FIGLIO DI DIO e FIGLIO DELL’UOMO

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di Mike Plato

Due sono i titoli di Yeshua: Figlio di Dio e Figlio dell’Uomo.

Analizziamo, nei Vangeli, quante volte il Cristo viene chiamato Figlio di Dio e quante Figlio dell’Uomo. Ciò che si evince è che Gesù mai si proclama Figlio di Dio, ma sono altri a definirlo così. Al contrario, l’espressione Figlio dell’Uomo è pronunciata sempre da Gesù che tale si dichiara parlando in terza persona.

Vediamo il Figlio di Dio:

33 Occorrenze nei Vangeli.

Matteo 4,3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio…

Matteo 4,6 e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto:

Matteo 8,29 Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?».

Matteo 14,33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».

Matteo 26,63 Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio».

Matteo 27,40 «Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!».

Matteo 27,43 Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!».

Mat 27,54 Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Marco 1,1 Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Marco 3,11 Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!».

Marco 5,7 e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!».

Marco 14,61 Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?».

Marco 15,39 Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!».

Luca 1,32 Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre

Luca 1,35 Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.

Luca 3,38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.

Luca 4,3 Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane».

Luca 4,9 Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, buttati giù;

Luca 4,41 Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.

Luca 8,28 Alla vista di Gesù gli si gettò ai piedi urlando e disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi!».

Luca 12,8 Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;

Luca 22,70 Allora tutti esclamarono: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono».

Giovanni 1,34 E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio».

Giovanni 1,49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!».

Giovanni 3,17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

Giovanni 3,18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

Giovanni 3,36 Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui».

Giovanni 5,25 In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.

Giovanni 10,36 a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?

Giovanni 11,4 All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato».

Giovanni 11,27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».

Giovanni 19,7 Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio».

Giovanni 20,31 Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Vediamo l’espressione Figlio dell’Uomo:

91 occorrenze solo in Ezechiele. Il Profeta è chiamato costantemente da YHWH “Figlio dell’Uomo”, cosa che accade a nessun altro profeta.

Daniele vede in visione un Figlio dell’Uomo venire dalle nubi…e poi niente più. L’espressione viene ripresa dal Cristo, molteplici volte. Mai nessuno lo chiama in questo modo, è sempre lui a definirsi tale, ma mai comunque dicendo “Io sono il Figlio dell’Uomo”. Perchè c’è questo legame tra Ezechiele e Gesù? secondo me perchè Ezechiele è indiscutibilmente legato alla visione della Merkabah, e il Figlio dell’Uomo è la Merkabah, l’essere di luce eterna, il glorioso.

79 occorrenze nei Vangeli:

In Giovanni 12,34 gli Ebrei mostrano una totale ignoranza circa questa espressione, proprio come essi ignoravano il Melkizedek…: “Allora la folla gli rispose: «Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’uomo?»“. Gli ebrei sembrano titalmente ignari della Tradizione del Melkizedek, del raddrizzamento dello Djed, del sollevarsi del Cobra, non sanno nulla di ciò.

Vediamo i versetti:

Matteo 8,20 Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

Matteo 9,6 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua».

Matteo 10,23 Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo.

Matteo 11,19 È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere».

Matteo 12,8 Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Matteo 12,32 A chiunque parlerà male del Figlio dell’uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro.

Matteo 12,40 Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.

Matteo 13,37 Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo.

Matteo 13,41 Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità

Matteo 16,13 Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?».

Matteo 16,27 Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

Matteo 16,28 In verità vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non morranno finché non vedranno il Figlio dell’uomo venire nel suo regno».

Matteo 17,9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Matteo 17,12 Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».

Matteo 17,22 Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini

Matteo 18,11 [È venuto infatti il Figlio dell’uomo a salvare ciò che era perduto].

Matteo 19,28 E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele.

Matteo 20,18 «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte

Matteo 20,28 appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

Matteo 21,28 «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, va’ oggi a lavorare nella vigna.

Matteo 24,27 Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.

Matteo 24,30 Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.

Matteo 24,37 Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.

Matteo 24,39 e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo.

Matteo 24,44 Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.

Matteo 25,31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.

Matteo 26,2 «Voi sapete che fra due giorni è Pasqua e che il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso».

Matteo 26,24 Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

Matteo 26,45 Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori.

Matteo 26,64 «Tu l’hai detto, gli rispose Gesù, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo».

Marco 2,10 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati

Marco 2,28 Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato».

Marco 8,31 E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare.

Marco 8,38 Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».

Marco 9,9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti.

Marco 9,12 Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.

Marco 9,31 Istruiva infatti i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà».

Marco 10,33 «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani,

Marco 10,45 Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Marco 13,26 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.

Marco 14,21 Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Bene per quell’uomo se non fosse mai nato!».

Marco 14,41 Venne la terza volta e disse loro: «Dormite ormai e riposatevi! Basta, è venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori.

Marco 14,62 Gesù rispose: «Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo».

Marco 15,39 Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!».

Luca 5,24 Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua».

Luca 6,5 E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Luca 6,22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v’insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell’uomo.

Luca 7,34 È venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori.

Luca 9,22 «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno».

Luca 9,26 Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi.

Luca 9,44 «Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini».

Luca 9,58 Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

Luca 11,30 Poiché come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

Luca 12,8 Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio;

Luca 12,10Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo gli sarà perdonato, ma chi bestemmierà lo Spirito Santo non gli sarà perdonato.

Luca 12,40 Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate».

Luca 17,22 Disse ancora ai discepoli: «Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.

Luca 17,24 Perché come il lampo, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno.

Luca 17,26 Come avvenne al tempo di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo:

Luca 17,30 Così sarà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si rivelerà

Luca 18,8 Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».

Luca 18,31 Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà.

Luca 19,10 il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Luca 21,27 Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande.

Luca 21,36 Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Luca 22,22 Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito!».

Luca 22,48 Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?».

Luca 22,69 Ma da questo momento starà il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza di Dio».

Luca 24,7 dicendo che bisognava che il Figlio dell’uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno».

Giovanni 1,51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».

Giovanni 3,13 Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo.

Giovanni 3,14 E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo

Giovanni 5,27 e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.

Giovanni 6,27 Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Giovanni 6,53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.

Giovanni 6,62 E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?

Giovanni 8,28 Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo.

Giovanni 9,35 Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?».

Giovanni 12,23 Gesù rispose: «È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo.

Giovanni 13,31 Quand’egli fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui.

PAOLO NON DEFINIRA’ MAI GESU’ “FIGLIO DELL’UOMO” ma sempre “FIGLIO DI DIO”.

L’ESPRESSIONE RIAPPARE SOLO IN APOCALISSE, NELLE VISIONI IN CUI GIOVANNI VEDE MELKIZEDEK:

Apocalisse 1,13 e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a Figlio dell’Uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.

Apocalisse 14,14 Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio dell’’Uomo; aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata.

