ELIA e ELISEO

2re004

di Alessandro Conti Puorger

PERCHÉ QUESTO ARTICOLO
In più riprese mi sono interessato delle vicende dei profeti Elia ed Eliseo nei testi originari in ebraico contenuti nella Bibbia nell’interesse del tema generale della ricerca di pagine che oltre la prima faccia del racconto svelino messaggi di secondo livello sul tema messianico, obiettivo definitivo di quegli scritti.
Nel fare ciò comprovo anche l’efficacia del mio metodo per decriptarli.
Per far comprendere sinteticamente cosa intendo col decriptare e come procedo preciso che sono partito da considerazioni del tipo:

  • ognuna delle 22 lettere ebraiche è un ideogramma con proprio significato;
  • le scritture ebraiche antiche non avevano vocali;
  • le lettere erano tutte egualmente separate, senza fine parola;
  • la lettura usuale è una delle possibili decriptazioni del testo;
  • si poteva dividere il testo con parole diverse;
  • una parola poteva avere vocali diverse con mutazione del significato;
  • si può anche leggere il significato grafico della lettera singola e fare una lettura mista, appunto appositamente criptata (linguaggio profetico).

A chi interessa sapere di più sull’argomento propongo quale prima informativa “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“, seguito da “I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia“.
In “Parlano le lettere” ho poi fornito in modo esplicito le chiavi di decriptazione, i significati delle lettere singole e le regole del metodo, di cui alle schede nella colonna a destra della Home del mio sito “Bibbiaweb.net“.
Il ramo di ricerca su Elia ed Eliseo è iniziato col “Protovangelo di Malachia” mosso dalla profezia “Ecco io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio.” (Malachia 3,23s)

Altri articoli che trattano il tema sono:

Con gli ultimi due, infatti, tra l’altro, ho approfondito le vicende narrate al cap. 2 del II° libro dei Re relative al passaggio dei poteri da Elia ad Eliseo ed al rapimento in cielo d’Elia.
In quel frangente Eliseo chiede ad Elia che i “due terzi del tuo spirito diventino i miei“. (2Re 2,9)
Li riceverà in quanto strettamente connesso al significato intrinseco dei loro nomi, che sono veramente densi di significato, perché:

  • il nome di Elia vuol dire “il mio Dio è il Signore”;
  • il nome di Eliseo significa “Dio salva” o “a Dio gradito”, e contiene le lettere del nome Gesù .

Ora al capitolo 5 del II° libro dei Re, nel ciclo di Eliseo – ossia nella storia delle sue vicende che in 2Re si legge dal capitolo 2 al capitolo 13 – si trova il racconto di un miracolo che desta interesse perché ricordato da Gesù nel Vangelo di Luca: la guarigione di Naaman, un siriano.

Altro ramo di ricerca è la geografia della Palestina ed in particolare la zona tra il fiume Giordano e Mar Morto, ove tanta parte della storia biblica s’è sviluppata e ove predicava anche il profeta Elia precursore del precursore Giovanni Battista.
Questo interesse emerge dai seguenti articoli:

I due temi – decriptazione e fiume Giordano – però, interferiscono mirabilmente in quella pagina di Eliseo, perché il capitolo 5 del II° libro dei Re su quel siriano Naaman riguarda proprio una guarigione nel Giordano su consiglio di Eliseo.

IMPURITÀ NELL’EBRAISMO
Nell’ebraismo i concetti di purità e impurità – “Taharat” e “Tumah” – sono altra cosa dell’essere buoni o cattivi.
Lo stesso Sommo Sacerdote si doveva purificare per entrare una volta l’anno oltre al velo nel Santo dei Santi e Gesù, ebreo, in modo esplicito precisò: “Nessuno è buono, se non Dio solo.” (Marco 10,18)
Una persona in stato di purità, perciò, non è senza peccato, ma semplicemente è in condizioni adatte per avvicinarsi al sacro.
Per far ciò deve aver compiuto atti che dimostrino a sé e agli altri il desiderio di purificarsi per avvicinarvisi.
Per una migliore comprensione di ciò propongo un brano sugli affamati seguaci fuoriusciti di Davide, certamente non stinchi di santi, dediti al brigantaggio, inseguiti da Saul, quando Davide disse al sacerdote Achimelech: “Ora però se hai a disposizione cinque pani, dammeli, o altra cosa che si possa trovare. Il sacerdote rispose a Davide: Non ho sottomano pani comuni, ho solo pani sacri: se i tuoi giovani si sono almeno astenuti dalle donne, potete mangiarne. Rispose Davide al sacerdote: Ma certo! Dalle donne ci siamo astenuti da tre giorni. Come sempre quando mi metto in viaggio, i giovani sono mondi, sebbene si tratti d’un viaggio profano; tanto più oggi essi sono mondi. Il sacerdote gli diede il pane sacro, perché non c’era là altro pane che quello dell’offerta, ritirato dalla presenza del Signore.” (1Samuele 21,4-7)
Chi si era purificato, reso mondo, poteva così accedere alle parti consentite e/o del Tempio e avvicinarsi ai riti.
Il termine “Santo” “Kadosh” poi significa “distinto – diverso”.
Dio, il Santo, il distinto per antonomasia, chiede al popolo d’Israele di esser “Santo”, diverso nel e per il mondo, osservando le sue regole o mizvot per potersi portare in modo adatto nella sfera del diverso: “Poiché io sono il Signore, il Dio vostro. Santificatevi dunque e siate santi perché Io Sono Santo.” (Levitico 11,44 e simili in 19,2 e 20,7)
Il libro del Levitico, il centrale della Torah, è specialistico su questo tema e propone norme, decreti, comandi di Dio per “distinguere ciò che è santo da ciò che è profano e ciò che è immondo da ciò che è mondo“. (Levitico 10,10)



È questo un versetto interessante perché usa quattro volte la preposizione “tra” che propone l’idea di “intelligenza” “binah” su quelle due questioni:

  • Santo, “Qadosh” ;
  • Profano, “hol” .

Il profano ha la stessa radice del verbo “ammalarsi, essere o diventare fiacco, essere o diventare infermo”.
È come se nel corpo si nascondesse una potenza che provoca una variazione del normale stato.
Parola opposta è “leha” il vigore.
Il racconto della Genesi dell’albero della conoscenza del bene e del male si propone con tutte le relative implicazioni come se un essere maligno, il serpente , si sia nascosto in qualcosa che la persona ha assunto.
La decriptazione di questo versetto, che si inserisce in una pagina di secondo livello sita in un lungo discorso sui tempi messianici, conferma l’idea.

“Ed il serpente uscirà da dentro che sbarrato era nei cuori opprimendoli . La santità si porterà dentro . Saranno angeli , uscirà l’ammalare () e da dentro sarà l’energia fuori dell’immondo e dentro sarà l’energia a rientrare pura .”

Faccio notare che “immondo” è parola che si spiegherebbe proprio col racconto della caduta di Adamo ed Eva nel capitolo 3 del libro della Genesi; cioè lo spirito inoculato dal serpente “nei cuori vive dall’origine “.
Comporta tra l’altro che tutti saremmo potenzialmente impuri visto che tutti siamo nati da Adamo, concetto chiaramente espresso nel Salmo 143 al versetto 2 “Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto” (Salmo 143,2), pensiero che confermato dalla verità espressa da Gesù con “Nessuno è buono, se non Dio solo.” (Marco 10,18)
Qualsiasi eventualità, allora, che faccia trapelare un’inefficienza o carenza passeggera e momentanea è segnale dell’impurità, perché fa uscire dalla normalità, cioè è possibilità d’una invasione più intensa.
La comunità allora si deve difendere, perché teme attacchi incontrollati di poteri che non può dominare da sola e che può dominare solo Dio.
L’individuo è così chiaramente contaminato e può contagiare sicuramente fisicamente e forse anche nello spirito, perché tutto è interconnesso.
Il corpo è, infatti, un tutto unico con lo spirito dell’uomo e con lo stesso spirito che Dio gli ha donato, quindi una carenza corporea è, o ha, od avrà pure un riflesso sullo spirito e viceversa, così un segno esterno può già far trapelare una infezione dello spirito.
L’ammalato poi non è in grado di compiere tutte le mizvot e ciò è prova dello stato di impurità.
Tutto quello che connesso al corpo umano ne lede l’integrità è inadatto e fa entrare in stato di impurita lieve o definitiva.
La donna incinta che partorisce ha contenuto una vita, lei è impura.
Il sangue che esce o è uscito indica un segnale di indebolimento.
I mistici ebraici della cabbalah sostengono che ove si concentra una grande quantità di santità che poi viene a mancare, il vuoto è riempito da impurità.
Ogni indebolimento è segno di impurità.
Il seno della donna ad esempio, già piena di santità del bambino, dopo il parto ha un vuoto, occorre che si purifichi.
Egualmente al momento delle mestruazioni, una vita potenziale muore, c’è una perdita di sangue, è impura.
La perdita di liquidi seminali dai genitali, egualmente segnala una impurità.
La morte, poi, è vista come il massimo dell’impurità.
Anche il sonno popolato dai sogni è occasione di un’invasione ignota e porta ad impedimento provvisorio di operare per santificarsi, quindi ad un vuoto momentaneo di santità.
Per ciò occorre una purificazione mattutina, la “neteilat yadaim” – lavanda delle mani – dal “ruach rà” , vale a dire dallo spirito cattivo o del male.
Questo spirito cattivo, in definitiva, è quello che provoca una disarmonia nell’uomo fino a causarne la morte. Il termine che si trova nella storia di Saul che “veniva atterrito da uno spirito cattivo” (1Samuele 16,14; 16,16; 19,9) lo ritroviamo nel libro degli Atti degli Apostoli: “Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano. Alcuni esorcisti ambulanti giudei si provarono a invocare anch’essi il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica. Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote giudeo. Ma lo spirito cattivo rispose loro: Conosco Gesù e so chi è Paolo, ma voi chi siete? E l’uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite. Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù.” (Atti 19,11-17)
Gesù, infatti, toglie in modo radicale e non formale l’impurità, sana malati, lebbrosi, ciechi dalla nascita, emorroisse, scaccia demoni e risuscita i morti.
Ci siamo così portati a rapidi passi verso il tema della lebbra e dei lebbrosi.

LEBBRA E LEBBROSI
Il libro del Levitico dal capitolo 11 al capitolo 15 tratta del puro e dell’impuro:

  • il capitolo 11 degli animali puri e impuri;
  • il capitolo 12 sulla purificazione della puerpera;
  • il capitolo 13 e il 14 della lebbra e dei lebbrosi;
  • il capitolo 15 delle impurità sessuali.

La lebbra, essendo malattia è motivo d’impurità, ma tale morbo è solo uno degli aspetti che ricade sotto il termine usato in tali capitoli 13 e 14 per il fenomeno che l’ebraico definisce “sar’at” , impropriamente tradotto con lebbra.
“Sa’ar” poi è chi ne è colpito, impropriamente tradotto lebbroso in effetti è percosso e piagato, quasi ammaccato.
Con i segni delle lettere posso commentare:

  • scesa nel corpo una azione ;
  • un nemico/un avversario , ha agito ;
  • un nemico in vista ;
  • disceso il male .

Ce n’é a sufficienza per agitare le menti se a quei tempi, come ritengo, le singole lettere erano importanti e fornivano una descrizione del concetto.
Di fatto “sar’at” è qualsiasi difetto di superficie che si manifesta.
La variazione d’aspetto, avviso di disintegrazione, può riguardare l’epidermide e il cuoio capelluto dell’essere umano – tumori, pustole, lebbra, ulcera, scottature, esantema, psoriasi, vitiligine – vesti e di pareti di case (Levitico 13,47-59 e 14,33-56) con funghi, muffe o macchie.
La pelle diviene bianca e squamosa e una macchia bianca o anche il tutto bianco della pelle è sospetto, verrà tenuto in osservazione, se il difetto si approfondisce in piaga, è inizio di decomposizione, è immondo.
La lebbra delle pareti delle case sarebbe nata perché alcuni, pagani nell’intimo, che per superstizione e buon augurio celavano idoli in nicchie nei muri, venivano scoperti per la diversa colorazione che poi appariva sulle pareti.
Il bestiame pare non rientrare nella normativa sulla lebbra, ma questi sono normalmente impuri e pur quelli atti ad essere mangiati hanno pur sempre bisogno di purificazione e di controllo kosher.
Latente è il pensiero che siano soggetti zoomorfici di entità non controllate.

La lebbra conclamata era in pratica la prova di essere stati fisicamente toccati dal male che si evidenziava con una deformazione fisica.
La pelle dell’uomo è confine con l’esterno e un’apertura può provocare negative conseguenze, perciò l’individuo o l’oggetto sono allontanati dalla comunità.
Il lebbroso conclamato è impuro ed paragonabile ad un cadavere.
Nel libro di Giobbe, infatti, si legge “Un malanno divorerà la sua pelle, roderà le sue membra il primogenito della morte”. (Giobbe 18,13)
In Numeri 12, c’è ancora un collegamento della lebbra alla morte.
Miriam e Aronne mormorarono verso Mosè quando prese una moglie etiope, ma il Signore si dispiacque e Maria divenne lebbrosa, Aronne allora pregò Mosè (Numeri 12,12-14): “…essa non sia come il bambino nato morto, la cui carne è già mezzo consumata quando esce dal seno della madre. Mosè gridò al Signore: Guariscila, Dio! Il Signore rispose a Mosè: Se suo padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe essa vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori dell’accampamento sette giorni; poi vi sarà di nuovo ammessa.”
Qui il biancore a chiazza è, così, paragonato a schizzi di saliva della divinità.
Nel caso specifico c’è una chiara connessione tra una punizione, sia pure momentanea da parte di Dio, con un ammonimento paterno, e “Maria dunque rimase isolata, fuori dell’accampamento sette giorni; il popolo non riprese il cammino, finché Maria non fu riammessa nell’accampamento.” (Numeri 12,15)
Un lebbroso o sospettato di lebbra perciò ha un avviso revocabile o no e la comunità ne deve tener conto, fa dei riti e sa bene che “Quanto è vero che voi vivete, non è il morto che contamina e non è l’acqua con la cenere della vacca rossa che purifica, ma Colui che parlò e il mondo fu.” (Midrash rabbah, Chukkat)
La lebbra vera, l’Hanseniasi o morbo di Hansen è oggi curabile.

RICORDI EGIZI
È opportuno fare un salto nella cosmogonia dell’antico mondo egizio.
Le lettere di “sa’ar” , infatti, in cui può ricadere la lebbra segnalata dalla pelle che inizia a diventare bianca, si può leggere: “È sceso Ra ” cioè il dio Sole… e Ra per l’ebraismo era il male assoluto.
Il bianco era il suo colore, cioè un avviso del male, ma poteva anche essere segno di santità vera e ciò doveva essere controllato.
Ci si avvicinava comunque all’imponderabile.
Dalla scuola di Eliopoli, città del Basso Egitto, detta “Iunu” ove nel periodo di Amarna il re Akhenaton costruì ad Aton il tempio Wetjes Aten (elevazione del disco solare deificato), si era affermato e propagato il culto solare.

