GIOBBE IN PROSA, SATANA E IL MESSIA

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di Alessandro Conti Puorger

SATANA NEL LIBRO DI GIOBBE
Questo articolo è la continuazione di “Un testo in ‘geroglifici’ ebraici; il Libro di Giobbe” in questo mio Sito ove ebbi ad interessarmi di quel personaggio mitico e del suo dramma ed in cui, tra l’altro, presentai i capitoli 38-42, decriptati con criteri, regole e significati delle lettere ebraiche di “Parlano le lettere“.
La finalità è d’apportare un ulteriore elemento di prova di come nel testo ebraico della Bibbia ebraica, detta Tenak, in virtù di quelle espressive lettere che ne formano l’alfabeto, l’epopea del Messia permea ogni parte ed è ordito e trama di ogni pagina e non solo questione di qualche sporadica profezia.
Questa epopea, peraltro calzante con l’essenza dei Vangeli, può essere estratta se si fa ricorso ai testi originari scritti con quei segni e con una lettura particolare, non solo con le regole della grammatica ebraica, ma anche utilizzando quei segni come immagini.
Tale, infatti, è il filone principale della mia ricerca iniziata tanti anni or sono, esplosa alla fine degli anni 90 e che presentai in Internet a partire dal 2003-4 con “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“.
Per comprendere vastità e il significati del tema propongo questi articoli:

Quel libro detto di Giobbe, che è “parola di Dio” per l’ebraismo e per il cristianesimo, di ben 42 capitoli, inserito tra i libri poetici e sapienziali della Bibbia è un testo composito, ispirato e scritto a più mani e in più tempi, quasi tutto in forma poetica che riporta discorsi sui rapporti di Dio con la giustizia, il male e la sofferenza dei giusti tramite discorsi di più personaggi – Giobbe, gli amici – Elifaz, Bildad e Sofar -, di un certo e misterioso Eliù e infine di IHWH stesso.
Del libro di Giobbe ho già provveduto a numerose decriptazioni:

Le uniche parti in prosa di tale libro sono un totale di 46 versetti:

  • il capitolo 1, di 22 versetti (Decriptazione in Appendice A);
  • il 2°, di 13 versetti (Decriptazione in Appendice B);
  • la II parte del capitolo 42,7-17, di 11 versetti. (Decriptazione in Appendice C)

In queste parti in prosa e solo nei capitoli 1 e 2 si parla del personaggio Satana che è nominato 14 volte nella traduzione in italiano della C.E.I. del 2008.
Questo Satana in tale testo appare come collaboratore di giustizia dell’Eterno, o meglio quasi un Pubblico Ministero, ma nel racconto già si scorgono elementi di dissidio con l’aspetto misericordioso del Signore.
Oltre quei complessivi 46 versetti, nella parte poetica interna vi sono poi alcuni brevi inclusi in prosa intesi a collegare in un unicum tra loro i discorsi dei vari personaggi.

La prosa tende a rivestire con una storia di carattere “midrashico”, cioè con una parabola con sfondo di ricerca, il personaggio di Giobbe di cui parla il testo poetico.
Il periodo storico in cui idealmente si svolgerebbe la storia è indefinito e nemmeno è detto che Giobbe fosse ebreo; si sa solo che era “un figlio d’oriente” (Giobbe 1,3).
Questi comunque rappresenta il “giusto” di quei tempi, almeno tra gli uomini di questo mondo e tale, come vedremo, è riconosciuto dal Signore.
È però da tenere presente che l’Antico Testamento dichiara: “…non v’è uomo che non pecchi” (1Re 8,46) e “Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno.” (Salmo 14,3), onde San Paolo precisa: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3,23).
Perciò è un giusto relativo, ma fa intravedere l’attesa di un giusto assoluto.
Questo “Giusto”, è stato visto dai padri della Chiesa quale prefigurazione del Cristo, il prescelto, l’eletto da Dio, che come Giobbe verrà perseguitato ingiustamente da Satana, ossia il diavolo, fino alla morte in croce, ma risorgerà.
(Girolamo, Gregorio Magno, Tommaso d’Aquino lo considerano figura di Cristo e Clemente Romano e Agostino, Origene e Cirillo di Gerusalemme vedono nel finale di Giobbe un anticipo della risurrezione.)

Giobbe pur se “giusto”, infatti, è colpito da grandi disgrazie, onde s’agita il problema del perché del male fisico e spirituale.

Il male fisico gli venne, narra il testo, perché il Signore acconsentì di sottoporlo alle prove suggerite da Satana.
Giobbe, per contro, con santa rassegnazione e pazienza, disse con le labbra “…Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?” (Giobbe 2,10), ma nel suo intimo iniziò un combattimento.
Si fece viva in lui una serie di domande assieme ad un esasperato desiderio d’avere una risposta dal Creatore che per Giobbe è ora l’unica realtà concreta che gli è rimasta e in cui crede e vi s’abbarbica con tenacia per non essere travolto.
Questa lotta interiore è esplicitata nelle sue risposte ai discorsi dei vari personaggi nella parte poetica.

La parte poetica è però una raccolta di più testi, e nel complesso, appunto, propone all’attenzione un tema fondamentale, il problema del male, ma anche della conoscenza di Dio con un’esperienza concreta e non solo teorica o per sentito dire.
Il male cade in modo sconsiderato sui giusti e sugli ingiusti?
Spesso attraverso il male, che implica, come reazione il ricorso a Dio, Dio consegue il bene col rafforzamento e la purificazione della fede messa a prova nei giusti.
Qual’è in definitiva il motivo che contrariamente alla legge della “retribuzione”, nonostante si comporti da giusto, Giobbe, subisce la punizione che la logica del tempo era pronta ad attribuire al fatto di non essere giusti?
Evidentemente non era giusto!
Questa è la semplicistica conclusione dei suoi amici andati per consolarlo.
Giobbe invece sostiene non spiegabile la sofferenza del giusto, ma gli amici lo ritengono peccatore e per la sapienza tradizionale, giustamente punito.
Elifaz anziano, parla con severità, Zofar giovane è più impulsivo e Bildad è moderato, ma tutti convengono che se Giobbe soffre è perché ha peccato e che agli occhi di Dio, pur se si ritiene giusto, non lo è.
Più Giobbe protesta innocenza, più s’irrigidiscono.
In pratica gli interventi degli stessi amici nella sostanza ritengono che Giobbe deve aver compiuto qualche ingiustizia e quindi divengono suoi “accusatori” in quanto per loro la legge della “retribuzione” è un assoluto.
Ma allora dovrebbero domandarsi chi dovrebbe essere esentato da ricevere punizioni, visto che ogni uomo è passibile di colpe e non vi sono, per il testo in prosa, uomini più giusti?

Si attua comunque così in pieno il destino del nome Giobbe , le cui lettere derivano dal radicale , “essere nemico, avversare, osteggiare”, in una forma dubbia, simile ad un passivo, con valore di “osteggiato” o “avversato”.
È quindi il tipico “avversato”.
Prima tutto avversato dalla sorte, in quanto “guai si portano sulla casa “.
Poi, addirittura, gli si oppongono anche gli amici.
Secondo la parte in prosa però c’è di più; c’è appunto uno che l’avversa nei cieli, addirittura nell’assemblea celeste, e questi è Satana.

Giobbe è accusato di ritenersi giusto e di non esserlo… tanto più che è poco umile il dichiarare di esserlo.
Il personaggio misterioso di Eliù che “Si accese di sdegno contro Giobbe, perché si considerava giusto di fronte a Dio” (Giobbe 32,3) presenta presumibilmente la voce del Dio della giustizia ‘Elohim.
Peraltro il nome di questo Eliù echeggia il nome di ‘Elohim e un lettura particolare informa “da Dio è Lui “.
Che Giobbe sia poi considerato un giusto dal testo poetico non si può nemmeno evincere dal fatto che IHWH stesso poi gli parla.
Si pensi che IHWH nel roveto ardente si presentò a Mosè che in definitiva era stato un omicida.
Questa, così, non è una prova che Mosè fosse stato giusto, ma solo che IHWH può giustificare.
IHWH il Signore, infatti, è il nome che l’ebraismo associa all’aspetto “misericordia” della giustizia di Dio che prevede anche l’istituto della grazia.
Gesù, il Signore, misericordia incarnata, dirà: “Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. (Matteo 9,13)

Dice, infatti, un midrash sui nomi di Dio: “Mosè avrebbe detto: Ecco, d’accordo io vado dai figli d’Israele a parlare a Tuo Nome. Se mi chiedono chi mi manda, io devo sapere qual’è il Tuo Nome. Rispose il Signore: Tu dunque vuoi sapere il Mio Nome. Sappi dunque che Io sono conosciuto secondo le mie opere. Ora mi chiamo El-Shaddai, ora Shabaot, ora Elohim, ora IHWH: allorché Io esercito la giustizia mi chiamo Elohim, allorché combatto contro la malvagità degli uomini mi chiamo Shabaoth, quando indulgo al peccato mi chiamo El Shaddai, quando mostro la pietà verso il mio mondo mi chiamo IHWH.” (Shemòth Rabbà)

Giobbe, peraltro, chiede di parlare con lui, ma fino allora ciò non era mai avvenuto e lo chiede in questo modo:

“Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
Ma se vado a oriente, egli non c’è,
se vado a occidente, non lo sento.
A settentrione lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a mezzogiorno e non lo vedo.” (Giobbe 23,7-9)

La parte in prosa invece evidentemente, postuma alla poetica, asserisce chiaramente che Giobbe è giusto, anche se non usa tale termine, infatti questa è l’introduzione “Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.” (Giobbe 1,1)
Era pio, pregava e faceva sacrifici e purificava i figli “Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore. Così era solito fare Giobbe ogni volta.” (Giobbe 1,5)

Il racconto prevede che vi fu una assemblea celeste: “Ora, un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro.” (Genesi 1,6) e i figli di Dio sono i “beni ‘Elohim” , i membri dell’Assemblea “‘Elohim”.

In quella riunione il Signore stesso, IHWH, evidentemente il capo dell’assemblea celeste, è convinto che Giobbe sia il migliore uomo della terra: “Il Signore (IHWH) disse a Satana: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.” (Giobbe 1,8)
Nessuno è come lui sulla terra pone in evidenza però che Giobbe era il più giusto in modo relativo, ma non era la perfezione assoluta, cioè il “Giusto”.
Se ne deduce che per l’autore Giobbe visse probabilmente prima di Abramo, Isacco e Giacobbe, visto che Giobbe, a quei tempi, è il migliore della terra, ma ciò nonostante è inviso a Satana.
Se ne deduce ancora che IHWH aggiunse poi a Giobbe, come ai patriarchi, con la rivelazione personale quanto mancava per la giustizia desiderata.
Giobbe è perciò un esempio di fede approvata da Dio, perché Dio stesso ce lo presenta come il migliore e come “il mio servo“, parola questa che Dio ci propone in Giobbe 1,8 e si ripete sulla bocca di Dio anche alla conclusione del libro in Giobbe 42,8.
Si profila al riguardo evidentemente l’inizio di uno scontro tra Dio e Satana… e Giobbe ne farà provvisoriamente le spese!

Satana è quindi un angelo del Signore tra i “figli” “ben” , perché come tutti gli angeli ha ricevuto “dentro l’energia ” del Signore stesso e per questo fa parte della divinità anche se ne verrà poi escluso.
Ecco che il testo in prosa ha personalizzato gli amici, avversari finali, inconsapevoli di Giobbe, nell’angelo Satana che appunto è colui che contraddice, l’accusatore in giudizio, colui che si oppone e che nell’angelologia ebraica prende il nome di “Satanael”, angelo al quale Dio dà il compito di verificare le vere intenzioni dell’Uomo, la purezza del suo amore e della dedizione a Dio e di riportare al Signore i peccati degli uomini.
Nel giorno di Yom Kippur in vista del perdono e dell’espiazione dei peccati, infatti, è pregato Dio di far tacere Satan.
Le lettere del nome parlano di un’energia (in egiziano antico la N era un’onda ), di un angelo, quindi, di una luce, ossia di illuminare , e di un occhio socchiuso , perciò è un angelo che scruta con attenzione l’operato di qualcuno.
Giobbe era un uomo “fortunato”, “Gli erano nati sette figli e tre figlie; possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e una servitù molto numerosa. Questo uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.” (Giobbe 1,2-3)
Ci sono tutte le condizioni di far nascere un dubbio: buono, retto perché fortunato o fortunato perché veramente buono ed integro.
C’è poi quella notazione “il più grande fra tutti i figli d’oriente“.
Credo che questo fatto disturbi molto colui che vuole essere il più potente almeno della terra, l’angelo che si è preso cura in particolare di questa, proprio Satana… quello che per la tradizione si era mascherato da serpente in Genesi 3, il più furbo.
Di fatto questi s’era preso la briga di verificare la terra in lungo e in largo, infatti: “Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.” (Giobbe 1,7)

A questo punto nel “midrash” di Giobbe accade che Satana tenta di far nascere nel Signore l’idea che Giobbe abbia un comportamento interessato e suggerisce che forse, se non avesse tutti i beni e gli affetti che il Signore nella vita gli ha concesso, il beneficato mostrerebbe l’istinto egoista e la falsità del proprio essere religioso.
In definitiva, in questo caso è Satana che propone al Signore di “mettere alla prova” Giobbe per verificare se è veramente giusto.
La prova è portata in modo esasperato e drammatico non solo sui beni, ma addirittura con la morte dei sette figli e delle tre figlie di Giobbe.
Pur se Giobbe resta saldo e fermo nella propria fede, Satana non si ferma, e propone al Signore di colpire Giobbe nella salute, ma condizione unica da parte del Signore e che lo preservi in vita.
Così avviene!
Giobbe ricevette una malattia della cute, forse un “pemfigo volgare”, malattia autoimmune a carattere cronico e progressivo che, come riconosciuto dalla medicina ufficiale, colpisce alcuni casi su un milione.
(L’etnia più colpita è l’ebrea – Ahmed, A. R.; Wagner, R.; Khatri, K.; Notani, G.; Awdeh, Z.; Alper, C.A.; Yunis, E. J 1991. “Major histocompatibility complex haplotypes and class II genes in non-Jewish patients with pemphigus vulgaris”. Proc. Nat. Acad. Sci. 88: 5056-5060).

Giobbe resta saldo e paziente e proclama: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Giobbe 1,21), nonostante che la moglie “insensata” lo tenta a maledire Dio.
Giobbe chiama in gioco direttamente IHWH che poi gli parlerà e Giobbe conclude “Ti ho conosciuto per sentito dire, ma ora ti ho visto!” (Giobbe 42,5).
Giobbe ha fatto un salto notevole passare dalla spiritualità razionaleggiante alla comunione con la divinità.
Per grazia gli fu restituita la primitiva posizione, riebbe 7 figli e 3 figlie e l’agiatezza con il doppio dei beni e altri 140 anni di vita… preludio alla resurrezione finale.
Dice appunto la lettera di Giacomo 5,11: “Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.”
(Giobbe è ricordato anche dal profeta Ezechiele al capitolo 14)

L’autore ultimo del libro di Giobbe, in conclusione, negli eventi biblici in cui il Signore mette alla prova qualcuno, pare invitare a meditare sull’azione indiretta di Satana, che nel caso di Giobbe opera in definitiva col permesso del Signore.
Il discorso a questo punto si fa difficile e merita un approfondimento.

METTERE ALLA PROVA
Dopo quanto detto mi pare ora naturale procedere al confronto del racconto di Giobbe con l’episodio del “sacrificio di Isacco” in Genesi 22.

Quell’episodio di Abramo ed Isacco inizia così:
“Dopo queste cose, Dio – ‘Elohim mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò.” (Genesi 22,1-2)

Nel caso specifico, per mettere alla prova, è usato “nissah” .
Chi agisce e mette alla prova Abramo è Dio, ma siccome Abramo si sente chiamare, è sottinteso che un angelo gli è stato mandato e chi l’ha inviato è “‘Elohim” , il Dio della giustizia nel suo completo assetto, l’assemblea con a capo il Dio di tutte gli esseri che posseggono l’energia della divinità, visto che “‘Elohim” è in definitiva un plurale, con dentro le energie tutte, quindi potenzialmente anche il Satana del racconto di Giobbe, convocati con gli altri angeli, detti appunto figli per l’energia di Dio che contengono .
È da ricordare che in tale assemblea, nel libro di Giobbe, Satana era immaginato come l’angelo che impersonava l’accusa.

I Cananei, tra cui Abramo risiedeva, avevano un idolo infernale, Molok (chiamato anche Molek, Milcom o Malcam, spesso confuso col dio siro-palestinese Baal), antica divinità fenicia o cananea, venerata anche dagli Israeliti durante il periodo dell’idolatria (dal regno di Salomone 970-930 a.C. a quello di Giosia 640-609 a.C.) a cui sacrificavano in olocausto, sgozzandoli prima, figli primogeniti, a Tofet o nella valle di Ben-Innom.
Mossi dalla cecità del proprio egoismo, a quei tempi, alcuni usavano tale orrendo sistema ritenendo di ingraziarsi la divinità.
Gli stessi potenti, purtroppo davano il cattivo esempio, infatti, tale sacrificio fu praticato alcune volte anche da re (2Re 21,6; 2Cronache 28,3; Salmo 106,38; Ezechiele 20,26).
La Bibbia ricorda ed aborrisce tale comportamento in Levitico 18,21 e 20,2-5; 2Re 23,10; Geremia 32,35; Sofonia 1,5.
Il libro del Levitico in particolare così lo condanna: “Il Signore disse ancora a Mosè: Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà. Anch’io volgerò la faccia contro quell’uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloch con l’intenzione di contaminare il mio santuario e profanare il mio santo nome. Se il popolo del paese chiude gli occhi quando quell’uomo dà qualcuno dei suoi figli a Moloch e non lo mette a morte, io volgerò la faccia contro quell’uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all’idolatria come lui, abbassandosi a venerare Moloch.” (Levitico 20,1-5)

In definitiva, tenuto presente quanto sopra, Abramo fu colto da una tentazione diabolica?
Il testo attribuisce, però, ad Abramo ovviamente la “buona fede”.
Abramo, in definitiva, credette veramente che quella ispirazione venisse dal suo Dio, ma era una prova “nissah” , e le lettere suggeriscono che un angelo l’aveva circuito nel mondo , ben bene.
Abramo stava per provvedere al sacrificio, “Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! L’angelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente!” (Genesi 22,11-12)
L’angelo del Signore qui è però il mal’ak IHWH , proprio Lui, il capo dell’Assemblea di “‘Elohim”, il Signore misericordioso, che restituì al padre il figlio Isacco come risorto da una morte ormai certa e decisa da parte di Abramo.

Si comprende bene così perché quel “midrash” sui nomi di Dio dice “allorché Io esercito la giustizia mi chiamo Elohim“, infatti, mentre giudica deve comprendere anche l’accusatore, ma “quando mostro la pietà verso il mio mondo mi chiamo IHWH“, perché è solo a Lui che compete la grazia.

Il pensiero dell’autore del libro di Giobbe suggerisce che quel mettere alla prova della Torah: “…il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Deuteronomio 13,4) rivela anche il suggerimento di Satana che vuol dimostrare che nessuno è giusto.
C’è comunque una grande differenza tra il provare e mettere alla prova e il tentare, il primo è atto pedagogico di Dio e il secondo è atto perverso che Dio punirà.
Il Signore IHWH, infatti, è attento, anche l’operato di Satana.
Lui stesso lo scruta con attenzione, conosce ormai bene le sue traviazioni e si allea col suo popolo e gli vuole assicurare la grazia e il suo aiuto.
Tante sono le occasioni in cui nella Bibbia si trova l’espressione di mettere alla prova e in particolare si trova ancora nella Torah:

  • Esodo 20,20 – “Mosè disse al popolo: Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate”.
  • Deuteronomio 8,2 – “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi.”

