PROCESSO A YHWH

apertura locandina

di Mike Plato

«Io non accetto questo mondo di Dio nel suo risultato finale e, se anche sapessi che esso esiste, io non voglio lasciarlo esistere. Non è che io non accetti Dio, comprendimi bene, ma il mondo da lui creato non lo accetto e non posso accettarlo» (Fiodor Dostoevskij)

«Solo di un Dio totalmente incomprensibile si può affermare che è assolutamente buono e, originariamente, assolutamente onnipotente e che, nonostante ciò, sopporta il mondo così com’è» (Hans Jonas)

Jahvè (YHWH), il dio dell’Antico Testamento, di Israele, è stato criticato e finanche demonizzato da molti studiosi, ieri come oggi

Ad Agosto 2012 si svolse a Pescara l’International X Congress , nel quale gradito ospite fu Graham Hancock. Il noto ricercatore e saggista si è spostato negli ultimi anni da una ricerca esclusivamente focalizzata sull’archeologia di frontiera ad una molto più spirituale, grazie alle numerose esperienze di alterazione dello stato di coscienza indotte da ayahuaska, l’amarissima bevanda psicotropa degli sciamani peruviani. D’altronde Hancock ha dedicato all’argomento il saggio Sciamani. Ebbene, nel suo intervento, in cui ha combinato archeologia e spiritualità, ho notato una sua adesione recente ad una visione gnostica. Nel trattare dei mali del mondo, Hancock ha mostrato di aver acquisito il buono e il meno buono dei sistemi gnostici dei primi secoli d.C. Ha trattato il tema degli Arconti, ma ha anche demonizzato il Dio del Vecchio Testamento, non riconoscendolo né come Dio supremo né come Dio della luce e dell’amore, appropriandosi di vecchie ossessioni anti-ebraiche tipiche di molte correnti gnostiche. In sostanza, la responsabilità del male è di YHWH, il creatore di questo mondo. Analizzeremo nella prima e nella seconda parte di quest’articolo le diverse teorie tendenti alla demonizzazione e al declassamento del Dio dell’Antico Testamento, una figura divina ritenuta da molti imbarazzante. Ancor oggi YHWH è visto come il Dio d’Israele, un Dio tribale e non universale, in primis dal popolo ebraico che si ritiene ancora da Lui eletto e protetto. In secondo luogo dall’esegesi dominante. Ma il Cristianesimo e lo stesso Cristo sembrerebbero sconfessare questa settorialità divina. Nella terza parte, la parola passerà alla difesa, puntando proprio sulle rivelazioni neotestamentarie che, se correttamente interpretate, non manifestano alcuna rottura con l’Antico Testamento (A.T.).

 

Qualche parere trasversale

Presento qui tutta una serie di pareri provenienti da correnti culturali diverse ed eterogenee, legate insieme dall’odio verso Dio per come si manifesta tipicamente nell’A.T. Henry Louis Mencken, giornalista e saggista americano (1880-1956), peraltro di fede cristiana, scrisse: «Come giornalista attivo ho trascorso gran parte della mia vita tra i furfanti, ma ne ricordo ben pochi, anche tra quelli di primo piano, che meritassero di essere messi alla pari del Padre Celeste così come è descritto in II re 2:24, Esodo 12:29, II Samuele 12:15, Deuteronomio 20:17, Matteo 27:46». Vediamo insieme i passi citati, tenendo conto che per Mencken il Dio dell’A.T. non è diverso da quello del N.T. L’episodio di 2 Re vede coinvolto Eliseo, discepolo di Selia, che burlato da alcuni ragazzetti a causa della sua calvizie, li maledisse nel nome di Yhwh, che inviò due orse le quali sbranarono 42 fanciulli. Esodo 12:29 vede Yhwh percuotere l’Egitto e ucciderne i primogeniti. II Samuele 2:15 vede l’eccidio reciproco degli uomini di Is-Baal e di Ioab. Deuteronomio 20:17 mostra Yhwh ordinare agli Israeliti di votare allo sterminio ogni essere che respira tra i popoli di Canaan. Infine in Matteo 27:46 Yhwh sembra abbandonare Gesù sulla croce. Questa la visione dell’americano. Si legga ora questa sequenza di aforismi che evidenziano il fastidio e l’odio quasi universale verso il cosiddetto Dio degli Ebrei. «Si può dire che il Dio dell’Antico Testamento sia il personaggio più sgradevole di tutta letteratura: geloso e orgoglioso di esserlo; un meschino, ingiusto, inclemente maniaco che vuole controllare tutto e tutti; un ripulitore etnico vendicativo e assetato di sangue; un misogino, omofobico, razzista, infanticida, genocida, filicida, pestilenziale, megalomane, sadomasochista, capricciosamente malevolo bullo. Coloro che sono stati istruiti fin dall’infanzia nelle sue vie possono perdere la sensibilita al loro proprio orrore» (The God Delusion, passi scelti da Richard Dawkins per la conferenza a Lynchburg). «Il Dio di Mosè, il Dio del Vecchio Testamento, è una divinità dal carattere terrificante, crudele, vendicativo, capriccioso e iniquo» (Thomas Jefferson). «L’umanità, per quanto sia ancora in parte preda degli istinti del regno animale dal quale proviene, non merita un dio così. Quanta strada deve compiere Jahvè per arrivare a provare i nobili sentimenti che si trovano nell’animo umano: amore per il prossimo, perdono dei nemici, solidarietà, fratellanza tra tutto il genere umano, rispetto della natura e di tutte le sue creature. E il Dio dei cristiani non è sempre Jahvè, autore del creato e di Adamo ed Eva?… L’Olocausto degli ebrei sarà stato gradito da Jahvè? Evidentemente sì, altrimenti avrebbe fatto il possibile per liberarli, come ha fatto quando ha voluto liberare il suo popolo dalla prigionia in Egitto. Sarebbe bastato dare avvio alll’ultima delle piaghe, l’uccisione di tutti i primogeniti dei tedeschi, per indurre Hitler a liberare gli ebrei. Se non lo ha fatto i motivi possono essere solo due: o gli stava bene così, o Jahvè non esiste. Nel primo caso, i credenti è bene che non si aspettino nulla di buono da un tale dio in questa vita e nella futura. Chi li assicura che dopo le sofferenze in questa vita il loro dio non ne abbia in serbo altre, anche nell’altra? Nel secondo caso siamo d’accordo. Quale insegnamento morale si può trarre dagli episodi contenuti nella Bibbia, appena riportati, e da tanti altri ancora ritenuti scritti sotto diretta dettatura di Jahvè o sotto la sua ispirazione? Nessuno. Si tratta di comportamenti immorali, da condannare con fermezza. Se davvero esistesse un tale Dio bisognerebbe interdirlo (Circolo UAAR Unione Ateo Agnostici Razionalisti di Ancona). «In ciò che viene riportato nell’Antico Testamento regna un Dio pagano crudele. Questo quanto riportato ne “Il trono di Pietro” della Wurzburg» (Cristiani delle Origini). «Nessun vero tiranno conosciuto della storia è mai stato responsabile di un solo centesimo dei delitti, dei massacri, e di tante atrocità attribuite al Dio della Bibbia (Steve Allen, Sulla religione della Bibbia e sulla moralità, 1990). «Dio crudele e spietato, gli uomini ti hanno fatto proprio a loro immagine (Charles Régismanset, Nuove contraddizioni, 1939). «Questo essere esecrabile, nato dalla paura degli uni, dalla furbizia degli altri e dall’ignoranza di tutti non è che una rivoltante banalità che non merita da parte nostra un solo istante di fede, né un solo istante di rispetto (Donatien Alphonse François de Sade, La nuova Justine, 1799). «Che cos’è un dio capace di sacrificare suo figlio a questi porci di umani? − Dio sarebbe dunque idolatra?» (Paul Valéry, Quaderni, 1894-1945 postumi 1957-61). «Un rozzo dio locale della conquista e della guerra, di animo meschino, violento e assetato di sangue (Sigmund Freud). Sentimenti anti-ebraici? Ateismo? Adesione ad altre religioni? Incapacità di penetrare il senso recondito del testo sacro? Certo è che nessun Dio è più attaccato di YHWH. In diversi ambiti.

 

Harold Bloom

Harold Bloom, critico letterario e simpatizzante dello gnosticismo, nel recente saggio Gesù e Yahvè scorge in Giovanni 8:37-38 una prova che il Dio degli Ebrei sia per Gesù Satana: «Io dico ciò che ho visto presso il Padre. Anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal Padre vostro». E infatti Gesù dice: «voi che avete per padre il diavolo». Dice Bloom: «il nome Gesù che compare nel mio titolo indica primariamente Gesù il Cristo, un Dio teologico. Yahvè nella sua prima e decisiva carriera non è affatto un Dio teologico, bensì un Dio umano, troppo umano, e si comporta in modo piuttosto sgradevole. Il cristianesimo trasforma Yeshua di Nazareth in una figura che viene a sostituire il misteriosamente minaccioso Yahvè con una figura profondamente diversa, quella di un Dio Padre buono il cui figlio è il Cristo, il messia risorto… Yahvè è un personaggio alquanto diverso dal Dio Padre del cristianesimo e da Allah. Lo Yahvè della Torah ci è vicino, molto vicino, mentre il Dio Padre dei cristiani si è ritirato nell’alto dei cieli… Temere Yhwh è ragionevole, ma esistono motivi per amarlo? Yahvè si attende etrambe le cose, amore dove c’è timore e timore dove c’è amore». Tuttavia, Bloom mitiga il suo giudizio affermando che «egli non è un Dio ingannatore (che è la qualità primaria di Shaitan, n.d.a.) e non sempre si compiace nel provocare Danni»… ma ammette che «la sua benedizione è quella del dono di una vita che prosegue in un tempo senza fine. La sua promessa è il cielo sulla terra… il suo regno è decisamente di questo mondoYahvè non è onnisciente né onnipresente, è costretto a muoversi per investigare le coseYahvè è una persona dotata di un proprio carattere, le divinità cananee non sono molto di più che dei feticci, mentre Yahvè è un uomo divino… Le complessita di Yahvè sono infinite, labirintistiche e pressoché inesplicabili… Il modo impressionante in cui alterna i momenti in cui si rivela a quelli in cui si nasconde può disorientarci in particolare, perché le sue collere, tanto nella Torah che nel Corano, possono sembrare del tutto improvvise e gratuite». Bloom si sofferma sull’aspetto più controverso dell’operato di Yahvè: la questione dei sacrifici animali. Bloom cita Geremia 7:21-23 ove lo stesso Yahvè afferma che non comandò affatto sacrifici e olocausti ai padri, ma comandò solo di ascoltare la voce interiore e di amarlo: conservare l’alleanza con Lui contratta. Insomma una traslazione da un Dio che ama i sacrifici ad uno che ama essere obbedito e glorificato. Ma Bloom si chiede: se il Padre rinnega il sacrificio, perché non previene l’apparente sacrificio di Gesù? Certo, secondo Bloom, non sono i sacrifici animali ma la richiesta da parte di Yahvè ad Abramo di sacrificargli il figlio Isacco, episodio che Kierkegaard definì l’apice della fede nell’assurdo, elogiando Abramo per questa obbedienza mista a fede in una richiesta così folle. E riguardo al Dio d’amore di Gesù, Bloom dice: «non sarei in grado di indicare un passo in cui Yahvè esprima un sentimento d’amore per qualcuno… Come Re Lear, Yahvè pretende uno sconcertante eccesso d’amore, cosa che contraddistingue spesso i cattivi padri… La marcata differenza tra Yahvè e il Dio Padre di Gesù è altra dimostrazione di come non sia possibile ritenere il cristianesimo figlio dell’ebraismo… Non ha molto senso dire che Yahvè è amore o che dobbiamo amare Yahvè. Egli semplicemente non è, non è mai stato e mai sarà amore… In America va di moda amare Gesù, ma amare Yahvè è impresa quasi donchisciottesca. Come si può amare un Dio che sembra incapace di amare? Mosè comanda agli ebrei di amare Dio con tutto il cuore, tutta l’anima e tutta la forza, ma non afferma che questo amore sarà contraccambiato».

