LO SPOSO DELLA COPPIA NEL MATRIMONIO, ROVETO ARDENTE

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di Alessandro Conti Puorger

INTRODUZIONE
L’articolo nasce dalla sensazione d’aver scorto una comune allegoria tra Dio che parla all’uomo nel giardino dell’Eden, ove a guardia c’è la fiamma della spada folgorante, (Genesi 3,24) e che parla a Mosè dal roveto ardente “terra santa” (Esodo 3,3).
L’uomo non può rientrare nel paradiso, ma il paradiso può andare verso l’uomo.
Come i tanti altri inseriti in questo sito, riguardando aspetti relativi alla Bibbia, l’articolo nell’esposizione non può non partire che da questioni trattate e nello sviluppo ripetere nozioni note e meno note, ma è innovativo per l’idea motrice, il valore aggiunto che muove l’intera ricerca dell’autore.
La peculiarità è che l’esame dei vari argomenti proposti dalla lettura dei testi sacri canonici biblici nella forma consolidata in ebraico è condotto anche sotto l’angolatura che evidenzia e scruta le singole lettere usate, perché i messaggi grafici che apportano aiutano a leggere le parole come una serie di immagini.
È questo uno strumento che funge da lente d’ingrandimento e fornisce una visuale sul testo spesso più ricca di quanto non sia la singola parola usata.
Un esame così condotto porta a scorgere sfaccettature non messe prima in piena evidenza e ciò è nel complesso un’innovativa via d’esegesi del testo biblico in grado farlo parlare con una voce sorta dall’interno che n’arricchisce il senso se pare velato o criptico, tanto che usando a tappeto il criterio, si estraggono pagine di secondo livello dal testo ebraico.
Al riguardo, per chi vuole entrare più nel vivo propongo per decriptare il metodo “Parlano le lettere” nato seguendo i pensieri di “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche” e di “I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia“.

UNA SPOSA O UN ROBOT?
Dopo una vita di studi, ricerche, esperimenti, prove, errori, tentativi e modifiche, un cibernetico intese versare tutto il sapere, scienze esatte, psicologia ed etica, filtrato dalla propria esperienza, in un robot, perché in vecchiaia gli fosse compagno e programmò in automatico l’apprendimento dai fatti, manutenzione, riparazione, ricerca d’energia e, ad evitare che potesse nuocere, concepì anche un circuito che innescava l’auto-distruzione ove fosse diventato pericoloso per anomalia non prevista o per decisione propria in conseguenza dei dati acquisiti nella memoria attivo-deduttiva.
Come robot era perfetto, tutti l’ammiravano, era sua soddisfazione e gloria, il suo tesoro; discuteva, giocava a scacchi, ragionava, era un amico e, in tutto fedele, lo serviva… ma quel circuito di sicurezza, era un tarlo per l’inventore.
Il robot di fatto non era libero, era solo una capsula dell’io del cibernetico.
Il cibernetico, indeciso tra paura e audacia, era depresso, disinnescarlo o no?
Il cibernetico non dava più ordini, non parlava, si vergognava di sé e si diceva: che parlo a fare con questo coso… e il robot vagliò le informazioni: risultato – il cibernetico è infelice – può morire a causa mia – deduzione esatta – via libera.
S’attivò il circuito di sicurezza e il robot si distrusse.
Il cibernetico infelice aveva messo tutto il cuore, se stesso e il tempo a creare uno perfetto, aveva fatto una copia di sé e si rese conto che perfetto non era; tutto perduto per colpa della propria decisione paurosa ed egoista.
In quello stesso istante come se il circuito auto distruttivo fosse nel proprio cuore in un lampo gli venne un colpo e morì; quel circuito si chiama egoismo.

Il racconto, favola per bambini, ha una morale: il libero arbitrio ad un robot è pericoloso, ma non puoi non darlo se vuoi uno alla pari che non sia un robot.

La creazione, attribuita al Dio Unico dai discendenti nella fede dal patriarca Abramo, è espressione del suo amore senza limiti che non può non implicare apertura a vita incondizionata e piena per l’altro e la libera parità non può evitare che l’altro decida d’essere un nemico, così l’atto spontaneo del Creatore è atto ardito, un rischio, ma Lui, sensibile all’amore, non essendo una farsa, sa che è in gioco anche un servizio totale all’uomo che ha creato.
Dio è libero per definizione e se vuole può cancellare tutto, ma ingiustizia e mancanza di misericordia non sarebbe da Dio, ma da demone.
La possibilità di scelta è insita nella creazione.
Ogni realtà creata, ha un contrapposto, lo ha posto ben in evidenza col separare e distinguere: luce da tenebre, cielo da terra, asciutto dalle acque, giorno da notte, ciò che da frutto dall’erba, uccelli dai pesci e animali dall’uomo.
L’ultimo venuto è l’uomo, il culmine della creazione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza…” (Genesi 1,26)
In questo primo capitolo del libro della Genesi “Adam” non è il nome proprio del primo uomo, ma dell’umanità, della coppia che Dio ha creato, infatti: “Dio creò l’uomo (‘Adam) a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.” (Genesi 1,27), pensiero ribadito in Genesi 5,1.2: “Quando Dio creò l’uomo, lo fece a somiglianza di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini (‘Adam) quando furono creati.”
Il testo ebraico è chiaro, non uomini al plurale, ma Adamo al singolare, indi Adamo è il nome della coppia primigenia.
Per ‘Adam come coppia dalle lettere usate trovo queste caratteristiche:

  • “all’Unico somigliante ()“, in quanto maschio e femmina, perché l’assieme ha qualità paterne e materne, in quanto “l’Unico aiuta la vita “;
  • “uniti per aiutarsi nella vita “, scopo che dovrebbero scoprire i maschi e le femmine di questo mondo.

Gli angeli, messaggeri al servizio di Dio, contemplano il Suo volto, stanno alla Sua presenza e uniformano il proprio volere alle Sue decisioni perché, pur se liberi, di fatto, non esercitano la libertà, perché conoscono la sua infinita sapienza solo orgoglio smisurato ed errore sarebbero causa d’opinione diversa.
Dio sa che amare chiede parità, e per porsi al livello dell’amata la formò, volle portare una creatura al proprio livello riempiendola di doni, provvedendo ad educarla, amandola in tutto il percorso di crescita, senza incombere su di lei col proprio peso, il che implicava anche per Lui mettersi in gioco, crescere con lei.
È sì un re, un monarca assoluto, ma sensibile e democratico che ama di cuore i popoli, vi cerca una sposa e spera che la prescelta l’ami per quello che è e non per il potere che ha, ma dopo avere avuto varie delusioni scelse Israele che ha ascoltato la Sua voce: “Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze.” (Deuteronomio 6,5-6)
L’uomo fu maschio e femmina, allora, da Lui pensato come un essere libero che potesse anche non accettarlo e quindi lo mise a vivere in un ambiente ad hoc, restando la sua gloria nascosta, perché crescesse, senza condizionamenti del potere e, nella libertà, scegliesse d’essere compagno del Signore in ogni momento della propria crescita.
Il paradiso terrestre, il giardino dell’Eden di cui parla il capitolo 2 del libro della Genesi ha in sé, infatti, l’idea d’una prova per ‘Adam la coppia uomo donna.

  • Genesi 2,8 – “Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato.”
  • Genesi 2,9 – “Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.”
  • Genesi 2,15 – “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.”
  • Genesi 2,16-17 – “Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti.”

Il giardino dell’Eden è l’ambito dove il Signore fidanzato mantiene e fa crescere la fidanzata, quella coppia, perché la fanciulla diventi matura; é lo scenario di un cantico d’amore, mistero che si ripete per ogni coppia.
Anche questo era un rischio, ma l’amore vince ogni timore!
Questa prova non è solo per l’uomo, ma anche per Dio, è un fidanzamento, prova è anche per Lui, lei, potrebbe scegliere un altro.
L’ha vista è come a Lui piace, l’ha istruita, ma la lascia libera, onde abbia momenti in cui Lui non sia apparentemente presente per non condizionarla; non fidarsi non è amore… e Lui è fedele e si fida.
Che delusione per uno che ama con tutto se stesso e l’amata sceglie un altro!
L’uomo era creato per stare là in eterno?
Non si sa quanto lunga sarebbe stata la permanenza, ma per Dio ai suoi “occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte” (Salmo 90,4) e nell’amore il tempo è breve e benedetto.
Purtroppo conosciamo solo il tempo maledetto, quello che porta alla morte, ma il tempo della creazione non portava alla morte, bensì alla vita.
La morte fisica poi non era un freno capace di fermare l’amore in quel Paradiso.
Là, appunto, c’era anche l’albero della vita, per sancire un passaggio e poi apprendere dal maestro dei maestri, uniti nell’amore è rapido, e “…forte come la morte è l’amore… una fiamma del Signore” (Cantico dei Cantici 8,6)
Nel Paradiso giorno e notte si susseguivano, ma i giorni della creazione erano lunghi andavano con i bioritmi dell’Eterno.
L’albero della conoscenza del bene e del male indicava il tempo del programma per la crescita… per arrivare alla conoscenza piena.
Dio avrebbe dosato il programma facendo da didascalo, non era un tranello, l’albero aveva veramente buoni frutti e gradevole, altrimenti non sarebbe stato messo un pericolo nel Paradiso terrestre; allora perché il morire al mangiarlo?
Se vogliamo sapere di più del paradiso terreste dobbiamo leggere il testo intero del Cantico dei Cantici, lì si parla di un giardino, un cercarsi, un incontrarsi, un lasciarsi per crescere un riprendersi ed insieme un lodare e un costruire, un amore totalizzante, ma anche di guardie, di mura, di un impedimento, di qualcosa e qualcuno che divide, impedisce, limita.
È il Cantico dei Cantici una visione allegorica del rapporto tra Dio ed Israele.
Rabbi Aqiba II secolo d.C. sostiene: “In Israele nessuno ha mai negato, riguardo al Cantico dei Cantici, che esso rende impure le mani (cioè che esso sia Scrittura sacra) poiché il mondo intero non vale il giorno in cui fu dato a Israele il Cantico dei Cantici. Tutte le Scritture, infatti, sono sante: ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei Santi “qodesh qodashim” e come vedremo qodashim è il matrimonio.
Un Midrash afferma che quando il Cantico dei Cantici 3,7 scrive “Ecco, la lettiga di Salomone, 60 prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d’Israele” direbbe:

  • di Dio, detto Shelomò, “la Sua Pace”, perché la pace può venire solo da Lui;
  • del Santuario letto o lettiga, l’altare della procreazione, luogo della sua Shekinah, perché dal Santuario si moltiplicava la benedizione sul mondo, su cui si perpetrava il “keillu”, il “matrimonio dei matrimoni” tra Dio e l’umanità, la sua sposa, la “kellah” desiderata;
  • 60 sarebbero i Saggi d’Israele che studiano l’intera Torà, infatti, oggi secondo tradizione 60 sono considerati i trattati del Talmud.

Paradiso terreste, inizio d’un matrimonio, poi o inferno, o… vedremo, un roveto ardente, questo è il tema del midrash della creazione.

UN PROGETTO CHE NON PIACQUE A TUTTI
C’era la necessità per Dio di preservare la libera crescita della nuova creatura dall’influenza d’una preesistente situazione, data per nota dall’autore, ma che Dio voleva gradualmente rendere nota.
La necessità di quel distinguere e separare notato nei giorni della creazione tra le cose che crea è sintomo che il Signore intende facilitare le scelte dell’uomo rendendo chiari alcuni punti proprio facendoglieli toccare con mano, ed era necessaria un’istruzione particolare ed era necessario che l’uomo distinguesse bene da male se doveva crescere e stare alla Sua presenza.
Per esistere occorrono scelte, uscire dal non essere che in definitiva è il male.
Dio conosce passato, presente e futuro ed ama, allora, poteva non dire la verità all’amata? Quel comando perciò “non ne mangiare” era inteso a proteggerla.
A tale istruzione Dio voleva provvedere direttamente come se avesse detto “non ne mangiare da sola, ti dirò io quando e come”, perché non fosse influenzata in modo nefasto, come avvenne.
L’albero della conoscenza implica il tempo d’apprendimento, tanto é vero che nella visione dell’Apocalisse del mondo a venire nella Nuova Gerusalemme non sarà presente, mentre lo sarà quello della vita.
Con l’insegnamento del Signore la vita non avrebbe avuto un termine, ma un passaggio, mentre il mangiare senza di Lui provocava l’inizio del tempo e l’uomo si sarebbe sentito nudo d’insegnamenti completi e ricco solo di qualche nozione e con in più una interpretazione ed una scelta errata.
Per far cadere in errore l’uomo, infatti, occorse l’intervento di un’entità esterna al Paradiso, interessato ad impedire lo sviluppo dell’umanità e questi non avrebbe avuto successo se l’uomo, la coppia, avesse risposto: ne parlerò a Dio.
Il serpente “hannachash” , un essere vivente a cui il nome era stato dato da Adamo, quindi conosciuto, era stato evidentemente investito da uno spirito ignoto contrario al volere di Dio, il nemico di una precedente storia nei cieli.
Il serpente nell’immaginario collettivo è un animale che ha del misterioso, ripugnante e magico, perché dai veleni che si estraggano dalle varie specie si ricavano cure e medicine ed era guardato con rispetto.
Il radicale ebraico , infatti, riguarda la conoscenza magica, tramite auguri, gli indovini, l’usare pronostici, l’attendere alla divinazione, indi incantesimo e sortilegio, oltre che serpente.
Coi significati delle singole lettere e le regole di decriptazione di “Parlano le lettere“, le lettere ci dicono d’una energia, un angelo che si nasconde dalla luce , un angelo delle tenebre.
Dio, il Creatore dell’uomo a propria immagine e somiglianza al versetto 26 dello stesso capitolo 1 è “‘Aelohim” , forma plurale per dire Dio degli dei, cioè degli angeli e chi plasma l’uomo al Capitolo 2 della Genesi dalla polvere del suolo al versetto di 7 è “Iahwèh” “‘Aelohim” .
Di fatto “‘Aelohim” è un termine plurale che per la tradizione ebraica, esprime una dimensione universale, perché il Dio d’Israele “Iahwèh” è anche Dio di tutti gli uomini ed è più potente di tutti i loro dèi messi assieme.
Il Capitolo 2 usa per la prima volta il tetragramma sacro che ha in sé l’idea d’eternità per le lettere del Suo Nome che formano colui che “fu è sarà ” e dice il Maimonide (1136-1204) “È il Primo in assoluto e l’Ultimo in assoluto”, ma ben prima ci parla di ciò l’Apocalisse (1,17; 2,8; 22,13).
Il Primo e l’Ultimo implica il verbo venire , così Dio, ed in particolare Cristo per i cristiani, è colui che viene… che diviene: “Ecco, io verrò presto e porterò con me il mio salario, per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine.” (Apocalisse 22,12-13)
Non verrebbe in mente a nessun ebreo che gli atti creativi fondanti del cielo, della terra e dell’uomo, siano stati compiuti da angeli, o da un dio, così tanto meno all’autore del libro della Genesi che voleva proprio asserire che era stato Dio stesso, il Dio degli dei, l’unico e vero Dio l’autore di quelle meraviglie.
Il Salmo 8, ricordato da Gesù dopo l’ingresso messianico a Gerusalemme quando caccia i venditori dal Tempio (Matteo 21,16) ed è accolto dai fanciulli, che si rivolge ad “Adonai Iahwèh”, il Signore Dio, le traduzioni C.E.I di prima e l’attuale rispettivamente riportano nei riguardi della creazione dell’uomo:

  • “…l’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato.”
  • “…l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato.”

