FA CIO CHE VUOI

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Frater Achad


di Mike Plato

 

Molti conoscono Aleister Crowley, non molti lo hanno studiato a dovere. Il suo sistema è analizzato  nel fondamentale “Magik”. Si tratta di un personaggio estremamente ambiguo che, a prescindere da discutibili modi di vivere e di operare ritualmente, aveva un’erudizione esoterica assolutamente fuori dal comune. La storia di Crowley inizia davvero solo quando riceve dalla sua guida angelica interiore, che egli chiama Aiwass, la cd. Legge di Thelema (legge della suprema volontà). Secondo il sistema iniziatico di Crowley, il compito di ottenere la conoscenza e la conversazione con il Santo Angelo Custode è il solo compito di colui che merita di essere chiamato adepto. In sostanza, secondo il mago del XX secolo, se non si riceve la voce dell’Io divino, non si è davvero mai iniziati. Tale ricezione (vera Cabala) è la prova che si è degni di instaurare un rapporto o meglio un’alleanza con Dio. Ciò può esser fatto solo allorchè l’angelo consegni all’uomo le chiavi per la sua invocazione. La vera iniziazione è quindi segnata dalla voce di Dio che comanda e istruisce, come è detto: Seguirete il Signore vostro Dio, temerete lui, osserverete i suoi comandi, obbedirete alla sua voce, lo servirete e gli resterete fedeli (Deuteronomio 13:5). Nel 1904, Crowley ricevette da Aiwass il Liber Legis e, con esso, la fondamentale Legge di Thelema. L’ingiunzione fu: Fa ciò che vuoi, sia tutta la legge”. Ho quest’argomento molto a cuore, in quanto tempo addietro ho anche io ricevuto la stessa ingiunzione dal mio Intimo: devi fare ciò che vuoi.  Molti operatori dell’occulto hanno interpretato questa legge come : Fa ciò che ti pare, ossia un invito a fare la propria volontà egoistica. Crowley stesso scoprì a suo elevato costo che significava l’opposto: fai quello che devi fare e niente altro. In sostanza, l’Intelligenza divina non poteva dire a Crowley: Fa ciò che ti pare, ma certamente invitare Crowley al sacerdozio melkizedecchiano, a divenire un servitore dell’Altissimo. Ergo, invitava gli iniziati a discernere la volontà di Dio e a far convergere la volontà egoistica e quella divina, in modo da annullare di fatto la prima. Il mistico Jacob Bohme associava la falsa volontà egoistica a Satana, in modo analogo al Cristo che apostrofò Pietro chiamandolo Satana perché “pensi come gli uomini e non come Dio!” (Matteo 16:23). Paolo scrive: Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Romani 12:2). La cosa più ardua è proprio il saper discernere ciò che Dio vuole da noi, e ancor più arduo è obbedirvi, perché spesso le ingiunzioni paiono assurde ad una mente razionale. Basti pensare al sacrificio di Isacco imposto ad Abramo. Certo è che la differenza tra il Fa ciò che ti pare e il Fa ciò che vuoi è la stessa differenza che passa tra l’eterna schiavitù al determinismo astrale degli Arconti e il sacerdozio eterno. Tra di essi c’è uno spartiacque, un cammino graduale, perché non si può pensare di svegliarsi un mattino e divenire un perfetto servo di Dio. L’uomo profano si illude di avere il potere di decidere le proprie scelte. In realtà o è potentemente condizionato dalle Potenze astrali oppure, se si decide in tal senso, si sgancerà dal condizionamento di queste e farà divorare la propria volontà da Dio in lui. L’avatar torna ad essere un avatar, il ruolo per cui Adamo era stato concepito dall’Intelletto Divino (Elohim),  e non un ribelle intriso di illusione di libertà. Ora  il Fai ciò che vuoi dell’Angelo è in sostanza un  Fa cio che io voglio. Il libero arbitrio di fatto non esiste, e non è davvero contemplato dalle scritture ebraico-cristiane. I grandi iniziati dell’ebraismo e del cristianesimo sapevano che l’uomo esprime la sua libertà di scelta solo in un istante: o sto con le Tenebre e mi addormento, pensando di fare la mia volontà; oppure sto con la Luce e mi ridesto al mio programma originario, cosciente che sto facendo la volontà di colui che respira, pulsa e vive in me e attraverso me. Gesù rappresenta il perfetto avatar che realizza la Legge di Thelema. Ciò è evidente nelle ultime parole in croce, ove dice: Tutto è compiuto…Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito. Il senso è: La mia missione è compiuta…ho consumato l’uomo in me, distrutto il mio ego e la mia falsa volontà egoistica, volontà che ritorno a te, Io Vero ed eterno.