 

 

Carl Gustav Jung

C.G. Jung, innamorato di alchimia e gnosticismo, pienamente aderente alle teorie gnostiche dei primi secoli, da lui peraltro approfondite e contemplate, su YHWH non poteva che scrivere: «tra il Dio dei Naaseni, il dio di Apelle e YHWH, il Demiurgo dell’Antico Testamento, il rapporto è evidentemente stretto… Un teologo protestante ha avuto la temerarietà di affermare che Dio può essere solo buono. Già YHWH basterebbe a farlo ricredere, qualora egli non fosse in grado di vedere da sé come la propria arroganza intellettuale rappresenti una sfida all’onnipotenza e alle libertà divine… YHWH è dotato di indomabile irascibilità e notoriamente ingiusto e l’ingiustizia non è bene… La scissione della figura del Messia esprime un’interiore inquietudine riguardo al carattere di YHWH, la cui ingiustizia e inattendibilità deve aver colpito fin dal tempo di Giobbe ogni credente disposto a riflettere» (Aion, Cristo un simbolo del sé).  Ed è proprio nel fondamentale scritto Risposta a Giobbe (1952) che Jung psicanalizza YHWH ritenendolo una contraddizione, una conjuctio oppositorum giudicandolo con toni molto aspri: «in un essere umano che ci fa del male non possiamo attenderci di trovare anche un soccorritore. Ma Yahvè non è umano: egli è ambedue in uno, persecutore e soccorritore, con ciascuno dei due aspetti reale quanto l’altro. Yahvè non è diviso in due, egli è un’antinomia, una totale opposizione interna, indispensabile presupposto della sua mostruosa dinamica, della sua onnipotenza e onniscienza. Egli si atteggiava a geloso custode della morale, in particolare molto sensibile alla giustizia. In questo senso si differenziava poco, se non nella dimensione, ad un re arcaico. La sua natura gelosa e sensibile, che scrutava i cuori degli esseri, creava forzatamente un rapporto personale tra Lui e l’uomo, che non poteva non sentirsi da Lui direttamente interpellato. Ma egli esige dal suo popolo di venire lodato e propiziato, con lo scopo evidente di venir mantenuto di buon umore a qualsiasi costo. Ma egli è troppo incosciente per essere morale, perché la morale presuppone la coscienza. Con ciò non si vuole affermare che YHWH sia forse imperfetto o malvagio come un demiurgo gnostico. Egli è ogni qualità nella sua totalità, perciò la giustizia assoluta ma al contempo anche il suo contrario, pure questo altrettanto perfetto. Le sue diverse proprietà sono insufficientemente connesse le une con le altre in modo che possano annullarsi. Quindi vediamo un YHWH che si pente di aver fatto l’uomo, mentre la sua onniscienza dovrebbe sapere quanto sarebbe accaduto».

Jacques Duquesne

Nel 1997 Jacques Duquesne scriveva «Il vero Dio di Gesù-Dio non avrebbe lasciato morire suo figlio sulla croce». In linea con molta esegesi moderna che fraintende il concetto di amore con quello di buonismo spicciolo, Duquesne afferma che il Padre proclamato da Gesù, Dio d’Amore e di Compassione, non poteva condannare a morte il Cristo, neanche l’avrebbe fatto salire sulla croce. Un Dio buono non avrebbe neanche consentito che gli esseri umani nascessero in un mondo di dolore e sofferenza. Ecco, la sofferenza, il principio che Duquesne rifiuta. Gesù non insegnò la sofferenza ma la gioia, dimenticando che Gesù soffrì volontariamemte a lungo e non perché questo era il fine, ma solo conseguenza del lavoro su di sé: il martirio dei metalli. Duquesne dice che Dio Padre non può essere il creatore di un mondo così imperfetto e soggetto alla morte e su questo concordo. Ma è elementare dedurre che quel Dio Padre non può aver mandato Gesù sulla croce. E se non lo ha potuto evitare, è un Dio impotente o indifferente. L’espressione “Dio è amore” è fuorviante per coloro che non conoscono gli attributi di Dio, ma non lo è per gli iniziati ai misteri che sanno che in questa realtà duale l’amore di Dio si manifesta nell’Ira e nel rigore (inserisci passi dei libri sapienziali… preparati alla tentazione). Il profano non riesce a vedere l’amore di Dio Padre nella prova. Egli vede nell’istante solo un evento negativo che lo priva di qualcosa nella sfera fisica e psichica. Ma l’iniziato si arrende alla volontà di Dio e sa che egli dà (compassione) e toglie (rigore) in pari misura. E la lezione è che occorra maturare piena imperturbabilità rispetto ai rovesci di quella che viene chiamata erroneamente “fortuna”. Il profano non richiede evoluzione spirituale ma benessere materiale, ergo misura il bene e il male in quell’ottica. L’iniziato cerca la trasmutazione e l’evoluzione in spirito e per lui alla fine tutto è bene, perché tutto ciò che gli accade all’esterno è specchio delle dinamiche interiori e dura lezione necessaria per uccidere parti di sé che appesantiscono la propria anima, inutile zavorra. È proprio il tipo di disamina che Duquesne non fa. Egli è ignaro, come tanti, dei piani a lungo termine di Dio Padre e quindi non si capacita della crocifissione di Gesù. Non comprende che la croce è necessaria per la resurrezione e per l’inizio della liberazione dall’Impero delle Astro-Forze che dominano in eterno sull’umanità. Lo stesso Duquesne cita la lettera agli Ebrei di Paolo «è terribile cadere nella mani del Dio Vivente», espressione che lui, da non iniziato, non comprende, perché per lui Dio è Amore. Ma l’iniziato sa che l’iter di purificazione è davvero terribile e Dio è un maestro la cui compassione si esercita nella sua inesorabilità e severità. YHWH, il Dio di Giobbe, rimane ai non iniziati totalmente incomprensibile nella sua Gheburah (rigore o severità). Giobbe era un giusto, eppure viene colpito da Dio che gli toglie tutto. Di qui la prova. Gesù dovette affrontarne un’altra ancora più pesante: Dio gli tolse Lui stesso in croce, lo abbandonò. Tuttavia sia chiara una cosa: non è YHWH, il Padre, a crocifiggere Gesù, ma gli Arconti. La rivelazione ci viene da Paolo, il quale dice che se gli Arconti avessero conosciuto la Sapienza di Dio non avrebbero crocifisso il Signore della Gloria (1 Corinzi 2:8). In ogni modo, la Sura 18 del Corano, nella storia del rapporto iniziatico che lega Mosè al Khidr, mostra come l’uomo non possa proprio giudicare le azioni dello Spirito, che hanno sviluppi di millenni, laddove l’uomo ha una visione che si ferma a pochi anni. La quintessenza del discorso di Duquesne è che il Dio d’Amore propagandato da Gesù non può averlo crocifisso. Il Dio d’Amore, nella totale ignoranza di cosa sia questo Amore e come possa manifestarsi e realizzarsi, è un cavallo di battaglia dei neo-gnostici, dei new-agers e dei paleoastronautici alla Mauro Biglino. Se YHWH è un Dio geloso e collerico, pur nella sua misericordia verso gli Ebrei, è un Dio troppo umano e non può essere il Padre d’Amore di Gesù e tantomento la Fonte Universale ineffabile. Ma il problema di Duquesne non è il rifiuto di YHWH e la sua contrapposizione con il Padre di Gesù. Il suo è un rifiuto del Dio di Gesù. Quantomeno in Duquesne non c’è contrapposizione tra Dio del Vecchio e Dio del Nuovo Testamento. Il rifiuto è del Dio biblico, buono ma non onnipotente, perché incapace di eliminare il male dal mondo.

Bat Adam e la schizofrenia di Mosè

Nel 2010 la ricercatrice di origini ebraiche Bat Adam pubblica il libro Esodo. I toni sono durissimi e dissacratori. Da oltre tre millenni siamo tutti raggirati da un uomo, Mosè, che indebitamente appropriatosi di documenti e di oggetti egizi, la cui evoluta tecnologia era sconosciuta ai più, ha potuto schiavizzare molte migliaia di disgraziati, facendosi passare per un messia, imponendo un Dio inesistente e inventandosi il peccato originale per toglierci potere e consapevolezza. Noi non saremmo mai caduti da uno stato superiore di coscienza e di vibrazione. La disamina su Yhwh si basa su ipotesi cosiddette razionali, un po’ come fatto da Flavio Barbiero ne La Bibbia senza segreti. Questa la visione della Bat Adam. Quella di YHWH è una leggenda inventata di sana pianta da Mosè. Senza Mosè il popolo ebraico non sarebbe mai esistito, è l’eroe civilizzatore e legislatore e creatore di quel popolo. L’alleanza di YHWH con Mosè svolse a livello di fondazione mitica una funzione corrispondente a quella degli editti degli imperatori persiani a livello giuridico: fornì la legittimazione per il possesso della terra. Mosè purtroppo era uno schizofrenico vittima di allucinazioni uditive, che lo forzavano a comportamenti estremi e tirannici; strumentalizzò l’antico Dio dei padri, che non conosceva essendo egizio e istruito nella metafisica egizia, autonominandosi suo solo rappresentante presso il popolo ebraico; guidò gli ebrei al Sinai e, spaventandoli con la grande teofania di YHWH, prese il comando della collettività; costrinse a pagare tasse e tributi giustificandoli sotto forma di offerte a YHWH; istituì uno speciale corpo di polizia reazionaria, reprimendo nel sangue i dissidenti. Mosè sarebbe stato affetto da gravi turbe mentali, in balìa di allucinazioni uditive imperative che gli impartivano ordini perentori, udiva Dio ma non lo vedeva, imponendo un Dio senza nome e senza volto, identificando in esso il Dio dei Padri (Shaddai) che non aveva mai avuto quelle caratteristiche. YHWH non era un Dio vivente, ma un Dio uscito dalla psiche malata di Mosè, costruito ad immagine e somiglianza di Mosè, un Dio che non poteva essere il Dio creatore di tutto, capace solo di qualche prodigio: acqua, manna e quaglie. L’attività precipua di YHWH consistette nella sbrigativa esecuzione di inappellabili sentenze di morte dei Suoi uomini per insubordinazione e orrendi e totali stermini delle popolazioni nemiche di Canaan (Sittim e Midiam in particolare). Eppure tutto ciò funse da potente fattore di aggregazione: la politica del terrore fisico e metafisico, la forte identità di Mosè e l’ancor più forte identità di YHWH fecero da catalizzatore. Quel popolo doveva essere tenuto sotto controllo e, per rendere credibile la teofania di YHWH, occorrevano prodigi, pura magia, cose mai viste, che avrebbero fatto presa su gente credulona ed ignorante. Secondo Bat Adam, Mosè si impossessò di segretissmi ritrovati tecnologici egiziani, che usò come deterrente e strumento di potere. L’Esodo fu segretamente un contrabbando di know-how dalle Piramidi a Gerusalemme. Già Giuseppe, figlio di Giacobbe e vicerè d’Egitto, era entrato in possesso di quei segreti che aveva fatti nascondere nella propria tomba. E da quella tomba Mosè li asportò, in primo luogo l’Arca in cui poi YHWH si spostò lasciando il Sinai, per farsi quindi trascinare qui e lì per tutti i deserti del Sinai, alla faccia dell’onnipresenza. L’Arca divenne uno strumento punitivo, un inquietante ultraterreno fuoco divino che arrostiva peccatori incalliti in un’escalation puntigliosamente vendicativa. Non abbiamo qui un Dio d’amore, ma un Dio intimidatore che impone il timore, poi per mistero inspiegabile tramutato in amore. Per quanto concerne la vexata quaestio della teofania del roveto ardente, secondo la Bat Adam non si tratta di fuoriuscita di gas dal terreno, cavallo di battaglia di molti cultori della paleoastronautica, ma di una pianta pirofila (il Cistus aromaticus), di una pianta che trasuda olii combustibili e che può prender fuoco in determinate circostanze rimanendo intatta. Il Mosè che appare timido, autocritico, non fiducioso delle proprie possibilità e umile verso lo YHWH del roveto sarebbe stata una scena. Di poi, il bastone mutato in serpe, la lebbra sulla mano, l’acqua versata che diviene sangue non sarebbero prove da Ente Supremo. L’Arca invece sarebbe stata un condensatore elettrico, con i cherubini come elettrodi la cui scarica avrebbe prodotto un rumore statico nel quale Mosè e gli israeliti avrebbero ascoltato la voce di Dio, di poi ascoltabile dal sommo sacerdote con gli urim e tummin. Secondo la Bat Adam, la Genesi è un’accozzaglia di testi e tradizioni di origine mesopotamica (altro cavallo di battaglia dei moderni esegeti che si cimentano con la Torah, n.d.a.), a Mosè totalmente estranei. Mosè inventò YHWH mutuandolo da qualche terribile divinità demiurgica cananea, forse Baal, e fondendolo con il Dio dei padri Shaddai, per renderlo riconoscibile e accettato, al fine di acquisire quella posizione di potere che cercava. Scrive Bat Adam: «un Dio guerriero, un Dio dall’ambiguo, mai udito e ineffabile nome, un Dio invisibile… cinico, duro, di solito distante e dimentico dei suoi servi, sprezzante, incontentabile e impietoso, privo non solo di amore ma anche di semplice equità e clemenza. Una figura che di divino non ha nulla… Che io sappia, YHWH è l’unico Dio che, se non è assecondato alla lettera, uccide i suoi seguaci. Mai vista una cosa così».