In questo esame, pare rilevante ricordare il versetto 18 del Salmo 118 “Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte” che pare proprio ben calzare col racconto di Giobbe.

UN GIUDICE GIUSTO
Cosa si chiede ad un giudice se non di essere giusto?
È questa la premessa necessaria che deve avere un giudice in un giudizio.
Questi è tenuto a controllare le due parti, accusa e difesa, e pronunciarsi con equità.

Abramo alle querce di Mamre a Ebron nel parlare col Signore della decisione di distruggere Sodoma ebbe a dirgli: “Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?” (Genesi 18,25b)
L’esigenza di un giudice giusto è invocata dai profeti e fa risuonare i Salmi:

  • Salmo 7,11s – “La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore. Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno.”
  • Salmo 9,4s – “Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto.”
  • Geremia 11,20 – “Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente”.

Non si regge un processo con una pubblica accusa che prima ha istigato al delitto e poi accusa il reo.
Il giudice giusto non può accettare una situazione del genere.
Eppure, in Satana vi sono i due aspetti.
Si presentava angelo di luce, perfetto, idoneo ad accusare i delitti e i peccati degli ingiusti, ma di nascosto è tentatore al male che istiga e gode della caduta di chi poi è accusato.
Subdolamente odia il progetto di Dio e vuole dimostrare l’errore di creare l’uomo libero nella carne, perché non potrà mai essere come un angelo.

L’assioma di Satana però è: tutti gli uomini sono peccatori, quindi, colpevoli.
Nel libro di Giobbe così è presentato!
Su questo tema entra addirittura in contrasto col Signore che ritiene Giobbe un retto di cuore.
Scava scava, prova e riprova, prima o poi chiunque cadrà in qualche laccio che il diavolo gli tende, così scatterà la prova della colpevolezza.
Siccome anche nell’uomo più retto una qualche ombra si troverà, a Satana non poteva essere imputato altro che… un eccesso di zelo.
Come provare che Satana era ingiusto?

Il libro di Giobbe dà in tal senso un’apertura.
IHWH stesso provvederà a mettere a posto le cose e restaurerà Giobbe nelle condizioni di prima e nei beni toltegli su suggerimento di Satana.
Verrà a parlare con Giobbe, poi infine interverrà a suo favore e metterà a posto ogni cosa.
È questo un avviso che i tentativi di Satana saranno rintuzzati da Lui stesso.
Il libro di Giobbe suggerisce perciò l’idea di trovare un “giusto assoluto” che faccia da cavia e Satana cadrà nel tranello.
Il Signore stesso, allora, si farà uomo.
Si sottoporrà a ciò che sopportano gli uomini, alle tentazioni di Satana e al giudizio di questo suo mondo dove la fa da padrone.
La morte in croce di Gesù come empio, benché giusto, fu annullata dalla risurrezione ed è la prova palmare davanti agli uomini ed a tutta l’assemblea ‘Elohim, agli angeli e dei santi, della colpevolezza e della giusta destituzione di Satana.

Vediamo come si può anche leggere il versetto seguente con le regole della decriptazione.

Giobbe 2,2Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.




Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione . L’accusa () terribile a colpirlo gli uscirà alla fine in casa , l’Unigenito gliela recherà (quando) sarà oppresso da satana . L’Unigenito in croce sarà dalla perversità portato . Risarà per l’Unico a vivere . Col corpo vivo risorto , per amore dentro la terra si riporterà . Dai viventi del mondo alla fine uscirà il serpente spento .

E ancora…

Giobbe 2,7Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.




Ed è giù dall’Unico ad uscire l’accusa (), in vita venuta () persona (). S’è il Signore portato per essere pur retto uno in croce osteggiato , con vergogna ( = ) nella tomba oppresso () dal cattivo In un vivente in un villaggio a rivelarsi () si portò l’Eterno per rovesciare nella polvere l’essere impuro ().

Si veda poi come è calzante la decriptazione dell’intero capitolo 2 di Giobbe riportata in Appendice B.

Su tale questione di rendere colpevole Satana con la crocifissione del Figlio di Dio è in linea anche la decriptazione del versetto 7 del capitolo 9 di Giobbe che riporto interamente decriptato in Appendice D.

Giobbe 9,7 – Uscì per l’Unigenito l’amarezza al serpente.
Dal chiuso del corpo forato ha portato il ‘no’ a chi fu a colpirlo nel corpo, per renderlo colpevole per l’Eterno.
La rettitudine recò, così da dentro ai giorni lo strapperà via dai viventi.

Cosa può fare allora l’uomo?
Attendere nella preghiera e nella perseveranza attiva del bene e nell’annuncio della Sua morte e della sua risurrezione, il ritorno di Gesù, vale a dire la venuta finale del Messia che combatterà e vincerà l’ultima battaglia contro il male.
Ecco che ora, infatti, è guerra aperta.

Questo è l’annuncio dell’Apocalisse di Giovanni (3,10s): “Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.”

Al riguardo non è da dimenticare la seguente parabola di Gesù:
Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. E il Signore soggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18,1-8)

San Paolo che tanto ha operato nel campo del Vangelo, conferma la saldezza di questa attesa con: “Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.” (2Timoteo 4,8)

GIOBBE CONTESTA
Certamente Giobbe un merito davanti a Dio ce l’ha.
Non ha attribuito ad altri o al caso i propri guai.
È profondamente religioso e ha cercato nelle notti e nei giorni che ha meditato sulle proprie sventure un perché, ma sempre con riferimento a Dio.
Tra sé e sé discute con Dio come un uomo farebbe con un altro; quindi per lui Dio divenne un interrogativo costante e con forza ha invocato di poterlo incontrare alla pari per interrogarlo.

Al riguardo ho considerato il capitolo 9 del libro ove Giobbe risponde a Bildad il Suchita.
Giobbe sa perfettamente che un uomo non potrà mai avere ragione davanti a Dio che è sapiente e onnipotente quindi, conclude, non potrei che chiedergli altro che pietà.
Vede che in terra malfattori e buoni hanno la stessa sorte eppure Lui è il giudice!
La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei giudici; chi, se non lui, può fare questo?” (Giobbe 9,24)
È una evidente accusa e presa d’atto dell’attività sulla terra di un malfattore e non di un giudice giusto!
Questa dichiarazione, stante la situazione presentata col libro di Giobbe, è cocente per il Signore che sa bene che la causa di tutto ciò è che nell’assemblea del più alto giudizio si è intromesso un traditore che deve essere smascherato!

E poi l’invocazione:
“Poiché non è uomo come me, al quale io possa replicare: Presentiamoci alla pari in giudizio.” (Giobbe 9,32)

Questa invocazione è in definitiva l’invocazione di un popolo sofferente che crede nel Signore e attende la sua venuta, il suo Messia.

Sulla bocca di Giobbe si possono immaginiamo le parole del Salmo 143 che gli calzano perfettamente:
“Salmo. Di Davide. Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l’orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi.
Non entrare in giudizio con il tuo servo:
davanti a te nessun vivente è giusto.
Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita
;
mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo. In me viene meno il respiro, dentro di me si raggela il mio cuore.
Ricordo i giorni passati, ripenso a tutte le tue azioni, medito sulle opere delle tue mani. A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra assetata. Rispondimi presto, Signore: mi viene a mancare il respiro.
Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa. Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te s’innalza l’anima mia. Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio.
Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana.
Per il tuo nome, Signore, fammi vivere; per la tua giustizia, liberami dall’angoscia. Per la tua fedeltà stermina i miei nemici, distruggi quelli che opprimono la mia vita, perché io sono tuo servo.”

Di fatto, secondo il racconto del libro di Giobbe il Signore accondiscese a Satana, entrò in giudizio col suo servo, ci fu una richiesta di prove.
Era già chiaro che davanti al Signore nessun vivente è giusto e fu calpestata la sua vita dal nemico.
Eppure, nella sofferenza e prostrato, Giobbe meditò sulle opere del Signore era certo che il era giudice giusto.

Sono queste le sue parole:
“Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.” (Giobbe 19,25-27)

Chi è questo vendicatore se non il Signore stesso?
Chiese di essere riabilitato e che Dio si facesse giudice del nemico che aveva oppresso la sua vita e così fu.

In appendice presenterò la decriptazione completa anche di tale capitolo 9 di Giobbe che presenta l’opera di redenzione in corso iniziata dagli apostoli in attesa della sua seconda venuta.

LA TENTAZIONE E IL PADRE NOSTRO
Le tentazioni sono come i compiti a casa che il maestro prepara per l’allievo.
Chi vuol seguire Dio e crescere in un cammino spirituale presto s’imbatterà nella tentazione.
Dice il libro del Siracide: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione.” (Siracide 2,1)

Al riguardo è da ricordare la lettera di Giacomo quando dice:
“Beato l’uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica: Sono tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono; poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte.” (Giacomo 1,12-15)

Dio, in efetti, mette alla prova i giusti, ma non tenta al male nessuno.
La tentazione superata in definitiva è una via di crescita spirituale, ma la tentazione viene dal maligno che opera e l’uomo vi cade per libera scelta.
Il mondo di oggi in particolare è una totale tentazione.
Così, infatti, ci istruisce la gaudium et spes” “Costituzione Pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo in data 7 dicembre 1965 di Paolo VI al paragrafo 37. “L’attività umana corrotta dal peccato“.

“La sacra Scrittura, però, con cui si accorda l’esperienza dei secoli, insegna agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell’uomo, porta con sé una seria tentazione. Infatti, sconvolto l’ordine dei valori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente agli interessi propri e non a quelli degli altri; cosi il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l’aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano. Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, destinata a durare, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio. Per questo la Chiesa di Cristo, fiduciosa nel piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far risuonare il detto dell’Apostolo: Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo (Romani 12,2) e cioè a quello spirito di vanità e di malizia che stravolge in strumento di peccato l’operosità umana, ordinata al servizio di Dio e dell’uomo. Se dunque ci si chiede come può essere vinta tale miserevole situazione, i cristiani per risposta affermano che tutte le attività umane, che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo. Redento da Cristo e diventato nuova creatura nello Spirito Santo, l’uomo, infatti, può e deve amare anche le cose che Dio ha creato. Da Dio le riceve: le vede come uscire dalle sue mani e le rispetta. Di esse ringrazia il divino benefattore e, usando e godendo delle creature in spirito di povertà e di libertà, viene introdotto nel vero possesso del mondo, come qualcuno che non ha niente e che possiede tutto: Tutto, infatti, è vostro: ma voi siete di Cristo e il Cristo è di Dio (1Corinzii 3,22).”

La preghiera del Padre Nostro insegnataci da Gesù prevede in Matteo 6,13 una specifica richiesta per la “tentazione” con queste parole nel testo latino “…et ne inducas nos in temptationem sed libera nos a malo” e nel testo in greco c’è un non “eis eneghkhj” cioè non ci far andare “eis” verso la caduta “eneghkhj”.
La traduzione C.E.I. in italiano del 1971 che prevedeva “…e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” è stata infatti così giustamente modificata dalla traduzione C.E.I. del 2008 “…e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.”

Il catechismo della Chiesa Cattolica al riguardo della domanda del Padre Nostro di Non ci indurre in tentazione così tra l’altro precisa:

  • 2846 – Questa domanda va alla radice della precedente, perché i nostri peccati sono frutto del consenso alla tentazione. Noi chiediamo al Padre nostro di non “indurci” in essa. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa “non permettere di entrare in”, “non lasciarci soccombere alla tentazione”. “Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male ” (Giacomo 1,13); al contrario, vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato. Siamo impegnati nella lotta ” tra la carne e lo Spirito”. Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.
  • 2847 – Lo Spirito Santo ci porta a “discernere” tra la prova, necessaria alla crescita dell’uomo interiore in vista di una ” virtù provata”, e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra “essere tentati” e “consentire” alla tentazione. Infine, il discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto è “buono, gradito agli occhi e desiderabile” (Genesi 3,6), mentre, in realtà, il suo frutto è la morte.

SATANA NEL LIBRO DI GIOBBE
Questo articolo è la continuazione di “Un testo in ‘geroglifici’ ebraici; il Libro di Giobbe” in questo mio Sito ove ebbi ad interessarmi di quel personaggio mitico e del suo dramma ed in cui, tra l’altro, presentai i capitoli 38-42, decriptati con criteri, regole e significati delle lettere ebraiche di “Parlano le lettere“.
La finalità è d’apportare un ulteriore elemento di prova di come nel testo ebraico della Bibbia ebraica, detta Tenak, in virtù di quelle espressive lettere che ne formano l’alfabeto, l’epopea del Messia permea ogni parte ed è ordito e trama di ogni pagina e non solo questione di qualche sporadica profezia.
Questa epopea, peraltro calzante con l’essenza dei Vangeli, può essere estratta se si fa ricorso ai testi originari scritti con quei segni e con una lettura particolare, non solo con le regole della grammatica ebraica, ma anche utilizzando quei segni come immagini.
Tale, infatti, è il filone principale della mia ricerca iniziata tanti anni or sono, esplosa alla fine degli anni 90 e che presentai in Internet a partire dal 2003-4 con “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“.
Per comprendere vastità e il significati del tema propongo questi articoli:

Quel libro detto di Giobbe, che è “parola di Dio” per l’ebraismo e per il cristianesimo, di ben 42 capitoli, inserito tra i libri poetici e sapienziali della Bibbia è un testo composito, ispirato e scritto a più mani e in più tempi, quasi tutto in forma poetica che riporta discorsi sui rapporti di Dio con la giustizia, il male e la sofferenza dei giusti tramite discorsi di più personaggi – Giobbe, gli amici – Elifaz, Bildad e Sofar -, di un certo e misterioso Eliù e infine di IHWH stesso.
Del libro di Giobbe ho già provveduto a numerose decriptazioni:

Le uniche parti in prosa di tale libro sono un totale di 46 versetti:

  • il capitolo 1, di 22 versetti (Decriptazione in Appendice A);
  • il 2°, di 13 versetti (Decriptazione in Appendice B);
  • la II parte del capitolo 42,7-17, di 11 versetti. (Decriptazione in Appendice C)

In queste parti in prosa e solo nei capitoli 1 e 2 si parla del personaggio Satana che è nominato 14 volte nella traduzione in italiano della C.E.I. del 2008.
Questo Satana in tale testo appare come collaboratore di giustizia dell’Eterno, o meglio quasi un Pubblico Ministero, ma nel racconto già si scorgono elementi di dissidio con l’aspetto misericordioso del Signore.
Oltre quei complessivi 46 versetti, nella parte poetica interna vi sono poi alcuni brevi inclusi in prosa intesi a collegare in un unicum tra loro i discorsi dei vari personaggi.

La prosa tende a rivestire con una storia di carattere “midrashico”, cioè con una parabola con sfondo di ricerca, il personaggio di Giobbe di cui parla il testo poetico.
Il periodo storico in cui idealmente si svolgerebbe la storia è indefinito e nemmeno è detto che Giobbe fosse ebreo; si sa solo che era “un figlio d’oriente” (Giobbe 1,3).
Questi comunque rappresenta il “giusto” di quei tempi, almeno tra gli uomini di questo mondo e tale, come vedremo, è riconosciuto dal Signore.
È però da tenere presente che l’Antico Testamento dichiara: “…non v’è uomo che non pecchi” (1Re 8,46) e “Tutti hanno traviato, sono tutti corrotti; più nessuno fa il bene, neppure uno.” (Salmo 14,3), onde San Paolo precisa: “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3,23).
Perciò è un giusto relativo, ma fa intravedere l’attesa di un giusto assoluto.
Questo “Giusto”, è stato visto dai padri della Chiesa quale prefigurazione del Cristo, il prescelto, l’eletto da Dio, che come Giobbe verrà perseguitato ingiustamente da Satana, ossia il diavolo, fino alla morte in croce, ma risorgerà.
(Girolamo, Gregorio Magno, Tommaso d’Aquino lo considerano figura di Cristo e Clemente Romano e Agostino, Origene e Cirillo di Gerusalemme vedono nel finale di Giobbe un anticipo della risurrezione.)

Giobbe pur se “giusto”, infatti, è colpito da grandi disgrazie, onde s’agita il problema del perché del male fisico e spirituale.

Il male fisico gli venne, narra il testo, perché il Signore acconsentì di sottoporlo alle prove suggerite da Satana.
Giobbe, per contro, con santa rassegnazione e pazienza, disse con le labbra “…Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?” (Giobbe 2,10), ma nel suo intimo iniziò un combattimento.
Si fece viva in lui una serie di domande assieme ad un esasperato desiderio d’avere una risposta dal Creatore che per Giobbe è ora l’unica realtà concreta che gli è rimasta e in cui crede e vi s’abbarbica con tenacia per non essere travolto.
Questa lotta interiore è esplicitata nelle sue risposte ai discorsi dei vari personaggi nella parte poetica.

La parte poetica è però una raccolta di più testi, e nel complesso, appunto, propone all’attenzione un tema fondamentale, il problema del male, ma anche della conoscenza di Dio con un’esperienza concreta e non solo teorica o per sentito dire.
Il male cade in modo sconsiderato sui giusti e sugli ingiusti?
Spesso attraverso il male, che implica, come reazione il ricorso a Dio, Dio consegue il bene col rafforzamento e la purificazione della fede messa a prova nei giusti.
Qual’è in definitiva il motivo che contrariamente alla legge della “retribuzione”, nonostante si comporti da giusto, Giobbe, subisce la punizione che la logica del tempo era pronta ad attribuire al fatto di non essere giusti?
Evidentemente non era giusto!
Questa è la semplicistica conclusione dei suoi amici andati per consolarlo.
Giobbe invece sostiene non spiegabile la sofferenza del giusto, ma gli amici lo ritengono peccatore e per la sapienza tradizionale, giustamente punito.
Elifaz anziano, parla con severità, Zofar giovane è più impulsivo e Bildad è moderato, ma tutti convengono che se Giobbe soffre è perché ha peccato e che agli occhi di Dio, pur se si ritiene giusto, non lo è.
Più Giobbe protesta innocenza, più s’irrigidiscono.
In pratica gli interventi degli stessi amici nella sostanza ritengono che Giobbe deve aver compiuto qualche ingiustizia e quindi divengono suoi “accusatori” in quanto per loro la legge della “retribuzione” è un assoluto.
Ma allora dovrebbero domandarsi chi dovrebbe essere esentato da ricevere punizioni, visto che ogni uomo è passibile di colpe e non vi sono, per il testo in prosa, uomini più giusti?

Si attua comunque così in pieno il destino del nome Giobbe , le cui lettere derivano dal radicale , “essere nemico, avversare, osteggiare”, in una forma dubbia, simile ad un passivo, con valore di “osteggiato” o “avversato”.
È quindi il tipico “avversato”.
Prima tutto avversato dalla sorte, in quanto “guai si portano sulla casa “.
Poi, addirittura, gli si oppongono anche gli amici.
Secondo la parte in prosa però c’è di più; c’è appunto uno che l’avversa nei cieli, addirittura nell’assemblea celeste, e questi è Satana.