In principio c’era Nun, oceano col seme di tutto da cui venne la “Enneade” il gruppo dei nove dèi principali.
Emerse una collina, sorse il Sole Ra o “Atum” o “Aton” e da questi aria-Shu e umidità – Tefnut che generarono la terra – Geb e il cielo – Nut.
Ne nacquero quattro dèi: Osiride, Iside, Seth e Nefti.
Osiride, primo faraone d’Egitto, creatore dell’agricoltura, fu ucciso per gelosia dal fratello “Seth” in perenne lotta contro il bene, restò signore dell’oltretomba.
“Iside”, la sposa, con arti alchemiche e con la forza dell’amore, ritrovato il corpo dello sposo ne ebbe il figlio, Horus che affrontò Seth, nella lotta perse l’occhio sinistro (eclisse di luna), ma gli fu riconosciuto il diritto di regnare sul trono d’Egitto.
Ogni faraone era ritenuto la reincarnazione di Horus.
Ra e Horus, divinità solari, erano rappresentate con testa di falco, perché vola alto ed ha vista acuta e azione rapida.
Horus, figlio di Osiride e di Iside, simbolo del il sole nascente aveva per occhio il sole e per l’altro la luna.
Osiride re divino, sovrano dell’Oltretomba, Re e Giudice dei morti, era raffigurato bianco come una mummia con corona flagello e bastone segni del Faraone, simbolo della fertilità del Nilo e della rigenerazione, rappresentava il sole notturno ed era collegato alla costellazione di Orione.
Noto amuleto era l’occhio Udjat, rivolto a sinistra di colore nero, associato alla luna o Osiride, o a destra di colore bianco associato al sole o Ra.
Iside sorella-sposa di Osiride collegata alla luna e alla stella Sirio col simbolo di un trono in testa e l’Ankh il simbolo della vita in mano con un sistro, era protrettice dei naviganti, Dea della sapienza, guaritrice.


Toth dio della sapienza, scriba divino di Osiride, è rappresentato da Ibis, il grande uccello del Nilo, bianco e nero sono i suoi colori, quelli della scrittura, infatti, è sovrintende a lettere, numeri, geometria e astronomia, tiene i libri dei giudizi. La controparte femminile è Ma’at, verità e giustizia con una piuma di struzzo tra i capelli, presente al giudizio dei morti; il cuore del defunto doveva errere più leggero di quella piuma per entrare nel Duat. Da Toth viene lo scrivano immortale Seshat “Signora della Casa dei Libri”.
Duataldilà era la dimora della divinità nel mondo delle stelle, come prova il segno di casa e di stella del primo geroglifico che riporto:

oppure


Il faraone morto, con un viaggio alchemico su una barca sacra, dal Nilo passava al Duat se la via lattea era bassa come in prosecuzione sull’orizzonte.
Dato che la posizione delle costellazioni di una notte qualsiasi si ritroverà identica in cielo tra 25.920 anni è stato verificato che circa nel 10.500 a.C. la via lattea era proprio in continuazione del Nilo, data a cui si ritiene fu fatto risalire il mito di Osiride e su tale data furono impostati gli orientamenti della sfinge e delle piramidi Cheope, Chefren e Micerino, paragonate alla cintura di Orione.
A quella data corrisponde il sorgere della costellazione del Leone perfettamente all’est indicato dall’allineamento della Sfinge.
Il Faraone attendeva la risurrezione probabilmente per una data in cui si fosse riverificata quella condizione e preparava la tomba e la nave per viaggiare dal Nilo sulla via lattea verso Orione? (Vedi: “La durata della creazione“)
Si sono ritrovati interrati vicino alle piramidi barche e canali verso il Nilo e modellini di barche solari Neshmet nelle tombe dei notabili.

Neshmet (in ebraico “Nishmat” è “anima, soffio”)

In base al principio come in cielo così in terra, nella piana di Giza gli egizi avevano raffigurato ciò che è in cielo; pensavano che la “casa di Sokar”, ovvero la presunta sepoltura di Osiride, fosse luogo di rinascita, da lì con la barca solare avrebbe raggiunto la “terra di Sokar” del cielo.
Il “Libro di ciò che è nel Duat” libro dell’Amduat, riprodotto sulle pareti della tomba di Tutmosi III, illustra il viaggio nel mondo dei morti del Re Sole, di Osiride. 1° faraone, prototipo del viaggio di ciascun faraone defunto.
Si sviluppa in 12 tappe come le case dello zodiaco partendo dal cunicolo Re-stau, “il sentiero delle Porte Nascoste” che era una galleria all’interno della Grande Piramide e la quinta tappa di quelle illustrazioni corrisponde alla caverna di Sokar indicata con linee rosse, il “mare di fuoco” per i dannati.

Questa parentesi era necessaria per ricordare la cultura che aveva sedimentato per oltre 400 anni nei discendenti del patriarca Giacobbe – Israele nel paese d’Egitto da dove uscirono gli ebrei in epoca poco antecedente, secondo la tradizione, agli scritti del Levitico sulla lebbra.
Al tempo degli egiziani così si pensava che il lebbroso fosse stato toccato dal dio Ra o da altra potente divinità; il colore della divinità, infatti, era il bianco candido e sui templi egizi c’erano lunghe aste con stendardi bianchi.
I morti imbalsamati con tele bianche erano ormai in mano agli dei.
Uno dei segni che Iahwèh diede a Mosè nell’episodio del roveto ardente per dimostrare al Faraone come credenziale che era ambasciatore investito di potere divino fu proprio una mano che a comando diveniva lebbrosa: “Il Signore gli disse ancora: Introduci la mano nel seno! Egli si mise in seno la mano e poi la ritirò; ecco la sua mano era diventata lebbrosa bianca come la neve. Egli disse: rimetti la mano nel seno. Rimise in seno la mano e la tirò fuori: ecco era tornata come il resto della sua carne.” (Esodo 4,6-7 Vedi paragrafo “Mosè ebreo” dell’articolo “Tracce di geroglifici nel Pentateuco – 2° parte” nella rubrica “Lettere ebraiche e codice Bibbia“)

È necessaria una breve digressione sui colori.
Il significato simbolico di bianco e nero è simile per tutti i popoli, perché relativi all’esperienza dello splendore solare e del buio delle notti senza luna.
Per la religione solare egizia erano segni della divinità.
Nero, assenza di colore, allude a morte e oltretomba, rinascita e rigenerazione, ricorda il limo delle inondazioni che fertilizzava e rigenerava l’Egitto, detto Kemet, Terra Nera. Osiride, signore dell’oltretomba e dio della rinascita della natura, è detto il Nero, ma è vestito di bianco. L’universo ebbe origine dal nero del caos, ma gestito con intelligenza. (Vedi: L. Luzzatto-R. Pompas, “Il significato dei colori nelle civiltà antiche”, cit., p. 52)
Rosso, colore aggressivo, ricorda il sangue, minaccia, rabbia e vittoria, era specifico del dio Seth che aveva occhi e capelli rossi, colore del fuoco che tutto distrugge. Si pensi ai segni rossi posti sulle case Israelite per la prima Pasqua, quando si aprì l’esodo quando doveva passare l’angelo sterminatore.
Bianco, tinta araldica dell’Alto Egitto (Menfi) dotato di “Corona Bianca” a cono, è pure mancanza di colore, indica purezza e santità della divinità segno di gioia e festa, faceva presente la morte e l’entrata nel mondo ultraterreno; era il colore ieratico sacerdotale e il vestito delle mummie per presentarsi agli dèi.
L’idea del bianco si ritrova nei Vangeli quale irruzione di divinità:

  • “Un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.” (Matteo 28,2s)
  • “E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.” (Matteo 17,2)

NAAMAN IL SIRO
Siamo circa nella prima metà del IX secolo a.C..
L’episodio in 2Re 5 riguarda “Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram”.
Era questi stimato e autorevole, perché aveva riportato vittoria contro Israele.
Il nome, Nàaman , in ebraico dal radicale “essere piacevole, dolce, ameno, grazioso, dilettevole” indica “soavità, bellezza, grazia favore, amenità”, ma c’è una voluta ironia, perché “…questo uomo prode era lebbroso”.
Basta, però, la serva della moglie, un fanciulla ebrea, una schiava nemica rapita in Israele, per contribuire a salvarlo, perché da il consiglio che lo porta a guarire: Vada, in Samaria dal profeta Eliseo!
Eliseo semplicemente gli dirà “Và, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito.”
Naaman, pur se agli inizi scettico e incredulo, così fa e guarisce.
Grato, voleva ricompensare il profeta che nulla accettò, ma il servo Ghecazi di nascosto rincorse Naaman e si fece dare un compenso.
Eliseo lo seppe e profetizzò che il servo sarebbe diventato lebbroso.
Se ne deducono vari insegnamenti:

  • Non accettare nulla a compenso quando si è strumenti di Dio, come da insegnamento evangelico (Matteo 10,8) “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.”
  • Israele di Dio, lo voglia o no, gratuitamente guarirà anche i nemici, perché il Dio d’Israele è l’Unico vero Dio che ama tutti gli uomini pur se nemici d’Israele.
  • I figli d’Israele sono tutti profeti come insegna la giovinetta schiava della moglie di Naaman.

Sottinteso nel racconto, ma si paleserà nella decriptazione dell’intero capitolo 2Re 5, chi muove ad essere ostili tra loro gli uomini è un nemico invisibile, e contro di questi è la vera guerra totalizzante in cui però Dio ci è alleato.
Riporto di seguito il testo della traduzione C.E.I. del racconto, in cui spiccano appunto le parole lebbra, lebbroso e guarire e poi la decriptazione.

2RE 5 – TESTO C.E.I.
2Re 5,1 – Nàaman, capo dell’esercito del re di Aram, era un personaggio autorevole presso il suo signore e stimato, perché per suo mezzo il Signore aveva concesso la vittoria agli Aramei. Ma questo uomo prode era lebbroso.

2Re 5,2 – Ora bande aramee in una razzia avevano rapito dal paese di Israele una giovinetta, che era finita al servizio della moglie di Nàaman.

2Re 5,3 – Essa disse alla padrona: Se il mio signore si rivolgesse al profeta che è in Samaria, certo lo libererebbe dalla lebbra.

2Re 5,4 – Nàaman andò a riferire al suo signore: La giovane che proviene dal paese di Israele ha detto così e così.

2Re 5,5 – Il re di Aram gli disse: Vacci! Io invierò una lettera al re di Israele. Quegli partì, prendendo con sé dieci talenti d’argento, seimila sicli d’oro e dieci vestiti.

2Re 5,6 – Portò la lettera al re di Israele, nella quale si diceva: Ebbene, insieme con questa lettera ho mandato da te Nàaman, mio ministro, perché tu lo curi dalla lebbra.

2Re 5,7 – Letta la lettera, il re di Israele si stracciò le vesti dicendo: Sono forse Dio per dare la morte o la vita, perché costui mi mandi un lebbroso da guarire? Sì, ora potete constatare chiaramente che egli cerca pretesti contro di me.

2Re 5,8 – Quando Eliseo, uomo di Dio, seppe che il re si era stracciate le vesti, mandò a dire al re: Perché ti sei stracciate le vesti? Quel uomo venga da me e saprà che c’è un profeta in Israele.

2Re 5,9 – Nàaman arrivò con i suoi cavalli e con il suo carro e si fermò alla porta della casa di Eliseo.

2Re 5,10 – Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: Va’, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito.

2Re 5,11 – Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra.

2Re 5,12 – Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito? Si voltò e se ne partì adirato.

2Re 5,13 – Gli si avvicinarono i suoi servi e gli dissero: Se il profeta ti avesse ingiunto una cosa gravosa, non l’avresti forse eseguita? Tanto più ora che ti ha detto: bagnati e sarai guarito.

2Re 5,14 – Egli, allora, scese e si lavò nel Giordano sette volte, secondo la parola dell’uomo di Dio, e la sua carne ridivenne come la carne di un giovinetto; egli era guarito.

2Re 5,15 – Tornò con tutto il seguito dall’uomo di Dio; entrò e si presentò a lui dicendo: Ebbene, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Ora accetta un dono dal tuo servo.

2Re 5,16 – Quegli disse: Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò. Nàaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.

2Re 5,17 – Allora Nàaman disse: Se è no, almeno sia permesso al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne portano due muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore.

2Re 5,18 – Tuttavia il Signore perdoni il tuo servo se, quando il mio signore entra nel tempio di Rimmòn per prostrarsi, si appoggia al mio braccio e se anche io mi prostro nel tempio di Rimmòn, durante la sua adorazione nel tempio di Rimmòn; il Signore perdoni il tuo servo per questa azione.

2Re 5,19 – Quegli disse: Va’ in pace. Partì da lui e fece un bel tratto di strada.

2Re 5,20 – Ghecazi, servo dell’uomo di Dio Eliseo, disse fra sé: Ecco, il mio signore è stato tanto generoso con questo Nàaman arameo da non prendere quanto egli aveva portato; per la vita del Signore, gli correrò dietro e prenderò qualche cosa da lui.

2Re 5,21 – Ghecazi inseguì Nàaman. Questi, vedendolo correre verso di sé, scese dal carro per andargli incontro e gli domandò: Tutto bene?

2Re 5,22 – Quegli rispose: Tutto bene. Il mio signore mi ha mandato a dirti: Ecco, proprio ora, sono giunti da me due giovani dalle montagne di Èfraim, da parte dei figli dei profeti. Dammi per essi un talento d’argento e due vestiti.

2Re 5,23 – Nàaman disse: È meglio che tu prenda due talenti e insistette con lui. Legò due talenti d’argento in due sacchi insieme con due vestiti e li diede a due dei suoi giovani, che li portarono davanti a Ghecazi.

2Re 5,24 – Giunto all’Ofel, questi prese dalle loro mani il tutto e lo depose in casa, quindi rimandò gli uomini, che se ne andarono.

2Re 5,25 – Poi egli andò a presentarsi al suo padrone. Eliseo gli domandò: Ghecazi, da dove vieni? Rispose: Il tuo servo non è andato in nessun luogo.

2Re 5,26 – Quegli disse: Non era forse presente il mio spirito quando quel uomo si voltò dal suo carro per venirti incontro? Era forse il tempo di accettare denaro e di accettare abiti, oliveti, vigne, bestiame minuto e grosso, schiavi e schiave?

2Re 5,27 – Ma la lebbra di Nàaman si attaccherà a te e alla tua discendenza per sempre. Egli si allontanò da Eliseo, bianco come la neve per la lebbra.