Le sette gnostiche medievali, come i Bogomili e i Catari, perpetuavano la tradizione gnostica che puntava a declassare YHWH a Demiurgo dell’universo visibile. Nei testi bogomili come il Liber Secretum e nella sezione bogomila del Panoplia Dogmatica, il Demiurgo, il Signore dell’Antico Testamento, è descritto come malvagio ma subordinato al Dio superiore, il Padre di Cristo. La grande filosofa mistica francese Simone Weil abbracciò il cristianesimo cataro e, pur nella sua profondità di analisi mistico-esoterica, dannò l’ebraismo e il suo Dio, considerando il cristianesimo come qualcosa di completamente nuovo e dissociato da YHWH e dalla religione ebraica. Semmai figlio della cultura greca e non di quella ebraica, questo in linea con la tradizione gnostica catara. La Weil scrisse: «non si facevano statue a Yahweh; ma Israele è la statua di Yahweh. Questo popolo è stato fabbricato come una statua di legno, a colpi d’ascia. Popolo artificiale. Quando entrò in Egitto era una tribù; è diventato una nazione in schiavitù. (In quattro secoli e mezzo non sono riusciti ad assimilarsi). Tenuti insieme da una terribile violenza. Non assimilabili, non assimilatori (Quaderni 1, 346)… La cristianità è diventata totalitaria, conquistatrice, sterminatrice, perché non ha sviluppato la nozione dell’assenza e della non-azione di Dio quaggiù. Si è attaccata a YHWH così come al Cristo, ha concepito la Provvidenza alla maniera dell’Antico Testamento (Quaderni III, 205)… Dio fa a Mosè e Giosuè promesse puramente temporali, in un’epoca in cui l’Egitto era teso verso la salvezza eterna dell’anima. Gli Ebrei, avendo rifiutato la rivelazione egiziana, hanno avuto il Dio che meritavano. Dio carnale e collettivo che, fino all’esilio, non ha parlato all’anima di nessuno. (A meno che, nei Salmi…?) Parlare di “Dio educatore” a proposito di questo popolo è una burla atroce. Di che stupirsi se c’è tanto male in una civiltà – la nostra – viziata alla base, nella sua stessa ispirazione, da questa orribile menzogna? – La maledizione d’Israele pesa sulla cristianità. Le atrocità, lo sterminio di eretici e infedeli, era Israele. Il capitalismo era Israele (lo è ancora, in una certa misura…). Il totalitarismo è Israele (precisamente presso i suoi peggiori nemici). (III, 289)». Ciò che in profondità Simone Weil respinge è la presenza di Dio nel mondo. Esattamente quello che ci dice l’Antico Testamento, quello che per Isreale è il fulcro della Rivelazione, la partecipazione di Dio alla storia degli umani. Alla luce del rifiuto weiliano dell’azione di Dio quaggiù, anche l’azione di Gesù quaggiù, che la Chiesa ha letto sempre come in continuità con l’azione del Padre, di cui peraltro Gesù Cristo è appunto il Figlio, appare una non-azione. Il Cristo della Weil è totalmente disincarnato. In sostanza, noi riusciamo a concepire Dio come Dio della Terra, non come Dio degli universi. Se YHWH, secondo la Weil, è un Dio della Storia, non può essere il vero Dio, perché il vero Dio non si occupa della storia. Ma il suo Logos?

Flavio Barbiero e La Bibbia senza segreti

Nel saggio di cui sopra, il noto saggista Flavio Barbiero ha inteso far uscire la Bibbia dal mito e farla rientrare nella storia. Egli sostiene l’ipotesi che l’Elohim (Shaddai) che incontrò Abramo fosse il faraone d’Egitto, considerato un Dio vivente della sua terra. Mosè che redasse la Thora evidentemente non conosceva questo episodio. Il Dio di Abramo presenta innegabili caratteristiche umane e non può essere il YHWH di Mosè. Gli angeli non sarebbero altro che i messaggeri o funzionari del Faraone. Allorchè Abramo vede il Signore presentarsi come tre uomini sotto le querce di Mamre, trattasi di tre funzionari del Signore d’Egitto, che Abramo persino rifocilla e chiama “signore”. Diverso il caso di Mosè. Egli era un alto dignitario, a conoscenza della sapienza e della cultura egizia, anche religiosa. Le arti magiche le apprese dal suocero Ietro (Esodo 4:17), scoprendo il tremendo potenziale della magia, il potere che l’occulto e la superstizione esercitano sulla mente degli uomini, imparando a servirsene. Gli Ebrei egiziani avevano un culto ibrido, veneravano il Dio dei loro padri e gli dei egizi. Fra tutti ne riconoscevano uno più speciale degli altri, esclusivamente loro. Questo non era l’unico vero Dio, ma uno dei tanti, che poi diventerà geloso e intollerante del fatto che il suo popolo veneri divinità concorrenti, nonostante l’alleanza contratta: così nasce il monoteismo. Per il resto, Barbiero si mostra disinteressato, non polemico nei confronti del cosiddetto Dio degli Ebrei.

Il Nome di Dio di David Rohl

Autore de La Genesi aveva ragione, l’archeologo David Rohl dedica un paragrafo a YHWH. Nella generale tendenza modaiola di attribuire origini sumere alla Torah mosaica e spiegare i fatti in termini di miti e teologia sumeri, Rohl afferma che Mosè in realtà venerasse il Dio sumero Enki, noto come Eya, da cui poi Ehya Asher Ehya – Io Sono Colui che Sono. Mi chiedo perchè Mosè dovesse venerare un Enki se era un ebreo egiziano, abituato ad un diverso sistema teologico-metafisico. In ogni modo, Dio rispose: «io sono Colui che è chiamato Ehyà-Ea (Enki)». Quindi Dio dice: «dirai agli Israeliti… Ea mi ha mandato a voi». Così Mosè venerava il Dio che creò l’uomo e poi avvisò Ziusudra-Noè-Utnapishtim del diluvio incombente. Gli Israeliti non conoscevano Ea, il che implica che non conoscessero le tradizioni sumere degli antenati. Di qui l’esigenza della Torah che servirà a custodire quelle tradizioni. Jetro, suocero madianita di Mosè, già conosceva YHWH-ENKI, a differenza degli Ebrei, infatti officia a lui sacrifici (Esodo 18:12). Rohl afferma che molti aspetti di YHWH sono quelli che le tavole cuneiformi attribuivano ad Ea, ma anche ad Enlil (soprattutto nel temperamento collerico e tempestoso). Inoltre, essendo egizio, ha certamente fatto confluire in YHWH l’archetipo tifoniano di Seth. Insomma YHWH sarebbe un personaggio composito e stratificato, inventato da Mosè sulla base delle sue conoscenze egizie, ebraiche e madianite (sumere). E conclude: «lo YHWH di Mosè era un Dio del suo tempo – un Dio dalla terribile forza distruttrice – un Dio che era in grado di liberare i figli di Israele dalla schiavitù d’Egitto e distruggere tutti coloro che potessero ostacolare la marcia verso la Terra Promessa. Ma sotto la superficie dello YHWH distruttore e vendicatore batte il cuore benevolo e generoso del dio sumero della saggezza, Enki, signore dell’acqua senza la quale non c’è vita nell’arido deserto». Siano benedetti i Sumeri. L’esegesi di Rohl fa acqua da tutte le parti.

