EROE E SUPEREROE. ARCHETIPO SENZA TEMPO

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«I supereroi sono archetipi e coincidono con il vero eroe mitico. Hanno il potere, ricevono la chiamata mistica. Vengono inviati sulla Terra per combattere il male, è questa è la loro missione. Questo è l’eroe, maschio o femmina che sia, nella sua forma più pura» Trina Robbins, scrittrice

Quasi un dio terreno, poichè compie da solo opera di molti (Callino di Efeso)

Credo che ciò che fa eroi gli eroi sia la loro eccezionale capacità di amre e do devozione a qualcosa, a cui si danno anima e cuore. Solo chi sa fare grandi sacrifici sa amare davvero (Chou Chuan)

Non si corona di immortalità chi teme di andare dove arcane voci lo spingono (J.Keats)

Di solito l’avventura dell’eroe comincia quando qualcuno viene privato di qualcosa o con la sensazione  che qualcosa manchi alle esperienze consentite ai membri della sua società. Allora l’eroe intraprende una serie di avventure straordinarie, o per ritrovare ciò che è andato perso, o per scoprire un certo elisir di vita (Joseph Campbell, ll Potere del Mito)

L’eroe è un eroe proprio perché in tutte le difficoltà della vita vede la resistenza contro la mèta proibita, e combatte questa resistenza con tutto l’anelito che lo porta verso il tesoro difficile da raggiungere o irrangiugibile; anelito questo che paralizza o uccide l’uomo comune (Carl Jung, Simboli della Trasformazione)

L’iter dell’eroe è fondamentalmente sempre lo stesso: parte da una posizione di assolutà negatività, o per mancanza di mezzi o per propria ignavia; talvolta è un vero bandito. Di avventura in avventura, superando prove e difficoltà, affina la sua sensibilità fino a divenire un cavaliere, che poi la grazia divina trasforma nel Miles Christi, il guerriero senza macchia e senza paura, che pone la sua spada al servizio della fede, dei deboli e delle donne, in un’assoluta consonanza di perfezione cortese e ideale cristiano. A un tale cavaliere, protetto da Dio, non può che arridere il successo (Laura Mancinelli, prefazione al Parzival di Von Eschemback, Einaudi)

Chi ama la terra e la sua magnificenza, dimentica per essa o addirittura con essa sostituisce il regno nascosto, inimicandosi lo spirito [quindi vivendo costantentemente e inconsapevolmente nell’ira di Dio]; e chi fugge la terra per cadere nelle braccia eterne, si inimica questo mondo. Quest’ultimo è il caso dell’eroe (C.G.Jung, Simboli della Trasformazione)

Si possono chiamare eroi, in quanto hanno tratto il loro fine e la loro vocazione non già dal corso ordinato delle cose, sanzionato dall’ordine esistente; ma da una fonte segreta, da quello spirito interiore, ancora celato sotto la superficie, che preme sul mondo esterno come su di un guscio e lo manda a pezzi (Friederich Hegel, Filosofia della Storia)

Che cosa vi è in comune tra il Buddha, il Cristo e Maometto? Per tutti e tre vi è una cosa in comune: un’omissione. Nessuno ci dice nulla della vita di Cristo tra i dodici e i trent’anni. Maometto sparì in una grotta. Il Buddha lasciò il suo palazzo e rimase a lungo nel deserto.. Ognuno di loro, dopo aver taciuto fino al momento della sparizione, al suo ritorno cominciò immediatamente a predicare una nuova legge. Tenuti nel debito conto il mito e la favola, ci troviamo di fronte a quest’unica coincidenza. Un nessuno si allontana, e quando ritorna è qualcuno. E’ un fatto che non trova una spiegazione normale. Ciascuno di loro ritornò povero, ciascuno di loro ritornò solo. I metodi consigliati da tutti questi personaggi presentano una sbalorditiva somiglianza tra loro. Raccomandano la virtù, la solitudine, l’assenza di eccitamento, la moderazione nella dieta, e infine una pratica che alcuni chiamano preghiera e altri meditazione (Aleister Crowley, Magik)

