GENETICA ERMETICA

Schermata 2022-03-02 alle 19.12.51

di Michael Hayes

Esiste un principio unificante che governa l’intero universo dalla scala cosmica fino a quella sub-atomica? È possibile identificare un sistema generale capace di unire la Fisica Einsteiniana, la Teoria dei Quanti e altre aree apparentemente separate della scienza? L’autore afferma di sì e lo chiama il Codice Ermetico, che si esprime attraverso precisi rapporti aureo-musicali.

Ci sono distinti schemi numerici che attraversano i simbolismi delle antiche filosofie e religioni di tutto il mondo, e queste stesse simmetrie sono evidenti in molte delle teorie scientifiche all’avanguardia. Quindi, forse, la scienza sta solo riscoprendo attraverso la ricerca empirica ciò che gli antichi capivano intuitivamente. I principi ordinatori dell’universo sembrano rispecchiarsi nella struttura di questo schema numerico e – forse il più intrigante e inquietante di tutti – nelle simmetrie della musica.
Ma partiamo dal Pi Greco, chiave di conoscenza. Esso è il rapporto a lungo cercato tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro, ed è, secondo tutti gli standard conosciuti, un numero straordinario. Mentre i computer moderni calcolano il suo valore in miliardi di miliardi di cifre, paradossalmente il suo valore intrinseco non cambia di una virgola. La sequenza di numeri ottenuta dal calcolo del Pi Greco è assolutamente casuale, non segue alcuno schema, quindi, non possiamo trarne niente, oltre al fatto che abbiamo a che fare con un fenomeno concettuale piuttosto speciale. Sembra quasi impossibile stabilire l’essenza del Pi Greco meramente attraverso i numeri. La computazione del suo valore esatto è praticamente l’unico argomento dei più antichi sistemi matematici che abbia qualche interesse per la ricerca matematica moderna. Il suo calcolo è il test definitivo per verificare la resistenza allo stress dei supercomputer. Si tratta di un numero trascendentale, il cui valore è chiaramente oltre la comprensione della mente logica.

Secondo la cronologia comunemente accettata, il Pi Greco venne riconosciuto per la prima volta nel 2000 a.C. circa dai Babilonesi che calcolarono il suo valore in 3 e 1/8. Nel 1650 a.C., uno scriba egizio di nome Ahmes, autore di quello che è conosciuto come “Papiro Rhind”, attualmente conservato al British Museum, ha calcolato che il rapporto tra la circonferenza e il raggio equivale a 256/81, o 3,16049. La cronologia ortodossa, tuttavia, si riferisce solamente alle prime forme documentate di calcolo matematico. In effetti, la simmetria del Pi Greco era riconosciuta già dagli Egizi dell’Antico Regno. Ormai è generalmente accettato da tutti, tranne dagli scettici più duri, che il rapporto del “Pi Greco classico” – 22/7 o 3,142857 e così via – è incorporato nelle dimensioni e nelle proporzioni della Grande Piramide. Che gli Egizi conoscessero questo valore è ulteriormente sostanziato da un indizio chiave che non proviene dalle piramidi. Esso appare nella forma di un decreto, uno dei più importanti documenti amministrativi dell’Antico Regno, che designa l’alto sacerdote e visir Shemaj come Direttore dell’Alto Egitto. Questo documento pone ufficialmente tutti i 22 nomes (distretti) sotto la sua autorità, enumerandoli dal primo all’ultimo. Qualche tempo dopo il faraone designa alla posizione di deptato (o araldo) del visir quello che sembra essere il figlio dello stesso Shemaj. Ma a questo punto abbiamo la parte più interessante di questa antica ingiunzione, la quale afferma che la giurisdizione del figlio, in qualità di deputato, si estende solamente a 7 nomes. Il simbolismo è ovvio: il padre sul figlio, 22 su 7.
Ma torniamo al presente per un momento. Come ha affermato David Blatner nel suo libro, “The Joy of Pi” (La Gioia del Pi), la magia di questo numero non è limitata al cerchio o alla misura di archi e curve: «Mentre sulle prime sembra che il cerchio definisca il Pi Greco, forse è il contrario. Sicuramente, anche se non conosciamo il Pi Greco, possiamo disegnare dei cerchi. E tuttavia il Pi Greco esiste anche separatamente dai cerchi. Risuona in noi e intorno a noi. E’ la risposta a un migliaio di rompicapo matematici, ognuno dei quali non ha relazione con i cerchi; si trova nelle soluzioni delle probabilità e delle equazioni statistiche; ed è parte di come interpretiamo fenomeni naturali così vari come la struttura degli atomi o il movimento delle stelle». Non è sorprendente, quindi, data la sua unicità e sofisticatezza, che gli Egizi incorporarono il Pi Greco non solo nella loro architettura, ma anche come modello base per la condotta e l’interazione degli alti sacerdoti? Sorprendente, certo, ma quando arriverete ad apprezzare l’incredibile saggezza di questi antichi savi e la natura assolutamente altruistica delle loro intenzioni, se siete in qualche modo come me quando mi sono reso conto per la prima volta cosa stesse succedendo a quei tempi nell’Antico Egitto, la vostra sorpresa si trasformerà in completa incredulità. Ma torniamo nuovamente al Pi Greco, perché è la chiave, il mezzo per aprire la porta dei segreti di tutte le dottrine esoteriche e scientifiche.