La prima visione di Alan Alford

Ne Il mistero della genesi delle antiche civiltà, il recentemente scomparso Alan Alford dedica un paragrafo a YHWH col nome L’identità segreta di Yahvè. Con un semplicismo disarmante, Alford interpreta il nome sacro “Io Sono ciò che sono”, dato a Mosè in risposta ad una sua richiesta, come “non sono affari tuoi”. Per Alford questo nome non è un nome, quindi YHWH è elusivo sulla sua identità. Spinse gli Israeliti ad uscire dall’Egitto per evitare il loro coinvolgimento in una guerra per il controllo totale del delta del Nilo e capì che l’unico rifugio possibile era il deserto del Sinai, in cui questo Dio avrebbe tenuto gli Ebrei per 40 anni allo scopo di rieducarli ai valori morali dell’epoca di Sumer (ci risiamo!). Insomma, un isolamento a carattere didattico, in cui gli Ebrei avrebbero dovuto resettarsi, cancellare la loro ignoranza e superstizione e reimparare da zero. La cosa andava protetta da un patto tra “questo” Dio e il popolo che si era scelto. Questo alieno aveva mire di conquista, voleva indebolire l’Egitto, incutendo poi timore ai popoli di Canaan. Doveva procurarsi oro e argento dall’Egitto (gli Ebrei lo portarono via nell’esodo) per poi rendere possibile la costruzione di Arca e Propiziatorio, con cui poteva liberamente comunicare con Mosè e gli Ebrei (ciò avvenne dal 1433 al 1393 a.C.). Quella dell’Arca come “trasmittente” è una costante, un classico delle religioni paleo-astronautiche. L’identità di Yhwh può essere acquisita attraverso il suo nome precedente, Shaddai, che per Alford viene dall’accadico “shadu – montagna”. Quindi YHWH era un Dio delle montagne, prediligeva i luoghi in altitudine. Così egli è il Dio delle montagne sumero Ish.Kur, adorato in Canaan col nome di Hadad. Furbescamente, Hadad si era presentato agli Ebrei come un dio non adorato da nessuno, quindi li fuorviò col nome Yahvè. Se gli Ebrei avessero saputo che il loro Dio era già adorato in Canaan, si sarebbero chiesti il motivo per cui un dio cananeo avesse dovuto spingerli contro altri cananei. YHWH non si mostrava, perché altrimenti gli Israeliti avrebbero capito l’inganno. Tanto Ish.Kur che YHWH erano dèi della tempesta e del fulmine, dèi violenti, aggressivi e inclini ad intimorire gli umani per garantirsi fedeltà e rispetto. YHWH era il figlio più giovane del dio sumero En.lil. Va detto che Alford ha poi ripudiato queto suo stesso saggio dedicandosi, sino alla sua prematura scomparsa nella primavera del 2012, a una interpretazione più simbolica e aderente al scienza sacra del simbolismo.

I credo tecno-alieni

Ho coniato questo termine per indicare i nuovi credo emergenti dalla paleo-astronautica e dai culti-cargo, apparentati con l’ufologia moderna a carattere monodimensionale, che tendono a vedere Dio, dèi e angeli come alieni o comunque esseri avanzatissimi tecnologicamente, ergo a sostituire la divina presenza con un alieno in carne ed ossa. Questi credo, i cui campioni sono Zecharia Sitchin, Peter Kolosimo, Erich Von Daniken, Ulrich Dopatka, Alan Alford, Klaus Dona e in Italia Mauro Biglino, sostengono in definitiva che l’uomo sia generato dalla manipolazione genetica di una scimmia – il che non sconfessa affatto la teoria di Darwin, teoria inaccettabile dalla Tradizione, che considera l’uomo attuale un essere decaduto e non evoluto – operata da questi esseri semidivini. Questi credo ritengono i patriarchi e i profeti della Bibbia certamente non iniziati ai misteri, ma uomini non ispirati dalla divinità, incapaci di inquadrare e comprendere eventi e visioni caratterizzati dall’uso di tecnologie avanzatissime. Tipico esempio è la visione della Gloria di Ezechiele, che in realtà avrebbe visto un’astronave aliena. I credenti di questa religione non fanno altro che offrire un’interpretazione scientifica avanzata e atea al testo biblico, ritenuto da loro non ispirato perché scritto da uomini peraltro privi di cognizioni tecnologiche. Non spiegano tuttavia la sparizione di codesti alieni dalla storia, come in ambito religioso molti non si spiegano l’apparente progressiva assenza di Dio dalla storia. Elemento comune a queste teorie è lo smantellamento del concetto del Dio unico a favore di un Elohim plurale, che indicherebbe una moltitudine di esseri scambiati per divinità dagli antichi saggi. Quindi “gli Elohim crearono” e non “Elohim creò”; non YHWH si manifestò sul Sinai, ma alieni. La scena del rendez-vous del film Incontri Ravvicinati del terzo tipo sulla Devil’s Tower, film diretto dall’ebreo Spielberg, potrebbe tranquillamente essere interpretata come una visione “paleoastronautica” della alieno-fania del Sinai da parte del noto regista. In questi credo YHWH non viene solo attaccato in senso stretto, come avveniva tra gli gnostici e avviene tra i neo-gnostici, ma viene persino declassato ad essere fisico. In Italia, l’esponente di spicco di questa corrente avversa a YHWH è Mauro Biglino. Egli sostiene che, se accettiamo l’idea che YHWH fosse uno dei tanti Elohìm, non possiamo esimerci dall’esaminare il nome con il quale questo Elohìm ha detto a Mosè di voler essere chiamato, quel nome che è stato definito: il nome per eccellenza, il nome grande, il solo nome, il nome glorioso e terribile, il nome nascosto e misterioso. Secondo Biglino, alla richiesta di Mosè l’Elohìm risponde: «YHWH, questo (è) il mio nome». Ciò non è corretto, la risposta di Dio è: «Io Sono Colui che sono», definito da Dio stesso come nome in eterno. Biglino sostiene: «l’archeologia e la paleografia ci hanno anche dato modo di verificare che il nome Yahwèh era presente nel territorio posto a sud della Palestina (Negev e Sinai) sin dal III e II millennio a.C.: era dunque un governatore (Dio?) localmente conosciuto e adorato in quelle aree, uno dei tanti».

Ermetismo contro letteralità

Biglino, legato al concetto del “culto-cargo”, considera l’Antico Testamento un libro di storia che, in quanto tale, necessita di una traduzione letterale, poiché non ci si può impantanare nei più svariati sensi allegorici, mistici, alchemici, psicologici. Ogni corrente userebbe la Bibbia per portare acqua al proprio mulino. Tuttavia, a parere di chi scrive, ci si dovrebbe fare una domanda precisa: chi era Mosè? Che formazione aveva? Ebbene, Atti degli Apostoli 7:22 ci informa che Mosè era istruito in tutta la sapienza degli Egiziani. Rivelazione preziosa, perché sappiamo bene quale fosse la sapienza degli Egizi: era una sapienza di natura simbolico-allegorica e ivi Mosè si era formato iniziaticamente nella sua permanenza in Egitto. Questa sapienza è la stessa di cui parla Paolo: «Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo» (1 Corinzi 2:6). Trattasi di una sapienza “ermetica”, che fa dell’allegoria e della parabola il suo veicolo principe per divulgare se stessa. Ergo, se Mosè era un figlio di questa Sapienza, se aveva uno stato di coscienza superiore all’umano, tutto quello che lui scriveva era in parte voluto, in parte oggetto di ispirazione dall’alto di se stesso. E non era così ottuso da vedere un’astronave e scambiarla per la Gloria di YHWH. Molte teofanie narrate nell’Antico Testamento si compiono nella coscienza dell’iniziato e non nel mondo esterno. Tra di esse la teofania del roveto, o l’incontro di Melkizedek e Abramo. L’idea di Biglino, ma anche di molti esegeti del secolo, è che la Bibbia non sia ispirata, che sia stata scritta da uomini, con tutti i limiti del loro spettro conoscitivo. In realtà anche il Nuovo Testamento non sfugge a questa “umanizzazione”, in quanto Gesù era un uomo con tutti i suoi limiti. E ancor più umani erano i redattori del Nuovo Testamento. Ergo, una rivelazione imponente come quella del Cristo: «David scrisse ispirato dallo Spirito» (Marco 12:36), perde il suo valore. Non c’è ispirazione divina in Cristo e non c’è in Davide, ergo non esiste ispirazione nei Salmi, ispirati da YHWH a David. La disamina alla lettera di Biglino non si rivela tale, in quanto egli è forzato ad un’esegesi di natura tecno-aliena prossima a quella di Sitchin, di cui in Italia avrebbe preso il testimone. Biglino mette in campo non l’Elohim ma “un” Elohim, uno dei tanti, associandolo a YHWH e contrapponendolo agli altri Elohim. Questo sarebbe giusto se non fosse per l’alienizzazione di tali termini. Presenze spirituali diventano alieni, la gloria diventa un velivolo. I cabalisti parlerebbero di “kliphotizzazione” di un testo mistico, i cristiani di “secolarizzazione”. Come aveva fatto Sitchin nel rispettare il plurale di Elohim, traducendolo letteralmente, così fa Biglino. Egli sostiene che Elohim è spesso preceduto dall’articolo (Il Dio Alieno della Bibbia), ma nel testo ebraico non v’è traccia, come in «Bereshit Barà Elohim – In principio creò Elohim». Questo plurale  – cavallo di battaglia dei paleoastronauti per spiegare la creazione umana da parte di alieni –   accompagnato dal verbo in terza singolare,  è chiaramente un pluralia majestatis. Biglino avrebbe ragione solo nei casi in cui Elohim fosse preceduto da un verbo in terza plurale, come avviene con i cosiddetti Elohim stranieri che YHWH combatte e spinge a combattere all’interno della coscienza, o come nel salmo 81 in cui è detto «voi siete tutti Elohim, siete tutti figli dell’Altissimo, ma morirete come ogni uomo» (Salmo 81). L’81 è il salmo in cui effettivamente abbiamo l’Elohim che si scaglia contro gli altri Elohim iniqui, perché giudicano iniquamente gli uomini, come volesse ribadire la legittimità di una funzione divina, quella del giudizio, usurpata da altri Elohim giudicanti. Ma questi non sono alieni. Elohim è il Sé sovrano che si erge contro le forze astrali annidate nel nostro subconscio, le quali prima inviano pulsioni istigando al male e poi giudicano. Questo avviene anche a livello macrocosmico. E ne abbiamo traccia anche nel salmo 58:2, ove gli Elohim sono sostituiti con il termine Forze-Potenze. Ma in tutti gli altri casi Elohim è Dio, spesso congiunto con il Tetragrammaton YHWH (tradotto impropriamente nelle nostre versioni come Signore Dio). Biglino sostiene che le parole di Dio a Mosè «faccia a faccia parlo con te e non per enigmi» (Numeri 12:8), implichi che la Torah vada tradotta esclusivamente alla lettera. L’ammissione di una rivelazione orale da parte di Dio a Mosè, nella sua coscienza, di misteri profondissimi, una parte dei quali neanche codificata nel testo e un’altra parte solo “rivelata”, viene invece utilizzata dal ricercatore per puntellare la tesi che la Torah non contenga sensi allegorici ed iniziatici, ma vada tradotta così com’è. Così la teofania del roveto viene interpretata come se Mosè credesse che YHWH viveva nel “sena – roveto”, e comunque questo YHWH doveva vivere stabilmente da qualche parte e la sua dimora stabile era il Sinai. Inoltre il fuoco era dovuto a sostanze  infiammabili che andavano in combustione a causa degli atterraggi di velivoli dei Malakim (angeli-alieni). In buona sostanza, Mosè era ignaro di avere del bitume sotto i piedi e l’atterraggio del MALAK YHWH genera il fenomeno del fuoco del roveto. Ora, poiché nel contesto della teofania del roveto c’è una alternanza YHWH-MALAK YHWH, Biglino interpreta questo come se Mosè avesse beneficiato di una doppia visita. Invece, Mosè attraverso quell’alternanza, volle significare che Dio in noi si può manifestare o con la sua pura essenza oppure con una specifica teofania-volto. L’Angelo di YHWH, il Metatron, si identifica con YHWH stesso. Da un certo punto di vista, Biglino si lega involontariamente alle rivelazioni di Origene, il genio del cristianesimo, il quale affermò che ogni nazione ha un principe angelico (come dal libro di Daniele), mentre Israele aveva Dio in persona come difensore tutelare. Tutto sommato Biglino sostituisce agli angeli gli alieni, sostenendo che YHWH è solo uno dei tanti Elohim che si contendevano la mezzaluna fertile. Ma a saper ben interpretare, YHWH è El Elyon – Dio Altissimo, come si evince dal salmo 90:1, ove vi sono in serie molti nomi della Presenza divina: «Tu che abiti al riparo di El Elyon (Altissimo) e dimori all’ombra di Shaddai (l’Onnipotente), di’ a YHWH: “Mio rifugio e mia fortezza, mio El (Dio), in cui confido”». E anche Paolo dirà che vi sono molti dèi e molti signori (ma non alieni in carne ed ossa), alludendo a Forze cosmiche presenti nell’interiore umano. Biglino, piuttosto, scinde El Elyon da YHWH, che ritiene un luogotenente di quell’autorità superiore. Il motivo dell’alleanza fra il popolo ebraico e “questo” Elohim è la conquista dei territori dei popoli tutelati da altri Elohim. C’era, evidentemente, una frenetica attività aliena in quei tempi. Inoltre questo Elohim sembrava adorare il profumo dei sacrifici, cosa che al ricercatore pare strana in quanto, se fosse un Dio, non dovrebbe essere interessato all’odore di  carne bruciata. Quindi ne deduce che non è un Dio né una presenza spirituale e che gode della sofferenza altrui. In questo modo una profonda verità alchemica viene ridotta alla lettera, come se Dio aspirasse del fumo. In realtà questa esperienza può essere vissuta da chi pratica un iter alchemico, mandando in cottura l’anima carnale (animale interiore) e ascoltando la voce dell’IO divino dire che, metaforicamente, sente il soave odore del sacrificio alchemico, come avviene per la Fenice che brucia se stessa. Esperienza dal sottoscritto vissuta. I sacrifici che YHWH richiedeva riguardavano l’animale interiore, non certo animali esteriori. Ma gli Ebrei dell’antichità hanno fatto come Biglino, hanno preso alla lettera il testo sacro e si sono sottratti alle loro responsabilità. Cristo mostrerà lo spirito dietro la lettera dei sacrifici animali, sacrificando se stesso sull’altare in quanto Agnus Dei. In sostanza Biglino, come molti pseudo-esegeti attuali, e in quanto “tecno-esegeta”, pertanto non accetta le verità mistiche che si celano nel Libro Sacro non comprendendone la sostanza del messaggio.

