LA SFINGE, GUARDIANA DELLA VITA

APERTURA sfinge

di Mike Plato

Hegel scrisse che la Sfinge è il simbolo dietro tutti i simboli, il simbolo del simbolico. Non aveva torto. Essa è la sintesi dei misteri, li racchiude tutti. È l’Enigma…di noi stessi

«Il simbolico veicolo di luce costruito in Egitto per simboleggiare il veicolo che può andare oltre lo spettro solare. Il veicolo ha il volto dell’Intelligenza evolutiva superiore che è in grado di cavalcare le onde solari. È il Leone di Giuda in pietra, come una testimonianza muta del destino dell’anima nell’Ipercosmo» (J.J. Hurtak, Le Chiavi di Enoch). Noi la chiamiamo Sfinge, non in altro modo. Sfinge deriva dal greco Sphigx, poi divenuto Sphinx. Questo significa che l’occidente ha mutuato dalla sfinge greca, non del tutto identica a quella egizia né nella forma né nell’archetipo. La sfinge greca era un mostro, anzi il mostro per eccellenza, con corpo leonino, ali d’aquila, seni e testa femminile umana. L’archetipo della sfinge greca era quello della natura che divora tutti gli esseri per poi rinnovarsi. Era ben inserita in un contesto panteistico.

Karl friedrich schinkeldal flauto magico

Il mito più celebre, quello di Edipo, è il simbolo dell’uomo che riesce ad andare oltre le leggi e il mistero di natura, per trascendere se stesso. Edipo è l’unico eroe che riesce a sciogliere l’enigma della sfinge di Tebe: «chi è quell’animale che a mattina cammina a quattro zampe, a pomeriggio a due, e a sera a tre?». Edipo risponde: l’uomo. Quindi l’uomo è al centro dell’Enigma della sfinge e l’enigma stesso mostra la legge che schiavizza l’uomo carnale: la legge della morte ineluttabile. Edipo cerca di trascendere la legge della morte di cui la Sfinge si fa portavoce. La Sfinge è infatti omicida e il termine greco Sphyggo, da cui proviene l’etimo di Sphygx, significa “strangolare”. Di qui il senso di “strangolatrice”, ossia “colei che toglie il soffio vitale”. L’archetipo della Sfinge greca, quindi, è di gran lunga inferiore rispetto a quello della Sfinge egizia, che rappresenta lo spirito divino celato nella natura e non la natura stessa, come vollero intendere anche gli Assiri con le loro Sfingi guardiane con corpo di toro, ali d’aquila e testa umana, figure davvero vicine al classico tetramorfo cristiano.

genio alato di Dur Sharrukin a Lamastu Assiria

In Egitto, gli arabi, dopo che la sfinge della piana di Giza fu disotterrata dalle millenarie sabbie che la celavano agli occhi profani, la definirono “Abul-Hul – Re del Terrore”, perché la sua grandezza e la sua maestà imponevano più che un timore reverenziale. Secondo alcuni esegeti il termine sphinx è un adattamento fonetico dell’antico egiziano sheshep-ankh col significato di immagine (statua) vivente, il simbolo in azione, in cui il geroglifico che raffigura il leone è sovente sostituito dall’immagine della Sfinge stessa. Partendo certamente dalla radice Shesh, i greci elaborarono il termine Sphigx, che innestarono sul verbo Stringere o Strangolare. Peraltro il termine E-N-I-G-M-A, se anagrammato in modi cabalistici, si trasmuta proprio nel termine “immagine” e di qui tutta una serie di domande legate alla questione dell’immagine e somiglianza che legano Dio e Adamo, cui la Sfinge farebbe occulto riferimento. Nella lingua copta, la Sfinge si dice Be-Hit, una parola che significa “Guardiano”.

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In epoca tarda, dopo l’anno Mille, la Sfinge verrà chiamata Twtw, trascritto dai greci Tithoes che significa: Io sono immagine. Nell’opera appassionante apparsa nel 1965, Origines atlantiques des anciens Egyptiens, Madame Marcelle Szumlaska rivela che nei Testi delle Piramidi (VI Dynasty (2625-2475 B.C.E.) la sfinge è chiamata Ruty. Torniamo infine ai testi egizi che designano ancora la Sfinge col vocabolo Hw (Hu), cioè la Parola che ordina, il potere divino del Sole.