IL FIGLIO DI DIO

(Ben ha Elohim o Ben YHWH)

Il titolo «figlio di Dio» (ebr. Ben Elohim) nella tradizione ebraica ha diverse valenze. Viene attribuito al popolo di Dio:

Israele è il mio figlio primogenito (Es 4,22),

Dall’Egitto ho chiamato mio figlio (Os 11,1);

saranno chiamati figli del Dio vivente (Osea 2:1).

In forma indiretta viene espresso in Dt 14,1; 32,6.18; Is 43,6. Questo titolo è attribuito a Israele costantemente nella tradizione biblico-giudaica, come in Sapienza 18:13: Quelli rimasti increduli a tutto per via delle loro magie, alla morte dei primogeniti confessarono che questo popolo è figlio di Dio.Peraltro, Israele è anche la Isha, la Sposa di YHWH, ergo un figlio di Israele dovrebbe essere considerato giocoforza un figlio di YHWH. Nell’orizzonte dell’ideologia regale, il Messia, discendente del re Davide, assume un rapporto filiale con YHWH, che viene celebrato nel salmo 2,18 :”Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato“. Ė Figlio di Dio chi Dio ama e corregge per questo (Proverbi 3:12). In 1 Cronache 17:13, Dio annuncia a Davide che “Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio” (1 Cronache 17:13). Lo si rinviene anche in Genesi 6:2: “i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero”; in Giobbe 2:1: “Quando un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, anche satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore”; in Giobbe 38:7: “mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio”. Il libro di Sapienza 2:13 e 2:18, pur non accettato dagli Ebrei ma presente nel canone cattolico, due volte celebra il Figlio di Dio: “Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio di YHWH … Se il giusto è figlio di Dio, egli l’assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari“. Se quindi nell’Ebraismo non esiste apertamente il principio del Figlio, ma dei Figli di Dio, parimenti nell’Islam si nega perentoriamente che Dio possa avere un Figlio. Si afferma che Dio è uno solo e l’idea che possa generare un Figlio di natura divina è considerata contraria al monoteismo. Gesù Cristo è considerato un profeta e così Maometto, considerato l’ultimo dei profeti mandati da Dio. Per l’Islam, tutti i profeti sono esseri umani e non hanno qualità divine. Lo stesso Maometto non si definiva figlio di Dio, ma soltanto eletto e profeta. All’Islam e all’Ebraismo manca la consapevolezza dell’Uno-Molti, dell’Adam (il Figlio di Dio) smembrato alle origini in mille scintille (i Figli di Dio). Nel Nuovo Testamento, a parte il Figlio di Dio, l’espressione “Figli di Dio” è resa nella forma “Iuioi Teou”. Gli operatori di pace saranno chiamati Figli di Dio (Matteo 5:9); i figli della resurrezione sono Figli di Dio (Luca 20:36); coloro che accolgono Cristo sono Figli di Dio (Giovanni 1:12); le anime di Dio disperse sono Figli di Dio (Giovanni 11:52); i ben guidati dallo Spirito di Dio sono figli di Dio (Romani 8:14); sono quelli che la Creazione attende con impazienza (Romani 8:19); quelli che rinascono a se stessi, i figli della promessa (fatta ad Abramo), sono i figli di Dio e non quelli della carne (Romani 9:8); i nemici dei Figli del Diavolo sono i Figli di Dio (1 Giovanni 3:10).

Occorre fare una premessa sul Figlio di Dio per come inteso dal cristianesimo. L’espressione “Figlio dell’Altissimo” è l’equivalente di Figlio di Dio. Presente 3 volte in Luca (1:32, 1:35, 8:38), essa appare in Siracide 4:1-10 (altro testo non accettato dal canone ebraico), un versetto da interpretare come esortazione all’iniziato a prendersi cura della propria anima, del proprio uomo interiore, a sacrificare la propria vita naturale. Chi agisce in tal senso, assurge allo status di Figlio dell’Altissimo: “Figlio, non rifiutare il sostentamento al povero, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi. Non rattristare un affamato, non esasperare un uomo già in difficoltà. … Porgi l’orecchio al povero e rispondigli al saluto con affabilità. Strappa l’oppresso dal potere dell’oppressore, non esser pusillanime quando giudichi. Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell’Altissimo”. In Matteo 27,43 la gente esclama: “Ha confidato in Dio; lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!»”. Ebbene, in Matteo non c’è un’occasione in cui Yeshua si sia definito tale da se stesso e apertamente. Lo fa solo indirettamente in una benedizione al Pater in 11:27, in una sorta di dialogo Padre-Figlio, e in 16:17 affermando “il Padre mio”. Per lo più è la Sitra Hara (il lato impuro, lo Shaitan e i demoni) a definirlo e a riconoscerlo come tale: “Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio… Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto (Matteo 4:3-6) … Cominciarono a gridare: «Che cosa abbiamo noi in comune con te, Figlio di Dio? Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?». (Matteo 8:29) … Gli spiriti immondi, quando lo vedevano, gli si gettavano ai piedi gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!» (Marco 3:11) … Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo (Luca 4:41)”. L’ipotetica dello Shaitan “se sei Figlio di Dio” non è espressione del dubbio circa la natura di Yeshua quanto piuttosto uno spingere a fare, un tentare. La tentazione dello Shaitan si ripresenta attraverso la gente sotto la croce: “Tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso! Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!” (Matteo 27:40) , il che mostra come lo Shaitan possa agire attraverso chiuque. Lo riconoscono Figlio di Dio:

1) gli apostoli sulla barca durante la tempesta: “Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: «Tu sei veramente il Figlio di Dio!».” (Matteo 14:33);

2) il centurione dopo il sisma sul Golgota : “Davvero costui era Figlio di Dio!” (Matteo 27:54). Secondo alcuni, quest’ultima professione di fede, in bocca al centurione romano (pagano), sarebbe un evidente indizio dell’intenzione dell’evangelista di descrivere il passaggio del testimone di Dio Padre dagli ebrei ai gentili;

3) l’evangelista Marco, l’evangelista Luca e Giovanni: “Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Marco 1:1); “Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Giovanni 20:31);

4) l’arcangelo Gabriele : “Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo…Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Luca 1:32-35);

5) Il discepolo Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!” (Giovanni 1:49);

6) Giovanni Battista: “E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”.

7) Marta: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (Giovanni 11:27).