La prima forma è da correggere e la seconda ci provata, ma può creare equivoco, perché l’uomo non è di poco inferiore a un dio qualsiasi, a un idolo o ad uno che fa dio di se stesso, ma è di poco inferiore solo a Lui, al Dio degli dei.
Questo Salmo 8 è una chiave di volta, perché proprio quel punto delicato può spiegare il motivo di ribellione d’una parte angelica se si coglie nell’intenzione di Dio che l’uomo è superiore agli angeli.
Il testo secondo la traduzione più recente del Salmo 8 è la seguente, ove ho riportato in rosso solo una chiosa:

“Al maestro del coro. Su ‘I torchi’. Salmo. Di Davide. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: hai posto una difesa contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi? Davvero l’hai fatto poco meno del Dio degli dei, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie dei mari. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!”

Il Figlio dell’Uomo, poi di certo, non è inferiore agli angeli pur se s’è sottoposto a scendere (kenosis,) nel mondo delle tenebre per essere uomo e ridargli dignità.
Da quel Salmo 8 si ricava che il Signore Iahwèh ha nemici e ribelli.
È la tradizione orale ebraica dell’angelo ribelle che trapela dalla scrittura, il Lucifero di Isaia 14,12-13 “Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell’aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nelle parti più remote del settentrione.”
Di ciò pare dire poco la Tenak, cioè la parte dell’Antico Testamento della Bibbia cristiana presa dalle Sacre Scritture definite di “quelle che sporcano le mani” (Tosephta, Yadaim 2,13) del canone ebraico (comportavano il lavarsi le mani, dopo averli toccati).
Alcuni cenni si trovano nei libri:

  • Genesi 3,5 “Diventerete come Dio” che rivela le sue mire e il suo orgoglio;
  • Genesi 6,1-2 su i figli di Dio e le figlie degli uomini;
  • Levitico 16,6-10, il capro per Azazel;
  • Giobbe, con “ha-satan” l’angelo capo-accusatore della corte divina.

L’idea è che Lucifero, Satana, Sammaele – nomi delle entità demoniaca che nell’opporsi a Dio – trascinò via dal cielo un terzo degli angeli, i ribelli, che non convenivano col progetto dell’Altissimo di creare l’uomo per volerne “sposare” l’umanità. (Vedi: midrash “Tempo-Eternità“)
Satana, infatti, è avversario dell’uomo e ne vuole dimostrare l’inettitudine e l’impossibilità ad arrivare alle vette del modello che Dio ha pensato per lui.
Dice la prima lettera di Giovanni: “sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del maligno“. (1Giovanni 5,19)
Non è un’idea isolata, ma è nella coscienza ebraica dell’epoca, la letteratura apocalittica n’è piena e la lettera di Giuda ne riporta un’eco con “…angeli che non conservarono la loro dignità ma lasciarono la propria dimora, egli li tiene in catene eterne, nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno.” (Giuda 6)
Dio, infatti, li tiene in catene nel mondo, da cui non possono fuggire, in attesa del giudizio che avverrà secondo il libro dell’Apocalisse dopo il combattimento finale, ma gli uomini ne fanno le spese, quindi sono meritevole di comprensione e misericordia da parte del Creatore. (Vedi: “L’arcangelo Michele lotta con basilisco e leviatano“)
La domanda è quando si verificò questo evento? Quale fu il momento in cui poté avvenire il trasferimento dal cielo nel mondo creato da Dio per l’uomo?
La risposta è certamente ciò poté avvenire dopo creata la separazione tra cielo e la terra, vale a dire alla separazione delle acque di sopra dalle acque di sotto, con la creazione del firmamento nel 2° giorno della creazione, quando “Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.” (Genesi 1,6-8)
Fu enucleato un posto, un altro mondo, per farvi rimanere chi avesse voluto fuggire da Lui; di fatto fu l’ultimo momento in cui ci fu la possibilità per gli angeli ribelli di trovare un posto per fuggire da Dio.
Evidentemente preso atto della libertà che offriva la divisione dei cieli si gettarono sul nuovo mondo che in quel momento era solo una massa di acqua, non essendo ancora apparso l’asciutto del 3° giorno.
C’è la traccia che proprio questo è l’unico giorno ove il testo di Genesi 1 non registra l’osservazione di Dio “E vide che era cosa buona”, infatti:

  • 1° giorno “Dio vide che la luce era cosa buona“, ma per le tenebre tacque, forse era cominciato la cacciata dal cielo ed era bene discernere luce e tenebre;
  • 2° giorno, Dio non osservò che era cosa buona;
  • 3° giorno “Dio vide che era cosa buona” due volte (versetto 10 e 12), separate le acque dalla terra e quando produsse alberi con frutti e semi;
  • 4° giorno “Dio vide che era cosa buona”;
  • 5° giorno “Dio vide che era cosa buona” e benedisse le creature create;
  • 6° giorno “Dio vide che era cosa buona” al momento della creazione degli animali, poi creò l’uomo maschio e femmina, li benedisse e “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.”

Nel 1° giorno Dio non incluse in quel dire “era cosa buona” le tenebre, cioè era bene solo che ci fosse la luce e nel 3° giorno ripete due volte l’osservazione “era cosa buona“, la prima dopo quando emerse l’asciutto …come se le acque di sotto fossero sede ormai di indesiderati.
Tutta la terra doveva diventare un paradiso terrestre, era nel suo disegno la casa della sposa nel tempo del fidanzamento e a modello di come la pensava né fece un esempio per il primo uomo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.” (Genesi 2,15)
Fuori c’era steppa e sterpaglia e la mente l’associa a il demonio che imperversava evidentemente sulla terra, ma tra il possesso del demonio Dio creò un’oasi, una colonia, un avamposto del cielo… iniziava la guerra.

Il demonio, o satana, o diavolo dal Catechismo della Chiesa Cattolica:

391 – Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c’è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La Chiesa insegna che all’inizio era un angelo buono, creato da Dio. Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi.

392 – La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale “caduta” consiste nell’avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente e in modo irrevocabile rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: “Diventerete come Dio” (Genesi 3,5), “Il diavolo è peccatore fin dal principio” (1 Giovanni 3,8), “padre della menzogna” (Giovanni 8,44).

393 – A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell’infinita misericordia divina. Non c’è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c’è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte.

394 – La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama “omicida fin dal principio” (Giovanni 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo.” (1 Giovanni 3,8) Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l’uomo a disobbedire a Dio.

395 – La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma “noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio”. (Romani 8,28) Alla fine dei tempi alla risurrezione dei morti il demonio non troverà posto nel mondo a venire.

LA CASA PER LA SPOSA
L’uomo di Genesi 1 è un essere completo, maschio e femmina “Dio creò l’uomo (‘Adam) a sua immagine ; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.” (Genesi 1,27) il nome come abbiamo visto era uno solo “‘Adam”, sia della femmina che del maschio.
Al riguardo Rambam, cioè Mosè Maimonide, osserva “Tra tutte le creature viventi l’uomo è l’unico come il suo Creatore ad avere il senso della morale, la ragione e il libero arbitrio. Egli può conoscere e amare Dio, può unirsi a lui spiritualmente ed è l’unico che può guidare le proprie azioni con la ragione.”
Alcuni rabbini per “soeloem” “immagine” traducono “a suo modello” e dalle lettere “viene su guizzante dall’acqua ” che parla d’immagine rispecchiata da una superficie d’acqua, poi di “tutela” e di “ombra” del Vivente , e di misericordia, perché “protegge” la vita in tutte le sue forme.
Al capitolo 2 della Genesi Dio constatò: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile“. (Genesi 2,18)
Si legge nei commentari anche di un’idea mitologica d’Adamo all’origine bifronte ermafrodito che Dio avrebbe diviso per estrarre la donna.
Per vari studiosi i due racconti della creazione dei primi due capitoli sono poi espressione della tradizione Eloista e Iavista di una stessa storia.
Letti di seguito, però, danno un insegnamento non da poco.
L’insieme dei due racconti è illuminazione dalla esperienza di vita che l’Adamo del primo racconto, la coppia maschio e femmina fonte della vita umana, ha comunque bisogno d’un aiuto per costruire il mondo che Dio vuole, in quanto uniti, ma senza la volontà specifica e l’aiuto d’attuare un disegno divino, non possono raggiungere lo scopo per cui sono stati creati.
Ecco che era necessario il secondo racconto che apre la mente a considerare che per una umanità felice occorre non solo che un maschio incontri una femmina, ma che i due s’incontrino guidati da Dio e desiderino costantemente d’esserGli uniti nello stesso intento; solo così potrà costruire l’umanità ordinata.
Adamo, infatti, così, è il nome di un maschio e di una femmina uniti ad opera del Signore che desidera s’aiutino a vicenda ad attuare il Suo disegno e nell’ebraismo c’è appunto l’idea che l’uomo senza moglie non è un ‘Adam, ma solo un essere umano maschio, del pari la femmina, da sola è incompleta.
È importante sottolineare “un aiuto che gli sia simile“.
La nuova traduzione C.E.I propone “aiuto che gli corrisponda” e stando strettamente alle parole ebraiche usate “‘ezoer” “benoegeddo” , “un aiuto di fronte a lui” che gli sia d’aiuto da un altro punto di vista.
Dio procede per gradi e fa vedere all’uomo l’aiuto limitato che può venire da altri esseri viventi, cioè dal bestiale, e la coppia comprende che occorre di più.
Ciò lo fa con una parabola ove l’autore sacro spiega che Dio forma gli animali e li presenta ad ‘Adam: “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. (Genesi 2,19-20)
Qui per plasmare usa lo stesso verbo usato quando formò l’uomo dalla polvere al versetto 7 di questo capitolo 2, ma nell’uomo aveva ben posto il suo soffio “nishmat” mentre negli animali solo il “noepoesh” , respiro e se non si considera Adamo già coppia, verrà il dubbio aberrante, come per secoli qualcuno ebbe, che la parte femminile umana non avesse l’anima!
L’uomo coppia, però, è immagine di Dio “soeloem” , appunto chiamato a proteggere la vita , e per far esercitare questa prerogativa d’essere protettore e custode, Dio dà loro esseri a disposizione su cui possono esercitare protezione e da cui ricevere aiuto.
Gli animali sono in grado di dare aiuto “‘ezoer” all’uomo, perché hanno o danno forza al corpo , ma non gli sono simili, ad esempio, non ci si può far una casa e figli, idee che come vedremo appaiono in ove, anche se la lettera è una preposizione, spezzando la parole, dalle lettere, s’ottiene:

  • “figli che fortuna portano “;
  • “una casa/famiglia di splendore () con l’aiuto porti “.

“Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo , che si addormentò ; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto” (Genesi 2,21) ove “torpore – tareddemoah” (parola usata 7 volte in tutto nella Bibbia ebraica di cui due sole volte nella Genesi), dalle lettere s’intuisce “scelse un corpo che gli assomigliasse ” e per far ciò l’addormentò “lo furono per essere rinnovati ()” e la prese dalla sua stessa carne , dalla stessa casa, e sorge la domanda: è profezia su di sé quando nel sonno prese a Giuseppe la costola Maria e vi si chiuse?

“Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo una donna e la condusse all’uomo .” (Genesi 2,22) e Dio questa volta non impiega il plasmò che ha già usato per gli animali e per la parte fisica dell’uomo, ma “edificò, fabbricò” dall’uomo e per l’uomo, cioè per la coppia la che in ebraico come parola significa “donna”, ma come lettere fornisce l’indicazione che dalla coppia deve uscire “una luce per il mondo ” quella luce di Lui del 1° giorno della creazione!
Non usa, infatti, il radicale bensì dal radicale , cioè ci lavorò sopra con cura… e le lettere ci parlano ancora di casa e di figli.
Ora l’umanità potrà costruirsi e la mira pare essere un figlio particolare e al pensiero su Giuseppe si aggiunse questo “sarò figlio “.
Usò una “costola, lato” “sel’a” , di cui 2 su 3 lettere sono le stesse di modello o immagine , come a dire la coppia “uomo” è immagine di Dio, ma divisa è un essere che non dà vita , solo “un’ombra vedo “.
Una prima conseguenza è Dio crea la moglie giusta, ma spetta all’uomo riconoscerla; s’addormenta Adamo e al risveglio ecco: un uomo e una donna.
In definitiva pare che il pensiero dell’autore della Genesi sia: un uomo se sceglierà come moglie la donna giusta che gli ha preparato Dio, l’umanità , potrà ben costruirsi secondo la Sua volontà.
In effetti, nel caso specifico Adamo dormiva si sveglia la riconosce, ma lei non dormiva era ben sveglia, sapeva che era lei la sposa promessa di lui, perché da lui era stata tratta per lui.
Sapienza delle donne che sono più sveglie e hanno un sesto senso per individuare l’uomo giusto, specie se si affidano a Dio.

Non mi ricordo dove ho letto questo pio raccontino che riporto a braccio:

“Roma, II secolo d.C., in una domus la matrona Livia parla con l’amica Licia cristiana e domanda: che fa di eccezionale il vostro Dio? Licia: combina matrimoni? Livia: Solo questo? Anche io sono capace. Il giorno dopo Livia convocò 10 schiavi e 10 schiave e disse: tu con lui, tu con lui… formò 10 coppie e li dichiarò sposati. La casa andavano a rotoli, stoviglie rotte, graffi, bernoccoli, occhi neri, ecc. Li riconvocò tutti… una lamentela… uno strazio. Livia chiamò Licia e le disse: mi sono resa conto, il vostro Dio è prodigioso… e divenne catecumena.”

Il raccontino propone che in un matrimonio che si rifà alla Bibbia occorre un apporto divino, penso perciò che in quei versetti ci sia di più, perché l’autore nel versetto fondante relativo al matrimonio dei matrimoni, non voleva fare solo un discorso di una costruzione umana, ma un discorso spirituale.
La narrazione, infatti, implica un riconoscimento ed un accoglimento di questo dono che Dio fa alla prima coppia che ha creato con tale finalità.