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Nell’antico Egitto non vi sono miti sulla Sfinge. La Sfinge è muta, come muto è l’Enigma. Anche se non vi fosse alcuna statua della Sfinge in nessun luogo d’Egitto, essa comunque sarebbe lì, in qualità di arcana presenza invisibile. Il terrore della Sfinge guardiana di Rose-Tau non è quello suscitato dalla sfinge tebana. Qui abbiamo il terrore della morte dovuto ad ignoranza, lì abbiamo il terror panico per la Vita eterna, i cui misteri la Sfinge detiene e sorveglia. Due quindi i livelli del terrore, quello profano tipico della sfinge di Edipo, e quello sacro, il terrore suscitato da Dio stesso, dalla sua Luce sfolgorante che ci rende ciechi, né più e né meno come fa la Tenebra. Direi anzi che il pericolo più grande per le anime umane non è costituito dalla Tenebra, la cui cecità è persino dolce. L’anima nella Tenebra dorme, è sopita, si reincarna, potrebbe essere certo distrutta, ma occorrono vite e vite per giungere alla seconda morte. Al contrario, l’anima non preparata all’incontro con la Luce ne può essere disintegrata all’istante se essa alzasse all’improvviso i sette veli. La Sfinge egizia, oltre a custodire i tesori della resurrezione in vita, rappresenta non solo la violenza della potenza della Luce eterna radiante, ma anche la compassione di questa Luce che cerca comunque di nascondersi per poi rivelarsi gradualmente, abituando l’occhio della coscienza a tale vibrazione che altrimenti condurrebbe, come minimo, alla follia. Quindi la Sfinge egizia è la Verità, la Via, la Vita eterna. Essa veniva sempre posta a guardia dei Templi, come fosse il simbolo del mistero delle iniziazioni che nei templi si celebravano. Secondo Plutarco: «tra i barbari, gli egizi tenevano un posto d’onore: essi ponevano sfingi innanzi ai loro templi, per indicare che il loro insegnamento religioso portava in sé un’enigmatica sorta di sapienza» (De Iside et Osiride). Non è peregrino dire che la Sfinge Egizia, al contrario di quella greca, ha grandi affinità col mistero del Logos, col Cristo. Michelangelo, Nietzsche, Goropius e l’abate Kircher definirono Cristo “grande Enigma” e la Sfinge è il grande Enigma che col silenzio preserva i suoi segreti da sguardi indegni. Johannes Goropius intese le ali della Sfinge (solo la greca le possiede) come il volo dell’intuizione contrapposto alla fredda ragione che non può conoscere Cristo e il mistero; un po’ come Platone che nel Fedro 245d intese le ali della Sfinge «utili a trarsi verso l’alto, fin dove la stirpe degli dèi ha la sua dimora». Nonostante la Sfinge egizia non abbia ali, è ben noto che essa sia simbolo del potere dell’emisfero destro (femminile) dell’uomo: l’emisfero dell’intuizione folgorante, dell’immaginazione creativa. Se quella egizia era la civiltà dell’emisfero destro, la Sfinge allude ad un modo di usare la mente che, se per gli iniziati egizi era normale, è oggi completamente dimenticato, soprattutto nel mondo occidentale, che ha piegato il suo ginocchio alla scienza e alla sperimentazione, soggiogato dall’illusorio visibile e allontanatosi per sempre dal reale invisibile.

