SE L’UOMO VIENE DAL CIELO… LÀ TORNA

celestial-man

di Alessandro Conti Puorger

Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?
Per rispondere a queste domande, latenti in chi riesce a sollevare la testa ed a vedere il cielo stellato, si sono sentiti coinvolti uomini in ogni tempo e latitudine e c’è ancora qualcuno che pensa che l’uomo abbia fatto un lungo viaggio, perché in definitiva non si sente di questo mondo.

UOMO PERSONA INSCINDIBILE IN CORPO E ANIMA
Di quanto vagliato da chi l’ha preceduto sembra restare poco di sedimentato all’uomo d’oggi, il cui tempo s’è accorciato per la velocità delle attività e delle distrazioni moltiplicate.
Il massimo d’apertura all’extraterrestre che c’è, e già non è poco, e che ci viene da più parti ripetuto che l’uomo, è costituito da anima e corpo!
Questo è il semplicistico schema che è entrato nel pensare comune, veicolato dai mass-media che sovente riportano mal filtrate scienza, filosofie e religioni, campi che sono interattivi.
Tale pensare poi tende pure a ridurre il concetto d’anima a quello di mente, quasi che sapienza ed intelligenza siano la stessa cosa.
La massa è portata così sempre più a confondere i ruoli degli psicologi con quello dei sacerdoti e viceversa, per poi adire all’aiuto di parapsicologi e maghi e ciò è misura della tendenza che c’è a confondere superstizione con fede e questa col bigottismo.
Quella parte d’umanità, sempre più numerosa, che si sta secolarizzando e globalizzando grazie alla tecnologia e s’inoltra nel pragmatismo scientifico, è di fatto spinta ad abbandonare sapienze antiche – come se per buttare l’acqua sporca fosse da gettare via anche il bimbo che sta nella tinozza – ed inizia o finisce di ritenere l’anima un’obsoleta impalcatura, perché per la scienza ciò che non ha peso e non è misurabile non esiste e prende in modo semplicistico ritenute scorciatoie che possono portarlo fuori strada.
L’identità dell’uomo è così sempre più pensata relegata nella scatola cranica, ed è uscita dal cuore che resta solo la sua sede poetica.
In tale scia sono così anche attuati ed attentati interventi sulla vita che rasentano vere e proprie manomissioni ed alcuni, pur se ancora progetti chiusi nei cassetti, prima o poi cercheranno il loro momento di gloria.
È recente la notizia che in Inghilterra vogliono usare embrioni malati per esperimenti utili per i sani, e prima o poi qualcuno proporrà il trapianto massimo, Frankenstein docet, d’una testa su un corpo per continuare la vita di chi ha il corpo malato e la testa sana.
Eppure una persona è quello che è anche per il fisico che ha, perché se non l’avesse avuto non si sarebbe sviluppato con quell’animus!
Risulta che già il trapianto di un organo, come il cuore, o una mano, reca problemi psicologici al trapiantato, s’immagini che aberrazione sarebbe l’avere il corpo d’un altro, pur se tecnicamente divenisse possibile.
Il progetto della persona troverebbe un grande ostacolo e sarebbe completamente mutato per la residua vita, in quanto l’identità dell’uomo non è come un software che può essere istallato su qualsiasi hardware compatibile.
Per restare nello schema, c’è, infatti, perlomeno tutto un software d’istruzioni e d’esperienze acquisite col corpo, prodotte con la crescita e lo stare nel corpo specifico, che sarebbe perduto.
È come il lancio di un missile; non basta aver programmato tutto, occorre che anche avvenga bene, vale a dire che ciascun uomo è un progetto che non basta sia ben fatto sulla carta (nella mente) ma deve essere portato a compimento fino al massimo dei dettagli in quanto il progetto, “ingegneristicamente” parlando, finisce ad opera compiuta e collaudata.
Ci sono quindi i medici del corpo, della mente e dell’anima in tutte le loro branche.
Ora, però se riuscissimo a raggruppare tutta la materia dei nuclei di atomi che costituiscono il nostro corpo, cervello compreso, annullando le distanze atomiche ed interatomiche non so se la pallina che ne verrebbe fuori sarebbe visibile.
Noi, grazie alle frequenze d’onda che sviluppiamo, con i nostri organi sensoriali vediamo e percepiamo un corpo, ma invece siamo praticamente vuoti, fatti essenzialmente di energia che è vita e che emette frequenze, mentre la materia è un accidente che può anche essere ridotta quasi a nulla ed organizzata in altro modo.
In definitiva, il corpo è ciò che da noi è percepibile dell’uomo e di quanto lo anima.
Inoltre, abbiamo capacità d’auto-svilupparci, acquisendo materia d’accrescimento partendo praticamente dal nulla e in poche cellule abbiamo già programmi, non tutti sondati, capaci di portarci alla dimensione adulta e nelle donne è in grado di produrre programmi aggiuntivi di gestazione che sono gioielli di sapienza.
Tra l’altro ci si domanda ancora a che serva tutta la massa celebrale che abbiamo, visto che per le conosciute esigenze sembra che ne basterebbe meno del 10%.
Abbiamo cioè un potere interno d’energia vitale capace di organizzarsi, e tale ordine noi non lo sappiamo gestire, perché non conosciamo appieno e non sappiamo se abbiamo altri programmi finali di trasferimento… e mutazione in altra dimensione in corpi non definibili altro che col termine di “gloriosi”.
Quest’energia in definitiva siamo noi e diviene impossibile separare i componenti visibili corpo, dall’energia di qualsiasi tipo ivi comprese quelle non conosciute, che possiamo definire anima.
Non siamo in grado di sondare il nostro universo e non possiamo concludere se non siano possibili mondi paralleli di dimensioni superiore e se noi siamo soltanto sezioni operanti nel mondo con le dimensioni che conosciamo.
Non è escluso che una parte di noi si sta sviluppando in dimensioni sconosciute, ancora non intersecatesi con il mondo che noi definiamo reale, onde eventuali trasferimenti possono avvenire in tempo “reale” senza necessariamente dover implicare motori o mezzi speciali ed altre diavolerie del genere.
Entrando nell’infinitamente piccolo e nell’immensamente grande, vedendone le meraviglie e non ritenendo che il tutto sia dovuto al caso, molti hanno valutato sempre più probabile il dover ammettere l’esistenza d’esseri superiori, e quindi d’una gerarchia sapiente fino all’Essere assoluto, che avrebbe dotato l’uomo d’una vita complessa, cioè di un’anima come non meglio identificata identità spirituale, il che avvicina il tema al campo religioso.
Ciò poi ha comportato l’interrogarsi sulla problematica del libero arbitrio e, pur senza cadere nel manicheismo, ha aperto anche la possibilità di forze che tendano alla negazione del progetto di “Dio”, aprendo così la possibilità dell’esistenza di una volontà negativa che può anche investire l’uomo.
Cioè, chi ammette che Dio o qualche altra forza superiore all’uomo esista non può negare l’esistenza del demonio e di forze che si oppongono, ed ecco che si apre lo schema a base di “guerre stellari” o di tanti film dell’orrore.
Vi è, infatti, anche tutta una gamma di fenomeni, non spiegati completamente, che hanno aspetti sondati da psichiatri e medici della mente e che virano alcune volte nell’ossessione, con manifestazioni non sostenute da valide spiegazioni scientifiche, ritenute possessioni diaboliche, su cui operano maghi, parapsicologi, fino a quei sacerdoti che esplicano la funzione di esorcisti.
Tra le componenti anima e corpo vi sono connessioni così forti che non consentono scissioni; si pensi, infatti, a come alle vicende “dell’anima” sono ormai attribuite conseguenze nel corpo sintetizzate nel verbo “somatizzare” e che vari rami della medicina alternativa orientale tende per tradizione a curare assieme le due parti.
In effetti, poi, un po’ in tutte le culture c’è la tendenza a differenziare nella stessa anima due aspetti, uno legato più alla medicina e l’altro più alla religione.
Appaiono così definibili:

  • un’anima vitale, intesa come respiro o alito principio vita di tutti gli esseri viventi, sede di pensiero, volontà e sentimenti, fondamento dell’individualità dell’uomo;
  • un’anima libera, vincolata solo in modo superficiale al corpo, copia incorporea dell’uomo, che dopo la morte ne perpetua l’esistenza individuale, in un mondo a venire per il monoteismo, oppure si reincarna in altra figura umana o animale, nel buddismo, induismo e varie religioni naturalistiche.

È però nella cultura greca che ci fu netta opposizione tra:

  • il dualismo corpo-anima, degli Orifici, dei Pitagorici e soprattutto di Platone e quindi dei neoplatonici – cioè il corpo come stazione di transito dell’anima con la conseguente preesistenza e trasmigrazione delle anime stesse – che per la sua larga entratura fu utilizzato, ma non integralmente sposato, dal cristianesimo della prima ora come argomento d’evangelizzazione tra i pagani;
  • il monismo Aristotelico di corpo-anima con il suo ilemorfismo di corpo come forma sostanziale dell’anima, onde il corpo, materia potenziale, diviene attuale e reale per mezzo dell’anima stessa.

Questi temi, anche se ormai più che bi-tri-millenari non sono lontani da noi e sono alla radice della problematica del diritto dell’embrione e del feto, che può assumere aspetti giuridici diversi a seconda di quale delle due teorie viene di volta in volta a prevalere.

ALLE RADICI DELLE PAROLE BIBLICHE DELL’ANIMA
L’uomo, persona integrale inscindibile o invece dissociabile in corpo e anima, è perciò un tema molto ampio che ha risposte diverse perché trovano la loro radice nell’idea antropologica che hanno dell’uomo le varie religioni.
Tra queste per noi però ha particolare interesse comprendere e recepire come il concetto si sia sviluppato nell’ebraismo, nel cristianesimo e nell’islam, cioè nelle tre religioni monoteiste che si rifanno all’Antico Testamento; tutto ciò ovviamente a partire dall’ebraismo che fu l’origine delle altre.
Ricordo che alla base c’è una rivelazione, cioè una manifestazioni spontanea, ritenuta extraterrestre, del Dio del roveto ardente e del Sinai, che ha riversato conoscenza che hanno portato frutto.
In primis è da porre attenzione sul termine che definisce “l’anima”, per il quale nell’ebraico biblico si hanno due termini:

  • noepoeshn, dallo stesso radicale npsh, respirare, alito, respiro, anima di uomini e animali, animo come sede dei sentimenti, desideri affetti;
  • nishamah – nishamat, dal radicale ansare , alito soffio, spirito, anima, essere vivente.

Ora, la storia d’Abramo, il padre della fede, al quale si rifanno le tre le religioni monoteiste, è narrata nel libro del Genesi, ed è là, allora, che è da cercare la chiave di volta dell’idea “sull’anima”.
Questa idea viene poi avvalorata dalla constatazione che, scrutando tutti i libri che costituiscono il canone ebraico della Bibbia, esce in modo inconfutabile il fatto singolare, senz’altro voluto, e perciò d’eccezionale interesse, che l’unico versetto in cui entrambi tali due termini e si trovano impiegati assieme è nel Capitolo 2 della Genesi, proprio al versetto 7 in cui è descritto il modo particolare con cui Dio creò l’uomo e lo pose nel paradiso terrestre, che così recita:

“(allora) plasmò il Signore Dio



l’uomo con la polvere della terra (rossa)



e soffiò nelle sue narici un alito di vita



e divenne l’uomo un essere vivente.” (Gen. 2,7)



Le precedenti volte che si trova sono in:

  • Gen. 1,20 al momento della creazione dei primi animali, pesci e uccelli (5° giorno);
  • Gen. 1,21 alla creazione dei mostri marini;
  • Gen. 1,24 alla creazione del bestiame (6° giorno);
  • Gen. 1,30 quando Dio parla di tutti gli esseri viventi eccetto l’uomo.

