivere, a spuntare lo portò la Madre che fu in vita a portarlo al mondo, l’Unigenito a viverle nel corpo fu a portarsi, entrò a chiudersi completamente.
L’esistenza Le portò ad entrare col soffio nel corpo, con questo le portò ad entrare la forza dentrò che la portò a riempire, fu in casa partorito.
E al mondo l’annuncio che era sotto in una grotta col corpo in vita portarono gli angeli, che dentro in terra uscì, che in un vivente il Verbo eera entrato.

Giosuè 11,4 – E fu giù l’Unigenito portato al mondo, la Madre recò tutta ai viventi la grazia, fu ad uscirLe dal seno in vita a vivere alla vista dei viventi, nel corpo dentro il vigore recò per il rifiuto che brucerà il cattivo serpente.
Nudo del tutto uscì nell’esistenza a vivere per il serpente col corpo calpestare e rimuoverlo, per spegnerne dai corpi dentro la forza.

Giosuè 11,5 – E fu a portarsi l’Eterno e dalla sposa in vita in cammino fu, dalla Madre uscì Dio al mondo e fu dentro l’Unigenito portato.
E fu la grazia portata ad esistere dell’Uno, ne portò in silenzio la forza in vita dall’alto, del Potente uscì il pane per i popoli in Israele.

Giosuè 11,6 – E fu ad iniziare a vivere nel corpo il Signore Dio in Gesù, Dio nel corpo finalmente fu alla vista in un vivente in persona fu al mondo in vita, la rettitudine fu da Madre in una grotta così nel tempo ad uscire.
Con questa venne dell’Unico la perfezione a vivere nel mondo del potente serpente, fu la Parola in persona ad esistere in Israele, venne la pienezza ed a riempire, entrò in un uomo alla vista, al freddo si portò.
E venne in vita per l’amarezza spegnere finalmente nell’esistenza nel mondo, i morti risorgerà, li guarirà dentro l’Unigenito risorgendoli.

Giosuè 11,7 – E fu dentro l’Unigenito in Gesù a portarsi, per tutti i popoli uscì a vivere, il vigore della vita rientrò in azione in un vivente.
E l’Altissimo entrò in un vivente dall’alto a vivere, fu che dei viventi in alto si lasciò sedurre (tanto) che l’Unigenito in vita si portò, fu il Verbo per accompagnare dentro al mondo i viventi.

Giosuè 11,8 – E fu dal drago in un vivente il Signore a casa, fu per trebbiarlo in un corpo Dio a recarsi, fu per arderlo dalla Madre a portarsi, fu per calpestarlo il Verbo a recarsi.
Reca ai viventi l’Eterno giù ad esistere il giudizio, nei corpi dentro la perversità che agisce nel sangue per il serafino porterà alla fine nei viventi e la vita riporterà eterna.
Dentro riverserà in azione la purezza che li rialzerà il soffio rientrando nei viventi a risorgere porterà, per la forza della rettitudine per sempre dentro per il serpente la fine sarà, rientrerà nel nulla la forza nei corpi che per il serpente entrò, liberati saranno i corpi per il forte aiuto.

Giosuè 11,9 – E spazzato dal fuoco il serpente uscirà dai viventi, sarà fuori portato per la risurrezione la (cui) azione l’affliggerà nei corpi.
L’Unigenito dai viventi dai corpi il serpente porterà ad essere fuori e ad entrare verrà in un buco portato.
La pienezza sarà a rientrare nei viventi, l’oppressione dai corpi portata alle origini finirà.
L’essere ribelle spento completamente sarà ad uscire dai viventi, il serafino dentro (a quel buco detto prima) l’Unigenito brucerà.

Giosuè 11,10 – Portati saranno i risorti a casa da Gesù, da dentro il tempo usciranno, dal mondo saranno all’Unico portati, ed in cammino alla porta verranno dalla tomba su portati col corpo e nell’Unigenito in croce i viventi.
Nei viventi il serpente spento per la rettitudine entrata dentro a racchiudersi nei corpi, da dentro così saranno dalle tombe a sollevarsi e nei corpi la potenza per il soffio inviato risarà della vita, fuori risaranno per l’Unigenito alla vista risorti, tutti usciranno vivi, nel regno entreranno di Dio dal mondo.