Giobbe è accusato di ritenersi giusto e di non esserlo… tanto più che è poco umile il dichiarare di esserlo.
Il personaggio misterioso di Eliù che “Si accese di sdegno contro Giobbe, perché si considerava giusto di fronte a Dio” (Giobbe 32,3) presenta presumibilmente la voce del Dio della giustizia ‘Elohim.
Peraltro il nome di questo Eliù echeggia il nome di ‘Elohim e un lettura particolare informa “da Dio è Lui “.
Che Giobbe sia poi considerato un giusto dal testo poetico non si può nemmeno evincere dal fatto che IHWH stesso poi gli parla.
Si pensi che IHWH nel roveto ardente si presentò a Mosè che in definitiva era stato un omicida.
Questa, così, non è una prova che Mosè fosse stato giusto, ma solo che IHWH può giustificare.
IHWH il Signore, infatti, è il nome che l’ebraismo associa all’aspetto “misericordia” della giustizia di Dio che prevede anche l’istituto della grazia.
Gesù, il Signore, misericordia incarnata, dirà: “Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”. (Matteo 9,13)

Dice, infatti, un midrash sui nomi di Dio: “Mosè avrebbe detto: Ecco, d’accordo io vado dai figli d’Israele a parlare a Tuo Nome. Se mi chiedono chi mi manda, io devo sapere qual’è il Tuo Nome. Rispose il Signore: Tu dunque vuoi sapere il Mio Nome. Sappi dunque che Io sono conosciuto secondo le mie opere. Ora mi chiamo El-Shaddai, ora Shabaot, ora Elohim, ora IHWH: allorché Io esercito la giustizia mi chiamo Elohim, allorché combatto contro la malvagità degli uomini mi chiamo Shabaoth, quando indulgo al peccato mi chiamo El Shaddai, quando mostro la pietà verso il mio mondo mi chiamo IHWH.” (Shemòth Rabbà)

Giobbe, peraltro, chiede di parlare con lui, ma fino allora ciò non era mai avvenuto e lo chiede in questo modo:

“Allora un giusto discuterebbe con lui
e io per sempre sarei assolto dal mio giudice.
Ma se vado a oriente, egli non c’è,
se vado a occidente, non lo sento.
A settentrione lo cerco e non lo scorgo,
mi volgo a mezzogiorno e non lo vedo.” (Giobbe 23,7-9)

La parte in prosa invece evidentemente, postuma alla poetica, asserisce chiaramente che Giobbe è giusto, anche se non usa tale termine, infatti questa è l’introduzione “Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.” (Giobbe 1,1)
Era pio, pregava e faceva sacrifici e purificava i figli “Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore. Così era solito fare Giobbe ogni volta.” (Giobbe 1,5)

Il racconto prevede che vi fu una assemblea celeste: “Ora, un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro.” (Genesi 1,6) e i figli di Dio sono i “beni ‘Elohim” , i membri dell’Assemblea “‘Elohim”.

In quella riunione il Signore stesso, IHWH, evidentemente il capo dell’assemblea celeste, è convinto che Giobbe sia il migliore uomo della terra: “Il Signore (IHWH) disse a Satana: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.” (Giobbe 1,8)
Nessuno è come lui sulla terra pone in evidenza però che Giobbe era il più giusto in modo relativo, ma non era la perfezione assoluta, cioè il “Giusto”.
Se ne deduce che per l’autore Giobbe visse probabilmente prima di Abramo, Isacco e Giacobbe, visto che Giobbe, a quei tempi, è il migliore della terra, ma ciò nonostante è inviso a Satana.
Se ne deduce ancora che IHWH aggiunse poi a Giobbe, come ai patriarchi, con la rivelazione personale quanto mancava per la giustizia desiderata.
Giobbe è perciò un esempio di fede approvata da Dio, perché Dio stesso ce lo presenta come il migliore e come “il mio servo“, parola questa che Dio ci propone in Giobbe 1,8 e si ripete sulla bocca di Dio anche alla conclusione del libro in Giobbe 42,8.
Si profila al riguardo evidentemente l’inizio di uno scontro tra Dio e Satana… e Giobbe ne farà provvisoriamente le spese!

Satana è quindi un angelo del Signore tra i “figli” “ben” , perché come tutti gli angeli ha ricevuto “dentro l’energia ” del Signore stesso e per questo fa parte della divinità anche se ne verrà poi escluso.
Ecco che il testo in prosa ha personalizzato gli amici, avversari finali, inconsapevoli di Giobbe, nell’angelo Satana che appunto è colui che contraddice, l’accusatore in giudizio, colui che si oppone e che nell’angelologia ebraica prende il nome di “Satanael”, angelo al quale Dio dà il compito di verificare le vere intenzioni dell’Uomo, la purezza del suo amore e della dedizione a Dio e di riportare al Signore i peccati degli uomini.
Nel giorno di Yom Kippur in vista del perdono e dell’espiazione dei peccati, infatti, è pregato Dio di far tacere Satan.
Le lettere del nome parlano di un’energia (in egiziano antico la N era un’onda ), di un angelo, quindi, di una luce, ossia di illuminare , e di un occhio socchiuso , perciò è un angelo che scruta con attenzione l’operato di qualcuno.
Giobbe era un uomo “fortunato”, “Gli erano nati sette figli e tre figlie; possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e una servitù molto numerosa. Questo uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.” (Giobbe 1,2-3)
Ci sono tutte le condizioni di far nascere un dubbio: buono, retto perché fortunato o fortunato perché veramente buono ed integro.
C’è poi quella notazione “il più grande fra tutti i figli d’oriente“.
Credo che questo fatto disturbi molto colui che vuole essere il più potente almeno della terra, l’angelo che si è preso cura in particolare di questa, proprio Satana… quello che per la tradizione si era mascherato da serpente in Genesi 3, il più furbo.
Di fatto questi s’era preso la briga di verificare la terra in lungo e in largo, infatti: “Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.” (Giobbe 1,7)

A questo punto nel “midrash” di Giobbe accade che Satana tenta di far nascere nel Signore l’idea che Giobbe abbia un comportamento interessato e suggerisce che forse, se non avesse tutti i beni e gli affetti che il Signore nella vita gli ha concesso, il beneficato mostrerebbe l’istinto egoista e la falsità del proprio essere religioso.
In definitiva, in questo caso è Satana che propone al Signore di “mettere alla prova” Giobbe per verificare se è veramente giusto.
La prova è portata in modo esasperato e drammatico non solo sui beni, ma addirittura con la morte dei sette figli e delle tre figlie di Giobbe.
Pur se Giobbe resta saldo e fermo nella propria fede, Satana non si ferma, e propone al Signore di colpire Giobbe nella salute, ma condizione unica da parte del Signore e che lo preservi in vita.
Così avviene!
Giobbe ricevette una malattia della cute, forse un “pemfigo volgare”, malattia autoimmune a carattere cronico e progressivo che, come riconosciuto dalla medicina ufficiale, colpisce alcuni casi su un milione.
(L’etnia più colpita è l’ebrea – Ahmed, A. R.; Wagner, R.; Khatri, K.; Notani, G.; Awdeh, Z.; Alper, C.A.; Yunis, E. J 1991. “Major histocompatibility complex haplotypes and class II genes in non-Jewish patients with pemphigus vulgaris”. Proc. Nat. Acad. Sci. 88: 5056-5060).

Giobbe resta saldo e paziente e proclama: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Giobbe 1,21), nonostante che la moglie “insensata” lo tenta a maledire Dio.
Giobbe chiama in gioco direttamente IHWH che poi gli parlerà e Giobbe conclude “Ti ho conosciuto per sentito dire, ma ora ti ho visto!” (Giobbe 42,5).
Giobbe ha fatto un salto notevole passare dalla spiritualità razionaleggiante alla comunione con la divinità.
Per grazia gli fu restituita la primitiva posizione, riebbe 7 figli e 3 figlie e l’agiatezza con il doppio dei beni e altri 140 anni di vita… preludio alla resurrezione finale.
Dice appunto la lettera di Giacomo 5,11: “Ecco, noi chiamiamo beati quelli che hanno sopportato con pazienza. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.”
(Giobbe è ricordato anche dal profeta Ezechiele al capitolo 14)

L’autore ultimo del libro di Giobbe, in conclusione, negli eventi biblici in cui il Signore mette alla prova qualcuno, pare invitare a meditare sull’azione indiretta di Satana, che nel caso di Giobbe opera in definitiva col permesso del Signore.
Il discorso a questo punto si fa difficile e merita un approfondimento.

METTERE ALLA PROVA
Dopo quanto detto mi pare ora naturale procedere al confronto del racconto di Giobbe con l’episodio del “sacrificio di Isacco” in Genesi 22.

Quell’episodio di Abramo ed Isacco inizia così:
“Dopo queste cose, Dio – ‘Elohim mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò.” (Genesi 22,1-2)

Nel caso specifico, per mettere alla prova, è usato “nissah” .
Chi agisce e mette alla prova Abramo è Dio, ma siccome Abramo si sente chiamare, è sottinteso che un angelo gli è stato mandato e chi l’ha inviato è “‘Elohim” , il Dio della giustizia nel suo completo assetto, l’assemblea con a capo il Dio di tutte gli esseri che posseggono l’energia della divinità, visto che “‘Elohim” è in definitiva un plurale, con dentro le energie tutte, quindi potenzialmente anche il Satana del racconto di Giobbe, convocati con gli altri angeli, detti appunto figli per l’energia di Dio che contengono .
È da ricordare che in tale assemblea, nel libro di Giobbe, Satana era immaginato come l’angelo che impersonava l’accusa.

I Cananei, tra cui Abramo risiedeva, avevano un idolo infernale, Molok (chiamato anche Molek, Milcom o Malcam, spesso confuso col dio siro-palestinese Baal), antica divinità fenicia o cananea, venerata anche dagli Israeliti durante il periodo dell’idolatria (dal regno di Salomone 970-930 a.C. a quello di Giosia 640-609 a.C.) a cui sacrificavano in olocausto, sgozzandoli prima, figli primogeniti, a Tofet o nella valle di Ben-Innom.
Mossi dalla cecità del proprio egoismo, a quei tempi, alcuni usavano tale orrendo sistema ritenendo di ingraziarsi la divinità.
Gli stessi potenti, purtroppo davano il cattivo esempio, infatti, tale sacrificio fu praticato alcune volte anche da re (2Re 21,6; 2Cronache 28,3; Salmo 106,38; Ezechiele 20,26).
La Bibbia ricorda ed aborrisce tale comportamento in Levitico 18,21 e 20,2-5; 2Re 23,10; Geremia 32,35; Sofonia 1,5.
Il libro del Levitico in particolare così lo condanna: “Il Signore disse ancora a Mosè: Dirai agli Israeliti: Chiunque tra gli Israeliti o tra i forestieri che soggiornano in Israele darà qualcuno dei suoi figli a Moloch, dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà. Anch’io volgerò la faccia contro quell’uomo e lo eliminerò dal suo popolo, perché ha dato qualcuno dei suoi figli a Moloch con l’intenzione di contaminare il mio santuario e profanare il mio santo nome. Se il popolo del paese chiude gli occhi quando quell’uomo dà qualcuno dei suoi figli a Moloch e non lo mette a morte, io volgerò la faccia contro quell’uomo e contro la sua famiglia ed eliminerò dal suo popolo lui con quanti si danno all’idolatria come lui, abbassandosi a venerare Moloch.” (Levitico 20,1-5)

In definitiva, tenuto presente quanto sopra, Abramo fu colto da una tentazione diabolica?
Il testo attribuisce, però, ad Abramo ovviamente la “buona fede”.
Abramo, in definitiva, credette veramente che quella ispirazione venisse dal suo Dio, ma era una prova “nissah” , e le lettere suggeriscono che un angelo l’aveva circuito nel mondo , ben bene.
Abramo stava per provvedere al sacrificio, “Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: Abramo, Abramo! Rispose: Eccomi! L’angelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente!” (Genesi 22,11-12)
L’angelo del Signore qui è però il mal’ak IHWH , proprio Lui, il capo dell’Assemblea di “‘Elohim”, il Signore misericordioso, che restituì al padre il figlio Isacco come risorto da una morte ormai certa e decisa da parte di Abramo.

Si comprende bene così perché quel “midrash” sui nomi di Dio dice “allorché Io esercito la giustizia mi chiamo Elohim“, infatti, mentre giudica deve comprendere anche l’accusatore, ma “quando mostro la pietà verso il mio mondo mi chiamo IHWH“, perché è solo a Lui che compete la grazia.

Il pensiero dell’autore del libro di Giobbe suggerisce che quel mettere alla prova della Torah: “…il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se amate il Signore vostro Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima” (Deuteronomio 13,4) rivela anche il suggerimento di Satana che vuol dimostrare che nessuno è giusto.
C’è comunque una grande differenza tra il provare e mettere alla prova e il tentare, il primo è atto pedagogico di Dio e il secondo è atto perverso che Dio punirà.
Il Signore IHWH, infatti, è attento, anche l’operato di Satana.
Lui stesso lo scruta con attenzione, conosce ormai bene le sue traviazioni e si allea col suo popolo e gli vuole assicurare la grazia e il suo aiuto.
Tante sono le occasioni in cui nella Bibbia si trova l’espressione di mettere alla prova e in particolare si trova ancora nella Torah:

  • Esodo 20,20 – “Mosè disse al popolo: Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore vi sia sempre presente e non pecchiate”.
  • Deuteronomio 8,2 – “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi.”

In questo esame, pare rilevante ricordare il versetto 18 del Salmo 118 “Il Signore mi ha provato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte” che pare proprio ben calzare col racconto di Giobbe.

UN GIUDICE GIUSTO
Cosa si chiede ad un giudice se non di essere giusto?
È questa la premessa necessaria che deve avere un giudice in un giudizio.
Questi è tenuto a controllare le due parti, accusa e difesa, e pronunciarsi con equità.

Abramo alle querce di Mamre a Ebron nel parlare col Signore della decisione di distruggere Sodoma ebbe a dirgli: “Lungi da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?” (Genesi 18,25b)
L’esigenza di un giudice giusto è invocata dai profeti e fa risuonare i Salmi:

  • Salmo 7,11s – “La mia difesa è nel Signore, egli salva i retti di cuore. Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno.”
  • Salmo 9,4s – “Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a te inciampano e periscono, perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono giudice giusto.”
  • Geremia 11,20 – “Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente”.

Non si regge un processo con una pubblica accusa che prima ha istigato al delitto e poi accusa il reo.
Il giudice giusto non può accettare una situazione del genere.
Eppure, in Satana vi sono i due aspetti.
Si presentava angelo di luce, perfetto, idoneo ad accusare i delitti e i peccati degli ingiusti, ma di nascosto è tentatore al male che istiga e gode della caduta di chi poi è accusato.
Subdolamente odia il progetto di Dio e vuole dimostrare l’errore di creare l’uomo libero nella carne, perché non potrà mai essere come un angelo.

L’assioma di Satana però è: tutti gli uomini sono peccatori, quindi, colpevoli.
Nel libro di Giobbe così è presentato!
Su questo tema entra addirittura in contrasto col Signore che ritiene Giobbe un retto di cuore.
Scava scava, prova e riprova, prima o poi chiunque cadrà in qualche laccio che il diavolo gli tende, così scatterà la prova della colpevolezza.
Siccome anche nell’uomo più retto una qualche ombra si troverà, a Satana non poteva essere imputato altro che… un eccesso di zelo.
Come provare che Satana era ingiusto?

Il libro di Giobbe dà in tal senso un’apertura.
IHWH stesso provvederà a mettere a posto le cose e restaurerà Giobbe nelle condizioni di prima e nei beni toltegli su suggerimento di Satana.
Verrà a parlare con Giobbe, poi infine interverrà a suo favore e metterà a posto ogni cosa.
È questo un avviso che i tentativi di Satana saranno rintuzzati da Lui stesso.
Il libro di Giobbe suggerisce perciò l’idea di trovare un “giusto assoluto” che faccia da cavia e Satana cadrà nel tranello.
Il Signore stesso, allora, si farà uomo.
Si sottoporrà a ciò che sopportano gli uomini, alle tentazioni di Satana e al giudizio di questo suo mondo dove la fa da padrone.
La morte in croce di Gesù come empio, benché giusto, fu annullata dalla risurrezione ed è la prova palmare davanti agli uomini ed a tutta l’assemblea ‘Elohim, agli angeli e dei santi, della colpevolezza e della giusta destituzione di Satana.

Vediamo come si può anche leggere il versetto seguente con le regole della decriptazione.

Giobbe 2,2Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.




Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione . L’accusa () terribile a colpirlo gli uscirà alla fine in casa , l’Unigenito gliela recherà (quando) sarà oppresso da satana . L’Unigenito in croce sarà dalla perversità portato . Risarà per l’Unico a vivere . Col corpo vivo risorto , per amore dentro la terra si riporterà . Dai viventi del mondo alla fine uscirà il serpente spento .

E ancora…

Giobbe 2,7Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.




Ed è giù dall’Unico ad uscire l’accusa (), in vita venuta () persona (). S’è il Signore portato per essere pur retto uno in croce osteggiato , con vergogna ( = ) nella tomba oppresso () dal cattivo In un vivente in un villaggio a rivelarsi () si portò l’Eterno per rovesciare nella polvere l’essere impuro ().

Si veda poi come è calzante la decriptazione dell’intero capitolo 2 di Giobbe riportata in Appendice B.

Su tale questione di rendere colpevole Satana con la crocifissione del Figlio di Dio è in linea anche la decriptazione del versetto 7 del capitolo 9 di Giobbe che riporto interamente decriptato in Appendice D.

Giobbe 9,7 – Uscì per l’Unigenito l’amarezza al serpente.
Dal chiuso del corpo forato ha portato il ‘no’ a chi fu a colpirlo nel corpo, per renderlo colpevole per l’Eterno.
La rettitudine recò, così da dentro ai giorni lo strapperà via dai viventi.

Cosa può fare allora l’uomo?
Attendere nella preghiera e nella perseveranza attiva del bene e nell’annuncio della Sua morte e della sua risurrezione, il ritorno di Gesù, vale a dire la venuta finale del Messia che combatterà e vincerà l’ultima battaglia contro il male.
Ecco che ora, infatti, è guerra aperta.

Questo è l’annuncio dell’Apocalisse di Giovanni (3,10s): “Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch’io ti preserverò nell’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona.”

Al riguardo non è da dimenticare la seguente parabola di Gesù:
Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: C’era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi. E il Signore soggiunse: Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18,1-8)

San Paolo che tanto ha operato nel campo del Vangelo, conferma la saldezza di questa attesa con: “Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.” (2Timoteo 4,8)

GIOBBE CONTESTA
Certamente Giobbe un merito davanti a Dio ce l’ha.
Non ha attribuito ad altri o al caso i propri guai.
È profondamente religioso e ha cercato nelle notti e nei giorni che ha meditato sulle proprie sventure un perché, ma sempre con riferimento a Dio.
Tra sé e sé discute con Dio come un uomo farebbe con un altro; quindi per lui Dio divenne un interrogativo costante e con forza ha invocato di poterlo incontrare alla pari per interrogarlo.

Al riguardo ho considerato il capitolo 9 del libro ove Giobbe risponde a Bildad il Suchita.
Giobbe sa perfettamente che un uomo non potrà mai avere ragione davanti a Dio che è sapiente e onnipotente quindi, conclude, non potrei che chiedergli altro che pietà.
Vede che in terra malfattori e buoni hanno la stessa sorte eppure Lui è il giudice!
La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei giudici; chi, se non lui, può fare questo?” (Giobbe 9,24)
È una evidente accusa e presa d’atto dell’attività sulla terra di un malfattore e non di un giudice giusto!
Questa dichiarazione, stante la situazione presentata col libro di Giobbe, è cocente per il Signore che sa bene che la causa di tutto ciò è che nell’assemblea del più alto giudizio si è intromesso un traditore che deve essere smascherato!

E poi l’invocazione:
“Poiché non è uomo come me, al quale io possa replicare: Presentiamoci alla pari in giudizio.” (Giobbe 9,32)

Questa invocazione è in definitiva l’invocazione di un popolo sofferente che crede nel Signore e attende la sua venuta, il suo Messia.