2RE 5 – DECRIPTAZIONE
2Re 5,1 – Per riportare degli angeli in azione nei viventi l’energia che per il rettile dentro venne meno, la rettitudine delle origini nel corpo di un vivente ad entrare sarà, entrerà in un uomo, il destino fortunato riporterà il Potente. Il Potente in una persona sarà dalla nube ad inviarla. Sarà a portarsi e l’energia accenderà delle origini. In una persona sarà a vivere la rettitudine che c’era. Dentro la porterà in dono il Signore che in aiuto a tutti la risurrezione porterà. Agendo uscirà il serpente dell’origine che un verme portò ad entrare nell’uomo. Fuori sarà ad uscire scappando. Dentro si riporterà nei corpi la vita, perché scenderà il male.

2Re 5,2 – Si porterà l’Unico in un corpo a vivere, sarà a scendere in un primogenito per portarsi in cammino. Per amore sarà dai viventi a portarsi, sarà dallo stare in esilio a ricondurli. I viventi della terra sarà a liberare dal maledetto angelo nemico che entrò a versare nei cuori l’energia della perversità. Alla fine a rientrare sarà la potenza nelle persone che c’era all’origine. Brucerà alla fine l’angelo azionando nei viventi l’energia.

2Re 5,3 – Per portarsi sceglierà l’Unico di vivere in un corpo. La divinità a scorrere dentro un corpo che sceglierà entrerà. Un fratello il Potente sarà. Del Signore sarà la potenza in una persona a stare. L’energia entrerà dentro. Sarà il primogenito d’una donna. Nel corpo dentro le accenderà la vita. Nel corpo le porterà l’energia. Il primogenito di questa sarà. Dell’Unico in pienezza il Verbo verrà a portarsi. Tra i viventi dal nemico nel tempo si porterà.

2Re 5,4 – A portarsi sarà in una casa per il desiderio di stare in cammino per aiutare. Il Di rifiuto il giudicato sarà a portare al serpente origine di amarezze. Con la rettitudine a colpirlo verrà e la rettitudine Questi verrà ad insinuare nei corpi del mondo. Uscirà l’angelo nemico dal mondo. Di una donna nel corpo vivrà in terra d’Israele.

2Re 5,5 – Riporterà a stare col primogenito a vivere in un corpo la vita potente della rettitudine che all’origine nei corpi viveva che il serpente spense. L’Unico porterà in una donna il vigore. Le entrerà in pienezza del Verbo nel corpo la divinità. Un vivente in cammino in Israele a portarsi sarà. La potenza della rettitudine a portarle sarà versandole nel grembo la forza per l’essere impuro che agisce bruciare. Un retto agnello sarà. Così riempita il Verbo porterà alla luce, sorgerà al termine di Dio il Verbo. Sarà a vivere questo nel mondo in una casa e a dieci (mesi lunari 280 giorni il tempo di una gestazione) dal chiuso a guizzare sarà. Si porterà dall’arca in cammino, per aiutare sarà tra i viventi.

2Re 5,6 – A portarsi sarà in una famiglia, da primogenito entrerà. Le Scritture il Re in Israele, hanno detto, si porterà nel tempo del mondo, così dentro si porterà l’Unico che uscito dalle Scritture entrerà in questi. Nel mondo la divinità sarà così ad entrare, l’energia entrerà accenderà il vigore che a finire sarà il maledetto che è ad affliggere da drago i popoli. Invierà il servo che sarà portandosi a portare via completamente chi ha portato nei viventi la lebbra, a finirlo lo porterà.

2Re 5,7 – A portarsi sarà, ad entrare sarà dentro versandosi nel corpo di un primogenito dai Re d’Israele che verrà pienamente a far frutto e il diletto si vedrà dentro in cammino, per aiutare sarà a portarsi e sarà nel primogenito a vivere in un corpo nel mondo la divinità. Nel mondo sarà nella madre dell’Unico l’energia, sarà la potenza ad entrare in vita, sarà al termine a portare il Potente nel mondo. Tra i vivi si porterà nell’oppressione che c’è, questi entrerà per liberarli dalla prigione. Inizierà per il serpente ad esistere il rifiuto che lo strapperà via dall’uomo che le angustie del tempo ha recato. Cosi ci sarà per la prima volta della rettitudine la conoscenza e l’energia della luce riinizierà a portarsi. Così saranno gli uomini ad incontrarsi con Lui che il potente è.

2Re 5,8 – A recare sarà nel mondo ad esistere la rettitudine . Accenderà in seno la divinità in Gesù, uomo in cui entrerà Dio. Nel mondo ci sarà in un vivente la rettitudine preziosa in azione. Tra i viventi che camminano in Israele verrà, dentro la fortuna sarà a riportare e sarà a riaccendere il vigore della divinità nei viventi la cui potenza da tutti all’origine per essere stati ribelli per il serpente dai viventi uscì. Si riversò il male finì dentro la fortuna che c’era della rettitudine. Fu dentro a scontrarsi all’origine con la maledizione che ci fu e fu bloccata l’azione della rettitudine che c’era. Sarà a riaccendere l’energia. Dentro ci risarà del Padre la forza che brucerà nei corpi il maledetto.

2Re 5,9 – E sarà dentro a scontrarsi con i popoli con l’angelo che vi abita. Con i cavalli porterà e dentro con il carro si porterà e sarà nei popoli a sbarrarlo. Il Verbo finirà la prigione del mondo. Dentro sarà in tutti la potenza della divinità che li salverà.

2Re 5,10 – Ma ci sarà stata una illuminazione del Potente di nascosto, che Dio si sarebbe portato con la divinità in Gesù, con un angelo del Potente nel primogenito alla madre. Dal corpo uscirà. Il Potente porterà la rettitudine la porterà nel corpo a chiudersi giù nella prescelta. Una luce sulla casa si vedrà per il Verbo che tra i popoli sarà a vivere. Alla casa saranno a scendere dai pascoli. Portati saranno dalla luce sulla casa. Dentro il Principe una sposa retta che lo portava neall’utero partorirà.

2Re 5,11 – Si porterà obbediente giù il Verbo. Angeli vedranno chi vive nei pascoli. Saranno in cammino portati ove starà il primogenito dalla madre dal corpo uscito. Angeli usciranno a dirlo. Ad indicare saranno che Dio è spuntato, si è giù portato. Desidereranno vederlo, viventi alla porta si porteranno dal diletto del Padre. Alla luce in un vivente il Signore Dio al mondo si sarà portato. Sarà nel mondo con lamenti il Verbo. Sarà in mano portato Dio nel mondo dalla madre. La speranza dei viventi porterà. Nel primogenito in pienezza il Verbo entrato in un vivente giù portatosi in un corpo vedranno.

2Re 5,12 – Nel mondo il rifiuto in un cuore ha recato dentro il Padre per l’angelo della perversità. Il Verbo guarirà i corpi dall’angelo entrato nei corpi. Lo porterà a finire dal sangue con la risurrezione che verserà nei viventi tutti. I viventi nei giorni saranno liberati dalla maledizione. Dal serpente l’Unico li laverà, il bestiale portatosi nei cuori uscirà dai corpi finalmente. Sarà a riportare la forza nelle persone e sarà il serpente spento. Dalla prigione i viventi usciranno.

2Re 5,13 – Portato sarà a scappare col fuoco che porterà. Il Servo sarà a portarlo e sarà l’aiuto dentro i corpi portato, la divinità sarà a recare. Riporterà l’originaria vita che nei corpi portò il Padre. Sarà a insinuare nei corpi la fortuna portata dal serpente ad uscire. L’energia dentro ci risarà dell’Unico. Per la mano creatrice del Potente sarà la rettitudine a rientrare. La potenza riporterà a venire, agirà da fuoco per la perversità. L’ira sarà la rettitudine che sarà per il primo che fu ribelle che maledetto fu. Agnelli alla fine si porteranno, guariti saranno.

2Re 5,14 – Sarà nei corpi l’essere impuro che sta nei cuori consumato, dentro sarà nei corpi giudicato, il fuoco dentro agirà del Verbo nei popoli. Sarà la piaga insinuatasi nei corpi degli uomini ad uscire con la maledizione che fu nei viventi portata. Sarà stato bruciato nell’intimo dalla risurrezione ai corpi portata. Spengerà la risurrezione dei corpi l’angelo nemico versando dai cuori l’energia e saranno i cuori riconcepiti.

2Re 5,15 – A recare sarà con la risurrezione dentro la divinità nell’uomo. Usciranno dèi nel mondo chi sta a viverci. Lui porterà a tutti la vita. La grazia nel mondo porterà e sarà a casa dall’Unico a portarli a stare alla vista vestiti di potenza. Le persone saranno portate e saranno dall’Unico a vivere con i corpi entrando tra gli angeli. Uscito l’angelo la calamità del tempo sarà così ad essere annullata. Di Dio entreranno a stare i viventi a casa da sposa. Entreranno nell’Unigenito con i corpi, saliranno così. Saranno nell’Unigenito i viventi dentro in Israele. Li porterà dal tempo ad uscire per riversarli nell’assemblea degli angeli del Padre. Con i corpi retti usciranno le centinaia risorte dalla rettitudine.

2Re 5,16 – Portati saranno all’Unico. Dall’amarezza della vita che c’era per la perversità alla felicità. Risorti tutti saranno stati. La potenza nelle persone sarà stata riportata. Dall’Unico le centinaia verserà nell’assemblea e saranno dal Verbo su le moltitudine condotte. Il serpente rovesciato, strappato via, avendo portato all’Essere il rifiuto.

2Re 5,17 – Portati che saranno dall’Unico i viventi canti sentiranno. Vivranno nei pascoli del Potente. Uniti saranno col Crocifisso tra gli angeli belli. Dal serpente il Servo retto li ha salvati. Dall’Unico sceso per i viventi aiutare. Separati erano stati i viventi per Adamo che uscì per il maligno. All’origine fu dalla vista la luce ad uscire per il peccare. Il Servo retto da olocausto e sacrificio per il serpente maledetto sarà stato a vivere. Per i fratelli nel corpo sarà stato piagato. Sarà stato in quel primogenito a vivere il Signore!

2Re 5,18 – In un nato dentro un corpo nel mondo Questi entrerà lo riempirà di vigore. Iahweh il Potente da servo retto lo abiterà dentro si porterà. Un primogenito del Signore sarà il Tempio, nel corpo di un vivente porterà l’energia. La potenza uscirà della risurrezione. Crocifisso alla tomba portato finito risorgerà in vita, fuori si riporterà Lui, gli apostoli risorto lo vedranno. L’energia dell’Altissimo nelle mani sarà che porterà aperte. Risorto il Crocifisso dalla tomba si riporterà. Sarà il Crocifisso a ristare a casa, sarà ad indicare col corpo che vive agli apostoli pur se è forato. Del Potente la grazia inizierà. Il Signore, il Potente vedranno, da dentro per aiutare la rettitudine dall’intimo del corpo uscirà, in questi entrerà.

2Re 5,19 – E sarà a dire che li accompagnerà. Andassero in pace! E saranno ad andare con la madre. Verranno a portarsi per moltiplicare il Crocifisso per i paesi.

2Re 5,20 – A portare saranno ad iniziare di viventi un corpo che in cammino sarà. Nelle assemblee questi saranno. Dagli apostoli sentirà il corpo: Dio in Gesù un uomo entrò, Dio del mondo è. Nell’acqua entreranno per gli apostoli per entrare nelle assemblee del Risorto. La rettitudine del Signore sarà a venire. L’energia in azione della vita degli angeli entrerà delle origini, il verme sarà ad uscire, con questi uscirà la putredine. Nelle assemblee puri saranno dell’essere impuro. Verranno beati gli entrati dentro, sarà ad iniziare a vivere il Signore. Retti saranno. Chi originò l’essere ribelli giù finito. Sarà di fratelli un corpo che sarà a portarsi e la potenza verserà nelle assemblee il Crocifisso che sarà alla madre a venire a portare la vita desiderata per i viventi del mondo.

2Re 5,21 – A portare sarà al corpo aiuto il Verbo nel cammino. Sarà nelle assemblee di questi a stare. Un’unica assemblea del corpo ci sarà per gli apostoli. I popoli gli apostoli porteranno ad essere un corpo unito nel mondo. Con gli angeli per i popoli una lampada scenderà, l’Unico a richiudersi nel corpo sarà a portarsi. Si riporterà, sarà meraviglioso dai viventi dall’alto nel mondo sulla Mercabah (carro) potente. Convocherà tutti e a portare sarà, l’aveva detto, nel mondo la risurrezione che la potenza porterà ai viventi.

2Re 5,22 – A riportare sarà l’originaria vita nei corpi bruciando il serpente. e le centinaia giudicate saranno. Libere per grazia saranno. Non per chi fu ribelle, per l’angelo. Uscì il tempo del mondo per questi, dentro l’Unico lo portò per il maledetto. Sarà bruciato l’angelo che opprime. Il nemico nelle acque bollenti. Uscito si vedrà il frutto della vita.La vita di figli sarà a rientrare, l’energia dentro ci risarà dell’Unico, saranno gli uomini angeli ad uscire. Belli potenti entreranno nella piaga dell’Agnello da retti nel foro che al Verbo portarono. I risorti nel Crocifisso saranno a chiudersi. Dal Potente il Verbo li porterà. Nell’arca cammineranno, alla porta saranno della vita.

2Re 5,23 – I condotti saranno ad iniziare a vivere con i corpi tra gli angeli. Vedranno da vivi tra gli angeli Lui, il Potente. Si versò da amo. Da Agnello fu tra i viventi a portarsi. Era il Verbo, nel corpo sceso, che dentro li avrà portati. E sarà stato a scendere in un corpo la rettitudine. L’Agnello sarà con le piaghe. Dal foro il Verbo dentro la risurrezione ad inviare sarà stato. Dalle tombe i corpi con amore sarà stato in vita a riportare. Il Risorto che dalla croce fu nella tomba, potente, il Verbo li avrà condotti da arca alla fortuna ove saranno da vivi portati. Sarà stato il drago maledetto bruciato. I figli del nemico che era stato a portare portati saranno stati alla distruzione e dal Potente nella persona saranno stati portati.

2Re 5,24 – A portarsi fu dentro all’origine il maledetto insuperbitosi e fu a versare il veleno che fu nel sangue, ma sarà punito. Dentro casa sarà alla fine portato a stare nel fuoco vigoroso. Inizierà la fine del mondo. L’Unico l’energia della risurrezione sarà ai viventi a recare che sarà il serpente ad ardere.

2Re 5,25 – E dal mondo li condurrà dal Padre Unico. Condotti saranno i popoli in volo dal Potente sulla nube, tra gli angeli saranno portati e saranno l’Unico i viventi a vedere, il Potente. Saranno portati a Dio da Gesù che i viventi avrà incontrato per guarirli. Questi sarà stato a portarli. Sarà stato il primogenito che l’essere ribelle avrà rifiutato nel mondo. Del Potente il retto servo che avrà afflitto l’angelo della perversità scontrandosi.