Giosuè 11,11 – E saranno così portati all’Unico dal Crocifisso, tutte enteranno le anime beate si affretteranno, al volto inviate saranno.
Dalle tombe i corpi da dentro usciranno, sterminato il serpente, dall’Unico abiteranno alla fine con i corpi tutto spirito da Lui completamente si chiuderanno su portati con i corpi risorti nel corpo del Verbo dentro all’originaria luce.

Giosuè 11,12 – E verranno tutti alla città (la nuova Gerusalemme) dal mondo, vivi camminando saranno i viventi ad entrare da Dio, fuori li porterà l’Unigenito.
La perfezione nei viventi del Potente per la rettitudine fu ad entrare, ai viventi in cammino l’aiuto Gesù portò così ai viventi.
Per il serpente il Verbo fu a chiudersi dalle moltitudini, al mondo s’imprigionò in un corpo, fu ai viventi dell’Unico a recare la purezza, la rettitudine in una Donna nel corpo giù si portò per liberare il mondo in azione da solo il Signore.

Giosuè 11,13 – Nel corpo si versò la rettitudine del Potente, per entrare dal nemico fu tra i viventi, al mondo a dimorare si portò alla fine dall’alto per finire il serpente che nei viventi la potenza alle origini bruciò, per guarirli lo strapperà via dai corpi, per il primo serpente la rimozione completa sarà a venire.
Nel chiuso giù porterà nei corpi la potenza della rettitudine aiuterà, uscirà il serafino sarà la perversità bruciata dall’azione.

Giosuè 11,14 – E la rettitudine del Potente brucerà con la potenza il serpente, uscirà per l’azione dai corpi, sarà dai viventi ad uscire del primo serpente la perversità bestiale, da dentro questi rimuoverà, ad uscire dai viventi da dentro l’angelo sarà, saranno liberati dal primo serpente i corpi, rovesciato verrà da tutti, uscirà dagli uomini fuori.
La rettitudine ripoterà il potente soffio, sarà a chiudersi nei corpi dentro per sempre, della risurrezione il vestito i viventi delle origini riporterà, tutti alla pienezza usciranno, risorti dall’Unigenito saranno i corpi, riporterà a tutti le anime.

Giosuè 11,15 – Così l’Unigenito il rettile porterà fuori, le esistenze dalla perversità verranno liberate, l’agire dentro dell’essere impuro per la rettitudine andrà distrutto ed uscirà dai viventi per la risurrezione entrata venuta da Gesù.
E come angeli si vedranno risorti nell’esistenza per il portato fuoco dall’alto.
Nell’Unigenito entreranno nel foro che è nel corpo, api i viventi tutti nel Signore verranno liberi.

Giosuè 11,16 – E saranno a versarsi, entreranno, verranno tutti, usciranno dalla terra, entreranno in questi che verrà in campo aperto sul monte e nell’Unigenito in croce tutti entreranno nello splendore dentro si porteranno, verranno dalla prigione, col corpo saliranno, entreranno camminando risorti ad abitare.
Venne sul Monte calvo dal serpente Lui crocifisso e riverrà dal nemico, a casa entrerà e l’Unigenito in croce sul monte ristarà per liberare dal primo serpente si riporterà, l’umilierà lo finirà dal mondo.

Giosuè 11,17 – I viventi angeli usciranno rigenerati, nelle tombe la potenza riverserà, uscirà dall’innalzato, usciranno risorti, si vedranno le forze nel corpo a portarsi per sempre dentro, nell’innalzato in cammino aiutati entreranno dentro ad abitare, si vedranno nel Crocifisso ad entrare nel cuore.
Nel Figlio da sotto entreranno nel corpo a chiudersi, con i corpi i viventi si porteranno, ricusata l’oppressione del serpente, nel re saranno ad entrare vivi, li prenderà dkl e saranno cosi i viventi portati dall’essere morti alla vita.