LA GNOSI E LA GUERRA A YHWH

I punti chiave condivisi dello Gnosticismo
Il partito da sempre più accanito nei confronti di YHWH è quello degli gnostici, che fossero Valentiniani, Basilidiani, Carpocraziani, Manichei (Iran), Mandei (Iraq), Catari (Francia). Lo gnosticismo si fondava su punti chiari e condivisi: 1) un Dio trascendente, alieno, estraneo all’universo materiale, conoscibile solo attraverso rivelazione,  accanto ad un Dio di questo mondo, il cui scopo è tenere incatenati gli esseri alla sua legge. Lo stesso uomo interiore, scintilla del Dio straniero, è lo straniero, contrapposto all’uomo esteriore progenie arcontica;  2) l’uomo interiore (anima) è caduto nella materia da uno stato primordiale di grandezza spirituale, essendo stato emanato ad immagine e somiglianza del Dio assoluto; 3) il cosmo, in cui l’uomo interiore è caduto, è visto come prigione nella quale regnano gli Arconti, prigione formata da sette sfere planetario-arcontiche che impediscono alle anime qualsiasi fuga. Gli Arconti sono come carcerieri messi a guardia di una prigione. Il loro governo tirannico è chiamato “Heimarmene-fatalità astrale”. Il Demiurgo è il Signore degli Arconti; 4) L’uomo è composto di carne (io carnale o ego umano), di anima (io animico) e di spirito (Nous, Intelletto trascendente o agente, Io più alto). In alcuni sistemi, gli Arconti creano solo il corpo, in altri creano corpo e anima carnale. Corpo e anima trattengono il Pneuma, lo spirito-scintilla luminosa, intorpidendolo, gettandolo nell’ebbrezza e nell’angoscia; 5) il Dio assoluto è interessato solo alla liberazione delle scintille, ossia di quelle anime da Lui direttamente emanate e tenute in schiavitù nel regno degli Arconti. Si tratta del dramma di Dio che tenta di riprendere una parte di sé caduta nella materia e ivi crocifissa dagli Arconti. Per il resto, il Dio assoluto si disinteressa alle cose terrene, non partecipa alla storia, al contrario del demiurgico Dio dell’A.T.; 6) Solo le anime pneumatiche sono destinate, anzi predestinate alla salvezza e all’eternità ; 7) l’impulso al risveglio non può venire dall’uomo, ma avviene da parte dell’uomo interiore (Phos o Uomo di Luce) che si rivela alla sua manifestazione terrena con una chiamata spingendolo a sacrificare se stesso per liberare l’altro Sé. Per far questo, l’araldo deve farsi largo tra gli Arconti che impediscono sia l’uscita dal sistema che l’entrata, controllando sia l’OUT che l’INTO; 8) Il contenuto della chiamata riguarda il “conosci te stesso”, ossia “sappi da dove vieni, chi sei, dove andrai e cosa sei predestinato da Dio in te a fare”;  9) La legge data dal Dio giudaico è una legge schiavista e per liberarsene gli gnostici la disprezzano come disprezzano il cosmo e tutte le leggi promulgate in esso, da quelle del demiurgo a quelle degli stati.

La condanna del cristianesimo di origine giudaica
Decisamente anti-mondani e con la consapevolezza di avere anime ultramondane, nella loro foga cristiano-gnostica, gli gnostici demonizzarono la vecchia religione ebraica, declassando YHWH  a demiurgo del mondo materiale e Mosè ad un servo degli Arconti di questo mondo insieme a tutti i patriarchi e i profeti. Gli gnostici avevano ricevuto certamente verità per via orale, la tradizione di Cristo e dei suoi, ma non per intero, quindi su molti misteri si videro costretti ad un’esegesi, talvolta corretta talvolta no. Gli gnostici cristiani dei primi secoli dopo Cristo facevano distinzione tra il Padre Celeste ed il Dio della Bibbia Ebraica. Mentre la Bibbia Ebraica rivelava un dio tribale e Dio di un solo popolo, il Dio Padre di Gesù era l’Essere Supremo universale di tutta l’umanità. Il Dio ebraico era un Dio della paura, il Padre Celeste di Gesù era un Dio d’amore. Infatti Gesù non si sarebbe mai riferito al Padre Celeste chiamandolo YHWH. Ad onor del vero, questo termine è ebraico e in un testo greco non poteva essere traslitterato a dovere. In  sostanza, nessun nome ebraico di Dio è citato nel Nuovo Testamento: Signore-Adon è reso con Kiurios, Dio-Elohim con Theos, Onnipotente-Shaddai con Pantokrator. Questo, a mio parere, il motivo per cui YHWH è sostituito con Abbà-Padre. In ogni modo, la non corretta traslitterazione in greco avrebbe comportato la violazione dell’obbligo di non pronunciare o modificare il sacro Tetragrammaton, cosa che i primi cristiani non avrebbero mai voluto fare. Dei nomi di Dio presenti nella Torah mosaica, questo è davvero l’unico non presente nel N.T.. Peraltro questo è il nome-essenza, gli altri sono nomi-attributo. Il Vangelo Gnostico di Pietro dice che gli Ebrei si illudevano di conoscere l’Essere Supremo, ma lo ignoravano, e conoscevano solo un falso Dio, un impostore, la cui vera natura era loro sconosciuta. Essi ignoravano anche gli angeli creatori o Arconti, presentati come potenze terribili o forze di negatività ed illusione, guardie carcerarie cosmiche che tentano di mantenere gli umani schiavi del visibile. Immersi nell’illusione dell’esistenza materiale, gli uomini languono ignari della prigionia delle Guardie Carcerarie. Ma gli Gnostici non smisero mai di proclamare che la vera Essenza dell’Uomo non è il suo corpo, e persino neanche la sua anima (di emanazione arcontica e demiurgica) e che il mondo materiale non è la sua vera dimora. L’uomo è un essere spirituale e il suo scopo è realizzare il suo Sé superiore, quella scintilla di luce esiliata nel corpo fisico. Il suo destino è di tornare nel Regno della Luce, la sua vera dimora oltre le stelle periture. Dobbiamo essere risvegliati alle nostre origini, da dove proveniamo, come siamo stati intrappolati su questo pianeta, e come possiamo raggiungere la liberazione. Gli Gnostici ci sollecitavano a scappare dalla trappola del mondo e ad aprire gli occhi sulle nostre vere origini. Ad onor del vero, sapendo cogliere lo spirito oltre la lettera del libro di Esodo, YHWH è in netta contrapposizione proprio ai carcerieri,  come mostra Esodo 3:7 in cui, parlando a Mosè, afferma di aver seguito l’uomo nella sua caduta per liberarlo dai Sorveglianti d’Egitto (Arconti mondani) e dal Faraone (Demiurgo). Strano che gli gnostici non abbiamo interpretato alla loro maniera, con le loro classiche chiavi esegetiche, proprio questa dichiarazione d’intenti da parte di YHWH, uno dei passi piu gnostici della Torah.

Yhwh-Satana?
Alcune correnti gnostiche, prese dalla foga di demonizzare la vecchia e superata religione ebraica, giungevano ad associare YHWH allo stesso Satana, agendo nello stesso identico modo in cui hanno sempre agito i conquistatori che, nell’intento di sottomettere le popolazioni vinte, sostituivano gli Dei di questi ultimi, demonizzandoli, con le proprie divinità. Si legga quanto riportato da Ireneo sugli Arconti del Destino come insegnato da alcune sette gnostiche: “Quello nato da Ialdabaoth il demiurgo si chiama Iao; il figlio di questo il grande Sabaoth; da questo Adonai; poi Elohim” (Contro le eresie, I 30,5). E’ significativo che gli Arconti siano spesso chiamati mediante i nomi ebraici che l’Antico Testamento usa per Dio (Iao, Sabaoth, Adonai, Elohim, El Shaddai), i quali non sono più sinonimi dell’unico e supremo Dio ma sono divenuti, per tale trasposizione, i nomi propri di esseri demoniaci inferiori: un esempio della rivalutazione peggiorativa alla quale lo gnosticismo ha sottoposto le antiche tradizioni in genere e la tradizione giudaica in specie. Sintomatica è la lettera di Tolomeo, maestro gnostico del II secolo, allievo diretto del maestro Valentino. La lettera afferma che la legge non era perfetta perchè se lo fosse stata, Gesù non avrebbe cambiato alcuni punti. Ergo non può essere stata emanata dal Padre Assoluto che è Padre di perfezione. Nè può essere stata promulgata dal Demiurgo, perchè altrimenti Cristo non avrebbe detto che veniva a compierla e perfezionarla. Secondo l’autore della Lettera essa è stata emanata da un’autorità divina intermedia tra Dio Padre e Satana, ossia un Dio di Giustizia. E questi, secondo la nostra esegesi, non può che essere Melkizedek, che è Logos.