Sulla bocca di Giobbe si possono immaginiamo le parole del Salmo 143 che gli calzano perfettamente:
“Salmo. Di Davide. Signore, ascolta la mia preghiera! Per la tua fedeltà, porgi l’orecchio alle mie suppliche e per la tua giustizia rispondimi.
Non entrare in giudizio con il tuo servo:
davanti a te nessun vivente è giusto.
Il nemico mi perseguita, calpesta a terra la mia vita
;
mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo. In me viene meno il respiro, dentro di me si raggela il mio cuore.
Ricordo i giorni passati, ripenso a tutte le tue azioni, medito sulle opere delle tue mani. A te protendo le mie mani, sono davanti a te come terra assetata. Rispondimi presto, Signore: mi viene a mancare il respiro.
Non nascondermi il tuo volto: che io non sia come chi scende nella fossa. Al mattino fammi sentire il tuo amore, perché in te confido.
Fammi conoscere la strada da percorrere, perché a te s’innalza l’anima mia. Liberami dai miei nemici, Signore, in te mi rifugio.
Insegnami a fare la tua volontà, perché sei tu il mio Dio. Il tuo spirito buono mi guidi in una terra piana.
Per il tuo nome, Signore, fammi vivere; per la tua giustizia, liberami dall’angoscia. Per la tua fedeltà stermina i miei nemici, distruggi quelli che opprimono la mia vita, perché io sono tuo servo.”

Di fatto, secondo il racconto del libro di Giobbe il Signore accondiscese a Satana, entrò in giudizio col suo servo, ci fu una richiesta di prove.
Era già chiaro che davanti al Signore nessun vivente è giusto e fu calpestata la sua vita dal nemico.
Eppure, nella sofferenza e prostrato, Giobbe meditò sulle opere del Signore era certo che il era giudice giusto.

Sono queste le sue parole:
“Io lo so che il mio Vendicatore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà distrutta,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
e i miei occhi lo contempleranno non da straniero.” (Giobbe 19,25-27)

Chi è questo vendicatore se non il Signore stesso?
Chiese di essere riabilitato e che Dio si facesse giudice del nemico che aveva oppresso la sua vita e così fu.

In appendice presenterò la decriptazione completa anche di tale capitolo 9 di Giobbe che presenta l’opera di redenzione in corso iniziata dagli apostoli in attesa della sua seconda venuta.

LA TENTAZIONE E IL PADRE NOSTRO
Le tentazioni sono come i compiti a casa che il maestro prepara per l’allievo.
Chi vuol seguire Dio e crescere in un cammino spirituale presto s’imbatterà nella tentazione.
Dice il libro del Siracide: “Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione.” (Siracide 2,1)

Al riguardo è da ricordare la lettera di Giacomo quando dice:
“Beato l’uomo che resiste alla tentazione perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promesso a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica: Sono tentato da Dio; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno. Ciascuno piuttosto è tentato dalle proprie passioni, che lo attraggono e lo seducono; poi le passioni concepiscono e generano il peccato, e il peccato, una volta commesso, produce la morte.” (Giacomo 1,12-15)

Dio, in efetti, mette alla prova i giusti, ma non tenta al male nessuno.
La tentazione superata in definitiva è una via di crescita spirituale, ma la tentazione viene dal maligno che opera e l’uomo vi cade per libera scelta.
Il mondo di oggi in particolare è una totale tentazione.
Così, infatti, ci istruisce la gaudium et spes” “Costituzione Pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo in data 7 dicembre 1965 di Paolo VI al paragrafo 37. “L’attività umana corrotta dal peccato“.

“La sacra Scrittura, però, con cui si accorda l’esperienza dei secoli, insegna agli uomini che il progresso umano, che pure è un grande bene dell’uomo, porta con sé una seria tentazione. Infatti, sconvolto l’ordine dei valori e mescolando il male col bene, gli individui e i gruppi guardano solamente agli interessi propri e non a quelli degli altri; cosi il mondo cessa di essere il campo di una genuina fraternità, mentre invece l’aumento della potenza umana minaccia di distruggere ormai lo stesso genere umano. Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, destinata a durare, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio. Per questo la Chiesa di Cristo, fiduciosa nel piano provvidenziale del Creatore, mentre riconosce che il progresso umano può servire alla vera felicità degli uomini, non può tuttavia fare a meno di far risuonare il detto dell’Apostolo: Non vogliate adattarvi allo stile di questo mondo (Romani 12,2) e cioè a quello spirito di vanità e di malizia che stravolge in strumento di peccato l’operosità umana, ordinata al servizio di Dio e dell’uomo. Se dunque ci si chiede come può essere vinta tale miserevole situazione, i cristiani per risposta affermano che tutte le attività umane, che son messe in pericolo quotidianamente dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi, devono venir purificate e rese perfette per mezzo della croce e della risurrezione di Cristo. Redento da Cristo e diventato nuova creatura nello Spirito Santo, l’uomo, infatti, può e deve amare anche le cose che Dio ha creato. Da Dio le riceve: le vede come uscire dalle sue mani e le rispetta. Di esse ringrazia il divino benefattore e, usando e godendo delle creature in spirito di povertà e di libertà, viene introdotto nel vero possesso del mondo, come qualcuno che non ha niente e che possiede tutto: Tutto, infatti, è vostro: ma voi siete di Cristo e il Cristo è di Dio (1Corinzii 3,22).”

La preghiera del Padre Nostro insegnataci da Gesù prevede in Matteo 6,13 una specifica richiesta per la “tentazione” con queste parole nel testo latino “…et ne inducas nos in temptationem sed libera nos a malo” e nel testo in greco c’è un non “eis eneghkhj” cioè non ci far andare “eis” verso la caduta “eneghkhj”.
La traduzione C.E.I. in italiano del 1971 che prevedeva “…e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” è stata infatti così giustamente modificata dalla traduzione C.E.I. del 2008 “…e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.”

Il catechismo della Chiesa Cattolica al riguardo della domanda del Padre Nostro di Non ci indurre in tentazione così tra l’altro precisa:

  • 2846 – Questa domanda va alla radice della precedente, perché i nostri peccati sono frutto del consenso alla tentazione. Noi chiediamo al Padre nostro di non “indurci” in essa. Tradurre con una sola parola il termine greco è difficile: significa “non permettere di entrare in”, “non lasciarci soccombere alla tentazione”. “Dio non può essere tentato dal male e non tenta nessuno al male ” (Giacomo 1,13); al contrario, vuole liberarcene. Noi gli chiediamo di non lasciarci prendere la strada che conduce al peccato. Siamo impegnati nella lotta ” tra la carne e lo Spirito”. Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza.
  • 2847 – Lo Spirito Santo ci porta a “discernere” tra la prova, necessaria alla crescita dell’uomo interiore in vista di una ” virtù provata”, e la tentazione, che conduce al peccato e alla morte. Dobbiamo anche distinguere tra “essere tentati” e “consentire” alla tentazione. Infine, il discernimento smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente il suo oggetto è “buono, gradito agli occhi e desiderabile” (Genesi 3,6), mentre, in realtà, il suo frutto è la morte.

Sul tema infine riporto uno stralcio da “Padre nostro chiave di volta contro la pena di morte“.
A Gerusalemme, nel cortile esterno d’una chiesa tradotta in varie lingue su riquadri in mattonelle di ceramica c’è la preghiera del Padre Nostro nella forma del Vangelo di Matteo.

Riporto il testo della versione in l’ebraico, con accanto l’italiano e la dimostrazione della decriptazione:


Padre nostro che sei nei cieli

Dal Padre dove stava ad abitare () l’Unigenito Principe da dentro il cielo


sia santificato il tuo nome;

venga il tuo regno;

fu a versarsi in aiuto . La Luce che illumina i viventi dalle Scritture si portò dall’Unico tra i viventi in cammino , ma in croce per la rettitudine


sia fatta la tua volontà;,

come in cielo così in terra.

fu ad entrare , fu nel corpo a salirgli un’asta l’uccisero ()
Per la rettitudine l’Unigenito risorse , col corpo alla casa in cielo si riportò .
La rettitudine ha inviato dentro la terra


Dacci oggi il nostro pane

quotidiano
Per la guerra gli apostoli portò . Integrità con la forza a sufficienza nei giorni dentro è portata agli uomini . L’energia nei cuori reca . Al mondo è a recarla la Madre


e rimetti a noi i nostri debiti

che porta a riempire di vigore . Che il serpente rifiuterà alla fine annuncia (). A casa per riportarli tutti sarà con gli angeli a riportarsi .


come noi li rimettiamo

ai nostri debitori

Tra i retti beati li condurrà l’Unigenito tra gli angeli recandogli piena del Potente la grazia . Li porterà nel cuore dell’Altissimo a chiudersi , e dentro i portati finalmente vi staranno a pascolare (),


e non abbandonarci alla tentazione,

ma il maledetto () finirà che c’indusse in tentazione


ma liberaci dal male

per la rettitudine che sarà ricominciata dai viventi uscirà . Liberi porteranno la vita dal male .

Raccolgo tutto di seguito:

Dal Padre dove stava ad abitare, l’Unigenito Principe da dentro il cielo fu a versarsi in aiuto.
La Luce che illumina i viventi dalle Scritture si portò dall’Unico tra i viventi in cammino, ma in croce per la rettitudine fu ad entrare, fu nel corpo a salirgli un’asta, l’uccisero.
Per la rettitudine l’Unigenito risorse, col corpo alla casa del cielo si riportò.
La rettitudine invia dentro la terra, per la guerra gli apostoli portò.
Integrità con forza a sufficienza nei giorni dentro è portata agli uomini.
L’energia nei cuori reca.
Al mondo è a recarla la Madre che porta a riempire di vigore.
Che il serpente rifiuterà alla fine annuncia.
A casa per riportarli tutti sarà con gli angeli a riportarsi.
Da beati li condurrà l’Unigenito tra gli angeli recandogli piena del Potente la grazia.
Li porterà nel cuore dell’Altissimo a chiudersi, e dentro i portati finalmente vi staranno a pascolare, ma il maledetto finirà, che c’indusse in tentazione, per la rettitudine che sarà ricominciata dai viventi, uscirà.
Liberi porteranno la vita dal male.


A questo punto l’idea che nasce spontanea è che la parte in prosa, che ha l’aspetto di favola e di parabola, contenga una particolare seconda faccia che si possa estrapolare per decriptazione.

APPENDICE A – GIOBBE 1 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Riporto il testo C.E.I 2008 e poi la decriptazione tutta di seguito.

Giobbe 1,1 – Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.

Giobbe 1,2 – Gli erano nati sette figli e tre figlie;

Giobbe 1,3 – possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e una servitù molto numerosa. Questo uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.

Giobbe 1,4 – I suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.

Giobbe 1,5 – Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore. Così era solito fare Giobbe ogni volta.

Giobbe 1,6 – Ora, un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro.

Giobbe 1,7 – Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.

Giobbe 1,8 – Il Signore disse a Satana: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.

Giobbe 1,9 – Satana rispose al Signore: Forse che Giobbe teme Dio per nulla?

Giobbe 1,10 – Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra.

Giobbe 1,11 – Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!

Giobbe 1,12 – Il Signore disse a Satana: Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui. Satana si ritirò dalla presenza del Signore.

Giobbe 1,13 – Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore,

Giobbe 1,14 – un messaggero venne da Giobbe e gli disse: I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi.

Giobbe 1,15 – I Sabei hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,16 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: Un fuoco divino è caduto dal cielo: s’è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,17 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: I Caldei hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,18 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore,

Giobbe 1,19 – quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,20 – Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò

Giobbe 1,21 – e disse: Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!

Giobbe 1,22 – In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

(Nel paragrafo “Perché un testo segreto in Giobbe?” di “Un testo in ‘geroglifici’ ebraici; il Libro di Giobbe” ho riportato anche la dimostrazione della decriptazione dei primi due versetti del capitolo 1 di Giobbe.)

Giobbe 1,1 – L’Unigenito sarà con la risurrezione ad entrare a stare nel mondo.
Dentro l’Unigenito in un corpo scenderà.
Il consiglio con l’Unico ci fu di portarvisi dentro.
La risurrezione ai viventi recherà e nell’esistenza uscirà da uomo.
Nel mondo, Lui, l’innocente si porterà.
La probità porterà ad esistere nei corpi.
Dell’Unico la divinità entrerà a stare nei viventi.
La porterà per cessare dai viventi il male…

Giobbe 1,2 – …ed un fanciullo la recherà al serpente;
la porterà nel settimo giorno del mondo.
Il Figlio sarà nei viventi a portare il delitto a bruciare.
Dentro l’energia porterà per finirlo.

Giobbe 1,3 – E sarà nel mondo a stare tra i viventi che versano lamenti.
Si porterà ad esiliare nel tempo.
Di Dio la Parola spunterà per rendere infermo il serpente.
Gli sorgerà la maledizione.
La Parola sarà ad addolorare la vita del serpente, sarà i viventi dalla prigione a liberare, da vivente l’Unigenito porterà tutto giù ai viventi l’aiuto, dentro rovescerà lo spirito, della desolazione inizierà a portare la fine, verrà a recare l’energia e da servo uscirà col corpo dentro al mondo a vivere.
L’Unigenito per aiutare sarà a stare in un uomo.
Uscirà Lui in cammino all’impuro serpente in vita.
Dal retto cuore l’energia sarà a versare dal sangue.

Giobbe 1,4 – E al mondo il serpente ad essere arso dal Figlio sarà portato e ad operare porterà in vita un fuoco completo al mondo.
(Luca12,49 – “Sono venuto a portare un fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso”.)
Dentro sarà per tutti dell’Unico a stare la risurrezione che un giorno porterà e nel fuoco il serpente chiuderà.
E recherà un accidente col corpo il terzo segno (giorno) l’Unigenito, che nella tomba era.
Nel Crocifisso risarà ad entrare la vita potente; l’Unico così al serpente lo riporterà da potente risorto.
Dalla croce lo recherà completamente a rivedere i viventi del mondo da vivo.

Giobbe 1,5 – Riporterà ad esistere al mondo la forza della rettitudine.
Sarà la legge ad esistere.
La Parola porterà a riessere in vita con la forza che uscì da Mosè, segno che la perversità sarà bruciata con vigore.
L’Unigenito sarà a portarsi da casa.
A recare sarà la santità ai viventi, ed uscirà l’illuminazione così ad essere ai viventi nell’intimo versata.
Col corpo si porterà al mondo, da olocausto innalzato si recherà della croce alla prova.
La Parola, indebolita dal serpente, con piaghe sarà.
Dall’Unigenito acqua in vista sarà portata.
Da dentro dell’Unigenito per un bastone del serpente, sarà dal chiuso del Cuore portata.
Dal Figlio, sarà recata da dentro al corpo la rettitudine che porterà da maledizione ad essere in vita da dentro al cuore, da dentro la piaga così uscirà, sarà vista alla luce uscire.
Dall’Unigenito sarà portata da dentro la sposa, sarà la madre ad essere per i viventi.

Giobbe 1,6 – E sarà nell’esistenza a portare la Madre per recarla a stare a casa del nemico angelo.
Forza aperta di maledizione sarà la Madre per il serpente uscita dal Crocifisso.
Sarà giù da dentro dell’innalzato Signore portata la forza.
A casa la porterà del triste.
Uscirà l’accusa dentro completa recata dalla retta Madre.

Giobbe 1,7 – Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione.
Un’accusa vivente per annullarlo totalmente dentro l’Unigenito gli recherà.
Sarà (però) nell’esistenza oppresso da satana l’Unigenito.
In croce sarà dalla perversità portato.
Risarà per l’Unico a vivere col corpo.
La risurrezione nel Cuore gli porterà dentro l’Unico.
Un corpo/popolo si alzerà portato con l’acqua uscirà dalla croce.
Uscirà in cammino dentro al mondo.

Giobbe 1,8 – Porterà ad esistere al ribelle una calamità, inizierà al serpente ad uscire l’accusa con la risurrezione da un uomo dal cuore retto.
In azione al serpente dal Servo saranno guai portati in casa, con la rettitudine sarà annullata così dai vivi la perversità dentro la terra.
Gli uomini alla purezza recherà, saranno illuminate le menti/teste.
Per la paura inizierà il serpente fuori a stare dai viventi che ha portato la ribellione nella vita col male.

Giobbe 1,9 – E saranno in azione gli apostoli al mondo.
Sorti dal cuore inviati dall’Unigenito dalla croce saranno fuori portati in campo e saranno della Madre il corpo al mondo.
La grazia per i vivente sarà in un corpo dell’Unico e con l’Unigenito porterà da dentro il primo serpente ad uscire dagli esseri viventi.

Giobbe 1,10 – Al mondo il ‘no’ venuto dal Risorto con la rettitudine del Crocifisso dentro in azione all’impuro reca e dentro dell’Eterno il Tempio reca.
Si porta dentro in azione ad aiutare la sposa l’Unigenito che illumina il corpo/popolo, l’accompagna per i viventi convertire.
Il lavoro delle sue mani benedice.
Dalla croce ha recato con l’acqua a rovesciare gli apostoli nel mondo, che ne portassero la parola da corrieri dentro la terra.
(Genesi 2,18 “Poi il Signore Dio disse: Non è bene che l’Uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile.”)

Giobbe 1,11 – Reca nel corpo tra i viventi il fuoco per il serpente nascosto.
Gli invia la calamità per essere arso.
Nel cammino, agisce la rettitudine da no dell’Unico che illumina le menti/teste sul serpente per riportare l’originaria pienezza.
Dell’innalzato nelle persone sarà così a stare la benedizione della rettitudine.

Giobbe 1,12 – E fu dall’Unigenito con l’acqua irrigata la calamità al maledetto.
Gli uscì rovente dal Cuore.
Inviata uscì la rettitudine al mondo con la sposa.
L’Unigenito alla luce dal corpo l’ha portata da dentro per essergli d’aiuto.
L’agnello versò la maledizione con forza da portare al maledetto che alla fine il delitto nei viventi a fiaccare porterà.
Uscirà satana dalla vita dei popoli.
Dalle persone la forza che c’è della perversità uscirà.

Giobbe 1,13 – Per un’asta che entrò con forza, fuori fu portata la Madre.
Il Figlio fu a portarla onde portasse figli.
Dalla croce fu a recarla l’Unigenito al maligno che ai viventi portasse la risurrezione del Crocifisso nei giorni.
Fu con gli apostoli dentro un Tempio di fratelli a stare nel mondo onde i viventi uscissero dal pianto portandosi in quel corpo.

Giobbe 1,14 – E in pienezza con la rettitudine dentro inizierà la maledizione dell’Unico ad essere recata.
In casa la porterà ad esistere l’Unigenito a Raab.
La verserà col corpo nel mondo, sarà recata dal carpentiere portato in croce ed al mondo verranno gli apostoli portati per finire il male e condurre un corpo/popolo/Chiesa ad innalzare.
Saranno un aiuto, sono al mondo la madre.
(Marco 3,34s “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.)

Giobbe 1,15 – E alla fine col soffio un potente fuoco da dentro l’Unigenito porterà dalla croce. Verserà il veleno e verrà fuori con energia al nemico ad esistere in vita al mondo per ardere il serpente, in cenere nelle moltitudine portarlo.
Inizierà dai viventi il serpente dai cuori ad uscire dal corpo/popolo vomitato per l’energia che ci risarà nei cuori.
Per l’aiuto sarà il serpente scacciato, sarà sbarrato dal cammino.

Giobbe 1,16 – Si vede portarsi per lo sbarramento questi (il serpente) fuori a vivere nel deserto. Porterà a colpirlo l’uscita da dentro dall’Unigenito.
Portatagli ad esistergli dall’Unico con l’acqua dal corpo la Donna la maledizione gli sarà vivente.
L’aborto uscirà dai viventi, gli apostoli riapriranno il cielo, finirà dentro il nemico.
Dentro le pecore riporteranno a casa i guardiani.
Sarà nei viventi recata alla fine l’originaria vergogna e dall’Unigenito liberati, (ri)generati, versata dall’Unico l’energia sarà nei cuori.
Con mano forte il serpente ad uscire sarà afflitto dalla rettitudine.