L’Eroe è colui o colei che ha sacrificato la propria vita per un ideale più grande. Le gesta eroiche sono di due tipi. Da un lato abbiamo l’azione fisica, quando l’eroe compie un’impresa coraggiosa in battaglia oppure salva una vita. Dall’altro, l’impresa dello spirito, in cui l’eroe sperimenta un livello eccezionale di vita spirituale, per poi ritornare recando un messaggio. Le diverse mitologie ci parlano della stessa ricerca essenziale. Lasci il mondo in cui ti trovi per scendere in un abisso o per percorrere un lungo cammino o per salire ad una grande altezza. Qui trovi ciò che, nel mondo in cui abitavi in precedenza, la tua coscienza aveva perduto. Quindi sorge il problema se restare in questa nuova dimensione, lasciando perdere il mondo, o se fare ritorno con questo dono e cercare di essergli fedele anche nel mondo sociale. Esiste una sequenza di azioni eroiche riconoscibile nelle storie di tutto il mondo e in periodi storici diversi. La vita dell’eroe mitico è un archetipo che si ripete in molti paesi e popoli. Di solito, l’eroe leggendario è colui che fonda qualcosa: l’iniziatore di una nuova epoca, di una nuova religione, di una nuova città, di un nuovo modo di vita. Per trovare qualcosa di nuovo si deve abbandonare il vecchio e andare alla ricerca dell’idea seminale, un’idea germinale che avrà il potere di far nascere il nuovo. Morire e rinascere è il motivo base del viaggio universale dell’eroe che lascia una certa situazione per trovare la sorgente della vita e condurci un’esistenza più ricca e matura. Le prove del viaggio dell’eroe sono una parte significativa della vita, e non esiste ricompensa senza rinuncia, senza dover pagare un certo prezzo. L’eroe trasforma la sua coscienza attraverso prove e rivelazioni illuminanti e accede al nuovo che distrugge il vecchio (Joseph Campbell, Il Potere del Mito)

Le avventure o le prove dell’eroe sono destinate a confermare la qualità guerriera, facendo apparire il predestinato come invincibile e come il miglior cavaliere del mondo. Ma a tanto, oltre alla forza, sono richieste la sapienza e una certa misteriosa vocazione. Il tipo eroico è sempre il superatore della donna (Julius Evola, Il Mistero del Graal)

Figlio, ho bisogno della tua forza, ti ho dato la vita ma ora devi ridarmela soltanto un milione di volte più radiosa, più potente. Pensa a tutti quegli uomini là fuori che inveiscono e ingoiano ordini, che infliggono le loro meschine regole al mondo intero. Pensa a tutto il male che hanno fatto, a te e a me, all’umanità. E sappi questo: noi possiamo far sì che loro e le loro bandiere e i loro inni e i loro governi spariscano in un lampo; tu dentro di me. In effetti tu morirai e sarai rinato; un eroe, di quella razza che ha abitato la terra molto prima che l’inutile religione della civiltà infettasse l’anima degli uomini. Io voglio il mio vero figlio, quello dentro di te.Tu sei solo un guscio senza importanza, una buccia di vana coscienza  pronta ad esser spazzata  via  in un batter d’occhio (dal film “Hulk” di Ang Lee)

L’epifania dell’eroe si manifesta o in una pretesa sproporzionata che si tradice nella convinzione di essere qualcosa di speciale; oppure nell’inappagabilità delle pretese che dimostra al soggetto la propria inferiorità  e ciò favorisce il ruolo del martire eroico. Malgrado il loro carattere opposto, le due forme sono identiche, perché alla megalomania cosciente corrisponde un’inferiorità inconscia, mentre all’inferiorità cosciente corrisponde una megalomania inconscia (Carl Gustav Jung)