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Il mistico gnostico Clemente Alessandrino proponeva ai cristiani di affidare al simbolo della Sfinge la comprensione del Verbo incarnato, nonostante l’altro grande mistico, Origene, ne diffidasse. Anzi, Origene aveva messo in guardia i cristiani riguardo alla Sfinge, nonostante affermasse che il vero sapere si rivela attraverso enigmi. Ma Origene diffidava del paganesimo e la Sfinge per lui era un mostro pagano, scomodo per il cristianesimo. Questa semi-repulsione per la Sfinge, come mostro del paganesimo e forse suo simbolo piu accattivante, andò avanti fino all’XI secolo, perché da quel periodo in poi la Sfinge iniziò a fare irruzione nelle chiese, nei cimiteri, nelle cattedrali, nei codici miniati. Essa fu cavalcata dal cristianesimo nel senso che non era più una generica custode di generici misteri, ma il simbolo del mistero della resurrezione di Cristo. La gran parte delle gilde costruttive iniziate ai misteri sapeva bene che la Sfinge è davvero il mistero della resurrezione dell’uomo interiore e che lei stessa è simbolo di questo Uomo a-temporale celato nell’uomo. Eppure, in questo revival, Bernardo di Chiaravalle, tradendo la sua limitatezza, sentenziò in Apologia ad Guillelmum Sancti Teodorici Abbatem che la Sfinge distogliesse da Cristo e dal suo mistero, laddove è vero il contrario. In questa visione della Sfinge come ostacolo alla salvezza, Bernardo fu spalleggiato dal contemporaneo Roman de Thebes, romanzo francese medievale, in cui la Sfinge fu demonizzata come diavolo bestiomorfo col nome di Astaroth. L’Interpretazione demoniaca è palese anche nel Giudizio Universale della Cattedrale di Cahors, e nel santuario di Montegrazie presso Albenga, ma si tratta di una visione minoritaria nell’ambito dell’arte medievale. In verità, già nella cultura greca la Sfinge subiva una deformazione in chiave demoniaca. Per Esiodo essa è “oleteros – rovina”, e il suo agire conduce alla rovina e alla devastazione. In Euripide, la Sfinge è il “mostro della montagna”, lo sterminatore. Nella mentalità spesso dominante della demonizzazione del femminile, la Sfinge, “femminino” per eccellenza, non poteva sfuggire a tale processo, che troverà il suo apice nella definizione di Mary Shelley presente nel Prometeo Liberato I 347: «Sfinge, il più astuto dei demoni che porgesti a Tebe l’avvelenato vino del cielo, innaturale amore e più innaturale odio». Ma già Goethe nel Faust riabilitò la Sfinge, legandola alla redenzione di Faust, che aveva contratto il patto diabolico con Mefistofele, e ancor meglio legandola alla Provvidenza, a quel destino superiore (sanathana dharma) di cui la Sfinge è simbolo. La definitiva riabilitazione avviene realmente dal ‘900 in poi, allorchè l’occultismo e l’esoterismo iniziano ad uscire dagli angusti confini della segretezza e trovano sempre maggiore diffusione, contrastando la tendenza demonizzante nell’interpretazione della Sfinge, ispirata dal bigottismo cattolico.

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La Sfinge e lo sforzo iniziatico
Spesso si accosta la Sfinge alla Sibilla e ai suoi oracoli. La Sfinge è l’opposto sia della Sibilla sia della cosiddetta “teologia del conforto”. La Sfinge è l’Enigma e questo è inaccessibile al profano, ma lo è anche all’iniziato, perché la natura dell’Enigma non è di essere sussurrato o rivelato, ma conquistato. A torto oggi si crede che l’iniziazione sia tutta una serie di rivelazioni progressive fatte da un maestro ad un apprendista, ma non è mai stato così e così non deve essere. L’Enigma va affrontato da solo a solo, con una catena di intuizioni progressivamente sempre piu profonde. La Sfinge impone la percezione del mistero e la fatica del pensiero. Se la Verità viene rivelata da un altro che non sia noi stessi, sempre che sia verità, non sarà mai la nostra verità. Al contrario la verità conquistata col proprio sforzo è la nostra Verità non supportata da un pericoloso atteggiamento fideistico. La Sfinge non è quindi la custode della verità e del mistero, ma è Verità e Mistero. Essa custodisce se stessa, è enigma a se stessa ed è insensibile alla supplica di coloro che desiderano una verità già pronta. Ella è muta, inerte, non dice nulla, semmai suggerisce, indica. Il filosofo Eraclito insegnò che il Dio (riferimento alla Sfinge stessa) non svela né nasconde, ma suggerisce. Quindi la Sfinge è nemica di tutti coloro che detestano la fatica del pensiero e dell’intuizione, ma aiuta coloro che intraprendono uno sforzo intellettivo di natura gnostica. La Sfinge è mistagoga ma non nel senso che l’uomo comune possa ritenere. Fu l’abate Kircher a definirla tale nel 1674. La Sfinge di Giza è lì, in posizione acquattata, in postura di implacabile guardia. Essa sembra non voler far passare nessuno, perché lei stessa è la Porta. Sciolto l’enigma della morte e della vita, si diviene Sfinge a sé medesimi e ci si concede da soli di passare, perché la Sfinge è il nostro intimo divino, la Sfinge è il mistero di noi a noi stessi. Essa è maestra del viaggio iniziatico, un viaggio difficile perché non condito da mera sottomissione ad una verità rivelata, ma alla caverna della coscienza, ove ognuno di noi deve scoprire le domande giuste per poi afferrare di qui le giuste risposte. La Sfinge è quel Santo Graal che richiede ai cavalieri la domanda giusta senza la quale il regno (interiore ed esteriore) va in rovina. Certamente anche Gesu Rabbi agiva come una Sfinge nei confronti dei suoi apprendisti. Quante volte egli parla ed essi non lo comprendono? Quante volte compie gesti apparentemente inesplicabili come quello di disegnare sulla sabbia glifi strani in occasione del tentativo di lapidazione della peccatrice? Se Gesù era giunto alla Verità divenendo Verità con sforzo iniziatico, egli non tentava di introdurre a forza questa verità nei discepoli, ma piuttosto di insegnare un nuovo modo di usare la mente per afferrare e divenire Verità. Egli insegnò un metodo, non i contenuti. Il Cristo non poteva che alludere alla Sfinge, figurata dalla misteriosa Regina di Saba, quando disse: «la regina del sud sorgerà nel giudizio insieme con gli uomini di questa generazione e li condannerà; perché essa venne dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui». Rivelazione da Sfinge quella del Nazareno, in quanto per la prima ed unica volta egli associa la Sfinge alla Regina di Saba e alla ancora più misteriosa Regina del Sud, che si alzerà in giudizio (la Sfinge è acquattata). Secondo i maestri esseni, sarà Melkizedek a giudicare le Potenze Oscure che schiavizzano le coscienze, sarà Melkizedek nell’ultimo giubileo dell’umanità a vendicare la Luce. Ergo, la Sfinge è Melkizedek, il vero Re Leone della Figliolanza della Luce. E Melkizedek, come Buddha, non istruisce ma risveglia. Sono cose ben diverse. Egli agisce non sul contenuto ma sul contenitore, agisce non sull’informazione ma sulla modalità di acquisizione dell’informazione da parte della coscienza. E questo fa la differenza fra uno istruito e uno sveglio. Si può godere di un’erudizione esoterica senza pari, ma non essere risvegliati. E dunque il vero iniziato affronta la prova della Sfinge per conseguire la salvezza, il diritto a passare oltre, a fare il passaggio dell’Egitto (il mondo): il senso profondo della Pessach (Pasqua), che in ebraico significa proprio “passaggio” e che nella tradizione cristiana è sinonimo di “resurrezione”. Se vincere la prova è salvarsi, il figlio della Sfinge accetta volentieri la prova, perché sa che senza prova non c’è salvezza.