Schermata 2022-03-02 alle 19.13.04

Vibrazioni Ovunque
Oltre la geometria e la soluzione di questioni statistiche e di probabilità, c’è un altro aspetto intrigante e, a mio modo di vedere, più importante nel Pi Greco. Si tratta della sua evdente conformità musicale. 22/7 è l’espressione di tre ottave di risonanza consecutive. Un ottava, come sappiamo, consiste di 7 note fondamentali: do-re-mi-fa-sol-la-si. L’ottava nota, do, è una ripetizione della prima, ma con esattamente il doppio della frequenza, è la prima nota dell’ottava successiva. Allo stesso modo, l’ottava nota della seconda ottava è la prima della terza. Prese insieme, queste tre ottave contengono esattamente 22 note.
Ora, accade che questa inerente simmetria musicale del Pi Greco – la “tripla ottava” – descrive simbolicamente le due leggi fondamentali della Natura. Queste leggi inviolabili e un tempo sacre, apparentemente conosciute sin dall’antichità più remota, vengono raramente riconosciute dagli scienziati moderni, e tuttavia governano chiaramente la formazione e la sequenza di tutto ciò che esiste, o, in altre parole, di tutti i fenomeni osservabili e misurabili. La prima di queste leggi è la legge del tre, la legge della “tripla creazione”. Questa è la legge di base delle tre forze: attiva, passiva e neutra. Questa onnipresente triade di forze si manifesta in ogni fenomeno che possiamo immaginare e può essere identificata in ogni atomo dell’Universo, ognuno dei quali è composto da protoni (attivi/positivi), elettroni (passivi/negativi) e neutroni (gli intermediari). Questa costruzione tripartita è applicabile anche ai più piccoli quanti subatomici conosciuti dalla scienza, i cosiddetti mattoni dell’Universo, dei quali esistono tre categorie: i quark, i leptoni e i gluoni. La seconda legge fondamentale della Natura, la “Legge delle Ottave”, implica che ogni cosa nell’Universo conosciuto è costituito da vibrazioni, e che tutti i vari gradi di risonanza che le costituiscono sono sempre composti al loro interno, e si trasformano dall’una all’altra, in modelli di formazione e sequenza su base 7. La tavola periodica degli elementi chimici è la matrice della creazione materiale e fa al caso nostro per dimostrare come, nel regno fisico, la legge delle ottave viene seguita alla lettera. Formulata sulla base del numero atomico, o peso di una sostanza data, la tavola inizia con l’idrogeno, l’elemento più leggero conosciuto, che contiene un singolo elettrone che traccia un’orbita specifica intorno al nucleo. La tavola termina con sostanze come il curio, ad esempio, uno degli elementi più pesanti. L’atomo di curio contiene 96 elettroni che tra di loro formano 7 orbite intorno al nucleo. L’ottava nota “trascendentale” di questa scala atomica è ovviamente l’intero fenomeno, tutti gli atomi ovunque. La tavola periodica è effettivamente formulata sulla base di un’ottava al quadrato. Usando le parole dello scrittore e filosofo Rodney Collin: «La tavola dei quanti dell’energia radiante, la tavola del peso atomico degli elementi, e la tavola dei pesi molecolari dei composti formano, in effetti, una singola scala che si estende dal cielo all’inferno, sui diversi pioli della quale si può trovare qualsiasi sostanza conosciuta e sconosciuta».  Collin spiega come l’aspetto musicale del fenomeno della luce (la quale, avendo tre lunghezze d’onda “primarie”, è in essenza una manifestazione triplamente creativa di energia e forma) può essere visto nella composizione interna del “raggio bianco”, il quale è composto da 7 gradi fondamentali di risonanza, ossia lo spettro. L’ottava “nota” definitiva in questa particolare scala è la luce in sé stessa, l’interno fenomeno. Recentemente, il fisico nucleare ha ritenuto opportuno suddividere le particelle subatomiche conosciute come barioni, mesoni e pioni, in gruppi chiave chiaramente definiti in forma di “periodi” di otto.