 

di Mike Plato

 

Il cinema e le attuali forme artistiche di comunicazione stanno attualizzando, rendendolo fruibile alle giovani generazioni l’eterno archetipo dell’eroe. E’ un dato di fatto che il cinema fantascientifico o i personaggi eroici dei fumetti più noti (da cui lo stesso grande schermo sta attingendo ispirazione), siano basati su quegli stessi archetipi che pregnano le saghe epiche dall’antichità sino ad oggi. Uno su tutti, Superman, vera riproposizione dell’essere caduto che risorge per riscattare se stesso e il mondo che lo ospita. Ed è proprio nell’imminenza dell’uscita dell’ultima versione cinematografica dal titolo “Superman il ritorno”, apprendo dal sito internet della Cnn in data 14 giugno che qualcuno, accennando un timido risveglio, vede nel famoso super-eroe americano l’espressione di un archetipo cristico. Tom de Haven, autore di un saggio su Superman come icona americana, vola basso affermando che di volta in volta l’eroe in calzamaglia ha incarnato le paure e le tensioni degli americani a partire dagli anni ’30. È un livello di interpretazione alquanto superficiale, seppur corretto. Steve Skelton, molto più ispirato, nel suo recente saggio “Il Vangelo secondo il più grande super-eroe del mondo”, analizza i parallelismi tra le figure di Gesù il Cristo e Clark Kent Superman affermando: “e a chi altro potrebbe riferirsi Superman se non al Cristo, al Figlio di Dio?”. Il sito afferma che “molti vedono nella storia di un eroe, inviato sulla terra a servire il genere umano, chiari riferimenti alle narrazioni evangeliche, in particolare al Vangelo di Giovanni, e altri, vedendo il suffisso “el” nel nome kriptoniano di superman “Kal-el”, e nel nome del padre Jor-el, il suffisso dei nomi angelici che significa Dio, se ne convincono ancor più”. Secondo Amy Pedersen, l’analogia Superman-Cristo sarebbe una contraddizione, dal momento che il Cristo sarebbe un credo cristiano laddove Superman fu creato nel 1938 da Jerry Siegel e Joe Shuster, due ebrei che si erano ispirati palesemente alla storia di Mosè. L’adozione del super-bambino stellare da parte di due genitori terrestri che trovano “l’alieno” in una culla all’interno di un’astronave, troverebbe un’analogia nel piccolo Mosè che, messo a giacere dalla vera madre in un canestro abbandonato alla corrente del Nilo, viene rinvenuto dalla principessa egiziana, educato come un egiziano, per poi risvegliare tutti i suoi talenti durante la solitudine del deserto ove gode della visione di YHWH (il super-io interiore), e capire di essere un “gershon” (straniero in terra straniera). Anche Superman comprende lentamente di non essere un terrestre, di essere un diverso, e per soddisfare la tipica sete gnostica “chi sono, da dove vengo, dove vado” decide di ritirarsi nella fortezza della solitudine e ivi scoprire sé stesso, il Padre e i suoi abbondanti talenti. E proprio come Mosè vede il Padre in un roveto ardente, Kal-el vede il volto del Padre Jor-el in una fiamma cristallina, pronto a istruirlo sulla missione e su sé stesso.

Sono d’accordo solo in parte con la Pedersen. È vero, i due autori di Superman erano ebrei e si sono ispirati all’eroe del giudaismo e non certo a Gesù, ma mi meraviglio che non si capisca che Mosè, come Sansone, Salomone, Giuseppe e altri eroi biblici (e non solo) siano figura del Gesù che viene, e ancor più della sua identità spirituale: il Cristo.