 

 

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Graograman, il leone iniziatore di Bastiano ne La Storia Infinita


Gesù non era più solo un servo ma persino il Figlio di Dio, poiché Dio Padre ambisce ad un rapporto filiale con l’uomo. Gesù era uno con Dio, non obbediva più semplicemente alla Voce e faceva la volontà di Dio. Era il Dio-uomo. D’altronde, lo stesso Gesù aveva accennato alla Regola Aurea (o Etica della Reciprocità) riguardante la volontà: non fare agli altri ciò che non vuoi gli altri facciano a te. Nessuno può fare davvero ciò che vuole, in quanto il proprio agire e la propria libertà terminano dove inizia la libertà degli altri. Questa regola esprime il cd. Karma orizzontale, il buon agire tra gli uomini. Ma esiste un Karma verticale, decisamente più importante,  tra uomo e Dio. Gesù, di fatto, insegnò a ben gestire la legge del karma orizzontale attraverso la Regola Aurea ma, a ben pensarci, questa stessa regola dovrebbe disciplinare il rapporto tra uomo e Dio, ossia: Non fare a Dio ciò che non vuoi che Dio faccia a te. Cosa dobbiamo o non dobbiamo fare a Dio? E’ semplice: non dobbiamo sottrargli l’Imperio, la volontà, ossia non divenire un servo ribelle al padrone. Ma allora, se noi togliamo la volontà a Dio ne consegue che Dio dovrebbe poi toglierla a noi. E ciò puntualmente accade, perché Dio ha abbandonato l’uomo in dominio degli Arconti e di un rigido determinismo astrale. Dovremmo quindi fare a Dio ciò che vogliamo che Dio faccia a noi, prima considerando la Regola Aurea in senso positivo e poi attuando l’unica vera grande regola: rimettere lo Spirito di Volontà e di Intelligenza a Dio in noi, il quale attuerà così la profezia del regale Salmo 110: siedi alla mia destra (fa la mia volontà, diventa mio servitore) finchè ponga i tuoi nemici (Arconti ) a sgabello dei tuoi piedi. A quel punto l’uomo diventa Re e Sacerdote in eterno di sé medesimo, che è Dio. Obiettivo certo non facile da raggiungere per chi ne vive in funzione, perché la falsa volontà egoistica è una serpe dura a morire e rinasce soprattutto quando ci si illude di averla schiacciata. La Legge di Thelema fu recepita persino da Sant’Agostino, considerato il più grande dei padri della Chiesa. Il contesto è l’interpretazione della Prima lettera di Giovanni, alla quale il vescovo d’Ippona dedicò un ciclo di dieci omelie. La frase in questione si trova nell’omelia 7. Agostino commentava i versetti 4-12 del capitolo 4 dell’epistola giovannea, un passaggio cruciale del testo sacro, lì dove Giovanni afferma solennemente che «Dio è amore». A quel punto egli dice: Ama e fa ciò che vuoi. Amare chi? Certo, l’umanità nel suo complesso. Ma ne siamo proprio sicuri? Il più grande amore, quell’amore che adombra qualsiasi amore umano è espresso dallo Shemà di Deuteronomio 6:4, lo stesso comandamento che Cristo offrì ai suoi e a tutta l’umanità identificandolo con il primo dei comandamenti divini (Matteo 22:37): tu amerai YHWH tuo  Elohim con tutto il tuo cuore , con tutta l’anima e con tutte le forze. Amare Dio significa obbedirgli. Cristo completò il comando dicendo che occorre amare anche il proprio prossimo, che è il fratello in spirito. Prossimo non è l’uomo della porta accanto, colui che si ostina a vivere nella sua falsa volontà egoistica. Per questo Re David scrive nel Salmo 15:3: Per i santi, che sono sulla terra, uomini nobili, è tutto il mio amore. L’iniziato non dice che egli ama tutta l’umanità, ma solo i suoi fratelli in Dio, coloro che come lui, cercano di tornare a Dio. Il Cristo alluse alla legge “fa ciò che vuoi” sforzandosi di incanalarla nell’alveo della cd. Legge Aurea. Tale Legge fu espressa in senso negativo e in senso positivo: «non fare agli altri ciò che non vuoi che gli altri facciano a te” e «fai agli altri ciò che vuoi che altri facciano a te » In buona sostanza, il messia ci suggerisce che la nostra libertà di volere e di fare cessa ove inizia quella dell’altro. La Legge Aurea regola i rapporti