2Re 5,26 – A recare sarà per primo a vivere nel corpo la divinità che sarà a recare il rifiuto nel cuore di Yah per il serpente con la rettitudine. La rettitudine da una donna dal corpo uscirà. Del Verbo retto in un uomo in seno la potenza vivrà. Nel corpo la rettitudine dentro completa porterà. Il serpente rovescerà, si vedrà l’oppressione uscire del tempo, il serpente rovesciato strapperà via. Verrà la rettitudine in pienezza il Verbo a recare e la potenza verserà nelle tombe tutti da dentro in cammino per l’aiuto risaranno i viventi a portarsi. Questi risaranno tutti ad essere in vita, si porteranno dall’Agnello. Vivi saranno i viventi portati su. All’Unico il frutto verserà dal corpo e vedranno che il solo fu quel vivente che si riportò risorto. Il Verbo della prigione avrà portato la fine.

2Re 5,27 – Porta l’avversario ad agire un drago nei popoli. L’energia in tutti insinua che a rovesciare dentro la rettitudine reca. Dentro colpisce il male tutti col peccare. Il Potente in un vivente a portarsi sarà giù per farlo appassire. In persona sarà a portarsi. Tra i viventi giù in un corpo agirà con la rettitudine per bruciare il serpente nel cammino.

PATTO DEL SALE
Nello stesso libro 2Re, al capitolo 2, tre capitoli prima dell’episodio di Naaman, c’è un miracolo di Eliseo che aiuta a comprendere varie questioni.
Col sale Eliseo risana le acque d’una sorgente a Gerico.
Gerico è situata in sponda destra del Giordano di fronte al monte Nebo da cui Mosè vide la terra promessa.
La città, antichissima, non lontana dallo sbocco nel Mar Morto, si sviluppa in pianura sotto le alture che portano alla Giudea in cui la tradizione pone il monte delle tentazioni di Gesù, area, quindi, ove il demonio per la Bibbia ha avuto grande influenza stante il noto racconto della distruzione delle città di Sodoma e di Gomorra che erano nei pressi, nel catino del Mar Morto.

“Gli abitanti della città dissero a Eliseo: Ecco è bello soggiornare in questa città, come tu stesso puoi constatare, signore, ma l’acqua è cattiva e la terra è sterile. Ed egli disse: Prendetemi una pentola nuova e mettetevi del sale. Gliela portarono. Eliseo si recò alla sorgente dell’acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole. Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità. Le acque rimasero sane fino ad oggi, secondo la parola pronunziata da Eliseo.” (2Re 2,19-22)

Le parole in grassetto sono ripetute nella benedizione delle acque lustrali, battesimali e per gli esorcismi. La formula della benedizione del sale nel rito del battesimo, trae origine proprio da tale miracolo, perché essendo le acque ed il sale veicoli di risanamento e di purificazione sono sacramentali rappresentativi di realtà spirituali atti nella fede a significare l’intervento superiore che Dio può assicurare.
Il sale che preserva dalla corruzione è segno della Sua sapienza e di vita incorruttibile.

Nell’articolo “Elia rapito in cielo – Un Giubileo” in “Ricerche di verità” tra l’altro ho decriptato l’intero capitolo 2Re 2 ove c’è quel brano, versetti 19-22, della pentola di sale.
Li ripropongo perché la decriptazione, fatta quando ero lontano dal pensare al tema di questo articolo, evidenzia come nascosto con l’episodio del sale c’è una questione salvifica fondamentale, la Donna che troveremo vestita di sole nell’Apocalisse al capitolo 12.

2Re 2,19 – Un’asta fu all’Unigenito da un vivente nel corpo portata. L’Unico inviò il dono fuori della città. La divinità di Dio da Gesù uscì. Inviò fuori l’energia dell’Unico. Acqua portò alla luce. Da dentro fuoriuscì in azione, la lanciò dal cuore, recò da dentro la rettitudine. Una donna dal corpo del primogenito in aiuto ad inviare fu, alla vista uscì. La portò fuori con l’acqua. Per cambiare ad agire sarà tra i viventi. La portò ad uscire in terra per salvare tutti il Crocifisso.

2Re 2,20 – A portare fu per il primogenito tra i viventi un corpo riversando l’annuncio che il Potente era sceso. Il Potente viveva nel Crocifisso. Dalla tomba per l’aiuto della risurrezione uscì. A portarsi luminoso fu dalla madre. La portò il Risorto ai viventi con la parola per annunciarlo. Obbediente, annunciò che Dio s’era portato.

2Re 2,21 – A recare fu giù l’Unico la divinità ai viventi che porterà la sozzura ad uscire dai viventi. Sarà ai viventi portata la forza del Risorto nel cammino. L’illumina la Madre con la parola che annuncia. È a dire che spenge l’origine dell’essere ribelle, che è la perversità a guarire. A finire è il serpente nei viventi. Sarà dalla vita ad uscire il maledetto per il rifiuto che ci sarà. L’esistenza salverà dei viventi. Il peccare nei simili porterà a finire portando ai viventi la risurrezione a tutti alla fine.

2Re 2,22 – A portare è un corpo/popolo per i Verbo. Porta dal mondo i viventi a starle in seno. Per aiutare gli entrati è a portarli nell’acqua. Entrati questi ne riescono retti. L’aiuta a ricrearli con la potenza di Gesù che inizia ad illuminarne la mente con la parola.

Certo è che quando tutto pare stagnante occorre un intervento col sale della sapienza per dare sapore alla vita, perché senza sale tutto è insipido, ma per dare sapore è da agire “cum grano salis” (formula dalla “Naturalis Historia” – 23, 77, 3 – di Plinio il Vecchio: “addito salis grano”) e avendo “sale in zucca”.
Questa frase appositamente costruita contiene intrinseci vari germi sulla simbologia del sale che senza dilungarmi voglio riportare alla mente.
Nel tradizionale del battesimo il sacerdote mette sulla lingua del battezzando un granellino di sale perché il “sal sapientiae” lo accompagni nella “navigatio vitae”.
La sapienza cristiana, capacità di distinguere e giudicare per evitare il male, viene dallo Spirito Santo e si rafforza nel cammino di fede, infatti: “…temere Dio, questo è sapienza e schivare il male, questo è intelligenza”. (Giobbe 28,28)

Il sale ha sempre rivestito grande importanza.
Era usato come moneta e per compenso ai soldati, “salarius”.
Dice il libro di Giobbe (6,6) “Si mangia forse un cibo insipido, senza sale? O che gusto c’è nell’acqua di malva?”
Assaggiati i cibi col sale è difficile poi accettare cibo insipido.
Venivano attribuiti al sale anche poteri medicinali.
Esperienza antica era, infatti, che il comune sale marino ha poteri antibatterici e disidratanti atti a conservare carne e pesce.
Il fatto che conserva i corpi esprime un’ombra d’idea d’eternità.

Il sole, divinizzato nel mito d’Osiride, sopraffatto dalle tenebre, tramonta nel salato oceano, idea di morte, ma al mattino conservatosi risorge vigoroso e trionfante, suggerì agli egizi la fede nella sopravvivenza dell’anima alla morte.
Ritenevano però necessario che il corpo non si corrompesse o si disperdesse e prese consistenza l’idea della mummificazione.
Il° corpo del defunto, estratti gli organi interni, era sistemato sotto sale naturale e dopo 70 giorni il corpo era un involucro non suscettibile di decomposizione.
Questo sale che assorbiva liquidi e uccideva i batteri della decomposizione era il “natron” (cloruro e bicarbonato di sodio – 83% e 17%) estratto da una salina ottenuta da un lago prosciugato nel Delta occidentale del Nilo (Wadi el-Natrun).
L’idea che il sale rende perenne e duraturo ciò che tende a corrompersi ebbe a divenire anche segno per dichiarare la comune volontà di perenne amicizia e di stabilità di un patto e di una alleanza.

Nell’ebraismo il sale per la sua incorruttibilità ricorda il patto eterno tra Dio ed Israele ed era largamente usato nei sacrifici degli animali nel Tempio.
Il Patto che Dio ha sancito col suo popolo si è appoggiato su segni graduali:

  • l’arcobaleno, Genesi 9,12;
  • la circoncisione, Genesi 17,9;
  • il sangue, Esodo 24;
  • il sabato, Esodo 31,13;
  • il sale, Levitico 2,12.

Nel libro del Levitico risuona il comando del Dignore: “Dovrai salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta offrirai del sale.” (Levitico 2,13)





La mia decriptazione, che come al solito rispetta le regole e ha per soggetto il Messia, fornisce il seguente testo che riporto con la giustificazione dei segni e poi tutto di seguito.

“Porterà la sposa () a versare dal corpo il Figlio . In sacrificio () sulla croce la rettitudine da dentro con l’acqua guizzerà . Dalla tomba il Crocifisso rivivrà . Il vigore si riporterà . Potente riverrà () risorto a casa . Sarà il Crocifisso il sale dell’alleanza di Dio per il mondo . Sarà con la rettitudine i viventi una vergine/fanciulla () a guidare (). Dall’oppressione li innalzerà () tutti in offerta . Tra i retti nella Città () (in cielo) abiteranno i viventi al Potente stretti .”

“Porterà la sposa a versare dal corpo il Figlio. In sacrificio sulla croce la rettitudine da dentro con l’acqua guizzerà. Dalla tomba il Crocifisso rivivrà. Il vigore si riporterà. Potente riverrà risorto a casa. Sarà il Crocifisso il sale dell’alleanza di Dio per il mondo. Sarà con la rettitudine i viventi una vergine/fanciulla a guidare. Dall’oppressione li innalzerà tutti in offerta. Tra i retti nella Città (in cielo) abiteranno i viventi al Potente stretti.”

Il sale è un fatto avvenuto all’origine “nei/tra i viventi il serpente si nascose/chiuse ” e il patto di sale di Dio con l’uomo è promessa che “in un vivente il Potente si chiuderà “, ma sarà in croce innalzato per gli uomini.

Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme ogni casa ebrea fu santuario e la mensa un altare ove era raccomandato di mangiare sale ad ogni pasto.
Nelle regole alimentari ebraiche il sale è usato per togliere il sangue dalla carne prima di poterla mangiare.
Il sale e il pane sono le prime cose e si pensava che il sale proteggesse dalle influenze sataniche.che si portano in una casa nuova, sono usate per dare il benvenuto agli ospiti.
Da qui si passò alla superstizione.
Era usato per scacciare il malocchio e si metteva nelle tasche dei bambini o in un sacchetto appeso al collo per proteggerli.
Per prenderne a tavola ad esempio si doveva usare solo il medio e l’anulare. Si diceva che se si usava il pollice morivano i figli, il mignolo si diventava poveri e coll’indice si diventava assassini. Forse siccome il prenderlo col medio e l’anulare è difficile se ne prendeva poco e con le dita che si usavano di meno per mangiare, onde non inquinare in tavola il sale comune.

C’è un midrash che collega il “patto del sale” ad un patto tra Dio e le acque nel secondo giorno della creazione quando vi fu separazione tra le acque di sopra e quelle disotto, cioè tra mondo Celeste e mondo Terrestre.
Rabbenu Bechaye osservò che è l’unico giorno del quale non è detto che il Signore vide “che era cosa buona”.
Il Midrash sostiene che quando Dio le separò le acque inferiori piangevano lacrime amare per la lontananza dal Trono Divino, e Dio fece con loro un patto, su ogni offerta d’Israele vi sarà del sale, proveniente dalle acque inferiori e le offerte di Israele ricongiungono le acque inferiori alle superiori, infatti oggi, pur senza Tempio, l’ebreo intinge il pane nel sale.
Il radicale del verbo ebraico di salare è da cui il sale è “moelah“, infine, un modo per dire marinaio è “mellah” (Giona 1,5 Ezechiele 27,9.27.29).
La prima volta che si trova la parola sale è in Genesi nel racconto della distruzione di Sodoma e Gomorra quando la moglie di Lot divenne una statua di sale (Genesi 19,26).

“…quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo. Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.” (Genesi 19,24-26)

Siamo “nella valle di Siddim, cioè il Mar Morto ” (Genesi 14,3) e il nome Siddim ricorda con le sue lettere il demonio e il mare .
“Ora la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume” osserva il libro della Genesi 14,10, quindi posto incendiabile.
Fu l’occasione in cui la valle diventò la conca del Mar Morto, il mare del demonio che brucerà nelle acque bollenti tra zolfo e nel fuoco “lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte” (Apocalisse 21,8).
Quello è quindi un luogo di confine tra morte e vita, tra luce e tenebre, tra deserto e giardino, tra Giordano e Mar Morto e mi piace immaginare che giardino e Giordano abbiano la stessa radice.
Era un luogo lussureggiante di vegetazione, simile al paradiso terrestre, “Il giardino dell’Eden” tanto che il nipote d’Abramo “…Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte – prima che il Signore distruggesse Sòdoma e Gomorra – era come il giardino del Signore, come il paese d’Egitto, fino ai pressi di Zoar.” (Genesi 13,10)

È il posto ideale ove collocare l’episodio del libro dell’Apocalisse (12,13-14): “Or quando il drago si vide precipitato sulla terra, si avventò contro la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, per volare nel deserto verso il rifugio preparato per lei per esservi nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo lontano dal serpente.”

I draghi nella iconografia sputano fuoco, come se avessero in pancia una fabbrica di zolfo, perciò, il posto ideale per loro è, appunto, la voragine del Mar Morto, che forse non tutti sanno che oltre che avere il pelo libero del livello dell’acqua a circa meno 400 metri s.l.m. ha una profondità anche di quasi altri 400 metri.
Immagini satellitari mostrano insediamenti sprofondati nelle acque forse 5.000 anni fa per movimenti tettonici con fenomeni ignei. (Vedi: “Sodoma e Gomorra ritrovate nel Mar Morto” di M.Sanders/D.Laing)
È evidente che l’interpretazione fu che Dio aveva mandato fuoco e zolfo al drago, nemico del bene, e che questi con l’acqua tentava di spengere il bruciore, ma Dio sala le acque per la purificazione.
Sta il fatto che sulla sponda ovest del Mar Morto c’era il monastero esseno di Qumran, nelle famose grotte furono trovati papiri anche con brani dei Vangeli vi erano vasche battesimali o lustrali con sette gradini e forse furono pure rifugio di qualche monaco cristiano che idealmente combatteva il drago.
Si può immaginare lì lo scenario di un combattimento.
Le lettere ebraiche di acqua e di salato unite portano all’idea di una battaglia aperta sulla sponda di quel mare in quanto “milhamah” è appunto guerra e “yam” è mare.
Perciò il sale che nelle acque entra porta come parola ebraica a guerra
Con sale e pane (=) pane, cioè ristabilendo amicizia, si può evitare la guerra visto che con queste due, pane e sale, se ne frantuma la parola.