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Mosè figura del Messia

Mi sembra che Paolo dica una grande verità, e non casualmente indirizza questa verità agli ebrei, il cui peccato sarebbe consistito nel vedere solo la lettera del Tanakh (Antico Testamento): “I sacerdoti secondo la legge attendono ad un servizio che è una copia e un’ombra delle realtà celesti, secondo quanto fu detto a Mose da Dio «guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte»” (Ebrei 8:5). Paolo dice anche che “la lettera uccide e lo spirito rivivifica”. Se si elimina l’interpretazione spirituale nelle vicende degli eroi dell’Antico Testamento, si svuota e si svilisce il testo biblico. Il popolo ebraico aveva un concetto troppo formale e carnale di “messia”. Esso ritiene che il Messia sia un uomo ispirato da Dio, laddove la Tradizione Primordiale, correttamente confluita nel più puro cristianesimo, concepisce il Messia come un Dio-Angelo, l’eterno, che si esprime attraverso un uomo, il contingente. YHWH si manifestò in certo modo attraverso Mosè, mostrando il braccio del rigore, e si manifestò compiutamente attraverso Gesù, consumandolo, mostrando il lato misericordioso della divinità, nonostante Gesù sapesse essere terribile quanto e più di Mosè. Il Cristo induista, ovvero Krishna, afferma di sé stesso: “Ogni volta che l’ordine religioso viene meno e prevalgono l’arroganza e l’empietà, il mio spirito si incarna sulla terra, per la salvezza dei meritevoli, per la distruzione del male, per il ristabilimento dell’ordine e la realizzazione della giustizia, e assumo di volta in volta sembianze mortali” (Baghavad Gita IV:7-8). Il nostro amato fratello di luce Jacob Böhme comprese che Mosè era figura del Messia vero, quello spirituale, e comprese anche che l’intera storia di Mosè che lascia il compito a Yeoshua (Giosuè) di condurre il popolo eletto in Terra Santa era una profezia e una figura di ciò che sarebbe poi accaduto duemila anni fa e che si compirà nuovamente alla Fine del Tempo. Sempre Paolo afferma che Mosè fu servitore di Dio, per rendere testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi, laddove Gesù ne fu Figlio (Ebrei 3:5). Mosè, che pur aveva operato prodigi con terrore grande, non aveva raggiunto il rango di Figlio di Dio, il che implica, in termini tradizionali, che non fosse pienamente un Melkisedeq, un Re-Sacerdote dell’Altissimo. Ergo, non poteva salvare nessun’altro se non sé stesso. Poteva offrire sé stesso a Dio ma per salvare la sua anima, non quella degli altri fratelli. Egli, pur una grandissima anima, era solo un simbolo vivente del Figlio di Dio, ma non il Cristo compiuto, ossia Adam Kadmon restaurato. Se leggiamo la storia di Mosè con un occhio più penetrante, scorgiamo grandi verità spirituali nascoste. Se Cristo è tutte le anime provenienti dal Pleroma (il mitico Corpo di Cristo o Israel spirituale) e incarnate in questo mondo, Superman rappresenta un’allogeno, il modo in cui gli gnostici alessandrini chiamavano le anime straniere e ultra-umane, superiori in forza vibrazionale agli Arconti ma ormai decadute. Mosè e Superman sono inviati, il primo in Egitto, il secondo in questo pianeta, metafore di questo basso mondo nella visione gnostica. Superman fanciullo attraversa la galassia per scendere sulla Terra, mentre Mosè fanciullo attraversa il Nilo che, come è noto, era il simbolo della Via Lattea. La chiave di interpretazione del simbolo ci è offerta da Macrobio (V secolo) che documenta l’antichissima tradizione della teoria della discesa dell’anime. Secondo Macrobio, come riportato nel “Commento al sogno di Scipione”, l’anima del regno di luce valicherebbe la Porta degli Dei (21 Dicembre, solstizio invernale) il Capricorno), attraverserebbe la Via Lattea e si incarnerebbe superando la Porta degli Uomini (21 Giugno, Solstizio estivo, Cancro), rivestendosi dei vizi putridi dei sette pianeti (i sette sigilli di Apocalisse, i qlipphot della Cabala, la kriptonite di Superman). Queste sarebbero le porte da attraversare per l’incarnazione e la disincarnazione.