karmici tra gli esseri, e postula che tutto quel che fai, di utilità o di danno agli altri, ritorna sempre indietro al mittente. Ciò vale anche nel fondamentale rapporto tra l’uomo esteriore e il suo uomo interiore, il Figlio di Dio: dai te stesso a lui e lui darà se stesso a te, dagli 100 e otterrai 100, sacrificati per lui e lui si sacrificherà per te. Ergo, il Fai ciò che vuoi trova un giusto limite in ciò che vogliono gli altri e soprattutto in ciò che Dio vuole da te. Ecco perché si fa davvero ciò che si vuole solo allorchè si fa ciò che vuole l’uomo interiore, il quale, essendo un frammento della coscienza divina collettiva, sa perfettamente cio che fa ed opera sempre con giustizia in vista dell’interesse individuale e universale, ma sempre che lo si lasci agire. Se questo Io Divino in noi non agisce, allora è il caos, e il Fa ciò che vuoi diventa solo il pretesto per un’insubordinazione universale al Centro divino. A leggere Crowley, sembrava che il Magus fosse armato di buoni propositi e sani principi:  «Ogni iniziato della vera Rosacroce deve proporsi, quale compito principale, di scoprire da solo la sua vera volontà e farla, e non fare null’altro. Deve eseguire questa volontà alla lettera con tutta l’energia, il coraggio e l’abilità di cui è capace. Questo vale soprattutto per il compito di diffondere nel mondo la Legge, poiché in questo sta la prova del suo successo, la testimonianza della dedizione della sua vita alla Legge, che gli ha illuminato le vie e gli ha dato la libertà di percorrerle. Così facendo, egli paga il suo debito nei confronti della Legge che lo ha liberato». Crowley insegnava a scoprire il proprio «sanathana dharma, il destino superiore che è celato nell’anima, ma non disse come fare a giungerci. Disse solo che occorreva passare dall’egotico «faccio ciò che mi pare” al divino «faccio ciò che Dio vuole da me…faccio la volontà di Dio in me» L’unico che abbia descritto il passaggio da un punto all’altro della retta è stato non un esoterista palese ma un narratore fantasy, Michael Ende, nel noto libro «La Storia Infinita. Ende non è stato il primo a rivelare il Fa ciò che vuoi. Ci aveva già pensato Rabelais in quell’opera ad alto contenuto ermetico che conosciamo con il nome di «Gargantùa e Pantagruèl». Qui Gargantua, su consiglio di frate Jean, fa costruire l’abbazia di Thelema, nella quale uomini e donne vivranno felici e in perfetta armonia seguendo una sola regola: «fa’ quello che vuoi». Ciò a riprova che vi era un segreto ermetico molto antico legato a questa regola. E qui veniamo ad Ende che ci aiuta a comprendere l’essenza e l’iter della legge thelemica. Nel capitolo XV dell’opera citata, il protagonista Bastiano va nel deserto e incontra il leone Graograman, il quale decide di rivelargli l’arcano del motto “Fa ciò che vuoi” inciso dietro l’amuleto “Auryn” (un uroburo) portato da Bastiano al collo. Questo principio non implica l’assecondare la propria volontà egotica, ma giungere a fare la propria vera volontà, e nulla è più difficile. Graograman spiega che la vera volontà in ciascuno di noi è il nostro più profondo segreto, quello che non si conosce. L’unica strada per giungere a conoscerlo è quella dei desideri, il passaggio da un desiderio all’altro. Questa è la più pericolosa delle strade, non perché richiede coraggio, ma solo sincerità e attenzione, onde evitare di perdersi definitivamente nel lato oscuro. Graograman afferma che lì’uomo comune non sa né cosa sia il desiderio né conosce la distinzione tra un desiderio buono e cattivo. Solo l’esperienza e l’agire possono far giungere alla reale comprensione dello scopo ultimo dell’anima, e solo passando per i desideri, a prescindere dall’umana considerazione che essi siano buoni o cattivi. Ovviamente questo è il fine di un iniziato alla Via della Luce, il quale non deve passare per i desideri carnali ma per quelli spirituali, laddove gli umani allo stato profano non hanno interesse a questo tipo di “gnosi” ignorando