Dio sveglia la coppia e “… disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta. Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne” (Genesi 2,21-24).
Il dormire e lo svegliarsi implica l’aver acquisito una rivelazione.
La coppia ora distingue uomo e donna , nomi per la prima volta usati nella Genesi, che letti con le lettere separate, riferendo a Dio la , dicono:

  • dall’Unico è stato acceso ;
  • dell’Unico la luce uscirà .

In quei versetti c’è il fondamento d’ogni matrimonio giudeo cristiano, quando Adamo, la coppia, apre gli occhi e riconosce la rivelazione che dall’Uno è stata accesa per il fine che dell’Unico luce esca.
La donna scelta solo per lui da Dio e lui scelto solo per lei per essere coppia, quando cioè l’uomo riconosce e conosce la donna datagli da Dio, la chiama per nome “Donna ” la sceglie per moglie e formano una carne sola “una casa di illuminati nella mente “, una coppia nata, guidata e protetta dal Signore che cammina davanti a Lui per fare la sua volontà.
Le lettere ancora aiutano ad un pensiero “una sola carne “, “col sentire acceso nella mente dell’Unico stretti per aiutarlo .”
Nelle lettere dei due nomi ebraici uomo e donna i rabbini hanno notato che c’è due volte fuoco “‘esh” e l’inizio del Nome dei Nomi .
Propongo, allora, l’ardito accostamento del matrimonio al roveto ardente, quello in cui Mosè incontrò il Signore, un fuoco che non si consuma; infatti, non a caso Mosè incontra Dio dopo la sua unione con Zippora.
Due fuochi sono il roveto ardente che non si consuma, perché c’è Iahwèh al centro; del pari è l’unione uomo e donna, se c’è Lui non si consuma.

Roveto ardente = + + = + = uomo e donna = matrimonio.

In un matrimonio voluto, preparato e portato avanti dal Signore vi sono tre persone, perché oltre alla coppia il Signore, altrimenti restano due fuochi che non durano, due unità distinte che si bruciano l’uno con l’altro.
La coppia ha bisogno di un’alleanza, un patto continuo, perché l’essere simili a Dio possa attuarsi, infatti, la Scrittura parla di un “aiuto che gli corrisponda”.
A chi? Ad ‘Adam, alla coppia stessa, quindi, non può essere che Lui il Signore.
Quella “Donna” che uscirà dalla coppia è “L’Unica luce del mondo “, l’aiuto per la coppia, è Lui, la fonte a cui loro s’uniformano per essergli simili: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.” (Giovanni 1,9)
S’esce dal livello della semplice collaborazione umana, e la Sua presenza è l’aiuto particolare per la coppia che diviene, lei stessa, i due, maschio e femmina ben connessi in una volontà di famiglia, la “donna” per uno sposo, Lui, che si inserisce nella coppia, lo sposo di ‘Adam.
La coppia è così sede della Sua presenza, il Talmud, infatti, commenta: “Tra un uomo e una donna meritevoli risiede la Shekinah” (Talmud Sotà 17a)
L’uomo “aiuta” Dio come del resto insegna il catechismo di Pio X:

D: “Per qual fine Dio ci ha creato?”
R: “Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra in paradiso.”

Aiutarlo come? Nella lotta contro il male con le armi della luce “Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.” (Romani 13,12)
L’atto per cui Iahwè-‘Aelohim formò il matrimonio introduce il desiderio di Dio che dall’uomo, da Adam, ci sia un figlio , “il Figlio dell’Uomo”; prepara l’incarnazione, e desidera una famiglia ordinata ove sia accolto.
Anche questo ulteriore atto spontaneo del Creatore è ardito, un rischio addirittura doppio, perché implica la libertà di poterlo negare, evento verificatosi nel racconto di Genesi 3, e non da parte di una sola persona, ma di due.

Continuando nell’allegoria: Dio voleva sposarsi con una coppia perfetta.
Dio per prima cosa costruì una casa per la sposa e la costui con un progetto.
Il costruttore era la Parola, la Sapienza, il Verbo dei Cristiani.
Il primo versetto della Genesi relativo al primo racconto della creazione letto nei Targum (traduzioni dall’Aramaico) Palestinesi recita “In principio la Parola di Dio, con Sapienza, creò e rese perfetti il cielo e la terra/B>.” (Vedi: “Torah – Targum palestinesi – versetti scelti con commenti“)
Sin dal primo versetto circola l’idea del Verbo = la Parola sottolineato dal Vangelo di Giovanni e che San Paolo nella lettera ai Colossesi così tratteggia: “Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui.” (Colossesi 1,15-17)
Il pensiero cristiano ha poi ufficialmente sancito il dogma della SS. Trinità che in embrione, agitava le menti: Dio Padre, la Parola il Figlio e lo Spirito Santo la Sapienza, cosicché il mondo fu creato da un atto di amore e volontà dell’intera SS. Trinità, una unità, una famiglia.
Farò per chiarire più considerazioni sul testo in ebraico di quel 1° versetto che si traduce semplicemente “In principio Dio creò il cielo e la terra.” (Genesi 1,1)


Si sono domandati i rabbini: perché la Bibbia inizia con la 2° lettera dell’alfabeto ebraico, la “bet” che è il numerale 2 e non la “‘Alef” , la 1° che è il numero 1.
La risposta è stata:

  • per far sapere che esistono due mondi, questo e il mondo a venire.
  • perché è l’iniziale della parola “berakah”, benedizione, mentre la “‘alef” è l’iniziale della parola “‘arirah”, maledizione.
  • non è il primo universo che Dio creava.

Proposi non trattarsi della creazione dell’Universo, ma d’una seconda creazione, quella spirituale. (Vedi: “Spirito creato in 7 tappe – Genesi codice egizio-ebraico” nella rubrica “Ricerche di verità“) e aggiungo, perché Dio aveva in mente di costruire una casa e la lettera è il l’iniziale del nome “casa” “bait” di cui è anche il segno ideografico.
La prima parola del versetto Genesi 1,1 è, infatti, “bereshit” “In principio” che appunto inizia con la lettera “bet” la lettera di casa.
Per chi l’ha voluta costruirla? Tenendo presente ciò che ci dice poi il racconto, è come se volesse prepararsi un posto per accogliere una moglie per il Figlio!
Subito dopo quella prima lettera, infatti, c’è una lettera dopo le lettere e poi le lettere e con i significati e le regole di decriptazione di “Parlano le lettere” per si ha, considerato che la lettera , la 20° dell’alfabeto è la “r’osh” che vuol dire “testa” ed ha perciò anche la forma di una testa: “Una casa nella mente/testa per una donna () che sarà scelta creò ” o “La casa , il corpo di una donna () che sarà scelta per il figlio Unigenito .
La donna amata che sarà prescelta è quella che intende creare.
L’umanità? Direi si, ma con un particolare non da poco, che l’amasse nelle libertà.
Dio è lo sposo e l’umanità tutta intera la sposa.
Questo era il disegno che aveva in mente e le Sacre Scritture ebraiche sono tutte un’allegoria dello sposo e della sposa; si pensi già solo al “Cantico dei Cantici” ed alle profezie dei grandi profeti d’Israele.
La prima umanità, la prima coppia, il primo Adamo, però l’ha rifiutato e allora si manifestò al popolo d’Israele e presentò il suo progetto, il disegno, la Torah.
Fece con tale popolo un patto nella carne.
Aveva detto il profeta Isaia: “Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo architetto ; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle; per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai.” (Isaia 62,4-6a)
Per architetto il Testo Masoretico riporta ti sposeranno i tuoi figli “, ma in visione messianica leggo “…così ti sposerà il ” il Figlio che è retto e l’architetto produrrà figli simili a Lui.
Stava scegliendo una sposa tra gli uomini, sarebbe venuta dagli ebrei, ma avrebbe portato figli e figlie che sarebbero stati la sua famiglia.
Dopo la lettera in viene la o “r’osh” appunto “testa” , da considerare come la mente di Dio e la lettera “bet” è anche la preposizione “dentro”, quindi, cosa aveva dentro la testa il Signore?
Nella sua mente c’erano quelle due lettere , la prima è la jod , radice del verbo essere, e la indica un segno, direi più in generale un disegno, un modello, una indicazione precisa ed è l’iniziale della Torah .
Come ogni progettista aveva nella mente un progetto ed il progetto era la Torah e l’architetto, che Isaia ricorda, voleva attuare quel progetto, infatti, Torah viene dal radicale “lanciare” e un progetto è un lancio dalla mente, perché “è dalla testa ad uscire “.
Dice un midrash ebraico che se un re costruisce un palazzo, generalmente fa venire un architetto e questi, il Verbo, la Parola, la Sapienza costruisce con un progetto, ha dei disegni per stabilire dove deve collocare camere e porte: “Così anche il Santo, benedetto sia, prima guardò nella “Torah” e soltanto dopo creò il mondo. Genesi 1,1 si deve intendere così: “Con la Torah Dio creò il cielo e la terra”. (Genesi Rabbà 1)
Per quel midrash è paria “Con la Torah”, infatti la è anche la preposizione “con” e la testa che stava nella Torah e poi “in testa c’è la ” è cirlocuzione per alludere Torah.
Proseguendo sull’idea della casa e della Torah si può fare il passo. “Per casa , vista la luce che c’è nella Torah creò Dio il cielo e la terra.”
L’apertura all’altro della vita ha senso solo se la base è un amore che voglia travalicare i limiti che ci sono e solo lui può ridurre le distanze.
Sotto tale aspetto già il primo versetto della Genesi è da considerare come un preambolo che ci dice dell’idea in Dio dell’incarnazione:



“Dentro il corpo d’una donna () fu a scegliere d’abitare . In un corpo , dell’Unico la divinità entrò , per starvi a vivere . L’Unigenito l’indicò : uscirò dal cielo e verrò in terra .”

Dall’umanità Dio intende sceglie una Donna per portarsi come Figlio dell’uomo.

A preparazione del primo matrimonio occorsero sei giorni di creazione da parte di Dio che tutto con cura pensò e dispose.
Tutto aveva preparato per la prima coppia, un cielo meraviglioso aperto da cui si affacciavano gli angeli, il firmamento che poggiava figurativamente sui quattro angoli della terra e formava una meravigliosa iridescente baldacchino, un giorno pieno di sole con cielo azzurro, terso, un giardino fertile ed ubertoso ricco d’acqua pieno d’erbe, fiori e piante e frutta, tutti gli animali, buoni e gentili, s’abbeveravano e guardavano ammirati.
Si sposava il padrone di casa e Dio stesso si curò di rendere piacente la sposa prima di presentarla ad Adamo, per lui, solo per lui.
Adamo non doveva vedere i preparativi doveva restare abbagliato dalla sposa.
Un velo gli copri gli occhi, un torpore mentre la sposa appunto nascosta dal velo era acconciata per lui, solo per lui, perché l’amore passa anche per i sensi.
Prendendola dalla sua carne era certo avevano gli stessi sentimenti.
Il celebrante che benedì la coppia era Lui lo sposo di Adamo, “li benedì e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Genesi 1,28) e gli angeli avranno danzato e suonato per quel segno d’amore che si compiva sulla terra.
Per la prima volta l’amore spirituale diveniva tangibile, concreto nella carne.
La prima coppia ‘Adam, divenuto due poteva usare il verbo amare .
Un’unità legata dall’amore, a sua immagine e somiglianza entrava nella casa del mondo per sconfiggere il nemico che conosce solo odio e invidia.

LA CADUTA
Il primo atto dopo la nascita della prima coppia fu l’intromissione del serpente che incarnava lo spirito maligno e provocò la prima divisione nella coppia.
Il maligno si chiama anche diavolo (dal latino “diábolus”, e dal greco antico “diabolos”) “colui che divide” perché il dividere è la sua attività principe.
Si è detto tanto sul perché il serpente iniziò la sua tentazione a partire dalla donna, ma il motivo di fondo è che chi interessava al demonio erano i frutti che dovevano nascere da quel matrimonio, e da nemico della luce si rivolse alla fonte, la donna , potenziale “origine della luce nel mondo ” da cui doveva uscire la vita per avvelenarla onde divenisse tenebra.
Cominciò col domandare e distorse il diniego di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male e mise un tarlo nella mente della coppia con se ne mangiaste “diventereste come Dio” (Genesi 3,5), in comunione ne mangiarono e subito conobbero qualcosa: “…di essere nudi” (Genesi 3,6)



Il capitolo 2 s’era concluso “Ora tutti e due erano nudi ” (Genesi 2,25) e non provavano vergogna, ma ora provano vergogna.
Il capitolo 3 inizia con “Il serpente era la più astuta” (Genesi 3,1)
È evidente che nel testo ebraico c’è un gioco tra l’essere nudi e l’essere astuto del serpente che non si coglie nella versione in italiano.
Vi sono mutazioni nell’uso delle lettere che sono importanti.
Nel momento della massima felicità di cui è detto in Genesi 2,25 leggo dalle lettere di ” vedevano alta essere la vita “.
Conclusi che avevano un vestito che comunque li proteggeva.
(Vedi: “Il vestito d’Adamo“)
In relazione poi a come inizia il capitolo 3 quel suggerisce anche “il nemico si porterà dalle acque del mare “.
Con l’inizio del capitolo 3 quel ” fa scattare nella mente la conferma “il nemico si portò dalle acque “.
Lucifero con gli angeli ribelli precipitatosi sul globo terracqueo nel 2° giorno della creazione s’era rifugiato nelle acque che coprivano il geoide e – pare suggerire l’autore – apparso l’asciutto, essendo le acque dell’Eden comunicanti con le acque del mondo, il maligno, s’incuneò per quella via… un serpente acquatico, un MAS del maligno, un siluro per l’umanità.
In quel “si accorsero di essere nudi di Genesi 3,6 si nota evidente un passaggio dal precedente a che fa leggere il pensiero: “Fu sbarrata dal peccare () la rettitudine , ci fu in azione a stare un verme () nei viventi “. E i viventi sono segnati come se nel frutto mangiato ci fosse veramente un verme entrato nella matrice della donna.
Nel capitolo 3 della Genesi il nome ‘Adam e citato per 8 volte, in cui c’è l’inquinamento della coppia, il gioco è fatto, il nome comune d’uomo ‘Adam resta al maschio in questo modo.
Nel versetto 9 per la prima volta, dopo il peccato si trova “…il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei?”, ma prima mai aveva detto ti chiamerai ‘Adam e continuo a pensare che Dio si rivolse alla coppia.
Sono da sottolineare le lettere ebraiche usate per “Dove sei ?”
Col mio metodo si può leggere come una triplice constatazione:

  • “nel serpente si portò il nemico del mondo “;
  • “Il serpente ha recato guai dentro entrando “;
  • “Il serpente ti ha portato tra i nemici entrando “.