La Musica del DNA
Come abbiamo visto, tutta questa apparente simmetria musicale viene descritta nella sua interezza nella notevole forma del Pi Greco classico. Ma c’è ancora dell’altro in questo fenomeno matematico, in quanto esso non solo descrive come si manifesta l’Universo fisico, ma la sua simmetria rispecchia anche il processo dell’evoluzione organica. Per comprendere come dobbiamo rivolgerci di nuovo alla convenzione classica quando prende la forma musicale di tre ottave consecutive, come queste: Do-re-mi-fa-sol-la-si-do-re-mi-fa-sol-la-si-do-re-mi-fa-sol-si-do. Dobbiamo sottolineare che ci sono 4 “note base” (4 do), 3 ottave fondamentali e 22 note. Ora, in accordo con la legge del tre, ognuna delle ottave così descritte è ulteriormente suddivisibile in altre 3 ottave ognuna, ossia in un totale di 9 ottave “interne”. Una sequenza di 9 ottave consecutive, dal primo do all’ultimo, contiene esattamente 64 note. Quindi abbiamo 4 numeri chiave: 4, 3, 64 e 22. Ora, volgiamo ora la nostra attenzione al fondamentale processo dell’evoluzione organica, ossia al codice genetico. Probabilmente, la maggior parte di voi avrà almeno sentito parlare di questo composto chimico usato dal DNA nelle cellule del nostro corpo per fabbricare gli stampi degli amminoacidi, dei quali esistono esattamente 64 variazioni. Ognuno di questi codoni corrisponde all’uno o l’altro di 22 componenti più complessi, i 20 amminoacidi e le due istruzioni codificate per iniziare e terminare il processo della sintesi. Quindi, quello che abbiamo qui, nel Pi Greco e nel formato dell’ottava codificato al suo interno, è la base praticamente di tutto ciò che esiste, non solo dell’intero Universo fisico, composto di atomi o Quark o Superstringhe risonanti o qualunque cosa sia, ma anche del modello dell’evoluzione della vita in se stesso. E questa formula, ricordiamocelo, la personificazione delle due fondamentali leggi della Creazione, era conosciuta agli antichi Egizi, è stata incorporata nel loro monumento più impressionante, la Grande Piramide, e venne in effetti impiegata come modalità di vita, una forma sistematizzata di interazione sociale e amministrativa nelle vite dell’elite egizia. È’ significativo che il sistema numerico egizio conosciuto ai greci come “Quadrato Magico di Mercurio” era definito dal numero 2080, la somma di tutti i numeri da 1 a 64. Mercurio è il nome romano della divinità greca Hermes, il dio Thoth dell’antico Egitto. È per questa ragione che ho chiamato questo modello di tutto ciò che esiste “Codice Ermetico”.