persino il loro destino umano. Esempio classico di desiderio spirituale è la preghiera di Salomone per ottenere la sapienza divina (Sapienza 9:1). Dio è compiaciuto che Salomone chieda questo e non Mammona (1 Re 3:10). Questo è il genere di desideri che il nucleo divino in noi soddisfa, la vera espressione del Fa ciò che vuoi. Non a caso Giacomo scrive: «non avete perché non chiedete, chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri» (Giacomo 4:2-3). Di quest’idea fu anche uno dei migliori allievi di Crowley, Frater Achad, ovvero Charles Stansfeld Jones (1886-1950), colui che poi abbandonò il maestro perché in disaccordo con la “licenziosità” del Magus che lo istruì, classico esempio di allievo che uccide il maestro. Achad scrisse il suo pensiero sulla legge di Thelema nel libro «La Qabalah della Bestia Trionfante». Secondo Achad, questa massima, ben lungi dall’invitare alla sregolatezza, rappresenta il più stretto dei legacci possibili. La soluzione all’enigma non va ricercata in una fuga sconsiderata da qualsiasi autorità e ordine, per ritrovarci poi più schiavi di prima, ma nel principio cristico, sopra menzionato, legato alla Legge Aurea. Achad scoprì che la volontà individuale è solo una piccola parte della volontà dell’umanità, ed è quindi necessario imparare a tener conto della volontà delle altre persone in modo che facendo la propria volontà non si entri in conflitto con altre persone.  Questo principio è stato completamente disatteso dalla Grande Chiesa, la quale ha imposto la propria volontà dogmatica con la forza e il terrore nei secoli precedenti, violando palesemente la Legge Aurea evocata proprio da colui che la Chiesa ha inteso cavalcare. Achad scoprì che Fa ciò che vuoi non significa solo tener conto delle volontà altre ma agire in linea con ciò che si ritiene giusto, quindi tener conto della volontà di Dio in noi che si conforma ad un principio di giustizia superiore. Egli scrive:  «cominciai a rendermi conto che la volontà autentica dell’umanità nella sua interezza coincideva con il volere di Dio riguardo all’umanità in questo particolare stadio del suo sviluppo…Cercando di aiutare l’umanità nella sua interezza, potevo imparare a compiere la volontà di Dio, ossia il vero volere. Scoprii che questo soddisfaceva perfettamente la mia volontà personale, poiché mi accorgevo di vivere in vista di un fine ben più grandioso di quello che avrei saputo propormi sulla base della mia piccola volontà». Achad  giunse alla conclusione che attuare in pieno il Fa ciò che vuoi implicava la cooperazione al Piano divino universale, perché non è un’opera da attuarsi solo verso se stessi. La volontà coincideva con il «dovere superiore». Per Achad, la contro-Tradizione usa da sempre questo principio, donato da Dio a tutti gli esseri emanati, in modo sbagliato e usurpò e usurpa con la volontà personale il potere di Dio. Di fatto, l’intera umanità è soggetta a questa distorsione. Credo che quanto scrive Achad debba essere oggetto di contemplazione da parte di tutti noi, perché è questo che fa la differenza fra chi vuol tornare a Dio e chi si ostina a rintanarsi nel suo ego ribelle: «se decidiamo di accettare la legge divina e scrutiamo in fondo al nostro cuore sforzandoci di conoscere in ogni istante il volere divino dentro di noi, e di conformare il nostro volere a quello di Dio, diverremo uomini e donne con uno scopo vero e superiore. Saremo un modello, un esempio, e solo con l’esempio potremo insegnare e aiutare gli altri». Solo giunti ad uno stadio superiore, allorchè saremo dei Re di Giustizia ed uno con Dio potremo attuare quel che è detto nei Testi dei Sarcofagi e nel Libro di Daniele (11:3) del risorto: «Sono l’amato dell’Enneade. Sono uno come vuole così fa. Io sono il Mago…. Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande impero e farà ciò che vuole»

 

FA CIO CHE VUOIultima modifica: 2013-10-23T18:28:00+02:00da mikeplato
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