Il Sinedrio gli chiede con insistenza se lui si stimi il Figlio di Dio e se abbia il coraggio di dichiararlo, e in un caso risponde “io lo sono”, in un altro accenna alla venuta del Figlio dell’Uomo: “Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio»” (Matteo 26:63) … «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli disse loro: «Lo dite voi stessi: io lo sono» (Luca 22:70). Notare che laddove il Sinedrio ne fa una questione religiosa: “Sei tu il Figlio di Dio?”, Pilato ne fa una questione politica: “sei tu il re dei Giudei?” (Giovanni 18:33). Il vangelo di Giovanni, vangelo del Logos senza generazione, risulta diverso dagli altri tre sinottici anche sotto questo specifico aspetto. Se nei tre sinottici, Gesù non dichiara mai apertamente questa sua natura superiore e questo lignaggio iperumano, in Giovanni parla del Figlio in terza persona, mai in prima, perché certamente la natura umana di Yeshua ha troppo rispetto, timore e amore per la natura divina in lui: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui (3:17) … Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio incombe su di lui (3:36) … In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno (5:25) … Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato (11:4) … Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio (14:13)… Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te (17:1)”. Da Yeshua in poi, per capire cosa significhi essere Figlio di YHWH, occorrerà capire Yeshua stesso e imitarlo, come disse una delle sue figure nell’AT, Gedeone: Guardate me e fate come farò io, così farete voi (Giudici 7:17)

IL FIGLIO DELL’UOMO E IL MESSIA COLLETTIVO

Il titolo Figlio dell’uomo, in greco “Hyios tou Antropou”  che si trova così spesso nei quattro Vangeli sulle labbra di Gesù, costituisce uno degli enigmi della scienza biblica moderna. È stato pertanto oggetto di una quantità di studi che hanno cercato di chiarire questo termine attraverso le sue origini della storia delle religioni, partendo dai miti dell’uomo primordiale e del Salvatore salvato, ma non è ancora stato raggiunto alcun consenso critico. In queste condizioni non possiamo far altro che indicare i dati fondamentali e formulare orientamenti di ricerca. Dal punto di vista linguistico, l’espressione “o Hyios tou antropou” è un semitismo che poteva solo sorprendere i cristiani di lingua greca. Paolo non se ne servirà mai. I padri della Chiesa ne hanno chiaramente perduto il significato originale. Nel Nuovo Testamento, al di fuori delle tre visioni apocalittiche (Stefano al momento del suo martirio in Atti 7:56, Apocalisse 1:13 e 14:14) l’espressione si trova solo nelle parole di Gesù Cristo su se stesso (82 volte), e questo in tutti i quattro i vangeli. Così si risale alla più antica Antica Tradizione evangelica. L’espressione greca corrisponde all’ebraico ben Adam o all’aramaico bar enasha. Lo stupore della folla davanti a questo appellativo (Giovanni 12: 34), il fatto che gli apostoli non se ne servano nelle loro confezioni di fede, basta a mostrare che Gesù avesse un suo modo personale di designare se stesso. Il problema dell’origine del titolo non basta, dunque, a risolvere quello del suo significato nei vangeli. Per quanto concerne le origini, l’espressione ben Adam è una ebraismo che significa “essere umano”. A seconda dei contesti, il termine può essere usato con un semplice parallelo a “uomo” (così salmi 8:5) o sottolineare la debolezza dell’uomo davanti alla maestà divina (particolarmente in Ezechiele). In aramaico, l’espressione in certi casi può sostituire il pronome di prima persona: un uomo come me (Geza Vermes). L’uso più caratteristico si trova nel libro di Daniele: alle 4 bestie uscite dal mare, che rappresentavano imperi pagani, succede la visione di un essere misterioso presentato come Figlio dell’uomo: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno simile a un figlio d’uomo. Giunse fino al Vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere Gloria e regno. Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano. Il suo potere è un potere eterno che non tramonta mai” (Daniele 7: 13-14). Il testo, che risale al tempo della terribile persecuzione di Antioco IV epifane (167-164 a.C.), annuncia la fine degli imperi pagani e l’instaurazione del regno di Dio: dopo il giudizio degli empi, il regno è dato al popolo dei Santi dell’Altissimo (Daniele 7:27). Esiste così una differenza tra la visione (come un Figlio dell’Uomo) e la sua interpretazione (il popolo dei Santi dell’Altissimo). Si deve, quindi, dare un senso personale o un senso collettivo all’espressione Figlio dell’uomo? L’allusione al racconto della creazione non sembra dubbia. Le bestie uscite dal mare ricordano i mostri mitici contro i quali Dio combatte per instaurare l’ordine e l’equilibrio della natura. Secondo il piano iniziale, l’uomo Adamo doveva esercitare le funzioni vicarie di signore Divino sul mondo (Genesi 1 26-28, Salmi 8). La visione di Daniel, contestualmente, descrive tanto il passato prima del tempo (la creazione di Adam, la cui statura è pari a quella del Creatore essendo un altro se stesso, e di qui quel “giunse fino..” che indicherebbe una statura pneumatica simile a quella di Dio, quasi fosse un altro Dio) che il futuro alla fine di questa creazione decaduta, poichè il verso promette la restaurazione del Piano divino, messo in scacco dagli imperi pagani,simbolo delle Potenze dell’astrale che hanno preso in schiavitù Adam, il Figlio dell’Uomo.  Per la sua natura simbolica, la visione rimane aperta a un’interpretazione messianica personale (nessun regno senza re) o ad un’interpretazione collettiva. È un’applicazione del concetto di personalità corporativa ben attestato nella Bibbia (J. de Fraine). Specialista del libro di Daniele, A. Lacocque ha ripreso questa spiegazione a suo modo: “ci si avvicina maggiormente al senso della metafora del figlio dell’uomo, se la si interpreta come la personalità pleromatica di Israele, anzi l’umanità in generale (l’una non esclude l’altra) ma la presuppone. Con il figlio dell’uomo intronizzato, l’umanità è divinizzata secondo il suo progetto“. La storia dell’interpretazione del Figlio dell’Uomo di Daniele è molto complessa. Si possono utilizzare le parabole del libro di Enoch ? Mentre la maggioranza degli autori le poneva circa all’inizio dell’era cristiana, Milik ha sostenuto la tesi di un’origine tardiva, giudeo-cristiana (III secolo della nostra era): in queste parabole, il Figlio dell’Uomo è considerato l’eletto, rimasto presso Dio prima della sua manifestazione nel mondo, incaricato del giudizio. Nello stato attuale della documentazione è prudente non basarsi su questi testi per il periodo neo-testamentario. Invece è innegabile l’utilizzazione messianica personale della figura del Figlio dell’Uomo in 4 Esdra, apocalisse giudaica della fine del I secolo della nostra era. Per quanto riguarda i Vangeli, di solito le parole di Gesù sul Figlio dell’uomo si classificano in tre gruppi, e ci si sforza di distinguere fra i vari logia: quelli che presentano chiari segni di autenticità e quelli che proverebbero dalla comunità primitiva. Sebbene questa posizione del problema sia di accogliere con precauzione, partiamo da questa classificazione, in quanto è la più comune. Una serie di logia vede nella stessa linea di Daniele 7 la manifestazione futura del Figlio dell’Uomo. Dopo aver annunciato la distruzione di Gerusalemme e la fine del mondo, Gesù annuncia la venuta del Figlio dell’Uomo sulle nuvole del cielo: visione di consolazione, promessa di riunione degli eletti (Marco 13:26). Il Figlio dell’Uomo eserciterà il giudizio secondo certi testi (per esempio Matteo 25:31-46), secondo altri interverrà come intercessore per i suoi discepoli (Luca 12:8). La maggior parte dei critici considera autentici questi logia escatologici. Secondo un’altra serie di testi, la figura del Figlio dell’Uomo è legata all’annuncio della passione e della Resurrezione; così nei diversi annunci della passione, nella quale i sinottici scandiscono la marcia di Gesù verso Gerusalemme (così Marco 8:31; 9:9 e 31; 10: 33 e 45). In modo particolare, O. Cullmann  e J. Jeremias hanno sottolineato il carattere paradossale di questa associazione tra la figura sofferente del servo di Jahvè da Isaia 53 e la figura gloriosa del Figlio dell’uomo di Daniele. Alcuni testi infine considerano l’azione presente del Figlio dell’Uomo sulla Terra. Così, secondo Marco 22:10, il Figlio dell’Uomo ha l’autorità di perdonare i peccati sulla terra. La diversità di questi usi può però essere ridotta ad una certa unità, se si osserva che soggiacente vi è sempre il tema del potere e del suo contrario, in un rapporto di relazione-opposizione. Gli sforzi che da una parte e dall’altra si fanno per dimostrare l’autenticità o la non autenticità di un logion o di una serie di logia sul Figlio dell’uomo, conducono spesso a vie senza uscita. È meglio partire dalla constatazione che la comunità primitiva, senza mai esprimere direttamente la sua fede con il titolo Figlio dell’Uomo, trasmette sempre questo termine quando ricorda parole di Gesù sulla sua missione e sull’avvenire della sua opera. Ci si trova il senso del mistero che circonda la persona e la missione di Gesù, la sua autorità e la sua totale dipendenza dal Padre, il carattere unico della sua persona e anche la sua solidarietà con i suoi fratelli umani. Il destino del Figlio dell’Uomo coinvolge anche quello dei suoi discepoli, e quello di tutta l’umanità secondo la magnifica parabola del giudizio in Matteo 25: 31-46. Così si spiega l’apparente assenza del Figlio dell’Uomo in Paolo. Questi evita l’espressione, ma presenta il Cristo come il nuovo Adamo che dà a tutti quelli che, per la Fede e per il Battesimo costituiscono il suo corpo, l’accesso al Regno di Dio.