L’Ottava Come Sentiero
Allora, vediamo che il pantheon mitologico egizio è formato da 3 divinità principali (Osiride, Iside e Horus, la prima “trinità”) e da 8 in totale, tutte le quali si dice che siano sorte simultaneamente dalle acque primordiali sull’Isola della Fiamma. I sacerdoti dell’Antico Regno a Eliopoli dicevano che il dio Atum, poi assimilato a Ra, aveva dato vita a 4 “coppie divine”, l’Ogdoade. In Cina, nel III millennio a.C., l’antico saggio Fu Hsi introdusse un sistema di credenze condensato in un libro oggi conosciuto come l’I-Ching, i cui capitoli sono numerati usando una combinazione di 8 simboli a 3 righe conosciuti come trigrammi. Confucio, che in seguito aggiunse dei commentari al libro, insegnava un sistema di iniziazione conosciuto come gli “Otto Gradini dell’Apprendimento”. Nella filosofia vedica, la natura della realtà viene descritta come verificabile, o supportata da “Prove” che venivano considerate di 8 tipi diversi. Nel Nepal, il Buddha ideò “l’Ottuplice Sentiero”. Il persiano Zoroastro introdusse un pantheon di 8 dèi, i cosiddetti “Santi Immortali”. In Grecia, Pitagora ci ha lasciato la sua interpretazione unica della scienza più antica del mondo elaborando la precisa matematica dell’ottava. Cinquecento anni dopo o giù di lì, Gesù Cristo ha messo in scena quella che probabilmente è la più grande performance musicale di tutti i tempi – gli otto giorni dell’incredibile Passione, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Resurrezione. Ancora in tempi successivi, Maometto apparve in Arabia e raccontò la storia del suo famoso “viaggio notturno”, che iniziò dalla Cupola del Tempio della Roccia a Gerusalemme (la prima “nota”) attraversando in ascesa, poi,  i “Sette Cieli”. Il principio settenario, in particolare, il quale è, naturalmente, un simbolo dell’ottava, è filtrato attraverso ogni sistema di credenze e tradizione folklorica del pianeta. Nel libro della Genesi, estratto dalla tradizione mosaica, ci viene detto che Dio lavorò per 6 giorni e riposò al settimo. Gli Indù consideravano la costellazione dell’Orsa Maggiore come la casa celeste dei “Septarishi”, una personificazione dei 7 Rishi (proprietà) applicabili all’intera natura. La loro terra aveva 7 penisole, 7 fiumi, 7 mari e 7 montagne. Al di là dell’Atlantico, i Maya si riferiscono a un pantheon di 7 divinità solari. Secondo il loro libro sacro, il Popol Vuh, o “Libro del Consiglio”, questi 7 esseri solari formarono un consiglio e tra di loro generarono il primo atto creativo. I sacerdoti degli indiani Zuni del Nordamerica ricevevano dal loro popolo un’offerta annuale di mais di 7 colori. Gli Inuit, o Eschimesi, distinguevano, secondo il colore, la grana e così via, 7 tipi di neve. Nella tradizione celtica si parla della mitica “Isola dei Meli” – Avalon – altrimenti conosciuta come Isola dei Sette Sonni. I persiani accendevano 7 fuochi di fronte agli altari di Mitra, gli arabi avevano i loro 7 “Templi”, e “l’Albero della Vita” della Cabala nello Zohar viene chiamato “Sephiroth dei Sette Splendori” (la Menorah dalle sette braccia ne è una codificazione). Nel mito greco, Atlante aveva 7 figlie (Le Pleiadi). Apollo governava i 7 pianeti e suonava inni al Sole – “dai 7 raggi” – con un’arpa a 7 corde, e Marte aveva i suoi 7 attendenti. I caldei credevano che il mondo consistesse di 7 sfere, governato dai 7 Grandi Spiriti. E così via… Allo stesso modo, i numeri 22 e 64 si trovano in molte antiche tradizioni esoteriche, ma sono troppo numerose per essere menzionate in questa sede.