Davanti al velo che nascondeva l’arca dellaTestimonianza nel Santo dei Santi c’era l’altare dei profumi su cui Aronne ogni mattina ed ogni sera operava come:

“Il Signore disse a Mosè: Procùrati balsami: storàce, ònice, galbano come balsami e incenso puro: il tutto in parti uguali. Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l’arte del profumiere, salata, pura e santa. Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta. Non farete per vostro uso alcun profumo di composizione simile a quello che devi fare: lo riterrai una cosa santa in onore del Signore. Chi ne farà di simile per sentirne il profumo sarà eliminato dal suo popolo.” (Esodo 30,34-38)

Interessante l’accostamento salata, pura e santa.
Il salato purifica, combatte il male, rende puro.
Così doveva essere salato puro e santo il Figlio di Dio!

Esperienza particolare è fare il bagno nel Mar Morto.
Il fondale ove si tocca sotto i piedi è viscido, oleoso per l’elevata concentrazione di sali (325-350g/l, 10 volte superiore agli oceani) che precipitano sul fondo.
Contiene ioni cloruro, sodio, potassio, calcio, bicarbonato ed anche bromuro.
Vi sono pure polle profonde sgorganti acque minerali a temperature fino a 45°C. con residui di litio, di stronzio e di radon, dimostrazione di attività tettoniche.
Esperienza di chi vi fa il bagno è che oltre a sentire un intenso galleggiamento superiore a quello in altri mari ed il verificare la difficoltà di andare sott’acqua, accade che l’epidermide, evaporata l’acqua, resta biancastra per minuti granelli di sale che attaccano i peli alla pelle che pare tirare nei movimenti.
Sono noti i poteri terapeutici per malattie della pelle dei sali del Mar Morto.
La composizione e concentrazione instaura un’osmosi che richiama minerali per equilibrare la minore concentrazione di soluzione dei sali del corpo umano e fa rilasciare liquidi carichi di tossine ottenendo un’azione di mineralizzazione cutanea con effetto drenante e purificante che cura acne, cellulite, pelle secca, psoriasi, dermatiti e rilassa fa s’attenuare dolori muscolari ed articolari.

GIORDANO E MAR MORTO
Il Giordano è il più importante fiume della Palestina.
Le sue sorgenti sono alcune fonti vicino a Cesarea di Filippo che entrano nel Lago Semeconitide o Hula, oggi quasi asciutto.
Lot scelse la vallata del Giordano, perché era allora molto fertile (Genesi 13,10-11).
Gli Israeliti si accamparono nelle piane di Moab presso il Giordano e sotto la guida di Giosuè lo attraversarono.
Elia là fu rapito in cielo, Naaman vi fu guarito lavandosi nel fiume e Giovanni il Battista vi predicava e vi battezzò Gesù di Nazaret.
Giordano, in ebraico “Iarden” , è parola che nella Bibbia si trova 208 volte, di cui 14 nei Vangeli e il suo radicale viene dal verbo scendere .
Quindi, , scende con energia .
Il Giordano nel suo primo corso dalle sorgenti e dopo il lago di Tiberiade scende, infatti, gagliardo, con grande energia cinetica che acquista per la sua pendenza, ma poi diviene lento e sinuoso.
Nell’antica Palestina il territorio più a nord era quello della tribù di Dan e nella parola Giordano si può intravedere il verbo lanciare , quindi, come lanciato da Dan.
Se poi si pensa alla storia della salvezza il biletterale è il participio passato di giudicare, quindi giudicato… si pensa al giudizio .
Quella lettera e l’idea del giudizio ci porta a pensare all’angelo ribelle che per la tradizione ebraica fu precipitato sulla terra e provocò tentazione e peccato incarnandosi in figure mitiche, il serpente, il Leviatano, il male, insomma, il cui primo riflesso per l’umanità nascente ci fu con l’episodio della tentazione non superata da Adamo ed Eva in Genesi 3.
E là andavano pentiti per un battesimo di conversione da Gerusalemme e dintorni ai tempi di Giovanni il Battista, probabilmento nei giorni di pellegrinaggio da R’osh hashannah a Yom Kippur e Sukkot. (Vedi: “Le feste ebraiche della venuta del Messia“)
Il Giordano, perciò, dopo l’energia che gli deriva per la nascita in alto dal monte Hermon nevoso, che fa presente l’Eterno, subisce, una forza oppositrice che ne frena la corrente.

C’è stato un evidente impedimento alla prosecuzione del Giordano la cui foce naturale sembra essere il Mar Rosso, invece le sue acque finiscono nel catino, senza sbocchi, formando il Mar Morto.
Ciò a causa del fenomeno tettonico iniziato, pare, oltre 30 milioni di anni fa, che ha formato una Rift Valley o Great Rift Valley – valle della grande falla – e che in tempi proto storici, dice la Bibbia circa 5000 anni fa, ha presentato qualche significativa manifestazione restando nel ricordo degli umani.
Il percorso naturale del Giordano, infatti, è nella sede della estremità nord della lunga faglia che si estende per quasi di 6.500 km dalla Siria al Mozambico provocata da interferenza tra le placche continentali Africana Occidentale (Nubia, centro Africa) e l’Arabica, per lento spostamento di questa verso nord, spinta dalla placca Orientale Africana (Somala).
La placca Arabica poi tende a ruotare nell’allontanarsi da quella Africana Orientale con perno tra il Mar Morto e il golf di Aqaba impedendo la prosecuzione naturale del Giordano nel Mar Rosso.
La parte settentrionale della Rift Valley, appunto, ha formato la valle del fiume Giordano che nasce come detto da più sorgenti e rivoli (Hasbani, Banyas e Dan) dalle falde del monte Hermon.
Il corso d’acqua, con percorso in linea d’aria di 120 Km, forma in senso nord – sud i laghi di Hula, il mar di Galilea o Tiberiade e il Mar Morto.
Il suo percorso complessivo però è di circa 320 km, perché sinuoso nella parte terminale nella piana di Moab e di Gerico ove nel lungo e lento procedere, le acque asportano da rocce e suoli grandi quantità di sali, e arricchitesene sfociano con un delta fangoso che s’immerge nel Mar Morto, privo di emissari.
Per contro clima caldo, elevata evaporazione, piogge scarse (50-80 mm/anno) e graduale impoverimento di vegetazione sono cause che da millenni favoriscono accumulo di sali, trasportati dal Giordano e dagli altri corsi d’acqua.
Questa situazione, che ha gradualmente distrutto quei luoghi già lussureggianti è interpretata dal pensiero religioso biblico una reazione di Dio per purificare quella zona che rappresenta in modo esemplificativo l’abitazione del demonio che, se quello era il paradiso, ha occupato il posto all’uomo.
La zona è esemplificativa e somatizza il male morale che affligge l’umanità.
C’è, infatti, là la piaga del nemico dell’uomo che il Signore tiene fisicamente asettica con la dolorosa azione del sale, segno e monito di punizione perenne: “…è meglio per te entrare nel Regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue. Perché ciascuno sarà salato con il fuoco.” (Marco 9,47-49)
“Si ode il lamento dei pastori, perché la loro gloria è distrutta! Si ode il ruggito dei leoncelli, perché è devastata la magnificenza del Giordano!” dirà il profeta Zaccaria 11,3.

L’azione di desertificazione così è radicale e progressiva.
Si pensi che ai tempi di Eliseo c’erano ancora degli orsi in zona come narra il libro 2Re 2,24 dopo il miracolo dell’acqua purificata col sale.
Secondo il martirologio di Santa Maria Egiziaca, di Alessandria, prostituta convertita, vissuta da eremita nel VI secolo d.C., nei pressi Giordano vi erano ancora leoni.

IL DRAGO SINUOSO
Siamo con Isaia nell’VIII sec. a.C..
“…il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatàn serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare. In quel giorno si dirà: La vigna deliziosa: cantate di lei! Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata, io ne ho cura notte e giorno.” (Isaia 27,1-3)

Dov’è quella vigna? Il “Signore piantò un giardino in Eden”. (Genesi 2,8)
Le acque? “Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino”. (Genesi 2,10)
Dove era il guardiano? ” Il “Signore passeggiava nel giardino”. (Genesi 3,8)

Come mai è viva quell’idea del serpente che certamente ha origini egiziana? (Vedi: “Tracce di geroglifici nel Pentateuco – 1° parte” e 2° parte nella rubrica “Lettere ebraiche e codice Bibbia“.)
Nelle mitologia egizia, infatti, c’è anche il dio Apofi o Apopi o Apep o Apophis, divinità del buio e del caos, rappresentato come un serpente dalle molte spire, nemico del dio-sole Ra a cui cerca ogni notte di impedirne il sorgere tentando di frenarne il viaggio attraverso il Duat.


(In “L’arcangelo Michele lotta con basilisco e leviatano” ho tra l’altro inserita un’immagine egizia ove si vede con le sue spire.)
Ogni faraone, per conto di Ra, era impegnato a cercare di schiaccargli la testa, come d’altronde ogni uomo nella propria vita deve cercare di fare se vuole un ordine morale.


Il concetto evidentemente fu ripreso dal Libro della Genesi nel famoso versetto 3,15 quando Dio nel giardino dell’Eden disse: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.
Se vale l’idea che vuole che nella mente dell’autore di quel libro della Torah proprio la valle del Giordano e la zona del Mar Morto fosse il Paradiso terreste, “il Gan Eden”, lì ci dovrebbe anche essere la radice a base dell’idea del serpente.
Il Mar Morto, peraltro, è un paesaggio naturale sorprendentemente drammatico con un potente simbolismo spirituale, sì che in testi medievali è chiamato “Mare del Diavolo”, altri nomi sono Mare “dell’Araba”, “di Sale” e “Orientale” (Genesi 14,3; Deuteronomio 3,17; Giosué 3,16; Numeri 34,12; Ezechiele 47,18), ma gli arabi lo conoscono come Bahr Lut o Mare di Lot, la cui storia si trova anche nel Corano con varie differenze rispetto ai racconti biblici.
Il nome Lot ha, peraltro, lettere allusive a quella situazione geografica, perché porta all’idea di “serpeggia portandosi in un pozzo sigillato ” e colui che serpeggia è il fiume Giordano. (Vedi: significati delle lettere ebraiche cliccando sui simboli nella colonna a destra della Home di “Bibbiaweb.net” ove sono le relative schede.)
Chi dalle alture della Giordania sulla sponda sinistra del Giordano guarda la valle il fiume appare maestoso e arcano, perché si vedono nitidamente, come in questa immagine, le tante anse prima di terminare nel Mar Morto.


Chi proveniva dall’Egitto che doveva pensare?
Mosè vede solo da lontano la terra promessa dal Monte Nebo (800metri s.l.m.) appunto su tali altopiani in sinistra del fiume e questo che scorre a 1200-1100 m più in basso con tutte le sue anse pareva proprio il dio Apophis, il Leviatano, al serpente antico.
Nella cosmogonia egizia, in effetti, vi erano due classi di dèi personificati in serpenti, quelli dalla parte di Ra, e quelli del nemico Apophis.
Il Nilo, era pensato come una divinità amica dei Tiniti fondatori della dinastie faraoniche e la femmina di cobra era segno dell’occhio Udjat di Osiride ed era rappresentata sulla fronte del faraone, il dio sole in terra, ad indicarne la forza distruttrice che sputa veleno contro i nemici.
Udjat, cioè “La Verde”, colore del papiro, era la protettrice del Basso Egitto ove risiedevano gli Ebrei secondo i racconti Biblici prima dell’Esodo e guidava le inondazione necessarie alla sopravvivenza dell’Egitto.
Erano quelli “serpenti buoni”, che vegliavano perché non si precipitasse nel caos di Apophis contrario al buon funzionamento del mondo.

La lotta in quel punto nella piana di Moab, peraltro, tra forze benevole, l’alto Giordano proveniente dalle fresche sorgenti dell’Hermon, e le malevoli acque di quel sinuoso drago in cui si era trasformato il termine del corso d’acqua che vomitava nel Mar Morto, era evidente.
Il libro dell’Apocalisse (12,15-16), infatti, segnala: “Allora il serpente vomitò dalla sua bocca come un fiume d’acqua dietro alla donna, per farla travolgere dalle sue acque. Ma la terra venne in soccorso alla donna, aprendo una voragine e inghiottendo il fiume che il drago aveva vomitato dalla propria bocca.”
In quel punto già c’era stata una vittoria di Giosuè (3, 4, 5) con l’aiuto di Iahwèh; era questo un segno della vittoria finale.
Giosuè l’aveva, infatti, attraversato davanti a Gerico a piedi asciutti fermandone il corso quando i Leviti che portavano l’Arca della Testimonianza in spalla furono seguiti da tutto il popolo d’Israele.
L’immagine della stirpe della donna che schiaccia il serpente doveva perciò avere uno sviluppo, un segno reale, concreto che lo ricordasse.
Se quello era l’immaginario fisico del libro della Genesi doveva ben accadere che un figlio di donna si immergesse figurativamente nel serpente, entrando nella morte la finisse per risorgere a nuova vita.
Occorreva che un nuovo Giosuè, il Signore Gesù, schiacciasse la testa al serpente e così fu.
Sant Agostino nel discorso 263 su Ascenzione del Signore e il Battesimo di Gesù raffigura così l’entrata nella morte e la sua risurrezione: “Il diavolo esultò quando morì Cristo, ma con la stessa morte di Cristo il diavolo fu sconfitto: ghermì l’esca rimanendovi però intrappolato. Godeva della morte di lui, come principe della morte. Ma proprio con ciò di cui godeva gli fu tesa la trappola. La trappola del diavolo fu la croce del Signore; l’esca per prenderlo fu la morte del Signore. Ed ecco che il Signore nostro Gesù Cristo risuscitò.”
Là si immerse nel Giordano e fu battezzato da Giovanni per segnare l’inizio del tempo finale di conversione e per sancire l’inizio della ultima battaglia per il Regno, la famosa guerra di Gog e Magog ai cui accenna l’Apocalisse.
“Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? Ma Gesù gli disse: Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. (Matteo 3,13-17)
Richiama un giudizio da iniziare dal Giordano ove c’è chi deve essere giudicato.

D’altronde ogni “offerta di oblazione non lascerai mancare il sale dell’alleanza del tuo Dio” e Gesù di fatto si salò “nelle acque del serpente si racchiuse ” e fu Lui il sale perfetto che compì la purificazione e nel contempo il pane spezzato che fu per il serpente veleno ().
Si trova nel libro dei Numeri al capitolo 21,4-9 l’episodio enigmatico del serpente di rame che Mosè fece issare nel deserto per difendere il popolo da serpenti velenosi.
Questo episodio nello specifico conferma che nell’immaginario c’era l’idea di un serpente favorevole e di serpenti velenosi contrari.

“Dall’angelo (ribelle) che lo stringeva risorse “.
“L’angelo (ribelle) chiuderà nel fuoco “.