 

La sfida alle Potenze del Cielo

Quindi Superman, come Mosè, sarebbe inviato in questo basso mondo per una missione di servizio agli uomini di buona volontà, per combattere la super-criminalità e liberare le anime umane dal giogo schiavista. Paolo afferma che la lotta dei Figli della Luce è contro gli Angeli della Sinistra, contro le Potestà e i Principati, contro i dominatori (Arconti) di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti o astrali (Efesini 6:10). Tutti i super-eroi hanno i talenti, quei super-poteri che consentono loro di combattere efficacemente i “villains” (super-criminali), la cospirazione cosmica del male, la Sinistra ribelle e nemica dell’Armonia divina. E a chi afferma che la cospirazione del male non esista, rispondo con Salmi 2:2: “Insorgono i re di questo mondo e i principati cospirano insieme contro il Signore YHWH e il suo Messia”. Il Cristo, ossia il Siloe (che significa, “Inviato”), il Michael con la spada, il Melkisedeq re di pace, è il Mercurio araldo, in greco keriux, da cui Cherubino, l’invincibile che si erge a guardiano dentro e fuori di noi. Cristo scese alle origini per liberare l’umanità dominata e controllata dagli Arconti. Questo è l’archetipo fondante, dopo di che, tutti gli eroi della storia e del mito, capaci di difendere il proprio popolo o il proprio gruppo, e liberarlo dalla tirannide, sono figura di un solo eroe il cui ruolo è quello di liberare il popolo di Dio dal giogo dei tiranni di questo sistema. La storia di questi eroi è, a prescindere dalle diverse varianti, sempre la medesima. Un uomo che è nessuno, se ne va nel deserto della solitudine e ritorna qualcuno, ritorna un essere nuovo ricco di sapienza, consapevolezza e potenza. Un uomo opera il distacco, costituito da un radicale trasferimento dell’interesse dal mondo esterno a quello interiore, ove risiede il regno di Dio (il vero Sé) e diviene un Dio in terra. Egli diviene un anti-conformista, un santo deviato, uno che non si conforma più alla legge di questo mondo perché è incompatibile con la legge intima. Si responsabilizza e, come Buddha, capisce e avverte il bisogno più che umano di aiutare i suoi fratelli a risvegliarsi, insegnando il modo (la Via). Egli è un giusto a caccia di giusti sonnolenti. Egli, in qualità di maestro, può indicare la soglia ma lascia che i fratelli l’attraversino spontaneamente e che vivano sulla propria pelle le esperienze formative di risveglio a sé stessi. Superman, allorchè sente il bisogno, abbandona i genitori adottivi, simbolo dei genitori carnali, e opera il distacco dal mondo auto-recludendosi nella fortezza della solitudine al polo (centro dell’essere), onde cercare il Padre e quindi sé stesso, poichè “Io e il padre siamo uno”. Ormai pienamente formato può tornare nel mondo e affrontare la sua missione di protezione contro le forze del male. YHWH, ossia il Cristo che è nel mondo, e che si è immolato nel mondo per liberare i Figli della Luce (Apocalisse 13:8), rivela a Mosè la sua missione che diverrà conseguenzialmente quella di Mosè: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto (questo mondo n.d.a.), e ho udito il suo grido a causa dei suoi carcerieri (gli Arconti n.d.a.)…Scesi per liberarlo dalla mano dell’Egitto, per farlo entrare in un paese dove scorre latte e miele…Io ti mando dal Faraone (il supremo Arconte)” (Esodo 3:7). Quindi YHWH-Cristo è qui per liberare gli schiavi dalle sentinelle arcontiche e manda Mosè-Messia all’Arconte per combatterlo, lui e tutta la fratellanza oscura che regna incontrastata a partire dal regno astrale, il regno dei sogni e delle forme-pensiero. Questa è la missione-base di ogni eroe, poiché la chiamata divina spinge l’iniziato a combattere il principe del male già dentro di sé. Quel principe è una parte consistente dell’ego, sintesi a diverse misure della sostanza divino-angelica e di quella bestiale-arcontica. Compito dell’eroe è tagliare con la spada alchemica l’ego e bruciare la parte bestiale, rubandole la forza. A quel punto, l’eroe è mezzo Dio e mezzo Arconte, ma la parte arcontica, ben domata e controllata, gli servirà per combattere il Male all’esterno. Per questo il Cristo è un Ladrone, è un Bar-Abba (figlio del Padre), un baro, come lo era Mercurio-Hermes. Egli fugge via con il malloppo e gli Arconti non possono più reimpadronirsene, perché all’origine i ladroni