La domanda, ovviamente, riguarda entrambi e il versetto 10 non dice l’uomo rispose, ma “Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto” e chi rispose può essere è ancora la coppia.
All’incalzare però delle domande ove le responsabilità possono differenziarsi opera la divisione causata dal nemico e con l’uso normale entrato nella mentalità comune del mondo a causa del maligno che considera la coppia due entità separate – ‘Adam e la donna – inizia a rispondere la parte maschile accusando Dio stesso e la donna.
Nel testo poi il maschio della coppia per due volte è detto “‘ish” versetto 6 e 16 ov’è tradotto marito e la donna ormai è “‘ishha” o “‘eshet”.
È da ricordare: ‘Adam aveva chiamato la sposa Donna “‘Isha” e non Eva.
‘Adam come umanità, dopo sentito l’annuncio delle disgrazie che sarebbero capitate, cambiò nome alla moglie: “L’uomo (‘Adam) chiamò la moglie Eva , perché essa fu la madre di tutti i viventi.” (Genesi 3,20) e le lettere, drasticamente dicono che “alla tomba li porti ad entrare “, cioè s’e sposato con la morte.
L’uomo, in ebraico oltre che ‘Adam, cioè il rosso, perché nato dal sangue, “dam” , è “‘aish” in correlazione a donna “‘ishah”, ma anche “mat” , usato, in generale nei plurali o , che solo per una diversa vocalizzazione si differenzia dal participio “met” di morire .
Quel versetto su nome dato alla moglie Eva porta a ragionare che i futuri figli invece di essere veramente di Donna letta come matrimonio “origine di risurrezione/luce nel mondo ” sarebbero figli della morte, perché figli di Eva che dopo il peccato dà frutti soggetti alla morte, tanto è vero il primo figlio della coppia divisa, Caino uccise il fratello Abele… un bel esordio!
In un istante sparì tutto lo splendore e invece di esseri portatori del Signore, quindi di luce “‘aor” si trovarono solo rivestiti di pelle “‘uor” “Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e le vestì” (Genesi 3,21)
È un sottolineare l’evento; quel corpo unico di coniugi doveva portare in sé l’idea dell’origine ora in effetti ricorda un corpo ove s’insegna a peccare .
La coppia fuori dal luogo privilegiato del matrimonio, il paradiso terrestre, è prigioniera del demonio, infatti, tempestivo, questi intese, inficiare il progetto di Dio sul nascere e scardinò la comunione del primo matrimonio, prova è che al Signore che chiese ragione la risposta fu “La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato” (Genesi 3,12) cioè la colpa è Tua e della donna che mi hai dato… quindi, fai morire lei, se la pena è la morte.
Prima avvisaglia di riuscita divisione; amore zero, vittoria totale del nemico.
Come può sussistere un mondo che nasce da una famiglia divisa?
Questo fu il primo effetto della disubbidienza: quella coppia non era più in grado di fornire la sorgente dell’amore che avrebbe risanato il mondo.
Gesù nel Vangelo di Matteo osserva: “Ogni regno discorde cade in rovina e nessuna città o famiglia discorde può reggersi.” (Matteo 12,25)
Tutta l’umanità è figlia di quella famiglia discorde.
Dio ovviamente non s’arrese e preannuncio al serpente “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno.” (Genesi 3,15) pensava ad un’altra famiglia e a chi vincerà il male del mondo, opporrà al serpente un altro serpente per salvare chi è imprigionato nel mondo col maligno e ci sarà la Donna che sarà la madre del Messia… che doveva preparare un’altra famiglia.
Al serpente Dio, appunto, opporrà il proprio serpente il Messia che per la gimatria ha pari valore la somma:

= ( = 50) + ( = 8) + ( = 300) = 358
= ( = 40) + ( = 300) + ( = 10) + ( = 8) = 358

Mosè per guarire quelli che venivano morsi opporrà il serpente di rame ai serpenti velenosi, in effetti serpenti infuocati del deserto: “Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l’asta”. (Numeri 21,9)
In definitiva il serpente innalzato è un farmaco che non fa morire e Gesù entra nel vivo di questo discorso quando con Nicodemo riferisce a sé quel episodio profetico: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.” (Giovanni 3,14-16)
Già nel Vangelo di Giovanni l’episodio delle nozze di Cana, in un matrimonio in corso sorprende che Gesù risponda alla madre “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora” (Giovanni 2,4), ma è chiaro, lei era la Donna e lui il figlio dell’Uomo, l’atteso, il Messia.
Sostiene di essere Lui il farmaco capace di curare la morte dando immortalità.
Il progetto dell’Eterno non muta; dall’umanità Dio perciò sceglierà una Donna per portarsi all’umanità come Figlio dell’uomo.
Il Salmo 127 pare intonatissimo a rivelare questa aspirazione del Signore.

“Canto delle ascensioni. Di Salomone. Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.Ecco, dono del Signore sono i figli, è sua grazia il frutto del grembo. Come frecce in mano a un eroe sono i figli della giovinezza. Beato l’uomo che ne ha piena la faretra: non resterà confuso quando verrà a trattare alla porta con i propri nemici.”

La sua decriptazione è un’interessante sintesi e conferma della questione.
Presento la prova della decriptazione del 1° versetto, perché veramente importante e poi il testo ottenuto tutto di continuo.

SALMI 127,1 – CANTO DELLE ASCENSIONI. DI SALOMONE


Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.



Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.



Salmi 127,1 – Una luce fu nella mente ad entrare . In un vivente dall’alto si porterà . Finirà il serpente , la pace rientrerà . Da primogenito vivrà il Signore . Il Potente padre l’invierà nel mondo in una famiglia/casa che sarà prescelta di illuminati . Si porterà per la prima volta alla vista dei viventi per accompagnarli (). Di un costruttore sarà a portarsi a casa e primogenito della madre sarà ad entrare . Porterà al mondo il Potente in un uomo a vivere la compagna (). Sarà un povero portato da una donna () santa a vivere nel corpo .

Salmi 127,1 – Una luce fu nella mente ad entrare. In un vivente dall’alto si porterà. Finirà il serpente, la pace rientrerà. Da primogenito vivrà il Signore. Il Potente padre l’invierà nel mondo in una famiglia/casa che sarà prescelta d’illuminati. Si porterà per la prima volta alla vista dei viventi per accompagnarli. Di un costruttore sarà a portarsi a casa e primogenito della madre sarà ad entrare. Porterà nel mondo il Potente in un uomo a vivere la compagna. Sarà un povero portato da una donna santa a vivere nel corpo.

Salmi 127,2 – Un’illuminazione portò Dio a quei retti che a vivere per salvare con la rettitudine nei giorni per risorgere la vita dei fratelli in un corpo sarebbe stato. Lo stare in esilio finirà originato dal maligno serpente che il veleno dall’albero dentro fu nei viventi. La rettitudine invierà che sarà a finire l’energia del serpente. Sarà il basta per l’essere impuro nemico.

Salmi 127,3 – Uscito l’angelo (nemico) dal mondo l’energia che ammala finirà per il Signore. Il Figlio sarà nei viventi ad accendere la rettitudine che guarirà i corpi, ricaricherà i cuori d’energia.

Salmi 127,4 – Il vigore giù risarà nei viventi ad abitare. Sarà l’aiuto a scorrere dentro, riporterà ai fiacchi l’energia. Per il Figlio sarà ad uscire l’energia che a peccare nei corpi è nei viventi.

Salmi 127,5 – Felici saranno ad uscire gli uomini, beati in pienezza. Verrà la donna il Verbo alla fine a portare viva dal mondo a vivere dal Potente. Dall’Unico saranno a casa. Per la risurrezione portata retti essendo saranno dalla Parola condotti. Verranno desiderosi di starvi ad abitare. Sarà stato nei viventi dentro bruciato il nemico.

La Donna che il Messia porterà alla fine è tutta l’umanità santa come la madre del Verbo che si intravede nel decriptato del versetto Salmi 127,1.

San Silvano del Monte Athos, monaco di nome Simeone Ivanovic Antonov russo (1866-1938), canonizzato dalla Chiesa Orientale Ortodossa nel 1987, tra i suoi scritti ha una pagina che medita il dolore di Adamo fuori dal Paradiso: “Le lacrime di Adamo“, e ne riporto un breve estratto.
“Adamo, padre dell’umanità, in paradiso conobbe la dolcezza dell’amore di Dio; così, dopo esser stato cacciato dal paradiso a causa del suo peccato e aver perso l’amore di Dio, soffriva amaramente e levava profondi gemiti.
Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi.
L’anima era tormentata da un unico pensiero: Ho amareggiato Dio che amo.
Non l’Eden, non la sua bellezza rimpiangeva, ma la perdita dell’amore di Dio che a ogni istante attrae insaziabilmente l’anima a Dio.
Così ogni anima, che ha conosciuto Dio nello Spirito Santo e ha poi smarrito la grazia, prova lo stesso dolore di Adamo.
L’anima soffre e si tormenta per aver amareggiato il Signore che ama.
Adamo gemeva, sperduto su una terra che non gli procurava gioia; aveva nostalgia di Dio e gridava: L’anima mia ha sete del Signore, in lacrime lo cerco. Come potrei non cercarlo? Quando ero con Dio, l’anima mia si rallegrava nella pace e l’avversario non poteva farmi alcun male. Ora invece lo spirito malvagio si è impadronito di me e tormenta l’anima mia. Ecco perché l’anima mia si strugge per il Signore fino a morire e non accetta conforto alcuno; il mio spirito anela a Dio e nulla di terreno lo consola; ho desiderio ardente di rivedere Dio (Salmi 42), di goderlo fino a saziarmene. Nemmeno per un attimo posso dimenticarmi di lui, l’anima mia langue per lui, gemo dal grande dolore. Abbi pietà di me, o Dio, pietà della tua creatura caduta.
Così gemeva Adamo, e un fiume di lacrime gli solcava il volto, scorreva sul petto e cadeva a terra. Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi. Bestie e uccelli erano ammutoliti di dolore. E Adamo gemeva: per il suo peccato tutti avevano perduto la pace e l’amore.
Grande fu il dolore di Adamo dopo la cacciata dal paradiso, ma più grande ancora quando vide il figlio Abele ucciso da Caino.
Per l’immane sofferenza piangeva, pensando: Allora da me usciranno popoli, si moltiplicheranno sulla terra, ma solo per soffrire tutti, per vivere nell’inimicizia e uccidersi a vicenda…
Adamo andava errando sulla terra: nel cuore lacrime amare, la mente continuamente in Dio e quando il corpo esausto non aveva più lacrime da piangere, era lo spirito ad ardere per Dio, non potendo dimenticare il paradiso e la sua bellezza. Ma l’anima di Adamo amava Dio più di ogni altra cosa e, forte di questo amore, a lui incessantemente anelava…
Adamo aveva perduto il paradiso terrestre.
In lacrime lo cercava: Paradiso mio, paradiso mio, paradiso meraviglioso!
Ma il Signore nel suo amore gli fece dono, sulla croce (Luca 23,43), di un paradiso migliore di quello perduto, un paradiso celeste dove rifulge la luce increata della santa Trinità.”

PREPARATIVI DI UNA FAMIGLIA SANTA
L’umanità l’ha rifiutato, quel verme “diventereste come Dio” (Genesi 3,5) che avevano mangiato opera, il vestito di rettitudine dell’origine era stracciato, la divisione della coppia provoca divisione tra i fratelli, Caino e Abele, inizia l’omicidio, la morte, la guerra, il peccato dilaga… un diluvio, pioggia di grazia per tutti, e Dio ritesse le fila con una famiglia, quella di Noè, ma subito un primo incesto, nasce Canaan da Cam (Vedi: “Vino nella Bibbia: causa di incesti e segno del Messia“) e poi l’episodio di Babele ove il voler farsi un nome per diventare come Dio si fa concreto con la costruzione della torre.
Il demonio contrasta il progetto di Dio, ma inesorabile il piano si srotola.
Occorre trovare una famiglia per il Figlio dell’Uomo.
Il Signore dai discendenti della famiglia di Sem, primogenito di Noè, dopo 8 generazioni, sceglie ‘Abram, gia di 75 anni, sposato a Sarai, donna sterile.
Lo mise in cammino dalla terra dei grandi fiumi, la mesopotamia, all’anatolia, poi partì dalla casa del padre con varie promesse: “in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra“. (Genesi 12,3b) e lo portò verso la terra di Canaan.
La mira, salvare l’umanità con una discendenza giusta che smentisse l’accusatore e dimostrasse sensato il progetto della creazione dell’uomo.
‘Abram ha una visione: “Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle e soggiunse: Tale sarà la tua discendenza. Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Genesi 15,5.6). Per questo è chiamato “padre della fede”, padre della “‘amunah” quindi, padre dell’Amen.
Per rassicurarlo il Signore gli fece preparare l’occorrente come si faceva allora, animali divisi, per un patto solenne che avrebbe sancito con lui.
Dopo che un “torpore” scese su Abramo, perché Dio tardava, tra gli animali divisi passò una braciere fumante e una fiaccola ardente per il patto a conferma dell’alleanza conclusa in modo unilaterale da Dio; gli animali rappresentano la carne di Adamo e la fiaccola, la Donna “dell’Unico un fuoco entrò ” il patto con Lui!
È proprio qui, infatti, che il testo della Genesi usa per la seconda ed ultima volta per “torpore – tareddemoah” , lo stesso termine che usò quando Dio tolse la Donna dalla carne di Adamo in Genesi 2,21.
Il sonno, il torpore, rivela una dimensione profetica biblica di visione in cui il Signore rivela il futuro sui piani di salvezza.
Fu a tutti gli effetti questa la celebrazione in visione profetica d’un matrimonio con ciò che Abramo aveva ancora nelle proprie viscere la sua discendenza, tra cui Davide, il Messia e spiritualmente con chi lo ritiene padre nella fede.
Dio con Abramo come con Adamo, intese ricominciare la storia per riconciliare a sé l’umanità, infatti, dalla carne di Abramo, caduto nel torpore come Adamo, cioè dalle sue viscere verrà estratta la madre del Messia e il suo sposo.
Dalla carne di Abramo uscirà la Donna che redimerà l’errore della prima coppia e schiaccerà la testa del serpente.
È, infatti, da ricordare la visione di Natan riferita a Davide discendente di Abramo e le parole del Signore in 2Samuele 7,12-14: “Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio.”
Il nome ‘Abram , che si considera significare Padre Elevato gli fu cambiato da Dio in Abramo , aggiungendo una lettera nel nome come riferisce l’episodio narrato al capitolo 17 del libro della Genesi che riguarda il patto nella carne con la circoncisione e il testo aggiunge una spiegazione: “Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò.” (Genesi 17,5)
Andando al sodo la parola padre nel nome c’è , ma delle lettere separate si consegue qualcosa di più attinente perché quelle lettere si possono, così interpretare: “dal corpo uscirà vita ” e se si pensa al Messia, uscirà il Vivente, “un essere forte uscirà in vita “.
Faccio poi notare che nel nome di Abram c’è la biletterale di cui ho detto a proposito di quando Adamo si scoprì nudo e del discorso del verme.
Collegato a quella idea il primo nome “‘Abram” si potrebbe leggere che “origine dentro del verme ()” e può servire a far intravedere col cambio del nome la volontà d’andare alla radice in quanto Dio intende spaccare, aprire – e la lettera è “aprire, distruggere”, il verme che insidia tutti i figli di Eva.
Da Abramo, infatti, nascerà chi distruggerà il verme che causa la morte.
Questa spiegazione porta a un motivo sostanziale per il cambiamento del nome, mentre se si pensa il primo nome Abram come “Padre elevato” e poi Abramo come “Padre di molti popoli” il cambiamento non pare sostanziale.