Giobbe 1,17 – Testimoni di questa usciti con la Madre dalla Parola si porteranno, di colpire (il serpente) nel mondo desiderano.
È originata la paura al demonio che sarà da viventi illuminati allontanano per il potente fuoco che esce dal corpo della Donna.
Saranno i viventi portati dalla superbia alla carità e col giogo usciranno in cammino della Parola.
Saranno all’acqua portati.
Sarà versato l’annuncio ai viventi.
Porteranno l’Unigenito crocefisso per il mondo agli smarriti.
Sarà nei viventi ad uscire la rettitudine.
Recherà al serpente la Parola ad esistere la desolazione e verrà meno.
Per la carità uscirà dai corpi il vomito.
Con energia sarà nei cuori sbarrata l’esistenza del serpente al mondo.
In cammino sarà battuto dalla rettitudine.

Giobbe 1,18 – Dall’eternità per colpirlo al mondo in un vivente la Parola si porterà, questi uscìrà da casa dell’Unico, si porterà l’Unigenito ad esistere in vita col corpo, dentro inviata sarà la rettitudine la porterà il Figlio e completamente sarà così dall’Unigenito il maligno allontanato.
Finito sarà nei viventi per il vino che dall’intimo sarà dal crocefisso Unigenito dal chiuso con forza fuori con l’acqua; uscirà dal primogenito.

Giobbe 1,19 – E nel mondo agli apostoli entrerà lo Spirito che nel cammino l’aiuterà.
Un potente aiuto dentro uscirà ai viventi dall’aldilà, entrerà nei viventi, la Parola lo porterà, saranno in cammino ad agire dentro, ai quattro angoli si porteranno dei confini del mondo.
Dentro sarà dalla croce portato nell’esistenza col soffio potente dell’innalzato.
Nel mondo una fanciulla sarà in vita portata ad esistere dal morto ed inizierà a vivere il Potente Cuore entrato nel corpo versato dall’Unico, inviata a stare dal serpente in casa. A sbarrare è il serpente nel mondo.
In cammino sarà a sbarrarlo con la rettitudine.

Giobbe 1,20 – Si porta obbediente la Madre dell’Unigenito e da casa si portò a rovesciare il cattivo che venne i misfatti a recare.
E furono in cammino da questa a venire nel corpo all’Unigenito simili.
E fu della Parola il ‘no’ col corpo a scendere alla perversità con la forza della risurrezione dalla croce che annuncia.

Giobbe 1,21 – E sarà ad iniziare l’amarezza ad agire per il verme.
Gli fu giù dalla croce ad esistere con la Madre che dal seno dell’Unigenito con l’acqua fu portata al nemico per iniziare il ritorno.
La risurrezione in vita al mondo il Signore in dono reca, che è da calamità al serpente per rovesciarlo.
A stringerlo è nel mondo con l’esistenza della risurrezione che nei viventi è la perversità della vita a mangiare con la rettitudine.

Giobbe 1,22 – Dentro la sposa a colpirlo venne annullando il peccato che all’origine ha portato dentro e annulla dell’angelo (ribelle) il dragone. La stoltezza del serpente con la maledizione non ci sarà più per i viventi.

APPENDICE B – GIOBBE 2 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Giobbe 2,1 – Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore.

Giobbe 2,2 – Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.

Giobbe 2,3 – Il Signore disse a Satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione.

Giobbe 2,4 – Satana rispose al Signore: Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita.

Giobbe 2,5 – Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!

Giobbe 2,6 – Il Signore disse a Satana: Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita.

Giobbe 2,7 – Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.

Giobbe 2,8 – Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.

Giobbe 2,9 – Allora sua moglie disse: Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!

Giobbe 2,10 – Ma egli le rispose: Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

Giobbe 2,11 – Tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, e si accordarono per andare a condividere il suo dolore e a consolarlo.

Giobbe 2,12 – Alzarono gli occhi da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il mantello e lanciò polvere verso il cielo sul proprio capo.

Giobbe 2,13 – Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.

Giobbe 2,1 – A portarsi fu nel mondo. Fu ad entrarvi. Un giorno vi si portò a stare dentro. Dell’Unico si portò il Figlio che fu nel mondo dal maledetto a stare.
La Parola a scegliere fu di scendere da casa.
Dall’alto il Signore si portò.
Fu a casa a portarsi dal triste per aprire l’accusa dentro per l’oppressione ai viventi dal serpente nel mondo.
Per finirne l’esistenza scese a casa alla vista del serpente il Signore.

Giobbe 2,2 – Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione.
L’accusa terribile a colpirlo gli uscirà alla fine in casa.
L’Unigenito gliela recherà (quando) sarà oppresso da satana.
L’Unigenito in croce sarà dalla perversità portato.
Risarà per l’Unico a vivere.
Col corpo vivo risorto, per amore dentro la terra si riporterà.
Dai viventi del mondo alla fine uscirà il serpente spento.

Giobbe 2,3 – A portargli sarà per l’Unico amarezze essendo stato per la perversità maledetto. L’accusa uscirà bruciante da un uomo dal cuore retto che ha agito dal serpente da servo.
Gli saranno i guai portati in casa.
Dalla rettitudine sarà annullata così dai viventi la perversità che dentro alle origini nei corpi scese.
Gli uomini alla purezza recherà.
Saranno illuminate le menti/teste della paura originata dal serpente nel mondo che fu ai viventi a portare la ribellione per vivervi il cattivo.
Ma l’Eterno l’energia portò in un vivente a chiudersi.
Questa fu a versata in una figlia d’uomo e portatosi nella scelta della pienezza ci fu il segno del frutto.
Ed al serpente per distruggerlo si portò con la grazia per i viventi.

Giobbe 2,4 – Ed è alla vista un angelo Le uscì per illuminarla che per amore l’energia Le veniva dal Signore per essere dell’Unigenito la Madre.
In un corpo con la pelle dentro l’eternità in azione si recò a sbarrarsi e dalla sposa l’Unigenito sorse col corpo.
Il rifiuto sarà ad accendere nell’esistenza per il drago.
Dentro in azione a sbarrare l’angelo superbo si portò.

Giobbe 2,5 – Nel corpo della Madre accese il vigore.
L’energia dell’Unigenito fu ad essere sbarrata, così si portò in cammino alla vista.
Dio dall’albero della vita si portò, e Dio nella carne si recò per ricominciare la pienezza.
Dio in persona fu così a starle nel figlio.
Un retto da una retta!

Giobbe 2,6 – Ed fu nel primogenito a vivere nel corpo il Signore.
La maledizione a satana uscì.
Dell’angelo si portò a casa ove sarà fiaccato.
Contristato, dalla croce invierà il soffio della risurrezione che porterà a risorgere i corpi.

Giobbe 2,7 – Ed è giù dall’Unico ad uscire l’accusa, in vita venuta persona.
S’è il Signore portato per essere, pur retto, uno in croce osteggiato, con vergogna (poi) nella tomba, oppresso dal cattivo.
In un vivente in un villaggio si rivelò l’Eterno per rovesciare nella polvere l’essere impuro.

Giobbe 2,8 – E fu a versarsi nel mondo.
Di nascosto dal serpente, portò in un carpentiere la potenza.
D’uscire scelse da pellegrino per aiutare.
Dentro si portò d’un uomo ad abitare in una famiglia/casa scelta che si portava retta nel mondo che con quel primogenito faceva frutto.

Giobbe 2,9 – E scelse l’Unigenito che le amarezze al serpente le recasse una Donna che avesse scelto di portare l’Eterno.
Così la vita in petto fu a versarLe dentro in modo puro.
Scelta per la rettitudine la benedizione di Dio sarà la madre portata per gli uomini.

Giobbe 2,10 – E fu ad iniziare a vivere col corpo Dio che fu al mondo da solo. Per creare spavento allo stolto che lo porterà alla fine scelse il Verbo di stare in cammino.
Dalla Madre venne dall’utero portato.
Col Figlio dal ventre al serpente a vivere venne la maledizione.
Fu una Madre a portargliela.
L’Unigenito finalmente uscì per il cattivo serpente per scontrarlo da ariete in casa.
Con la rettitudine il serpente colpirà l’Unigenito (una volta in croce) appeso.
Il ‘no’ al peccato inizierà ad essere portato dall’intimo.
Dal Calvo (Calvario), dalla croce sarà a portarlo.

Giobbe 2,11 – E sarà la risurrezione in seno a portarsi il terzo segno (giorno).
Col corpo si vedrà riessere l’Unigenito, sarà a portargliela dentro l’Unico.
Col Crocifisso tutti usciranno dal male.
Dal mondo fuori questi verranno.
Dentro l’Unigenito entreranno, dall’Altissimo li condurrà e saranno ad abitarvi.
Desideravano gli uomini di vivere in quel luogo.
Ed in Dio saranno con la Parola questi ad entrare tutti per stargli alla destra.
Vi saranno portati dentro (ri)partoriti.
Aiutati entreranno da simili (a Gesù) a vivervi e su dalla Parola con il corpo usciranno. Tra gli angeli si vedranno gli uomini essere portati.
Saranno condotti all’eternità, recati insieme, portati dal cuore, recati da Dio ad abitare, liberi.
E bastonato il serpente pentiti li porterà.

Giobbe 2,12 – E saranno i risorti all’Unico portati.
Verranno a vedere (dove) stanno gli angeli.
Usciti in vita a (ri)vivere col corpo dalle tombe li porterà.
A rovesciare avrà portato il serpente l’Unigenito.
Un fornello per la perversità avrà condotto.
Sarà il fuoco dall’Unigenito a recato.
A versarvi condurrà il serpente vivo e vi sarà tra i pianti condotto.
E a rovesciare il cattivo porterà dagli uomini che i misfatti recò portandogli forti colpi.
Dai corpi l’avrà rovesciato e dalla polvere si alzeranno.
Con i corpi risorti saranno ad uscire.
Vivi dal mondo in cielo entreranno.

Giobbe 2,13 – E saranno nella luce a casa riportati.
L’Unigenito col corpo li condurrà.
Il serpente in terra bruciare dentro si vedrà completamente.
Saranno i viventi ad essere al Vivente riportati, il settimo segno (alla fine del settimo giorno della creazione).
Della notte porterà la fine che portava il guaio dell’impurità dentro i corpi.
A Dio saranno (ri)portati per mano.
Del Benedetto saranno alla vista.
Li riporterà retti saranno stati dal serpente con la rettitudine liberati.
Così dal Padre vivranno sulla nube.

(Si rientra perciò alla fine del giorno 7°, nel giorno 8° senza tramonto. La parola notte evoca il nome di Lilit personaggio femminile diabolico della cultura rabbinica causa della mestruazione nelle donne e della morte di neonati. Dal Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman riporto uno stralcio dalla voce “Lilith”: “La prima moglie di Adamo, demone, regina della notte. Lilith esigeva di essere eguale al marito e quando si rese conto che non lo sarebbe mai stata pronunciò il nome di Dio e volò nell’aria fino al Mar Rosso…è diventata la moglie di Sammaele, il signore delle forze del male.“)

APPENDICE C – GIOBBE 42,7-17 EPILOGO – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE

Giobbe 42,7 – Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.

Giobbe 42,8 – Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.

Giobbe 42,9 – Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà andarono e fecero come aveva detto loro il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.

Giobbe 42,10 – Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe, dopo che egli ebbe pregato per i suoi amici. Infatti il Signore raddoppiò quanto Giobbe aveva posseduto.

Giobbe 42,11 – Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo; banchettarono con lui in casa sua, condivisero il suo dolore e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui, e ognuno gli regalò una somma di denaro e un anello d’oro.

Giobbe 42,12 – Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato. Così possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine.

Giobbe 42,13 – Ebbe anche sette figli e tre figlie.

Giobbe 42,14 – Alla prima mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Argentea.

Giobbe 42,15 – In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli.

Giobbe 42,16 – Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora cento quaranta anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni.

Giobbe 42,17 – Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.


Giobbe 42,7 – Portati sono stati fuori dall’Unigenito dallo spavento (maligno) i figli che sono dalla perversità fuori venuti per la Parola.
È dai viventi uscita la maledizione del serpente delle origini, dall’Unigenito sono stati portati a casa ed è l’originata dal ribelle calamità uscita.
Da Dio a Dio sono al volto questi usciti alla fine.
Col Crocefisso sono i viventi con gli angeli a stare.
Chiusi nel corpo (del Crocifisso) dall’Unico per il Verbo sono a casa.
Arso dentro al fuoco l’angelo è stato del male.
Sono così retti!
È stato il negativo dalla Parola finito.
Nei viventi originata la potenza è stata.
L’energia della rettitudine recata.
Angeli del mondo così per il Servo sono; all’Unico sono portati dentro.

Giobbe 42,8 – E dal tempo usciti, versati dalle tombe, portati così dal Vivente, nel settimo (giorno) esce il frutto, sono i viventi recati risorti, la casa a vedere dal mondo con l’Unigenito sono, dal serpente sono stati circoncisi, retti portati a Dio.
Si vedono in vesti bianche essere dall’Unico.
Gli sono recati a casa i portati dal mondo in alto sono puri dal peccare del serpente nel mondo.
A casa dell’Eterno tra i retti vivranno.
Ed all’Unico sono stati portati a casa dal Servo a stare.
È stata dal Crocefisso fatta giustizia dell’agire del serpente.
Sono così dalla piaga a essere nell’Unigenito i viventi.
Dal Verbo inviati sono stati portati all’Unico.
La luce di Dio la distruzione ha operato.
Ha portato la fine nei popoli così del vivere dalla stoltezza.
Retti sono avendola rifiutata.
Per la parola puri da Dio sono alla stabilità, così si vedono in bianche vesti stare con l’Unigenito da cui sono stati portati a casa.

Giobbe 42,9 – Portati sono stati in cammino e da Dio sono al volto.
Da questi entrano.
Il Crocefisso alla destra s’è portato l’amata (a Lui) simile a vivere.
Su il Verbo col corpo dal mondo con gli angeli i popoli tutti a stare li ha portati e si vedono circondare beati la Parola.
Nella divinità sono entrati a stare i viventi, il Signore li ha condotti a contemplarla.
Col Signore venuti di persona; sono stati dall’Unigenito portati dentro.

Giobbe 42,10 – Si porta il Signore da luce dentro ai venuti dall’esilio.
All’Unico sono stati portati a casa, da dentro usciti, tutti il Verbo con potenza a guizzare li ha portati a casa per sempre.
Ai pascoli li ha condotti e sono alla fine a stare fuori recati dal mondo, dell’Unico alla perfezione beati.
Dal potente Unico sono stati portati a casa.
Con potenza li ha liberati dall’angelo (ribelle) del mondo.

Giobbe 42,11 – E sono alla casa desiderata.
Da Dio sono stati condotti, dalla prigione alla vita portati.
Ha portato la sposa a vivere il Crocifisso.
È stato portato il maligno a sbarrato.
Alla rovina, bastonato, recato è stato da mangiare recato ai popoli, portato da cibo. Nell’intimo è stata la fine portata l’esistenza dell’impurità recata dal serpente ed ha recato il pentimento.
L’Unigenito Crocifisso ha condotto in alto tutti gli entrati nel corpo.
Si vede entrare con l’Unigenito la Signora a casa.
A stare dall’Unico, il Signore l’Altissimo l’ha portata.
E sono finalmente ad abitare dal Potente condotti gli uomini.
Ha versato il dono dal cuore, dal mondo i fratelli alla fine ha recato all’Unico, dal Vegliardo.
Dalla scelleratezza questi entrano a casa, dal Fratello aiutati.

Giobbe 42,12 – Ha riportato il Signore dentro il corpo i retti.
Dell’Unigenito Crocefisso nel corpo alla fine sono.
All’Unico, sono stati portati a casa i viventi col corpo.
La moglie ha condotto ed è entrata a stare dal Potente.
All’Unico le moltitudini a casa si vedono entrare a decine di migliaia su ad incontrarlo, le ha portate alla luce.
Ha bruciato la maledizione il Verbo dagli esseri viventi.
Slattati sono stati dalla Madre, portati da Dio, liberati, i viventi attaccati col corpo ha portato e a migliaia vengono recati ai pascoli dal Crocifisso.

Giobbe 42,13 – E dallo stare nel mondo sono del Potente condotti a sorgere a casa.
Si vedono tra gli angeli entrare.
I figli sono stati con la Madre portati a vivere tranquilli e risorti il Figlio li ha condotti dalle (loro) croci.

Giobbe 42,14 – Ed è stato rovesciato dai corpi il peccatore fuori dai fratelli del Crocefisso.
È dai viventi con la forza dell’acqua/battesimo uscito e la risurrezione per i viventi ha aperto.
Bruciato l’angelo è stato, finito tagliato a pezzi, spazzato portato al fuoco, dalla vita uscito, il delitto è stato bruciato,
A splendere escono dal Verbo portati alla rettitudine.

Giobbe 42,15 – E il Potente ad incontrare i viventi salgono.
Gli uomini sono stati dal Verbo portati tutti retti.
Dal Figlio condotti, dal Crocefisso sono stati portati dentro a casa.
La sposa dalla terra ha recato a stare alla fine tra gli angeli del Potente per entrare a vivere dal Padre.
Sono entrati i viventi ad ereditare.
A casa tutti ha portati così i fratelli; sono entrati con la Madre.

Giobbe 42,16 – E sono entrati a stare dall’Unico, è stato portato a casa dei fratelli il corpo, sono questi venuti a centinaia portati.
Dai quattro esseri viventi, nella luce degli angeli entrano, e sono alla vista dell’Unico.
Dal Crocefisso Figlio sono portati e vengono a casa i frutti.
Dagli angeli sono portate dall’Unigenito le moltitudini, si vedono del mondo le generazioni.

Giobbe 42,17 – Condotti sono stati gli uomini dall’Unico, sono stati portati a casa, questi a creare li ha portati in sette giorni.

Solo ora la creazione è completata ed inizia la domenica eterna.

APPENDICE D – GIOBBE 9 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Giobbe 9,1 – Giobbe prese a dire:

Giobbe 9,2 – In verità io so che è così: e come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?

Giobbe 9,3 – Se uno volesse disputare con lui, non sarebbe in grado di rispondere una volta su mille.

Giobbe 9,4 – Egli è saggio di mente, potente di forza: chi si è opposto a lui ed è rimasto salvo?

Giobbe 9,5 – Egli sposta le montagne ed esse non lo sanno, nella sua ira egli le sconvolge.

Giobbe 9,6 – Scuote la terra dal suo posto e le sue colonne tremano.

Giobbe 9,7 – Comanda al sole ed esso non sorge e mette sotto sigillo le stelle.

Giobbe 9,8 – Lui solo dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare.

Giobbe 9,9 – Crea l’Orsa e l’Orione, le Plèiadi e le costellazioni del cielo australe.

Giobbe 9,10 – Fa cose tanto grandi che non si possono indagare, meraviglie che non si possono contare.

Giobbe 9,11 – Se mi passa vicino e non lo vedo, se ne va e di lui non mi accorgo.

Giobbe 9,12 – Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire? Chi gli può dire: Cosa fai?

Giobbe 9,13 – Dio non ritira la sua collera: sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.

Giobbe 9,14 – Tanto meno potrei rispondergli io, scegliendo le parole da dirgli;

Giobbe 9,15 – io, anche se avessi ragione, non potrei rispondergli, al mio giudice dovrei domandare pietà.

Giobbe 9,16 – Se lo chiamassi e mi rispondesse, non credo che darebbe ascolto alla mia voce.

Giobbe 9,17 – Egli con una tempesta mi schiaccia, moltiplica le mie piaghe senza ragione,

Giobbe 9,18 – non mi lascia riprendere il fiato, anzi mi sazia di amarezze.

Giobbe 9,19 – Se si tratta di forza, è lui il potente; se di giustizia, chi potrà citarlo in giudizio?