Gesù stesso si paragona a quel serpente in Giovanni 3,14s.
A Timna’ nella Valle dell’Arabah sono state trovate miniere egizie di rame, ora dette “di Salomone”. Nel 1969 furono trovati i resti di un tempio dedicato a Hator, la dea-mucca (B. Rothenberg, “The Egyptian Mining Temple at Timna”, London 1988) con iscrizioni, cartigli di Seti I (1318-1304 a.C.) e Ramses II (1304-1237 a.C.). Il santuario egiziano era contro la montagna entro cui c’era una nicchia, ma a cielo aperto (m. 9×7) con “naos”. Si trovarono due basi di colonna con la faccia di Hator e sue statuine, incensieri, due tavole in pietra per le offerte, vasi di alabastro, placche in oro e rame, incensieri, doni votivi con motivi zoomorfi con serpenti. Fu occupato dai madianiti nel XII° secolo a.C. e il santuario pare fosse coperto da una tenda (recuperati frammenti gialli e rossi) che ricorda il santuario mobile dell’Esodo.

È lui che combatte il male e dà inizio alla sua missione terrena col battesimo proprio là nel Giordano ove la testa del serpente vomitava acqua nel Mar Morto.
Quel battesimo è figura della sua morte “O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?” (Romani 6,3)
Dal suo costato sgorgheranno le acque, segno della continuità spirituale ristabilita alle acque del Paradiso che irrigano la terra nelle fonti battesimali interrote dal peccato nel Mar Morto.

Nasce la domanda: nel battesimo di Gesù dove si trova il segno del sale che c’è nel battesimo cristiano?
È Lui il sale, è Lui che lo mette nel Giordano.
I Padri vedevano nel sacrificio di Cristo la vittima salata, pura e santa.
Così infatti doveva essere il Figlio di Dio!
Lui salò e si salò nel Giordano.
È Lui il “farmaco di immortalità”, il “carbone ardente” che riceviamo con l’eucarestia e il 9-3-2008 il Papa al centro Giovanile San Lorenzo ha invitato, infatti, a non avere paura della morte, a credere nell’eternità consapevoli che “L’unico vero farmaco dell’immortalità è l’eucarestia e la certezza di essere amati e rispettati da Dio, sempre.”

Col battesimo si diviene neonati in Cristo.
In Palestina c’era l’usanza di lavare e frizionato col sale il neonato, per, purificarlo dopo il parto, poi avvolto in un panno e fasciato tenendo ferme anche le braccia e per la tradizione anche Gesù neonato fu lavato e cosparso di sale e gli furono fasciati stretti gli arti perché crescessero forti e diritti; poi ebbe la poppa dalla madre.
L’iconografia, infatti ci presenta il bambino anche interamente fasciato di bianco come una mummia, segno di regalità e germe di risurrezione.
L’usanza è ricordata dal profeta Ezechiele 16,4: “Alla tua nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato l’ombelico e non fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale, né fosti avvolta in fasce.” (Ezechiele 16,4)
In “Miracoli – La sposa vede lo sposo attraverso il velo” nella rubrica “Ricerche di Verità ” ho decripato tra l’altro anche quel versetto.
Lo riporto, perché anche questa è calzante col tema che ho ora trattato.

Ezechiele 16,4 – Porterà a recidere l’essere impuro. A finire che sarà spengendo un giorno nel mondò chi si portò da serpente. La legge divina quel primogenito gli porta nella prigione. Un Agnello lo finirà risorgendo i corpi con la rettitudine che reca dentro. Per i viventi ci sarà la pienezza. Nei corpi chi si nasconde scenderà finito perché bruciato. La rovina porta nel mondo dei viventi al serpente. Nella prigione il rifiuto esce. Un vivente il vigore per finirlo porta al mondo per stappar via il serpente. Il rifiuto (già) in fasce gli indica.

GESÙ E I LEBBROSI
I seguenti organismi: “Department of Family Medicine Faculty for Health Sciences Ben-Gurion University of the Negev”, “Laboratory of Parasitology Soroka University Medical Center”, “Department of Microbiology and Immunology Faculty for Health Sciences Ben-Gurion University of the Negev a Beer-sheva, Israel” hanno osservato, e riporto la notizia, che:

“Malattie quali la schistosomiasi, la leishmaniosi, la malaria e la pediculosi sono ben note sin dall’antichità. Studiando le definizioni di queste malattie così come compaiono nella storia antica, i medici moderni possono capire in modo più completo la loro origine. Questo lavoro cerca di valutare gli aspetti biblici e storici della lebbra da un punto di vista scientifico. Sono stati studiati tutti i testi biblici e i versetti riferiti alla lebbra. Sono anche stati attentamente valutati altri testi sulla storia della lebbra. Nonostante i dati conflittuali sull’origine della lebbra, il Medio oriente versus l’Estremo Oriente, è più probabile che la lebbra sia originaria dell’India. L’assenza di evidenza scientifica che la lebbra fosse presente nei tempi biblici non significa che essa non esistesse. È più probabile che la biblica Miriam fosse afflitta da scarlattina, che Naaman fosse affetto da psoriasi o scabbia, che Gehazi avesse la scabbia o la leishmaniosi e che Uziah fosse affetto da neurodermatite o psoriasi. Il termine tzara’at in Ebraico non indica esclusivamente la lebbra. È più probabile che malattie diverse da essa siano responsabili dei riferimenti biblici.”

In effetti, l’ultimo riferimento biblico dell’A.T. è sul re Ozia lebbroso.
Questi stava in una casa di isolamento, ma non si sa quanto influì la decisione per l’ira dei sacerdoti nell’episodio seguente:

“Ma in seguito a tanta potenza si insuperbì il suo cuore fino a rovinarsi. Difatti si mostrò infedele al Signore suo Dio. Penetrò nel tempio per bruciare incenso sull’altare. Dietro a lui entrò il sacerdote Azaria con ottanta sacerdoti del Signore, uomini virtuosi. Questi si opposero al re Ozia, dicendogli: Non tocca a te, Ozia, offrire l’incenso, ma ai sacerdoti figli di Aronne che sono stati consacrati per offrire l’incenso. Esci dal santuario, perché hai commesso un’infrazione alla legge. Non hai diritto alla gloria che viene dal Signore Dio. Ozia, che teneva in mano il braciere per offrire l’incenso, si adirò. Mentre sfogava la sua collera contro i sacerdoti, gli spuntò la lebbra sulla fronte davanti ai sacerdoti nel tempio presso l’altare dell’incenso. Azaria sommo sacerdote, e tutti i sacerdoti si voltarono verso di lui, che apparve con la lebbra sulla fronte. Lo fecero uscire in fretta di lì; anch’egli si precipitò per uscire, poiché il Signore l’aveva colpito. Il re Ozia rimase lebbroso fino al giorno della morte. Egli abitò in una casa di isolamento, come lebbroso, escluso dal tempio. Suo figlio Iotam dirigeva la reggia e governava il popolo del paese.” (2Cronache 26,16-21 e 2Re 15,5)

Sappiamo però che molti erano quelli che erano definiti “lebbrosi” al tempo di Naaman, come asserisce Gesù nel Vangelo di Luca, ma dice ciò per rafforzare il pensiero che i profeti non sono riconosciuti in patria, più che per parlare del fenomeno lebbra: “C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. (Luca 4,27)
Resta il fatto che dal racconto in 2Re 5 Naaman sembra non avesse una malattia invalidante tale che lo escludesse dai rapporti sociali, perciò si può pensare che, in effetti, non avesse il morbo di Hansen o Hanseniasi.

Ai tempi dei Romani e di Gesù la lebbra, però, c’era in Palestina e l’immaginario religioso collettivo aveva riferito a quel morbo il corpo delle norme del Levitico.

Le seguenti parole si trovano con frequenza nei Vangeli:

  • malato, malati, ammalato, ammalati, malattia per 39 volte;
  • indemoniato o indemoniati per 12 volte;
  • lebbra, lebbroso, lebbrosi per 13 volte.

Nel Vangelo di Matteo Gesù indica agli apostoli cosa debbono fare: “Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.” (Matteo 10,8).
Infermità plurime ma con stessa radice.
Debbono cioè guerreggiate col maligno per avvisare che si apre il tempo messianico del suo Regno, infatti:

“Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro? Gesù rispose: Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella”. (Matteo 11,2-5)

Un personaggio definito lebbroso nei Vangeli fu Simone, meglio conosciuto come Lazzaro, che morì e fu risuscitato, di cui Gesù frequentava amichevolmente la casa. (Matteo 26,6, Marco 14,3, Giovanni 12,1-8)
Di miracoli di guarigioni vi è poi il caso di un lebbroso narrato dai sinottici Matteo 8,1-4; Marco 1,40-45 e Luca 5,12-16.
Gesù lo tocca e lo risana, ma gli ricorda di seguire le prescrizioni del Levitico.
Clamoroso, narrato nel Vangelo di Luca, è il caso dei 10 lebbrosi:

“Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: Gesù maestro, abbi pietà di noi! Appena li vide, Gesù disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti. E mentre essi andavano, furono sanati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato chi tornasse a render gloria a Dio, all’infuori di questo straniero? E gli disse: Alzati e và; la tua fede ti ha salvato!” (Luca 17,11-19)

Anche qui Gesù fece applicare le regole del Levitico.

Sta il fatto che sul finire del primo secolo d.C. dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito 70 d.C. e la presa di Masada 73-74 d.C. su un altopiano in sinistra del Mar Morto, rifugio degli ultimi Zeloti si realizzò per quella zona quanto profetizzava il libro del Deuteronomio:

“Allora la generazione futura, i vostri figli che sorgeranno dopo di voi e lo straniero che verrà da una terra lontana, quando vedranno i flagelli di quel paese e le malattie che il Signore gli avrà inflitte: tutto il suo suolo sarà zolfo, sale, arsura, non sarà seminato e non germoglierà, né erba di sorta vi crescerà come dopo lo sconvolgimento di Sòdoma, di Gomorra, di Adma e di Zeboim, distrutte dalla sua collera e dal suo furore, diranno, dunque, tutte le nazioni: Perché il Signore ha trattato così questo paese? Perché l’ardore di questa grande collera? E si risponderà: Perché hanno abbandonato l’alleanza del Signore, Dio dei loro padri: l’alleanza che egli aveva stabilita con loro, quando li ha fatti uscire dal paese d’Egitto; perché sono andati a servire altri dèi e si sono prostrati dinanzi a loro: dèi che essi non avevano conosciuti e che egli non aveva dato loro in sorte.” (Deuteronomio 29,21-24)

DISTRUZIONE DI SODOMA E GOMORRA
Propongo il testo C.E.I. e la decriptazione tutta di seguito dei 38 versetti del capitolo 19 del libro della Genesi relativo proprio alla descrizione della distruzione di Sodoma e Gomorra.
Inatteso, sorprendente e forzato è l’inciso finale dell’incesto delle figlie di Lot col padre per avere una discendenza da lui, considerato che attorno c’era solo malvagità.
Di ciò mi sono già interessato con “Vino nella Bibbia: causa d’incesti e segno del Messia“, alla cui lettura rimando.
Nel paragrafo “Lot e le figlie” tra l’altro avevo già presentato la decriptazione degli ultimi 9 versetti, Genesi 19,30-38, perché quelle quattro citazioni ripetute del bere il vino che ho evidenziato nel testo C.E.I erano per me un ghiotto avviso di un testo con una visione doppia.

GENESI 19 – TESTO C.E.I.
Genesi 19,1 – “I due angeli arrivarono a Sòdoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta di Sòdoma. Non appena li ebbe visti, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia a terra.

Genesi 19,2 – E disse: Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne andrete per la vostra strada. Quelli risposero: No, passeremo la notte sulla piazza.

Genesi 19,3 – Ma egli insistette tanto che vennero da lui ed entrarono nella sua casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così mangiarono.

Genesi 19,4 – Non si erano ancora coricati, quand’ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sòdoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo.

Genesi 19,5 – Chiamarono Lot e gli dissero: Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!

Genesi 19,6 – Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé,

Genesi 19,7 – disse: No, fratelli miei, non fate del male!

Genesi 19,8 – Sentite, io ho due figlie che non hanno ancor conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all’ombra del mio tetto.

Genesi 19,9 – Ma quelli risposero: Tirati via! Questo individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro! E spingendosi violentemente contro quel uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta.

Genesi 19,10 – Allora dall’interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente;

Genesi 19,11 – quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta.

Genesi 19,12 – Quegli uomini dissero allora a Lot: Chi hai ancora qui? Il genero, i tuoi figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo.

Genesi 19,13 – Perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro di loro davanti al Signore è grande e il Signore ci ha mandati a distruggerli.

Genesi 19,14 – Lot uscì a parlare ai suoi generi, che dovevano sposare le sue figlie, e disse: Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere la città! Ma parve ai suoi generi che egli volesse scherzare.

Genesi 19,15 – Quando apparve l’alba, gli angeli fecero premura a Lot, dicendo: Su, prendi tua moglie e le tue figlie che hai qui ed esci per non essere travolto nel castigo della città.

Genesi 19,16 – Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie e le sue due figlie, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui; lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.

Genesi 19,17 – Dopo averli condotti fuori, uno di loro disse: Fuggi, per la tua vita. Non guardare indietro e non fermarti dentro la valle: fuggi sulle montagne, per non essere travolto!

Genesi 19,18 – Ma Lot gli disse: No, mio Signore!

Genesi 19,19 – Vedi, il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di me salvandomi la vita, ma io non riuscirò a fuggire sul monte, senza che la sciagura mi raggiunga e io muoia.

Genesi 19,20 – Vedi questa città: è abbastanza vicina perché mi possa rifugiare là ed è piccola cosa! Lascia che io fugga lassù – non è una piccola cosa? – e così la mia vita sarà salva.

Genesi 19,21 – Gli rispose: Ecco, ti ho favorito anche in questo, di non distruggere la città di cui hai parlato.

Genesi 19,22 – Presto, fuggi là perché io non posso far nulla, finché tu non vi sia arrivato”. Perciò quella città si chiamò Zoar.

Genesi 19,23 – Il sole spuntava sulla terra e Lot era arrivato a Zoar,

Genesi 19,24 – quand’ecco il Signore fece piovere dal cielo sopra Sòdoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco proveniente dal Signore.

Genesi 19,25 – Distrusse queste città e tutta la valle con tutti gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo.

Genesi 19,26 – Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale.

Genesi 19,27 – Abramo andò di buon mattino al luogo dove si era fermato davanti al Signore;

Genesi 19,28 – contemplò dall’alto Sòdoma e Gomorra e tutta la distesa della valle e vide che un fumo saliva dalla terra, come il fumo di una fornace.

Genesi 19,29 – Così, quando Dio distrusse le città della valle, Dio si ricordò di Abramo e fece sfuggire Lot alla catastrofe, mentre distruggeva le città nelle quali Lot aveva abitato.

Genesi 19,30 – Poi Lot partì da Zoar e andò ad abitare sulla montagna, insieme con le due figlie, perché temeva di restare in Zoar, e si stabilì in una caverna con le sue due figlie.