Cioè si trova a caratterizzare l’aspetto della vita primitiva del regno animale soggetto all’uomo, mentre la prima volta che si trova è proprio nel versetto Gen. 2,7 quando è formato l’uomo, e la volta successiva è in Gen. 7,22 al momento del diluvio, quando è raccontato che morirono tutti gli esseri viventi, animali e uomini compresi, salvo i salvati nell’arca.
Inoltre c’è un atto di Dio specifico: soffiò.

È perciò indiscutibile la volontà dell’autore del libro del Genesi d’evidenziare una peculiarità dell’uomo rispetto agli animali, per la presenza d’una esplicito atto di Dio che l’ha dotato di parte del proprio respiro che è espressione antropomorfica per riferire il disegno d’includere l’uomo nella sua Santità e nella sua Luce, come è antropomorfica l’immagine di Padre e Figlio, che così in termini umani presentano realtà altrimenti incomprensibili.

L’autore del Genesi pone, peraltro, in evidenza che “plasmò il Signore Dio l’uomo con la polvere della terra“, che cioè usò materiale preesistente, ma nel contempo tiene ad evidenziare che ci fu un vero e proprio atto creativo.
È così nel Genesi si può captare l’uomo quale essere particolare, in cui pur se esiste “un’anima – un respiro” come negli animali, cioè plasmato dalla terra, da Dio è stato evoluto fino a dotarlo di un’anima specifica , “un alito divino” unico, proprio solo dell’uomo, in quanto chiarirà il Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.” (Gen. 1,27)
Per lo “creò” usa ed i segni, che dicono di più sulla parola, suggeriscono “da dentro la mente (testa) l’originò “.
Cioè lo progettò e l’attuò!

E per riallacciarmi ad idee espresse prima e come vedremo più avanti: “con l’energia il Nome li segnò”, “con l’energia che accende la vita li segnò.”
(Tra l’altro la parola Adamo = Adam = può separarsi in = A = Uno = Unico e dam = = () = “essere simile”, quindi all’Uno simile.)

Maschio e femmina ; non uomo e donna, ma entrambi uomo (come essere umano); vale a dire che il progetto di Dio è lo stesso ed il sesso è un accidente non fondamentale, ma contingente all’esistenza (tanto che la tradizione ebraica pensa che Adamo, prima d’essere separato da Eva, fosse un essere androgino).
Così, è inequivocabile, entrambi, uomo e donna, hanno l’anima (tra l’altro in Gen. 1,27 è usato due volte creò), checché volesse insinuare l’illuminismo attribuendo alla Chiesa dubbi su questo tema, mai da questa seriamente avuti, come ben chiarisce nel testo “L’anima delle donne” di Vittorio Messori.
Il fatto poi che l’anima fu infusa da Dio in Adamo prima della separazione di Eva dal suo costato ha provocato l’idea della ricerca dell’anima gemella.
Se si vuol proprio dividere l’uomo in componenti vi è allora chiara traccia non di due, ma almeno di tre elementi, come rileva San Paolo nella lettera I Tessalonicesi (5,23) quando dice:

“Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che vostro,
spirito (pneuma),
anima (yuch) e
corpo (swma),
si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.”

In questo filone, in cui l’anima rappresenta la parte divina dell’essere umano, immagine di Dio nell’uomo, s’inserirono però aspetti della concezione greca.
Chiaro avviso di ciò è nel libro della Sapienza (non canonico per l’ebraismo, ma per il cattolicesimo) scritto da un ebreo alessandrino del I° secolo a.C. in cui pare apparire un dualismo “un corpo corruttibile appesantisce l’anima.” (Sap. 9,15)
Per contro in tutta la descrizione della creazione del libro del Genesi non è usata la parola corpo, geviyyah, che indica corpo vivo o morto anche d’animale, bensì è usata la parola bashar tradotto in genere con carne, ma “ogni carne” in ebraico è usato per dire anche “ogni individuo”, “ogni uomo”, che è ben più che sola carne.
Tra l’altro è di più di in quanto quest’ultimo è vicino a carcassa o a strumento di puro lavoro (come l’uso che si faceva dei corpi degli schiavi), con un accenno dispregiativo (popolo pagano si scrive con le stesse lettere).
La parola appare per la prima volta nel versetto Gen. 2,21, e poi nel 23 (due volte) e nel 24, proprio quando da Adamo, fatto addormentare, Dio trasse fuori Eva, la prima donna, madre di tutti i viventi.
Anche i termini uomo (Gen. 2,23) e donna (Gen. 2,22) appaiono per la prima volta in questi versetti:

  • Gen. 2,21 “Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormento: gli tolse una delle sue costole e richiuse la carne al suo posto.”
  • Gen. 2,22 “Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolto all’uomo, una donna () e la condusse all’uomo.”
  • Gen. 2,23 “Allora l’uomo () disse: Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo () è stata tolta.”
  • Gen. 2,24 “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.”

La parola carne riapparirà (Gen. 6,3-12-13-17-19) al momento della decisione del diluvio universale, perché la carne s’era corrotta:

  • “Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo perché egli è carne () …” (Gen. 6,3)
  • “Allora Dio disse a Noè: È venuta per me la fine di ogni uomo (di ogni carne, dice letteralmente in ebraico) perché la terra a causa loro, è piena di violenza.” (Gen. 6,12)

Questa carne corruttibile fu dal platonismo considerata contrapposta ad un’anima immortale (Sap. 3,1-3).
Tale dualismo, che può implicare una superiorità dell’anima sul corpo, l’ebraismo cercò di evitarlo ed il pensiero che questi ha dell’anima traspare dalla seguente preghiera recitata al mattino al risveglio:

“Mio Dio l’anima (nishamah) che mi hai dato è pura.
Tu l’hai plasmata in me, con il Tuo alito l’hai ispirata in me e tu la custodisci in me; un giorno tu la riprenderai, per rendermela in un futuro di cui siamo in attesa.
Per tutto il tempo in cui l’anima resterà in me, ti ringrazierò, o Signore, mio Dio e Dio dei miei padri, sovrano di tutti i mondi, Signore di tutte le anime.
Sii benedetto Signore che rendi le anime ai corpi morti.” (da Berachot 60 b)

Per far soppesare la consistenza dell’idea unitaria corpo-anima pensata nell’ebraismo propongo invece la parabola di Rabbi Jehuda ha-Nasi, che evidentemente si riferisce al racconto del giardino dell’Eden:

“Un guardiano storpio e un guardiano cieco dovevano custodire un frutteto.
Disse quindi lo storpio al cieco: Vedo della frutta primaticcia nel frutteto, vieni, prendimi in spalla e raccogliamola per mangiarla.
Il guardiano storpio salì quindi sulle spalle del cieco, raccolsero la frutta e la mangiarono, ma quando giunse il padrone del frutteto capì cosa avevano fatto i due guardiani; fece sedere lo storpio sulle spalle del cieco e li giudicò come una sola persona. In tal guisa anche il Santo, benedetto Egli sia, riconduce l’anima nel corpo e li giudica come una sola cosa.” (Sanhedrin 91 a – b)

Nel cristianesimo dei primi secoli parve prendere spazio l’idea platonica per travisamento di pensieri di S.Paolo, che però intendeva attestare la “carne” solo quale ambito e non causa del peccato.
Perciò poi ci soffermeremo a cercare di capire cosa intendesse Paolo con “carne”, che non è da confondere semplicemente con “corpo”.
È innegabile, infatti, l’unità fondamentale del corpo (carne) – anima per il cristianesimo che a riprova propone la risurrezione nel corpo glorioso del Cristo, che asserisce con autorità assoluta la sintesi eterna che si esplicita poi nel credo apostolico con “la risurrezione della carne” per la vita eterna.
Il credo cioè recepisce la profonda differenza tra corpo e carne ed asserisce la risurrezione di questa.
Per l’anima nel corpo fu poi definitivamente sintetizzata la formula di San Tommaso d’Aquino “anima unica forma corporis“, onde anima e corpo sono principi distinguibili solo metafisicamente e non fisicamente, appartenenti ad un unico ente.
È così inconcepibile un corpo vivo senza anima, né un’anima che viva senza un corpo (sia pure diverso per glorificazione di quello d’origine); come afferma lo stesso San Paolo, e se si pensa che il tempo dopo morti non esiste, ma ha senso solo per chi è vivo nel mondo, si verifica che:

  • “Si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita.” (I Cor. 15,44s)
  • “In un istante in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.” (I Cor. 15,52)

Per avere un’idea di come i cristiani di 1400 -1500 anni fa pensavano l’anima, riporto il brano (VI.1-10) della “Lettera a Diogneto”, fatta risalire al VI secolo d.C., che in forma apologetica contro i pagani, propone un paragone della funzione dell’anima nel corpo come quella dei cristiani nel mondo:

  1. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani.
  2. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra.
  3. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo.
  4. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile.
  5. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri.
  6. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano.
  7. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo.
  8. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli.
  9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano.
  10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.

Ovviamente si parla dell’anima perfetta, nishmat, soffiata da Dio che risorgerà la carne purificandola col fuoco della risurrezione.
Molte di queste idee si trovano peraltro anche nella seguente parabola ebraica, di cui in qualche modo sono simili le forme, che dimostra la continuità di pensiero in questo campo delle due spiritualità che hanno lo stesso fondamento:

“Come il Santo, Benedetto Egli sia,
colma il mondo intero, così l’anima colma tutto quanto il corpo;
Come il Santo, Benedetto Egli sia,
vede e non è visto, così anche l’anima vede e non è vista;
Come il Santo, Benedetto Egli sia,
nutre il mondo intero, così l’anima nutre tutto quanto il corpo;
Come il Santo, Benedetto Egli sia,
è puro, così anche l’anima è pura;
Come il Santo, Benedetto Egli sia,
dimora nelle stanze più interne, così anche l’anima dimora le stanze più interne.
Venga dunque colei che raccoglie in sé queste cinque qualità e lodi Colui che raccoglie in se queste cinque qualità.” (in Berachot 10a)

E c’è il senso dell’amata che attende l’amato, perché sono un’anima sola.
Non a caso l’idea di fondo della parabola (midrash) tracciata dal Genesi è di Adamo ed Eva in una carne sola.
Eva, tratta da Adamo ha per la logica del racconto la stessa anima d’Adamo, perché Dio non risoffiò su Eva, ma “Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.” (Gen. 2,22)

Per l’Islam, sotto l’influsso greco l’anima (dall’arabo nafs, vicina al noepoesh ebraico) è incorporea, “non è racchiusa nel corpo”, né gli sta vicina, essa gli sta attaccata come l’amante lo sta alla sua amata, “è creata, quando i corpi sono completi, ma è immortale” (Al Baydawi); l’anima lascerebbe il corpo nel sonno, quando si sogna. (Ibn Qayyim al Diawzziyya)

DECRIPTIAMO LA GENESI
Provo ora a sondare con il sistema di decriptazione di “Parlano le lettere” inserito in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche” le parole chiave noepoesh e nishamah, nishamat per anima, maschio , femmina , donna e bashar per carne e già queste sono tracce che aprono un discorso che poi verrà sviluppato nella decriptazione di alcuni versetti del Genesi.

noepoesh e si ottengono i predicati:

  • “invia soffio caldo “, che parla, appunto, di respiro;
  • “energia che il soffio ha acceso “, ci dice dell’esistenza di una energia vitale;
  • “angelo che parlando illumina “, che apre la mente all’idea dell’angelo custode;
  • “angelo superbo “, che unito al precedente predicato porta a pensare che nell’anima esista un combattimento tra un angelo buono e un angelo cattivo ed evidentemente i platonici vi avranno visto istinto e ragione.

nishamat e nishamah, i cui predicati la descrivono pienamente:

  • “invia luce agli uomini
  • “energia per risorgere dai morti
  • “prestata () agli uomini
  • “energia che dal Nome esce
  • “energia che risorgerà i viventi alla fine
  • “con l’energia il Nome li segnò
  • “con l’energia che accende la vita li segnò

È tutta una sinfonia di predicati che sono alla base della teologia sull’anima e che possono essere stati anche suggeritori di idee per formarne il concetto e le conseguenze ad esso connesse.

zacar, è anche con le stesse lettere “memoria”, radicale di “ricordare”:

  • “colpisce il vaso della mente/testa “, il ricordare;
  • “ha un arma sul liscio corpo “, ne indica il sesso;
  • “puro corpo “, funzione proprie voluta dalla prassi religiosa;
  • “pura mente “, funzione di capo della coppia;
  • “colpire l’agnello “, funzione sacerdotale;
  • “colpito agnello “, l’agnello pasquale, maschio, nato nell’anno da sacrificare.

neqebà, dal radicale nqb forare, “la forata”:

  • “l’energia rovescia da dentro fuori “, che descrive il fatto che è forata;
  • “essere puro da dentro uscito “, c’è l’idea che esce dal puro corpo d’Adamo;
  • “energia nel ventre “, riguarda la capacità di figliare;
  • “angelo nel ventre “, idea d’accoppiamenti impuri col demonio (che ci sono nella tradizione ebraica).