furono loro. Prometeo, eroe nella scia dell’archetipo cristico, non ruba il fuoco-energia agli Dei Arconti ma se ne reimpadronisce e lo dona agli uomini, ossia influenza con la sua vibrazione (la barakah del Sufismo) altri esseri per ridestarli e compiere il furto legittimo a loro volta. Per questo il Cristo non è propriamente un eroe secondo il mondo, ma più esattamente un anti-eroe. Lo è perché gli Arconti lo fanno apparire come un fuorilegge (Prometeo, Azazel, Semeyaza). Lo è perché egli è perennemente crocifisso al mondo materiale ma pochi lo amano e fanno qualcosa per lui in loro stessi. Gli eroi che accettano il giogo cristico sono dei “rinnegati” e il mondo in realtà non li ama per la loro estrema diversità. Gesù insegna ad auto-rinnegarsi e auto-sacrificarsi per il Cristo, per liberarsi dal giogo degli Angeli tiranni, ma pochi sono in grado di farlo. Normalmente queste perle, date “ai porci”, per usare una terminologia evangelica, scatenano l’odio delle anime iliche che non vogliono saperne di svegliarsi. Spesso il sentimento e il desiderio dell’anti-eroe è quello di abbandonare gli umani al loro destino, ma una forza superiore fa comprendere loro che essi sono dei “sacrificati” alla causa e devono proteggere proprio gli umani da cui sono osteggiati. Questo fu il sentimento del Cristo quando non volle bere il calice amaro per gli umani indegni, ma una forza sovrumana gli fece comprendere che questa era la volontà imprescrutabile della divinità e che lui doveva compierla obbedendole. Come disse il capo Sioux, l’eroe mistico Cavallo Pazzo: “devo fare ciò che il grande Spirito mi ha mandato a fare sulla terra”. Abbandonare il campo è l’istinto ingannevole dell’anti-eroe, ma poi i valori superiori e il senso della missione prendono il sopravvento. In un poco noto ma splendido fumetto delle Edizioni Marvel, Mister Macchina, l’eroe deve difendere il pianeta da una razza potente e arrogante che vuole ridurre in schiavitù totali gli esseri umani. Combattuto anch’egli dal sistema, unico essere in grado di difenderli, è tentato di abbandonare il consorzio umano e di lavarsene le mani dicendo: “uccidere mister macchina, ridurlo in briciole, ecco i pensieri affettuosi della parte che dovrei difendere. Mi sento come il gobbo di Notre Dame (simbolo del Matto dei Tarocchi n.d.a.). Anche lui veniva deriso e rifiutato perché nessuno si curava di guardare oltre il suo aspetto repellente”. Ma poi il volto del padre, in visione, gli dirà: “È umano indossare la maschera, è umano vivere di odi e paure, è umano vincerle”. Anche Jor-el, il Padre di Superman, gli si mostra per dirgli che non è umano, non è uno di loro, che gli umani hanno bisogno di qualcuno che mostri loro la via per essere un grande popolo e che: “per questo gli ho inviato te, mio unico figlio”. Il Cristo, eroe dai mille volti e in mille uomini, è l’unico Figlio e le sue parti sono figli di Dio, ed esse non possono chiudersi in solitudine tutta la vita, ma devono combattere dentro e fuori. Perfino i cartoon giapponesi degli anni ’80 sono in risonanza con questo archetipo. Un eroe viene addestrato per divenire pilota di un gigantesco robot (simbolo del corpo di luce), spesso non sa di avere quei talenti, ma una volta consapevole inizia la battaglia. Ricordo una battuta, in una nota serie, tra l’eroe di turno e il maestro: “dottore, sono apparse delle cose strane, cosa faccio? Rientro?”. E il dottore: “no, devi combattere”. La tentazione della pace e del volgersi indietro è forte, ma i figli della luce sono qui solo per uno scopo: la guerra. Le parole di Gesù, che dice di portare la spada e non la pace, non possono e non devono essere interpretate diversamente. Qui non ci sarà vera pace se non dopo la guerra mistica. È un assioma fondamentale della mistica a carattere iniziatico, e i Sufi possono insegnarci qualcosa al riguardo. Per questo il nome Yeoshua, nella lingua angelica, significa “Potente in Guerra”. Allorchè YHWH consacra Giosuè (Yeoshua), figura di Gesù, gli dice “sii coraggioso e potente”. Non è casuale che in lingua giapponese “Yuusha” significa “coraggioso” ed “eroe”, la qualità che un vero eroe che dichiara guerra agli spiriti del male deve assolutamente possedere. Giosuè-Gesù fu davvero potente in battaglia e nei Salmi il Grande Guerriero interiore è celebrato. In verità, è celebrato anche nei  cieli con Orione.