Giosuè 11,18 – Sarà per i viventi cambiata l’abitazione, saranno nel seno risorti ad entrare in Gesù, verrà la sposa del re, saranno (tutti) i viventi del mondo in Dio ad entrare a vivere, dalla guerra vivi usciranno.

Giosuè 11,19 – Guizzati nell’Unigenito, ad entrare saranno nel Crocifisso fuori dalla città, felici entreranno, tranquilli i viventi, entreranno dell’Unigenito nel cuore, angeli saranno per rettitudine.
Dall’Unigenito il serpente distrutto, uscito da Eva, con forza sarà stato dal fuoco dentro afflitto, dentro l’iniquità delle origini finirà, il mondo avrà portato a compimento, abbatterà chi rendeva colpevole i viventi, il vigore nei viventi rientrerà.

Giosuè 11,20 – Retti saranno i viventi a venire per il Signore dal mondo, sarà alla fine a rientrare il vigore in questi, rovesciò l’Unigenito in croce dal cuore la Madre, per il serpente abbattere un corpo venne in campo, con i viventi la guerra gli aprirà.
Dell’Unico il Crocifisso fu a risorgere il corpo, di Dio la potenza nel seno dell’energia rientrò, a chiudersi nel corpo rifù la vita, della vita nel cuore la potenza completa gli rifù ad entrare.
Per la forza ripotata il Crocifisso con potenza riuscì dai morti, la tomba angeli aprirono, per la rettitudine gli fu la potenza della vita in azione a rientrare, l’energia gli entrò della risurrezione, a rivivere fu per l’aiuto, con le piaghe l’Unigenito risorto col corpo su si riportò all’esistenza e fuori venne un vivente risorto al mondo.

Giosuè 11,21 – E rifù a casa l’Unigenito, Gesù a casa lo rividero sengnato rientrare, apertamente fu l’Unigenito a riportarsi, rifù l’Agnello crocifisso a rivenire alla vista degli apostoli.
Al sorgere, in vita con gli angeli uscì, rientrò col corpo vivo dagli apostoli racchiusi un casan per dominare tra i viventi l’impurità con la purità dai viventi l’inviò in azione.
Gli apostoli da casa si portarono dai viventi, della sposa il corpo al Signore per l’aiuto uscirà e i viventi tutti rigenererà.
Da Israele tra i popoli nelle città saranno ad entrare, i viventi usciranno dalle prigioni, un corpo sarà di viventi per la Madre del Signore di risorti a vedersi.

Giosuè 11,22 – l rifiuto gli apostoli portano del Crocifisso al male, di puri la Madre dentro inizia un corpo ad alzare di figli che sono retti; di Dio il corpo versa dentro in azione.
Questi nel mondo, da dentro in cammino ai confini portano l’Unigenito risorto, l’amato gli apostoli nella carne recano.

Giosuè 11,23 – E furono a versare la vita, portarono il Risorto a sentire, venne la sposa in terra retta, con la rettitudine il serpente la donna calpesta, la purità gli è da calamità, Dio ai viventi illuminano, nel mondo portano che è il Crocefisso.
Gli apostoli apertamente il Signore risorto innalzano, l’energia racchiusa dal serpente esce, la potenza della rettitudine di Dio dentro i viventi si racchiude, il serpente abbattono con la purezza, il serpente bruciato dentro i cuori è ad uscire dai viventi, ed entra nella terra la risurrezione che riversa nei cuori la vita, nei viventi il vigore della vita rientra.

GIOSUÈ 12 – DECRIPTATO
Giosuè 12,1 – E la maledizione con la Madre per il serpente con la rettitudine fu ad uscire in terra, dall’Unigenito risorto il corpo al mondo ad arderlo dentro inviato fu, la rettitudine di Dio portò.
E fu il corpo di simili a venire in terra dalla Madre ad abitare l’aldilà nel mondo scese.
Per gli apostoli tra i viventi spuntò apertamente nel mondo il sole, i viventi guidano, il rifiuto il corpo all’angelo porta inviato dall’Eterno, genera consacrati che si portano da angeli.
E della sposa si vede il corpo dentro uscire di viventi a sorgere nel mondo.