‘ish, uomo, “dell’Unico l’essenza “, “dall’Unico è acceso “, “dell’Unico è luce”. (“Voi siete la luce del mondo” Mat. 5,14)

‘isshà, donna, moglie, le stesse lettere formano la parola fuoco; “l’Unigenito alla luce uscirà” (“Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge”. Gal. 4,4)

bashar, con i seguenti predicati racconta una storia:

  • “Abita un fuoco nel corpo “, che parla di un corpo caldo, cioè vivo;
  • “dentro l’illumina la mente/testa “, è più della materia bruta;
  • “che dentro brucia nel corpo “, parla di passione;
  • “dentro nemico ( = )”, parla di un’avvenuta invasione;
  • “dentro lotta ()”, dentro si verifica un combattimento;
  • “vergogna ( = ) del corpo “, è la causa di una lotta persa.

È nell’ambito dell’anima vitale, la , più legata alla carne quella “che dentro brucia nel corpo ” è dove, come dice San Paolo nella lettera ai Romani, che s’accende il combattimento, “dentro lotta”.
Da ciò l’incomprensione sul pensiero del peccato relativo alla carne, che è dell’insieme corpo-anima vitale dell’uomo-vecchio, dell’uomo che ha origini antiche, dell’uomo con l’anima terrena, sia pure spinta al massimo livello, come si arguisce da questi versetti, in cui tutto si collega alla mente e quindi agli istinti:

come se carne fosse l’insieme del corpo e del noepoesh, cioè il corpo vivente, l’uomo con tutta la sua psiche, pensieri, intelletto, sentimenti, a guisa che in sia da comprendere psiche (yuch) e corpo (swma).

“Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.” (Rom. 7,21-23)

E prosegue:

“E se lo Spirito (pneuma) di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.” (Rom. 8,11)

LA CREAZIONE DELL’UOMO E DELLA DONNA
Poiché la Bibbia, per la tradizione ebraica, ha settanta facce, nel senso che è veicolo d’idee nascoste nelle sue lettere, che originariamente erano tutte egualmente distanziate tra loro senza formare parole compiute, ho provato a sondare alcuni versetti del Genesi, secondo il metodo che uso, ponendo il soggetto e la situazione nel contesto della descrizione tradizionale esterna della creazione.
Di seguito riporto il risultato come s’è prodotto e poi tutto di seguito il testo ricavato.

Gen. 2,7 “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.”




“E fu , per stare giù in un corpo , del Signore la divinità . V’entrò , per starvi a vivere . Venne da uomo ad agire . Il soffio in un corpo della vita angelica entrò . Di un uomo del mondo si portò il soffio chiuso dentro .
I Variante – Dell’Unico il soffio è . Gli portò l’energia per risorgere dai morti in vita .
II Variante – L’Unico soffiò la colomba ( Spirito Santo) che illuminerà l’uomo nella vita .
Sarà i viventi a portare a stare per l’esistenza sulla nube a vivere . Da potenti angeli del Volto alla luce vivranno .”

Gen. 2,7 “E fu, per stare giù in un corpo, del Signore la divinità.
V’entrò, per starvi a vivere.
Venne da uomo ad agire.
Il soffio in un corpo della vita angelica entrò.
Di un uomo del mondo si portò il soffio chiuso dentro.
I variante) Dell’Unico il soffio è. – Gli portò l’energia per risorgere dai morti in vita.
II variante) L’Unico soffiò la colomba (Spirito Santo) che l’uomo nella vita.
Sarà i viventi a portare a stare per l’esistenza sulla nube a vivere.
Da potenti angeli del Volto alla luce vivranno.”
Cioè l’anima nell’uomo è una vera incarnazione di Dio, il disegno dell’incarnazione, “l’Adam Kadmon” “l’uomo delle origini” profetizzato in Gen. 1,26-27, perfetto prima del peccato, visto da Ezechiele nelle sembianze d’uomo, concretatosi nel Figlio di Dio fattosi uomo in Gesù di Nazaret, il Cristo (Il carro di fuoco di Ezechiele: ufo e/o macchina del tempo? in “Decriptare la Bibbia“).
Dio ha posto nell’uomo il progetto di sviluppo che l’illumina nella crescita sempre che l’uomo non lo rifiuti.
Questa idea si sviluppa e si concretizza nel racconto della formazione della donna tratta da Adamo.
Accade però dalla lettura dei segni che è la sposa del Cristo che viene ad entrare nel Suo costato e portata con Lui nella gloria del Padre.

Proseguo con gli stessi criteri e modalità alla decriptazione dei seguenti versetti che raccontano nella parte nascosta tale situazione.

Gen. 2,19 “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati; in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome.”






E sarà giù dal corpo del Signore la divinità ad uscire con forza con l’acqua che ai viventi invierà ; uscirà dall’Unigenito col sangue fuori . Per la rettitudine la potenza nella tomba ci risarà nel Crocifisso che uscirà risorto dalla porta fuori e verrà () della sposa () alla vista , e le parlerà che dal mondo in cielo la porterà per stare a casa uniti . Dio riuscirà tra gli uomini potente alla vista (), si riporterà il Crocifisso vivo nel mondo , sarà per l’incontro con il serpente a portarsi . Di tutti l’Unigenito risorgerà i corpi . Sarà a versare nei corpi la divinità ed uscirà dagli uomini l’angelo superbo che vi vive . Fuori porterà il peccatore bastonato .

Gen. 2,20 “Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.”




E saranno a versarsi nel corpo dell’Unigenito aperto gli uomini risorti dalla morte . Guizzando , tutti vi entreranno dentro , dal mondo vivi usciranno con potente volare entreranno in cielo e camminando con vigore saranno con il Crocifisso ad uscire . La devastazione portata dal serpente all’uomo il rifiuto ha conseguito . La forza nel corpo della rettitudine inviata nel cammino l’aiuto avrà portato .

Gen. 2,21 “Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormento: gli tolse una delle sue costole e richiuse la carne al suo posto.”




E saranno al volto del Potente a stare ; fuori portati dal mondo nella divinità entrati staranno da vivi . Il Crocefisso nel corpo , per il sangue uscito ha innalzato l’uomo e saranno a stare risorti tra gli angeli e saranno a sedersi/versarsi nell’assemblea dell’Unico . Strappati () dall’abisso ( = ) del tempo saranno stati portati . E saranno stati serrati dentro il risorto corpo del Crocifisso in uno sposalizio .

Gen. 2,22 “Il Signore Dio plasmò con la costola che aveva tolto all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.”




E saranno da figli con il Signore in Dio ad entrare per starvi i viventi ; verranno alla protezione vedendo da beati il Potente . Seduti/versati nell’assemblea a vivere con gli angeli entreranno gli uomini . Al Potente l’Unigenito i risorti dal mondo porterà ; condurrà in Dio ad entrare gli uomini .

Gen. 2,23 “Allora l’uomo disse: Questa volta essa è carne della mia carne e osso delle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta.”




Portati saranno nell’Unico a vivere con i corpi . Entreranno gli uomini in Questi , ne verranno il Volto a vedere , in seno () Gli scenderanno i viventi (in quanto) nel seno () giù dei viventi fu portata dentro la risurrezione che il verme () dentro avrà bruciato nei corpi . Essendo stato il serpente colpito verranno () con il diletto Unigenito dall’Unico alla luce (in cui) vi entreranno per la rettitudine che sarà nei viventi . Gli uomini dal Potente a sedersi/versarsi nell’assemblea entreranno per questa (la rettitudine) venuta ().

Gen. 2,24 “Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.”




Innalzati () dalla rettitudine gli angeli saranno a vedere questi dentro all’Unico essendo risorti . L’Unigenito alla fine dal Padre a stare li porterà , avendola (la rettitudine) portata l’Unigenito dalla croce . L’Unigenito alla Madre la portò , riportandosi alla porta di casa gliela riversò dentro . La Donna () a tutti la portò e nel mondo fu a recarla dal cuore illuminando le menti/teste dei fratelli l’aiutò .

Gen 2,25 “Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, ma non provavano vergogna.”


E sarà ad uscire (la Donna), essendo stata portata dal Risorto con gli angeli ; apertamente i viventi li vedranno (Il Crocifisso e la Madre) in alto . Risaranno (poi) vivi ad uscire Adamo e la moglie () (Eva) che il Crocifisso avrà riportati . Ed il rifiuto (così) sarà stato completo , (tanto che) la vergogna ( = ) a bruciare avrà portato .

Si ottiene un discorso inatteso e nel contempo completo e conseguente.
La scena inizia con Gesù in croce sul calvario!

Gen. 2,19 – E sarà giù dal corpo del Signore la divinità ad uscire con forza con l’acqua che ai viventi invierà; uscirà dall’Unigenito con il sangue fuori.
Per la rettitudine la potenza nella tomba ci risarà nel Crocifisso che uscirà risorto dalla porta fuori e verrà della sposa (la Chiesa nascente) alla vista, e le parlerà che dal mondo in cielo la porterà per stare a casa uniti.
Dio riuscirà tra gli uomini potente alla vista, si riporterà il Crocifisso vivo nel mondo, sarà per l’incontro con il serpente a portarsi.
Di tutti l’Unigenito risorgerà i corpi.
Sarà a versare nei corpi la divinità ed uscirà dagli uomini l’angelo superbo che vi vive. Fuori porterà il peccatore bastonato.

Gen. 2,20 – E saranno a versarsi nel corpo dell’Unigenito aperto gli uomini risorti dalla morte.
Guizzando, tutti v’entreranno dentro, dal mondo vivi usciranno con potente volare entreranno in cielo e camminando con vigore saranno con il Crocifisso ad uscire.
La devastazione, portata dal serpente all’uomo, il rifiuto ha conseguito.
La forza nel corpo della rettitudine inviata nel cammino l’aiuto avrà portato.

Gen. 2,21 – E saranno al volto del Potente a stare; fuori portati dal mondo nella divinità entrati staranno da vivi.
Il Crocefisso nel corpo, per il sangue uscito ha innalzato l’uomo e saranno a stare risorti tra gli angeli e saranno a sedersi nell’assemblea dell’Unico.
Strappati dall’abisso del tempo saranno stati portati.
E saranno stati serrati dentro il risorto corpo del Crocifisso in uno sposalizio.