Addentriamoci. Durante il processo e innanzi al Sinedrio, citando il Figlio dell’uomo visto in sogno-visione dal profeta Daniele, Yeshua dichiara: «Tu l’hai detto, anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio, e venire sulle nubi del cielo» (Matteo 26:64). Ma già precedentemente al processo, profetizzando l’Eskaton, Yeshua aveva detto:

Matteo 24,27 Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.

Matteo 24,30 Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria.

Matteo 24,44 Anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.

Matteo 25,31 Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria.

Yeshua si dichiara sempre Figlio dell’Uomo: 29 volte in Matteo, 14 in Marco, 25 in Luca, 11 volte in Giovanni, per un complessivo di 79 occorrenze. Ciò che è da segnalare non è il numero delle occorrenze ma il fatto che, a differenza del titolo “Figlio di Dio”, solo Yeshua si accredita il titolo “Figlio dell’Uomo” seppur sempre in terza persona. Ovvero non dice mai “sono il Figlio dell’Uomo” ma ne parla come se fosse qualcosa di personale e al contempo impersonale, come fosse lui e al contempo qualcosa che non è lui, seppur dentro di lui. In Luca 19,10, Yeshua dichiara: “il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”. Non dice: “io sono venuto a cercare”. Parimenti in Marco 8,38: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Neanche qui dice “io mi vergognerò di lui”. Sembra un tentativo di eliminare l’Io, di sottomettersi al Dio interiore, al Logos divino in lui, come afferma Paolo in 1 Corinzi 15:10 “non io però, ma la grazia di Dio che è con me”; e come fa il profeta Samuele con Dio, parlando in terza persona: “parla YHWH, il tuo servo ti ascolta” (1 Samuele 3:10). La psicologia attuale rovescerebbe questa interpretazione circa l’umiltà e il timore reverenziale di Yeshua verso il Sè, e direbbe trattarsi di una classica “sindrome hubris”, di una manifestazione d’orgoglio. Il parlare in terza persona, in effetti, è una delle modalità tipiche attraverso cui un ego potente si esprime. Tra esse c’è, ad esempio, la predisposizione a compiere azioni che mettano se stessi in buona luce; un’esagerata preoccupazione per la propria immagine ed il proprio aspetto; un’esaltazione del senso delle proprie azioni quando se ne parla; la tendenza a parlare di sé in terza persona; una fiducia eccessiva nei propri giudizi, e la conseguente scarsa considerazione per i consigli e le critiche degli altri. Ma la “terza persona” di Yeshua è invece una manifestazione iniziatica di lotta all’ego. Yeshua non è un esaltato visionario ma, consapevole di ciò che porta dentro, lo rispetta, lo teme e lo ama a tal punto da parlarne come fosse altro da sè pur essendo in sè. Peraltro nessuno lo definisce tale, ma è Yeshua a definirsi tale in terza persona. Paolo non definirà mai Yeshua tale ma sempre Figlio di Dio. Il titolo riappare solo in Apocalisse, nella visione in cui Giovanni vede Melkizedek, l’Antico. L’espressione “Figlio dell’Uomo” è non solo quella che caratterizza più di ogni altra il Nazareno, ma quella più misteriosa non solo per noi ma anche per il mondo ebraico del tempo. Nell’Antico Testamento, tra i profeti, esso appare solo in Ezechiele e Daniele, non a caso i due profeti visionari. Ezechiele è chiamato costantemente Figlio dell’Uomo (ebr. Ben Adam) ben 91 volte, cosa che non accade ad alcun altro profeta. Ma qui l’accezione non è sovrumana, e Figlio dell’uomo appare come una forma di esaltazione di YHWH nei confronti dell’uomo-figlio, dell’uomo Ezechiele. Diverso il caso di Daniele, che vede in visione “come un Figlio dell’Uomo venire sulle nubi”: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle (con le) nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo (ebr. KeBar Enosh); giunse fino al vegliardo e fu condotto a lui» (Daniele 7:13). Qui abbiamo non solo un diverso modo di chiamare il Figlio dell’uomo con l’espressione Bar (figlio in lingua aramaica), ma è detto “KeBar-simile ad Figlio d’Uomo” e l’intero contesto appare messianico con connotazioni sovrumane, nonostante l’esegesi dominante sarebbe propensa a vederci un simbolo del popolo di Israele, il popolo dei santi di Dio (Dn 7,27). Peraltro, se è vero che per Yeshua il termine non sarebbe apparentemente una metafora per indicare Israele, ma un titolo o qualcosa del genere che egli applica a se stesso, bisogna considerare che il Cristo, ovvero l’Adam Qadmon, resta pur sempre un essere collettivo (originato da uno smembramento primordiale) noto esotericamente come Israel Pneumatico o Pleromatico (Paolodi Tarso, Lacocque). La maggior parte dei critici ha sempre cercato di capire il valore del termine deducendolo dal contesto stesso dei vangeli e arrivando a una delle conclusioni seguenti: Gesù chiama se stesso Figlio dell’Uomo per una sorta di umiltà (cf. Bonsirven, Teologia del Nuovo Testamento e Lagrange, Evangile selon Saint Marc). Altri ci hanno visto un’assolutizzazione dell’uso che fece di questo termine Ezechiele (Procksch, Christentum und Wissenschaft). Altri (Vermes, Gesù l’ebreo) hanno cercato di spiegare il termine come una forma dialettale giudaica che vorrebbe dire