Giosuè 12,2 – In giro furono per annunciare gli apostoli tra i viventi in cammino per il mondo, a dire furono apertamente che era stata portata la risurrezione.
Dentro a chi abita in prigione la risurrezione recarono gli apostoli per liberare dal serpente; nei viventi l’azione del male nel corpo si vede liberare.
L’innalzato sul Monte Calvo crocifisso inviò nella prigione in rifiuto il corpo degli apostoli, li portò ad abitare in mezzo al mondo per guidare, accompagnando gli imprigionati giù che sono nel mondo, rivelando l’Eterno e per agire aiutando.
Fu dentro versato nel mondo un torrente, in cammino da dentro lo portò dal cuore, inviato fu alla vista, con l’acqua portò gli apostoli.

Giosuè 12,3 – E per il mondo si vide un corpo dentro uscire, dell’Eterno era la Madre, della rettitudine la lampada portò, la purezza spuntò nel mondo e la testimonianza fu ai viventi ad uscire, di sera fuori fu con l’acqua, aprì per i viventi il vigore.
A vivere questa dal corpo racchiusa uscì per via, dentro era nel Crocifisso, al mondo fu la risurrezione dalla morte a portare, dal morto dalla destra sotto la Donna per aiutare portò, dal Crocifisso al mondo al soffio dal foro in cammino uscì.

Giosuè 12,4 – E nel cammino il prodotto in azione si reca a maturare colla rettitudine, la vergogna dei viventi sarà a finire, dal corpo uscirà la guarigione per chi è in vita, sarà a portare le scegge dentro a vedere della risurrezione del Crocifisso che il corpo portò dalla croce e dentro la magnificenza alla vista sarà.

Giosuè 12,5 – Ed i viventi la risurrezione i cuori rigenera, a chiudersi nel corpo i viventi porta ad abitare, dentro la pienezza nel cammino entra, porta dentro della rettitudine la fiamma.
Illuminano gli apostoli sull’Eterno, ad esaltare portano il Potente nel mondo, nel cammino a sorgere portano il corpo, sono a recare al mondo ai viventi a vedere la rettitudine, il Crocifisso sono a recare, nella prigione giù ad innalzarlo sono al mondo, nel cammino il serpente coll’azione sbarrano, ai confini intorno sono ad annunciare con energia ai viventi il Potente, per la rettitudine stimati angeli.

Giosuè 12,6 – Dai viventi per illuminarli escono i servi del Signore, portano dentro l’energia all’esistenza, sono del Risorto il corpo, la maledizione ardente la Madre reca ad esistere al drago al mondo, dai viventi per la risurrezione uscita si vede dentro impedito, è una calamità ad esistergli per il corpo del Risorto.
Al mondo potente il corpo inizia a portarsi, figli sono portati al Potente in cammino, l’aiuto sono a recare col vigore, è un fuoco ad entrare dentro il cuore dei viventi, angeli illuminati escono.

Giosuè 12,7 – E Dio nel mondo con i viventi in cammino fu ad entrare, iniziò un corpo giù di beati, uscì la rettitudine ad uscire da Gesù portata, da dentro gli apostoli furono da Israele da casa aldilà ad uscire, lanciati per aiutare, inviati furono ai viventi, fuori dalla vita gli idoli nel cammino sbarrarono, dentro (dove) abitavano versavano a sentire del Crocifisso, aprivano i cuori, del Figlio portavano testimonianza, uscivano rigenerati, le prigioni del serpente abbattevano, apertamente innalzavano il Risorto nelle città, al mondo recavano con forza l’indicazione gli apostoli ad uscire su Gesù.
La potenza della risurrezione dentro i cuori era la forza che accendeva il corpo, Dio s’impossessava del mondo con la rettitudine nei viventi, stringeva il serpente, l’abbatteva con la purezza.

Giosuè 12,8 – Dentro al mondo la lite accesero tra il Verbo ed il serpente per la perversità che abita agendo nei corpi dentro.
Alla perversità dentro originata dal demonio portano il Crocifisso e dentro il vestito della purità si riporta di figli dall’alto, strappato è fuori l’origine dell’essere ribelle è portato fuori umiliato.
Gli apostoli furono nel mondo a far frutto, questi furono ad aprire le prigioni e furono a recare in campo la forza che dentro portavano della pienezza dell’esistenza.