Giobbe 9,20 – Se avessi ragione, la mia bocca mi condannerebbe; se fossi innocente, egli mi dichiarerebbe colpevole.

Giobbe 9,21 – Benché innocente, non mi curo di me stesso, detesto la mia vita!

Giobbe 9,22 – Per questo io dico che è la stessa cosa: egli fa perire l’innocente e il reo!

Giobbe 9,23 – Se un flagello uccide all’improvviso, della sciagura degli innocenti egli ride.

Giobbe 9,24 – La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei giudici; chi, se non lui, può fare questo?

Giobbe 9,25 – I miei giorni passano più veloci d’un corriere, fuggono senza godere alcun bene,

Giobbe 9,26 – volano come barche di papiro, come aquila che piomba sulla preda.

Giobbe 9,27 – Se dico: Voglio dimenticare il mio gemito, cambiare il mio volto e rasserenarmi,

Giobbe 9,28 – mi spavento per tutti i miei dolori; so bene che non mi dichiarerai innocente.

Giobbe 9,29 – Se sono colpevole, perché affaticarmi invano?

Giobbe 9,30 – Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani,

Giobbe 9,31 – allora tu mi tufferesti in un pantano e in orrore mi avrebbero le mie vesti.

Giobbe 9,32 – Poiché non è uomo come me, al quale io possa replicare: Presentiamoci alla pari in giudizio.

Giobbe 9,33 – Non c’è fra noi due un arbitro che ponga la mano su di noi.

Giobbe 9,34 – Allontani da me la sua verga, che non mi spaventi il suo terrore:

Giobbe 9,35 – allora parlerei senza aver paura di lui; poiché così non è, mi ritrovo con me solo.

Giobbe 9,1 – E sono in azione gli apostoli dell’Unigenito.
Sono stati portati da casa.
Portatisi si sono per iniziare la vita di un corpo/popolo/Chiesa.

Giobbe 9,2 – Inizia la vita degli angeli nei viventi.
È la conoscenza della croce ad esistere con la retta esistenza.
Così bella tra i viventi esce la giustizia.
Dell’Unigenito gli apostoli portano la risurrezione in azione con la vita di Dio.

Giobbe 9,3 – Iniziano i viventi dalle chiusure a liberarsi.
Il serpente dalle moltitudini per il (loro) agire reciso inizia ad essere.
Si vedono gli apostoli pascolare i fratelli con la croce.
Alle acque/battesimo inviati sono a migliaia.

Giobbe 9,4 – La sapienza del cuore dentro si porta.
La forza col vigore ai viventi è al mondo versata.
L’illuminazione nel mondo su Dio è portata e sono salvi.

Giobbe 9,5 – Al mondo i viventi hanno visto che dalla croce è stato versato fuori un corpo ad esistere di viventi che porta al serpente guai.
La conoscenza portano dell’Unigenito risorto nel mondo.
A sgorgare nei viventi dentro inizia la Parola portata.

Giobbe 9,6 – Fuori l’amarezza dal cammino è stata portata dall’Unigenito.
Per i messaggeri (gli apostoli) con la Madre i viventi risorgono.
Al mondo ed ai popoli portano aiuto nell’esistenza.
Nel mondo è del Crocefisso al serpente il precetto inviato.

Giobbe 9,7 – Uscì per l’Unigenito l’amarezza al serpente.
Dal chiuso del corpo forato ha portato il ‘no’ a chi fu a colpirlo nel corpo, per renderlo colpevole per l’Eterno.
La rettitudine recò, così da dentro ai giorni lo strapperà via dai viventi.

Giobbe 9,8 – Con gli apostoli la carità esce.
Il Risorto per la Madre è a vivere nei cuori.
Agli impuri portano aiuto, li conducono nel corpo dei retti.
Il giogo dentro ai viventi finito è in forza della Madre.

Giobbe 9,9 – Si vede la luce al mondo per l’azione della risurrezione che dal trono è stata dal Potente portata.
La rettitudine è in vita e le chiusure in giro sono finite.
Sono i viventi angeli.

Giobbe 9,10 – Con la vista della resurrezione al mondo il destino del serpente si porta alla conclusione.
In azione per sbarrarlo guai gli ha inviato.
Con la legge nei corpi lo porterà ad abortire.
L’Unico lo porterà alla fine.
Per sempre ne annullerà la vita dal libro.

Giobbe 9,11 – Dal mondo angeli saranno aldilà dall’Altissimo portati.
Il serpente delle origini si vede uscire.
Portato è alle strette il serpente dalla Parola e il ‘no’ dal Padre è per finirlo a portargli.

Giobbe 9,12 – Uscito per gli apostoli è lo spavento.
La Parola viva è.
È la risurrezione che c’è stata per il Figlio portata nei viventi la forza.
È iniziata l’amarezza del primo serpente ad essere recata dai viventi nel mondo.
Dal Crocifisso si vede illuminato il mondo.

Giobbe 9,13 – Dio porterà fuori il serpente dall’uomo.
Gli sarà in casa l’ira recata.
Completo lo spavento il Crocifisso gli porta.
Depresso dall’annuncio della risurrezione, si vede colpito nel corpo con forza Raab (mostro primigenio del male).

Giobbe 9,14 – L’ira d’una retta esistenza incontrò.
Bruciature gli iniziarono per l’agire da angeli degli apostoli che recano del Padre l’adirarsi.
La parola per spazzarlo dai viventi recano.

Giobbe 9,15 – Per l’Unigenito risorto si vede dalla fortezza rovesciato.
La fine è al serpente iniziata (in quanto) inizia ad essere umiliato nel mondo.
Del Potente, per salvare dal soffio i cuori, l’Unigenito dalla croce la grazia ha inviato.

Giobbe 9,16 – L’Unigenito dai viventi lo rovescia dai corpi a cui viene ad essere portato il consiglio (lo S.S. Paraclito, il consolatore).
Inviato è il ‘no’ dell’Unico dall’Unigenito che in vita fu ucciso.
Con forza fu l’Unigenito a questi, che era stato, ad inviare una voce nell’esistenza.

Giobbe 9,17 – Per l’Unigenito risorto dalle moltitudini il cattivo uscirà.
Sarà al fuoco portato.
Di persona sarà portato in una caverna dentro entrerà.
Salvati si vedranno essere per grazia i viventi.

Giobbe 9,18 – Per il serpente l’Unigenito fu in croce inviato.
L’angelo fu nel mondo a spezzarne con un’asta la vita.
Così fu l’Essere a giurare che inviata gli sarà una vita d’amarezza.
Dal corpo (morto del Crocifisso) fu la Madre.

Giobbe 9,19 – L’Unigenito in vita per la potenza della rettitudine dalla tomba ri-iniziò a vivere.
Fu a rialzarsi, riuscì.
Gli apostoli uscirono portati dall’Unigenito con la Madre dal serpente per liberare da soffiò che nei cuori dei viventi c’è.
Gli fu portata la calamità con gli apostoli nell’esistenza.

Giobbe 9,20 – Con l’Unigenito a vivere iniziò la giustizia, soffiata la forza fu nei corpi, illuminò con il consiglio, esistette la purezza.
Iniziò dagli apostoli ad essere portata la forza.
I perversi angeli furono.

Giobbe 9,21 – Dalla croce la Madre dell’Unigenito inviata fu con il ‘no’ dell’Unico.
Per aiutare in azione l’inviò alla superbia.
Fu originata con l’acqua.
Iniziò dal foro (dal costato forato del Crocifisso) per i viventi la forza.

Giobbe 9,22 – Fratelli dalla croce usciti sono dell’Unigenito innalzato.
Con i retti apostoli inizia a vivere un corpo/popolo/Chiesa dalla croce.
Fu dalla croce che la Madre portò un corpo/popolo/Chiesa illuminato ad agire nel mondo.
Portò l’Unigenito di viventi la sposa.
(Giovanni 20,17b – “…ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.”; Romani 8,29 – “…il primogenito di molti fratelli…”)

Giobbe 9,23 – Dall’Unigenito vive un essere simile.
Il Cuore è in vita; è stato dalla croce soffiato.
Dalla croce l’Unigenito la Madre al serpente con l’acqua dal foro alla fine ha inviato. Rovesciata è stata ai viventi; è dal serpente in azione in cammino.

Giobbe 9,24 – L’Unigenito da messaggeri gli apostoli ai confini inviò del mondo.
Dentro fu ad aiutare un corpo di illuminati in azione.
A parlare gli apostoli sono della risurrezione.
Parlano dell’Amore che è entrato nell’esistenza, dal trono uscito dall’Unico.
Della pienezza dell’Unigenito parlano ed ai viventi sono per il mondo a portare l’Unico.

Giobbe 9,25 – E sono tra i viventi; si sono per abbattere il serpente portati.
Vive la lampada scesa dal Figlio che gli annuncia il ‘no’.
Il corpo/popolo/Chiesa dell’Unigenito porta il bene al mondo.

Giobbe 9,26 – Per ammalarlo (il serpente) la Parola portano ai popoli.
Dall’Unigenito inviati sono stati.
Portano ad indicare il Padre al mondo.
Così per gli apostoli sorge il corpo/popolo/Chiesa.
Sono il Cuore a portare del risorto.
L’Altissimo ha originato la sposa.

Giobbe 9,27 – L’Unigenito con la Madre inizia al ribelle ad originare un fuoco con vigore nel mondo. (Luca 12,49s – “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto.”)
Del Risorto un mare inizia di forza dentro al mondo.
Il soffio d’energia e stato portato dal Padre al serpente per affliggerlo.

Giobbe 9,28 – È in cammino il corpo/popolo/Chiesa del Crocifisso.
È la sposa dal legno dentro finalmente ad esistere.
È ad aiutare nel tempo.
È così ad esistere il ‘no’ finale; da un essere puro inviato è.

Giobbe 9,29 – Inizia per ucciderlo ad esistere dall’Unigenito il corpo/popolo/Chiesa alla luce.
Dalla vergine questi esce.
Nel mondo (ora) dentro il ‘no’ per affliggerlo agisce.

Giobbe 9,30 – Inizia ad uscire dalla Madre completo il lavacro.
Tutti sono dentro l’acqua/battesimo portati.
Il delitto con la superbia escono colpiti.
La rettitudine si porta del Crocifisso; sono dentro benedetti dal Verbo nell’esistenza.”

Giobbe 9,31 – Iniziano questi dentro a risorgere.
Lo spavento finisce.
La carità dentro del Potente inviata è.
Si porta la fine dell’oscurità.
Portano gli apostoli il Risorto; per il serpente la morte ci sarà.

Giobbe 9,32 – Così gli è il ‘no’ dagli uomini a casa con la madre portatogli.
Gli apostoli sono l’Unico a testimoniare.
Figli dentro portano all’Unico.
Sono nelle assemblee dall’essere impuro che li abita a salvare con la parola dell’amore.

Giobbe 9,33 – Al serpente da uomo il Figlio è stato inviato.
Ha portato la Madre, ha portato la rettitudine ad esistere in vita.
Sorta dalla croce è stata per aiutarlo e dall’alto alla luce figli porta.

Giobbe 9,34 – Per castigare il misfatto sono accesi dentro i cuori e si porta con fede.
Ha recato Dio dalla croce dentro nel tempo degli apostoli l’esistenza.

Giobbe 9,35 – Originati dalla Parola uscirono portandosi dal serpente che iniziò guai a vedere.
Gli apostoli gli portarono bruciature.
Il ‘no’ così inviato dall’Unico per ucciderlo gli fu in azione dai viventi con mano forte.
Sul tema infine riporto uno stralcio da “Padre nostro chiave di volta contro la pena di morte“.
A Gerusalemme, nel cortile esterno d’una chiesa tradotta in varie lingue su riquadri in mattonelle di ceramica c’è la preghiera del Padre Nostro nella forma del Vangelo di Matteo.

Riporto il testo della versione in l’ebraico, con accanto l’italiano e la dimostrazione della decriptazione:


Padre nostro che sei nei cieli

Dal Padre dove stava ad abitare () l’Unigenito Principe da dentro il cielo


sia santificato il tuo nome;

venga il tuo regno;

fu a versarsi in aiuto . La Luce che illumina i viventi dalle Scritture si portò dall’Unico tra i viventi in cammino , ma in croce per la rettitudine


sia fatta la tua volontà;,

come in cielo così in terra.

fu ad entrare , fu nel corpo a salirgli un’asta l’uccisero ()
Per la rettitudine l’Unigenito risorse , col corpo alla casa in cielo si riportò .
La rettitudine ha inviato dentro la terra


Dacci oggi il nostro pane

quotidiano
Per la guerra gli apostoli portò . Integrità con la forza a sufficienza nei giorni dentro è portata agli uomini . L’energia nei cuori reca . Al mondo è a recarla la Madre


e rimetti a noi i nostri debiti

che porta a riempire di vigore . Che il serpente rifiuterà alla fine annuncia (). A casa per riportarli tutti sarà con gli angeli a riportarsi .


come noi li rimettiamo

ai nostri debitori

Tra i retti beati li condurrà l’Unigenito tra gli angeli recandogli piena del Potente la grazia . Li porterà nel cuore dell’Altissimo a chiudersi , e dentro i portati finalmente vi staranno a pascolare (),


e non abbandonarci alla tentazione,

ma il maledetto () finirà che c’indusse in tentazione


ma liberaci dal male

per la rettitudine che sarà ricominciata dai viventi uscirà . Liberi porteranno la vita dal male .

Raccolgo tutto di seguito:

Dal Padre dove stava ad abitare, l’Unigenito Principe da dentro il cielo fu a versarsi in aiuto.
La Luce che illumina i viventi dalle Scritture si portò dall’Unico tra i viventi in cammino, ma in croce per la rettitudine fu ad entrare, fu nel corpo a salirgli un’asta, l’uccisero.
Per la rettitudine l’Unigenito risorse, col corpo alla casa del cielo si riportò.
La rettitudine invia dentro la terra, per la guerra gli apostoli portò.
Integrità con forza a sufficienza nei giorni dentro è portata agli uomini.
L’energia nei cuori reca.
Al mondo è a recarla la Madre che porta a riempire di vigore.
Che il serpente rifiuterà alla fine annuncia.
A casa per riportarli tutti sarà con gli angeli a riportarsi.
Da beati li condurrà l’Unigenito tra gli angeli recandogli piena del Potente la grazia.
Li porterà nel cuore dell’Altissimo a chiudersi, e dentro i portati finalmente vi staranno a pascolare, ma il maledetto finirà, che c’indusse in tentazione, per la rettitudine che sarà ricominciata dai viventi, uscirà.
Liberi porteranno la vita dal male.


A questo punto l’idea che nasce spontanea è che la parte in prosa, che ha l’aspetto di favola e di parabola, contenga una particolare seconda faccia che si possa estrapolare per decriptazione.

APPENDICE A – GIOBBE 1 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Riporto il testo C.E.I 2008 e poi la decriptazione tutta di seguito.

Giobbe 1,1 – Viveva nella terra di Us un uomo chiamato Giobbe, integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.

Giobbe 1,2 – Gli erano nati sette figli e tre figlie;

Giobbe 1,3 – possedeva settemila pecore e tremila cammelli, cinquecento paia di buoi e cinquecento asine, e una servitù molto numerosa. Questo uomo era il più grande fra tutti i figli d’oriente.

Giobbe 1,4 – I suoi figli solevano andare a fare banchetti in casa di uno di loro, ciascuno nel suo giorno, e mandavano a invitare le loro tre sorelle per mangiare e bere insieme.

Giobbe 1,5 – Quando avevano compiuto il turno dei giorni del banchetto, Giobbe li mandava a chiamare per purificarli; si alzava di buon mattino e offriva olocausti per ognuno di loro. Giobbe infatti pensava: Forse i miei figli hanno peccato e hanno maledetto Dio nel loro cuore. Così era solito fare Giobbe ogni volta.

Giobbe 1,6 – Ora, un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro.

Giobbe 1,7 – Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.

Giobbe 1,8 – Il Signore disse a Satana: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male.

Giobbe 1,9 – Satana rispose al Signore: Forse che Giobbe teme Dio per nulla?

Giobbe 1,10 – Non sei forse tu che hai messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quello che è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e i suoi possedimenti si espandono sulla terra.

Giobbe 1,11 – Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti maledirà apertamente!

Giobbe 1,12 – Il Signore disse a Satana: Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stendere la mano su di lui. Satana si ritirò dalla presenza del Signore.

Giobbe 1,13 – Un giorno accadde che, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del fratello maggiore,

Giobbe 1,14 – un messaggero venne da Giobbe e gli disse: I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi.

Giobbe 1,15 – I Sabei hanno fatto irruzione, li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,16 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: Un fuoco divino è caduto dal cielo: s’è appiccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,17 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: I Caldei hanno formato tre bande: sono piombati sopra i cammelli e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,18 – Mentre egli ancora parlava, entrò un altro e disse: I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo vino in casa del loro fratello maggiore,

Giobbe 1,19 – quand’ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato soltanto io per raccontartelo.

Giobbe 1,20 – Allora Giobbe si alzò e si stracciò il mantello; si rase il capo, cadde a terra, si prostrò

Giobbe 1,21 – e disse: Nudo uscii dal grembo di mia madre, e nudo vi ritornerò. Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!

Giobbe 1,22 – In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto.

(Nel paragrafo “Perché un testo segreto in Giobbe?” di “Un testo in ‘geroglifici’ ebraici; il Libro di Giobbe” ho riportato anche la dimostrazione della decriptazione dei primi due versetti del capitolo 1 di Giobbe.)

Giobbe 1,1 – L’Unigenito sarà con la risurrezione ad entrare a stare nel mondo.
Dentro l’Unigenito in un corpo scenderà.
Il consiglio con l’Unico ci fu di portarvisi dentro.
La risurrezione ai viventi recherà e nell’esistenza uscirà da uomo.
Nel mondo, Lui, l’innocente si porterà.
La probità porterà ad esistere nei corpi.
Dell’Unico la divinità entrerà a stare nei viventi.
La porterà per cessare dai viventi il male…

Giobbe 1,2 – …ed un fanciullo la recherà al serpente;
la porterà nel settimo giorno del mondo.
Il Figlio sarà nei viventi a portare il delitto a bruciare.
Dentro l’energia porterà per finirlo.

Giobbe 1,3 – E sarà nel mondo a stare tra i viventi che versano lamenti.
Si porterà ad esiliare nel tempo.
Di Dio la Parola spunterà per rendere infermo il serpente.
Gli sorgerà la maledizione.
La Parola sarà ad addolorare la vita del serpente, sarà i viventi dalla prigione a liberare, da vivente l’Unigenito porterà tutto giù ai viventi l’aiuto, dentro rovescerà lo spirito, della desolazione inizierà a portare la fine, verrà a recare l’energia e da servo uscirà col corpo dentro al mondo a vivere.
L’Unigenito per aiutare sarà a stare in un uomo.
Uscirà Lui in cammino all’impuro serpente in vita.
Dal retto cuore l’energia sarà a versare dal sangue.

Giobbe 1,4 – E al mondo il serpente ad essere arso dal Figlio sarà portato e ad operare porterà in vita un fuoco completo al mondo.
(Luca12,49 – “Sono venuto a portare un fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso”.)
Dentro sarà per tutti dell’Unico a stare la risurrezione che un giorno porterà e nel fuoco il serpente chiuderà.
E recherà un accidente col corpo il terzo segno (giorno) l’Unigenito, che nella tomba era.
Nel Crocifisso risarà ad entrare la vita potente; l’Unico così al serpente lo riporterà da potente risorto.
Dalla croce lo recherà completamente a rivedere i viventi del mondo da vivo.