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Il Super-eroe come uomo perfetto

Lo scorgere un archetipo mosaico in Superman, come in altri mille eroi del mito, della letteratura, dei comix, dei films e dei cartoons, implica quindi l’esistenza più profonda di un archetipo del Cristo. Ma donde sorge questo mito fondante? Se in Babilonia l’eroe era Marduk, capace di vincere le forze del caos, in Egitto era Horus, in egiziano antico “Heru”, termine da cui è derivato il termine “eroe” (ingl. hero, spag. heroe, fr. Heros, ebr. ghibor, gr. eros, sanscrito, vira). Ma Heru significava “volto”, e il volto di Dio nella Cabala è Metatron, come lo è Cristo nella gnosi cristiana. Horus era la Verità che si contrapponeva a Seth-menzogna, ed era lo spirito-argine contro tutte le tendenze caotiche e maligne, allo stesso modo del Cherubino, la cui radice ebraica “herubim” deriva palesemente da quella egizia “her” che trova un suo parallelo nell’ebraico “hor” (luce). Questa sillaba è presente anche in Her-mes, in M-Her-curio, in Her-cules, in A-hur-a Mazha, in Or-ione, il che implica che il mito di Horus-Eroe è uno dei miti fondanti dell’archetipo cristico, tanto più che l’arabo “er-ruh” indica lo Spirito. Gli angeli sono solo teofanie del Messia, i suoi aspetti-volti, le sue modalità di manifestazione all’uomo. Esiste in realtà un solo Angelo, un solo messaggero, un solo inviato, un solo Siloe, seppur smembrato. Egli agisce in tutti gli uomini ma ha bisogno di anime speciali per manifestarsi. Opera attraverso i creativi, coloro che immaginano storie eroiche, parlando di sé stesso. Lo ha sempre fatto e lo farà fino alla Fine del Tempo. Egli è il perfetto e l’anima con la quale anela ad unirsi in nozze mistiche deve divenire perfetta. Insegnava Gesù: “siate perfetti come è perfetto il padre vostro”. In questo consiste l’eroismo, perfezionarsi. L’uomo che anela con eroismo ad essere perfetto, deve consumarsi nel suo fuoco come la Fenice e rinascere, a dispetto dei tentativi del lato oscuro di impedire l’impresa. Il Mercurio vecchio ritorna giovane, Osiride trasmuta in Horus, Odino in Thor, Yavhè in Yeshuè, il carbone si tramuta in diamante, il piombo in oro, il rospo in principe, il brutto anatroccolo in cigno, il cristo crocifisso diviene cristo radiante in un corpo di luce. Il senso della celebre ciclo michelangiolesco della Creazione presente nella Cappella Sistina, è da interpretarsi solo in questo senso: Dio nell’uomo nel suo aspetto di Anziano dei Giorni trasferisce il suo potere all’uomo che diviene un Cristo manifestato, un Horus vivente, un Melkisedeq rinato e ringiovanito. Come la Fenice che risorge dalle sue ceneri, che uccide e rivivifica sé stessa. Questa è l’opera eroica di Dio nell’uomo con la mediazione dell’anima. Non sorprende quindi che