IL MATRIMONIO DEL FIGLIO UNIGENITO ISACCO
Il pensiero che il Signore ha particolare cura nel guidare le unioni tra l’uomo e la donna, trapelato dall’episodio dell’edificazione della sposa per formare il primo matrimonio, si rafforza in occasione di un altro episodio.
Dopo le vicende di quel primo matrimonio il libro della Genesi ci dice di un altra unione, quella che un uomo illuminato e giusto, Abramo, e un figlio altrettanto degno, Isacco, consentono possa procedere sotto la guida del Creatore del cielo e della terra onde s’attui la volontà di Dio nella discendenza.
Abram non aveva figli e su consiglio della stessa moglie Sarai sposò Agar, la serva egizia, da cui Abram ebbe un figlio, Ismaele com’è detto in Genesi 16.
È da premettere che Abram e Sarai, poi chiamati dal Signore Abramo e Sara, erano già assieme prima della chiamata di Abram e, invero, è da arguire che Dio quel matrimonio l’avesse preparato pur se non vi è specifico commento.
La decisione di Sarai però di aver un figlio tramite la serva era però iniziativa propria per un’usanza pagana che c’era allora d’avere un figlio dal proprio marito per procura da una schiava; si pensi che Sarai era in menopausa avanzata, aveva circa 90 anni (Genesi 17,17).
Giunto il momento Dio riconosce la santità dell’unione Abramo – Sara e ratifica la promessa così: “Dio aggiunse ad Abramo: Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei”. (Genesi 17,15s)
Sara, miracolosamente, vale a dire per dono divino ebbe Isacco.
Da Isacco discendono gli ebrei e da Ismaele gli arabi.
Nel caso però del matrimonio d’Isacco con la sposa Rebecca, l’unico figlio tanto atteso da quella coppia Abramo-Sara benedetta da Dio, invece, non c’è nulla da arguire, perché il come della vicenda è riportato in lungo e in largo nel capitolo 24 del libro della Genesi, un testo veramente esteso di ben 67 versetti.
Dopo il capitolo 22 dell’episodio in cui Abramo fu fermato dal sacrificare il figlio Isacco si sentì dire dal Signore: “Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce.” (Genesi 22,16-18) e subito dopo il testo annota: “Dopo queste cose, fu annunciato ad Abramo che anche Milca aveva partorito figli a Nacor, suo fratello: Us… e… Betuèl generò Rebecca.” (Genesi 22,20-23)
Qui il Signore parla della discendenza e del figlio unico – unigenito di Abramo e Sara (3 volte, versetti 2, 12 e 16) e il pensiero cristiano vede la promessa da parte di Dio del Verbo Unigenito come risposta alla fede di Abramo con l’inizio della preparazione dei matrimoni futuri da cui verrà l’Unigenito del Padre.
L’Unigenito quot;sarà di chi vive aiuto “.
Già prepara la moglie per Isacco e il racconto poi degli articolati avvenimenti è appunto due capitoli dopo, quando Abramo manda il servo più fidato, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni, con una carovana di ricchi doni nel paese d’origine l’Anatolia per prendere una moglie per il figlio.
Il nome del servo è noto, citato in Genesi 15,2 Eliezer di Damasco; cioè mandò “Dio aiuta ” il cui valore gimatrico è 318:

= ( = 200) + ( = 7) + ( = 70) + ( = 10) + ( = 30) + ( = 1) = 318

Per far intuire che la gimatria è chiave importante per comprendere certi passi dell’Antico Testamento la cabbalah fa notare che 318 è pari al numero di servi di ‘Abram citati al versetto Genesi 14,14 nella guerra contro i 4 re nemici che volevano invadere i territori dell’attuale Mar Morto prima della distruzione di Sodoma e Gomorra.
Il discorso numerico della gimatria nel medioevo e anche dopo accese le fantasie e fu usato a vanvera fuori dal contesto biblico con eccessi di magia, amuleti scritti, coi tarocchi e numeri del lotto che hanno reso un cattivo servizio alla pura cabbalah che invero è un serio strumento per la ricerca mistica.
Il buon esito di Abramo fu, quindi, legato solo all’aiuto di Dio e Abramo disse al servo: “Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha tolto dalla casa di mio padre e dal mio paese natio, che mi ha parlato e mi ha giurato: Alla tua discendenza darò questo paese, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per il mio figlio.” (Genesi 34,7-8)
La narrazione è piena di particolari e manifesta il preciso e puntuale aiuto di Dio nel compimento della missione tanto che la prima fanciulla che il servo incontra a un pozzo è proprio la vergine Rebecca della famiglia del fratello di Abramo.
Il servo vive la vicenda e la narra ai familiari della sposa e poi a Isacco.
La storia si conclude felicemente e con molta semplicità.

“Benedissero Rebecca e le dissero: Tu, sorella nostra, diventa migliaia di miriadi e la tua stirpe conquisti le città dei suoi nemici! Così Rebecca e le sue ancelle si alzarono, salirono sui cammelli e seguirono quel uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. Intanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roì; abitava infatti nella regione del Negheb. Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in campagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. E disse al servo: Chi è quel uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi? Il servo rispose: È il mio padrone. Allora ella prese il velo e si coprì. Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto. Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l’amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.” (Genesi 24,60-67)

L’intero racconto che è da leggere sulla Bibbia lo presento decriptato in appendice e forma un esteso solido annuncio messianico.
Ricordo che avevo notato che fuori del Paradiso c’era solo steppa e sterpaglia che la mente associa al demonio , ora il citare la campagna da cui viene Isacco pare voluta e suggerisce che il matrimonio fa fuggire dal demonio!
Corrisponde alla “Non è bene che l’uomo sia solo , gli voglio fare un aiuto che gli sia simile (di fronte a lui)”. (Genesi 2,18)
Come si vede l’aiuto ci fu con Rebecca ed Eliezier.
Cio che è da evitare è che “sia solo “, e le lettere suggeriscono per far sì che non vi sia “nel cuore l’essere impuro ().”

IL MATRIMONIO FIGURA DEL PATTO
Nel definire le proprie mogli negli episodi alquanto oscuri, Abramo e il faraone (Genesi 12,10-20), Abramo e Abimelek (Genesi 20), Isacco e Abimelek (Genesi 26) dichiarano “è mia sorella” e la stessa indicazione sorella mia sposa” si trova 4 volte nel Cantico dei Cantici che l’ebraismo considera l’inno d’amore del matrimonio tra Ha-Shem, il Nome Santo e Israele:

  • 4,9 – “Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa…”
  • 4,10 – “Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, sposa…”
  • 4,12 – “Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso…”
  • 5,1 – “Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa…”

E evidente il collegamento al primo matrimonio che Dio sancì nel giardino dell’Eden e il termine “kallah” usato per sposa deriva da , radicale ebraico che significa “compiere, portare a compimento”, concetto supporto al midrash della descrizione della creazione della sposa.
L’unione dell’uomo e la donna è il ricongiungimento voluto nell’idea originaria del Creatore che completa così il modello che aveva nella mente nel creare sia lui che lei destinati ad essere un unicum, e così si può leggere l’idea “sorella mia sposa” “all’origine strappata () fu la sposa “.
Abramo e Isacco vista così la cosa non dicevano bugia!

Dirà il profeta Osea: “oracolo del Signore mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone… Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore – io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l’olio.” (Osea 2,18 e 21-24)

Il grano, il vino e l’olio sono i segni del Messia e ai cristiani ricordano l’olio dell’unzione, il sacro crisma del Messia e il pane e il vino dell’eucaristia.
Dei versetti importanti Osea 2,21-22 trascrivo le parole essenziali in ebraico.

Ti farò mia sposa per sempre
Ti farò mia sposa nella giustizia
Ti fidanzerò con me nella fedeltà
(Quel “fidanzerò” è uguale a ti sposerò. lo stesso verbo )

Sposarsi e felicità o beatitudine “‘oeshoer” sono parole che hanno le stesse lettere da ordinare in modo diverso e stesso numero per la gimatria (501 = 300 + 200 + 1 ), e l’ordinarle in modo giusto e da fare nel corso della vita matrimoniale, perché la disponibilità c’è, se ci si appoggia al Signore.
“In principio” , la prima parola della Genesi, salvo la B = , ha le stesse lettere di “farò sposa” e così l’idea che il Signore nel creare il cielo e la terra volesse fare una casa per sposarsi trova un ulteriore appoggio.
Quei versetti di Osea c’insegnano che il vero matrimonio nel Signore sarà fondato e provato da 7 elementi uniti ed inscindibili: per sempre, giustizia, diritto, benevolenza, amore, fedeltà e conoscenza del Signore.
Se manca una sola di queste sette colonne crolla la casa; dice infatti il libro dei Proverbi: “La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne” e continua con: “Ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavola” (Proverbi 9,1-2) con cui pare ricordare gli animali uccisi per il patto relativo e le promesse e l’alleanza del Signore con Abramo (Genesi 15).
È, così, l’alleanza con Israele un vero matrimonio che fece il Signore e che doveva portare a un frutto concreto, un uomo figlio di Dio.
Queste che riporto sono tutte frasi del Signore nella Torah che sottolineano il rapporto esclusivo matrimoniale con Israele:

  • “Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole dirai agli Israeliti”.(Esodo 19,5-6)
  • “Voi sarete per me uomini santi…” (Esodo 22,30)
  • Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separati dagli altri popoli, perché siate miei.” (Levitico 20,26)

Sarete miei e… lo sposo dice sei mia sposa.
Il matrimonio d’una coppia nell’ebraismo celebra e fa presente illuminando con un segno concreto nella carne il matrimonio di Dio alla comunità d’Israele.
Nel rito del matrimonio ebraico tra l’altro c’è una preghiera che recita il rabbino “Tu sia benedetto Eterno che santifichi il tuo popolo Israele col matrimonio”.
In ciascuno di quei versetti appena sopra citati è ben evidente quel “per me” “lii” così come è ripetuto 3 volte nei già riportati versetti di Osea.
Dicono appunto i rabbini che le due lettere di fanno presente in quei casi:

  • la lettera il Santo d’Israele, perché è la lettera più alta di tutto l’alfabeto;
  • la lettera il popolo d’Israele, perché è la lettera più piccola di tutto l’alfabeto, “siete infatti il più piccolo di tutti i popoli” (Deuteronomio 7,7)

Tali lettere sono poi l’inizio e la fine del nome d’Israele .
All’interno poi vi sono le tre lettere che combinate in modo diverso danno “sposarsi” e “felicità” ed anche “capo, testa” tutte con lo stessa somma gimatrica 501, quindi secondo il pensiero della cabbalah hanno stretto e sottile collegamento.
Le tavole della legge, le 10 parole o comandamenti dalla tradizione “…scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell’assemblea” sono considerate la consegna del documento scritto o Ketubbah del matrimonio tra Dio e Israele.
Un midrash dice che, rotte le prime, per quelle che ridiede dopo l’episodio del vitello d’oro, Dio disse a Mosè, ora scrivile tu; ciò come un re che aveva già scritto la ketubbah per una donna che lo tradì e fu cacciata, ma un amico lo convinse a riconciliarsi e il re disse all’amico: Va bene, però ora la ketubbah scrivila tu… io ti darò una mano.” (Shemot rabbà 47:2; Tanchumà yashan, Ki tissà 17).
I due sposi, come nel matrimonio cristiano, sono i ministri che nei giorni servono la nuova unità della coppia ove ciascuno non è quello di prima, ma cerca la comunione in presenza del Signore attento testimone e attore. è via di santità.
il matrimonio, infatti, è via di santità ed è detto “Qiddushin”, cioè “Santificazione e Consacrazione” e la coppia nel matrimonio riceve la benedizione divina per seguire giorno dopo giorno la via del Qiddushin e procede secondo le Leggi della Purità Famigliare, “Taharat Hamashpachà”, col bagno rituale della miqweh.
Disse Rabbi’ Eleazar: “ogni uomo che non ha una donna non è un uomo (completo cioè un ‘Adam), come è detto: maschio e femmina furono creati e chiamò il loro nome uomo” (in Genesi 5,2 ‘Adam).
Seguendo il criterio gemiatrico per il nome della coppia “‘Adam” contando le lettere col loro nome “‘alef” “-dalet” “-mem” si ha il valore numerico di 625 pari a quello del termine “ha-keter”, “la corona”.

(80+30+1) + (400+30+4) + (40+40) = 625
( = 200) + ( = 400) + ( = 20) + ( = 5) = 625

Per la Cabbalah “la corona” è la prima delle 10 seìfirot, come la coppia umana è la cima della creazione. (Vedi: “Tensione dell’ebraismo ad una Bibbia segreta” nel paragrafo “La Bibbia segreta cercata dalla Cabbalà ebraica“)

RADICI BIBLICHE NEL RITUALE
Il precetto misvah del matrimonio, colto dall’ebraismo dalla considerazione di Dio “Non è bene che l’uomo sia solo” (Genesi 2,18) ha il duplice aspetto di essere:

  • un atto privato tra marito e moglie codificato, un vero e proprio contratto;
  • l’impegno della coppia davanti alla Comunità, di intendere di procedere in modo ordinato all’invito del Signore, pure nella Genesi di “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra” (Genesi 1,28)

Prima delle nozze la fidanzata fa un bagno rituale in una vasca con acqua di sorgente, “miqwek”, com’è tenuta a fare nel matrimonio dopo ogni mestruazione, come fanno le proselite per la conversione all’ebraismo e come fanno i più ortodossi il venerdì sera e facevano gli Esseni. (Vedi origine del battesimo del Battista passato con altro significato nel battesimo cristiano “Le feste ebraiche della venuta del Messia“)
Tra l’altro dal libro del Cantico dei Cantici (3,6; 5,9; 6,1; 7,1-8; 8,5-7) si coglie la presenza di un coro di vergini di Gerusalemme in età di sposarsi che, nel giorno di “Kippur” o del “perdono”, danzavano nei giardini onde i giovani scegliessero la futura moglie, ricordata da una danza popolare “bakeramim” “nelle vigne”.
Descrizioni complete di cerimonie antiche non ve ne sono, ma nella Bibbia si colgono dettagli da accenni ai matrimoni reali e nei Salmi.
La sposa con una veste bianca di lino finissimo con preziosi ricami (Salmo 45,13-14) era accompagnata dalle “vergini compagne”, le ricche si coprivano dei più bei gioielli e tutte si cingevano con una cintura nunziale (Isaia 49,18; 61,10 e Geremia 2,32, si velavano come fece Rebecca (Genesi 24,65), velo che allude al sonno e alla sorpresa della prima coppia.
Con una ghirlanda o diadema (Isaia 61,10; Cantico dei Cantici 3,11) in testa lo sposo in processione con amici testimoni, musica e canti, e di sera con fiaccole, prendeva la sposa a casa dei futuri suoceri (Giudici 14:11-13; Matteo 9,15; 25,7-9).
Come nel caso di Rebecca i parenti benedicevano la sposa e velata, lo sposo la conduceva a casa sua o in quella di suo padre per il matrimonio che si preferiva all’aperto per dar senso al baldacchino, poi si serviva un banchetto nella casa dello sposo o dei suoi genitori (Matteo 22,1-4).
Il rito, consolidatosi nel tempo, procede in due fasi Qiddushin e Nissuin separabili fino ad un intervallo massimo di un anno.