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La Sfinge delle profezie  vetero-testamentarie
Sarebbe un errore ritenere che la Sfinge, custode dei misteri Egizi, non fosse conosciuta da Mosè, per metà egizio e alto iniziato d’Egitto (Atti 7:22), descritto come “potente in parole”. È noto che persino il Libro dei Morti rivela il potere dell’iniziato di pronunciare parole di potenza, e questo ci induce a pensare che davvero Mosè conoscesse alla perfezione i segreti dell’iniziazione e del simbolismo egizi. Non poteva certo dimenticare la Sfinge e lo fece in due profezie pronunciate una dall’ebreo Giacobbe e l’altra dallo straniero Balaam: «Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare? (Genesi 49:9)… Ecco un popolo che si leva come leonessa e si erge come un leone, non si accovaccia finché non abbia divorato la preda e bevuto il sangue degli uccisi» (Numeri 23:24). Entrambe le profezie attengono alla manifestazione del Messia, descritto qui come un leone accovacciato, che si alza solo per il giudizio e far trionfare la giustizia. Quindi il leone acquattato è simbolo del Messia in sonno, del Deus absconditus. La profezia di Giacobbe rimanda al Leone della Tribù di Giuda, il Cristo di Apocalisse 5:5. E di qui una stretta associazione tra la Sfinge e il Messia. Inoltre Giacobbe ci insegna che il messia umano, il testimone e veicolo del messia universale, è solo colui che osa guardare in faccia la Sfinge (la Verità) e farla alzare. La profezia di Balaam offre un’altra rivelazione: la Sfinge, ovvero il messia, è un essere collettivo, un popolo di anime che custodisce il segreto della resurrezione e del trionfo sull’aculeo della morte imposta dai Poteri immondi. Ciò implica che la Sfinge, vista come anima collettiva dei Figli della Luce, si riveli e imponga prove non ai profani ma a quelli della sua specie. YHWH, il Dio degli ebrei, è Sfinge perché è detto: «se ci sarà un vostro profeta, Io, YHWH, in visione mi rivelerò a lui, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè… bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi» (Numeri 12:6-8). Quindi il Messia Universale, YHWH, è la sfinge che parla per enigmi agli iniziati, onde svezzarli, per poi parlare con chiarezza a colui che ha svolto un certo lavoro su se stesso. Mosè aveva dimostrato di poter meritare quel privilegio. Se Dio rimane silente, nascosto o parla per Enigmi, è la Sfinge; ma se parla faccia a faccia allora è Hermes il tre volte grande, perché Ermete incarnava per eccellenza la Parola. E dunque ritorniamo alla questione del sapere intuito o rivelato, che in fondo si risolve ammettendo che rivelazione e intuizione siano sempre doni del divino all’uomo.