soltanto «io». Altri ancora hanno cercato addirittura nella letteratura greca – il Poimandres – (Dodd, The Interpretation of the Fourth Gospel). E fa stupore che un’opera seria come quella recente di Conzelmann (Guida allo studio del Nuovo Testamento) nelle pagine dedicate al Figlio dell’Uomo non menzioni nemmeno il Libro delle Parabole. Qualcuno (Mowinckel He that Cometh; The Messiah Concept in the Old Testament and Later Judaism) ha intuito che l’opera fondamentale da tenere presente per capire che cosa significasse l’espressione «Figlio dell’Uomo» è il Libro delle Parabole, ma resta piuttosto isolato. Ora il Libro delle Parabole è datato con sicurezza a circa l’anno 30 a.C. e vi appare una figura chiamata Figlio dell’Uomo che ha le seguenti caratteristiche: è una persona, non una collettività; ha natura superumana, perché è creato prima del tempo e vive tuttora; conosce tutti i segreti della Legge e perciò ha il compito di celebrare il Grande Giudizio alla fine dei tempi. Questa figura dotata delle funzioni di giudice escatologico doveva essere ben nota alla gente, perché nessuno domanda mai a Gesù che cosa mai sia questo Figlio dell’Uomo. Alla luce di quanto abbiamo appreso dal Libro delle Parabole leggiamo qualche passo dei vangeli a proposito del Figlio dell’Uomo. Si legge in Giovanni 5,27: «Dio ha dato a Gesù il potere di giudicare, perché è il Figlio dell’Uomo». Dunque, Giovanni sapeva, e si rivolgeva a lettori che sapevano, cosa voleva dire «Figlio dell’Uomo» (in questo caso nel greco manca l’articolo, ma si tratta di un problema di sintassi greca, perché «Figlio dell’Uomo» è predicato nominale). L’espressione è di Cristo, nonostante gli inutili tentativi di alcuni razionalisti tedeschi e altri di dimostrare che non avrebbe potuto usarlo. Non è stato inventato dagli scrittori dei Vangeli per i quali  non sembra essere un titolo preferito, in quanto non lo usano mai per Cristo stesso: ergo è una reale testimonianza di ciò che Cristo diceva di essere, e non un’interpolazione se non, peggio, un’invenzione dei redattori dei Vangeli. Non può essere neanche reso come “uomo“, che secondo certi storicisti sarebbe una ammissione, da parte del Cristo, di essere un semplice uomo. Yeshua, sotto processo, dice al Sinedrio: “Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria” (Matteo 24:30). Questo era chiaramente un riferimento alla profezia di Daniele e all’essere sovrumano della visione. Ed ora sentiamo le parole che un altro evangelista, Marco, mette in bocca a Gesù (2,1ss). La vicenda è quella della guarigione del paralitico. Gesù si trova in una casa e un gruppo di persone che trasporta un paralitico su una lettiga cerca di avvicinare Gesù, all’evidente scopo di ottenerne la guarigione. Poiché c’è troppa gente, scoperchiano il tetto e calano il paralitico davanti a Gesù, il quale, trovatosi davanti a quest’uomo, gli dice: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». A questa sortita alcuni dei presenti protestano osservando che solo Dio può rimettere i peccati. Allora Gesù interviene e continua così il suo discorso col paralitico: «Che cosa è più facile? Dire “ti sono rimessi i peccati” o dire “alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina?”. Ora, perché sappiate che il Figlio dell’Uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, io ti ordino – disse al paralitico – alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”». Dunque, per Gesù il Giudice escatologico (questo lo sapevano tutti) poteva rimettere i peccati al momento del Giudizio finale e questo appare ben chiaro dalla lettura del Libro delle Parabole; ma Gesù aggiunge «qui sulla terra». Se anche non si identificò col Figlio dell’Uomo delle credenze del tempo, Gesù affermò almeno di avere quei poteri che si attribuivano comunemente alla figura del Figlio dell’Uomo e li aveva già, cioè da sempre. Ma Qumràn ci ha dato qualcosa in più oltre a imporci di leggere attentamente gli apocrifi: ci ha fatto vedere che la credenza nell’esistenza di figure angeliche superumane era ammessa. Esisteva un Melkisedek celeste, descritto nella profezia del rotolo 11Q13, che aveva funzioni simili a quelle del Figlio dell’Uomo del Libro delle Parabole. Sono nomi diversi che indicano funzioni analoghe. Un rapporto tra il Libro delle Parabole e Gesù era già stato notato sporadicamente, ma ora tutto deve essere approfondito. La via per capire l’autocomprensione di Gesù non è quella del titolo messianico col quale è passato alla storia, ma quella di far perno sul concetto di Figlio dell’Uomo. Non è possibile sapere a quale contesto a-temporale inerisca lo scenario della visione, se prima della manifestazione del Cristo in Yeshua, se dopo la resurrezione, se nell’Eskaton, se non persino prima del tempo. E’ uno scenario senza un tempo. La stessa espressione “simile al Figlio dell’Uomo” appare poi in:

Apocalisse 1,13 e in mezzo ai candelabri c’era uno simile a figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro.

Apocalisse 14,14 Io guardai ancora ed ecco una nube bianca e sulla nube uno stava seduto, simile a un Figlio d’uomo; aveva sul capo una corona d’oro e in mano una falce affilata.