Lo gnosticismo di Marcione e lo YHWH intermedio
Marcione fu il più duro nella rottura con l’Antico Testamento, il suo Dio e i suoi patriarchi e profeti. Il pensiero di Marcione ci è noto soprattutto dal testo “Contro Marcione” (207 d.C.) dell’eresiologo Tertulliano. Marcione esaltava Paolo come il perfetto gnostico, colui che aveva compreso Cristo al di là della mentalità religiosa ebraica. Marcione rifiutava i vangeli, accettando solo Paolo e una visione riveduta del Vangelo di Luca, considerato un discepolo di Paolo. Se Marcione rifiutava i vangeli perchè venati di ebraismo, ai suoi occhi Cristo doveva essere totalmente estraneo all’ebraismo e a YHWH. Marcione tuttavia non aveva notato che neanche Paolo, seppur apostolo dei gentili, avesse rotto con YHWH. Marcione non aveva ben interpretato la dicotomia paolina tra “Legge” e “Grazia-Fede”, affermata soprattutto nella lettera ai Galati. Paolo non ha mai dscritto che esiste un Dio della Legge e un Dio della Grazia. La medesima Presenza Divina ha concesso prima la Legge e poi la Grazia: “la legge infatti non ha portato nulla alla perfezione – e si ha invece l’introduzione di una speranza migliore, grazie alla quale ci avviciniamo a Dio (Ebrei 7:19)… Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi (Ebrei 11:39-40)”. Paolo rimarca come il sacerdozio della legge non sia minimamente paragonabile al sacerdozio eterno di Melkizedek che è il sacerdozio della Grazia e della Provvidenza. Ora se il sacerdozio della legge è ebraico, il sacerdozio di Melkizedek è universale. Dio abbandona gli ebrei come popolo esclusivo e  accoglie in sè potenzialmente l’umanità intera. YHWH dette quel sacerdozio agli ebrei celando l’altro, destinato ad un Israel nello spirito. Lo stesso YHWH mostra attraverso Yeshua il sacerdozio eterno universale, perchè i tempi erano maturi. Ritornando a Marcione, il Dio minore non assume valenze oscure e negative, seppur rifiutato. Ha una sua valenza ontologica, seppur inferiore al Dio supremo e assoluto. E’ un Dio giusto, non onnisciente nè onnipotente, un Sub-Dio, un Dio Demiurgo il cui severo giudizio risultava antitetico rispetto al Dio d’Amore e Compassione fatto conoscere da Yeshua. E’ un Dio che governa un mondo degradato dalla presenza della materia e della carne. E lo governa con una sua legge. Marcione,  pur criticando in YHWH demiurgo la sua spietatezza e irascibilità, contrapposte all’amore del Padre di Gesù, gli attribuiva comunque qualità di giustizia e anche di bontà in certa misura, in quanto avversario di Satana, cui contende il dominio del mondo. Ma ad onor del vero, in Apocalisse lo stesso Cristo parla di severa ed inesorabile retribuzione delle opere (Apocalisse 22:12), e questo concetto era profondamente esseno: Dio è inesorabile nel giudizio e non  guarda in faccia a nessuno. Paolo, tanto amato da Marcione, non annulla affatto l’inesorabilità del giudizio e della legge karmica di semina-raccolta: “tenete a mente che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà (2 Corinzi 9:6); Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna (Galati 6,8).

I Valentiniani
I  valentiniani, come testimonia Ireneo in Contro le Eresie, associavano il demiurgo a YHWH, definendolo Dio del Limite ed Ebdomade, ossia creatore e signore dei sette livelli astral-planetari, quindi di fatto legatndolo a Saturno, creatore delle anime iliche e psichiche, perchè non essendo fatto di luce eterna non può emanare anime pleromatiche, dotate di un germe divino. Nel sistema di Valentino gnostico, l’associazione YHWH-Demiurgo è evinta da tutta una serie di simbolismi di origine giudaica. Il Demiurgo è un Dio giusto che detesta il male e pertanto nemico del Diavolo. Il Demiurgo sarebbe inferiore al Dio ignoto, ma superiore a Satana. Nella Lettera di Tolomeo a Flora si pone YHWH in posizione intermedia, partecipante della luce e della tenebra: “Egli è l’artefice e il creatore di tutto questo mondo e degli esseri che in esso sono contenuti. E’ diverso per natura rispetto a quelli e si trova collocato intermedio tra l’uno e l’altro, sì che a ragione possiamo attribuirgli il nome di Regione Intermedia (mesotes). E Se il Dio perfetto è buono per sua natura e invece l’Avversario è malvagio per natura, questi che è intermedio fra loro e non è né buono né cattivo e ingiusto, propriamente può esser definito giusto, essendo arbitro della giustizia che dipende da Lui”. Ciò che il cristianesimo attribuisce al misterioso Melkizedek (Re di Giustizia), i Valentiniani attribuivano al Dio degli ebrei , pur Melkizedek non vantando potenzialità cosmo-creative, ma solo una delicata funzione di mediazione e di difesa di una certa razza di anime. Tuttavia, nel sistema di Valentino,  il Demiurgo non è un mediatore tra l’alto e il basso e non esplica funzioni di mediatore. E’ solo uno che sta a cavallo, equidistante tra il Bene e il Male. Ippolito, in Confutazione VI, 35,1 contro i valentiniani, documentò la dottrina dei valentiniani: “Tutti i profeti e la legge hanno parlato per opera di un Demiurgo, ovvero di un Dio sciocco”.  Se Cristo aveva parlato di un Arkon tou toutou cosmou (Arconte o Principe di questo universo), gli gnostici ne accettano l’espressione ma identificando l’Arconte con il Tetragrammaton.

Le altre scuole gnostiche
Nel resoconto di Ippolito sui Perati, una branca degli gnostici ofiti molto violenta nell’esegesi sull’antico testamento, è detto: “questo Serpente universale (n.d.a. quello citato in Genesi 3) è anche la Parola sapiente di Eva…Questo è anche il segno con cui fu marcato Caino, il cui sacrificio non fu accettato dal Dio del mondo, laddove accettò il sacrificio sanguinoso di Abele. Perchè il Signore di questo mondo si diletta del sangue. Questo Serpente è quello che apparve in forma umana ai tempi di Erode”. In sostanza, gli gnostici ribaltano l’assunto: YHWH rappresenta il Dio cieco, ottuso e tirannico, mentre il Serpente tentatore è il Cristo. Nello gnostico Deutero-Isaia si prende di mira Isaia 45:5 ove YHWH dice: “Io sono Dio e non c’è alcun altro Dio all’infuori di me”, per argomentare che Colui che parla sia l’Arconte, ignaro dell’esistenza di un Dio supremo e ineffabile. Questo sarà riportato dal padre della Chiesa Ippolito riguardo al Libro di Baruch dello gnostico Giustino che testimonia la dottrina gnostica degli ophiti, riguardo alla sapienza del maestro Basilide (VII, 25,3): “poichè là dominava il Grande Arconte, il cui dominio si estende al firmamento, il quale crede di essere il solo Dio e che non vi sia nulla al di sopra di lui”. Salvo poi assistere al pentimento del Grande Arconte che comprese di non essere il Dio universale. Questo lo si legge anche negli scritti del padre della chiesa Epifanio, ove Jaldabaoth-Sabaoth si autoproclama il primo e l’ultimo, quasi scimmiottando il Supremo e il suo Verbo. In realtà, gli gnostici erano anch’essi elaboratori di parabole iniziatiche.Lo Jaldabaoth che non si rende conto di non essere l’unico è semplicemente l’ego umano che crede di essere solo nell’universo della coscienza, salvo poi scoprire che vi è una Sophia (anima) e un Io divino (spirito o pneuma). Il momento in cui Jaldabaoth-Ego scopre che vi è un Dio Vero (Io Vero) al di sopra di lui, quello è il giorno dell’Apocalisse della coscienza (rivelazione). Ora YHWH che si rivela a Mosè, che non lo conosce, non può essere questo Ego, ma certamente l’Io Vero e più alto nella coscienza di Mosè come in quella di tutti. Alcuni gnostici avevano ben chiaro questo concetto, proprio degli Esseni, ma molte scuole gnostiche, nella loro foga di abbracciare il cristianesimo gnostico, demonizzarono YHWH degradandolo ad Arkon dell’universo sensibile-visibile. Il Dio degli gnostici era nuovo, ultramondano e antimondano, il che ci può stare. Il Padre sconosciuto di Cristo, che solo Cristo conosce, non poteva essere YHWH. Ireneo testimoniò anche il pensiero dello gnostico Saturnino. Ma il maestro gnostico voleva dannare il Dio degli ebrei o piuttosto rifiutare l’immagine che gli Ebrei si erano fatti di Dio? Saturnino, come Menandro, dichiara che c’è un solo Padre, a tutti sconosciuto, che ha fatto angeli arcangeli potenze e dominazioni. Il mondo e tutto quanto vi è contenuto è stato fatto da sette angeli (Ireneo, contro le eresie, I 24,1)…Saturnino ha affermato che  il Dio dei Giudei è uno degli angeli. E poichè tutti i principati angelici volevano distruggere il Padre, è venuto Cristo per la distruzione del Dio dei Giudei  e per la salvezza dei credenti: costoro sono quelli dotati di scintilla divina da lui proveniente (Ireneo, contro le eresie, I 24,2). A proposito della dottrina dei Basilidiani, Ireneo, in Contro le eresie, I 24,4, scrisse: “gli angeli che si trovano nel cielo piu basso, quello che anche noi vediamo, hanno creato tutto ciò che è nel mondo e si sono divisi le terre e le genti tra loro. Il loro capo è Colui che è ritenuto Dio dei  Giudei …Il Padre ingenerato e innominato, vedendo la rovina di tutti costoro….”. Quindi qui si evidenza la teoria secondo cui YHWH sia non il Dio assoluto, ma il Dio di un particolare popolo carnale (gli ebrei), laddove è invece il Dio di un popolo animico superiore (Esodo 3, l’urlo del mio popolo in Egitto), ossia quello che Lui stesso definisce attraverso Gesù: le pecore sperdute della casa di Israel, che Lui protegge.

YHWH e Saturno
La corrente gnostica più accanita nell’associare YHWH al Grande Arconte era il filone setito-barbelita. E’ indifferente che YHWH fosse poi associato a Jaldabaoth, a Sabaoth, Samael, Saklas, Authades, Protarchon o Adamas l’Arrogante (Pistis Sophia). Scrive Aldo Magris ne “la logica del pensiero gnostico”: “già nella cultura giudaica, l’angelologia veniva elaborata sulla falsariga di una metafora militare dove gli esseri celesti sono raggruppati in reparti che obbediscono ai loro comandanti a loro volta gerarchimente subordinati ad un ufficiale gerarchicamente superiore (Michele). Gli gnostici mutuano tale mitologia e concepiscono un Arconte-Capo che fungeva, nella metafora, da generalissimo degli angeli cosmocratori…Il fatto che nelle prime testimonianze al riguardo (Saturnino e Basilide gnostici) questo personaggio, vero concentrato del cosmo angelico inferiore, assumesse certe caratteristiche del Dio ebraico tradizionale, dipende da quel processo di scissione del modello biblico della divinità in seguito a cui le connotazioni creative e di governo, staccate dal Soggetto assoluto (Io Sono) sono venute a costituire un Dio minore carico di valenze negative. Ciò si manifesta del pari nelle rappresentazioni collettive degli Angeli-Arconti, che spesso ricevono nella letteratura gnostica nomi e attributi caratteristici del Dio veterotestamentario”. In sostanza, come accadeva per YHWH nell’Antico Testamento, che compariva alternativamente come singolo  e come il complesso degli angeli  (suoi volti), altrettanto il Demiurgo appare come uno dei sette, ad es. nel sistema dei Basilidiani testimoniato da Ireneo 1,24,24, o come il complesso dei “cosmocratori-arconti” (l’intera Ebdomade o governo dei Sette). Ciò comportava automaticamente l’associazione di YHWH-Demiurgo al più potente dei pianeti e ultima sfera del sistema eidomatico Planetario: Saturno-Chronos, il pianeta che regolava il tempo e dominava il mondo in cicli innumerevoli. Nelle considerazioni gnostiche, Saturno non a caso era in ebraico “Shabbetai”, il settimo giorno (Shabbat), quello che era consacrato a YHWH. Nella nostra tradizione è il Sabato, e in quella anglosassone è “Saturday”. E non solo in ambito gnostico, come mostrato da Moshe Idel nel suo “Gli ebrei di Saturno. Shabbat, sabba e sabbatianesimo”, ma anche in quello ellenistico, si associavano gli ebrei al pianeta Saturno, le cui influenze ora erano ritenute nefaste ora benigne; e si considerava il giorno settimo consacrato non tanto al Dio assoluto ma al pianeta Saturno.