Gen. 2,22 – E saranno da figli con il Signore in Dio ad entrare per starvi i viventi; ne verranno alla protezione vedendo da beati il Potente.
Seduti nell’assemblea per vivere con gli angeli entreranno gli uomini.
Al Potente l’Unigenito i risorti dal mondo porterà; condurrà in Dio ad entrare gli uomini.

Gen. 2,23 – Portati saranno nell’Unico a vivere con i corpi.
Entreranno gli uomini in Questi, ne verranno il Volto a vedere, in seno Gli scenderanno i viventi (in quanto) nel seno giù dei viventi fu portata dentro la risurrezione che il verme dentro avrà bruciato nei corpi.
Essendo stato il serpente colpito, verranno con il diletto Unigenito dall’Unico alla luce (in cui) v’entreranno per la rettitudine che sarà nei viventi.
Gli uomini dal Potente a sedersi nell’assemblea entreranno per questa (la rettitudine) venuta.

Gen. 2,24 – Innalzati dalla rettitudine gli angeli saranno a vedere questi dentro all’Unico essendo risorti.
L’Unigenito alla fine dal Padre a stare li porterà, avendola (la rettitudine) portata l’Unigenito dalla croce.
L’Unigenito alla Madre la portò, riportandosi alla porta di casa gliela riversò dentro.
La Donna a tutti la portò e nel mondo fu a recarla dal cuore illuminando le menti dei fratelli l’aiutò.

Gen. 2,25 – E sarà ad uscire (la Donna), essendo stata portata dal Risorto con gli angeli; apertamente i viventi li vedranno (il Crocifisso con la Madre) in alto.
Risaranno (poi) vivi ad uscire Adamo e la moglie (Eva) che il Crocifisso avrà riportati.
Ed il rifiuto (così) sarà stato completo, (tanto che) la vergogna a bruciare avrà portato.

CARNE COME CORPO ABITATO
Restano ora da sondare con la decriptazione i versetti del Genesi in cui per la prima volta appare la parola carne.
Inizierò dal primo versetto del Capitolo 6.
La traduzione usuale da luogo ad pezzo ostico mai ben compreso, episodio definito difficile da parte dei commentatori.
Questi suggeriscono il riportare da parte dell’autore del Genesi, sia pure senza aderirvi, l’antico mito di razze di superuomini ed osservano che il giudaismo in questi “figli di Dio” ha visto angeli colpevoli, mentre i Padri della Chiesa dal IV sec. vi considerano unioni tra le discendenze di Set e di Caino.(Vd. Bibbia Gerusalemme, nota al Capitolo Gen. 6)

Gen. 6,1 “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie,”


E fu nel mondo la forza della rettitudine che c’era ad uscire ammalata nell’uomo per il serpente che nei corpi da padrone il soffio ad inviare fu . Entrò nell’uomo la perversità () ad abitare ; con l’energia portò a segnare chi partorisce . E la potenza uscì dai viventi .

Gen. 6,2 “i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.”




E fu nei corpi lo spirito dei morti dell’angelo (ribelle), essendo uscita la divinità che entrata era nei viventi . Vennero () figli portati segnati nel mondo , uomini (da cui) la rettitudine era nei cuori dentro finita per l’entrata energia della perversità (). Furono rovesciati nella prigione , portati dal serpente nel mondo . Nei viventi l’angelo pose ( = ) una piaga . Il serpente delle donne () i corpi che abitava ad accendere () portava .

Gen. 6,3 “Allora il Signore disse: Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di 120 anni.”




Furono ad iniziare esseri ribelli () ad esistere nel mondo portati ad uscire dai potenti in cui la calamità portavano dell’angelo (ribelle) nei corpi . Si portò a vivere () dentro l’uomo il serpente per agire , perché () dentro sviando () i viventi fuori li portava dall’Unico Dentro gli bruciava di saziarsi l’essere portandosi a vivere nei giorni , dall’Unico fuori . Ma per agire del Principe in un mare di fuoco l’angelo entrerà !

Gen. 6,4 “C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – anche dopo quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.”






Nel mondo caduto , fu con i viventi ad entrarvi , fu a portarsi dentro la terra ad abitare nei giorni a vivere . Entrato nel mondo dalle matrici portò a scorrere la vita . Iniziò ad ardere () la forza della rettitudine . L’angelo con l’Unico accese contesa . Desiderarono () dentro (altri) angeli che furono maledetti a stare . La divinità che dentro abitava () finì d’uscire dall’uomo portatasi a starvi (ormai) una potenza impura (). Il serpente entrato a vivere nel mondo , dai viventi , entrando , uscì la superbia () nei corpi . Fu nei viventi ad iniziare ad accendere il verme () dell’operare in modo perverso . Nei viventi iniziò l’oblio del Nome .

Gen. 6,5 “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male.”




Ed il timore del Signore con la rettitudine fu dai corpi da dentro ad uscire per il cattivo completamente entrato nell’uomo . Dentro la terra portò il maligno la tribolazione (). Le macchinazioni nei cuori portò . Nei corpi versò il male . In tutti nel mondo fu a portarsi a vivere .

Gen. 6,6 “E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo.”


Ma fu a sentire compassione il Signore . La rettitudine per spazzarlo () bruciandolo dal mondo venne in un uomo . Dentro la terra portò la forza per finire l’idolo . Dio dal serpente a casa si portò .

Tratta l’autore nel testo nascosto come la superbia ha invaso e pervaso l’umanità. Vista l’anima come un’estensione divina nell’uomo, l’uomo è immagine di Dio nel mondo, ma essendovi completo il libero arbitro può sussistere anche la volontà della negazione di Dio e con ciò l’anima può essere invasa dalla negazione dell’essere.

Gen. 6,1 – E fu nel mondo la forza della rettitudine che c’era ad uscire ammalata nell’uomo, per il serpente che nei corpi da padrone il soffio ad inviare fu.
Entrò nell’uomo la perversità ad abitare; con l’energia portò a segnare chi partorisce.
E la potenza uscì dai viventi.

Gen. 6,2 – E fu nei corpi lo spirito dei morti dell’angelo (ribelle), essendo uscita la divinità che entrata era nei viventi.
Vennero figli portati segnati nel mondo, uomini (da cui) la rettitudine era nei cuori dentro finita per l’entrata energia della perversità.
Furono rovesciati nella prigione, portati dal serpente nel mondo.
Nei viventi l’angelo pose una piaga.
Il serpente delle donne, i corpi che abitava, ad accendere portava.

Gen. 6,3 – Furono ad iniziare esseri ribelli ad esistere nel mondo portati ad uscire dai potenti in cui la calamità portavano dell’angelo (ribelle) nei corpi.
Si portò a vivere dentro l’uomo il serpente per agire, perché dentro sviando i viventi fuori li portava dall’Unico.
Dentro gli bruciava di saziarsi l’essere portandosi a vivere nei giorni, dall’Unico fuori.
Ma per agire del Principe in un mare di fuoco l’angelo entrerà!

Gen. 6,4 – Nel mondo caduto, fu con i viventi ad entrarvi, fu a portarsi dentro la terra ad abitare nei giorni a vivere.
Entrato nel mondo dalle matrici portò a scorrere la vita.
Iniziò ad ardere la forza della rettitudine.
L’angelo con l’Unico accese contesa.
Desiderarono dentro (altri) angeli che furono maledetti a stare.
La divinità che dentro abitava finì d’uscire dall’uomo portatasi a starvi (ormai) una potenza impura.
Il serpente entrato a vivere nel mondo, dai viventi, entrando, uscì la superbia nei corpi a stare.
Fu nei viventi ad iniziare ad accendere il verme dell’operare in modo perverso.
Nei viventi iniziò l’oblio del Nome.

Gen. 6,5 – Ed il timore del Signore con la rettitudine fu dai corpi da dentro ad uscire per il cattivo completamente entrato nell’uomo.
Dentro la terra portò il maligno la tribolazione.
Le macchinazioni nei cuori portò.
Nei corpi versò il male.
In tutti nel mondo fu a portarsi a vivere.

Gen. 6,6 – Ma fu a sentire compassione il Signore.
La rettitudine per spazzarlo bruciandolo dal mondo venne in un uomo.
Dentro la terra portò la forza per finire l’idolo.
Dio dal serpente a casa si portò.

LA VITA COME SCELTA
È in un certo senso confermato il pensiero dell’ebraismo della cacciata degli angeli ribelli, ma c’è di, più.
Dio dell’Antico Testamento conosce nel profondo cosa vuole veramente ogni uomo.
L’incarnazione di Dio, testimoniata nel Nuovo Testamento dai Vangeli, vuole essere la certezza che Lui ha dato della Sua volontà di salvare l’uomo nella sua interezza, tanto che viene addirittura a prenderlo fisicamente.
L’uomo per la Bibbia è sede d’una scintilla divina che personalizza per lui il progetto di sviluppo e nulla sarà perduto di lui, se lui non vuole perdersi.

“Vedi, io pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male.” (Deut. 30,15)
“Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.” (Qoelet 15,17)

Se ci fermiamo al corpo e alla mente quelle sono destinate alla morte.

“Infatti la sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa; come muoiono queste muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti.” (Qoelet 3,19a)

Entrambi, infatti, hanno la .
Però l’uomo ha in se il potere della volontà che opera sulla psiche sui sentimenti e questi comandano le sue azioni e l’uomo integrale deve voler aderire al disegno di Dio:

“Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore (), con tutta la tua anima () con tutte le tue forze ().” (Deut. 6,4.5);

infatti, il Vangelo di Matteo (Mt. 22,37), e gli altri paralleli che richiamano questo versetto, per anima usa psiche (yuch); e cuore, psiche e forze è tutto ciò è in potere dell’uomo, il resto lo fa Dio.

Allora lo Spirito di Dio nell’uomo, l’altra anima che non può che amare Dio, l’attira verso quella direzione e ve lo trascinerà tutt’intero “Tutti coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio.” (Rom. 8,14)

L’uomo non è perciò scindibile in anima e corpo!
Non solo, ma non è nemmeno scindibile da Dio e la vita in questo mondo è periodo di fidanzamento nel quale viene messa alla prova la fedeltà reciproca.

Certamente in Lui troviamo la nostra anima gemella come dicono i profeti:

  • Osea (2,21-22) “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore.”
  • Isaia (62,5) “Si come un giovane sposa una vergine così ti sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa così il tuo Dio gioirà per te.”

Ed in questo campo non sono ammesse fecondazioni eterologhe; cioè intromissioni esterne alla coppia.
In questo contesto nel pensiero biblico dell’Antico e del Nuovo Testamento, l’essere umano, anima e corpo, è progetto di persona inscindibile nelle sue componenti voluta ed amata da Dio così com’è.
Ha in se una perfezione di progetto atto a superare il tempo e lo spazio.
È in definitiva un missile cielo-terra-cielo, a vari stadi che ha una capsula caricata d’energia iper-spazio-temporale, perciò divina: capace di condurre l’identità totale di ciascuno in dimensioni sconosciute, perché:

“In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.” (Atti 17,28)

È questa la risposta della rivelazione biblica che risponde all’esigenza dell’uomo aldilà, ma non contro la scienza, e gli assicura che viene dal cielo e là tornerà. Siamo angeli intersecati su un mondo a 4 dimensioni.