Schermata 2022-03-02 alle 19.13.18

La Legge di Ermete
Cosa significa tutto questo? Se il Codice Ermetico e quello genetico sono lo stesso e unico sistema evolutivo, cosa possiamo trarre da ciò? Come abbiamo notato, la simmetria musicale descritta dal Codice Ermetico riecheggia, nota per nota, nelle nostre stesse ossa, nel nostro DNA e nel nostro codice genetico. Attraverso le religioni del mondo, l’umanità ha vissuto istintivamente sui principi di base di questo codice per migliaia di anni. Ciò è accaduto sicuramente perché è una cosa perfettamente naturale da fare: è la via della creazione, la via della “evoluzione trascendentale”. Come ho detto, questa “via” è basata sulla conoscenza della struttura della scala musicale maggiore, e dell’idea che tutta la vita si evolve sempre verso l’alto, come le note di un’ottava, in più alte e risonanti scale di esistenza. Andare in alto, in altre parole, verso le stelle. Non voglio dire, ovviamente, che gli antichi Egizi o altre popolazioni del tempo sapessero tutto dei processi biomolecolari – almeno non attraverso l’accumulazione di fatti frammentari verificati sperimentalmente da biologi e genetisti periodici. Quello che voglio dire, tuttavia, è che probabilmente davano tutto ciò per scontato, che sapevano già istintivamente cosa accadeva dentro di loro, o “là sotto”. In effetti, l’originario responsabile del codice genetico – Thoth, Hermes, chiunque sia – ci ha lasciato con un detto semplice, ma incredibilmente astuto, che riassume perfettamente la teoria dell’evoluzione trascendentale: «Come in alto, così in basso». “In alto” abbiamo il codice genetico espresso attraverso la convenzione del Pi Greco, il modello di tutte le maggiori religioni, composto da 3 ottave, ognuna delle quali è composta a sua volta di 3 ottave, un totale di 64 note interne. “In basso” abbiamo il codice genetico, la cui struttura non è semplicemente simile al Codice Ermetico, è identica sino all’ultimo dettaglio insignificante. Ma non solo: i due codici hanno in comune lo stesso scopo, che è quello di facilitare il processo di creazione, e di evoluzione verso una più alta scala di esistenza. Nel caso del codice genetico presente nelle nostre cellule, il livello più alto è rappresentato dall’intero essere e, in particolare, dalla mente. Ma nel caso del Codice Ermetico all’interno di “cellule” di qualche tipo in un “corpo” infinitamente più grande la succesiva, più alta scala potrebbe andare molto più in là dei confini del nostro cervello, in qualche luogo… lì in alto. La comunemente accettata teoria neodarwiniana dell’evoluzione, della selezione naturale attraverso mutazioni casuali, tenta di spiegare solamente lo sviluppo evoluzionistico del corpo fisico nella biosfera locale del nostro pianeta. E’ una teoria incompleta. La teoria dell’evoluzione trascendentale, invece, ci fornisce il quadro completo: ci dice che la catena evoluzionistica non termina con l’animale umano  che lotta per sopravvivere in un ambiente terrestre competitivo. La verità è che, per quanto riguarda l’evoluzione umana in corso, come sapevano benissimo gli Egizi, le possibilità sono illimitate. Quindi, i processi evoluzionistici naturali codificati nella struttura musicale del DNA e del codice genetico continuano, attraverso il codice genetico, ad evolversi oltre i confini del cervello incassato nel cranio in scale di esistenza che alla fine abbracciano l’intero universo. Naturalmente queste sono prospettive in evoluzione, e questo saggio rappresenta una piccola frazione di esse. C’è un quadro ancora più grande che, da quanto si evince dalla scienza dei nostri predecessori, si estende non solo alle stelle e alle galassie, ma sino ai più lontani confini del Multiverso, e oltre.

Michael Hayes ha pubblicato il saggio “High Priests, Quantum Genes” (Alti Sacerdoti, Geni Quantici) inedito in Italia.

GENETICA ERMETICAultima modifica: 2022-03-02T19:17:50+01:00da mikeplato
Reposta per primo quest’articolo