Qiddushin ove lo sposo alla presenza di due testimoni validi legalmente, consegna alla sposa un semplice anello (prima erano monete d’oro), il rabbino recita la benedizione, lo sposo infila l’anello nel dito indice della destra della sposa con le formula: “Osserva, tu mi sei consacrata per mezzo di questo anello, secondo la legge di Mosè e di Israele”.

Nissuin che presenta queste fasi:

  • consegna alla sposa del documento Ketubbah firmato anche dai testimoni degli sposi ove lo sposo specifica obblighi e un capitale in caso di divorzio (g’erushin) e/o vedovanza (Esodo 22,15-16 e Talmud babilonese Ketubbot 56b, 110b ved. e Tobia 7,14) che se intervenisse comporterebbe un documento scritto detto “get”;
  • si stende sugli sposi il “tallit” o i baldacchino “kuppah”… sotto l’ombra di Dio;
  • la coppia è benedetta con 7 benedizioni (di Rabbi Iehuda ben El’ai del II secolo d.C. nel Talmud B. Ketubot 7b-8 V secolo d.C., ma.);
  • benedizione del vino che gli sposi sorseggiano in apposito calice;
  • in sinagoga c’è un rito davanti al rotolo della Torah e il canto del Salmo 127;
  • lo sposo rompe la coppa di cristallo per ricordare che nulla può essere di totalmente felice dopo la distruzione del Tempio e pronuncia il verso del salmo 137: “Si paralizzi la mia destra se ti dimentico Gerusalemme”;
  • gli sposi prima del banchetto s’appartano a segno d’inizio di coabitazione.

Le benedizioni ripetono: Benedetto tu Signore Dio nostro Re dell’universo, che:

  1. hai creato il frutto della vite;
  2. tutto hai creato per la tua gloria;
  3. hai creato l’uomo;
  4. hai stabilito che dal suo seme si perpetui il genere umano in eterno;
  5. di gaudio fai esultare la città di Sion, perché, con gioia, nel suo seno tornano i figli a raccogliersi;
  6. gaudio porti a Sion con i suoi figli. Fa’ gioire questa amorosa coppia, come facesti con coloro che tu creasti nel giardino dell’Eden. Benedetto tu, o Signore, che dai gioia allo sposo e alla sposa;
  7. hai creato l’allegria e la gioia, lo sposo e la sposa, la letizia ed il canto, la delizia e il piacere, l’amore e la fratellanza, la pace e l’amicizia… benedetto sei tu, o Signore, che fai gioire lo sposo e la sposa.

La benedizione sul vino è del tipo: “Col permesso dei Maestri. Per la vita! Benedetto Tu, o Signore Dio nostro, Re del mondo, creatore del frutto della vite. Benedetto Tu, o Signore Dio nostro, Re del mondo, che ci ha santificato con i suoi precetti e ci ha comandato di non contrarre matrimoni illeciti; ci ha vietato l’unione prima del matrimonio e ci ha permesso di sposare celebrando il rito matrimoniale e la consacrazione. Benedetto Tu o Signore, che santifichi il Tuo popolo Israele per mezzo della celebrazione del rito matrimoniale e della “consacrazione”.
Dopo il rito gli sposi sono come nel paradiso terrestre prima del peccato, vale a dire tutti i peccati di primai sono perdonati e la coppia inizia la vita col Signore.

LA FAMIGLIA DELLA NUOVA CREAZIONE
Le Sacre Scritture ebraiche, in estrema sintesi, sono l’annuncio del disegno di un patto che Dio ha inteso fare con l’umanità scegliendovi ed istruendo un popolo onde fosse Sua sede, perché in questi, seguendolo liberamente, s’attuasse il disegno d’una famiglia umana santa.
Tutto ciò teso ad un frutto, il Messia che appunto l’ebraismo attende.
Il Figlio dell’Uomo, ha il compito di portare a compimento l’originario progetto di Dio sull’uomo e far uscire dall’umanità il verme della tendenza al bestiale che reca distruzione, concludendo il tempo di guerra ed entrando nella pace.
Figli di quel popolo i seguaci di Gesù di Nazaret riconobbero in lui il Messia e nacquero varie comunità o movimenti considerati poi sette dall’ebraismo quali i nozrim, i minim, gli ebioniti che si portarono ai proseliti e poi ai pagani.
Gli apostoli e discepoli itineranti produssero Vangeli e altri scritti le cui prime tracce risalgono al 50 d.C. e il corpo di nuove Sacre Scritture, definito poi Nuovo Testamento, era ormai completo, alla fine del 1° sec .d. C., circa 70 anni dopo la prima pentecoste cristiana e prima del Talmud.
Questi scritti con la predicazione nelle sinagoghe ed assemblee di varie città formarono una rete di comunità definita Chiesa con più centri di propulsione o patriarcati, Gerusalemme, Roma, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli.
L’annuncio era “la nuova alleanza” “Berit Hadashah”, , alleanza proposta dalle stesse parole di Gesù ricordate in:

  • Matteo 26,27s “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza.”
  • Luca 22,20 “Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi.”
  • 1Corinzi 11,25 “Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me.”

Questa alleanza è nel suo sangue, un patto che richiama la somiglianza a Lui col vino della festa un vero matrimonio in presenza di più di 10 persone.
L’evangelista Matteo il cui Vangelo originale, secondo Epifanio (Haer. XXIX 9,4), pare fosse in ebraico in mano agli ebioniti che non ne accettavano altri, riporta il dettagli specifici ebraici del racconto della nascita di Gesù, l’uomo figlio di Dio.
Questo, il più ebraico dei Vangeli, mette in evidenza la volontà di Dio che Suo figlio fosse d’una precisa famiglia ebraica e presenta “l’annunciazione” a Giuseppe il futuro sposo, già fidanzato a Maria Vergine, piuttosto che questa come fa quello di Luca.
Il matrimonio nell’ebraismo è, infatti, il modo ordinato per avere una giusta procreazione e, come visto, si può sviluppare in due tempi che iniziano col qiddushin, fidanzamento, senza coabitazione e rapporti, che si può sciogliere solo con un atto di ripudio o “get”.
Il Vangelo di Matteo sottolinea che Dio chiese il consenso di Giuseppe, preparato dalla storia della salvezza da cui, dormendo, come dall’Adamo a, uscirà la sposa, che altrimenti sarebbe stata ripudiata.

Questo in sintesi il racconto: “Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati.” (Matteo 1,18-21)

Giuseppe accettò e fu lo sposo di Maria, da cui nacque il Messia.
Gesù è il figlio di una coppia voluta da Dio, non di una donna vergine, ma di un padre e una madre vergini, nato dalla carne dalla madre, ma per l’ebraismo figlio d’entrambi, perché questa è tutta l’impostazione biblica.
(Vedi: “San Giuseppe – Vergine padre” nella rubrica “San Giuseppe)
Il Messia d’altronde doveva nascere in modo ordinato da Adam e come visto Adam era una coppia non un single, inoltre, doveva venire dalla famiglia di Davide e l’angelo lo ricorda subito con: Giuseppe, figlio di Davide.
Dopo la morte in croce e gli eventi che seguirono fu evidente quale era l’annuncio della “nuova alleanza” fu evidente:

  • “Dentro il (mio) corpo sarà dalla croce nella tomba , dalla porta risorto uscirà !”, compresero poi i dodici.
  • “Dentro col corpo c’era nel Crocifisso l’Uno ( = ) che risorto n’uscì “, la constatazione teologica con la resurrezione.
  • “Un patto nuovo per il mondo “, e andarono ai pagani.
  • “Da dentro i corpi saranno dal Crocifisso dalle tombe aiutati risorti ad uscire “, annuncio di vittoria sulla morte per tutti.

Il bere, che in ebraico è sia che , è verbo usato tradotto in greco in tante occasioni nei vangeli: Gesù domanda se gli apostoli sono in grado di bere il suo calice, chiede da bere alla Samaritana e poi propone di bere dell’acqua che Lui darà, di bere del suo sangue al momento della istituzione della eucaristia, e alla festa delle Capanne “Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. (Giovanni 7,37s)
Il bere in ebraico propone il fatto base dell’annuncio del Cristianesimo:

  • “Risorto dalla croce uscì “;
  • “Il Risorto alla fine rientrerà “;
  • “la risurrezione verserà nel mondo “.

Se aggiungiamo una abbiamo “un primo risorto dalla croce uscì “, ma anche “una sposa uscì “.
Dal costato di Cristo morto sulla croce, come da un nuovo Adamo dormiente, i Padri parlano della nascita di una Donna, la Chiesa, con sangue ed acqua.
Questo è il matrimonio in cui tutti sono chiamati ad essere coinvolti.
Il cristianesimo prende in modo totalizzante il matrimonio.
La coppia diviene sede della Sua presenza, la sua Shekinah ove in effetti è Lui lo sposo, ha pieno senso nel “matrimonio” cristiano, perché assume l’aspetto di un segno efficace, di un “sacramento”, che gli sposi ricevono tramite la Chiesa, perché la loro unione sia benedetta e continuamente cementata nel Signore.
L’attrazione e il disegno umano della coppia uomo e donna è sublimato da un amore eterno e produce una fecondità che ha il carattere d’eternità.
L’abbiamo visto dalle lettere ebraiche di uomo e donna, due fuochi che con Iah, il Signore, sono il roveto che arde e non si consuma.
Nel matrimonio è la coppia che viene sposata dal Signore, indi unico è l’anello che da il Signore, l’Amen, “autore e perfezionatore della fede.” (Efesini 12,2)
È Lui lo sposo della coppia, e avere dei frutti simili a Lui è lo scopo.
“Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo una donna e la condusse all’uomo .” (Genesi 2,22) la mira pare proprio essere un Figlio particolare.
Lo scopo del matrimonio è amore e unità e condizione necessaria e sufficiente del matrimonio guardando al modello di Lui è la procreazione di Lui stesso.
Attuare in sé il disegno del Figlio, è il vero principale frutto della coppia, che lo manifesta nel mondo col proprio amore e unità pur senza altri figli che Lui.
Dalla coppia unita una luce esce .
Un immagine della S.S. Trinità e della Santa Famiglia di Nazaret.
Per questo si parla di famiglia piccola Chiesa domestica, perché è in grado di aiutare a far nascere il Figlio di Dio.
Ulteriori figli sono un dono ridondante per recare ad altri il frutto della coppia sposata dal Signore e da una tale famiglia nascono figli che vengono da Dio e sono a Lui indirizzati tramite la Chiesa, ma se non ci sono altri figli quella casa è comunque “una luce per il mondo “, perché lo Sposo avrebbe fatto frutto nella coppia ‘Adam con un Figlio, “l’Unica luce del mondo “.
Tutto l’amore terreno ed i ragionamenti umani, pur se fatti con le migliori delle intenzioni, sono purtroppo viziati all’origine e il valore aggiunto per un mondo a venire può solo trovarsi dalla fecondità del Signore innestata sulla coppia terrena che si unisce in Lui e col fine di Lui.
Se applichiamo questi pensieri alla prima coppia Adamo, cioè all’uomo e alla donna, ci si rende conto che il peccato avviene perché quella coppia non si comportò da sposata col Signore; mangiò del frutto e non si domandò cosa avrebbe detto lo sposo, tradendo così il patto con Lui.
In Appendice, dalla lettura del testo della decriptazione dell’intero capitolo 24 della Genesi relativo al matrimonio di Isacco e Rebecca, si hanno molte conferme su quanto discusso nel presente articolo.

CONCLUSIONE
A questo punto è da ricordare l’incontro del Risorto con Maria di Magdala.
Giovanni lo situa in un giardino, infatti: “Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi? Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo. Gesù le disse: Maria! Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: Rabbunì! che significa: Maestro!” (Giovanni 20,15-16)
Si! Effettivamente era il guardiano del Giardino, Lui che passeggiava nel giardino dell’Eden il che pone in evidenza uno stretto collegamento tra il Vangelo di Giovanni, il libro della Genesi e il Cantico dei Cantici.
La chiama col nome Donna che evoca ancora la Genesi.
Il tutto ha la dimensione di un matrimonio.
Maria vorrebbe abbracciare Gesù come la sposa del Cantico:

“Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare
e nessuno potrebbe disprezzarmi.
Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;
m’insegneresti l’arte dell’amore.” (Cantico dei Cantici 8,1-2)

Gesù replica: “Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. (Giovanni 20,17)

Cita la parola fratello, Si! È lui il diletto del Cantico dei Cantici!
Come a sottolineare non tu mi porterai nella casa di tua madre, ma io a casa di mio Padre.
E il Cantico dei Cantici così si conclude:

“Fuggi, mio diletto,
simile a gazzella
o ad un cerbiatto,
sopra i monti degli aromi!” (Cantico dei Cantici 8,14)

APPENDICE: ISACCO E REBECCA – GENESI 24 – DECRIPTAZIONE
Genesi 24,1 – Per riportare la forza ad entrare nei viventi, per questi riformare, da dentro il Padre nei giorni in un vivente la portò. Il Signore con la benedizione venne del Padre in un corpo (onde) uscisse la vita dentro per tutti.

Genesi 24,2 – A portarsi fu l’Unigenito dall’essere ribelle, che all’origine dentro il corpo entrò dei viventi con la maledizione. Per servire si portò Questi. Rovescerà l’angelo (ribelle) da casa, ove sarà a finirlo. Si portò al mondo per salvarli dal serpente. Da dentro la prigione li libererà. Al serpente porterà il fuoco e nei viventi dell’angelo i guai della fiacchezza finiranno. Strappato via sarà dai corpi con bruciature.