Non è un caso che Yeshua si leghi, per questa via, proprio ad Ezechiele e Daniele, i due profeti visionari: Ezechiele è legato alla Visione della Merkavah (corpo di Gloria descritto in Ezechiele capp. 1 e 3), e il Figlio dell’Uomo è il Messia della Merkavah, l’Essere di Luce Eterna. Per quanto concerne Daniele, i punti di contatto con Yeshua sono diversi. Alcuni passi importanti dei Vangeli presentano riferimenti danielici: 1) “Non temere piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto darvi il suo regno” (Luca 12:32) richiama Dn 7,18 e 7,27 dove si dice che i santi dell’Altissimo ricevono il regno; 2) la versione originaria del detto che troviamo in Lc 22,28-30/Mt 19,28 “voi che mi avete seguito sederete su troni a giudicare le dodici tribù di Israele” presenta un significativo riferimento ai “troni” di Dn 7,9, e il parallelo vale ovviamente per la scena del giudizio stesso (Dn 7,10); 3) Infine, ultimo ma non certo ultimo, c’è il riferimento più palese, quello di Mc 13,26, dove si parla del Figlio dell’uomo che viene sulle nubi. Se A) Yeshua e il suo movimento presentano, almeno in parte, caratteri tipici dell’ “apocalittica”; B) se tra gli apocalittici era in voga la riflessione sulla visione di “uno come un Figlio dell’Uomo” del libro di Daniele; C) se nella predicazione di Gesù troviamo alcuni detti che testimoniano l’influenza della visione di Daniele; si potrebbe arguire che il libro di Daniele – che del resto godeva di ampia diffusione – potesse essere un riferimento importante per la “teologia”e l’identità stessa di Yeshua e del suo circolo, e che quindi non sarebbe stato inappropriato per Yeshua evocare nei suoi discepoli immagini danieliche mediante il semplice impiego dell’espressione Bar Enosh, di per sé tutt’altro che poco significativa. L’espressione Figlio dell’Uomo si trova anche nell’apocalittica apocrifica di 1Enoch 46,1 in cui la figura viene introdotta in modo molto simile al libro di Daniele: “un altro la cui faccia aveva sembianza umana“. Da quel momento in poi viene sempre preceduta dall’aggettivo dimostrativo “questo”, “quello” oppure dall’articolo “il”. Similmente anche nell’apocrifo 4 Ezra 13,3 si parla di “qualcosa di simile ad un uomo“, dopodiché la figura viene indicata semplicemente come “quell’uomo“. Quanto meno, possiamo pensare che Yeshua, dopo aver istruito varie volte i discepoli sulla visione di Daniele e sul suo significato (così come facevano altri apocalittici), possa poi tranquillamente aver pronunciato detti in cui l’espressione Bar Enosh, anziché essere intesa come semplice riferimento a un qualunque essere umano, veniva intesa dai suoi discepoli come un riferimento a quell‘umano (sovrumano) della visione di Daniele. Inoltre, il Figlio dell’Uomo, e tutti i detti di Yeshua sul Figlio dell’Uomo, potrebbero riferirsi tanto all’Uomo Universale che al popolo dei Santi dell’Altissimo, il popolo dei sacerdoti eterni. Quindi il Figlio dell’Uomo potrebbe avere un’accezione collettiva, come d’altronde il Messia. Se analizziamo con scrupolo i versetti di Daniele 7, appare che il KeBar Enosh  (al verso 14) riceva potere, gloria e regno, e un potere che non tramonta mai e un regno indistruttibile: ovvero il conseguimento dell’eternità attraverso il corpo di luce. Al versetto 27 appare che tutto ciò venga conferito al popolo dei Santi dell’Altissimo (Ebr. Am Qadoshin Elyonin): “il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno”. Peraltro spesso Daniele 7 è tradotto “ecco apparire uno simile al Figlio dell’uomo CON le nuvole del cielo”. Se Daniele dicesse SULLE, avrebbe il senso del “cavalcare”. Enfatizzo CON

Se i cristiani essoterici interpretano questo passo danielico come prefigurazione della venuta del Cristo, gli Ebrei interpretano ciò affermando che il Figlio dell’Uomo di Daniele rappresenti o il messia atteso, o più spesso il popolo di Israel carnale tutto, il popolo eletto, l’umanità israelita. Il verso dovrebbe essere interpretato invece parimenti come 1) il messia sovrumano; 2) l’Adam ad immagine e somiglianza (Bar Enosh non è un semplice uomo, e Yeshua Bar Enosh chiede al Padre, in quanto Adam, di ridonargli la gloria che aveva prima che il mondo fosse (Giovanni 17:5); 3) il Figlio dell’Altissimo; 4) il Messia collettivo (Lui è loro e loro sono lui), il popolo animico dei pneumatici, le scintille divine, il piccolo popolo di Deuteronomio 7:7, il popolo dei sacerdoti eterni di Esodo 19:6 che riappare in Apocalisse 5:10 e 1 Pietro 2:9 descritto in modo similare: “li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti e regneranno sopra la terraMa voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce”. Secondo l’esegeta ebreo Yehoshua Efron, emerito professore di storia del popolo di Israele, dell’università di Tel Aviv, come riportato nel suo “Reshit hanazrut weapocalictica“: “in questa forma nascosta di Kebar Enosh è simboleggiato il popolo israelitico che si innalza dal profondo della sua umiliazione e sofferenza verso l’alto e prende lo scettro del dominio globale dopo la caduta del regno idolatra e bestiale. Invece nella teologia cristiana, Cristo eredita l’eredità di Israel quando il giudaismo eretico perde i suoi diritti. Gli si addice ordunque l’incoronazione diBen Adam” al posto della forma biblica confusa e generica (kmò ben Adam=come un uomo) e indeterminata. Il titolo pronunciato da lui stesso e autoattribuitosi, seppur in terza persona (Marco 2:28, Mat.12:8, Luca 6:5) non è chiaro al pubblico dei suoi ascoltatori, strano e fuori della norma nella lingua greca, avvolto in una nube di oscurità, enigmatico e misterioso, viene chiarito poco a poco alle orecchie dei suoi discepoli dopo un certo tempo. Solamente poco prima della crocifissione viene rivelato da lui stesso il segreto della sua identità davanti al Sinedrio e in pubblico che “ben Adam” è Cristo figlio di Dio”.