Chi è in grado di escludere che vi siano altri universi?
Innanzitutto spiego perché mi definisco un alchimista cristiano.
La mia educazione e la mia fede sono radicate nel cristianesimo; m’interesso di decriptazione della Bibbia ebraica e porto avanti un metodo per scrutare tali scritti facendo parlare le lettere ebraiche come disegni.
Nel “Dizionario di usi e leggende ebraiche” di Alan Unterman (Editori Laterza) sotto la voce “alchimia” tra l’altro leggo:
“…si credeva che le tecniche di combinazione delle lettere (gematria, alfabeto ebraico…) che consentiva ai mistici di controllare il potere creatore divino, corrispondessero alla combinazione degli elementi chimici che erano a centro degli esperimenti alchemici.”
Non ardisco a tanto ovviamente, né cerco di produrre oro dal piombo, ma sono un alchimista cristiano perché uso lettere ebraiche per far parlare un testo nascosto dall’Antico Testamento che è profetico della vita del Cristo in Gesù di Nazaret.

Ciò premesso entro nel vivo del discorso.

UNIVERSI E ALTRE DIMENSIONI
Chi è in grado di escludere che vi siano altri universi?
La Bibbia, che inizia con la lettera ebraica = B = 2 e non con la lettera = A = 1, anche attorno a questa idea ai sapienti ebrei ha dato tanto da pensare.
La dottrina della creazione dal nulla è accolta dall’ebraismo come interpretazione naturale del racconto dei Capitoli 1, 2 e 3 del Genesi, anche se esistono midrash per i quali il mondo sarebbe stato creato dai resti di mondi precedenti ed in tal senso alcuni leggono i primi due versetti di Gen. 1.
La kabbala, nel medioevo, invece seguì la via dell’emanazione di mondi a vari livelli fino ad arrivare alla essenza divina.
Se si va però un po’ a fondo si ricava che anche questa è un’idea biblica, sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento.
Di ciò si rinviene traccia là ove si parla dei cieli dei cieli:

– Deut. 10,14; 1Re 8,27; Neh. 9,6; Sal. 68,33;
– Sal. 148,4 “Lodatelo cieli dei cieli”;
– Is. 64,1 “Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi”;
– Is. 65,17 “Ecco io creo dei nuovi cieli” e Is. 66,22.

Anche nel Nuovo Testamento vi sono accenni di più cieli:

– Ef. 4,10 “Colui che discese è lo stesso che anche ascese al disopra di tutti i cieli, per riempire tutte le cose.”
– 2 Cor. 12,2 “Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa, – se con il corpo o fuori dal corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo.”

La Lettera agli Ebrei del Nuovo Testamento, peraltro, propone: “Per fede noi sappiamo che i monditonV aiwnaV – furono formati dalla parola di Dio” (Ebr. 11,3a).
Anche in quest’altro versetto si potrebbe tradurre i mondi: “(Dio) in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il/i mondo/i” (Ebr. 1,2 – anche qui c’è tonV aiwnaV).
Nel creato può perciò esservi di tutto e nessuno può porre limiti a Dio.
Anche se non ci conosciamo, sicuramente abbiamo in comune almeno l’origine ; quella vera, che certamente c’è, qualunque essa sia.
Ci accomuna poi un altro fatto: viviamo in questo stesso pianeta, il terzo per distanza della stella detta sole, d’una galassia della Via Lattea.
Forse però, per essere precisi, sarebbe da aggiungere l’informazione di quale universo stiamo parlando, cioè dell’universo a quattro dimensioni spazio-temporale.
Abbiamo perso o forse non abbiamo ancora potere e/o memoria in altre dimensioni?
Non sappiamo ancora o non ci ricordiamo come tornarci o andarci?
Abbiamo avuto come un ictus o non siamo ancora cresciuti?
Stiamo crescendo o stiamo semplicemente morendo?
In definitiva tendiamo a zero o all’infinito?
È possibile perciò anche pensare che ciascuno di noi è un individuo che ha coscienza solo della propria proiezione “nella tridimensionale bidirezionale X, Y, Z spaziale e unidirezionale (+) temporale T“, ma è una creatura più complessa che si va formando e che la nostra memoria, per ora è solo in quest’ambito, mentre la percezione e quindi la memoria intera, di chi si va integralmente formando, non è ancora matura per esprimersi.
In queste dimensioni abbiamo un potere, ma relativo, come pedine sulla scacchiera che possono solo andare avanti, ma un passo alla volta, diritti senza inciampi o storti alla bisogna, però senza fare salti e senza poter tornare indietro, camminando un po’ sul bianco e un po’ sul nero, e chi ha orecchi per intendere intenda!
Questa è la nostra scuola di crescita o palestra; tutto per un Re.
Alla fine della partita le pedine potranno forse capire l’intera strategia, se si trasformeranno in Regine arrivando alla casella finale.
Com’è accaduto ciò?
Beh, anche l’infinito lassù, l’immutabile per antonomasia è – se non fosse ritenuto assurdo – così mutabile che non sembra che muti, in quanto proprio se non creasse sarebbe mutabile.
È un infinito in perenne pulsione, un cuore ultracosmico.
La Vita che ama se stessa crea esseri che possano partecipare del Suo Essere e si genera in tutte le possibili sfaccettature, direzioni, dimensioni e modalità pur rimanendo immutabile nell’essenza.
L’origine , da dentro di sé – perciò padre in ebraico, ed in questo senso è proprio Padre di tutti – lancia, di continuo, progetti che umanamente parlando, dal chiuso porta della sua mente ad uscire come un vento ; lo “spirito” in ebraico e questo spirito percorre i creati delle varie dimensioni con un suo raggio d’energia creatrice.
Invia il Nome – vale a dire il Cielo dei cieli – il disegno/segno , il nishmat , soffia cioè l’anima d’un essere vivente che contiene appunto l’impronta di chi l’ha inviato , del Nome che l’ha emesso, un sigillo di vita , che ha completo il potere d’ordinare tutte le dimensioni che vuole nell’ambito del complesso dei “regni” ed universi che ha già creato.
Tutti siamo fatti con lo stesso sigillo, ma ciascuno è un esemplare unico e irrepetibile, libero ciascuno d’accettare d’interpretare a pieno il ruolo che ci spetta oppure no.
Nella Mishnah in Sanedrin IV è detto: “…per dire della grandezza del Santo, sia Egli benedetto, giacché l’uomo conia molte monete con un calco solo e tutte così s’assomigliano a vicenda, ma il Re dei re, il Santo, sia Egli benedetto, Lui ha coniato ogni uomo con il calco del primo uomo, e nessuno di loro assomiglia al suo collega . Per questa ragione ciascuno può dire: Apposta per me è stato creato il mondo.
Adamo è il primo uomo o piuttosto è il primo esemplare venuto, ma il conio è predisposto sul Nome che implica un modello perfetto e fa collocare la volontà dell’incarnazione a prima dei tempi?
Evidentemente il nishmat è come se avesse un codice interno con potere creativo – dentro dei corpi origine – del progetto che vuole attuare nei vari stadi d’evoluzione, e questo raggio inizia a fermarsi al livello del mondo di quell’universo con le dimensioni che nel progetto stesso è stabilito, e là in quell’ambito, che potrebbe anche non essere il nostro, attecchisce e si sviluppa.
Certo noi non possiamo che parlare e capirci con termini di qui, perciò la mente direzionale di cui parlo, per non definirlo semplicemente Dio, si può schematizzare il “luogo della corona” come dicono i kabbalisti il il vaso con i disegni nella mente/testa , da dove si portano come da un’assemblea gli inviati = angeli di comando, che sono anche i tutori del progetto; questi sono ad uscire per portarsi nei mondi cioè Iahwèh. (Sto utilizzando i significati delle varie lettere ebraiche di “Parlano le lettere” inserito in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche“).
Che vi possano essere spazi a più di tre dimensioni non è un problema per i matematici; i fisici poi si sono provati ad immaginare mondi con il tempo che si percorre anche in senso inverso e parlano d’antimateria e
È infatti dagli anni ’30 che si parla di “materia oscura”, ma recente è la notizia della scoperta del radiotelescopio dell’Università di Manchester, confermata dal telescopio di La Palma nelle Canarie, d’una galassia oscura, la VIRGO H 121, localizzata nell’ammasso della Vergine, a 50 milioni di anni luce da noi, 100 milioni di volte più grande del Sole e nonostante ciò invisibile e solo captabile dal radiotelescopio.
La fantascienza ha tutto ciò sondato in molte direzioni speculando su ipotetici stargate per altri universi, possibili per noi, visto che i buchi neri non sono praticabili.
Tutto ciò per rimanere nel misurabile fisicamente, ma vi sono altre dimensioni invisibili che non sono quantizzabili in questo mondo.
Ad esempio le sette dimensioni spirituali che hanno a base di misura la carità, ed entrando nell’ambito dell’antimateria, le corrispondenti sette dimensioni negative i cui riflessi si sentono anche in questo mondo, ma sono solo punte d’un sommerso che – ed è meglio così – non conosciamo.
Tra l’altro il versetto all’inizio del paragrafo della Lettera agli Ebrei (11,3) prosegue in tal modo: “sì che da cose non visibili ha preso origine quello che si vede” e quindi ammette che vi siano dimensioni di passaggio ignote ai nostri sensi.

UN PROGETTO CIFRATO AUTORIGENERANTESI
Mentre in questo mondo, nel caso specifico di quelli come noi, il progetto inviato di luce di vita si completa , insomma l’anima nishmat del progetto si esplica anche visibilmente con l’aggregazione d’atomi formanti molecole ordinate, rilevabili nel DNA, che si auto organizzano per divenire prima un embrione, poi un feto all’interno di simili a noi e poi… il bimbo che, stressato, è portato a condizioni di vita completamente nuove.
In pratica in senso figurato “muore”, quello che era il feto, lascia come scoria la buccia della placenta… ed esce il neonato passando per un tunnel nero come la morte, ma morte non è, bensì è vita nuova.
Nasce un essere, uomo o donna nel mondo che conosciamo, ma questi non è tutto e solo quello che è, anche se è tutto ciò che possiamo verificare.
Sotto le nostre possibilità percepiamo, oltre il fisico, le qualità e le energie che il volto accendono, illuminano od infiammano ; in altre parole le capacità relazionali, di come e di cosa parla, di come agisce nell’ambito dei sentimenti e della razionalità, insomma psiche e ragione che animano il corpo “animale” .
Tutto ciò però è solo una sezione nelle dimensioni di questo mondo, in cui sono escluse molte altre, che ad alcuni sembrano solo sogni fantastici e vaneggiamenti.
Man mano che si cresce tutto cresce in noi, e con noi, ed il nostro essere completo si può dire deborda e lo vedono solo alcuni, se lo vedono, perché la ricezione riguarda campi e dimensioni che superano le qualità di qua, tanto che sono pochi coloro che si propongono come persone che ne hanno un qualche sentore, grazie a singolari doti percettive, che purtroppo molti millantano d’avere.
Si agisce di qua, ma si cresce non solo qua, ma anche lassù e/o laggiù, poi si vedrà di ciò che è stato costruito cosa attira di più…
In ciò però ha peso, e non da poco, la grazia, vale a dire per rimanere nei termini, l’aggiunta del peso del progetto, cioè dell’amore che il Progettista v’ha messo e che è certamente partigiano a favore della attuazione, ma… a regola d’arte.
Quest’architetto poi, in ogni ambito dimensionale, ha lasciato per noi almeno un grado di libertà, come la pedina dell’esempio prima fatto, d’andar diritto o deviare ed in questo sta il nostro libero arbitrio.
Come per un feto che cresce nel ventre d’una donna – e man mano che lui cresce e dà calcetti e si muove aumenta anche l’affetto ed il legame per lui della madre – c’è la crescita di un istinto, di un imprinting, perché di lei, della madre, s’abitua a sentirne i suoni, ma lui non lo sa.
Questi comprende, solo dopo che è nato e cresciuto, che in quei nove mesi i genitori l’attendevano e che in lui s’è formato l’istinto, trasformato ora in sentimento, quindi in amore per lei e per il padre, così, estrapolando, l’individuo cresce, senza averne piena coscienza, anche in dimensioni particolari, oltre che in questo mondo, accettando pian piano a vari livelli l’affetto che riconosce venire dall’alto e che dà vita.