Giobbe 1,5 – Riporterà ad esistere al mondo la forza della rettitudine.
Sarà la legge ad esistere.
La Parola porterà a riessere in vita con la forza che uscì da Mosè, segno che la perversità sarà bruciata con vigore.
L’Unigenito sarà a portarsi da casa.
A recare sarà la santità ai viventi, ed uscirà l’illuminazione così ad essere ai viventi nell’intimo versata.
Col corpo si porterà al mondo, da olocausto innalzato si recherà della croce alla prova.
La Parola, indebolita dal serpente, con piaghe sarà.
Dall’Unigenito acqua in vista sarà portata.
Da dentro dell’Unigenito per un bastone del serpente, sarà dal chiuso del Cuore portata.
Dal Figlio, sarà recata da dentro al corpo la rettitudine che porterà da maledizione ad essere in vita da dentro al cuore, da dentro la piaga così uscirà, sarà vista alla luce uscire.
Dall’Unigenito sarà portata da dentro la sposa, sarà la madre ad essere per i viventi.

Giobbe 1,6 – E sarà nell’esistenza a portare la Madre per recarla a stare a casa del nemico angelo.
Forza aperta di maledizione sarà la Madre per il serpente uscita dal Crocifisso.
Sarà giù da dentro dell’innalzato Signore portata la forza.
A casa la porterà del triste.
Uscirà l’accusa dentro completa recata dalla retta Madre.

Giobbe 1,7 – Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione.
Un’accusa vivente per annullarlo totalmente dentro l’Unigenito gli recherà.
Sarà (però) nell’esistenza oppresso da satana l’Unigenito.
In croce sarà dalla perversità portato.
Risarà per l’Unico a vivere col corpo.
La risurrezione nel Cuore gli porterà dentro l’Unico.
Un corpo/popolo si alzerà portato con l’acqua uscirà dalla croce.
Uscirà in cammino dentro al mondo.

Giobbe 1,8 – Porterà ad esistere al ribelle una calamità, inizierà al serpente ad uscire l’accusa con la risurrezione da un uomo dal cuore retto.
In azione al serpente dal Servo saranno guai portati in casa, con la rettitudine sarà annullata così dai vivi la perversità dentro la terra.
Gli uomini alla purezza recherà, saranno illuminate le menti/teste.
Per la paura inizierà il serpente fuori a stare dai viventi che ha portato la ribellione nella vita col male.

Giobbe 1,9 – E saranno in azione gli apostoli al mondo.
Sorti dal cuore inviati dall’Unigenito dalla croce saranno fuori portati in campo e saranno della Madre il corpo al mondo.
La grazia per i vivente sarà in un corpo dell’Unico e con l’Unigenito porterà da dentro il primo serpente ad uscire dagli esseri viventi.

Giobbe 1,10 – Al mondo il ‘no’ venuto dal Risorto con la rettitudine del Crocifisso dentro in azione all’impuro reca e dentro dell’Eterno il Tempio reca.
Si porta dentro in azione ad aiutare la sposa l’Unigenito che illumina il corpo/popolo, l’accompagna per i viventi convertire.
Il lavoro delle sue mani benedice.
Dalla croce ha recato con l’acqua a rovesciare gli apostoli nel mondo, che ne portassero la parola da corrieri dentro la terra.
(Genesi 2,18 “Poi il Signore Dio disse: Non è bene che l’Uomo sia solo; gli voglio fare un aiuto che gli sia simile.”)

Giobbe 1,11 – Reca nel corpo tra i viventi il fuoco per il serpente nascosto.
Gli invia la calamità per essere arso.
Nel cammino, agisce la rettitudine da no dell’Unico che illumina le menti/teste sul serpente per riportare l’originaria pienezza.
Dell’innalzato nelle persone sarà così a stare la benedizione della rettitudine.

Giobbe 1,12 – E fu dall’Unigenito con l’acqua irrigata la calamità al maledetto.
Gli uscì rovente dal Cuore.
Inviata uscì la rettitudine al mondo con la sposa.
L’Unigenito alla luce dal corpo l’ha portata da dentro per essergli d’aiuto.
L’agnello versò la maledizione con forza da portare al maledetto che alla fine il delitto nei viventi a fiaccare porterà.
Uscirà satana dalla vita dei popoli.
Dalle persone la forza che c’è della perversità uscirà.

Giobbe 1,13 – Per un’asta che entrò con forza, fuori fu portata la Madre.
Il Figlio fu a portarla onde portasse figli.
Dalla croce fu a recarla l’Unigenito al maligno che ai viventi portasse la risurrezione del Crocifisso nei giorni.
Fu con gli apostoli dentro un Tempio di fratelli a stare nel mondo onde i viventi uscissero dal pianto portandosi in quel corpo.

Giobbe 1,14 – E in pienezza con la rettitudine dentro inizierà la maledizione dell’Unico ad essere recata.
In casa la porterà ad esistere l’Unigenito a Raab.
La verserà col corpo nel mondo, sarà recata dal carpentiere portato in croce ed al mondo verranno gli apostoli portati per finire il male e condurre un corpo/popolo/Chiesa ad innalzare.
Saranno un aiuto, sono al mondo la madre.
(Marco 3,34s “Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.)

Giobbe 1,15 – E alla fine col soffio un potente fuoco da dentro l’Unigenito porterà dalla croce. Verserà il veleno e verrà fuori con energia al nemico ad esistere in vita al mondo per ardere il serpente, in cenere nelle moltitudine portarlo.
Inizierà dai viventi il serpente dai cuori ad uscire dal corpo/popolo vomitato per l’energia che ci risarà nei cuori.
Per l’aiuto sarà il serpente scacciato, sarà sbarrato dal cammino.

Giobbe 1,16 – Si vede portarsi per lo sbarramento questi (il serpente) fuori a vivere nel deserto. Porterà a colpirlo l’uscita da dentro dall’Unigenito.
Portatagli ad esistergli dall’Unico con l’acqua dal corpo la Donna la maledizione gli sarà vivente.
L’aborto uscirà dai viventi, gli apostoli riapriranno il cielo, finirà dentro il nemico.
Dentro le pecore riporteranno a casa i guardiani.
Sarà nei viventi recata alla fine l’originaria vergogna e dall’Unigenito liberati, (ri)generati, versata dall’Unico l’energia sarà nei cuori.
Con mano forte il serpente ad uscire sarà afflitto dalla rettitudine.

Giobbe 1,17 – Testimoni di questa usciti con la Madre dalla Parola si porteranno, di colpire (il serpente) nel mondo desiderano.
È originata la paura al demonio che sarà da viventi illuminati allontanano per il potente fuoco che esce dal corpo della Donna.
Saranno i viventi portati dalla superbia alla carità e col giogo usciranno in cammino della Parola.
Saranno all’acqua portati.
Sarà versato l’annuncio ai viventi.
Porteranno l’Unigenito crocefisso per il mondo agli smarriti.
Sarà nei viventi ad uscire la rettitudine.
Recherà al serpente la Parola ad esistere la desolazione e verrà meno.
Per la carità uscirà dai corpi il vomito.
Con energia sarà nei cuori sbarrata l’esistenza del serpente al mondo.
In cammino sarà battuto dalla rettitudine.

Giobbe 1,18 – Dall’eternità per colpirlo al mondo in un vivente la Parola si porterà, questi uscìrà da casa dell’Unico, si porterà l’Unigenito ad esistere in vita col corpo, dentro inviata sarà la rettitudine la porterà il Figlio e completamente sarà così dall’Unigenito il maligno allontanato.
Finito sarà nei viventi per il vino che dall’intimo sarà dal crocefisso Unigenito dal chiuso con forza fuori con l’acqua; uscirà dal primogenito.

Giobbe 1,19 – E nel mondo agli apostoli entrerà lo Spirito che nel cammino l’aiuterà.
Un potente aiuto dentro uscirà ai viventi dall’aldilà, entrerà nei viventi, la Parola lo porterà, saranno in cammino ad agire dentro, ai quattro angoli si porteranno dei confini del mondo.
Dentro sarà dalla croce portato nell’esistenza col soffio potente dell’innalzato.
Nel mondo una fanciulla sarà in vita portata ad esistere dal morto ed inizierà a vivere il Potente Cuore entrato nel corpo versato dall’Unico, inviata a stare dal serpente in casa. A sbarrare è il serpente nel mondo.
In cammino sarà a sbarrarlo con la rettitudine.

Giobbe 1,20 – Si porta obbediente la Madre dell’Unigenito e da casa si portò a rovesciare il cattivo che venne i misfatti a recare.
E furono in cammino da questa a venire nel corpo all’Unigenito simili.
E fu della Parola il ‘no’ col corpo a scendere alla perversità con la forza della risurrezione dalla croce che annuncia.

Giobbe 1,21 – E sarà ad iniziare l’amarezza ad agire per il verme.
Gli fu giù dalla croce ad esistere con la Madre che dal seno dell’Unigenito con l’acqua fu portata al nemico per iniziare il ritorno.
La risurrezione in vita al mondo il Signore in dono reca, che è da calamità al serpente per rovesciarlo.
A stringerlo è nel mondo con l’esistenza della risurrezione che nei viventi è la perversità della vita a mangiare con la rettitudine.

Giobbe 1,22 – Dentro la sposa a colpirlo venne annullando il peccato che all’origine ha portato dentro e annulla dell’angelo (ribelle) il dragone. La stoltezza del serpente con la maledizione non ci sarà più per i viventi.

APPENDICE B – GIOBBE 2 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Giobbe 2,1 – Accadde, un giorno, che i figli di Dio andarono a presentarsi al Signore, e anche Satana andò in mezzo a loro a presentarsi al Signore.

Giobbe 2,2 – Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo.

Giobbe 2,3 – Il Signore disse a Satana: “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, timorato di Dio e lontano dal male. Egli è ancora saldo nella sua integrità; tu mi hai spinto contro di lui per rovinarlo, senza ragione.

Giobbe 2,4 – Satana rispose al Signore: Pelle per pelle; tutto quello che possiede, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita.

Giobbe 2,5 – Ma stendi un poco la mano e colpiscilo nelle ossa e nella carne e vedrai come ti maledirà apertamente!

Giobbe 2,6 – Il Signore disse a Satana: Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita.

Giobbe 2,7 – Satana si ritirò dalla presenza del Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo.

Giobbe 2,8 – Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.

Giobbe 2,9 – Allora sua moglie disse: Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e muori!

Giobbe 2,10 – Ma egli le rispose: Tu parli come parlerebbe una stolta! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male? In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra.

Giobbe 2,11 – Tre amici di Giobbe vennero a sapere di tutte le disgrazie che si erano abbattute su di lui. Partirono, ciascuno dalla sua contrada, Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà, e si accordarono per andare a condividere il suo dolore e a consolarlo.

Giobbe 2,12 – Alzarono gli occhi da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il mantello e lanciò polvere verso il cielo sul proprio capo.

Giobbe 2,13 – Poi sedettero accanto a lui in terra, per sette giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo dolore.

Giobbe 2,1 – A portarsi fu nel mondo. Fu ad entrarvi. Un giorno vi si portò a stare dentro. Dell’Unico si portò il Figlio che fu nel mondo dal maledetto a stare.
La Parola a scegliere fu di scendere da casa.
Dall’alto il Signore si portò.
Fu a casa a portarsi dal triste per aprire l’accusa dentro per l’oppressione ai viventi dal serpente nel mondo.
Per finirne l’esistenza scese a casa alla vista del serpente il Signore.

Giobbe 2,2 – Porterà ad esistere dell’Unico al ribelle la calamità della maledizione.
L’accusa terribile a colpirlo gli uscirà alla fine in casa.
L’Unigenito gliela recherà (quando) sarà oppresso da satana.
L’Unigenito in croce sarà dalla perversità portato.
Risarà per l’Unico a vivere.
Col corpo vivo risorto, per amore dentro la terra si riporterà.
Dai viventi del mondo alla fine uscirà il serpente spento.

Giobbe 2,3 – A portargli sarà per l’Unico amarezze essendo stato per la perversità maledetto. L’accusa uscirà bruciante da un uomo dal cuore retto che ha agito dal serpente da servo.
Gli saranno i guai portati in casa.
Dalla rettitudine sarà annullata così dai viventi la perversità che dentro alle origini nei corpi scese.
Gli uomini alla purezza recherà.
Saranno illuminate le menti/teste della paura originata dal serpente nel mondo che fu ai viventi a portare la ribellione per vivervi il cattivo.
Ma l’Eterno l’energia portò in un vivente a chiudersi.
Questa fu a versata in una figlia d’uomo e portatosi nella scelta della pienezza ci fu il segno del frutto.
Ed al serpente per distruggerlo si portò con la grazia per i viventi.

Giobbe 2,4 – Ed è alla vista un angelo Le uscì per illuminarla che per amore l’energia Le veniva dal Signore per essere dell’Unigenito la Madre.
In un corpo con la pelle dentro l’eternità in azione si recò a sbarrarsi e dalla sposa l’Unigenito sorse col corpo.
Il rifiuto sarà ad accendere nell’esistenza per il drago.
Dentro in azione a sbarrare l’angelo superbo si portò.

Giobbe 2,5 – Nel corpo della Madre accese il vigore.
L’energia dell’Unigenito fu ad essere sbarrata, così si portò in cammino alla vista.
Dio dall’albero della vita si portò, e Dio nella carne si recò per ricominciare la pienezza.
Dio in persona fu così a starle nel figlio.
Un retto da una retta!

Giobbe 2,6 – Ed fu nel primogenito a vivere nel corpo il Signore.
La maledizione a satana uscì.
Dell’angelo si portò a casa ove sarà fiaccato.
Contristato, dalla croce invierà il soffio della risurrezione che porterà a risorgere i corpi.

Giobbe 2,7 – Ed è giù dall’Unico ad uscire l’accusa, in vita venuta persona.
S’è il Signore portato per essere, pur retto, uno in croce osteggiato, con vergogna (poi) nella tomba, oppresso dal cattivo.
In un vivente in un villaggio si rivelò l’Eterno per rovesciare nella polvere l’essere impuro.

Giobbe 2,8 – E fu a versarsi nel mondo.
Di nascosto dal serpente, portò in un carpentiere la potenza.
D’uscire scelse da pellegrino per aiutare.
Dentro si portò d’un uomo ad abitare in una famiglia/casa scelta che si portava retta nel mondo che con quel primogenito faceva frutto.

Giobbe 2,9 – E scelse l’Unigenito che le amarezze al serpente le recasse una Donna che avesse scelto di portare l’Eterno.
Così la vita in petto fu a versarLe dentro in modo puro.
Scelta per la rettitudine la benedizione di Dio sarà la madre portata per gli uomini.

Giobbe 2,10 – E fu ad iniziare a vivere col corpo Dio che fu al mondo da solo. Per creare spavento allo stolto che lo porterà alla fine scelse il Verbo di stare in cammino.
Dalla Madre venne dall’utero portato.
Col Figlio dal ventre al serpente a vivere venne la maledizione.
Fu una Madre a portargliela.
L’Unigenito finalmente uscì per il cattivo serpente per scontrarlo da ariete in casa.
Con la rettitudine il serpente colpirà l’Unigenito (una volta in croce) appeso.
Il ‘no’ al peccato inizierà ad essere portato dall’intimo.
Dal Calvo (Calvario), dalla croce sarà a portarlo.

Giobbe 2,11 – E sarà la risurrezione in seno a portarsi il terzo segno (giorno).
Col corpo si vedrà riessere l’Unigenito, sarà a portargliela dentro l’Unico.
Col Crocifisso tutti usciranno dal male.
Dal mondo fuori questi verranno.
Dentro l’Unigenito entreranno, dall’Altissimo li condurrà e saranno ad abitarvi.
Desideravano gli uomini di vivere in quel luogo.
Ed in Dio saranno con la Parola questi ad entrare tutti per stargli alla destra.
Vi saranno portati dentro (ri)partoriti.
Aiutati entreranno da simili (a Gesù) a vivervi e su dalla Parola con il corpo usciranno. Tra gli angeli si vedranno gli uomini essere portati.
Saranno condotti all’eternità, recati insieme, portati dal cuore, recati da Dio ad abitare, liberi.
E bastonato il serpente pentiti li porterà.

Giobbe 2,12 – E saranno i risorti all’Unico portati.
Verranno a vedere (dove) stanno gli angeli.
Usciti in vita a (ri)vivere col corpo dalle tombe li porterà.
A rovesciare avrà portato il serpente l’Unigenito.
Un fornello per la perversità avrà condotto.
Sarà il fuoco dall’Unigenito a recato.
A versarvi condurrà il serpente vivo e vi sarà tra i pianti condotto.
E a rovesciare il cattivo porterà dagli uomini che i misfatti recò portandogli forti colpi.
Dai corpi l’avrà rovesciato e dalla polvere si alzeranno.
Con i corpi risorti saranno ad uscire.
Vivi dal mondo in cielo entreranno.

Giobbe 2,13 – E saranno nella luce a casa riportati.
L’Unigenito col corpo li condurrà.
Il serpente in terra bruciare dentro si vedrà completamente.
Saranno i viventi ad essere al Vivente riportati, il settimo segno (alla fine del settimo giorno della creazione).
Della notte porterà la fine che portava il guaio dell’impurità dentro i corpi.
A Dio saranno (ri)portati per mano.
Del Benedetto saranno alla vista.
Li riporterà retti saranno stati dal serpente con la rettitudine liberati.
Così dal Padre vivranno sulla nube.

(Si rientra perciò alla fine del giorno 7°, nel giorno 8° senza tramonto. La parola notte evoca il nome di Lilit personaggio femminile diabolico della cultura rabbinica causa della mestruazione nelle donne e della morte di neonati. Dal Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman riporto uno stralcio dalla voce “Lilith”: “La prima moglie di Adamo, demone, regina della notte. Lilith esigeva di essere eguale al marito e quando si rese conto che non lo sarebbe mai stata pronunciò il nome di Dio e volò nell’aria fino al Mar Rosso…è diventata la moglie di Sammaele, il signore delle forze del male.“)

APPENDICE C – GIOBBE 42,7-17 EPILOGO – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE

Giobbe 42,7 – Dopo che il Signore ebbe rivolto queste parole a Giobbe, disse a Elifaz di Teman: La mia ira si è accesa contro di te e contro i tuoi due amici, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.

Giobbe 42,8 – Prendete dunque sette giovenchi e sette montoni e andate dal mio servo Giobbe e offriteli in olocausto per voi. Il mio servo Giobbe pregherà per voi e io, per riguardo a lui, non punirò la vostra stoltezza, perché non avete detto di me cose rette come il mio servo Giobbe.

Giobbe 42,9 – Elifaz di Teman, Bildad di Suach e Sofar di Naamà andarono e fecero come aveva detto loro il Signore e il Signore ebbe riguardo di Giobbe.

Giobbe 42,10 – Il Signore ristabilì la sorte di Giobbe, dopo che egli ebbe pregato per i suoi amici. Infatti il Signore raddoppiò quanto Giobbe aveva posseduto.

Giobbe 42,11 – Tutti i suoi fratelli, le sue sorelle e i suoi conoscenti di prima vennero a trovarlo; banchettarono con lui in casa sua, condivisero il suo dolore e lo consolarono di tutto il male che il Signore aveva mandato su di lui, e ognuno gli regalò una somma di denaro e un anello d’oro.

Giobbe 42,12 – Il Signore benedisse il futuro di Giobbe più del suo passato. Così possedette quattordicimila pecore e seimila cammelli, mille paia di buoi e mille asine.

Giobbe 42,13 – Ebbe anche sette figli e tre figlie.

Giobbe 42,14 – Alla prima mise nome Colomba, alla seconda Cassia e alla terza Argentea.

Giobbe 42,15 – In tutta la terra non si trovarono donne così belle come le figlie di Giobbe e il loro padre le mise a parte dell’eredità insieme con i loro fratelli.

Giobbe 42,16 – Dopo tutto questo, Giobbe visse ancora cento quaranta anni e vide figli e nipoti per quattro generazioni.

Giobbe 42,17 – Poi Giobbe morì, vecchio e sazio di giorni.