Quale il senso più profondo di questa espressione che ad litteram parrebbe riferirsi ad un altro modo di definire “uomo”? Esotericamente si chiama Figlio dell’uomo perchè è l’Uomo Interiore che l’uomo esteriore può rigenerare attraverso il suo sacrificio: “Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio” (Isaia 9:5). Non è un figlio carnale, ma è l’altro Sé, l’Uomo interiore rigenerato. Quindi Figlio dell’uomo è davvero Uomo nella sua pienezza spirituale, l’Adam figlio di se stesso, autogenerato, Uomo figlio dell’Uomo. Dio vuole inaugurare il suo regno su tutta l’umanita, un regno che iniziera con Yeshua, Figlio dell’uomo, figura che non è esclusiva di Yeshua. Il Figlio dell’uomo non è un titolo esclusivo di Yeshua, ma una possibilità quelli che gli gli danno adesione e da Lui accolgono la sua pienezza d’amore. Con l’immagine del Figlio dell’uomo, gli evangelisti vogliono indicare il trionfo del sovrumano sull’umano e sul bestiale, con la progressiva scomparsa di tutto ciò che blocca la benedezione gloriosa, da parte di Dio, agli uomini. Il Figlio dell’uomo, realtà realizzata per la prima volta compiutamente in Yeshua, ma poi d’allora possibile per tutti, è l’uomo che raggiunge la pienezza della sia condizione gloriosa ed entra in sintonia con la sfera di Dio, fondendosi con Lui. Gli Ebrei mostrano una totale ignoranza circa questa espressione, proprio come essi ignoravano il Melkizedek, l’Uomo Interiore: “Noi abbiamo appreso dalla Legge che il Cristo rimane in eterno; come dunque tu dici che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’Uomo? ” (Giovanni 12:34). Se all’epoca Figlio dell’Uomo avesse significato semplicemente “uomo”, gli ebrei non avrebbero fatto quella domanda. Inoltre, gli Ebrei sono ignari della Tradizione del Melkizedek, del raddrizzamento dello Djed (pilastro), del sollevarsi del cobra, ignorano la tradizione sapienziale misterica, e magari pur conoscendo il Figlio dell’Uomo citato nella visione di Daniele, non comprendono in ogni caso. Yeshua usa l’espressione “nato da donna” per indicare un umano, ma Figlio dell’Uomo è certamente un metaumano. Inoltre se in Daniele è “Bar-Enosh”, in Salmi 8:5, ove è usato senza dubbio in chiave umana, è “ben Adam”. Anche nel testo greco di Siracide 17:25 e in Isaia 51:12 l’accezione è umana : “un figlio dell’uomo non è immortale … Chi sei tu perché tema uomini che muoiono e un figlio dell’uomo che avrà la sorte dell’erba?”. Ben Adam, come detto, è anche il modo con cui Dio si rivolge ad Ezechiele. In Daniele viene usato il Bar (Figlio in Aramaico) Enosh (uomo). L’espressione è stata intesa fin dall’inizio, dalla tradizione e dalla Chiesa primitiva, come il trait-d’union tra l’Antico ed il Nuovo Testamento come l’adempiersi preciso e puntuale della profezia. Questa opinione resta a tutt’oggi condivisa dalla maggior parte del mondo cristiano e dagli studiosi anche se non sono mancanti pareri discordanti sia in materia di critica testuale, sia in materia esegetica, sia in ambito teologico attinente alla legittimità dell’associazione di essa con la figura di Gesù Cristo. In sostanza qualcuno ha ipotizzato che l’espressione evangelica greca “o iuios tou anthropou” che Yeshua si autoattribuisce possa essere stata interpolata a posteriori in un Daniele rivisto alla luce del Cristo, onde avvalorare la natura messianica di Yeshua. Qualcuno ha pensato che il Figlio dell’Uomo dei Vangeli abbia poco o nulla a che fare col Bar Enosh di Daniele. Molti Ebrei non divinizzano affatto il Figlio dell’Uomo visto da Daniele, forse per non dare corda messianica a Yeshua che si attribuì il titolo. Daniele non è considerato neanche un libro profetico, e l’Ebraismo lo cataloga fra gli scritti, essendo visto solo come libro sapienziale. Secondo gli Ebrei, quando Daniele parla di “bar Enosh” pare si riferisca a quelle profezie che vedono il popolo di Israel come uno simile ad un essere umano perché sfigurato e umiliato nelle sue molteplici persecuzioni e tentativi di sterminio di massa, già attuali ai tempi di Daniele. Secondo gli ebrei (e non solo), Bar Enosh significa appartenente alla razza umana, “uno simile ad un umano”, l’umanità generalmente in contrasto con la divinità o la divinità, con particolare riferimento alla debolezza e alla fragilità umana. Inoltre,  il termine “ben adam” non sarebbe che un sostituto formale del pronome personale o forse un titolo dato al profeta Ezechiele, probabilmente per ricordargli la sua debolezza umana. Quando Gesù diceva “il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo“, gli Ebrei intendono: “uno non ha dove posare il capo” riferendosi a se stesso oppure ai suoi discepoli in un plurale di gruppo, come nelle lingue semitiche. In effetti, nell’AT vi sono ricorrenze in cui il Ben Adam è inteso semplicemente come Uomo. La primissima ricorrenza del figlio dell’ uomo è in Numeri 23:19: “Dio non è un uomo (‘iysh) che dovrebbe mentire, né è un mortale (ben-adam) che dovrebbe cedere”. Poi in Giobbe 16:21: “Se un uomo (gabar) potesse ragionare con Dio come uomo (ben-adam) con i suoi simili”. In Giobbe 25:6: uomo (enosh) , che è un verme, e il figlio dell’uomo (ben-adam) , che è un larva!”. All’interno del libro dei Salmi, troviamo le stesse forme classiche impiegate in Numeri e Giobbe, in cui il figlio dell’uomo è usato in parallelo con l’ uomo per descrivere l’umanità nel suo insieme: “cos’è l’ uomo (enosh) che dovresti ricordarti di lui, e il figlio dell’uomo (ben-adam) che dovresti essere consapevole di lui?” (Salmo 8:5). E nella stessa formula parallena in Isaia 51:13: “chi sei tu che temi l’uomo (enosh) che morirà e il figlio dell’uomo (ben-‘adam), che sarà fatto [come] erba?”. Anche oggi, gli ebrei usano espressioni simili, per cui il greco “ho hyios tou anthrōpou” sarebbe erronea traduzione letterale di un semitismo. Secondo l’Enciclopedia Giudaica: “Nel contesto dei passaggi di Daniele, l’uso del figlio dell’uomo è spiegato da Rashi, il grande interprete ebreo delle scritture, per indicare: “uno come un uomo stava arrivando” – cioè il re ebreo umano Messia, non Gesù, la divinità divina cristiana messia. È stato sostenuto che “è venuto con le nuvole del cielo ‘uno come un figlio di uomo’” descrive uno “come un essere umano”. Il passaggio in Daniele 7:13 avviene nell’aramaico biblico e certamente implica un “essere umano”. Molte interpretazioni (cristiane) hanno cercato di leggere un’allusione messianica in questo versetto, “ma con ogni probabilità il riferimento è ad un angelo con un aspetto umano, forse Michele””. Non ci sarebbero basi linguistiche, secondo la tipica analisi ebraica, per poter attestare un collegamento fra Yeshua Figlio dell’Uomo e il Bar Enosh di Daniele, e per poter dire peraltro che il Bar Nasha sia qualcosa oltre l’uomo. Tanto più che per gli Ebrei c’è differenza tra il Bar Enosh (gr. Iuios Anthropos) che Gesù si attribuisce e il “kebar Enosh” (simile al Figlio dell’Uomo) di Daniele. Ancor più, quel titolo, che per i cristiani è messianico, per gli Ebrei non lo è affatto. Nonostante la visione e le argomentazioni ebraiche, è indiscutibile una valenza iniziatica (individuale e collettiva, il campione o i campioni della razza), messianica e di agente escatologico del Bar Enosh danielico e di quello dell’apocalittica apocrifica citata. Non solo, ma chiamare proprio quell’Ezechiele che vede il “corpo di Luce” o “Merkavah” Figlio dell’uomo, offre a questo titolo, in questo contesto, una valenza non limitabile alla dimensione dell’uomo ordinario. Gli ebrei ci vedono solo l’uomo perchè non hanno mai conosciuto l’Uomo e non possono contemplarlo: “chi è questo Figlio dell’Uomo?”.