Anche in questo mondo s’afferma che tutte le azioni dell’uomo sono scritte in cielo e vi sono cenni al giudizio finale su tutte le azioni compiute nel corpo.
Le dimensioni spazio e tempo (passato – presente – futuro), potrebbero coesistere in mondi sensibili alle dimensioni di crescita complete del nostro essere, solo che in quei mondi noi siamo forse ancora dei feti, perciò senza percezione, ma ci siamo, mentre chi può accedervi ci vede come siamo.
È esperienza di tutti che il progetto di crescita del corpo umano è programmato e si ferma dopo un certo tempo; similmente alla scuola della vita cresce l’individuo tutt’intero, finché un bel giorno si nasce.
Muore l’uomo di terra e nasce un essere nuovo passando per la morte , che in definitiva, accettando questo schema, è porta della vita nuova; ossia della vita porta a segno/al disegno .
L’energia che è in noi, e che ha formato l’essere completo, sarà in quel momento come ad esplodere ed il nostro essere, nel mondo che definiremo spirituale, ci attirerà e l’energia creativa di noi in noi ci risorgerà dai morti .
È questa, della resurrezione dei morti, idea che ha radici antiche, si pensi già solo agli Egizi e quante forze, capacità hanno profuso e quante opere hanno intrapreso e concluso per tale idea!
Il nostro essere attrarrà a sé l’intero costruito del nostro progetto in attuazione e tutto ciò che ci appartiene in modo indelebile, che è nato in questo mondo e nelle altre dimensioni, si compatterà e verrà a far parte per sempre d’un individuo nuovo che però completamente si riconosce ed è riconosciuto nella propria singolare ed unica personalità; l’anima completa , con la “carne” glorificata, che non vedrà più la corruzione, necessaria a garantirne la sua individualità.
Dice Gesù nel Vangelo di Giovanni al sapiente ebreo Nicodemo andato a trovarlo di notte “In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il Regno di Dio.” (Gv. 3,3) e non è un accenno da poco per l’autorità da cui viene.
I Cristiani praticano Il battesimo come segno efficace della volontà dall’alto del Nome , Padre , Figlio e dello Spirito Santo, di farci nascere a vita nuova; si muore in Cristo e si rinasce in Cristo.
Ciò si può vedere quale attuazione di quanto detto; cioè quando è il momento si sorge alle nuove dimensioni grazie all’energia che ci risorge dagli uomini a livelli superiori e si esce da quello spazio temporale, si lascia una buccia, quello che è il cadavere; ma il nostro essere completo, l’individuo intero , con un “corpo” nuovo, come una farfalla che lascia la crisalide, si porta al livello che gli compete per la crescita avuta, con una “materia” particolare che è propria di lassù, ma che rende possibile il riconoscimento della nostra “carne” integrale, che direi in termini umani, luminosa come:

– quella dell’angelo che annuncia la risurrezione: “Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve.” (Mat. 28,12);
– appare quella di Gesù nella trasfigurazione ove:
– “il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce” (Mt. 17,2);
– “le sue vesti divennero splendenti bianchissime; nessun lavandaio della terra potrebbe renderle così bianche” (Mc. 9,3);
– “il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste candida e sfolgorante” (Lc. 9,29);
– i due uomini che parlavano con Lui “Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria” (Lc. 9,31).

Per i contemporanei, che pure non conoscevano la corrente elettrica di grande potenza ed i fenomeni elettromagnetici, descrizioni del genere dovevano risultare per lo meno insolite, eppure sono simili a quelle descritte nell’Antico Testamento in occasione di teofanie sul Sinai, con fulmini e boati, d’azioni uscenti dall’Arca dell’Allenza (1 Sam. 6,6.7; 1 Cr.13, 9) e da carri celesti (Ezechiele 1).

RISURREZIONE SOGNO DEGLI ALCHIMISTI, REALTÀ IN CRISTO
Anche nel mondo egiziano c’è l’immagine del giudizio finale del morto e la dea Maat che su un piatto della bilancia in presenza del dio Anubi, mette la piuma della giustizia – leggerissima perché non misurabile in questo mondo – e sull’altro piatto il cuore dell’uomo con le azioni fatte in vita.
Già nel pensiero egiziano spiccava, infatti, la concezione di Ba, l’immagine dell’anima, il doppio spirituale dell’uomo, che potrebbe essere descritto come una specie di corpo stellare dell’uomo.
Per il mondo saremo morti, ma il nostro essere integrale lo portiamo via.
Ciò è quanto qui nel mondo è definito risurrezione dei morti.
E non finisce ovviamente così, l’idea è che il processo di perfezione continuerà in un’altra forma di tempo inimmaginabile da qui, che è in sintesi la vita eterna, e dotati del nostro corpo glorioso serviremo oltre il tempo in modo sempre più efficace la Vita.
Crescendo vi sono accenni nei sacri scritti che danno da pensare che avremo, su ordine che viene d’all’alto, di divenire portatori di progetti e di comandi nell’universo dimensionale dei livelli inferiori a quelli dove staremo e continueremo ad essere aiutati alla continua crescita dai livelli superiori che troveranno il modo di interagire con noi, in quanto la Vita è servizio ed in ciò si innesta l’idea degli angeli custodi.
“Beato quel servo che il padrone arrivando troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi.” (Lc. 13,43s)
C’è la costruzione del Regno dei cieli in gioco e “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.” (Lc. 12,48)
È da leggere la parabola dei talenti, Mt. 25,14-30, inserita prima del discorso sul giudizio finale nel cui ambito è scritto: “Beato servo buono e fedele … sei stato fedele nel poco ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.” (Mt. 25,23) e c’è l’accenno che, se uno è cresciuto in qualche campo specifico delle realtà di cui parlo, sarà impiegato in opere importanti: “A chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.” (Mt. 25,29)
Poi c’è anche la controparte a monito, in cui s’intravede un regno negativo: “E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.” (Mt. 25,30)
Siamo cioè angeli in crescita e lo saremo realmente e si attuerà appieno il sogno di Giacobbe: “Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa.” (Gen. 28,12)
Il principio alchemico, che ha guidato gli antichi nella ricerca di una porta del cielo per mettersi in comunicazione con mondi astrali che l’uomo di tutti i tempi ha pensato che esistono, ma non può dimostrarne l’esistenza, è definibile nel concetto: “come in cielo così in terra“.
Quello che gli alchimisti hanno sognato, cioè che i mondi spirituali e i mondi materiali siano compenetrati fra loro e si congiungano grazie alla luce che impregna ogni cosa si verificherà e si è già verificato.
L’archetipo dell’individuo totale è stato spesso rappresentato con l’immagine di un corpo di luce, ed i Vangeli l’hanno attribuito al Cristo, primo degli uomini e Dio nel contempo e per mezzo di Lui il Padre ha dimostrato che la Sua sorte è possibile anche per noi e che la vita quaggiù è un necessario, ma conveniente passaggio: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me.” (Mt. 11,38); croce come storia intesa come l’assumere interamente su sé il progetto esistenziale attribuitogli da Dio!
“Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.” (Mt. 11,39), che si può anche leggere come: chi segue il proprio progetto di vita si perderà, chi segue il progetto che ha seguito il Cristo la troverà.
La risurrezione è vedere la luce; cioè la nascita dell’uomo dal corpo glorioso di cui parla San Paolo:

– “Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza, si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.” (1 Cor. 15,42.43)
– “In un istante in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati.” (I Cor. 15,52)

Un corpo di luce bianca che attualizza il “come in cielo così in terra” rovesciandolo in “così in cielo come in terra”.
Sul collegamento delle vicende in cielo ed in terra segnalo:

– “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli.” (Mt. 16,19)
E la tiara o triregno dei pontefici ricorda l’esistenza di mondi inferi, terreni e superiori.
– la preghiera per eccellenza del cristianesimo che ci ha insegnato il Cristo stesso, Gesù di Nazaret, riportata nel Vangelo di Matteo (6,9b-13): “Padre nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male”, si chiede in definitiva l’attuazione senza ostacoli del disegno della volontà di Dio per tutti i suoi figli non solo in terra e c’è, così, evidente traccia di quanto gli alchemici hanno preso a loro motto.
Jung, s’interessò della figura del corpo luminoso nei suoi studi raccolti in “Il segreto del Fiore d’oro” affermando che se la prima metà della vita tende alla generazione e alla riproduzione, per perpetuare la vita fisica, lo scopo dell’esistenza spirituale, di solito privilegiata nella cosiddetta seconda metà della vita, sembra essere la generazione e la nascita simbolica di tale corpo dello splendore del diamante.
Anche nell’Opus alchemico si parla di un passaggio “dalla nigredo alla albedo” come trasformazione e purificazione della materia, che come scoria nel crogiolo viene purificata.
Gli alchimisti si riferivano al corpo di gloria, che sembra vivere dentro l’uomo e corrisponde, in campo biblico, a ciò che San Paolo definisce “Cristo in me”.
Uno degli scopi dell’alchimia medioevale, frutto indubbio della kabbala ebraica, era appunto il recupero dell’uomo di luce nascosto nella materia.
L’immagine del corpo spirituale che emana luce bianca è una tradizione antica, si pensi all’aura dei santi, ed anche nella gnosi, ove un ruolo importante l’aveva la figura dell’uomo primordiale vestito di luce.
Zosimo dice che l’uomo terreno, di carne, porta in sé l’uomo spirituale.
Paracelso, medico e filosofo, ipotizza l’esistenza, d’un corpo semimateriale, immagine speculare di quello fisico, che chiama corpo sidereo o astrale: “Nella morte il corpo elementare va nella tomba col suo spirito, ma i corpi eterei vengono consumati nel firmamento.”

PERCHÉ SERVE UN SALVATORE
Evidentemente i sapienti dell’ebraismo si sono però interrogati sulla tendenza all’errore che c’è nell’umanità e sulle oggettive colpe che ha l’uomo e quante di queste siano ineluttabilmente legate all’origine “polvere è, e polvere tornerà”.
Risultava chiaro che nell’uomo c’è come una potenza avversa che lo spinge verso il basso e che contrasta la tendenza che pure sente a salire verso l’alto.
Caino, irritato perché Dio non sembrava gradire il suo sacrificio, si sentì dire da Dio stesso “…il peccato è accovacciato alla tua porta, verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo.” (Gen. 4,7), però il patatrac di Adamo ed Eva col serpente si era ormai verificato e anche Caino peccò e giù così via via tutti gli uomini.
Dio, allora, fece un segno sulla fronte di Caino, il segno della salvezza dei Cristiani, una croce (vedi: I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia).
Se ne ricava che la conclusione non può essere quella evolutiva; cioè l’uomo da solo non ce la fa e pur con il diluvio universale nulla cambiò, perché il peccato ricominciò con i figli di Noè, subito dopo il diluvio con Cam.
Ciò che cambiò fu, secondo la Genesi, l’atteggiamento di Dio che iniziò un’alleanza (e le alleanze si fanno in vista di guerre) con l’uomo contro il male.
Ne è prova la visione del progressivo senso del dilagare del male e del peccato che si ricava dalla lettura dei primi capitoli del Genesi.
Tale stato di fatti comportava una storia di salvezza, per trarre fuori l’uomo da difficoltà oggettive di crescita, onde s’attuasse la promessa d’una vittoria finale da parte della stirpe della donna che “ti schiaccerà la testa”.(Gen. 3,15b)
Per l’ulteriore crescita occorreva un atto creativo-salvifico, atto a piegare la bilancia a favore dell’uomo.
Nella lotta interiore dell’uomo contro “il male”, che deve pur sempre sussistere e continuare, si sentì sempre di più la necessità e s’invocò una giustizia divina che tenesse conto e superasse le difficoltà dell’uomo per l’insita tendenza negativa che di fatto è ineluttabile, perché nell’uomo c’è l’istinto di conservazione, connesso alla decisione divina della crescita nella libertà, cioè in assenza della costante presenza del divino che altrimenti sarebbe frenante alla volontà personale.
Si valutò che dall’istinto bestiale non basta salire con la razionalità, che esaspera le capacità individuali con la volontà e la bravura, buone in sé ma che se suscitate dall’orgoglio, in definitiva esaltano lo spirito del primeggiare.
La pur buona volontà di anime elette e il volontarismo sociale non è in grado di trasformare ed elevare la massa degli afflitti e dei poveri della storia, che sono nella fame e nelle guerre: “i poveri li avrete sempre con voi”. (Mt. 26,11; Mc. 14,7; Gv. 12,8)
Ovviamente se la creazione dell’uomo è terminata, tutto deve fare da solo l’uomo, ma se Dio avesse aperta o riaperta la via della carità tra gli uomini e tolta la paura della morte, l’uomo sarebbe stato salvato; è in un certo senso come Mosè, alla cui decisione Dio in definitiva s’associò, quando, dopo il peccato del vitello d’oro, ruppe le tavole scritte dal dito di Dio, così Dio riprese in mano il progetto.
Se, infatti, la morte fosse la parola definitiva sull’uomo sarebbero veramente inaccettabili le ingiustizie!
L’idea del Messia tra l’ebraismo e il cristianesimo oscilla tra due estremi:

– come atto definitivo che sancisce che l’uomo è arrivato agli ultimi tempi;
– come salvatore, cioè che compie un atto salvifico che apporta quanto serve all’uomo e che apre con la risurrezione una via altrimenti impraticabile.
Di tutto ciò si parla nei testi nascosti che si ricavano decriptando gli scritti ebraici dell’Antico Testamento.

SALMO 34 – LODE ALLA GIUSTIZIA DIVINA
Facciamo ora un passo in avanti andando a cercare un testo semplice e breve che abbia un nesso tra la giustizia di Dio e la decriptazione.
C’è una composizione, il Salmo 34, che le Bibbie commentate definiscono “Lode alla giustizia divina” che fa parte dei salmi alfabetici, ma delle 22 lettere manca la lettera n° 6 = = waw, quella che ha il numerale che ricorda la base del numero della bestia il 666 ed anche questo potrebbe indicare la volontà d’eliminare il male.
Numerosi nella Bibbia sono infatti i salmi, i poemi e le composizioni in cui l’autore ha iniziato ciascun verso con una diversa lettera dell’alfabeto ebraico e secondo tale successione alfabetica.
Nella Bibbia sono trattati in questo modo i:

– Salmi 9-10, 25 (di cui diremo dopo), 34, 37, 111, 112, 119, 145;
– Proverbi 31,10-31;
– Lamentazioni 1-4;
– Naum 1,2-8;
– Siracide 51,13-29.

Questa scelta ritengo che non sia solo un vezzo degli autori, bensì un avviso al lettore istruito alla decriptazione dei testi che vi troverà un testo nascosto di particolare interesse.
Con il mio metodo di “Parlano le lettere” inserito in “Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche” procedo a cercare di far parlare il Salmo 34.

Riporto il testo esterno secondo la traduzione della CEI:

Salmo 34
1 – Di Davide quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, scacciato, se ne andò
2 – Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
3 – Io mi glorio del Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino.
4 – Celebrate con me il Signore, esaltiamo insieme il suo nome.
5 – Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato.
6 – Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti.
7 – Questo povero grida ed il Signore l’ascolta, lo libera da tutte le sue angosce
8 – L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono e li salva.
9 – Gustate e vedete quant’è buono il Signore; beato l’uomo che in lui si rifugia.
10 – Temete il Signore , suoi Santi, nulla manca a coloro che lo temono.
11 – I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
12 – Venite, figli, ascoltatemi; v’insegnerò il timore del Signore.
13 – C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?
14 – Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde.
15 – Sta lontano dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila.
16 – Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di aiuto.
17 – Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il ricordo.
18 – Gridano e il Signore li ascolta, li salva da tutte le loro angosce.
19 – Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti.
20 – Molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutti il Signore.
21 – Preserva tutte le sue ossa, neppure uno sarà spezzato
22 – La malizia uccide l’empio e chi odia il giusto sarà punito. Il Signore riscatta la vita dei sui servi, chi in lui si rifugia non sarà condannato.

La decriptazione fornisce in un testo relativamente corto e succinto che nella prima parte, 34,1-10, conferma le motivazioni che avrebbero mosso Dio all’incarnazione della propria sostanza in un uomo, concordanti con quelle di “Se l’Uomo viene dal cielo là torna” connesse alla motivazione emersa dalla testo nascosto del brano Gen. 6,1-6.

Di seguito riporto la decriptazione (e, per brevità, solo la dimostrazione del primo versetto) di questa parte:

Sal. 34,1 “Di Davide quando si finse pazzo in presenza di Abimelech e, da lui scacciato, se ne andò.”


“Il Potente per amore , alla vergogna ( = ) dell’angelo (ribelle) porterà fine . Verrà () nel cuore ad agire d’un vivente recandovi la potenza . Il Verbo . Inviato sarà dal Padre a stare tra i viventi in cammino per recare la forza per scacciare la perversità () portando nell’esistenza del Potente la rettitudine .”

Sal. 34,2 “Dell’Unico dentro un corpo la rettitudine entrerà.
Verrà il Signore da casa con la rettitudine.
Del serpente il tempo finirà, ai viventi sarà d’aiuto, la stoltezza a finire porterà dentro il Verbo dall’esistenza.”

Sal. 34,3 “Dentro sarà la perversità a finire alla fine nel mondo del serpente.
Il potente angelo superbo è che fu ad accenderla in seno e per agire ad abitare fu nei viventi e standovi la luce ai viventi a chiudere portò.”

Sal. 34,4 “In cammino per liberare si portò dal serpente il Signore.
Per venire fu a portare l’energia in un corpo ed a vivere in un vivente entrò.
Illuminazione alla Madre recò che vi si sarebbe chiuso per aiuto recare.”

Sal. 34,5 “In aiuto dei poveri alla fine fu a venire il Signore e dai miseri per i lamenti si recò.
Dai viventi nella vergogna in cammino si portò.
In un corpo si recò finalmente a stare nel mondo per salvare dall’angelo (ribelle) che c’era.”

Sal. 34,6 “Nel mondo dentro fu da un utero a portarsi, la divinità fu a recarvi ed un angelo a partorire recò.
Ed il Verbo inviato fu al mondo dei viventi.
Di Dio fu la purezza in un corpo portata.”

Sal. 34,7 “Di Questi nel mondo si sentirono i lamenti al versarsi alla vista, ed il Signore si portò alla luce dal seno della Madre.
Dalla Sposa scese dal corpo.
(Quella alla quale) aveva portato l’indicazione fu a portarlo al mondo; Gesù portò.”

Sal. 34,8 “La grazia uscì d’un angelo.
Fu nel mondo a portarsi.
Entrò la pienezza dentro dove c’è la corruzione.
In un corpo l’Unigenito fu a portarsi e fu nella prigione del serpente giù tra i viventi.”

Sal. 34,9 “Per amore che sente per i viventi si portò ed a vedere recò la rettitudine che c’è nel cuore.
E da dentro il Signore da una donna col corpo fu ad uscire di uomo in cui era chiusa la pienezza che al mondo dentro portò.”

Sal. 34,10 “Fu nel corpo di un primogenito a portarsi l’Unigenito.
Completamente il Signore la santità fu a portare.
La rettitudine che è dell’Unico fu inviata le midolla a riempire per riportare ad un corpo la potenza che era nei corpi (quando) all’origine fu recata.”

Nella seconda parte del Salmo, 34,11-22, è profetizzato l’aiuto di Dio in Gesù Messia con l’apporto della salvezza che in pratica comporta l’ulteriore crescita grazie all’energia della risurrezione che fornirà quel che è venuto mancare, per vicende che all’origine hanno interferito col disegno dell’uomo provocandone col peccato la “caduta”, e consentirà il passaggio di natura e ad un mondo perfetto.

Di seguito riporto la decriptazione (e, per brevità, solo la dimostrazione dell’undicesimo versetto) di questa parte:

Sal. 34,11 “I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla.”


“La rettitudine il Verbo lancerà () per cambiare i simili () ed il cattivo che dentro si porta sarà battuto . I corpi a risorgere sarà . Del Signore il rifiuto ci sarà alle tombe . La pienezza ai corpi riporterà per la rettitudine che la potenza nei cuori riporterà dentro .”

Sal. 34,12 “Il serpente arderà dentro per l’energia che ci sarà nei viventi con la risurrezione in seno portata.
Il serpente che è a stare nei corpi dall’origine finirà con la forza della perversità . Ricomincerà la potenza nei viventi che da fiacchi vivono.”

Sal. 34,13 “Nei viventi sarà ad entrare dell’Unico la forza della risurrezione che entrerà nelle tombe; il soffio li rialzerà in vita.
Saranno le centinaia dentro i giorni a rivivere.
Al serpente che nei corpi all’origine si portò la fine nei cuori avrà portato dentro.”

Sal. 34,14 “L’energia rialzerà i corpi con la potenza della risurrezione, ma ucciderà nei viventi il cattivo portandolo a bruciare.
Il soffio finirà di starvi per la rettitudine che nei viventi s’insinuerà nei corpi.
L’amarezza dai viventi uscirà.”

Sal. 34,15 “Chi a riempire portò i corpi l’amarezza col peccare si vedrà bruciare.
Uscito dai cuori (dove) dentro abita per il rovesciato fuoco brucerà il serpente, ma nei viventi il portato aiuto li guarirà dalla perversità.”

Sal. 34,16 “Si sentiranno i forti lamenti che saranno ad uscire.
Li porterà fuori il maledetto che cacciato sarà vomitato.
I viventi che portò all’origine a fornicare ( in ebraico vuol anche dire andare dietro ad altri dei) saranno a riportarsi a Dio; per la risurrezione portata si vedranno integri.”

Sal. 34,17 “Nelle persone la forza che c’è della perversità, che dentro agisce, bruciata sarà nei corpi per l’azione potente entrata della rettitudine irrigata dal Crocifisso in cui visse l’Unigenito.
Dal corpo scese dalla ferita dell’Agnello con l’acqua.”

Sal. 34,18 “Giù per agire a versare la recò il Signore Risorto dal seno portando dalla piaga la potenza che scese a saziare tutti i viventi del mondo salvandoli.”

Sal. 34,19 “A versare dal corpo portò da dentro il Signore la potente energia (quando) spezzato fu il cuore . E venne in aiuto degli afflitti la forza dello Spirito di Gesù.”

Sal. 34,20 “Nei corpi dentro porterà la fine del male e tutti giusti porterà i viventi . Dalla vergogna saranno salvati, angeli li porterà il Signore.”

Sal. 34,21 “Risorti i viventi con i corpi tutti si vedranno rialzarsi dalla morte. Saranno portati da fratelli del Crocifisso a vivere ed entreranno tra gli angeli per l’entrata potenza dall’Unico inviata. Nel Risorto dentro il corpo entreranno.”

Sal. 34,22 “Finirà la morte in tutti i corpi che risorti si vedranno.
Con il corpo si vedranno fuori riportarsi risorti.
Belli saranno a rialzarsi per l’aiuto che ci sarà stato che a vomitare il peccatore porterà.
Il Verbo porterà l’aiuto.
Dall’esistenza porterà fuori l’angelo superbo.
Il Servo sarà a riportarli, li condurrà potenti dall’Unico che saranno uniti al Nome, e tutti entreranno nell’assemblea; nei giri saranno o vivere dentro portati.”