Giosuè 12,9 – Tra i viventi in cammino fu il corpo, con forza annuncia ai fratelli di sangue che la potenza della rettitudine riaprì in azione le forze nell’Unigenito risorgendone il corpo, in vita si rialzò per l’aiuto; dentro era nel Crocefisso Dio Unico.

Giosuè 12,10 – In un vivente in cammino fu nel corpo portata la risurrezione, la potenza della vita originaria chiusa nel sangue con la potenza della rettitudine in seno al corpo portò l’energia all’Unigenito nella tomba sbarrato.

Giosuè 12,11 – In un vivente la potenza della rettitudine fu nel corpo, dalla morte il primo dalla tomba dalla porta vivo in cammino guizzò; così fu risorto il primo dall’Unico.

Giosuè 12,12 – Ai viventi la potenza della rettitudine coll’agire rivelò portandosi dagli apostoli l’Unigenito, dalla tomba simile ad un vivo in cammino, ritirato fuori col corpo per i fratelli aiutare.

Giosuè 12,13 – In un vivente con la potenza della rettitudine per aiutare dentro il corpo di un primogenito si chiuse nel sangue in cammino in una stalla l’Unico.

Giosuè 12,14 – Nei viventi il serpente con la rettitudine sterminerà, uscirà dai fratelli di sangue in cammino, si vedrà calpestato dall’Unigenito che nella prigione si sbarrò.

Giosuè 12,15 – I viventi del Potente tutti figli usciranno, l’Unigenito chiuderà nel sangue la potenza della rettitudine, agirà per liberarli, con la Madre i fratelli aiuterà.

Giosuè 12,16 – Dai viventi in cammino nella putredine per aiutarli entrò l’Unigenito, si chiuse tra i simili per il serpente a spengere, sarà a finirlo la maledizione dell’Unico.

Giosuè 12,17 – Nei viventi del serpente il vigore che soffiò nei corpi all’origine si chiuse nel sangue, in cammino per finirlo il Verbo si portò alla prigione, un fratello lo sbarrerà.

Giosuè 12,18 – Nei viventi il serpente per affliggerli il soffio versò alle origini, lo chiuse nel sangue, la potenza della rettitudine il serpente bruciò, nei corpi si portò l’angelo, nei fratelli si sbarrò.

Giosuè 12,19 – Da vivente in cammino vestito si portò dall’angelo l’Unigenito nella prigione per aiutare i viventi con la potenza della rettitudine, chiusi i precetti nel corpo dell’Unico.

Giosuè 12,20 – Dai viventi in cammino da custode si portò dall’angelo che fu ribelle per la malvagità che i fratelli di sangue con la potenza afflisse per contristarlo per cacciarlo via col soffio dol soffio dell’Unico.

Giosuè 12,21 – Per i viventi che camminavano sviati l’energia della rettitudine l’Unigenito racchiuse nel sangue; del Potente la rettitudine le delizie recò dell’Unico per rallegrarli.

Giosuè 12,22 – Nei viventi in cammino la santità l’Unigenito racchiuse nel sangue, al serpente bruciature versò, la grazia il Potente così nel corpo in pienezza racchiuse per aiutarli.

Giosuè 12,23 – In vita la potenza della rettitudine per aiutarli portò nel corpo, del Potente il miele in giro ai fratelli di sangue un vivente in cammino dai popoli per la parola rivelare migrò dall’Unico.

Giosuè 12,24 – In vita del Potente il diadema (la prima sefirot) scese al mondo dall’Unico, dalla vergogna il cammino sarà a liberare, al serpente il fuoco sarà da un vivente portato, un fratello lo sbarrerà.