Giobbe 42,7 – Portati sono stati fuori dall’Unigenito dallo spavento (maligno) i figli che sono dalla perversità fuori venuti per la Parola.
È dai viventi uscita la maledizione del serpente delle origini, dall’Unigenito sono stati portati a casa ed è l’originata dal ribelle calamità uscita.
Da Dio a Dio sono al volto questi usciti alla fine.
Col Crocefisso sono i viventi con gli angeli a stare.
Chiusi nel corpo (del Crocifisso) dall’Unico per il Verbo sono a casa.
Arso dentro al fuoco l’angelo è stato del male.
Sono così retti!
È stato il negativo dalla Parola finito.
Nei viventi originata la potenza è stata.
L’energia della rettitudine recata.
Angeli del mondo così per il Servo sono; all’Unico sono portati dentro.

Giobbe 42,8 – E dal tempo usciti, versati dalle tombe, portati così dal Vivente, nel settimo (giorno) esce il frutto, sono i viventi recati risorti, la casa a vedere dal mondo con l’Unigenito sono, dal serpente sono stati circoncisi, retti portati a Dio.
Si vedono in vesti bianche essere dall’Unico.
Gli sono recati a casa i portati dal mondo in alto sono puri dal peccare del serpente nel mondo.
A casa dell’Eterno tra i retti vivranno.
Ed all’Unico sono stati portati a casa dal Servo a stare.
È stata dal Crocefisso fatta giustizia dell’agire del serpente.
Sono così dalla piaga a essere nell’Unigenito i viventi.
Dal Verbo inviati sono stati portati all’Unico.
La luce di Dio la distruzione ha operato.
Ha portato la fine nei popoli così del vivere dalla stoltezza.
Retti sono avendola rifiutata.
Per la parola puri da Dio sono alla stabilità, così si vedono in bianche vesti stare con l’Unigenito da cui sono stati portati a casa.

Giobbe 42,9 – Portati sono stati in cammino e da Dio sono al volto.
Da questi entrano.
Il Crocefisso alla destra s’è portato l’amata (a Lui) simile a vivere.
Su il Verbo col corpo dal mondo con gli angeli i popoli tutti a stare li ha portati e si vedono circondare beati la Parola.
Nella divinità sono entrati a stare i viventi, il Signore li ha condotti a contemplarla.
Col Signore venuti di persona; sono stati dall’Unigenito portati dentro.

Giobbe 42,10 – Si porta il Signore da luce dentro ai venuti dall’esilio.
All’Unico sono stati portati a casa, da dentro usciti, tutti il Verbo con potenza a guizzare li ha portati a casa per sempre.
Ai pascoli li ha condotti e sono alla fine a stare fuori recati dal mondo, dell’Unico alla perfezione beati.
Dal potente Unico sono stati portati a casa.
Con potenza li ha liberati dall’angelo (ribelle) del mondo.

Giobbe 42,11 – E sono alla casa desiderata.
Da Dio sono stati condotti, dalla prigione alla vita portati.
Ha portato la sposa a vivere il Crocifisso.
È stato portato il maligno a sbarrato.
Alla rovina, bastonato, recato è stato da mangiare recato ai popoli, portato da cibo. Nell’intimo è stata la fine portata l’esistenza dell’impurità recata dal serpente ed ha recato il pentimento.
L’Unigenito Crocifisso ha condotto in alto tutti gli entrati nel corpo.
Si vede entrare con l’Unigenito la Signora a casa.
A stare dall’Unico, il Signore l’Altissimo l’ha portata.
E sono finalmente ad abitare dal Potente condotti gli uomini.
Ha versato il dono dal cuore, dal mondo i fratelli alla fine ha recato all’Unico, dal Vegliardo.
Dalla scelleratezza questi entrano a casa, dal Fratello aiutati.

Giobbe 42,12 – Ha riportato il Signore dentro il corpo i retti.
Dell’Unigenito Crocefisso nel corpo alla fine sono.
All’Unico, sono stati portati a casa i viventi col corpo.
La moglie ha condotto ed è entrata a stare dal Potente.
All’Unico le moltitudini a casa si vedono entrare a decine di migliaia su ad incontrarlo, le ha portate alla luce.
Ha bruciato la maledizione il Verbo dagli esseri viventi.
Slattati sono stati dalla Madre, portati da Dio, liberati, i viventi attaccati col corpo ha portato e a migliaia vengono recati ai pascoli dal Crocifisso.

Giobbe 42,13 – E dallo stare nel mondo sono del Potente condotti a sorgere a casa.
Si vedono tra gli angeli entrare.
I figli sono stati con la Madre portati a vivere tranquilli e risorti il Figlio li ha condotti dalle (loro) croci.

Giobbe 42,14 – Ed è stato rovesciato dai corpi il peccatore fuori dai fratelli del Crocefisso.
È dai viventi con la forza dell’acqua/battesimo uscito e la risurrezione per i viventi ha aperto.
Bruciato l’angelo è stato, finito tagliato a pezzi, spazzato portato al fuoco, dalla vita uscito, il delitto è stato bruciato,
A splendere escono dal Verbo portati alla rettitudine.

Giobbe 42,15 – E il Potente ad incontrare i viventi salgono.
Gli uomini sono stati dal Verbo portati tutti retti.
Dal Figlio condotti, dal Crocefisso sono stati portati dentro a casa.
La sposa dalla terra ha recato a stare alla fine tra gli angeli del Potente per entrare a vivere dal Padre.
Sono entrati i viventi ad ereditare.
A casa tutti ha portati così i fratelli; sono entrati con la Madre.

Giobbe 42,16 – E sono entrati a stare dall’Unico, è stato portato a casa dei fratelli il corpo, sono questi venuti a centinaia portati.
Dai quattro esseri viventi, nella luce degli angeli entrano, e sono alla vista dell’Unico.
Dal Crocefisso Figlio sono portati e vengono a casa i frutti.
Dagli angeli sono portate dall’Unigenito le moltitudini, si vedono del mondo le generazioni.

Giobbe 42,17 – Condotti sono stati gli uomini dall’Unico, sono stati portati a casa, questi a creare li ha portati in sette giorni.

Solo ora la creazione è completata ed inizia la domenica eterna.

APPENDICE D – GIOBBE 9 – TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Giobbe 9,1 – Giobbe prese a dire:

Giobbe 9,2 – In verità io so che è così: e come può un uomo aver ragione dinanzi a Dio?

Giobbe 9,3 – Se uno volesse disputare con lui, non sarebbe in grado di rispondere una volta su mille.

Giobbe 9,4 – Egli è saggio di mente, potente di forza: chi si è opposto a lui ed è rimasto salvo?

Giobbe 9,5 – Egli sposta le montagne ed esse non lo sanno, nella sua ira egli le sconvolge.

Giobbe 9,6 – Scuote la terra dal suo posto e le sue colonne tremano.

Giobbe 9,7 – Comanda al sole ed esso non sorge e mette sotto sigillo le stelle.

Giobbe 9,8 – Lui solo dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare.

Giobbe 9,9 – Crea l’Orsa e l’Orione, le Plèiadi e le costellazioni del cielo australe.

Giobbe 9,10 – Fa cose tanto grandi che non si possono indagare, meraviglie che non si possono contare.

Giobbe 9,11 – Se mi passa vicino e non lo vedo, se ne va e di lui non mi accorgo.

Giobbe 9,12 – Se rapisce qualcosa, chi lo può impedire? Chi gli può dire: Cosa fai?

Giobbe 9,13 – Dio non ritira la sua collera: sotto di lui sono fiaccati i sostenitori di Raab.

Giobbe 9,14 – Tanto meno potrei rispondergli io, scegliendo le parole da dirgli;

Giobbe 9,15 – io, anche se avessi ragione, non potrei rispondergli, al mio giudice dovrei domandare pietà.

Giobbe 9,16 – Se lo chiamassi e mi rispondesse, non credo che darebbe ascolto alla mia voce.

Giobbe 9,17 – Egli con una tempesta mi schiaccia, moltiplica le mie piaghe senza ragione,

Giobbe 9,18 – non mi lascia riprendere il fiato, anzi mi sazia di amarezze.

Giobbe 9,19 – Se si tratta di forza, è lui il potente; se di giustizia, chi potrà citarlo in giudizio?

Giobbe 9,20 – Se avessi ragione, la mia bocca mi condannerebbe; se fossi innocente, egli mi dichiarerebbe colpevole.

Giobbe 9,21 – Benché innocente, non mi curo di me stesso, detesto la mia vita!

Giobbe 9,22 – Per questo io dico che è la stessa cosa: egli fa perire l’innocente e il reo!

Giobbe 9,23 – Se un flagello uccide all’improvviso, della sciagura degli innocenti egli ride.

Giobbe 9,24 – La terra è lasciata in balìa del malfattore: egli vela il volto dei giudici; chi, se non lui, può fare questo?

Giobbe 9,25 – I miei giorni passano più veloci d’un corriere, fuggono senza godere alcun bene,

Giobbe 9,26 – volano come barche di papiro, come aquila che piomba sulla preda.

Giobbe 9,27 – Se dico: Voglio dimenticare il mio gemito, cambiare il mio volto e rasserenarmi,

Giobbe 9,28 – mi spavento per tutti i miei dolori; so bene che non mi dichiarerai innocente.

Giobbe 9,29 – Se sono colpevole, perché affaticarmi invano?

Giobbe 9,30 – Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani,

Giobbe 9,31 – allora tu mi tufferesti in un pantano e in orrore mi avrebbero le mie vesti.

Giobbe 9,32 – Poiché non è uomo come me, al quale io possa replicare: Presentiamoci alla pari in giudizio.

Giobbe 9,33 – Non c’è fra noi due un arbitro che ponga la mano su di noi.

Giobbe 9,34 – Allontani da me la sua verga, che non mi spaventi il suo terrore:

Giobbe 9,35 – allora parlerei senza aver paura di lui; poiché così non è, mi ritrovo con me solo.

Giobbe 9,1 – E sono in azione gli apostoli dell’Unigenito.
Sono stati portati da casa.
Portatisi si sono per iniziare la vita di un corpo/popolo/Chiesa.

Giobbe 9,2 – Inizia la vita degli angeli nei viventi.
È la conoscenza della croce ad esistere con la retta esistenza.
Così bella tra i viventi esce la giustizia.
Dell’Unigenito gli apostoli portano la risurrezione in azione con la vita di Dio.

Giobbe 9,3 – Iniziano i viventi dalle chiusure a liberarsi.
Il serpente dalle moltitudini per il (loro) agire reciso inizia ad essere.
Si vedono gli apostoli pascolare i fratelli con la croce.
Alle acque/battesimo inviati sono a migliaia.

Giobbe 9,4 – La sapienza del cuore dentro si porta.
La forza col vigore ai viventi è al mondo versata.
L’illuminazione nel mondo su Dio è portata e sono salvi.

Giobbe 9,5 – Al mondo i viventi hanno visto che dalla croce è stato versato fuori un corpo ad esistere di viventi che porta al serpente guai.
La conoscenza portano dell’Unigenito risorto nel mondo.
A sgorgare nei viventi dentro inizia la Parola portata.

Giobbe 9,6 – Fuori l’amarezza dal cammino è stata portata dall’Unigenito.
Per i messaggeri (gli apostoli) con la Madre i viventi risorgono.
Al mondo ed ai popoli portano aiuto nell’esistenza.
Nel mondo è del Crocefisso al serpente il precetto inviato.

Giobbe 9,7 – Uscì per l’Unigenito l’amarezza al serpente.
Dal chiuso del corpo forato ha portato il ‘no’ a chi fu a colpirlo nel corpo, per renderlo colpevole per l’Eterno.
La rettitudine recò, così da dentro ai giorni lo strapperà via dai viventi.

Giobbe 9,8 – Con gli apostoli la carità esce.
Il Risorto per la Madre è a vivere nei cuori.
Agli impuri portano aiuto, li conducono nel corpo dei retti.
Il giogo dentro ai viventi finito è in forza della Madre.

Giobbe 9,9 – Si vede la luce al mondo per l’azione della risurrezione che dal trono è stata dal Potente portata.
La rettitudine è in vita e le chiusure in giro sono finite.
Sono i viventi angeli.

Giobbe 9,10 – Con la vista della resurrezione al mondo il destino del serpente si porta alla conclusione.
In azione per sbarrarlo guai gli ha inviato.
Con la legge nei corpi lo porterà ad abortire.
L’Unico lo porterà alla fine.
Per sempre ne annullerà la vita dal libro.

Giobbe 9,11 – Dal mondo angeli saranno aldilà dall’Altissimo portati.
Il serpente delle origini si vede uscire.
Portato è alle strette il serpente dalla Parola e il ‘no’ dal Padre è per finirlo a portargli.

Giobbe 9,12 – Uscito per gli apostoli è lo spavento.
La Parola viva è.
È la risurrezione che c’è stata per il Figlio portata nei viventi la forza.
È iniziata l’amarezza del primo serpente ad essere recata dai viventi nel mondo.
Dal Crocifisso si vede illuminato il mondo.

Giobbe 9,13 – Dio porterà fuori il serpente dall’uomo.
Gli sarà in casa l’ira recata.
Completo lo spavento il Crocifisso gli porta.
Depresso dall’annuncio della risurrezione, si vede colpito nel corpo con forza Raab (mostro primigenio del male).

Giobbe 9,14 – L’ira d’una retta esistenza incontrò.
Bruciature gli iniziarono per l’agire da angeli degli apostoli che recano del Padre l’adirarsi.
La parola per spazzarlo dai viventi recano.

Giobbe 9,15 – Per l’Unigenito risorto si vede dalla fortezza rovesciato.
La fine è al serpente iniziata (in quanto) inizia ad essere umiliato nel mondo.
Del Potente, per salvare dal soffio i cuori, l’Unigenito dalla croce la grazia ha inviato.

Giobbe 9,16 – L’Unigenito dai viventi lo rovescia dai corpi a cui viene ad essere portato il consiglio (lo S.S. Paraclito, il consolatore).
Inviato è il ‘no’ dell’Unico dall’Unigenito che in vita fu ucciso.
Con forza fu l’Unigenito a questi, che era stato, ad inviare una voce nell’esistenza.

Giobbe 9,17 – Per l’Unigenito risorto dalle moltitudini il cattivo uscirà.
Sarà al fuoco portato.
Di persona sarà portato in una caverna dentro entrerà.
Salvati si vedranno essere per grazia i viventi.

Giobbe 9,18 – Per il serpente l’Unigenito fu in croce inviato.
L’angelo fu nel mondo a spezzarne con un’asta la vita.
Così fu l’Essere a giurare che inviata gli sarà una vita d’amarezza.
Dal corpo (morto del Crocifisso) fu la Madre.

Giobbe 9,19 – L’Unigenito in vita per la potenza della rettitudine dalla tomba ri-iniziò a vivere.
Fu a rialzarsi, riuscì.
Gli apostoli uscirono portati dall’Unigenito con la Madre dal serpente per liberare da soffiò che nei cuori dei viventi c’è.
Gli fu portata la calamità con gli apostoli nell’esistenza.

Giobbe 9,20 – Con l’Unigenito a vivere iniziò la giustizia, soffiata la forza fu nei corpi, illuminò con il consiglio, esistette la purezza.
Iniziò dagli apostoli ad essere portata la forza.
I perversi angeli furono.

Giobbe 9,21 – Dalla croce la Madre dell’Unigenito inviata fu con il ‘no’ dell’Unico.
Per aiutare in azione l’inviò alla superbia.
Fu originata con l’acqua.
Iniziò dal foro (dal costato forato del Crocifisso) per i viventi la forza.

Giobbe 9,22 – Fratelli dalla croce usciti sono dell’Unigenito innalzato.
Con i retti apostoli inizia a vivere un corpo/popolo/Chiesa dalla croce.
Fu dalla croce che la Madre portò un corpo/popolo/Chiesa illuminato ad agire nel mondo.
Portò l’Unigenito di viventi la sposa.
(Giovanni 20,17b – “…ma va’ dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro.”; Romani 8,29 – “…il primogenito di molti fratelli…”)

Giobbe 9,23 – Dall’Unigenito vive un essere simile.
Il Cuore è in vita; è stato dalla croce soffiato.
Dalla croce l’Unigenito la Madre al serpente con l’acqua dal foro alla fine ha inviato. Rovesciata è stata ai viventi; è dal serpente in azione in cammino.

Giobbe 9,24 – L’Unigenito da messaggeri gli apostoli ai confini inviò del mondo.
Dentro fu ad aiutare un corpo di illuminati in azione.
A parlare gli apostoli sono della risurrezione.
Parlano dell’Amore che è entrato nell’esistenza, dal trono uscito dall’Unico.
Della pienezza dell’Unigenito parlano ed ai viventi sono per il mondo a portare l’Unico.

Giobbe 9,25 – E sono tra i viventi; si sono per abbattere il serpente portati.
Vive la lampada scesa dal Figlio che gli annuncia il ‘no’.
Il corpo/popolo/Chiesa dell’Unigenito porta il bene al mondo.

Giobbe 9,26 – Per ammalarlo (il serpente) la Parola portano ai popoli.
Dall’Unigenito inviati sono stati.
Portano ad indicare il Padre al mondo.
Così per gli apostoli sorge il corpo/popolo/Chiesa.
Sono il Cuore a portare del risorto.
L’Altissimo ha originato la sposa.

Giobbe 9,27 – L’Unigenito con la Madre inizia al ribelle ad originare un fuoco con vigore nel mondo. (Luca 12,49s – “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto.”)
Del Risorto un mare inizia di forza dentro al mondo.
Il soffio d’energia e stato portato dal Padre al serpente per affliggerlo.

Giobbe 9,28 – È in cammino il corpo/popolo/Chiesa del Crocifisso.
È la sposa dal legno dentro finalmente ad esistere.
È ad aiutare nel tempo.
È così ad esistere il ‘no’ finale; da un essere puro inviato è.

Giobbe 9,29 – Inizia per ucciderlo ad esistere dall’Unigenito il corpo/popolo/Chiesa alla luce.
Dalla vergine questi esce.
Nel mondo (ora) dentro il ‘no’ per affliggerlo agisce.

Giobbe 9,30 – Inizia ad uscire dalla Madre completo il lavacro.
Tutti sono dentro l’acqua/battesimo portati.
Il delitto con la superbia escono colpiti.
La rettitudine si porta del Crocifisso; sono dentro benedetti dal Verbo nell’esistenza.”

Giobbe 9,31 – Iniziano questi dentro a risorgere.
Lo spavento finisce.
La carità dentro del Potente inviata è.
Si porta la fine dell’oscurità.
Portano gli apostoli il Risorto; per il serpente la morte ci sarà.

Giobbe 9,32 – Così gli è il ‘no’ dagli uomini a casa con la madre portatogli.
Gli apostoli sono l’Unico a testimoniare.
Figli dentro portano all’Unico.
Sono nelle assemblee dall’essere impuro che li abita a salvare con la parola dell’amore.

Giobbe 9,33 – Al serpente da uomo il Figlio è stato inviato.
Ha portato la Madre, ha portato la rettitudine ad esistere in vita.
Sorta dalla croce è stata per aiutarlo e dall’alto alla luce figli porta.

Giobbe 9,34 – Per castigare il misfatto sono accesi dentro i cuori e si porta con fede.
Ha recato Dio dalla croce dentro nel tempo degli apostoli l’esistenza.

Giobbe 9,35 – Originati dalla Parola uscirono portandosi dal serpente che iniziò guai a vedere.
Gli apostoli gli portarono bruciature.
Il ‘no’ così inviato dall’Unico per ucciderlo gli fu in azione dai viventi con mano forte.

GIOBBE IN PROSA, SATANA E IL MESSIAultima modifica: 2018-06-25T20:02:52+02:00da mikeplato
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