Le conclusioni dell’accusa gnostica a YHWH
YHWH era un Dio minore, un Sub-Dio, un Demiurgo. Gesù, in quanto messaggero del Dio trascendente, sarebbe venuto per combatterlo. Questo combattimento doveva avvenire non solo nella dimensione materiale ma anche e soprattutto nella sfera astrale.

Dopo le accuse al Dio della Torah da parte di ambienti misterici di varia estrazione e natura, la parola alla difesa

Quando si leggono sia l’Antico sia il Nuovo Testamento, diventa subito chiaro che Dio non è diverso da un Testamento all’altro e che la Sua ira e il Suo amore sono rivelati in entrambi i Testamenti. Ad esempio, lungo tutto l’Antico Testamento si dichiara che Dio è «misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco in bontà e fedeltà» (Esodo 34:6; Numeri 14:18; Deuteronomio 4:31; Neemia 9:17; Salmi 86:5; Salmi 86:15; Salmi 108:4; Salmi 145:8; Gioele 2:13). Eppure, nel Nuovo Testamento la bontà e la misericordia di Dio sono manifestate ancora più pienamente, grazie al fatto che «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3:16). Da un capo all’altro dell’Antico Testamento, vediamo anche che Dio tratta Israele in modo assai simile a come un padre amorevole tratta un figlio. Quando gli Israeliti peccavano volontariamente contro di Lui e cominciavano ad adorare gli idoli, Dio li castigava, eppure li liberava ogniqualvolta essi si fossero ravveduti della loro idolatria. Questo assomiglia molto al modo in cui vediamo Dio trattare i cristiani nel Nuovo Testamento. Ad esempio, Paolo in Ebrei 12:6 ci svela che «il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli». La Lettera agli Ebrei ci dice poi che «Dio, che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (1,1-2). Ergo, Paolo ammette che non esiste distinzione tra il Dio della vecchia alleanza e quello della nuova. Il Signore di Mosè è il Padre di Gesù, lo YHWH degli Ebrei è il Kirios (Signore) dei primi Cristiani, in aramaico Awun (Padre). Inoltre Paolo afferma che Dio è geloso per l’adorazione dei demoni da parte dell’uomo (1 Corinzi 10:20) e sappiamo tutti bene che YHWH si mostra a Mosè come El Qanah (Dio geloso) e a più riprese mostra ira e gelosia per la paganizzazione degli israeliti (Esodo 34:8, Deuteronomio 6:14).

La continuità della Rivelazione

Se prendiamo in considerazione passi neo-testamentari come i seguenti: «il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo (Atti. 3:13). Dio che nei tempi precedenti parlava attraverso i Suoi profeti, in questi ultimi giorni parlava attraverso Suo Figlio (Ebrei 1:1-2)», è evidente che non ci sia affatto rottura tra rivelazione di YHWH e rivelazione di Gesù. Peraltro, il Cristo è considerato «il Figlio di Dio Altissimo dell’Antico Testamento» (Luca 1:30-35), quell’Altissimo (Elyion) che nel salmo 90 è un palese attributo di YHWH. Nella sinagoga a Nazareth, il Cristo cosmico, parlando attraverso Yeshua, proclama agli ebrei di essere il Logos-Araldo annunciato da Isaia: «lo spirito del Signore Dio [Adonai YHVH] è su di me perché il Signore [YHVH] mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri» (Is. 61:1). Il cristianesimo non è una religione che sorge ex novo nella storia, ma emerge solo da uno stato di non manifestazione. Essa era celata e adombrata dalla Legge, dalla Torah. Ecco perché Gesù non viene per abolire la Torah, ma per compierla. Non è un caso che YHWH dica a Mosè: «fa’ secondo il modello mostratoti sul monte» (Esodo 25:40), un comando che egli applicherà integralmente, creando una religione che fosse guscio e anticipazione di un’altra che sarebbe venuta. Forse lo stesso cristianesimo contiene latente la nuova e definitiva religione che verrà. Il comando dato da YHWH era così strategico che lo stesso Paolo lo ha evidenziato in Ebrei 8:5, affermando che la legge e i sacerdoti ebrei sono solo una copia di ben altra tradizione e servizio sacerdotale (quello eterno di Melkizedek). Cristo rispetta la Legge, la sintetizza tutta in quel «non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te», che appare essere quella legge karmica ben nota a induisti e buddhisti. Utilizza tre volte la scrittura di YHWH per fronteggiare il Satana nel deserto. Tre volte risponde alla tentazione dicendo: «è scritto». E cita tre passi di Deuteronomio (6:13,6:16,8:3), laddove Satana gli recita persino i Salmi, perché sempre il nemico usa la scrittura per i suoi loschi fini, a scopi di potere e controllo, monito del vangelo per le generazioni a venire. Ora, Gesù stesso disse che un regno non può essere diviso in se stesso. Se YHWH è Satana, Cristo controbatterebbe alle tre tentazioni di Satana citandone le scritture? È come se dicesse: «Satana… tu hai scritto questo, lo hai dimenticato? Te lo rivolgo contro». Nell’Antico Testamento, YHWH dice che i regni della terra sono suoi e li dà a chi vuole. Medesima cosa dice Satana nel deserto. Allora semplicisticamente diremmo che l’Altissimo è Satana e che YHWH è il demiurgo, ma è noto nella Tradizione che il demiurgo o Satana scimmiotti l’Altissimo. Cristo prende le mosse dalle antiche scritture, che conosce benissimo perché sono le scritture del Padre. Gesù afferma che il primo comandamento della nuova alleanza è lo Shemà Israel – Ama il tuo Dio con tutto te stesso (Deuteronomio 6), che è peraltro il primo comandamento dell’antica alleanza. Gesù consacra i salmi di David, che glorificano YHWH, affermando che David è ispirato dallo Spirito. Gesù fa leva sui profeti ispirati da YHWH e in particolare Isaia, per annunciare nella sinagoga di Nazareth che egli è l’araldo profetizzato e promesso da YHWH stesso per la grande liberazione dalla cattività spirituale. Ma se Isaia fosse profeta del demiurgo (YHWH), allora qualcosa non quadrerebbe. Potrebbe il Demiurgo ispirare Isaia a profetizzare l’arrivo del messia che libera il Regno materiale dall’influenza dello stesso demiurgo tiranno? Ciò è impossibile, in quanto dovremmo concludere che il demiurgo è schizofrenico e non è così. Perché Cristo cita come primo comandamento lo Shemà, ovvero “ama il tuo dio con tutto il tuo cuore”, se questo sarebbe il comandamento del Demiurgo? Può Satana esprimere un comandamento basato sull’amore? Non è lui il padre della discordia, delle guerre, delle fazioni a fini di controllo? Gesù accettò la legge di YHWH a tal punto da mostrarne molti lati nascosti. Mostrò che i sacrifici animali imposti da YHWH non fossero da applicarsi se non all’animale interiore, cosa che Yeshua fece su di sè, portando a compimento la Torah. Se si rifiuta YHWH occorre rifiutare anche Gesù. Altrimenti occorrerebbe dire che Gesù era l’inviato di un Sub-Dio, quindi un falso messia. In molto ambienti esoterici, simpatizzanti per lo gnosticismo, si appoggiano le teorie gnostiche secondo cui il Dio dell’Antico Testamento sarebbe il grande nemico e la grande antitesi di Cristo, che fa conoscere il Dio d’Amore. E ovviamente non parlo di Gesù, ma del Cristo, ovvero del Logos. Questa associazione non ha alcuna ragione di essere, in quanto presupporebbe che YHWH e Satana siano una cosa sola. Cristo dice che viene per compiere la Legge. In 1 Giov. 3:8 il discepolo prediletto dice: “Ora il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo“. Quindi se il Cristo è venuto per compiere la Legge è ovviamente venuto anche per distruggere le opere di Satana (Arconti). Se la Legge è del Demiurgo, Cristo doveva distruggerla, perché egli era ed è destinato a distruggere l’azione e i piani delle Potenze immonde. Invece la compie, ergo la Legge è del Cristo-YHWH e non del Demiurgo. E se Cristo dice, in Marco 12:27, che il Dio da adorare non è Dio dei morti, ma Dio dei viventi (ossia Abramo, Isacco e Giacobbe), fu YHWH-Logos a scegliere Abramo, Isacco e Giacobbe, tramutandoli da esseri morti e dormienti ad esseri viventi e risvegliati. Il Demiurgo o Satana, per gli stessi gnostici, era il Dio dei morti, ossia delle anime profane. Quindi, come può essere YHWH il Demiurgo, se Cristo stesso dice che è Dio dei Viventi? E se Cristo stesso consacra se stesso in quanto YHWH, come può essere venuto per distruggere se stesso? Gesù era indiscutibilmente impregnato di essenismo, come Paolo d’altronde. E gli esseni, in quanto ebrei, seppur iniziati ai misteri, non potevano demonizzare Ha-Shem (Dio, il Nome).