2 SAMUELE 5.1-7 – DECRIPTATO
2 Samuele 5.1 – E saranno dentro l’Unico portati tutti i risorti ad abitare.
Nel cuore Gli staranno in forza della risurrezione dei corpi.
La divinità, per il divino amore chiusosi dentro i corpi, li avrà portati angeli.
Nel mondo a portarsi fu l’Unigenito a vivere in un corpo con la riportata potenza delle origini.
La Madre dal corpo Gli uscì con l’energia che angeli li porterà.
Si vide giù dalla piaga recare dalla carne la rettitudine dell’Unico con gli apostoli che la grazia recarono.

2 Samuele 5.2 – Camminando vivo rivenne dalla Madre a portarsi con la potenza che in vita il terzo (giorno) lo riportò e dalla Madre a casa entrò.
Fu a portare il Crocifisso con il risorto corpo alla Madre la potenza della rettitudine.
Per agire con potenza fu gli apostoli a portare.
Vennero in campo a stare, furono ai confini del mondo conducendosi e riconducendosi venendo da Israele.
A portarsi furono a parlare del Signore che in cammino venne Crocifisso, che con il corpo in azione riuscì, che venne alla vista vivo a ristare ritornando forte con un luminoso corpo.
La divinità porterà a venire nel mondo a tutti nell’esistenza.
Con potenza con gli angeli in cammino risarà per aiutare dall’alto in Israele.

2 Samuele 5.3 – E sarà a casa dall’Unico a condurre tutti.
Colpito, abbattuto, l’angelo sarà dalla forza della risurrezione dei corpi.
Da Dio la divinità entrerà nei viventi.
Il potente vigore dentro i corpi di riporterà.
Dell’angelo la perversità sarà dalla rettitudine nei corpi finita; il serpente uscirà dai viventi fuori.
Nei viventi la potenza della rettitudine per l’amore (lo Spirito Santo) a mangiare sarà del tutto dentro chi racchiuso abita i corpi e finirà il soffio tra lamenti.
Il Signore a portarsi sarà da Messia che porterà a venire l’amore potente dal Regno dall’alto in Israele.

2 Samuele 5.4 – I figli, bruciato il serpente dalla risurrezione, saranno salvati dall’angelo per l’entrato amore che dentro dal Regno porterà l’Unigenito nei corpi dentro in azione; saranno i viventi rinnovati per entrare nel Regno.

2 Samuele 5.5 – A casa i compagni porterà tra gli angeli del Regno.
Con l’Altissimo nello splendore entreranno.
Nel settimo (giorno) rinnovati saranno i viventi, portati nel sesto nel mondo.
Nella nuova saranno a vivere riportati dentro la Gerusalemme del Regno nel terzo (giorno dal quale) furono strappati via dal serpente.
(Questi) nel sesto con l’angelo uscirono.
In alto, tutti che saranno stati risorti con i corpi, Dio sarà dal mondo a portarli con l’aiuto fuori.

2 Samuele 5.6 – Per recare la forza potente della rettitudine nel mondo ai viventi, in cammino si portò in un uomo a stare.
E fu in un corpo per portare la risurrezione perché la divinità (la natura divina) a rientrare fosse dentro pienamente.
Fu la forza a recare della risurrezione dentro nel mondo.
Ricominciò in un corpo a scendere recandovi la primitiva vita nel corpo con il Potente amore che per il rifiuto con l’essere ribelle il serpente all’origine finì; dentro li riporterà l’Unigenito a rientrare.
L’energia nel mondo della rettitudine che c’era all’origine nei viventi rientrò in pienezza a stare in un corpo.
Per spengere il peccare nei corpi fu ai viventi a portarla fuori di Pasqua.
Ci risarà la pienezza; l’essere ribelle, il potente nemico, portando l’Unigenito l’amore, uscirà tra lamenti.

2 Samuele 5.7 – E sarà il serpente dalla rettitudine sbarrato.
L’amore (lo Spirito Santo) riverrà nei viventi a scendere con la legge divina.
Giù sarà a riportare l’energia a rientrare che c’era alle origini; in azione risarà nei corpi con l’amore (lo Spirito Santo).

MELKIZEDEK PERSONAGGIO ENIGMATICO E IL MESSIAultima modifica: 2018-05-22T12:49:41+02:00da mikeplato
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