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La Sfinge di Giza, l’Acquario e il Cherubino
È noto il fenomeno della precessione degli Equinozi. È su questo che fa leva la teoria del Grande Anno platonico, l’Anno composto di 12 mesi zodiacali, detti ère, per un complessivo di 25.600 anni. Ogni era, secondo il computo, dura 2150 anni. Ad ogni cambio d’era, muta la frequenza perché il segno offre la sua nuova impronta specifica. Mosè introdusse Ariete, e Gesù Pesci. Ora ci troveremmo in una sorta di intercapedine Pesci-Acquario, in cui le nuove frequenze combattono i vecchi schemi di pensiero, sostituendoli. In sostanza nel passaggio da un’èra ad un’altra cambia tutto: religione, pensiero, filosofia, politica, scienza. Ma il passaggio da Pesci ad Acquario non è un semplice passaggio d’èra. Pesci sancisce il termine del Grande Anno e nessuno può sapere la portata del cambiamento da un Grande Anno ad un altro. Se vi sono cambiamenti epocali da un  Grande mese zodiacale ad un altro, cosa potrà accadere nel passaggio da un Grande Anno al successivo? Resta il fatto che la Sfinge di Giza, più di ogni altra cosa, sembra testimone silente di questo passaggio. La Sfinge è il segno del Leone. Essa osserva l’orizzonte zodiacale, come avesse qualcosa di fronte a sé. Osservando il Grande Anno notiamo che il segno del Leone è antitetico a quello dell’Acquario. Quindi la Sfinge, la terribile sfinge portatrice di cambiamenti, si rivolge minacciosamente all’èra dell’Acquario incipiente. Monito ancor più temibile, giacchè si ritiene che fu l’èra del Leone, l’èra di mezzo del Grande Anno, a vedere il catastrofico diluvio che sommerse quasi l’intero pianeta. Ma v’è un altro senso che la Sfinge di Giza sottende. È vero, ella guarda di fronte a sé, ma protegge quello che è dietro di sé. Mosè non era uno stupido, come detto egli trasferì molti archetipi egizi nella Torah, e se c’è una Sfinge a guardia di qualcosa questa è il Cherubim, posto da Dio a guardia dell’Albero della Vita, affinché nessun indegno o meglio alcun uomo non spogliatosi della sua umanimalità possa penetrare nel segreto della Vita eterna. È significativo che negli Atti di Andrea e Mattia (apocrifo cristiano del V secolo), Gesù nomini Cherubim la Sfinge. Se il Cherubim con la spada roteante è la Sfinge, appare ovvio che ciò che la Sfinge di Giza custodisce, ossia le tre piramidi, attiene all’Albero della Vita. In effetti, se accettiamo l’associazione tre piramidi-cintura di Orione, proposta anni fa da Robert Bauval ne Il Mistero di Orione e divenuta un dogma dell’egittologia di frontiera, le tre piramidi attengono al mistero dell’intera costellazione di Orione, che appare come uno schema dell’Albero della vita, ossia dell’Uomo Cosmico. Quindi, la Sfinge è la cifra del mistero dell’uomo interiore con tutte le sue potenze sephirotiche ed è lei a possedere le chiavi per la resurrezione di quell’Orione che gli Egizi chiamarono Osiride. Di qui, l’importanza della Sfinge-Sophia come femminino divino, quella Iside-Anima (AINIGMA) senza cui la resurrezione del Cristo dormiente è praticamente impossibile. Il Cherubim rotea la sua spada infuocata. È nell’enigma stesso la chiave per decodificarlo, perché solo la rotazione (ingl. spin affine a Sphinx) dei vortici sephirotici, delle ruote del Carro di Ezechiele, può consentire la rinascita dell’Uomo di Luce di cui l’immagine della Sfinge è anticipazione.

LA SFINGE, GUARDIANA DELLA VITAultima modifica: 2018-10-03T16:02:04+02:00da mikeplato
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