SALMO 25 – PREGHIERA NEL PERICOLO
Una riprova si ha decriptando il Salmo 25, anche questo alfabetico, che in pratica, con altre parole, replica molti dei concetti del 34 e comprova la volontà di decriptazione dei Salmi alfabetici e l’unicità del tema di sfondo.
Riporto il testo della traduzione tradizionale del Salmo in italiano e il testo che ho decriptato con gli stessi criteri del 34, ma per brevità non riporto la dimostrazione.

1 – Di Davide. A te Signore elevo l’anima mia.
2 – Dio mio, in te confido non sarò confuso! Non trionfino su di me i miei nemici.
3 – Chiunque spera in te non resti deluso, sia confuso chi tradisce per nulla.
4 – Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.
5 – Guidami nella tua verità ed istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato.
6 – Ricordati, Signore, del tuo amore, della tua fedeltà che è da sempre.
7 – Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore.
8 – Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori.
9 – Guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.
10 – Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.
11 – Per il tuo Nome, Signore, perdona il mio peccato anche s’è grande.
12 – Chi è l’uomo che teme Dio? Gli indica il cammino da seguire.
13 – Egli vivrà nella ricchezza, la sua discendenza possederà la terra.
14 – Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza.
15 – Tengo i miei occhi rivolti al Signore, perché libera dal laccio il mio piede.
16 – Volgiti a me ed abbi misericordia, perché sono solo ed infelice.
17 – Allevia le angosce del mio cuore, liberami dagli affanni.
18 – Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i miei peccati.
19 – Guarda i miei nemici: sono molti e mi detestano con odio violento.
20 – Proteggimi, dammi salvezza; al tuo riparo io non sia deluso.
21 – Mi proteggano integrità e rettitudine, perché in te ho sperato.
22 – O Dio, libera Israele da tutte le sue angosce.

Sal. 25,1 “Il serpente impuro sbarrato da Dio sarà con la rettitudine.
In forza della perversità l’angelo superbo sarà da bruciarsi dall’Unico.”

Sal. 25,2 “La maledizione sarà dentro spenta nei cuori, strappata sarà da Dio l’origine della vergogna che entrò per il maledetto.
Per spazzare il serpente giù si porterà l’Unigenito.
Si porterà a stare ad abitare dov’è che il serpente sta.”

Sal. 25,3 “In cammino tra i viventi con la rettitudine il serpente a rovesciare porterà. Sarà nella prigione a stare dentro.
Alla luce si porterà per stare ad abitare tra i simili del mondo.
In una famiglia si porterà in cammino per aiutare chi sta nell’amarezza che sarà a rovesciare da viventi.”

Sal. 25,4 “Ad aiutare i fiacchi sarà con la rettitudine il Signore.
La perversità sbarrerà, spazzando l’angelo che s’è dall’origine nei corpi rinchiuso.
A portarsi a finire sarà la vergogna che giudicata è stata.”

Sal. 25,5 “Entrerà in aiuto nei corpi la forza della rettitudine, frutto che ricomincerà negli uomini ardendo il serpente (la cui) vita giudicata è stata; bruciature gli verranno.
La divinità nel mondo fu in Gesù ad essere (portata) dall’Unigenito, che portato a crocefiggere la rettitudine a riversare portò.
Stando in croce, fu per tutti ad uscire; fu a portarla con l’acqua.”

Sal. 25,6 “Dal ferito/colpito agnello, che nel corpo racchiusa con l’acqua era, fu la rettitudine il Signore a portare.
Con l’amore era così la rettitudine a stargli in seno.
Per un’asta del serpente con l’acqua uscì per i viventi del mondo.”

Sal. 25,7 “Dal chiuso del cuore l’Unigenito portò per finire l’energia del peccare che nel corpo fu a recare il ribelle che fu maledetto.
Nel Crocifisso innocente nel corpo il vigore riempì, l’aiutò la rettitudine. Per questa, l’Agnello potente fu; rivenne la potenza in seno, l’energia nel cuore si riportò dentro così nel Signore.”

Sal. 25,8 “Nel cuore si portò dentro, e la forza ne risorse il corpo.
Il Signore si rialzò, la rettitudine l’energia fu a riportarsi nel corpo, che riuscì dalla tomba.
Per amore l’Unigenito rifù tra i viventi a casa per aiutare i fiacchi.”

Sal. 25,9 “Furono la via a sentire gli apostoli che a portarsi s’erano con la Madre. A casa vivo il Risorto parlò.
La carità portò (onde) fossero ad insegnare agli umili che in cammino si portassero.”

Sal. 25,10 “Tutti uniti iniziarono un corpo/popolo/Chiesa, annunciando che in croce il Signore per amore si portò.
D’un primo uomo la potente energia ne rialzò il corpo, in cui fu per il patto (infatti patto = dentro al corpo sarà in croce ) a portarsi, ma in azione per aiutare tutti vi s’era portato.”

Sal. 25,11 “Perché si rivedessero anime rette il Signore portò il perdono dalla croce. AI serpente che pecca, ad inviare fu la rettitudine.
La lanciò da dentro di Lui …”

Sal. 25,12 “… ai viventi che saranno a colpirlo nel mondo.
Nel mondo l’Unigenito in forza della risurrezione lancia guai alla perversità.
È a recare nel corpo/popolo/Chiesa frutto con aiuto ai fiacchi che saranno eletti.”

Sal. 25,13 “Agli apostoli parlò che la risurrezione avrebbe portato dentro i cuori e che dentro tutti la potenza sarà a riabitare.
Colpito il male, li avrebbe riportati ad essere forti con i corpi risorti; con l’originario corpo si alzeranno.”

Sal. 25,14 “Nel foro che con l’asta in mano fu con perversità il serpente a forzare il corpo dell’Unigenito, saranno a portarsi e dentro il corpo saranno del Crocifisso che li porterà del Potente nello splendore (ove) saranno a vederlo da vivi.”

Sal. 25,15 “A vedere saranno gli angeli.
Staranno per sempre con Dio.
Saranno dal mondo portati fuori per stare con Lui?
Saranno portati su per stare con l’Unico a vivere con i corpi risorti.
Il Crocifisso col corpo a rivelarsi sarà.”

Sal. 25,16 “In persona uscirà che:
– Dio è che portò la grazia degli angeli che è la rettitudine;
– fu a stare tra i viventi per l’aiuto portare ai miseri;
– dall’Unico inviato era stato.”

Sal. 25,17 “Su con il corpo li porterà il Crocifisso nel cuore (dove) dentro saranno rigenerati alla vita, a casa li porterà a vivere.
Che vivi su li portasse speravano tutti.
Con il Signore su staranno.
Dell’Unico angeli saranno.”

Sal. 25,18 “Dal corpo dell’Unigenito usciti alla vista angeli saranno.
Saranno portati i popoli nel Potente a stare, ma la distruzione del serpente in tutti per il peccare portato alla fine ci sarà stata.”

Sal. 25,19 “Con il corpo nell’Unico entreranno.
Con l’Unigenito staranno ad abitare.
Saranno alla retta esistenza le moltitudini portate e nella luce con gli angeli verranno nell’assemblea a vivere nei giri, luminosi, belli, porteranno da angeli l’esistenza.”

Sal. 25,20 “Bruciato l’essere ribelle nel mondo dell’angelo superbo, saranno portati fuori salvi tra gli angeli a stare.
Da Dio Padre li porterà il Risorto da retti a stare nell’assemblea.
Attorno staranno al Crocifisso; staranno nella casa dei retti.”

Sal. 25,21 “Puri li porterà la forza che avrà risorto i corpi.
Saranno su a saziarsi con gli angeli dell’essenza della rettitudine; forza che a versare porterà per l’esistenza il Crocifisso, che è la rettitudine (in persona).”

Sal. 25,22 “Libere in Dio entreranno a stare le centinaia tutte.
Saranno del Principe di Dio i viventi la sposa su col corpo condotta (dalla quale) in croce fu portato.”

IL DISCORSO DELLA MONTAGNA
Nell’immaginario umano abbiamo visto che è entrato il pensiero di mondi perfetti in cui l’uomo mentre vive non può entrare perché non ne ha percezione, ma di fatto se pur non v’entra in quei mondi crescono sue particolari dimensioni che gli daranno però frutto e che dopo la morte si ricongiungeranno a lui.
Ciò, pur se è entrato nell’immaginario, purtroppo cozza con la realtà in quanto gli alchimisti che pur cercavano di trovare una via (si pensi alla pietra filosofale, araba fenice della risurrezione) di fatto non risulta siano riusciti ad aprire un varco nella volta di cemento dell’esistenza della sofferenza.
Per contro la via aperta dal Cristo dalla croce alla risurrezione porta dalla speranza alla fede e produce frutti di carità.
Gesù definisce macarioi “beati”, per opposizione ai mortali, i poveri uomini di questo mondo e nel discorso della montagna offre la fotografia dell’uomo nuovo ed assicura un contrappasso alle sofferenze patite dai poveri in spirito, dagli afflitti, dai miti, da chi ha fame e sete di giustizia, dai misericordiosi, dai puri di cuore, dagli operatori di pace e dai perseguitati per causa della giustizia, in quanto “Rallegratevi ed esultate, perché è grande la vostra ricompensa nei cieli.” (Mt. 5,12)
Sono, infatti, tutte dimensioni non valutate in questo mondo, ma che quelli definiti già beati, hanno in modo accentuato nel Regno dei cieli, che esiste in contemporanea.
Tale discorso di Gesù, che è nei Capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo di Matteo, inizia con le beatitudini e comprende il Pater Noster, è da leggere tutto di seguito.
Questo brano, fondamentale della vita cristiana, ci conforta nel sostenere che il mondo spirituale non è utopia, ma un modo concreto di vita, compiuto da tanti in incognito.
In definitivo il Regno di Dio inizia da qui su questa terra:

– Mt. 5,19 “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.”
– Mt. 6,19-21 “Non accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulativi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.”

C’è e conferma la costruzione in terra di un regno nei cieli:

“Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là: Perché il Regno di Dio è dentro di voi.” (Lc. 17,21)

Dice il profeta Isaia (47,10): “Confidavi nella tua malizia, dicevi: Nessuno mi vede.”
Il Vangelo di Matteo, proprio nel Discorso della montagna, per tre volte, quando parla del digiuno, dell’elemosina e della preghiera che vanno fatte in segreto, perché costruiscono l’uomo nuovo, afferma: “il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà.” (Mt. 6,4)

Siamo cioè monitorati, ci sono mondi in cui siamo visibili.
Nulla di ciò che facciamo sarà perso, perché speculare nell’alto dei cieli, cioè in un universo da dimensioni particolari, ma completa e sfolgorante, ‘è la realtà che si va formando in questo mondo; in tale scenario, del così in cielo come in terra, è perciò da inserire la visione dell’Apocalisse: “L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente nella gloria di Dio… La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio l’illuminerà e la sua lampada è l’Agnello.” (Ap. 21.10-23)
Dio non è lontano da noi, perché è nel cuore dell’uomo; perciò è da cercare seguendo la via di chi l’ha trovato e se la nostra anima è appannata, facciamoci pulire il vetro alla scuola dell’Agnello e troveremo la Sua immagine.
Raddrizziamo perciò i nostri sentieri e speriamo “perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e s’impietosisce riguardo alla sventura” (Gioele 2,13b) e noi esistiamo ed esisteremo grazie a Lui.

 

SE L’UOMO VIENE DAL CIELO… LÀ TORNAultima modifica: 2018-06-25T19:27:43+02:00da mikeplato
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