Genesi 19,31 – Ora la maggiore disse alla più piccola: Il nostro padre è vecchio e non c’è nessuno in questo territorio per unirsi a noi, secondo l’uso di tutta la terra.

Genesi 19,32Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui, così faremo sussistere una discendenza da nostro padre.

Genesi 19,33 – Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò.

Genesi 19,34 – All’indomani la maggiore disse alla più piccola: Ecco, ieri io mi sono coricata con nostro padre: facciamogli bere del vino anche questa notte e va’ tu a coricarti con lui; così faremo sussistere una discendenza da nostro padre.

Genesi 19,35 – Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la più piccola andò a coricarsi con lui; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né quando essa si alzò.

Genesi 19,36 – Così le due figlie di Lot concepirono dal loro padre.

Genesi 19,37 – La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab. Costui è il padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi.

Genesi 19,38 – Anche la più piccola partorì un figlio e lo chiamò figlio del mio popolo. Costui è il padre degli Ammoniti che esistono fino ad oggi.”

GENESI 19 – DECRIPTAZIONE
Genesi 19,1 – E sarà da dentro a recare l’Unigenito della risurrezione l’energia. Sarà ad entrare la pienezza della rettitudine a stare nei viventi. Riempito il sangue, uscirà da dentro il nemico, che abita con la portata potenza, dal cuore, essendo stato bruciato dentro. Dentro, il cattivo che riempiva il sangue, bastonato sarà nel corpo per la divinità portatasi nei cuori e sarà a rovesciarsi dai viventi. Al serpente, l’incontrata purezza, avrà portato la forza per bruciarlo. Lo strapperà portando via l’originario soffio che era nei viventi. Per l’Unigenito dai corpi scenderà fuori.

Genesi 19,2 – E sarà il primo essere ribelle inviato fuori dall’energia dell’Unico; dal Signore sarà rimosso riportando l’energia originaria della divinità dentro a ristare in tutti. Con l’azione della sola rettitudine l’avrà reciso con l’opprimere recato; ed i corpi dalle tombe su si riporteranno in piedi. Sarà stata per la rettitudine la vita a riportarsi; rientrando li risorgerà; così dai morti vivi si riporteranno fuori in cammino, integri, rinati con i corpi retti. La rettitudine nei viventi avrà riportato a stare l’originaria vita nei corpi, nonché il rifiuto con bruciature al fuggente, che si porterà da dentro a rivelarsi; era l’angelo (ribelle).

Genesi 19,3 – Riportati saranno liberi i corpi dentro dei viventi dalla vita che dall’origine dell’essere impuro era a riempirli. E la maledizione gli sarà portata, bastonato sarà dentro. L’Unigenito riporterà la divinità dentro a ristare in tutti e porterà a spazzare il serpente fuori dai viventi, salvandoli tutti dalla perversità. Dai viventi giù si porterà completamente cotto e sarà a mangiare portato.

Genesi 19,4 – Nel cuore il verme sarà bruciato dalla rettitudine dentro portata e gli uomini saranno ad uscire dalla rovine. Risarà nei corpi degli uomini a stare la pienezza. Simili agli angeli, convertiti si porteranno in alto per entrare dentro a stare nel Crocifisso. I viventi giovani si riporteranno in eterno. Da questi (dal Crocefisso) riformati tutti usciranno i popoli che dalla putredine su usciranno.

Genesi 19,5 – E saranno a versarsi nel corpo dell’Unigenito, che li porterà da Dio; li accompagnerà nel cuore portandoli per stare nell’Unico a vivere con i corpi. E gli accompagnati, nell’Unico saranno ad entrare. Gli uomini staranno a vivere nella felicità che dentro desideravano per la portata divinità, che ci risarà per la rettitudine. Nella notte usciranno dal mondo, portati su saranno dall’Unigenito i viventi. In Dio saranno ad abitare e con gli angeli nell’eternità entreranno dell’Unico tutti a vivere.

Genesi 19,6 – E saranno su con l’Unigenito che in Dio ad entrare li accompagnerà nel cuore. Entrati nel Verbo, nel Crocifisso racchiusi, dal mondo li porterà fuori liberati. Il Crocifisso, racchiusi i fratelli, nel corpo sarà a portarli.

Genesi 19,7 – E sarà dell’Unico a vivere nel corpo la divinità; da angeli dell’Unico inizieranno a vivere. Il Crocifisso la compagna ha portato.

Genesi 19,8 – Entrata l’energia usciranno angeli di Dio a stare i risorti che con il Crocifisso saranno figli. E tutti nella felicità, potenti, dell’Unico saranno alla conoscenza portati gli uomini che desideravano su stare con l’Unico entrando tra gli angeli. Per l’Unigenito venne fuori l’angelo maledetto in forza della rettitudine che ai viventi avrà recato. Con l’azione della risurrezione portata il serpente nel mondo avrà ucciso nei cuori dentro. Dentro dalla rovina dell’angelo sarà stata la rettitudine a pulire per la potenza dell’Unigenito che invierà la risurrezione; sarà dai viventi ad uscire. La divinità della maledizione avrà finito l’azione con la rapina che dentro fiaccava. Spazzato il serpente dalla rettitudine, l’energia dentro dell’Unico riporterà dentro. Si rialzerà la potenza; si riverserà dal Crocifisso la forza.

Genesi 19,9 – E saranno dall’Unico di vita saziati. Per lo scorrere della risurrezione, uscito il rifiuto alla perversità, saranno con l’Unigenito a vivere con il corpo portati. Entreranno da fratelli per l’aiuto dentro della divinità che a scorrere avrà recato nei corpi. Portati saranno stati i risorti dal Verbo nel cuore, (da dove) della risurrezione il soffio avrà portato. Dal cuore, dal tempo usciranno; l’invierà con il corpo in alto. Per la rettitudine nei viventi entrata, la vita si riporterà bella. Il nemico che portavano dentro gli uomini avrà consumato e nei cuori la forza avrà riportato. Afflizione la risurrezione avrà portato al serpente, bruciandolo nei corpi; usciranno liberati dal Crocifisso.

Genesi 19,10 – E sarà con la risurrezione il vigore riportato ad entrare negli uomini. Saranno i viventi all’Unigenito tutti ad essere simili e saranno dentro a stare nell’Unico i portati. Verranno del Potente recati nel cuore. Di Dio saranno dal mondo ad entrare nel Tempio. Da Lui, dal Crocifisso usciranno; libererà tutti i racchiusi che portava.

Genesi 19,11 – E verranno gli uomini a stare a vivere nella felicità con il Verbo. Tutti dalle tombe entreranno dentro per stare nel Crocefisso (da cui) uscì la rettitudine che ha portato dentro la pienezza e che l’angelo (ribelle) ha recato dai corpi nell’acqua bollente. Versando dal cuore l’energia li porterà all’eternità nella gloria e sarà la potenza desiderata dai viventi a riscendere. Dell’Unico entreranno al volto tutti nell’assemblea.

Genesi 19,12 – E saranno dell’Unico vivi a saziarsi gli uomini per a vivere da dèi potenti portati nel cuore, alla vista simili. Sarà stata la potenza della rettitudine, per il soffio entrato, a strappar via l’angelo (ribelle). E figli saranno per la rettitudine di cui porteranno dentro l’energia. Il Crocifisso, essendo retti, li avrà portati tutti nella felicità. Del serpente, spenta la rovina nei corpi, fuori avrà portato la sozzura. Nei viventi, per l’angelo uscito con la putredine, si riporterà la vita.

Genesi 19,13 – Così era il Messia il Crocefisso; fu i viventi ad incontrare. La grazia porterà a venire ai viventi. Il risorgere uscirà da questi nel mondo con la rettitudine. Sarà la gloria a rientrare. Scenderà ad agire versando integrità. Verrà il soffio d’energia nell’esistenza. Il Signore porterà ad esistere con la risurrezione il vigore. L’energia recata dal Signore il serpente brucerà; lo strapperà via.

Genesi 19,14 – A condurli sarà su da Dio portandoli nel cuore. Li porterà essendosi insinuati con i corpi. In Dio li racchiuderà tutti. Tra gli angeli saranno portati del Potente. Verserà vivi i figli. Tutti sarà a portarli e saranno dall’Unico a vivere con i corpi risorti, condotti su (come) desideravano a vivere tra gli angeli. Usciranno i viventi risorti fuori da questi. Usciranno così chi stava nel Messia che è il Crocifisso, il Signore, a venire nella città (la nuova Gerusalemme) li porterà, in cui saranno ad entrare per starvi così a vivere piacevolmente. Dentro una fonte ci sarà; era chiusa nel Crocifisso che energia sarà a portare.

Genesi 19,15 – E retti i viventi porterà ad entrare risorti nell’assemblea. Con i corpi li avrà innalzati portandoli a stare dall’Unico, che sta su, ed entreranno con gli angeli a stare i viventi a casa, accompagnati nel cuore del Potente. L’Unigenito, puliti riporterà i viventi, versandoli a chiudere nell’Unico tutti. Ricominceranno a bere la rettitudine e verranno bevendola figli. Dalla croce fu la rettitudine ad uscire; sugli apostoli con la Madre giù venne il soffio. L’inviò il Crocifisso dal foro (quando a) parlare rientrò in casa. Lo videro riportarsi gli apostoli. Rientrato, lo videro ristare nel corpo.

Genesi 19,16 – A portare fu il Crocifisso la Madre nel mondo che con l’acqua usci; la portò ad esistere dal petto. Fu a versarla, La recò nel mondo per gli uomini. Fu la Madre da casa da forza all’essere impuro portata; dentro fu da sbarramento. Iniziò la risurrezione del Crocifisso a recare. E dentro aiutò ad illuminare indicando che da figli tutti saranno portati a casa per misericordia del Crocifisso. Il Signore, in alto sarà a portarli, e staranno su nell’Unico dal mondo portati. E fu per guidarli a portare la Madre che l’annuncia giù con potenza nelle città.

Genesi 19,17 – E fu ad uscire la forza della rettitudine nel mondo portata giù a stare dall’Unigenito con la Madre, che l’originaria integrità al mondo annuncia. Giù la perversità che c’è dall’origine con l’amarezza escono. Fugge per l’azione potente l’angelo superbo. La rettitudine di Dio, che nel Crocifisso dentro era nel cuore, di fratelli un corpo/popolo è così a portare. La divinità che il Crocifisso risorse dentro tutti entra con la rettitudine; così nel corpo escono rigenerati, entrando la vita potente nei cuori.

Genesi 19,18 – Portati sono dell’Unigenito a vivere nel corpo/Chiesa. La potenza si porta nei cuori della divinità. Esce dalla Madre di Dio l’energia. Iniziano con il Signore a stare.

Genesi 19,19 – Uscirono gli apostoli per il mondo a pascolare i viventi. Giù per l’Unigenito servono rettamente. La grazia domandata è per gli apostoli ad esistere. Cosi sono ad indicare nel cammino grande misericordia. Affliggono con la risurrezione il cattivo. Per il dono del Crocifisso della risurrezione sarà il serpente ad uscire dalla vita. Recano a tutti il primo segno gli apostoli con la parola del dono che avrebbe portato l’Unigenito, che ad uccidere sarà il serpente. L’Unigenito desidera portare a compimento il mondo. Nei viventi la potenza nel cuore entrerà per rigenerarli. Un soffio d’energia in tutti s’insinuerà; riformati saranno. Uscirà il cattivo che nel mondo portò dei morti l’esistenza.

Genesi 19,20 – Uscirono gli apostoli per il mondo. Inviati dall’Unigenito uscirono dalla Città. Usciti, questi vennero a versarsi tra le moltitudini del mondo. Il serpente fugge nel nome che ad uscire portano di Lui. Dai viventi scende il nemico che ammala i cuori. Esce per gli apostoli il peccare dal mondo. Uscito il serpente, la forza ad agire nel corpo di Lui si riporta, e del Crocifisso la vita nelle anime sta.

Genesi 19,21 – Ed è dell’Unico l’amarezza della maledizione, che era stata portata, ad uscire per gli apostoli. Nel mondo gli apostoli della risurrezione vengono a parlare. Con l’angelica forza della rettitudine sono ad allattare. La parola che esce da questi entra nei cuori. La potenza del Crocefisso è ad entrare con la parola. La rettitudine è a venire con il sentire che fu il corpo del primo dei risorti il corpo di cui parlano, (cioè) del Crocifisso.

Genesi 19,22 – Nei viventi, che entrano nel corpo/Chiesa entra la parola della carità, illuminano i viventi, bruciature al serpente originano. Che l’Unigenito porterà il compimento in azione con la risurrezione, che porterà alla fine, parlano. Una turba dentro originano di retti illuminati tra i viventi che escono. Agiscono in cammino da esseri puri; dal corpo/Chiesa il peccare esce. Nelle città giù portano a sentire alle menti/teste che…

Genesi 19,23 -…nel mondo il Risorto per salvare rispunterà dall’alto per rientrare in terra e la potenza porterà nei cuori dentro dell’Unico. Si rialzeranno; in azione i corpi riusciranno.

Genesi 19,24 – Porterà il Signore ad entrare i viventi nel cuore. Saranno nel corpo ad innalzarsi dal foro da cui il sangue portò ed in alto i popoli con i corpi usciranno. Nello zolfo sarà il Crocifisso a portare il peccatore. Verranno col Signore i viventi, tra gli angeli entreranno in cielo.

Genesi 19,25 – Porterà nell’esistenza ad entrare il soffio della rettitudine; verrà il nemico che c’è nei viventi ad uscire. La divinità riporterà con la perfezione. Così per la rettitudine nei corpi portata verrà il maligno bruciato dentro dov’è. Uscito il nemico, risarà la vita portata. Si rialzeranno vivi, le tombe s’apriranno, gli uomini usciranno.

Genesi 19,26 – Si porteranno nel Crocifisso dentro il cuore da cui la donna dalla croce portò. Vivi i fratelli nel corpo sarà a recare e tutti dal mondo sarà ad invidiare su per stare dentro a vivere dal Potente nell’assemblea.

Genesi 19,27 – Avendo riportato a stare con la risurrezione la rettitudine nei viventi la forza rientrerà. Nei viventi dentro ad abitare si riverserà nei corpi la divinità. Entrando i viventi risorgerà. Beate si vedranno con il vestito della risurrezione le centinaia; tutte nella persona a staranno del Signore.

Genesi 19,28 – E sarà per la risurrezione versata a venir meno l’angelo (ribelle) che è a riempire il sangue, e per l’azione l’essere ribelle uscirà. Con azione potente tutte le persone saranno dalla terra ad uscire; così di rettitudine saziati saranno alla vista portati dal mondo tra gli angeli. Dal mondo innalzati, versati saranno dal cuore; con i corpi usciranno. Nell’Unico con i corpi scenderanno. Per la rettitudine riversata saranno nel cuore con i corpi ad entrare; così abiteranno nella luce con gli angeli.