Genesi 24,3 – E in una donna dentro fu, con azione retta, ad abitare il Signore. Dio, dall’esistenza del cielo, portò la divina esistenza in terra. Dell’Unico il Principe la potenza venne a versarsi nel chiuso di una donna. Nel cuore l’energia fu della Madre, il Figlio porterà al termine al mondo. In Canaan fu la donna a vedere un angelo. Così fu! Fu a portarsi luminoso a casa; un mattino dentro si portò.

Genesi 24,4 – Così, le mise in cuore che l’Unigenito nel corpo giù Le si sarebbe portato con il rifiuto per recidere, per legge divina, dall’esistenza completamente il serpente. Rettamente avrebbe portato la potenza a chiudersi tutta nella donna; del Potente il Figlio sarà. Il Potente (poi) sarà giù nel chiuso a versarlo.

Genesi 24,5 – E fu a dirLe che:
– Dio si sarebbe portato al mondo per servire;
– nel corpo sarà la divinità completa che dal Padre uscirà;
– entrerà nella donna la potenza;
– il Potente per la rettitudine l’aveva scelta;
– l’Unico a chiuderLe nel corpo sarà la divinità;
– entrerà l’Unigenito nel corpo a scenderLe.
Al mondo Questi per venire entrò ad illuminare a casa la donna che sarebbe stato nella casa a venirLe figlio. Così Dio entrò in terrà. Nella donna nel corpo fu a scendere. Venne per salvare i viventi.

Genesi 24,6 – E fu dell’Unigenito a vivere in un corpo la divinità. Fu a portare al padre (terreno) alla mente/in testa che nel mondo della matrice uscirà da custode del cammino delle persone per scelta. Alla luce sarà in casa a venirgli da figlio ad essergli il Nome nel mondo.

Genesi 24,7 – Fu nel mondo a portarsi ad entrare Dio. Nel mondo fu ad entrare il Nome per stare in un vivente. In una donna nel corpo il Potente versò la grazia per esserGli Madre. Nella casa che fu scelta dal padre fu a portarsi a vivere in terra; la matrice lo porterà a partorire al termine. Fu a portarsi da donna per calpestare dentro i corpi il serpente che fu a portare in una donna nel corpo il soffio. Dell’Altissimo il rifiuto vivrà in un corpo per il serpente che colpirà il cattivo con la rettitudine dell’Unico. Il drago, venuto in terra, uscirà colpito dall’Unigenito alla fine (quando) Lui la forza della risurrezione con il vigore in pienezza con la rettitudine porterà. Il serpente nelle persone sarà arso. Il serpente si verserà dal chiuso finalmente. L’Unigenito brucerà nel mondo il serpente. Figli saranno i viventi risorti in vita.

Genesi 24,8 – E con l’Unigenito la Parola venne dal Padre ad entrare nel mondo per una Donna. Del Potente la potenza della rettitudine completa in un fratello nel corpo fu ad ardere. La purezza fu con l’integrità accesa dentro al tempo. Fu con Questi a venire in un corpo versata. Venne dentro l’energia che sarà il serpente per l’Unico a finire bruciandolo a casa; il fuoco da un vivente gli uscirà.

Genesi 24,9 – E fu il Nome nel mondo per servire a venire; fu per aiutare a portarsi di sotto. Lanciò la rettitudine il Padre in un corpo al mondo in un vivente. Il Signore fu a portarsi. E fu alla luce in una casa dall’alto a portarsi in vista del serpente. V’entrò insinuandosi in un corpo. Entrò per colpirlo nel mondo.

Genesi 24,10 – E per obbedienza si chiuse nel mondo per servire. Videro una luce nella mente/testa per uscire con cammelli dei Magi, che viventi potenti erano; dal Signore furono a portarsi. E furono in cammino a portare alla sposa i beni. Dal Signore furono a portarsi a casa per lodarlo e per portare obbedienza alla Madre. Ma essendo dei potenti retti di Dio l’Unigenito nel corpo con la Madre, un angelo partorito in cui era a vivere la divinità, videro. C’erano canti sulla grotta.

Genesi 24,11 – Ed era dentro, delicato, al mondo. Allattato era dalla Madre. Vivevano nascosti e nell’ombra della città. Dio dentro al primogenito nel corpo entrato a vivere era per vivere dal serpente nel tempo. Un nemico della casa potente agiva per finirlo. Giù venne un’illuminazione al padre; glielo indicò.

Genesi 24,12 – E fu a dirgli che c’era una calamità. Un maledetto, che era signore (ovviamente del luogo), sarà a far forza ; (già) uscivano viventi per l’incontro. L’angelo di Dio, che per parlargli inviato era stato, fuori fu a portarli a vivere. Ed ascoltarono l’illuminazione. Uscirono per rifugiarsi, protetti. Del popolo, un signore era (anche) il padre (legale) del corpo che uscì dalla matrice.

Genesi 24,13 – Primogeniti uccisi furono da inviati scesi alle case avendo sentito il potente. Dalla rovina, per l’angelo, ad uscire furono vivi la madre, che portava il figlio, condotta ai confini con l’uomo, gli usciti dalla città. Gli usciti della fine del potente illuminato il padre che con la madre stava a vivere…

Genesi 24,14 – …portato a rientrare fu; i fuoriusciti rientrarono col fanciullo felici. Nel primogenito viveva nel corpo Dio che v’era entrato. Entratagli nel cuore l’energia, il primogenito in un vaso fragile la portava. La donna, scelta da Lui per vivere nel corpo nel mondo, illuminò completamente; al mondo portatolo anche l’allattò. Era una retta donna (quella) che lo versò nel mondo. Venne ad uscire con vigore. Lo scelto dal Potente per servire la sposa era stato su fissato che lo portasse nella famiglia/casa ad entrare da primogenito. Conosciuto per retto era nell’agire. Illuminato era stato di sceglierLa; amore sentiva per la Madre del Signore (con la quale) stava.

Genesi 24,15 – E fu nel mondo il Signore nel primogenito nel cuore. In un corpo viveva la rettitudine del Potente nel mondo. Del Potente la parola portavano ad entrare. Un fiume in casa ne versavano. Nel mondo fu su a venire un felice fanciullo. Da potente famiglia/casa scelta portò Dio il Figlio. Da re usciva il primo (capostipite). Un illuminato indicò, inviati annunciarono che dal corpo del primo (capostipite) vivrà una forza ad uscire per i viventi dall’alto. Gli illuminati anelavano che portasse la rettitudine per aiuto nel mondo.

Genesi 24,16E nel mondo da una fanciulla bella, dentro pura, l’Unigenito dal corpo uscì a vivere da primogenito. Protetta vergine, ma dall’uomo non conosciuta, per portata scelta (entrambi) assoggettatisi. Da (questa) sorgente fuori si portò. La completa pienezza della rettitudine vi sbarrò. Nel mondo si portò al termine dall’alto.

Genesi 24,17 – E fu nel corpo a scendere nel mondo per servire. Per il serpente rovesciare dai corpi venne nel mondo. E fu con l’Unigenito a vivere in un corpo nel mondo anche la forza per annullarlo. Fu con l’energia dell’Unico in seno, con l’amore della vita, a stare a vivere tra i viventi in un vaso debole.

Genesi 24,18 – E scelse l’Unigenito di vivere da povero totale nel mondo (anche) se il Signore era. Ma in croce i viventi su un monte ne portarono a crocifiggere il corpo fiaccato da mano che uscì per azione del serpente: (infatti) fu la mano della perversità a finirlo. Da bere al mondo portò.

Genesi 24,19 – Portò dalla croce la sposa al serpente fuori. Alla luce la versò dalla croce. E la portò il Crocifisso Unigenito con la vita dal corpo. Scorse con l’acqua che guizzò. Ad allattare sarà con la rettitudine la donna dell’Unigenito da dentro in azione per aiutare. Si vide dalla piaga dal serpente portata, guizzare alla luce dal Crocifisso dalla croce.

Genesi 24,20 – E dalla croce la Madre sul monte portò. Dal Crocifisso si vide dal corpo la rettitudine per aiutare uscire. La divinità uscì da bere per tutti, portata dal Crocifisso dal corpo giù per il peccare sbarrare del maledetto che abita dall’origine nei corpi.

Genesi 24,21 – E n’uscì per l’uomo la salvezza. Nel Crocifisso dell’Unico rientrò la potenza. Riuscì vivo dalla tomba. Il corpo fu risorto. Per il potente aiuto si vide il Crocifisso riuscire. Fuori si rialzò potente. Era stato nella tomba il Signore. Per l’aiuto nel corpo della rettitudine, che aveva portato, ricominciò a vivere con la potenza dell’Unico.

Genesi 24,22 – E fu a portare ad entrare la forza della rettitudine l’Unigenito risorto dal corpo nella sposa che uscì per allattare con la forza della parola del risorto dalla croce. Il Crocifisso portò con obbedienza nelle assemblee del mondo agli uomini. Con gli apostoli questa viveva. Da questi entrò in casa a versarsi dentro alla vista vivo il Risorto che versò la potenza. E li portò per rinnovare l’esistenza (onde) giù ai viventi d’aiuto fossero il male operare nell’esistenza sbarrando. Furono ad uscire avendo visto la risurrezione dei corpi. Uscirono questi per il mondo dentro a salvare rovesciando il serpente dai viventi.

Genesi 24,23 – Ed erano a dire che dentro il Crocifisso tra i viventi sarà a rivenire. In cammino risarà per il giudizio. Dio essendo, nel mondo risarà per risorgere. Dentro ci sarà in tutti del Padre la forza della rettitudine che nella putredine porterà la vita. Il serpente che li abita la potenza del Potente opprimerà…

Genesi 24,24 – …e lo finirà. Dicevano che da Dio saranno portati a casa. Tutti dentro il Crocifisso li porterà Dio ad incontrare. Così saranno da figli nel Regno ad entrare beati. Fanciulli per la potente energia racchiusa li porterà coi corpi.

Genesi 24,25 – Ed in tutti inizierà a vivere nei corpi la divinità che sarà a riportarsi a scorrere. Nei morti dentro l’energia riscorrerà. Ai viventi la vita in pienezza il soffio riporterà. L’insidia che agisce nei viventi per l’angelo (ribelle), che portò anche la putredine, porterà a recidere la recata energia.

Genesi 24,26 – Ed è al vertice entrato l’uomo portato in forza della risurrezione dalla croce. Dalle tombe li riporterà potenti il Signore.

Genesi 24,27 – E sarà l’originaria vita nei corpi dentro. Li sazierà la rettitudine del Signore. Saranno nel Padre con il corpo ad entrare a vivere nella felicità. Nel Potente Unico si vedranno questi dentro per misericordia portati e nell’Unico gli uomini porterà in seno a vivere sulla nube. Angeli saranno dell’Unico per l’energia della rettitudine che sarà dentro. Le generazioni così angeli per grazia saranno del Signore. A casa saranno tutti fratelli; saranno con il Signore a stare.

Genesi 24,28 – E tutti con il corpo saliranno per entrare tra gli angeli. Per il nemico portato a finire la gloria dentro sarà in tutti. Nell’Unico i viventi entreranno come api. Dal mondo in Dio entreranno.

Genesi 24,29 – E nel Potente le moltitudini si verseranno. Entreranno i fratelli portati dal Risorto. I viventi porterà nel cuore ad abitare. Li lancerà su nel cuore. L’invierà in Dio ove entreranno gli uomini. Usciti dalle tombe li porterà su ad entrare in Dio. Rientreranno alla fonte.

Genesi 24,30 – E sarà ad entrare la forza della rettitudine nei corpi. L’Unico in tutti verrà a spruzzare la vita e verrà giù ciò che è sufficiente dal seno del Potente; sarà quanto basta ai fratelli tutti recato. Così all’ascolto si porteranno. Verrà dalla parola la forza nelle moltitudini versata; i fratelli se ne sazieranno. La potenza dell’Unico nei viventi nel corpo della rettitudine entrerà con la parola. La divinità sarà ad entrare negli uomini. Ed essendo dentro per l’Unigenito la divinità entrata in un uomo portando ad entrare l’energia nel mondo, i popoli alla conoscenza del Potente entreranno; allattati ne saranno dal seno del Potente dall’aperta fonte.

Genesi 24,31 – E sarà stato dall’Unigenito l’essere ribelle, che dentro si portò all’origine, a mangiare portato ai retti, essendo la calamità del serpente dai viventi uscita. Tutti i popoli (l’Unigenito) avrà aiutato; da dentro la prigione li avrà portati su e l’Unigenito avrà ucciso con la forza del soffio l’angelo (ribelle). Sarà nel Crocifisso il carico di tutti portato di viventi risorti dal Potente; beneficati saranno stati i viventi.

Genesi 24,32 – E saranno dentro l’Unico ad entrare gli uomini usciti da dentro (dove) stavano nel Crocifisso. Dal mondo li porterà belli, tutti dalle tombe usciti camminando vivi per la potenza che sarà stata nei viventi riportata, essendo stato il drago di tutti gli angeli portatisi nei viventi fatto perire. Ed al maledetto la retribuzione sarà stata da un vivente portata! Nei viventi ci risarà la vita potente che i corpi dalla tomba avrà rialzato in piedi per la forza riportata. E con il corpo a rivelarsi sarà apertamente che uomo fu tra i viventi l’Unigenito; il Risorto rivedranno che in croce portarono.

Genesi 24,33 – E sarà l’essenza della vita del Potente nelle persone ad essere portata che la potenza dell’Unigenito in tutti recherà; l’originaria vita nei corpi potente ricomincerà. Nell’Unico tutti in eterno con l’Unigenito, vestito dentro il corpo del Crocifisso, saranno ad insinuarsi con i corpi. Saranno stati riportati ad essere (come) prima della ribellione dentro i corpi.

Genesi 24,34 – A portare sarà l’Unigenito i viventi nel corpo per servire il Padre; con il corpo usciranno vivi ad incontrarlo, retti essendo.

Genesi 24,35 – Fu al mondo a portare ad entrare dentro un corpo la rettitudine dell’Unico. Alla croce l’Unigenito giudicato fu. Con forza ve lo portarono; l’afflissero. Per mano di potenti portato fu alla fine. L’energia del Potente portò a rialzare l’Unigenito. Dagli apostoli si riportò. Da dentro a versare dal corpo portò la rettitudine; in pienezza il soffio portò a questi rientrando in casa, ed a servire i viventi li portò. Si riportò il Risorto a parlare dai nascosti. Ai confini li portò in cammino. Con la parola furono la vita a recare nelle assemblee con Maria…

Genesi 24,36 – …che a recare fu il Crocefisso a partorire, la risurrezione dei corpi per il mondo. Della Donna il Crocifisso Signore era figlio. Al serpente, l’Unigenito per aiutarlo ad inviarla fu (onde). Di fratelli un corpo/Chiesa fu con questi a formare per finire la perversità che c’è di tutti gli angeli dal serpente portati. Venne la sposa dell’Unigenito la risurrezione dei corpi con potenza a recare.