La stessa apocalittica attesta la natura messianica del Figlio dell’uomo. 1 Enoch è uno dei primi commenti su Daniele e una delle prime evidenze che Daniele 7: 13-14 era letto come messianico in alcuni circoli ebraici dell’Epoca pre-cristiana. Nella sezione del libro delle Parabole di 1 Enoch, capitolo XLVI, 7:13-14, è detto: “Là io vidi l’Antico dei giorni il cui capo era come lana candida, e con lui un altro, il cui aspetto ricordava quello di un uomo. Il Suo aspetto era pieno di grazia, come quello dei santi angeli. Allora io chiesi a uno degli angeli, che erano con me e mi mostravano ogni cosa segreta, a riguardo di questo Figlio dell’uomo; chi fosse, da dove venisse e perché accompagnasse l’Antico dei giorni. Egli mi rispose e mi disse, Questo è il Figlio dell’uomo, a cui appartiene ogni giustizia, da cui è plasmata ogni giustizia e che rivelerà ogni tesoro che ora è celato: poiché il signore degli spiriti lo ha scelto ed Egli ha sorpassato tutti in eterna giustizia agli occhi del Signore degli spiriti”. E proprio non si comprende perchè Daniele non chiami quell’essere semplicemente Adam o Enosh anzichè Bar Enosh. Alcuni si chiedono pure se i discepoli di Gesù potessero sentirsi rimandati alla visione di Daniele, quando sentivano usare da parte del maestro l’espressione Bar Enosh in un certo modo. Ai discepoli infatti Yeshua chiede: «La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?»(Matteo 16:13). Qui Pietro risponde a Yeshua che il Figlio dell’uomo è il Figlio di Dio, e questo figlio è Yeshua medesimo. Ma i discepoli non hanno un’idea precisa di cosa sia davvero il Bar Enosh. D’altronde diverse volte Yeshua si riferisce a quel Bar Enosh indicando un agente messianico, escatologico e sovrumano, una sorta di plenipotenziario con funzione di vicario di Dio, vendicatore e giudice: “Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria (Matteo 24:30) … Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria (Matteo 25:31) … Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato! (Matteo 26:24) …. E il Padre gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo (Giovanni 5:27) … Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni (Matteo 16:27) … il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati (Matteo 9:6)”. In Matteo 24 e 25 sembra che Yeshua parli del Bar Enosh in lui come di un’Entità messianica che verrà in futuro: “Come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo… Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo….e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo … Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verràQuando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria”. Quindi, in senso compiuto il Figlio dell’uomo si manifesterà nell’Eskaton, alla fine dei tempi. D’altronde questo è il senso di Daniele 7 in cui il Figlio dell’uomo è un popolo messianico di santi e sacerdoti eterni, ciò confermato da Paolo che allude alla manifestazione dei Figli di Dio che giudicheranno gli Angeli Arconti: “La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio” (Romani 8:19) … non sapete che i santi giudicheranno il mondo? E se è da voi che verrà giudicato il mondo, siete dunque indegni di giudizi di minima importanza? Non sapete che giudicheremo gli angeli? (1 Corinzi 6:2-3)”. I santi, menzionati anche in Daniele, sono giudici come lo è il Bar Enosh secondo Yeshua: “E il Padre gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo” (Giovanni 5:27). Paolo usa l’espressione Apocalisse per indicare la Rivelazione dei Figli di Dio, il che conferma che l’Apocalisse di Giovanni parli proprio del Bar Enosh collettivo. Come ne parla Yeshua in Giovanni 14:12: “chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi”.  Contestualmente Il Bar Enosh è il Cristo interiore che ognuno può manifestare quando è pronto, colui che può risorgere nell’uomo perchè è caduto, che può ascendere perchè è disceso, che può tornare ad essere ciò che era prima che il mondo fosse: “Nessuno è salito al cielo tranne quello che è sceso dal cielo, il Figlio dell’uomo” (Giovanni 3:13). Il Bar Enosh è il Sè eterno del popolo dei Santi, la Coscienza collettiva: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Giovanni 8:28), che vuol dire “Quando il Sè sara risorto in voi, conoscerete voi stessi, Io sono voi e voi me”. Quando vengono scomodati i più alti vertici della nazione giudaica per mettere a morte Yeshua, ciò che i rappresentanti del potere manifestano non è solo l’intento di eliminare fisicamente il presunto messia Yeshua, un pericolo certamente per il dominio, per la posizione che loro rappresentano. Ciò che i rappresentanti del potere dimostrano è l’odio verso quell’umanità che Yeshua sta proponendo attraverso la figura del Figlio dell’uomo. Dare la morte a Yeshua non significa solo condannare un innocente, ma rifiutare l’immagine di umanità che propone. Qui il fatto di non parlare del Messia ma del Figlio dell’uomo è strategico, perchè le Potenze celesti e terrestri rifutano l’idea di un collettivo messianico, di una porzione di umanità liberata nella coscienza. La questione del Figlio dell’Uomo rende assolutamente marginale il dibattito sul Cristo storico, perchè lo stesso Yeshua trascese l’aspetto umano sul quale invece molti critici e detrattori fondano la loro critica. Possiamo concludere affermanola natura sovrumana e collettiva del Figlio dell’uomo, e Yeshua, usandolo, si riferisce non solo alla sua ontologia ma ad un’ontologia collettiva con una coscienza collettiva, un archrtipo vivente che non si esaurisce con lui. Altrimenti non avrebbe mai detto che il Figlio dell’Uomo sarebbe venuto in seguito. Se fosse stato lui e solo lui, avrebbe limitato a lui e al tempo presente quell’attributo: “Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo” (Matteo 10:23). E se fosse stato semplicemente un uomo, o l’umanità o Israel carnale, Yeshua non avrebbe chiesto: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Matteo 12:8); nè detto: “il Figlio dell’uomo è signore del sabato (Matteo 16:13) … Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo (Giovanni 3:13)”, facendo capire che trattasi di un mistero legato ad un Uomo oltre l’uomo, e non ad un qualcosa di dominio pubblico ebraico (Matteo 12:8 e  16:13).

FIGLIO DI DIO e FIGLIO DELL’UOMOultima modifica: 2018-05-27T12:52:31+02:00da mikeplato
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