Genesi 19,29 – Portati saranno dal mondo per abitare racchiusi tutti nella divinità; i viventi verranno a vederla con i corpi. Saranno ad entrarvi da retti agnelli condotti a starvi dal ferito/sgozzato Agnello. Da Dio nel mondo fu tra i viventi a venire. Per il Padre nel corpo entrò. In un vivente portò l’essenza del vigore. Venne la potenza a recare nel cuore di un uomo. E della rettitudine entrò nel mondo il soffio per spengere dentro il mondo, con il soffio che affliggerà completamente uscendo, il nemico che è nei viventi dalle origini. Bruciato nei corpi sarà dalla risurrezione che dentro, entrando, a finirlo lo porterà dai cuori.

Genesi 19,30 – E fu Dio la potenza a portare in un cuore per la contesa recare al nemico; ed abitò dentro al mondo. D’un povero scelto fu il figlio. Un segno fu portato alla vista dei viventi e così fu a stare in un corpo Dio. Nel sabato (della creazione) in un vivente si portò giù alla vista in un corpo ed abitò in una casa. Da un seno il corpo uscì di Lui ed una luce indicò chi era. Il Figlio finalmente s’era portato!

Genesi 19,31 – E finalmente l’Unigenito a vivere in un corpo uscì. Per il pianto lo lanciò Dio nel mondo; giù per le rovine, lo lanciò il Padre. Fu dall’angelo (ribelle) a recarsi; a questi verserà il rifiuto, con la forza della risurrezione l’annullerà da dentro la terra. Nei cuori porterà l’Unigenito dell’Altissimo l’energia e così le generazioni rette tutte usciranno dalla terra.

Genesi 19,32 – Della potenza della rettitudine entrerà l’energia con la risurrezione che verserà nel mondo. Verrà del Padre ad essere l’energia portata dell’esistenza per essere figli. La resurrezione anelata ai popoli porterà, ed invierà dal mondo a stare fuori per entrare i viventi nel Padre tra gli angeli, ma colpirà il cattivo.

Genesi 19,33 – E completamente dalla risurrezione vomitato l’angelo (ribelle) verrà. Dal Padre sarà ad entrare l’energia che sarà ad opprimerlo; dentro la notte del mondo Lui porterà a finire. Dentro con l’amore la rettitudine sarà nei corpi a rientrare e finirà bruciato dalla rettitudine dentro venuta dal Padre. Sarà nel mondo recata al serpente una calamità in azione che dentro lo brucerà; così da dentro la perversità che v’abita verserà e dai viventi uscirà.

Genesi 19,34 – E sarà ad entrare nell’acqua bollente accesa che a finire lo porterà e finirà il primo essere ribelle tra i pianti. Sarà dai corpi ad uscire il maledetto, giù la rovina dei corpi uscirà; dall’energia della risurrezione così dentro finito sarà. L’Unigenito a salvare verrà per il Padre gli oppressi. Con la risurrezione a riformare porterà le esistenze. Sarà negli oppressi a riscorrere la vita di Dio; sarà la potenza a rientrare dentro gli uomini che ad anelarla erano i popoli che si portasse. E degli angeli l’esistenza ai viventi per il Padre inviata sarà; ne recherà il seme.

Genesi 19,35 – E nel Crocifisso risorto si riverseranno gli oppressi. Gli scorreranno i viventi dentro di notte. Dal mondo usciranno con Lui per venire dal Padre a stare. Saranno ad entrare tra gli angeli a stare gli oppressi. Ed il Crocifisso li verserà vivi fuori. Su in Città entreranno (in cui) si porterà il Crocifisso da luce. Retti a casa i popoli recherà per il portato rifiuto. Saranno alla conoscenza, dentro illuminati. Anelavano di portarvisi ad abitare; speravano i viventi d’entrarvi.

Genesi 19,36 – E tutti rigenerati saranno stati dall’energia della risurrezione. Con il Crocifisso saranno tra i figli portati. Il Crocifisso li accompagnerà; nel cuore verranno del Padre. Saranno ad entrare tra gli angeli.

Genesi 19,37 – Porterà tutti, li partorirà a casa per la rettitudine che sarà nei corpi entrata. Figli li avrà portati il Crocifisso avendo rovesciato dai corpi il peccatore; e vivi li porterà dal Padre. Con Lui dal Padre saranno a vivere e nel Padre per sempre ad entrare saranno portati i viventi.

Genesi 19,38 – Portati dal mondo su nella Città entreranno, ove scorre la vita di Lui; da fanciulli entreranno dentro ad abitare con il Crocefisso, primo tra i viventi che ha portato figlio. (Figlio lo è dall’eternità, ma per la natura umana il Cristo è il primo figlio nel tempo) Si vedranno i viventi stare con Lui; con il Padre saranno ad abitare. Tra gli angeli i popoli staranno nell’eternità; v’entreranno un giorno.

CONCLUSIONE
Molteplici sono le allegorie e i significati nascosti usati nelle Sacre Scritture e per approfondirle è da riportarsi a mentalità, usi, costumi dell’epoca, alla storia ed, come abbiamo visto, anche alla geografia del territorio.
Il sale, ad esempio, era una realtà che non si vendeva a pacchetti dal tabaccaio o nei supermercati, ma erano blocchi di roccia.
Certamente il Mar di sale era una cava inesauribile come si può comprendere da questa immagine.


L’affiorare dal Mare indica avvenuta purificazione, primo segno di vittoria.
In senso spirituale il sale è la sapienza di Cristo proclama ai suoi discepoli nel discorso della montagna nel Vangelo di Matteo “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”. (Matteo 5,13) in stretto parallelo con “Voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,16).
Quel Mare sarà riempito, secondo la visione di Ezechiele 47, dalle acque che escono dalla parte orientale del Tempio che altri non è che il costato di Cristo.
Riempirà la terra con la grazia e darà la continuità alle acque del Giordano con tutti i mari tanto che il Mar Morto non ci sarà più. (Vedi: “Acqua viva, fonte, sorgente per lavare il peccato” integrazione di “La Roccia che scaturisce acqua viva” entrambi nella rubrica “Attesa del Messia“.)
Il pensiero è che la sua grazia varcherà ogni frontiera e vincerà ogni ostacolo e solo con lui si entrerà in Paradiso e ci risarà solo vita e vita eterna.
“All’angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi: …Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve.” (Apocalisse 2,12-17)
È il riconoscimento che ha aiutato a salare il mondo.
Tantissimi sono gli spunti e le idee che porta lo strumento della decriptazione e ciascuno potrà tirare le proprie conseguenza.
Certo è che molte delle idee che ho esposto sono dovute proprio al mio modo di avvicinare gli scritti antichi in ebraico superando le parole ed arrivando fino alle midolla delle lettere.

Per concludere, infine, propongo il breve capitolo 27 del profeta Isaia, di 13 versetti, che inizia con la profezia della fine del Leviatano.
Come al solito riporto il testo C.E.I. e poi il decriptato.

ISAIA 27 – TESTO C.E.I.
Isaia 27,1 – In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatàn serpente guizzante, il Leviatàn serpente tortuoso e ucciderà il drago che sta nel mare.

Isaia 27,2 – In quel giorno si dirà: La vigna deliziosa: cantate di lei!

Isaia 27,3 – Io, il Signore, ne sono il guardiano, a ogni istante la irrigo; per timore che venga danneggiata, io ne ho cura notte e giorno.

Isaia 27,4 – Io non sono in collera. Vi fossero rovi e pruni, io muoverei loro guerra, li brucerei tutti insieme.

Isaia 27,5 – O, meglio, si stringa alla mia protezione, faccia la pace con me, con me faccia la pace!

Isaia 27,6 – Nei giorni futuri Giacobbe metterà radici, Israele fiorirà e germoglierà, riempirà il mondo di frutti.

Isaia 27,7 – Il Signore lo ha forse percosso come i suoi percussori? O lo ha ucciso come uccise i suoi uccisori?

Isaia 27,8 – Lo ha punito cacciandolo via, respingendolo, lo ha rimosso con soffio impetuoso come quando tira il vento d’oriente!

Isaia 27,9 – Proprio così sarà espiata l’iniquità di Giacobbe e questo sarà tutto il frutto per la rimozione del suo peccato: mentre egli ridurrà tutte le pietre dell’altare come si fa delle pietre che si polverizzano per la calce, non erigeranno più pali sacri né altari per l’incenso.

Isaia 27,10 – La fortezza è divenuta desolata, un luogo spopolato e abbandonato come un deserto; vi pascola il vitello, vi si sdraia e ne bruca gli arbusti.

Isaia 27,11 – I suoi rami seccandosi si spezzeranno; le donne verranno ad accendervi il fuoco. Certo, si tratta di un popolo privo di intelligenza; per questo non ne avrà pietà chi lo ha creato, né chi lo ha fatto ne avrà compassione.

Isaia 27,12 – In quel giorno, dal corso dell’Eufrate al torrente d’Egitto, il Signore batterà le spighe e voi sarete raccolti uno a uno, Israeliti.

Isaia 27,13 – In quel giorno suonerà la grande tromba, verranno gli sperduti nel paese di Assiria e i dispersi nel paese di Egitto. Essi si prostreranno al Signore sul monte santo, in Gerusalemme.

ISAIA 27 – DECRIPTAZIONE
Isaia 27,1 – Da casa un giorno uscirà in campo. Portata dall’Unico sarà la Parola. Si verserà in aiuto, il Signore. L’Eletto dentro si porterà al mondo per versare il fuoco. La calamità della sorte porterà al serpente per la perversità. Nella prigione lo chiuderà, lo colpirà, lo rovescerà. Al mondo l’innalzeranno i potenti lo porteranno a stare in croce. L’angelo (ribelle) l’invierà alla tomba. La risurrezione dentro il corpo nella tomba si porterà. Si rialzerà e sarà alla fine l’angelo con energia ad essere chiuso nel fuoco. Il perverso porterà alla fine, si porterà alla abitazione per ucciderlo. Viene col segno del figlio che beato in casa è con la Madre.

Isaia 27,2 – In casa è recato dalla Madre al mondo Lui, l’Agnello. In un vivente chiuso nell’amarezza degli afflitti il Potente entra.

Isaia 27,3 – L’Unico ha inviato il Signore. Il germoglio uscito (il nazer, richiama Nazaret, perciò fa pensare: da Nazaret uscito) del Potente tranquillo è con la Madre. Da Donna formato la Parola inviata è col volto. Si versa alla conoscenza. Dal serpente è entrato di notte nel mondo. Ed è stato portato dalla Madre il primogenito. Alle tribolazioni inviato nel mondo.

Isaia 27,4 – Chiusosi in un vivente del mondo per annullare del serpente la forza nai viventi è stato. Sono ad indicarlo gli angeli che inviati sono con una luce ai poveri. Indicano che in una casa vive il pane del mondo (fa pensare alla casa del pane: Betlemme) Inizia della Parola la luce a vedersi al mondo in una casa uscita. Dall’Unico sceso è il segno, l’ha inviato al mondo. Vi si è chiuso per aiutare.

Isaia 27,5 – Guai dal petto, dal ventre, dal seno colpito gli saranno. Ci sarà ad agire un fuoco nel mondo per il delitto, gli sarà portato da un vivente. Del serpente saranno i delitti portati dai viventi ad essere spazzati. Bruciato nel mondo il serpente sarà.

Isaia 27,6 – Al mondo giù l’Unigenito è palpabile. Il corpo alla luce è visibile. Versato in una casa è sceso. È un favo il corpo, racchiude la rettitudine. La divinità reca in pienezza una persona. È dal mondo finalmente il frutto uscito.

Isaia 27,7 – Al mondo anela la rettitudine. Alla fine la piaga della perversità a spendere porterà. Col primogenito una madre la rettitudine ha partorito. In cammino uscirà ad indicarla. Nel cammino sarà portata a generare da chi cammina.

Isaia 27,8 – Dentro in giro dell’Unico della pienezza dell’amore un germoglio al mondo finalmente col corpo è col Figlio uscito. Al mondo a scorrere fuori in una casa lo spirito ha portato impetuoso. Dentro è stato portato alla Madre, che l’ha versato a sufficienza ai viventi.

Isaia 27,9 – Nel cammino inviato dentro questi dall’Unico alla fine è per espiare l’iniquità. È in azione versato dentro portato a colpire al mondo così il serpente, la Parola col corpo è uscita; in pienezza nel corpo racchiuso il cuore dell’Unico completamente reca, da casa la luce porta ai viventi, la reca alla prigione. Il Figlio è in vita da sacrificio retto dal Padre inviato. È in cammino dal verme inviato per liberare, per portargli l’affanno ed a versare la vita. E la felicità sarà ai viventi portata nella prigione. La vita inviata sarà ai viventi.

Isaia 27,10 – Così è in vista al ricovero portatosi del superbo/Raab. Alle mammelle, un angelo portato nel modo. Vive il germoglio, umile questi in una casa rettà vive. La Parola alla luce con la Madre sta col corpo in vista. Al mondo in azione in cammino al serpente porta il pungiglione. A casa giù si porta dalla sposa. In pienezza si vede la Parola stare nel mondo.

Isaia 27,11 – Dentro è a casa dell’abominazione. È col corpo scelto per spegnere dell’angelo (ribelle) nel mondo il debito dai viventi. Da casa l’Unico ha portato finalmente l’Unigenito, è per annientare la cupidigia completamente dal mondo. Così è dal serpente in azione un vivente che dentro è inviato per finirlo. Lui dall’alto così inviato al serpente delle origini è per misericordia ad abitare. Se ne vede la luce al mondo e si porta ad esistere all’angustia recata dal serpente. Inizia ad esistere della grazia la bellezza.

Isaia 27,12 – Si porta fuori il carico un giorno al mondo di Lui. Il carico del cuore del Signore libererà dentro dal serpente alla fine. Al mondo eccolo partorito, l’Eterno ha inviato la virtù, in una azima. Il corpo è stato alla Madre portato dall’Unico alla pura prescelta. Il Potente l’ha versato. Ha scagliato l’Unigenito nella prigione per aiutare i fratelli. In aiuto da casa inviato è stato il Principe di Dio.

Isaia 27,13 – E uscito Iah, si è portato dalla Madre al mondo che ad uscire ha portato il primogenito. Sarà a suonare dentro la grande tromba. Portato da casa l’Unigenito reca del Padre l’aiuto ad esistere per i viventi della terra. Inizia dal nemico a portarsi nel mondo. Con energia a scacciarlo è dai viventi. Al pozzo scende alla contesa. Ad esistere del Vivente ha portato fuori il fuoco finale. Annuncia che lo reca al serpente il Signore. dentro entrato in un corpo. Nel mondo la santità da dentro lancia. La reca per bruciare il serpente dai viventi.

ELIA e ELISEOultima modifica: 2018-06-25T19:09:26+02:00da mikeplato
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