Genesi 24,37 – A portarLe fu il Risorto dentro per agire l’energia che è (propria) dell’Unigenito. In aiuto Le furono gli apostoli, con la forza potente della parola del Potente, che vennero a versare nelle assemblee. Dalla Donna escono per il Potente figli. È la vita nei figli portata del Crocifisso, entrando della rettitudine l’energia ad agire. Con gli apostoli fu dalla Donna un corpo/chiesa ad iniziare. Ad inviare della rettitudine la forza è il Risorto che dentro La abita; (quindi) l’Unigenito nel corpo/Chiesa giù si reca.

Genesi 24,38 – Dell’Unico la pienezza della divinità dentro è nel Crocifisso. Il Padre fu dal Crocifisso la potenza della rettitudine a recare con la divinità ai viventi per risorgere con il soffio dalla tomba tutti. Sarà, portandola, il serpente a rovesciare strappandolo via. Nella Donna nel cuore (questa) energia c’è!

Genesi 24,39 – Portata la parola del Dio Unico con l’aiuto degli apostoli, è la divinità, che è del Potente, a venire nel cammino per il mondo dalla Donna, (dalla quale) escono fratelli nel corpo a stare.

Genesi 24,40 – Portata (così) è a ricominciare a vivere nei corpi la divinità che è del Signore. Per la Donna un corpo/Chiesa esce al Crocifisso nel mondo. Nel cammino a tutti è del Potente la parola dagli apostoli ad essere recata, (con che) è riacceso il vigore in pienezza della rettitudine e vengono riportati ad entrare nella protezione forte dell’Uno nel corpo/Chiesa che retti li sostiene. Versa nelle assemblee del Crocifisso la Donna al Potente figli, che sono a vivere nella famiglia del Crocifisso. È a recare di viventi un Tempio (ove) l’Unico dentro sta.

Genesi 24,41 – Per l’Unico colpisce il drago rovesciandolo fuori dai viventi. Al serpente vengono forti bruciature dal Crocifisso che a casa gli reca dell’Unico la maledizione. La famiglia del Crocifisso è a recare ad appassire con i guai il drago, e dal cammino lo porta fuori, con la forza che è (propria) del Crocifisso.
Per l’angelo (ribelle) con il risorgere il rifiuto del Crocifisso c’è stato.

Genesi 24,42 – E per il Padre l’Unigenito al mondo fu a recare in un vivente la maledizione ad agire nell’esistenza con il rifiuto al ribelle. Per la perversità il maledetto, essendo stato dall’Unico giudicato, fu dal Padre in un corpo ad entrare a vivere l’Unigenito. Per strappar via con la rettitudine l’angelo, la forza, la potenza, unita in un corpo con la rettitudine fu in una donna. Con un corpo l’Unigenito ad uccidere sarà nel mondo il serpente con la rettitudine (quando) innalzato sarà ad uscire.

Genesi 24,43Nel mondo l’energia entrò dell’Unigenito, inviata la rettitudine fu. L’inviò giù da dentro l’innalzato. Una fonte uscì. Con l’acqua fu la Madre portata fuori a stare nel mondo. Uscì dall’innalzato la vita per il mondo. Fuori fu a scendere dall’Unigenito in croce. La potenza della risurrezione il Padre recò all’Unigenito. La vita nel corpo del Crocifisso ci rifù. La divinità fu al mondo ad uscire da bere. Furono figli dell’Unico dalla Madre. Si vide un utero con la Madre esistere dalla piaga che aiuta con la rettitudine.

Genesi 24,44 – Porta all’Unigenito la Madre un corpo nel mondo (ove) la divinità è a scorrere. La Madre viene la risurrezione del Crocifisso nel mondo a recare. Nel cammino la vita del Potente scorre dalla Madre che il serpente è ad affliggere con la risurrezione. L’origine dentro della perversità, agli inizi entrata (cioè il peccato originale), per la Donna esce (in quanto) dell’Unigenito risorto nel corpo/chiesa entra la rettitudine. È nelle assemblee la forza della perversità ad uscire dai cuori per l’energia dell’Unigenito che in aiuto ad inviare è.

Genesi 24,45 – Dell’Unigenito l’energia è nei cuori il verme a mangiare. Esce il serpente per l’aiuto. Mangiatolo, la divinità nei cuori è a riportarsi. Escono per l’energia rigenerati dentro. Da ottusi che erano, giù viene a riportarsi la rettitudine. Entra dall’alto l’illuminazione anelata. Li porta del Crocifisso nel corpo/chiesa aiutandoli ad entrare in una fonte (battesimale). La perversità finita per la distruzione dentro portata all’origine dell’essere ribelli, il maledetto è ad uscire. Uscito, negli illuminati si riversa l’essenza dei figli dell’Unico.

Genesi 24,46 – E la purezza rientra nei corpi e a finire porta dai corpi la fiacchezza. Per l’aiuto esce il male operare che c’è, la perversità finisce. Dell’Unigenito la vita al corpo/Chiesa da bere porta in cammino la Madre che ad allattarli è di rettitudine. La Donna versò Lui alla luce dalla croce. La recò a scorrere con l’acqua. Usci per beneficare. Fu con la Madre un abbeveratoio ad uscire.

Genesi 24,47 – Reca la Donna la divinità che viene da Lui a vivere nel corpo/chiesa; dentro la purezza è a rivenire per recare in tutti l’originaria vita. Le moltitudini dai confini dentro al Crocifisso si portano. Di Dio figlio gli apostoli annunciano. Lo videro risorto col corpo. Sarà in potenza per aiutare a riuscire per accompagnarle nel Regno. Da Lui la risurrezione ai viventi uscirà. Dell’angelo (ribelle) colpirà il male operare (onde) l’originario soffio della perversità scenderà. Nei viventi ci risarà a sufficienza la vita dell’Altissimo che a sufficienza rientrerà.

Genesi 24,48 – E l’Unigenito rovescerà l’essere impuro. La donna a tutti annuncia che al serpente sarà una calamità ad uscire. Si riporterà dal Padre nel corpo per affliggerlo. Finito sarà per la perversità il maledetto dall’esistenza, dall’Unico giudicato fu all’origine. Lo mangerà nei viventi l’Unigenito risorgendo i corpi (per cui) entrerà l’energia nelle tombe. L’angelo (ribelle) sarà soltanto (lui) nei corpi afflitto. Nei morti la potenza si verserà strappandolo via. Riverrà dentro tutti l’originaria vita. Dal Signore sarà nei cuori l’energia riportata.

Genesi 24,49 – E dal tempo usciranno per l’Unigenito i viventi che saranno risorti dalla rettitudine in seno accesa. Erano le midolla riempite dall’essere impuro, che dall’origine vi vive l’esistenza. Verrà per il Signore ad essere fuori a scorrere la forza dell’essere impuro del serpente che c’era. Porterà l’Unigenito nei viventi il rifiuto ad entrare a scorrere per l’essere impuro del serpente (a cui) sarà a portare con ira nel mondo l’energia, che uscirà dall’innalzato (in croce) nei giorni dall’angelo (ribelle) che l’Unico portò in alto risorto vivendovi la divinità.

Genesi 24,50 – Porterà a spazzare l’angelo (ribelle) dai cuori l’energia che dentro il Crocifisso recherà. Ed il maledetto, che si portò a stare all’origine a vivere nei corpi portando nei viventi a stare la perversità, spunterà. Gli entrerà la parola “rifiuto” con l’energia che gli porterà. In tutti (questa) parola di Dio ci sarà con la rettitudine nei corpi ad agire, (quella) che desidera il bene.

Genesi 24,51 – Usciranno gli angeli che del mondo le moltitudini raduneranno; alle persone saranno così a riversare l’annuncio in cammino di portarsi dal Crocifisso. Ad entrare saranno nell’Unigenito; i risorti gli entreranno nel cuore.
L’angelo (ribelle), che dall’Unico giudicato fu, così, con la rettitudine l’Unigenito brucerà nei corpi; parola del Signore!

Genesi 24,52 – E saranno ad entrare per stare così nell’Unigenito risorto con i corpi risorti. Dal seno del il Servo al Padre i corpi usciranno vivi; verranno le api fuori. I viventi porterà a stare risorti tutti dalle tombe; li porterà dalla terra ad entrare dal Potente. Saranno dal mondo portati fuori.

Genesi 24,53 – E sarà stato a portare la sozzura ad uscire il Servo. Il maligno con la rettitudine a perire avrà portato. Ed in tutti essendo stato colpito uscirà. Dentro a portare al tradimento fu i viventi e fu un drago di serpenti nei corpi dentro a versarsi nel mondo. Portò dei viventi il cammino a sbarrare l’angelo (ribelle) in tutti. L’energia per finirlo inviò il Potente con l’Unigenito che nella prigione fu ad entrare: ed il rifiuto da un vivente gli uscì.

Genesi 24,54 – E fu per mangiarlo a portarsi, portando ad essere la risurrezione per tutti. E Lui, portando ad entrare dell’Unico l’energia della risurrezione, sarà la vita beata ai popoli a recare portandoli ad essere potenti in forza dell’energia recata. E saranno i risorti portati a casa. Un mattino li porterà a stare dall’Unico vivi con i corpi liberi. Per la grazia saranno dal Potente con il Signore a stare.

Genesi 24,55 – E saranno dell’Unico i viventi alla vista per vivere con Lui, vivi usciranno dal Crocifisso. Per la risurrezione dentro entrata, fanciulli verranno per l’energia portata. Nei giorni i viventi desideravano vederlo. Da risorti li porterà alla vista (in quanto) dalle tombe tutti cammineranno.

Genesi 24,56 – Portata sarà dell’Unico a vivere nei corpi la divinità. Dal mondo i viventi, con la divinità in tutti, fratelli nel corpo li porterà l’Unigenito crocifisso. Saranno a portarsi nel Signore. Entreranno nella (Sua) protezione a star chiuse le generazioni che così saranno mandate; a portarli tra gli angeli sarà. Ed in Dio così entreranno, potenti, con il Signore a stare.

Genesi 24,57 – E saranno dall’Unico a vivere con il corpo portati puri alla vista dei potenti angeli a sentirne i canti. I risorti da Dio entreranno. Verranno al Volto (di Iahwèh) con cui fu al mondo.

Genesi 24,58 – Portò (infatti) a stare l’Unigenito dai viventi. In un corpo portò la divinità. Fu al mondo ad entrare. Indicò che in cammino sarebbe stato ad agire alla Madre. Entrò in uomo nel mondo per colpire la perversità finendo l’origine dell’essere ribelle maledetto con la rettitudine.

Genesi 24,59 – Recò della risurrezione il vigore. Lo portò l’Unigenito dalla croce. Dal corpo dentro lo versò al mondo. Ai fratelli dalla croce la Madre portò. Venne la madre con gli apostoli a versare il Crocifisso nel mondo e lo vennero a servire. Dal Padre con il corpo rientrò.Tra i viventi si riporterà, rivenendo l’energia dell’Unico della risurrezione sarà a portargli.

Genesi 24,60 – E sarà dentro i corpi la rettitudine a recare. Verrà nelle moltitudini a rovesciare la perversità che fu all’origine l’essere ribelle a portare. La potenza entrata nei fratelli il drago porterà a venir fuori dall’esistenza. Sarà per il rifiuto del serpente il soffio che è nei corpi ad abitare da dentro ad uscire essendo stata lanciata la risurrezione. Colpito il male dalla rettitudine l’Unigenito alla fine brucerà il nemico. Il fuoco all’angelo (ribelle) l’Unigenito sarà a portare.

Genesi 24,61 – E completa si rovescerà l’amarezza dentro versata dalla perversità dall’angelo nemico che finito sarà nel mondo. E finirà la fiacchezza che dentro per l’angelo entrò. Per l’azione potente entrata, anche il serpente sarà a morire! In cammino per l’energia entrata dell’Unigenito dalle tombe i corpi saranno a uscire. Essendo entrata dell’Unigenito la forza della risurrezione si riporteranno; saranno a riversarsi dalle tombe fuori alla vista. Da dentro per l’aiuto venuto, le moltitudini si riverseranno fuori ;si riporteranno per riessere in cammino.

Genesi 24,62 – E saranno, rialzatisi dalle tombe, a versarsi dentro l’Unigenito che a vivere a casa li porterà dal Padre Unico. Con il corpo del Potente nell’assemblea saranno alla vista. Saranno portati da Lui. Saranno portati i risorti a casa. Da dentro la terra usciranno. Nello splendore abiteranno.

Genesi 24,63 – E saranno a salire dall’Unico per stare nell’assemblea, versati tra i potenti da simili in grembo. Nella luce dalla porta entreranno del Potente al Volto. Con gli angeli saranno portati. Il Crocifisso vedranno con il corpo dentro portarsi. Saranno il Risorto Unigenito a vedere che sarà tra gli angeli, che fu a portarli. E saranno con i corpi che desideravano tra gli angeli ad entrare. Anche tra i potenti staranno i viventi ad abitare. Con l’Unigenito saranno a vivere.

Genesi 24,64 – E finalmente la risurrezione chi li insidiava avrà rovesciato fuori. Verrà la fonte che c’era della perversità a finire. Si vedrà venire ad essere giù (da dove) si nascondeva rovesciato e finirà il soffio del serpente. Per il male operare gli uscirà la retribuzione.

Genesi 24,65 – Riporterà alla fine l’originaria vita nei corpi. La divinità rientrerà ad agire dentro il sangue. Sarà a rientrare nell’uomo l’uscita potenza. Questa uscì per l’entrata nel mondo con il serpente. La rettitudine dentro, che per il demonio uscì, la potenza rovesciò dai corpi. Ebbe iniziò (così) il drago a portarsi e fu ad iniziare l’amarezza nel mondo. Agendo da solo Lui, il Signore, sarà a portargli la fine rovesciandolo in prigione. Nel mondo gli scenderà la rovina. Il Verbo lo porterà a finire nell’oppressione in un buco.

Genesi 24,66 – Ed era scritto che nel mondo per il Servo il serpente sarà a scendere in una prigione. Rovesciato, ricomincerà la perfezione che sbarrò dentro i corpi. Saranno i viventi felici per la risurrezione entrata.

Genesi 24,67 – E saranno a casa dell’Unico ad entrare. Saranno su nell’assemblea versati. Entreranno nella splendore. V’entreranno risorti con i corpi per l’uscita dell’originaria vita riportatasi. Saranno versate per chiudersi nell’Unico tutte le moltitudini. A versare dal mondo li porterà il Crocifisso, che dal mondo sarà ad accompagnarli. La potenza dell’Unico della risurrezione al mondo portò. Fu per amore a portarsi nell’opprimere della tomba per i viventi. Sarà giù le tombe a rovesciare. I fratelli nel corpo sarà all’Unico per vivere a condurre.

LO SPOSO DELLA COPPIA NEL MATRIMONIO, ROVETO ARDENTEultima modifica: 2018-06-25T19:02:45+02:00da mikeplato
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