Padre di Cristo e Dio degli Ebrei

Abbiamo visto come, nella visione gnostica corrotta, il Demiurgo e il mondo siano legati a doppio filo, laddove il Dio sconosciuto e trascendente, spesso associato al misterioso Padre di Gesù, sia irriducibilmente estraneo al mondo materiale, da qui il noto assioma: «Dio o il mondo». In sostanza v’era uno gnosticismo ellenistico pagano e cristiano che, rifiutando il giudaismo, demonizzava YHWH o lo declassava a Demiurgo; d’altra parte v’era anche uno gnosticismo giudaico-cristiano, rispettoso dell’esoterismo esseno e dell’esoterismo ebraico-cabalistico, e forse minoritario e semi-sconosciuto, che considera YHWH come il Logos (Giovanni 1). Sono convinto che questo gnosticismo sia puramente melkizedecchiano, come lo era quello degli Esseni, legato cioè alla tradizione eterno-sacerdotale regale di Melkizedek. Si tratta di uno gnosticismo che considera la rivelazione cristica solo più perfetta di quella mosaica, il suo completamento attraverso la persona di Gesù, che infatti disse: «io non sono venuto ad abolire la Torah, ma a completarla». La nuova rivelazione integra quella antica ma non la spazza via, semplicemente perché la nuova è parte dell’esoterismo della vecchia. Eliminarla, abiurare il giudaismo, significherebbe negare anche la rivelazione cristiana, di cui quella giudaica è il fondamento. La rivelazione cristiana, cioè, non è a sé, non irrompe improvvisamente in modo indipendente dalla Torah, ma è contenuta nella Torah stessa. Di qui la grandezza di molti esseni, che certamente si convertirono divenendo Naziriti (primi cristiani), avendo compreso che la dottrina cristica era celata in quella mosaica; era il suo esoterismo, se mi è concesso. La contrapposizione dualistica (tipica di ogni gnosticismo) nell’esoterismo esseno non era tra il Dio trascendente e il demiurgo (YHWH) ma tra YHWH stesso, visto come Dio unico, e Beliar. Contrapposizione poi ripresa da Paolo. Ho spesso scritto che le scuole e i maestri gnostici erano talvolta anelli di terza o quarta generazione rispetto ai primi discepoli della catena tradizionale di Cristo, gli apprendisti diretti. Anche se Basilide vantava un insegnamento indiretto proveniente dalla fonte cristica, si può ipotizzare che non tutta la rivelazione giunse a lui come ad altri dottori gnostici, che per larga parte dovettero intuire verità nascoste mescolando verità a errori. Sono quindi persuaso che la catena gnostica emanante da Gesù si sia inquinata già nell’arco di un secolo o forse sia divenuta totalmente minoritaria e sconosciuta, laddove le altre correnti gnostiche, che pur vantavano legami coi discepoli, rappresentassero un inquinamento del messaggio, non per malafede, ma per incapacità di penetrare il mistero: di qui il rifiuto ottuso del giudaismo e, con ciò, anche del giudaismo esoterico melkizedecchiano, completamente sconosciuto a valentiniani, barbeliti, basilidiani, marcioniti ecc. Chi accetta lo gnosticismo di codeste scuole deve giocoforza rifiutare l’ebraismo, di qui lo gnosticismo esseno, che invece appare avere pari dignità rispetto ad altri sistemi gnostici evoluti, cui peraltro offre chiavi di comprensione. A onor del vero, non tutto lo gnosticismo era antigiudaico. Di fatto, la misteriosa scuola gnostica che ci ha lasciato il trattato Pistis Sophia non sembra rompere col giudaismo e con YHWH, tant’è che il testo esalta i Salmi, che sono ispirati da YHWH e dedicati alla Sua glorificazione ed esaltazione. La mia personale idea è che gli gnostici avessero ragione nel ritenere che l’uomo esteriore e carnale fosse stato creato da un sub-Dio e l’uomo interiore e spirituale dal Dio assoluto, che è prima di quello. Ma non è corretto associare il primo a YHWH, il quale avrebbe prima emanato l’uomo spirituale (Genesi 1:27) e successivamente l’uomo astrale (Genesi 2:7), il primo celato nel secondo. Entrambi saranno celati nell’uomo carnale (Genesi 3:21), generato dagli Arconti. L’uomo carnale conterrebbe in sé un’Anima e uno Spirito (un io psichico e un io pneumatico). La differenza tra il Dio emanatore e un Dio demiurgo è che il primo opera la creatio ex nihilo (creazione dal nulla o da Sé stesso), laddove il secondo può operare atti creativi manipolando una sostanza (eterica) preesistente. YHWH, per gli gnostici, era un creatore demiurgico, ma la cosa non appare nel Libro di Genesi, come certi gnostici volevano intendere. Inoltre la creazione della Luce, citata nel primo capitolo di Genesi e operata col comando fiat, può essere intesa in un duplice senso: per gli gnostici YHWH Demiurgo non può creare che la luce materiale, laddove per i cabalisti Egli crea la luce eterna. A onor del vero, la luce materiale non può che venire da una sorgente astrale incandescente, ossia da un sole: non può sussistere di per sé, è solo la conseguenza di processi chimici. Genesi ci informa che YHWH crea prima la luce (1:3), poi il luminare maggiore per regolare il giorno e la notte (1:16). Ciò ci induce a riflettere. Se YHWH non crea la luce materiale, perché in questo universo la luce è emanata dai luminari, quella luce di Genesi 1:3 è ben altra luce, di cui la luce di questo universo è solo figura: è la luce eterna. Ed essendo eterna, YHWH non può essere il Demiurgo, in quanto la funzione demiurgica non può generare qualcosa di eterno. Infatti questo mondo è sottoposto alla caducità e con esso anche gli astri e la luce da loro emanata. La luce creata da YHWH è luce che sussiste da sé, che non ha bisogno di nulla se non di se stessa. È probabile che lo Spirito Santo della Trinità sia proprio questa Luce Eterna chiamata Gloria di YHWH. Se YHWH fosse stato Demiurgo, avrebbe prima creato il luminare e di qui la luce a noi nota (fotoni). Invece fa il contrario, il che è una contraddizione apparente, se non intendessimo quella luce come non materiale. Peraltro, creando YHWH in sette giorni, gli gnostici legavano i sette giorni ai sette pianeti (Arconti planetari) e demonizzavano il sette, asserendo che solo oltre il sette, ovvero i sette livelli del regno astrale, vi sarebbe stata la salvezza dalla tirannide arcontica, solo entrando nell’ogdoade, l’anticamera del Regno di Luce. C’è una sostanziale differenza tra gli ebrei profani e i cabalisti ebrei, d’altronde come tra gli essoteristi di una qualsiasi religione e i suoi esoteristi. Gli ebrei credevano in YHWH come creatore dell’Universo, perché gli essoteristi hanno percezione solo dell’universo visibile e per loro questo è quanto. La visione dei profani è orizzontale, legata solo a questo universo, al mondo dei sensi. I cabalisti credevano in un multiverso (Albero delle Sephiroth), in una creazione dalle molte dimore e dai molti regni della mente di Dio. La creazione di Elohim YHWH non era confinata a questo universo-dimensione, ma a più dimensioni, ognuna contenuta nell’altra.

 

Padre di Tutti

Spesso Gesù chiama Dio Abbà-Padre, il che sembrerebbe una rottura con lo YHWH della Torah, quasi come Gesù volesse prendere le distanze da quel Dio. In realtà, la paternità di Dio Padre nel Nuovo Testamento è basata sul suo ruolo di Padre nell’Antico Testamento. Diversi passaggi nell’Antico Testamento dimostrano che la paternità di Dio era ben conosciuta da Israele, prima della venuta di Cristo. Ci si chiede perché, nel Nuovo Testamento, YHWH non sia mai menzionato col suo nome Tetragrammaton. Se ammettiamo che il nome sacro non sia YHWH ma Ehye Asher Ehye (Esodo 3:14), ovvero Io Sono, come peraltro sostenuto dagli esegeti più antichi, come Onkelos, i Targumin di Gerusalemme e lo pseudo-Gionata, allora non risulterà più vero che il Dio della Torah non sia più menzionato, giacché nel Vangelo di Giovanni più volte il Cristo-Logos si autoproclama essere Io Sono, nonostante alcuni sostengano che in «prima che Abramo fosse, ego eimi» non c’è alcuna allusione a Io Sono ciò che sono. Ma c’è anche da dire che sarebbe stato impossibile portare YHWH nel testo greco dei Vangeli. Non si poteva fare, perché le quattro lettere sono ebraiche e tale nome doveva rimanere ebraico, dato che in quella lingua fu dato a Mosè. Nella lingua greca non esistono la He e la Wau. Non era pensabile generare un Tetragrammaton greco o in caratteri occidentali, come peraltro fatto da chi ha scritto questo articolo. Quindi, in primo luogo, il sacro Tetragrammaton YHWH ha senso solo nella lingua ebraica e nella scrittura ebraica. Ma un altro motivo per l’assenza di YHWH nel codice neotestamentario è, a ben vedere, che lo stesso YHWH voleva essere chiamato e percepito così: Padre. Esso fu chiamato Padre perché Dio predilige un rapporto filiale. Col nome di Padre non fu chiamato da nessuno, apparentemente, nell’Antico Testamento. I proto-cristiani chiamavano Dio Padre come gli Ebrei Ha-Shem (il Nome) o Adonai (mio Signore). D’altronde YHWH della Torah è proprio il Dio Ineffabile o il suo Logos-Angelo? A leggere Esodo 3, questa è l’ipotesi che emerge. E anche in altri passi, l’alternanza YHWH-Malak (angelo di) YHWH mostra come questa ipotesi non sia così peregrina. D’altronde questo YHWH – Malak YHWH potrebbe essere Melkizedek, secondo gli Esseni Principe della Luce, il quale appare come sacerdote di El Elyon. E quindi il Malak YHWH potrebbe essere il Cristo stesso che, secondo la lettera agli Ebrei, è egli medesimo Sacerdote del Dio Altissimo. Il Tetragrammaton è certamente il nome del Verbo come noto nella Torah, prima che il Vangelo giovanneo lo chiami Logos. Egli invitava i suoi profeti e patriarchi in primo luogo ad apprendere il rapporto di perfetto servizio (il timore), ma prediligeva di gran lunga un rapporto filiale (amore). Gli ebrei non erano figli, perché troppo focalizzati sul timore. C’era una legge ed essi la rispettavano non per amore, ma per timore. Se YHWH consacra l’amore attraverso lo Shemà (Deuteronomio 6:4) e insegna a recitarlo, onde dichiarare il proprio amore integrale a Lui, ebbene gli Ebrei, anche nel Talmud, sostenevano che esso dovesse essere recitato: ergo, ottemperavano all’obbligo. Ma un uomo che vuole essere consacrato Figlio di Dio non deve recitare lo Shema, piuttosto lo vuole, lo desidera, perché ama YHWH non in quanto Dio e Signore, ma Padre. V’è una sostanziale differenza tra un servo di Dio e un Figlio di Dio. Nessun profeta o patriarca è assurto al rango di Figlio, seppur tutti grandissimi servi. Gesù insegna uno YHWH diverso, insegna ad amarlo più che a temerlo, a chiamarlo Padre, Padre Nostro, insegna che l’amore per Dio è superiore al timore, che la filiazione è superiore alla condizione di servo. È un salto di qualità nel sacro rapporto uomo-Dio: ecco perché i cristiani veri non chiamarono più il Signore Dio (YHWH) ma Padre. Per questo Paolo di Tarso scrisse che «Dio aveva in serbo qualcosa di meglio per noi». Inoltre, a conferma, scrive ancora: «e voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!» (Romani 8:15). Attraverso la sua opera, Cristo mostrò la Via per assurgere al rango di figlio. Numerosi sono i passi in cui YHWH si mostra come Padre: «poiché YHWH, come un padre, mi ha allevato fin dall’infanzia (Giobbe 31:18); Padre degli orfani e difensore delle vedove è YHWH nella sua santa dimora (Salmi 67:6); Egli mi invocherà: Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza (Salmi 88:27); Come un padre ha pietà dei suoi figli, così YHWH ha pietà di quanti lo temono (Salmi 102:13); perché YHWH corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto (Proverbi 3:12); perché tu provasti gli uni come un padre che corregge, mentre vagliasti gli altri come un re severo che condanna (Sapienza 11:13); Figli, ascoltatemi, sono vostro Padre; agite in modo da essere salvati (Siracide 3:1); Signore, Padre e padrone della mia vita, non abbandonarmi al loro volere, non lasciarmi cadere a causa loro (Siracide 23:1); Tu, Signore, tu sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore (Isaia 63:16); Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio? (Malachia 2:10); Essi diverranno – dice YHWH – mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il Padre ha compassione del figlio che lo serve (Malachia 3:17)». Cristo insegnò a pregare YHWH come Padre Nostro, perché la divina Figliolanza è un unico essere, come Unico Essere è Dio.

 

PROCESSO A YHWHultima modifica: 2018-10-03T17:44:22+02:00da mikeplato
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