la “S” di Superman sia incastonata in un pentagono che ricorda un diamante, simbolo dello spirito indistruttibile, e costituisce la base di una stella a cinque punte, simbolo dell’uomo-dio. La “S” di Superman è il corrispondente della SHIN ebraica (la “esse” ebraica), il sigillo sul petto del Messia del messia, la lettera della trinità, poiché nel Figlio ci sono anche il Padre e la Madre. Superman, a ben vedere, presenta un altro riferimento horusiano: il ricciolo sulla fronte che anche Her-p-hrd, Arpocrate o Horus fanciullo, possedeva, simbolo del terzo occhio. La veste di Superman presenta il mantello rosso del Verbo di Apocalisse (Apo.19.13), e i medesimi colori sacerdotali, blu e rosso, che anche Gesù indossava. Alcuni aspetti della storia di Superman possono peccare di americanismo (normale per un personaggio nato in USA) ma, come detto, ci sono livelli di interpretazione sempre più profondi e molti aspetti di Superman ricordano ancor più Gesù che Mosè

 

Le ali dello spirito

Un altro aspetto di alcuni super-eroi del fumetto, interessante ai fini di un’interpretazione in linea con la sapienza tradizionale,  è la presenza di ali alla testa o ai piedi. Se Horus era il Falco con la testa di falco, Mercurio era descritto con il petaso e i talari. Le ali alla testa, riferimento alle ali dello stesso caduceo mercuriale, erano simbolo della capacità della mente di trascendere il normale stato di coscienza legato ai cinque sensi. Le ali ai piedi erano il simbolo della capacità dell’iniziato di accelerare la propria evoluzione spirituale attraverso lo stesso mercurio, e della vibrazione inarrivabile del Dio nell’uomo, una vibrazione superiore a quella degli Arconti. Queste ali possono essere spiegate solo se non si commette l’errore più grave, sempre in agguato: bearsi dei propri talenti e creare un Super-Ego anziche liberare il Super-Sé. La volontà di potenza osannata dagli Schopenauer e dai Nietsche, che esula dalla volontà di Dio, non ha patria e dimora nella Tradizione spirituale. “Chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà abbassato”, insegnò il Cristo. Un vero eroe passa per questa porta stretta, altrimenti il rischio è passare al Lato Oscuro in modo definitivo anziché mettere ali a testa e piedi. Molti Figli della Luce sono avvisati, perché questo è il tempo per decidere da che parte stare.

 

 

EROE E SUPEREROE. ARCHETIPO SENZA TEMPOultima modifica: 2009-07-31T19:21:00+02:00da mikeplato
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3 Responses

  1. veragemma
    at |

    Potrei contattare in privato Mike Plato?

  2. paskal5
    at |

    this post is just excellent!! thank you
    cv services

  3. monica
    at |

    madonna o come tu sei nel mentale fiòl….

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